TEATRO
di Rocco Familiari

Pubblicato da Gangemi Editore questo libro raccoglie tutti gli scritti teatrali di Rocco Familiari, regista teatrale, drammaturgo e saggista.

Il volume, che contiene ventinove lavori (otto drammi, quattro commedie, quattro atti unici, nove monodrammi, tre adattamenti e un saggio sulla drammaturgia di Karol Wojtyla), oltre a due scritti di Aldo Trionfo (relativi al lavoro di Familiari), ha una presentazione del regista Krzysztof Zanussi e un’introduzione critica del prof. Dario Tomasello dell’Università di Messina.

«Rocco Familiari – scrive Zanussi – è calabrese. Nell’Italia unita da malapena 100 anni (o poco più), questo suo radicamento regionale è di fondamentale importanza. La Calabria, parte del Regno delle Due Sicilie, vive profondamente nella storia, più profondamente, suppongo, di qualsiasi regione del nord (a parte, forse, Venezia). Quando parlo di profondità, intendo semplicemente la profondità temporale della memoria – in Lombardia risale a il regno degli Asburgo, in Calabria sono “ieri” i tempi degli Hohestaufen. Rocco Familiari è uno scrittore affascinato dalla cultura germanica – traduce dal tedesco, colleziona opere d’arte di artisti tedeschi e sospetto che debba la sua fascinazione alla profonda memoria del Sud, già centro di uno straordinario impero che ha saputo riunire sotto un’unica corona contrasti più forti che nell’odierna Europa unita… Ha la mia stessa età, figli adulti, tanti nipoti, abita nel centro della Roma dei papi e possiede tutte le caratteristiche dell’abitante delle montagne calabresi: è riservato, taciturno, con un senso dell’umorismo discreto, colmo di passioni nascoste, sempre calmo e misurato, solo nella scrittura diventa passionale ed irruente, e tuttavia attento a mantenere un difficile equilibrio». (rl)

Teatro di Rocco Familiari
Gangemi Editore, ISBN 9788849291711

 

 

«La mia Gerace», Gratteri per un giorno depone la toga per raccontare la sua città

di PINO NANO

La mia Itaca, la mia Gerace, il mio paese natale, la mia vera isola, un’isola meravigliosa e piena di gente buona e comune. Nicola Gratteri diventa oggi, soltanto e unicamente, cittadino di Gerace, e lo diventa di fatto almeno per un giorno, e a pieno titolo. “Oggi soltanto”, perché oggi lui trova finalmente il tempo di dimenticare di essere il magistrato italiano più famoso e più amato del mondo, così come dimentica di aver vissuto gli ultimi trent’anni della sua vita in maniera assolutamente blindata e segregata, sotto scorta continua, e poi ancora: dimentica di essere il Procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia in Calabria, che vuol dire essere molto più che l’erede naturale di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per la storia del Paese, e dimentica anche di aver avuto mille minacce mafiose in tutti questi anni che hanno fatto tremare la sua casa e l’equilibrio della sua famiglia. Vi chiederete, perché? Perché Gerace è il paese dove il Procuratore Nicola Gratteri è nato 61 anni fa e dove ha vissuto tutto il resto della sua vita. Ma soprattutto, Gerace è il paese dove Nicola Gratteri ha la sua casa, dove oggi lui vive con la sua famiglia, e dove lui trova anche il tempo per arare il suo orto e curare i suoi pomodori, nonostante – va detto – i mille rischi reali legati a questa scelta così romantica ma anche così folle.

Vi raccontiamo questa storia dall’inizio. Un giorno, un suo vecchio amico, Francesco Maria Spanò, nato a Gerace anche lui, e che oggi è il Direttore delle Risorse Umane della LUISS di Roma, l’Università che porta il nome e l’eredità spirituale di Guido Carli, lo convince (chissà come avrà fatto?) a raccontare in prima persona la “sua Gerace”, per un libro questa volta non di mafia, e in cui lo stesso Francesco Spanò ricostruisce la magia e il fascino del loro paese natale comune. Dal titolo si intuisce tutto il resto, Gerace Città Magno-greca delle Cento Chiese, Storie e immagini rivissute”. Sono 192 pagine (Gangemi Editore), una sorta di diario, e di album fotografico insieme sulla Calabria ionica, sulla vecchia locride, sul paese dove è lui è nato e cresciuto da bambino, che è appunto Gerace, e sulla gente della costa che oggi lo considera uno dei “geracesi più illustri d’Italia. Per lui Nicola Gratteri ha trovato il tempo per dedicargli questa bellissima lettera d’amore, che è davvero struggente e bellissima insieme, e non solo perché la città delle Cento Chiese e di cui parla Francesco Spanò è anche la Gerace di Nicola Gratteri, ma soprattutto perché Nicola Gratteri ama la Calabria e la sua gente come solo pochi sanno ancora farlo. Scrive Gratteri: “Non saprei vivere in nessun’altra città. Qui sono nato. Qui sono cresciuto. E vi torno ogni giorno, al termine delle mie lunghe giornate lavorative. Qui sono nati anche i miei genitori, i miei fratelli, tutta la mia famiglia. Gerace è una città unica. L’hanno definita la città delle cento chiese, la città santa ma anche la Gerusalemme della Calabria. Delle tante chiese, la Cattedrale è quella più nota. Si dice che sia stata costruita tenendo conto delle misure dell’Arca di Noè. Me lo diceva anche mio zio che di quella cattedrale per tanto tempo è stato canonico. Consacrata nel 1045 e riconsacrata quasi duecento anni dopo, alla presenza di Federico II, si tratta di un’opera architettonica grandiosa per misure, stile e ricchezza di opere: «La Cattedrale di Gerace è importantissima, oltre che per la sua bellezza, per due ordini di ragioni. Una è la sua origine storica che testimonia la continuità fra l’antica Locri e la Gerace medievale: per la costruzione della cattedrale, infatti, vennero utilizzate colonne provenienti in gran parte dai templi della città greca di Locri” [le 26 della cripta]. L’altra ragione è relativa alla struttura interna della chiesa che viene ritenuta il modello romanico-bizantino di tutte le successive cattedrali normanne del Meridione». Incredibile immaginare che un uomo dalla vita così “difficile” “sacrificata” “costretta” “blindata” “segregata” “isolata” e a volte “maledetta” possa ancora conservare il gusto di un racconto così avvolgente e intimo: “In questa chiesa – scrive il Procuratore Gratteri – si è cantato per cinquecento anni in greco e per altrettanti in latino. Non posso non citare, tra le tante altre, le chiese di San Francesco, di San Giovanniello e del Sacro Cuore. Si tratta di tre chiese che incidono sulla stessa piazza, quella dove io correvo spensierato, ignorando che una delle tre fosse la più antica chiesa ortodossa d’Italia, elevata al rango di santuario panitalico dall’Esarca Patriarca di Costantinopoli”.

Nelle pagine di questo romanzo autobiografico, e non solo, di Francesco Maria Spanò il giudice Nicola Gratteri scopre anche una parte importante della sua vita e della sua famiglia: “In questo libro di ricordi e di memorie mi sono ritrovato, ho visto la foto di mio zio. Qui ho imparato l’importanza della coerenza, della laboriosità e dell’onestà. In questa città dove Oriente e Occidente si incontrano, ho imparato la tolleranza, il rispetto della diversità”. Poi arriva la confessione plateale della scelta della sua vita: “Qui ho deciso di restare – sottolinea Nicola Gratteri – anche quando potevo andarmene, per fare il magistrato in altre città italiane. Oggi Gerace è una di quelle tappe imprescindibili per chi visita la Calabria, una cittadina che Francesco Spanò in questo libro di foto e di memorie ha descritto e raccontato con bravura, ma soprattutto con amore filiale”, ma anche l’appello finale: “Questa pubblicazione serve anche a ricordare che Gerace è un bene prezioso. Preserviamolo, tramandando alle nuove generazioni un patrimonio di storia e di cultura, unico nel suo genere”.

Di certo, Francesco Maria Spanò non poteva desiderare o immaginare di meglio, per la festa di battesimo del suo libro forse più importante, scritto a quattro mani con i vecchi amici del cuore: Nicola Gratteri, Lorenzo Infantino, Fulvio Giardina, Enzo Romeo, Maria Giuseppina Cimino, Anna Larosa, Antonio Pio Condò, Alessandro Scaglione, Carlo Migliaccio, Vincenzo Cataldo, Giacomo Maria Oliva, Suor Dila Shtjefni, Luigi Condemi di Fragastò, e Marilisa Morrone. Bellissime anche le fotografie di Mimmo Curulli. Alla manifestazione di oggi porterà il saluto ufficiale della Sede Rai della Calabria il Direttore di Sede Ing. Demetrio Crucitti. (pn) [Courtesy Agenzia Prima Pagina News]

REGGIO – Alla Mediterranea “Oga Magoga” di Occhiato

Questo pomeriggio, a Reggio, alle 17.00, presso l’Universitò Mediterranea, la presentazione del libro Oga Magoga di Giuseppe Occhiato a cura di Emilio Giordano.

L’evento è stato organizzato da Gangemi Editore.

Intervengono Emilio Giordano, dell’Università di Salerno, Margherita Geniale, dell’Università di Messina, e Francesco Mercadante, dell’Università degli Studi “Roma La Sapienza”.

Modera Daniele Cananzi, centro di Ricerca per l’Estetica del Diritto presso Università Mediterranea di Reggio.

Il libro è edito da Gangemi Editore.

Sinossi

Estate 1943 a Mileto e nei paesi limitrofi della Calabria: un mondo sottosopra osservato e raccontato attraverso gli occhi e la mente di un piccolo orfano, presenza topica all’alba di ogni mutamento epocale. Rizieri Mercatante è il soldato che ritorna al suo paese e lo scopre terrorizzato dal minotauro misterioso riemerso dagli abissi del tempo, ma è anche Ulisse che ritrova Itaca, e Teseo deciso a uccidere il mostro ancora una volta: è un paladino francese, ma anche Gesù Nazareno che accetta serenamente i giorni della passione e della morte. Di questo e di altro parla Oga Magoga, l’immenso romanzo poema – grandiosa e accorata elegia di un mondo contadino sconfitto dalla storia – scritto in una prosa inusitata e seducente, impasto linguistico che ridà dignità e nuova vita ai dialetti e scrigno prezioso che traghetta verso il futuro numerosi e affascinanti topoi della tradizione letteraria occidentale. Esso vive come un solitario castello pieno di incanti, in attesa di lettori esigenti e pazienti: un unicum nella letteratura italiana contemporanea, degno di vivere accanto a un altro – e ben più fortunato – monstrum letterario del secolo scorso, l’Horcynus Orca (1975) del suo dirimpettaio sullo Stretto di Messina, Stefano D’Arrigo. (rrc)