Giletti ricorda Giacomo Mancini, quando decise per l’antipolio: un esempio per il Governo

Massimo Giletti celebra il calabrese Giacomo Mancini, ministro della sanità nel 1964, come esempio di efficienza e decisionismo. E’ accaduto durante l’ultima puntata de “Non è l’Arena”, la popolare trasmissione della domenica sera su L7. Di fronte alle incertezze, agli errori, alle incoerenze dell’attuale ministro della salute, Roberto Speranza, il conduttore ha spolverato l’esempio di Mancini che impose in Italia il vaccino Sabin contro la poliomielite, fregandosene dei pareri interessati delle grandi industrie farmaceutiche e degli sponsor del vaccino Salk.

Giletti non è andato troppo nel sottile, accusando il Governo Conte di inadempienze, ma soprattutto di mancanza di decisionismo nella strategia di contenimento del Covid. Ci vorrebbe oggi un Mancini!, è stato più o meno il messaggio che il conduttore ha lanciato, ricordando quella storica decisione del 1964 che salvò la vita di migliaia di bambini italiani.

Nel 1960 erano stati più di dodicimila i bambini italiani colpiti dalla polio, quasi duemila erano deceduti. Nel sud d’Italia si registrava un impressionante numero di casi. Il nostro Paese aveva adottato il vaccino Salk, fatto con un’iniezione, ma i risultati erano stati disastrosi.

Intanto, affiorava la speranza in un nuovo vaccino, messo a punto dallo scienziato Albert Sabin. Mancini, chiamato al ministero della sanità nel primo governo Moro, volle ascoltare la voce di Sabin e questo avvenne in una riunione a Roma presso l’Istituto Superiore di Sanità. Gli alti burocratici del Ministero si manifestarono ostili a Sabin, al punto da uscire polemicamente dalla sala. Il ministro della sanità, infischiandosene dei pareri molto interessati dei cosiddetti esperti, annunciò pubblicamente che l’Italia avrebbe adottato il metodo Sabin.

Il resto è storia. Il Sabin ha strappato dalla morte o dalla paralisi migliaia di bambini. Mancini mise in piedi una straordinaria organizzazione per la vaccinazione di massa, riuscendo a reperire centinaia di frigoriferi necessari a conservare il vaccino.

Resta l’esempio di un grande calabrese, sicuramente il più grande politico espresso dalla nostra regione, capace di atti di straordinario coraggio. Un coraggio che scaturisce solo quando sei certo di essere dalla parte giusta, assumendotene tutte le responsabilità. Meditate Conte e Speranza. Anche e soprattutto quando ragionate di Calabria. (rda)

COSENZA – Dibattito-evento in ricordo di Giacomo Mancini

Oggi a Cosenza, nel ricordo di Giacomo Mancini, scomparso l’8 aprile 2002, la Fondazione a lui intitolata propone una significativa iniziativa culturale, con la presentazione del libro di Antonio Pilati La catastrofe delle élite.
A Giacomo Mancini, “Vecchio Leone” socialista la Calabria deve moltissimo. Il leader ha dedicato molto spazio e tante energie alla cultura, al sapere, all’informazione, nella sua lunga e dignitosa attività, politica e amministrativa. Che merita di essere conosciuta, approfondita, spiegata, in primis, ai giovani. In questa ottica, l’evento di oggi alle 17.30 al Salone degli Specchi della Provincia di Cosenza è anche l’occasione per celebrare l’anniversario della scomparsa di un politico originale, inquieto, innovatore, amato e anche molto avversato.
Un “Vecchio Leone”, sempre, orgoglioso, combattivo, con la schiena dritta e mai con il cappello in mano.
Presiede la manifestazione il figlio, il giornalista Pietro Mancini, partecipano il Presidente della Provincia di Cosenza Franco Iacucci, il sindaco Mario Occhiuto, l’assessore regionale alla Cultura Maria Francesca Corigliano, Mario Bozzo, presidente della Fondazione Carical e Klaus Algieri, presidente della Camera di Commercio di Cosenza. 

Al dibattito sul libro, che sarà moderato da Giacomo Mancini, partecipano con l’autore Antonio Pilati Mario Caligiuri, docente Unical e direttore del Master in Intelligence e Marco Gervasoni, docente universitario ed editorialista del Il Messaggero. (rcs)