QUEL NORD CHE ANCORA DISPREZZA IL SUD
PER COLPA DI VILI E IGNOBILI PREGIUDIZI

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Una tempesta tropicale. La si potrebbe definire così la polemica che ha visto protagonisti Pierfrancesco Majorino, candidato presidente alle Regionali in Lombardia per il PD e il M5S e il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto. Causa scatenante, le dichiarazioni rilasciate dal candidato che avrebbe detto: «Regione Lombardia non è la Calabria, è una Regione che ha grandi potenzialità, un sacco di gente che si dà da fare, ha tante persone sul territorio impegnate in progetti sociali, culturali».

Dichiarazioni che non sono sfuggite al Governatore, tanto da averlo definito «scemo», sottolineando come «simili personaggi disprezzano il Sud».

Un «cretino – ha detto ancora Occhiuto in un video su Facebook – perché non sa che anche la Calabria, come la Lombardia, ha tante opportunità, tante possibilità, e ha tante persone che vanno a lavorare e che meritano rispetto. Meritano anche il suo rispetto, lui non lo sa perché evidentemente è proprio un cretino. Quindi, Majorino, come dicono i miei amici lombardi, lascia stare la politica, va a lavurà».

Una polemica che si è spenta quasi subito, con le scuse da parte del candidato lombardo: «volevo chiedere scusa per una espressione che mi è uscita un po’ infelice, questa mattina, in una trasmissione televisiva, in cui parlavamo delle difficoltà della Regione Lombardia. Ho detto che la ‘Lombardia non è come la Calabria’. Ed è sembrato quasi che mi potessi riferire ai cittadini calabresi, alla loro voglia di fare, ai loro talenti. Amici calabresi, davvero, scusate. Non intendevo assolutamente offendere la vostra creatività e forza. Anzi, credo che Lombardia e Calabria debbano collaborare ancora di più per buone politiche di sviluppo, buone politiche culturali, buone politiche sulla sanità per tutti. Detto questo, ho sbagliato e, quindi, chiedo scusa».

Scuse che sono state accettate dal Governatore, sottolineando che «per me la polemica si ferma qui».

«Certo – ha chiosato – non so se le scuse di Majorino saranno accettate anche dai tantissimi calabresi che vivono e votano in Lombardia».

Polemica finita? Forse, ma bisogna fare i conti dei danni dopo la tempesta. A ricordare a Majorino che in Lombardia ci sono «tantissimi Calabresi, tantissimi meridionali, che hanno fatto grande la nostra terra», è Licia Ronzulli, presidente dei Senatori di Forza Italia, sottolineando come «se oggi  la Lombardia è la regione più produttiva del Paese, la locomotiva d’Italia, è anche grazie a chi ha lasciato la sua terra, i suoi affetti, le sue radici, per venire qui a dare una mano e a renderci orgogliosi di ciò che siamo e di ciò che possiamo esibire anche all’estero».

Non ci va leggero nemmeno Giuseppe Mangialavori, presidente della commissione Bilancio alla Camera e coordinatore Fi della regione Calabria, evidenziando come «il candidato Majorino ha perso una ottima occasione per tacere. Il suo paragone è infausto, vergognoso ed offende non solo i calabresi ma tutti gli italiani».

«Majorino – ha detto Mangialavori – mostra di non conoscere la splendida realtà della regione Calabria, che non solo vanta un patrimonio artistico e culturale che tutto il mondo ci invidia, ma un tessuto imprenditoriale di tutto rispetto, menti capaci, lavoratori dediti e laboriosi che hanno fatto grande anche la regione Lombardia e non solo. Non basta ora chiedere scusa e dire ho sbagliato, troppo facile. Così come è troppo facile stracciarsi le vesti contro l’autonomia differenziata, in nome di una Italia unica e indivisibile, e poi lanciarsi in paragoni che di fatto svelano il vero pensiero della sinistra».

«La regione Calabria – ha concluso Mangialavori – ha grandi potenzialità, così come molte regioni del Sud. Con il progetto di autonomia differenziata che il centrodestra vuole mettere in atto, avrà risorse e mezzi per esprimerle appieno. Questa è la differenza tra noi e loro».

Non si sprecano nemmeno i commenti sotto ai video del Governatore e del candidato lombardo di tanti calabresi. Un utente commenta: «siamo stanchi, come meridionali, di essere in continuazione insultati ed offesi nei vari programmi televisivi!». Un altro ancora, dicendo di essere un calabrese che vive in Lombardia, scrive: «più che la boutade di majorino mi sconvolge il pattume per le strade quando torno in Calabria. Ma quando andare alla cittadella non vedete lo schifo sulla due mari? C’e tanto di cui vergognarsi nella nostra bistrattata terra».

Francesco Filippo, rivolgendosi al presidente Occhiuto, pone una riflessione: «Majorino poteva evitare di dire certe cose e magari perderà dei voti per questo perché ha offeso la Calabria e i Calabresi e tanti vivono in Lombardia ma il punto secondo me è proprio questo, perché tanti calabresi vivono o si curano al Nord, purtroppo devo dire che quello che ha detto Majorino lo pensano in tanti, ma lui l’ha detto. Bisogna invertire la rotta far cambiare idea a queste persone con i fatti, mi auguro che lei Presidente possa riuscire in questo faccia in modo che i calabresi siano orgogliosi della Calabria ovunque essi siano».

Antonietta Pastore, dal Piemonte, scrive: «Quel “signore” non sa che il motore della Lombardia sono i tantissimi e bravissimi uomini e donne del sud che hanno lasciato il cuore a casa loro e portato braccia e cervello al Nord. Quanti lombardi originari del posto vivono e producono lì e quanti i meridionali di varie generazioni? Il PD continua a fare bellissimi regali agli altri partiti, anche a quello dei non votanti. Abbiamo capito in tanti che devi essere “speciale” per stare nel PD, sebbene con qualche sparuta eccezione».

Questa bagarre tra Majorino e Occhiuto ha acceso, ancora una volta, i riflettori sui temi più critici della Calabria: l’emigrazione, la sanità in frantumi, il poco lavoro e una pessima reputazione.

Proprio nei giorni scorsi, all’insediamento della Giunta dei Calabresi nel mondo, il prof. Mauro Alvisi ha relazionato sul tema La tutela reputazione della Calabria.

«Per troppo tempo si è raccontata una narrazione distorsiva e lesiva di questa straordinaria e antichissima terra. Tanto da farne un clichè disforico, di luoghi comuni tendenti al vilipendio del popolo calabrese in Italia e nel mondo», ha detto Alvisi, focalizzandosi, poi, sulle «fascettature che influiscono negativamente sulla reputazione della nostra regione: La Calabria è ultima in Italia per alcuni indicatori quali, ad esempio, le infrastrutture. Sarebbe più semplice ovviare ai problemi collegando la viabilità interna, senza abbandonare il progetto cardinale del ponte sullo Stretto».

«Per non parlare, poi, del fuoco amico – ha rilevato Alvisi – cioè tutti i conterranei che purtroppo cadono nel gossip facile del discredito della terra d’origine, diffondendo leggende lesive sulla Calabria. I media, in particolare, internazionali, nazionali e perfino locali drammatizzano spesso morbosamente e in modo eccessivo sui problemi locali».

Ma non sono solo questi il problema. L’esempio lo ha dato proprio il candidato Majorino, con la sua infelice uscita. E non importa che abbia chiesto scusa, perché le sue parole sono la rappresentazione perfetta del pensiero lombardo, della maggior parte del Nord, che vede il Meridione come una colonia da sfruttare, un frutto da cui spremere fino all’ultima goccia per poi buttarlo via. Bisogna smetterla con questo pensiero. Bisogna smetterla con la narrazione sbagliata di un Sud che non lavora e che non è laborioso. Tanti politici ed esponenti hanno detto, tante volte, che «il Sud può fare da traino all’economia del Paese». E poi uno ci crede. Ma poi arrivano queste dichiarazioni e tutto scoppia come una bolla di sapone.

Prendendo in prestito le parole dello scrittore e giornalista Pino Aprile, «io mi sono stufato di sentir parlare colpe e dei demeriti del Sud». (ams)


NESSUNA INDULGENZA, SCUSE DA RINVIARE AL MITTENTE

Gran parte dei nostri attuali politici (si fa per dire…) non manca ogni giorno di deliziarci di “perle” che ispirirerebbero almeno un sorriso, se non fossero terribilmente il segnale di un decadimento totale della classe politica. Lo scivolone di Majorino non si può cancellare con le pronte scuse offerte dall’insensato (e dilettantesco) politicante di turno, perché è ora di pretendere dalla classe dirigente un minimo di serietà e di sobrietà nei discorsi, a qualunque titolo e su qualsiasi tema. È facile parlare a vanvera sapendo poi di potersene uscire con “scusate, n’è scappato”. No ,questa volta ci permettiamo di suggerire nessuna indulgenza perché prendano nota tutti gli oppositori del Sud (purtroppo ce ne sono a valanga) che la Calabria, i calabresi, ma tutto il Mezzogiorno, non ci stanno più a subire e sopportare insulti frutto di preconcetti che si pensavano superati e sepolti dall’intelligenza dei cugini del Nord. Invece, la mamma dei cretini è sempre incinta. E se ne renderà conto Pierfrancesco Majorino, alias signor “perdifacile alle elezioni”, quando farà i conti, in Lombardia, con un milione e ottocentomila calabresi che vivono lì e hanno portato ricchezza e prosperità alla “sua” terra e che si sono sentiti umiliati e offesi da un signor nessuno. (s)

‘I muri del Silenzio’, l’installazione fotografica a Milano di Giusy Versace

Fino al 31 marzo, al Palazzo Lombardia, a Milano, si potrà visitare l’installazione fotografica I muri del silenzio ideato da Mjriam Bon e realizzato dall’atleta paralimpica e parlamentare reggina Giusy Versace.

Il progetto è stato presentato, insieme al presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti della Donna, e vuole essere uno strumento di denuncia verso ogni forma di omertà uditiva e visiva, che costringe a tacere chi subisce violenza. Sono i muri di chi non vede o di chi fa finta di non vedere, i silenzi di chi non parla perché ha paura, perché si vergogna.

Il progetto è nato nel 2019 sotto forma di mostra fotografica allestita alla Camera dei Deputati a Roma. Lo scorso 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, è diventato un libro fotografico in edizione limitata, che ha avviato una raccolta fondi da destinare a donne che hanno subito violenza, per aiutarle a ricostruirsi una nuova vita.

Sono 21 le fotografie esposte, che ritraggono in primo piano alcuni dei 75 volti protagonisti del libro. Persone note e meno note del mondo dello spettacolo, della politica, donne vittime di violenza e persone comuni nel gesto di coprirsi gli occhi, le orecchie e la bocca a voler significare non vedo, non sento e non parlo. Un’espressione unanime e trasversale per dire: basta alla violenza, all’abuso e al silenzio.

L’iniziativa vuole dare, quindi, continuità ad un progetto in costante evoluzione che cerca di mantenere i riflettori accesi su un problema sempre più attuale.

«Sono orgoglioso – ha dichiarato il presidente Fontana – di aver prestato il mio volto e gli spazi di Palazzo Lombardia per questa installazione. I Muri del Silenzio tiene accesi i riflettori sul dramma sociale della violenza sulle donne acuito, senza dubbio, dalle misure restrittive ma ancora figlio, purtroppo, di un retaggio culturale che dobbiamo abbattere con tutte le nostre forze. Questa è la giornata e l’occasione giusta per farlo! Buon 8 marzo a tutte le Donne».

«Questa installazione – ha spiegato la Versace – è il prosieguo di un progetto che ho a cuore e che ho contribuito a far crescere. Devo ringraziare per questo anche Regione Lombardia, che già lo scorso novembre aveva accolto favorevolmente il progetto del libro, e che oggi ci accoglie in una giornata così significativa come l’8 marzo. Per via delle misure restrittive, non è stato possibile allestire una vera e propria mostra aperta al pubblico, ma auspico, e non escludo, che si possa organizzare nei prossimi mesi, appena sarà possibile. Penso sia un dovere di ognuna di noi aiutare le donne che hanno subito violenza e continuare a parlare di quanta strada ci sia ancora da fare per una piena inclusione».

«Nel mio piccolo – ha aggiunto – lo faccio da anni assieme all’amica Jo Squillo per il progetto Wall of Dolls –  il muro delle bambole, un’installazione presente in sei città italiane ,e che continua a crescere, con lo scopo di sensibilizzare soprattutto le nuove generazioni al rispetto per la vita, per se stessi e per gli altri».

Costante è anche l’impegno dell’artista Mjriam Bon: «Sono molto felice di dare continuità, attraverso i miei ritratti, ad una tematica che dovrebbe essere sotto i riflettori ogni giorno. Non dobbiamo mai abbassare la guardia. Mai far finta di non vedere o non sentire. Si deve parlare sempre. Abbattere il muro dell’omertà. Non ci deve più essere paura né vergogna». (rrm)

( credit foto; Lombardia Notizie)