Sposato (Cgil): Occhiuto dica a Meloni che in Calabria i giovani scappano per mancanza di lavoro

«Il Presidente Occhiuto dica al Presidente Meloni che in Calabria i giovani stanno andando via tutti perché manca il lavoro e il futuro, che i pensionati sono più dei lavoratori attivi, che in Calabria cadono i ponti alla prima pioggia ed il mezzogiorno è diventato uno sfasciume pendulo sul mare, come diceva Giustino Fortunato». È quanto ha dichiarato il segretario generale della Cgil Calabria,Angelo Sposato, nel corso dell’assemblea generale della Cgil Area Vasta svoltasi a Lamezia Terme.

Sposato a rimarcato la necessità di «proporre soluzioni alternative per fa cambiare le cose. Il tema della mobilitazione nazionale deve impegnare la nostra organizzazione con la massima potenza di fuoco: la buona riuscita della manifestazione permette di mantenere alta l’attenzione sui temi nazionali che noi abbiamo posto che sono quelli della lotta all’inflazione, la richiesta dell’aumento salari, la riforma dei salari. Spieghiamo ai cittadini che gli interventi preannunciati sono dei bonus camuffati, giusto per citare un esempio della comunicazione fuorviante utilizzata da questo Governo».

«E ci dispiace – ha detto ancora Sposato – che Occhiuto, indossando la casacca della Autonomia Differenziata, abbia messo discussione la Vertenza Calabria; noi parlavamo di manutenzione delle infrastrutture, della messa in sicurezza delle strade, e non della realizzazione del Ponte sullo Stretto. Dopo quanto accaduto a Longobucco è ancora di più importante la mobilitazione».

«Dobbiamo avere coraggio di aprire quante più vertenze possibile – ha concluso Sposato – anche nella elaborazione di proposte alternative, da portare nelle assemblee nei posti di lavoro e nei territori, in maniera unitaria: proiettiamoci verso l’autunno che deve essere di mobilitazione e rinascita».

Oltre a Sposato, presenti Enzo Scalese, segretario generale dell’Area Vasta.

«Dobbiamo avere la forza di spiegare ai cittadini e alle cittadine come stanno le cose, reagendo alla demagogia di questo Governo – ha sottolineato il segretario generale Scalese –. Stiamo per affrontare una stagione molto dura che la nostra organizzazione deve affrontare in maniera unitaria: la nostra azione deve essere finalizzata alla messa in sicurezza del territorio, a salvaguardare i precari, a garantire il diritto alla salute di tutti e tutte. Sicurezza del territorio che si accompagna alla tutela dell’ambiente e alla possibilità di legare alla prevenzione il grande tema dell’occupazione: da sempre parliamo della creazione di posti di lavoro legati alla salvaguardia del territorio».

«Saremo in piazza per la tutela dei redditi dall’inflazione e per chiedere all’aumento del valore reale delle pensioni e dei salari, rinnovo dei contratti nazionali dei settori pubblici e privati, per un mercato del lavoro inclusivo e per dire no alla precarietà; per dire basta morti e infortuni sul lavoro – ha detto ancora Scalese –. Occorre ridare valore al lavoro, eliminare i subappalti a cascata e incontrollati, e portare avanti una lotta senza quartiere alle mafie e al caporalato».

«Sono questi alcuni dei grandi temi che dobbiamo affrontare con determinazione – ha aggiunto – pensando a come garantire i diritti di cittadinanza, che non vengono minimamente rispettati, a pensare soluzioni per bloccare l’emigrazione dei giovani che svuotano una regione dove ad oggi, come risulta da una indagine del Sole 24 ore, dove i pensionati superano di gran lunga i lavoratori».

«Torniamo a parlare di medicina territoriale e dell’incremento del costo dell’energia: teniamo alta l’attenzione sui diritti dei calabresi», ha concluso il segretario generale Scalese sollecitando la presenza alla manifestazione dei Forestali, in programma per giovedì 12 alle 10 davanti alla sede della Cittadella regionale.

L’assemblea ha provveduto anche alla nomina dei Direttori Inca di Vibo Valentia e Crotone, rispettivamente Francesco Rombolà e Vittoria Torromino(rcz)

Verso le mobilitazioni, a Lamezia l’attivo regionale unitario con i tre sindacali confederali

In vita delle mobilitazioni nazionali in programma il 6, il 13 e 20 maggio, si è svolto a Lamezia Terme l’attivo regionale unitario dei quadri e delegati Filctem CGIL, Femca/Flaei CISL e Uiltec UIL.

Presenti i segretari confederali Angelo Sposato, Enzo Musolino e Santo Biondo, oltre che i segretari generali delle categorie Francesco Gatto (Filctem CGIL), Nicola Santoianni (Femca CISL), Antonino Mallone (Flaei CISL) e  Vincenzo Celi (Uiltec UIL).

Durante l’assemblea si è discusso con i lavoratori dei temi alla base del calendario di mobilitazioni nazionali indette contro il governo e il sistema delle imprese al fine di ottenere un cambiamento delle politiche industriali, economiche, sociali e occupazionali.

«Senza provvedimenti strutturali il Paese rischia il default – ha affermato Sposato –, il decreto lavoro ha confermato la necessità di scendere in piazza. Quelli contenuti nel provvedimento, ad esempio, sono solo dei bonus sul fisco, non un taglio al cuneo fiscale. Si andrà ad aumentare la precarietà, specie nel Mezzogiorno della desertificazione economica e sociale. I calabresi hanno più ragioni per manifestare, nelle assemblee che stiamo facendo sta venendo fuori tanto disagio, tanto malessere, perché il lavoro è diventato povero. Bisogna individuare strumenti per far diventare questo Paese più giusto e solidale. Ecco perché noi saremo in piazza».

«L’azione del governo non è rispettosa di quelli che erano gli impegni assunti a suo tempo con Cgil, Cisl e Uil. Parlano di riduzione di cuneo fiscale enfatizzandone la cifra, ma secondo i nostri calcoli non è quella che il governo annuncia. Ma non solo, il beneficio per i redditi medio bassi da luglio a dicembre non può bastare, una reale riduzione del cuneo fiscale, delle imposizioni ai redditi da lavoro e da pensione, va resa strutturale», ha detto il segretario Musolino.

«Vogliamo chiedere al governo di legarsi al Paese reale, di sentire le nostre rivendicazioni. Chiediamo un lavoro più sicuro, più stabile, ben retribuito. Rivendichiamo investimenti sulla sanità perché possa essere finalmente pubblica e universale e investimenti sull’istruzione. C’è poi il tema previdenziale e del fisco: chiediamo da tempo – ha dichiarato Biondo– alla politica di allargare la tassa sugli extra profitti ma si continua a bastonare le persone in maggiore difficoltà e non si interviene sui poteri forti. È ora di lanciare un segnale forte, saremo il 6 maggio a Bologna, il 13 maggio a Milano e il 20 a Napoli in una grande manifestazione per il Sud».

Dalle categorie è emersa una particolare attenzione sui temi legati alla transizione ecologica e trasformazione digitale che possono diventare concrete opportunità di sviluppo per la Calabria facendo leva sugli investimenti pubblici e privati. La nostra regione è vocata a poter diventare Hub energetico, non solo per il transito dell’energia ma anche per lo sviluppo  di filiere industriali energetiche e ambientali. (rcz)

Russo (Cisl): Ci sono le condizioni per creare lavoro dignitoso con fondi del Pnrr

Il segretario generale di Cisl CalabriaTonino Russo, ha evidenziato come «ci sono le condizioni per creare lavoro dignitoso e sicuro grazie ai fondi del Pnrr e ad altre risorse europee e nazionali, che devono essere spese bene per qualificare il lavoro, modernizzare il Paese, e agganciare anche nel Sud e nella nostra regione crescita e ripresa».

La Cisl calabrese, infatti, è a Potenza con una nutrita rappresentanza di tutte le categorie di lavoratori e dei pensionati per partecipare alla manifestazione nazionale unitaria con Cgil e Uil sul tema Una Repubblica fondata sul lavoro, nel 75° anno della Costituzione.

«Vogliamo sottolineare – ha proseguito il sindacalista – la necessità di compiere uno sforzo ulteriore, tutti insieme, perché il significato della Festa dei Lavoratori possa essere condiviso e assaporato da tutti anche in Calabria, dove ancora l’occupazione scarseggia, è troppo spesso precaria, e dove ci si imbatte, in tante situazioni, nella mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro».

«Per la Cisl – ha ribadito – è particolarmente importante il richiamo della manifestazione di Potenza alla Costituzione della Repubblica nel 75° anno dalla sua entrata in vigore. È importante il richiamo all’art. 1, ma anche all’art. 5 che ci parla di una Repubblica “una e indivisibile” e ci fa ribadire che ogni ipotesi di regionalismo differenziato deve essere affrontata e discussa con le parti sociali, con i territori, nel Parlamento, senza forzature».

«E, ai fini dell’attuazione dell’art. 46 della Costituzione – ha annunciato – la Cisl avvierà nelle prossime settimane una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare sulla democrazia economica, perché sia finalmente concretizzato il “diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende».

«Il nostro Paese è in una fase delicata – ha concluso – in cui bisogna investire per il futuro delle nuove generazioni. Ciò – conclude Tonino Russo – dovrebbe spingere tutti, Governo, parti sociali, forze sane dei territori, alla responsabilità del confronto e del dialogo per individuare insieme le strade da percorrere. È l’appello che la Cisl lancia in questo Primo Maggio e che vuole testimoniare con la sua presenza in piazza». (rcz)

L’assessore Calabrese: Stabilizzati 11 lavoratori con Azienda Calabria Lavoro

Sono stati sottoscritti dei contratti, a tempo determinato, per 11 lavoratori di Azienda Calabria Lavoro. Lo ha reso noto l’assessore regionale al Lavoro e Formazione professionale, Giovanni Calabrese, sottolineando come «abbiamo restituito un minimo di speranza ad altri lavoratori ‘dimenticati’, per i quali possiamo iniziare a pensare ad un percorso di stabilizzazione».

«Il nostro obiettivo – ha evidenziato – è di rimediare alle storture del passato, che non hanno prodotto stabilità lavorativa, e provare a risolvere l’atavico problema del precariato pubblico che rappresenta, in modo evidente, il fallimento della politica nei confronti dei nostri cittadini calabresi».

«È un compito arduo che, con il Presidente Roberto Occhiuto ed il sostegno del Governo Meloni e del Parlamento – ha concluso – abbiamo l’obbligo di affrontare e risolvere per costruire una Calabria normale».

All’iniziativa in Cittadella hanno preso parte la commissaria di Azienda Calabria Lavoro, Elena Latella, e il dirigente del dipartimento regionale Lavoro e Welfare, Roberto Cosentino(rcz)

Le proposte di Cgil Calabria su alcuni dei nodi del mondo del lavoro

Problematiche relative alle riforme istituzionali, al mondo del lavoro ed al rapporto con il governo regionale sulle varie vertenze. È su questo che si è focalizzata la neo segreteria regionale del Cgil Calabria che, per l’occasione, ha fornito delle proposte in merito ad alcuni degli attuali nodi del mondo del lavoro.

er i rischi che si determinerebbero per la Calabria, il Mezzogiorno e l’intero Paese, l’Autonomia differenziata deve essere fronteggiata a partire da una necessaria iniziativa territoriale in grado di fare crescere il coinvolgimento della cittadinanza e un’ampia rappresentanza associativa ed essere propedeutica per l’indizione di una mobilitazione regionale, così come sta avvenendo sui temi della Pace.

Sul precariato regionale ci sono prime risposte per una parte dei lavoratori della Legge 15 (ex art.7) che sono stati contrattualizzati conl’Azienda Calabria Lavoroe per i quali continuerà ad esserci attenzione per il raggiungimento del pieno orario contrattuale.

Per quanto determinato nel provvedimento assunto ieri dal Consiglio Regionale viene avviata la fase per una prima contrattualizzazione dei precari della Legge 12/2014 nell’attività di affiancamento e attuazione del Pnrr e Fondi Sie. Quest’ultima attività meriterebbe l’impegno per una stabilizzazione definitiva e non solamente temporale per il detto precariato con l’obiettivo di chiudere l’intero bacino con lo sbocco occupazionale.

Rimane senza soluzioni la carenza di risorse umane del sistema pubblico, per il quale in Calabria necessita un Piano straordinario di assunzioni, necessarie a garantire competenze e professionalità, stabilità nei rapporti di lavoro e allo stesso tempo capacità di spesa delle istituzioni locali e prestazioni per il diritto alla salute nel comparto sanitario.

Così come bisogna accelerare il percorso per il Piano per il lavoro che dovrà riguardare l’avviamento di giovani da avviare e formare per l’attività di manutenzione del territorio e il servizio antincendio per la prossima estate, avvalendosi del nuovo ruolo dei C.P.I. conseguente allo stato di attuazione delle misure del Par Gol.

Il ruolo degli Enti strumentali deve ricevere il supporto di una completa azione di riforma che sosterremo con la concertazione, a partire da quella non più rinviabile dei Consorzi di Bonifica. (rcz)

Lo Papa (Fisascat Cisl): Formazione strumento indispensabile per il mercato

Fortunato Lo Papa, segretario generale di Fisascat Cisl Calabria, ha ribadito come «la formazione sia uno strumento indispensabile per il mercato».

«I dati sulle aziende che ricorrono alla formazione del proprio personale sono inclementi – ha spiegato Lo Papa –. Secondo l’Istat sono meno di sette su dieci le imprese in Italia ricorse nell’ultimo anno ad attività di formazione, mentre per Unioncamere nel Sud Italia la percentuale è inferiore al quaranta per cento. Dati che si intrecciano alle difficoltà a reperire risorse specializzate e che hanno fatto lanciare al presidente di Unioncamere Calabria Klaus Algieri un appello ai sindacati».

«La Fisascat Cisl Calabria – ha aggiunto – condivide le osservazioni del presidente, tanto ne ha fatto da anni uno dei suoi principali filoni di argomentazione, diffondendo l’importanza della formazione e divulgando le opportunità offerte alle imprese in questa direzione».

«La nostra categoria – ha proseguito Lo Papa – promuove la formazione da sempre, a partire dai nostri delegati fino a tutti i lavoratori. Siamo ben consapevoli che formare significa professionalizzare e che quanto speso in questa direzione non è perso, anzi, è un enorme valore sul mercato».

«Sono le aziende – ha detto ancora Lo Papa – che spesso non comprendono la rilevanza di questo tipo di approccio, non colgono le occasioni offerte, ad esempio, dalla Bilateralità e vedono la formazione come qualcosa di evanescente o di poco conto. Dalla Fisascat sono sempre, invece, arrivate sollecitazioni in senso contrario al fine di annullare i gap esistenti, rafforzare il corpo di competenze del proprio personale e migliorare la propria posizione potendo fare riferimento a figure specializzate e al passo con i tempi, anche tramite la contrattazione di secondo livello».

«Cogliamo l’occasione anche oggi per invitare le aziende a riflettere sulla strategicità della formazione del personale. La staticità – ha concluso il Segretario – non ha mai fatto bene all’economia e al mercato. Aggiornare le competenze, renderle affini ai nuovi traguardi o direzioni aziendali è prioritario». (rcz)

QUESTIONE SUD: IL LAVORO CREA IL FUTURO
LA CALABRIA SIA AL CENTRO DEGLI IMPEGNI

di ANGELO SPOSATO – Al nostro Paese serve una politica di sviluppo sostenibile che punti ad unificare gli interventi con una visione generale e per il Sud. La Questione Sud non può essere più rinviata sine die, servono interventi immediati sullo sviluppo e lavoro e l’idea della Cgil di riproporre un’agenzia di sviluppo per gli investimenti pubblici è necessaria, ritengo sia necessaria, fondamentale.

Non vi possono essere politiche nelle zone economiche speciali, che in Calabria abbiamo voluto fortemente come sindacato unitario, se non c’è un orientamento pubblico sugli investimenti delle società partecipate pubbliche, che non possono continuare ad ignorare il Sud e la Calabria. Su questo tema il governo, fino ad oggi, non ha dimostrato di avere una proposta e nemmeno ha fatto comprendere la sua visione circa le politiche industriali, la sua visione di sviluppo, di economia, del lavoro e del sociale per tenere unito il Paese negli interventi.

Non si possono richiamare i termini del “patriottismo” e della “Nazione” se poi le priorità diventano l’autonomia differenziata e il presidenzialismo per come viene proposto dalla Lega del Ministro Calderoli. Temi così posti, che dividono il Paese, spaccandolo in due, creando ulteriori diseguaglianze e che sanciscono di fatto due Italie.

Quello dell’autonomia differenziata posta in questi termini, senza un dibattito pubblico e parlamentare è uno strappo costituzionale, è un tema sterile, se vogliamo anche provinciale per una Nazione che vuole concorrere in Europa come Paese protagonista.

Nell’era globale della transizione energetica, ecologica, della dannosa finanziarizzazione dei mercati, dell’inverno demografico, dell’emergenza climatica, dello spopolamento, dei grandi asset della logistica e dei trasporti nell’euro Mediterraneo, pensare di risolvere le questioni del nostro Paese nell’area lombardo veneta guardando alle categorie elettive di un partito è una follia, una miopia, un’idea di federalismo spicciolo, di una visione della società ridotta ed esclusiva. Così facendo, rischiano di consegnare il nord del paese a quelli che invece stanno puntando a nazionalizzare i propri asset strategici diventando di fatto succursali di Francia e Germania.

A noi serve un grande Paese, davvero Europeista, quello ancorato ai valori della nostra costituzione, nata dalla resistenza e dall’antifascismo, che riproponga il tema dell’unità nazionale, che punti all’articolo uno, sul lavoro, e che non metta in discussione l’unità sui temi della salute, dell’istruzione, del lavoro. Noi, come ha ribadito il nostro Segretario generale Maurizio Landini, ci opporremo con tutte le nostre forze e le nostre iniziative di mobilitazione democratica subito dopo questo congresso per una grande campagna a difesa dell’unità nazionale, della nostra costituzione, per il lavoro, contro questo disegno divisivo dell’autonomia di differenziata.

Su questo proponiamo una grande mobilitazione anche in Calabria, con le forze sindacali, con le associazioni, le forze politiche, le forze politiche, con tutto il corpo sano della società civile contro questo progetto divisivo e autoritario. Aver svuotato il dibattito politico a colpi di maggioranza su un tema così delicato, denota una divisione nella stessa maggioranza di governo.

Ed anche le parole del ministro Valditara dei giorni scorsi confermano questo progetto, riproponendo una differenziazione salariale tra insegnanti del nord e del Sud, reintroducendo di fatto le gabbie salariali. Una follia che ci riporta agli anni 70.

Il problema dell’autonomia differenziata sta diventando un fatto ideologico e culturale, un declino del pensiero di unità di un governo che ha grandi contraddizioni nella propria maggioranza e che oggi non ha una visione unitaria dello sviluppo, del lavoro, di quello che ha realmente bisogno il Paese per farlo uscire dal declino.

Un declino che purtroppo ha radici lontane, che è partito con la grande crisi del 2008 e che prosegue inesorabilmente. Il nostro è un Paese che ha dismesso tutte le sue più importanti produzioni, ha svenduto gli asset strategici come quelli della comunicazione, delle reti, della logistica e dei trasporti, del manufatturiero. Bisogna rideterminare una politica per recuperare questi asset, e puntare sull’innovazione, sulle reti digitali, sulle connessioni materiali e immateriali, sul diritto alla connesione.

Servono riforme strutturali che incidano e migliorino la vita dei cittadini.

Il grande assente nelle politiche di questo governo, e la legge di bilancio lo ha confermato, è il Sud.

I dati della Banca d’Italia, della Svimez, del Censis, dell’Istat, ci confermano che nel nostro Paese sono aumentati i divari e il prodotto interno lordo e il reddito pro-capite nel Sud è dimezzato. Il Sud è in grande affanno ed è a rischio la coesione sociale. Un paese non può crescere se non elimina i divari e l’Italia sta diventando un paese non più fondato sul lavoro ma sul pendolarismo.

Gli interventi nel mezzogiorno sono urgenti, non si può assistere alle nuove emigrazioni di giovani, intere famiglie che abbandonano le terre d’origine per lavorare o per avere il diritto alle cure.

Per queste ragioni, serve che la buona politica nel Sud e in Calabria assuma anche in Consiglio regionale una unità di intenti, non una cogestione, ma dei punti di sintesi, mettendo da parte logiche di schieramenti e posizioni individuali e rimetta al centro un’azione collettiva gli interessi generali ed esclusivi dei cittadini. Serve una politica al servizio dei cittadini e non i cittadini al servizio della politica.

Per questa ragione, anche in Calabria, su temi che riguardano il lavoro, la salute e il welfare, gli investimenti nelle Zes, le infrastrutture-logistica-trasporti, l’ambiente e le aree interne, le riforme necessarie, nasceva la Vertenza Calabria, preceduta nei mesi precedenti da iniziative unitarie che hanno portato Cgil Cisl Uil Calabria ad una piattaforma unitaria di rilancio su undici punti, frutto degli esecutivi unitari e presentata il 1° maggio.

Un tentativo di aprire su cinque punti significativi, dopo l’arrivo a Siderno dei Segretari generali di Cgil Cisl Uil Landini, Sbarra, Bombardieri, le priorità della nostra regione e che avrebbe aperto un confronto con la Giunta regionale presieduta dal Presidente Roberto Occhiuto con un successivo confronto a Roma presso la Sede della Giunta regionale calabrese.

I primi obiettivi sono la necessità di affrontare l’emergenza occupazione, nella regione più povera d’Italia e d’Europa, di combattere il lavoro nero, lo sfruttamento, di porre fine al precariato e di attivare un percorso di stabilizzazioni e di assunzioni nel lavoro pubblico, a partire dalla sanità e dagli enti locali, nella giustizia.

Aver definito la vicenda Lsu Lpu con un intervento normativo nazionale proposto dalla Giunta regionale calabrese è stato un fatto importante e di rilievo che deve però trovare riscontro applicativo degli enti locali e delle amministrazioni comunali.

Serve per la Calabria un piano straordinario per il lavoro, che deve essere sostenuto da interventi pubblici e privati. Occorre un grande piano straordinario per la manutenzione del territorio dal dissesto idrogeologico, della erosione costiera, della mitigazione del rischio sismico e per la prevenzione incendi. Serve farlo con un piano di assunzioni mirate e con una governance unitaria pubblica tra Calabria verde, consorzi di bonifica e protezione civile. Un ufficio unico del piano con precisi compiti di missione e governance. Così come occorre rifinanziare il comparto idraulico-forestale e garantire le risorse ad oggi insufficienti per la continuità delle attività che rischiano di bloccarsi e per le quali le federazioni di categorie hanno proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori. Su queste questioni occorre fare presto, non c’è più tempo, dagli impegni presi occorre passare ai fatti concreti.

Così come occorre recuperare i nostri beni culturali, storici, archeologici. La Calabria, circondata dal mare e con i suoi 800 chilometri, per sua collocazione naturale, è stata da sempre considerata terra di storia e popoli. Scavare la Calabria significa studiare millenni di storia e recuperare valori, identità, tradizioni. Un grande piano di ripresa di scavi nei siti archeologici da fare con il contributo delle università calabresi, del Ministero dei beni culturali, delle amministrazioni regionali e locali, significherebbe promozione culturale, attrattore e marcatore di identità anche per un turismo di qualità.

Le nostre università devono diventare motori di sviluppo ed essere protagoniste nella promozione sociale, scientifica e culturale dei territori. Per questo siamo favorevoli ad una nuova legislazione regionale sulla università e ricerca che metta a sistema e in rete le nostre università, in tutti i campi. Non servono pregiudiziali di campanile che rappresentano scarsa capacità di visione, diventando elementi di divisione.

Sappiamo bene che il grande limite del PNNR e dei fondi strutturali europei è la scarsa capacità delle amministrazioni locali e regionali nel fare progetti sostenibili e spesa di qualità. Uno dei limiti che ha la Calabria e che abbiamo sempre sottolineato come uno degli elementi dei ritardi è la mancanza di una rete amministrativa regionale, ovvero una batteria a sostegno del dipartimento della programmazione. Altro limite è la frammentazione e la difficoltà dei Comuni nella progettazione e spesa. Il più delle volte occorre fare ricorso a tecnici ed esperti esterni perché le strutture di progettazione e programmazione sono insufficienti o poco performanti.

Ma quello che è mancato nei venti anni di agenda di programmazione alla regione rispetto la spesa dei fondi di coesione è la capacità di avere una visione strategica affiancata alla gestione complementare e sistemica dei potenziali strumenti di spesa, privilegiando l’impiego quantitativo, spesso emergenziale delle risorse, e non il reale impatto qualitativo sui risultati premiali di crescita economica ed occupazionale. Insistiamo, per questo, ad un immediato cambio di passo sui metodi e le modalità nelle relazioni partenariali, già previste e definite, e nelle azioni comuni di verifica e monitoraggio sullo stato dell’arte della programmazione in essere e di quella a venire. Non possiamo permetterci di sprecare i cospicui finanziamenti, in parte già assegnati, con bandi e avvisi, ai soggetti attuatori, pubblici e privati, di cui la Calabria ha dato buona prova nella capacità di realizzare e accreditare.

Inoltre, noi tutti sappiamo che le ingenti risorse POR sono state assoggettate a sistemi fraudolenti, truffe che in molti casi hanno pagato i lavoratori ed il territorio e che la spesa non sia stata mai monitorata, se non a reato consumato.

Non possiamo permetterci di sprecare i cospicui finanziamenti, in parte già assegnati, con bandi e avvisi, ai soggetti attuatori, pubblici e privati, di cui la Calabria ha dato buona prova nella capacità di realizzare e accreditare.

È necessario istituire una Commissione Consiliare Regionale specifica sulla riforma istituzionale, aperta ai contributi di Anci, parti sociali, terzo settore per ridisegnare una nuova Regione anche sotto il profilo istituzionale. La politica deve avere coraggio, non accontentarsi del consenso quotidiano e spiegare ai cittadini Calabresi che con questo regionalismo la Calabria è destinata a soccombere, perdendo nei prossimi 40 anni mezzo milione di abitanti.

Per queste ragioni chiediamo a tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale di farsi carico di una grande stagione riformatrice per un nuovo regionalismo calabrese che dia prospettive ai cittadini, fiducia, speranza, che consegni una visione di futuro alla nostra regione ed alla nostra società. Sono convinto che ci sia una classe dirigente matura per fare questo e invitiamo il Presidente della Giunta regionale e le forze consiliari di maggioranza e opposizione a raccogliere queste sfide di cambiamento necessarie. Le grandi difficoltà che presenta la nostra Regione si possono trasformare in opportunità se mettiamo da parte individualismi, campanilismi, schieramenti ideologici e alziamo il livello di discussione e di intervento politico istituzionale, che devono avere l’interesse collettivo ed un alto profilo politico e che diano valore alla buona politica.

MERCATO DEL LAVORO: LA CALABRIA NON È
UN PAESE PER GIOVANI, LO DICONO I NUMERI

Le cause della scarsa partecipazione dei giovani italiani al mercato del lavoro sono in parte culturali, in parte legate alla mancanza del servizio di orientamento e alla non corrispondenza tra formazione e qualità delle prestazioni richieste dal tessuto produttivo.

La questione dell’occupazione giovanile è gettonatissima sui social, ma se vogliamo parlarne senza sceneggiate è opportuno guardare qualche numero e fare qualche ragionamento.

In primissimo luogo le cifre della disoccupazione, che, ricordiamo, indicano quanti giovani cercano attivamente lavoro senza trovarlo. In Italia nel 2021 erano il 9,5% della popolazione in età da lavoro, contro il 3,6% della Germania, il 7,9% della Francia, il 7,7% dell’Area Euro. In generale nell’UE solo Spagna e Grecia sono messe peggio di noi.

Tuttavia se scendiamo nel dettaglio dell’occupazione giovanile esistente scopriamo qualcosa di interessante: nella fascia 15 – 24 anni il 23,9% degli occupati è sottoposto all’orrendo part time, ma in Danimarca sono il 45%, in Germania il 24%, in Olanda il 54% e nell’Area – Euro il 25%.

Da notare anche il dato sui contratti a termine: in Italia il 61% dei giovani tra 15 e 24 anni è occupato con contratto a termine, ma il dato non è lontanissimo da quello francese (56,1%) svizzero (54%) e addirittura inferiore a quello olandese (68%): segnale di una condizione largamente diffusa, per quella classe di età, in tutta Europa e non peculiarmente italiana.

È diffuso il fenomeno per cui ai giovani vengono inizialmente offerti posti di lavoro a basso contenuto professionale, ma non è un fenomeno tipico italiano; se guardiamo a due paesi paragonabili anche per popolazione all’Italia, vediamo che i giovani tra 15 e 24 anni sono occupati in professioni “elementari” (dati 2021) in numero di 148.000 in Italia, 149.000 in Germania, e 208.000 in Francia. Un altro profilo professionale piuttosto basso è quello dei sales services: in Italia 310.000 gli addetti, in Francia 333.000, in Germania 375.000. I giovani italiani non sono sostanzialmente più sottoccupati dei coetanei europei.

Tuttavia sono meno qualificati: sempre nella fascia 15-24 anni in Italia hanno concluso la secondaria superiore 1.612.000 lavoratori, contro 2.280.000 della Francia e 4.324. della Germania; sono laureati 627.000 italiani, 2.391.000 francesi e 1.696.000 tedeschi.

Alto invece il numero dei giovani italiani 15-24 anni che avviano un’attività autonoma: 99.200 in Italia contro 85.500 della Francia e 74.800 della Germania (dati 1° quadrimestre 2022). Il che però non è di per sé indice di una particolare propensione all’imprenditorialità ma sconta piuttosto un diffuso utilizzo del rapporto di lavoro autonomo da parte delle imprese per aggirare vincoli e costi del lavoro dipendente.

Sorprendentemente, le retribuzioni dei giovani italiani non sono da fame: nella fascia under 30 per un full timer la retribuzione media lorda annua espressa in PPS (Parità di Potere d’Acquisto) è di 25.123 € (dato Eurostat 2018); in Francia è di 23.434 €, in Germania 30.187 E, in UK 25.132 €, in Olanda 28.518 €.

I giovani italiani che percepiscono un salario povero (cioè inferiore ai 2/3 del salario mediano nazionale) sono il 15,94% del totale, in Francia il 15,85%, in Germania il 32% e in Olanda il 45% (in questi casi è determinante l’uso intensivo del part time) e nell’area Euro del 28%.

La retribuzione oraria espressa in Parità di Potere d’Acquisto per i lavoratori under 30 è di 10,53 € in Italia, 11,83 € in Francia, 12,74 € in Germania, 10,02 in Olanda e 11.8 euro per l’Area Euro.

Recentemente ha avuto una certa notorietà la notizia che le retribuzioni aumentano al crescere dell’anzianità: trattasi di ovvietà. A parte il fatto che gli stessi CCNL premiavano fino a poco tempo fa l’anzianità aziendale (e in alcuni casi lo fanno ancora) è naturale che le imprese privilegino in linea di massima, a parità di profilo professionale l’esperienza lavorativa.

Non è peraltro un fenomeno italiano: Eurostat ci dice che se prendiamo in considerazione tre classi di età (<30 anni, 30-50 e >50) nell’area € il rapporto tra la seconda classe e la prima è pari a un incremento di 138 vs. 100, in Germania di 153 vs. 100, in Francia di 140 e in Italia di 132. Siamo in linea con la realtà europea e addirittura ai margini inferiori per incremento dei salari in relazione all’età.

Non sono disponibili dati sui tirocini extracurricolari che comunque esistono, sia pure regolamentati in modi molto diversi, in tutta l’Ue. Altresì non esistono, ovviamente, dati attendibili sul lavoro nero o grigio, che certamente coinvolge un numero significativo di giovani, probabilmente in misura superiore a quella dei Paesi UE di maggiore industrializzazione, ma non certamente tale da determinare un differenziale decisivo sul complesso dell’occupazione giovanile.

Nonostante questi dati che dimostrano come le condizioni di lavoro offerte dal mercato ai giovani italiani siano del tutto simili a quelle dei giovani europei, ci differenziamo nettamente per la partecipazione dei giovani al mercato del lavoro: il dato dei Neet (Not in Employment,  Education or Training) tra i 15 e 29 anni è del 29,8%; nell’Area Euro è pari al 16,4% della popolazione di questa fascia d’età, in Germania del 14,6%, in Francia del 17,4& e perfino in Spagna e Grecia è inferiore (18,4% e 16,5%).

D’altra parte questo dato ha riscontro nell’analisi condotta da Eurostat sul labour slack, che dimostra come l’Italia potrebbe incrementare le forze di lavoro (la somma di chi lavora e di chi cerca lavoro) di quasi il 12%: un dato enormemente superiore a quello degli altri paesi europei (la seconda in graduatoria è l’Irlanda con poco più del 6%, la Francia e la Germania stanno attorno al 4%). Questi numeri si riferiscono al totale della popolazione in età da lavoro, ma è evidente la coincidenza con quelli riferiti alla fascia più giovane.

In sostanza il fenomeno italiano dei Neet è semplicemente il manifestarsi in quella determinata fascia di età di una propensione a fuggire dal mercato del lavoro che è comune alla società italiana.

Occorre, per verità, dire che è molto probabile che una quota consistente di Neet coincida con quote di lavoro nero, e ancor più di lavoro “grigio” (e questa è probabilmente una caratteristica “tutta italiana”) ma non in misura tale da giustificare la sproporzione con i Neet di Germania o Francia, a meno di postulare che tutti i lavoratori in nero in Italia appartengano alla fascia di età 15-9 anni.

In definitiva l’unico dato strutturale che sembra avere un effetto determinante sull’occupazione giovanile in Italia è quello relativo alla formazione e ai servizi al lavoro. Quanto alla prima basti notare che il mismatch tra domanda e offerta di lavoro nella fascia di età giovanile è del 41% per i profili più qualificati (programmatori, infermieri, disegnatori industriali, idraulici, elettricisti: come si vede, non scienziati nucleari, ma profili tranquillamente alla portata del sistema nazionale di istruzione-formazione).

Quanto ai secondi negli ultimi anni (e non solo a dire il vero) le politiche attive sono prevalentemente consistite in sgravi fiscali e contributivi per le aziende, in qualche intervento di sistema (Garanzia Giovani, Dote Lavoro Lombardia) e in zero servizi di orientamento, però in compenso in una importante mole di interventi normativi atti a vietare forme “improprie” di accesso dei giovani all’occupazione e a disincentivare, anche su pressione dei sindacati, forme innovative quali l’alternanza scuola-lavoro.

In definitiva: la disoccupazione giovanile italiana non è dovuta, se non marginalmente, a una propensione malvagia delle imprese a sfruttare i giovani lavoratori, che hanno in Italia trattamenti sostanzialmente analoghi a quelli di tutta Europa. Esiste un problema reale di formazione – istruzione e di servizi al lavoro, cui in generale le forze politiche e i sindacati rispondono non con politiche attive mirate ma con sussidi, divieti e obblighi.

A dimostrazione di una ormai conclamata inadeguatezza di forze politiche e sindacati a governare il mercato del lavoro e della connessa scelta di ripiegare sulla propaganda. Resta da comprendere se, oltre a questi dati oggettivi, vi sia anche una propensione “culturale” dei giovani italiani, che sarebbe interessante indagare. Ma questa, come si dice, è un’altra storia…

[Courtesy pietroichino.it]

Felsa Cil, Nidil Cgil e UilTemp Calabria: I lavoratori somministrati presso Prefetture sono disoccupati

I Segretari generali di Nidil CgilFelsa CislUiltemp Calabria, rispettivamente Ivan FerraroGianni TripoliOreste Valente, hanno scritto al prefetto di Catanzaro, Enrico Ricci, in merito alla situazione dei lavoratori somministrati presso le Prefetture e le Questure che, dal 1° gennaio 2023, «sono disoccupati».

«Come è noto – si legge in una nota – il loro contributo, anche in ragione delle competenze professionali di settore  maturate, è stato di fondamentale importanza per garantire il corretto riconoscimento dei diritti dei migranti e la regolare qualificazione della loro permanenza nel nostro Paese». 

«Lavoratrici e lavoratori che – viene spiegato – oltre ad occuparsi delle procedure di emersione previste dal  decreto legislativo n. 34 del 2020, hanno supportato l’ordinaria attività degli uffici, oltre ad aver  maturato già le sufficienti competenze per affrontare ulteriori attività come, ad esempio, la gestione delle pratiche legate al cd “decreto flussi».

«Nonostante vi siano delle carenze di organico strutturali e incombenze ordinarie e  straordinarie – continua la nota dei Segretari – questi contratti sono stati fatti scadere a fine anno; sarebbe un grave errore non  dare continuità a questi servizi e togliere personale competente dalle Prefetture. È in corso una mobilitazione nazionale affinché si apra un serio tavolo di confronto  con il governo e si possa dare continuità all’occupazione e garantire servizi essenziali per  i cittadini. L’immigrazione non può essere trattata come una emergenza e vanno date risposte  strutturali; chiediamo quindi di dare continuità ai servizi e che si diano risposte qualificate  garantendo una occupazione competente».  

«Per questa ragione, NIdiL Cgil, Felsa Cisl e Uil Temp  – conclude la nota – hanno proclamato un sit-in  statico per mercoledì 18 Gennaio p.v., a partire dalle ore 11:00, che si articolerà con una  manifestazione dinanzi alla Prefettura capoluogo di regione. Per quanto detto, Le scriventi OO.SS. sono a chiederLe un incontro atto a rappresentare  compiutamente lo stato della vertenza e le richieste avanzate». (rcz)

 

Lavoro, Occhiuto e Pietropaolo: Ok a graduatorie definitive per 258 assunzioni

Sono complessivamente 258 le unità di personale che verranno assunte dalla Regione Calabria nei primi giorni di gennaio nell’ambito del piano di potenziamento dei Centri per l’impiego. È quanto hanno annunciato il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, e l’assessore regionale all’Organizzazione e alle Risorse Umane, Filippo Pietropaolo.

Si tratta, in particolare, di 177 unità a tempo indeterminato di profilo C e 81 unità a tempo determinato del profilo D, di vari profili professionali, che dopo due anni passeranno a tempo indeterminato come già previsto dal piano di potenziamento.

Nei giorni scorsi sono stati anche pubblicati da parte del Dipartimento Personale, guidato da Marina Patrizia Petrolo, l’avviso di mobilità per 25 unità dalla altra pubblica amministrazione, l’avviso per 57 progressioni verticali per il passaggio da C a D per il personale dell’amministrazione regionale, e l’avviso per l’utilizzo di graduatorie di altre pubbliche amministrazioni per profili D per 24 unità.

Inoltre è stato espletato anche il concorso per 113 posti per funzionari di categoria D, per dare seguito a quanto previsto nel decreto del milleproproghe, che dà alla Regione la possibilità di inserire nuovo personale per sostenere le attività del Pnrr anche valorizzando le esperienze dei lavoratori precari di Azienda Calabria Lavoro.

«Si conclude così il piano del fabbisogno del 2022, che era molto ambizioso e complesso e che renderà più efficiente la macchina amministrativa regionale grazie ad una importante iniezione di nuove energie e competenze», ha spiegato il presidente Occhiuto.

Rimangono da ultimare solo le prove scritte gestite da Formez per le ulteriori 260 unità per il piano di potenziamento dei profili D e per le 31 unità nell’ambito della legge 68, che si svolgeranno nel corso del mese gennaio.

«Esprimo il mio ringraziamento a tutto il Dipartimento Personale – ha concluso l’assessore Pietropaolo – per l’intenso lavoro svolto nell’anno 2022, che ha prodotto risultati importanti, e che dimostra come anche in Calabria è possibile fare concorsi ed assumere utilizzando il solo criterio del merito e nella piena trasparenza. La scelta di affidare le attività di selezione a Formez e di non procedere con la prova orale, come consentito dai decreti di emergenza del governo, ha di fatto messo al sicuro le procedure concorsuali dal rischio di indebite interferenze». (rcz)