IN 8 ANNI 20 MILIONI DI ALBERI IN CALABRIA
COSÌ DIVENTERÀ VERDE IL CUORE DEL SUD

di SERGIO DRAGONEMille miliardi di alberi entro il 2030 per salvare il pianeta, 20 milioni di alberi entro il 2030 per fare della Calabria il “cuore verde” del Mezzogiorno. 

Se la nostra regione avrà la capacità di sintonizzarsi sulla strategica risoluzione del G20 sull’ambiente, intercettando le risorse che lo Stato dovrà impegnarsi a reperire e rispettando i parametri abitanti/nuovi alberi, si potrà realizzare al sud il miracolo della rivoluzione verde da tanti invocata.

Facendo parlare i numeri, l’impegno raggiunto al G20 di Roma prevede la piantumazione di mille miliardi di alberi entro il 2030, con una quota parte per ogni Stato che per l’Italia dovrebbe aggirarsi intorno ai 2 miliardi di piante in otto anni.

Alla Calabria spetterebbe pertanto il compito – perfino sottostimato – di piantare dai 20 ai 30 milioni di alberi da qui al 2030. Qualcosa come almeno 2,5 milioni di alberi all’anno, più di uno per ogni abitante.

Compito non facile, ma che diventa decisivo nella visione di una regione green che punta tutte le sue chances di sviluppo sul turismo sostenibile, sull’agricoltura biologica, sulla nuova mobilità, sulla salvaguardia dei mari e dei boschi, sulle energie rinnovabili. Senza contare il fondamentale apporto per contrastare il dissesto idrogeologico e il fenomeno delle frane.

Attraverso questa gigantesca operazione – che presuppone uno straordinario piano organizzativo, forse senza precedenti – la Calabria diventerebbe protagonista della lotta ai cambiamenti climatici con una significativa riduzione di anidride carbonica nell’atmosfera.

Le condizioni per mettere in piedi questa macchina da guerra ci sono tutte. Anche al G20 ci si è chiesto dove trovare le aree necessarie per piantare questo numero impressionante di alberi, antidoto naturale alle emissioni di CO2. Ebbene, in Calabria bisogna partire dalle aree devastante negli anni dagli incendi: si pensi che solo nel periodo 2004-2016 sono stati censiti 12.400 incendi che hanno percorso una superficie totale di quasi 163.000 ettari. A queste aree occorre aggiungere quelle desertificatesi naturalmente e quelle agricole abbandonate.

L’operazione, che presuppone la formazione di una vera e propria task force, dovrebbe estendersi anche alle aree urbane, beneficiando di parte dei 330 milioni di euro contenuto nella manovra finanziaria italiana per la piantumazione di 6,6 milioni di alberi nei perimetri delle città. Si tratta di un bonus rivolto a pubblico e privato che prevede una detrazione Irpef nella misura del 36% delle spese sostenute.

Sarà capace la Calabria di raccogliere questa sfida epocale? Di certo ci sarà bisogno di una visione manageriale, di una regia unica che sia in grado di predisporre un progetto serio, indicando con precisione assoluta le aree da rimboschire, i costi e soprattutto le unità lavorative che potrebbero essere diverse centinaia. Senza dimenticare un aspetto fondamentale: la protezione e la sorveglianza delle nuove aree boschive (e di quelle esistenti) con l’utilizzazione delle più sofisticate tecnologie in grado di contrastare il fenomeno degli incendi. Ma bisogna fare presto perché il 2030 non è poi così lontano. (sg)

I leader del G20 vestono ‘Made in Calabria’, con le cravatte di Talarico

I leader del G20 vestono ‘made in Calabria’, grazie alle cravatte realizzate dalla maison Talarico, di MaurizioTiziano Talarico, che sono stati i fornitori ufficiali dell’importante evento.

«Rappresenteremo con i nostri manufatti, l’Artiginalitá e il Made in Italy» si legge nella pagina FB della maison, che non è nuova a queste prestigiose collaborazioni: al Corriere della Sera, Maurizio Talarico ha elencato le tante occasioni in cui sono state indossate le loro creazioni: dal vertice della Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea nel 2014, «al G7 di Taormina nel 2017 e a quello di Carbis Bay (in Cornovaglia, ndr) a giugno 2021».

«Vogliamo continuare a seguire la nostra passione – ha concluso Talarico – e da quest’anno lo faremo rispettando l’ambiente. Realizzeremo prodotti completamente ecosostenibili, con tutta la filiera certificata e tracciata». (rrm)

G20, Occhiuto: con Draghi l’Italia torna protagonista internazionale

Il neopreosdente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, ha commentato l’evento G20 di Roma: Con Draghi – ha detto – l’Italia torna in primo piano nello scenario internazionale. «Finalmente torna ad avere un ruolo centrale, da protagonista, a livello internazionale. Grazie all’autorevolezza e al prezioso lavoro del presidente del Consiglio, Mario Draghi, il nostro Paese ha ritrovato credibilità e considerazione. Una congiuntura positiva che ormai non si verificava più dagli anni dei governi Berlusconi, ultimo premier capace di dialogare alla pari con i grandi del pianeta. Le aperture del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il successo del G20 di Roma, il peso riconquistato dall’Italia nei tavoli che contano. Tutti fattori determinanti per gli obiettivi, economici e geopolitici, da conseguire nei prossimi anni». (rrm)

Lella Golfo: Fondazione Bellisario promuove rete di solidarietà per ospitare donne afghane

L’ex deputata reggina Lella Golfo, presidente della Fondazione Bellisario, ha reso noto che sono stati consegnati al Ministero dell’Interno «un elenco di amiche della Fondazione Marisa Bellisario pronte a ospitare le donne con bimbi ma anche intere famiglie afghane in fuga dal regime talebano».

«Appena viste le terribili immagini giunte dall’Afghanistan ‒ ha spiegato Golfo ‒ ho lanciato un appello alle amiche della Fondazione Bellisario che hanno accolto con straordinaria generosità il mio invito. Sono oltre 30 le imprenditrici da Nord a Sud pronte a ospitare nelle loro case più di 150 profughi tra donne e bambini ma anche intere famiglie in fuga dalla violenza dei talebani. Ho preso immediatamente contatto con le istituzioni e ieri ho consegnato al Ministero dell’Interno l’elenco delle donne che hanno offerto la loro ospitalità».

«Un gesto di solidarietà concreto – ha concluso – coerente con la storia delle numerosissime missioni internazionali della Fondazione, soprattutto in Afghanistan. Parlare di parità significa anche questo: non possiamo restare a guardare un movimento fondamentalista che calpesta i più elementari diritti umani e si accanisce contro le donne. È nostro dovere offrire alle donne afghane prima di tutto un rifugio sicuro e poi un futuro di libertà di istruzione e di indipendenza». (rrm)

ANCHE LA CALABRIA AL G20 DELLE DONNE
LELLA GOLFO: «NO AL TERRORE AFGHANO»

di PINO NANO – Alla prima Conferenza G20 dedicata all’empowerment femminile, in programma da oggi (26 agosto) a Santa Margherita Ligure, tra le “grandi protagoniste del mondo femminile” ci sarà anche lei, Lella Golfo, orgogliosamente calabrese, Presidente della Fondazione Marisa Bellisario che sulla condizione delle donne afghane ne sa più di tanti altri sociologi e analisti sul campo, se non altro per aver visitato più volte in un lungo e in largo l’Afganistan e per aver costruito come Fondazione Bellisario un vero e proprio progetto di collaborazione con donne afghane di grande carisma.

– Signora Golfo, cosa porta al G20 dedicato alle donne?

«20 anni dopo a causa di scelte militari e diplomatiche folli cala di nuovo il buio. Le donne in Afghanistan sono di nuovo in pericolo. Sono veramente sconvolta dalle notizie provenienti dal ritiro delle truppe occidentali dall’Afghanistan. Al G20 consegno un appello forte diretto alle autorità internazionali, al Governo Draghi, al Ministro degli Esteri Di Maio, alla Ministra delle Pari Opportunità Elena Bonetti, e a tutti i leader del G20.Chiediamo con forza che le donne afghane non vengano abbandonate alla solitudine e al terrore in un Paese ormai fuori controllo e nel quale la componente femminile è da sempre considerata l’anello debole su cui infierire». 

– La sua Fondazione si dice oggi pronta ad accogliere in Italia una delle donne avvocato più note e più impegnate in terra Afghana.

«Si tratta di Latifa Sharifi. Era una avvocata di Hawca, storica associazione femminile afghana. Aiutava le donne in fuga dalle violenze a trovare un rifugio. È stata respinta all’aeroporto di Kabul, ora si nasconde per sfuggire ai talebani. La comunità internazionale si adoperi subito per salvarla dalla morte. Noi siamo pronti ad accoglierla in Italia».

Alla sua maniera, diretta e senza mediazione alcuna, la Presidente della Fondazione Bellisario Lella Golfo, lancia sul tavolo del confronto del G20 la sua provocazione.

Ma non solo questo. Lella Golfo non conosce  mezzi termini e con la forza del suo carattere si augura e auspica «un’azione immediata e iniziative diplomatiche concrete volte ad affermare i più elementari diritti umani, e a proteggere le donne e i bambini afghani, ma anche tutti coloro che credono e lavorano ancora per la libertà di un popolo lasciato in balia della violenza».

Lella Golfo e le donne afghane, storia che inizia almeno 20 anni fa, nel 2001, quando il Ministero degli Affari Esteri – ricorderà al G20 di domani la Presidente della Fondazione Bellisario – accoglie la proposta della Fondazione per un progetto di formazione per le donne afghane nel nostro Paese, attraverso la concessione di borse di studio. «La campagna di solidarietà, dal titolo “100 borse di studio per 100 donne afghane”, rappresenta un aiuto concreto, frutto di uno studio di fattibilità sulle problematiche femminili più urgenti all’indomani della conclusione della guerra nell’Afghanistan post-talebano».

La finalità di quel progetto – sottolinea oggi la Fondatrice della Fondazione Bellisario – era quello di «contribuire a ridurre, attraverso la creazione di micro-imprese artigianali e la formazione nell’ambito della Pubblica Amministrazione, lo stallo economico della società afghana e avviare la partecipazione delle donne allo sviluppo socio-economico del Paese». 

Il resto è ormai storia contemporanea. Lella Golfo partì alla volta dell’Afghanistan per selezionare donne che possedevano i requisiti richiesti nei settori d’intervento individuati e poco dopo arrivarono a Torino, presso la sede dell’ILO, partner del progetto, le prime 26 donne selezionate. A questo primo scaglione ne seguirono altri due per un totale di 60 donne, a cui si aggiunsero altre 60 potenziali imprenditrici formate in due corsi locali.

Una sfida culturale internazionale di grande impatto mediato, questa della Presidente Lella Golfo, che andò avanti esattamente per come lei stessa aveva immaginato che andasse. L’ultima fase del Progetto, infine, prevedeva stage presso aziende di imprenditrici amiche italiane della Fondazione. Ma l’impegno in Afghanistan non si concluse qui. 

Nel novembre del 2003, fu la stessa Lella Golfo a partire per Kabul, e il momento cruciale di quel viaggio fu l’incontro con Habiba Sorabi, allora Ministro per la tutela delle donne afghane, con la quale venne firmato un Protocollo d’Intesa di ampio respiro. Il Ministro delle donne afghane – ricorda ancora lella Golfo – mostrò grande apprezzamento per l’iniziativa della Fondazione “Un tetto per le donne”, che ha  raccolto 28000 euro destinati alla costruzione dello “Shelter Marisa Bellisario” in cui avrebbero trovato rifugio le donne che scappavano da casa o vittime di violenza domestica e che spesso, in mancanza di un altro posto dove andare, venivano messe in carcere.

Ricordi, dettagli, appunti di lavoro, tutta roba che ha portato nel tempo la Presidente Lella Golfo per anni al Quirinale, invitata dal Capo dello Stato a festeggiare insieme i successi della Fondazione Bellisario.«Il viaggio in Afghanistan fu anche l’occasione per approfondire necessità e risorse del territorio e dare avvio ad accordi con Ministeri e Autorità locali per un Progetto di cooperazione imprenditoriale nel settore tessile.

Il Progetto – sottolinea ancora Lella Golfo – avviato nel 2005, prevedeva la creazione di centri pilota integrati per la raccolta e la prima lavorazione del pelo di cammello, importante risorsa del Paese».

Si trattava in effetti di centri che offrivano tecnologie innovative e supporto per il ritiro, la trasformazione e la commercializzazione, anche all’estero, dei prodotti finiti e che al contempo promuovevano l’imprenditoria femminile locale, coinvolgendo le donne afghane in tutte le fasi. Insomma, «un rapporto, quello con l’Afghanistan, che è continuato nel tempo –conclude Lella Golfo – e che sembrava destinato a produrre  nuovi significativi progetti futuri, discussi proprio nel 2007 nel corso di una visita ufficiale nella sede della Fondazione di una delegazione di donne afghane, guidate da Habiba Sorabi, diventata poi Governatore della Provincia di Bamyan, e che vedeva, tra le altre, Fauzia Kofi, Vice Presidente della Camera Bassa del Parlamento dell’Afghanistan e Hangama Anwari, Commissario dell’Afghanistan Independent Human Right Commission». 

È nato così, dunque, l’amore della Fondazione Bellisario per le donne in Afghanistan, e già questo è abbastanza per giustificare l’appello forte che oggi Lella Golfo consegnerà personalmente ai leader del G20 “in difesa delle donne afghane”. 

«Una battaglia di grande civiltà e soprattutto una sfida – sostiene la Presidente della Fondazione Bellisario – che non ci vedrà mai recedere dalle nostre posizioni e dalle nostre convinzioni di fondo in difesa delle donne, dovunque esse siano». (pn)