L’OPINIONE / Rubens Curia: Basta bugie tra regionalismo asimmetrico e gabbie salariali

di RUBENS CURIAIn queste ore, dopo l’approvazione da parte del Parlamento, della legge sulla Autonomia Differenziata che, in modo veritiero, nella relazione di accompagnamento era definita “Regionalismo asimmetrico”, si sono susseguiti interventi di Zaia, di Salvini ed altri che hanno detto a noi “popoli del Sud” (sic!)  che ci spiegheranno le opportunità che la legge ci riserva, credo che il più onesto intellettualmente sia  stato il capogruppo alla Camera Molinari che ha affermato che finalmente il grande sogno di Bossi si  è avverato! Ovvero dico io: la secessione strisciante! 

Questa legge, giustamente, è stata definita da alcuni giuristi “Ius Domicilii” in quanto c’è la certezza di un aumento dei divari territoriali tra le Regioni che mineranno la coesione sociale e territoriale del  nostro Paese. 

Molti parlano, in parte a ragione, delle coperture finanziarie a garanzia del principio solidaristico e  dell’unità del Sistema, infatti il finanziamento delle funzioni trasferite alle Regioni richiederebbe la  determinazione di un fondo e le misure perequative o ancora dell’attuazione dei Livelli Essenziali di  Prestazioni (Lep) che, purtroppo, vedono il Sud fortemente svantaggiato (Asili nido-Assistenti  Sociali-Trasporto scolastico per gli studenti con disabilità ecc.); argomenti estremamente importanti  a cui aggiungerei il rispetto dell’articolo 116 comma terzo della nostra Costituzione che garantisce  l’unitarietà della Repubblica. 

Ma veniamo alla verità ineludibile, carta canta si direbbe: «L’Accordo preliminare in merito all’Intesa  prevista dall’articolo 116, terzo comma della Costituzione, tra il Governo e le Regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto firmato nel febbraio 2018».  

 Analizzando, infatti,” l’Accordo” del 2018 firmato, tra il Governo della Repubblica Italiana e la  Regione Veneto, che fortunatamente non andò in porto per il susseguirsi di vari Governi fino al Def del 2021, abbiamo, per quanto attiene la sanità, la certezza dell’affermarsi di Servizi Sanitari  Regionali forti economicamente soprattutto nelle Regioni del Nord a cui sarebbe consentita la totale  autonomia riguardo alle politiche di gestione del personale, delle attività libero-professionali, del  sistema tariffario, dell’accesso alle scuole di specializzazione, della governance delle Aziende  Sanitario ed altro; insomma torneremmo alle “gabbie salariali” con stipendi diversificati tra gli  operatori sanitari delle regioni più ricche rispetto alle regioni fragili come la Calabria. 

Non ci vengano a dire che l’Autonomia differenziata valorizzerebbe lo spirito d’iniziativa dei “popoli  del Sud” perché la Calabria con il gettito fiscale copre a stento circa il 50% del Fondo Sanitario  Regionale!

Entrando nel merito dell’ ” Accordo preliminare” l’articolo 2 prevede che alla Regione Veneto “è  attribuita una maggiore autonomia in materia di gestione del personale… la Regione può in sede di  contrattazione collettiva, per i dipendenti del S.S.R, prevedere incentivi e misure di sostegno, anche  mediante l’utilizzo di risorse aggiuntive regionali”; con questo articolo il Paese ritorna, come dicevo,  alle gabbie salariali degli anni ’70 con stipendi differenziati tra Nord e Sud che provocherebbe una  fuga di personale verso le Regioni del Nord con la definitiva crisi del Servizio Sanitario della nostra  Regione ( altro che medici cubani ci vorrebbero). 

Altro articolo pericoloso per la sua ambiguità è il 3 che testualmente recita: «alla Regione è attribuita  una maggiore autonomia in materia di accesso alle scuole di specializzazione, ivi compresa la  programmazione delle borse di studio per i medici specializzandi». Bisogna sapere che questa  autonomia per quanto attiene il numero delle borse di studio è già prevista dalle norme, infatti vi sono borse di studio finanziate dallo Stato e borse di studio, in base alla programmazione regionale, che possono essere finanziate dalle Regioni! Cosa nasconde questo articolo? Legare la borsa di studio al  luogo di nascita dello specializzando? O al numero di anni di residenza? O al vincolo di lavorare per  un certo numero di anni in Veneto? Non meravigliamoci perché un tentativo simile, alcuni anni or sono, venne fatto per gli insegnanti! 

L’articolo 4 distrugge definitivamente l’unitarietà del Servizio Sanitario Nazionale, infatti è scritto: «alla Regione è attribuita una maggiore autonomia nell’espletamento del sistema tariffario, di rimborso,  di remunerazione e di compartecipazione… che si applica solo agli assistiti residenti nelle Regione» (sic!!). 

È evidente che questa proposta di autonomia applicata alla sanità, come in altri settori, è irricevibile  per le Regioni del Sud e per la nostra Calabria, pertanto mi rivolgo al Presidente Occhiuto che ha  assunto una posizione critica insieme ai deputati di Forza Italia della Calabria , a tutte le forze  politiche che hanno votato contro la legge, al mondo dell’ economia, ai sindacati, alle associazioni  di cittadini organizzati, al Terzo settore, alla Chiesa perché si contrasti questa legge attivando  Comitati Civici che raccolgano le firme per il Referendum abrogativo. 

Care Amiche e cari Amici calabresi è una iniziativa che dobbiamo intraprendere per il futuro della  nostra Calabria. (rc)

[Rubens Curia è portavoce di Comunità Competente]

L’OPINIONE / Gregorio Corigliano: Calderoli spacca il Paese e abbandona il Sud

di GREGORIO CORIGLIANO – Davvero non cambia nulla per il Sud e per il Paese con il ddl Calderoli sull’autonomia differenziata? Ed allora perché si fa, verrebbe da chiedersi. La verità, a stare attenti e a leggere le carte con sufficiente attenzione è che non cambia solo per il Sud, ma per tutto il Paese. Come è stata concepita, la riforma consentirà di fatto la nascita di 20 repubbliche autonome con evidenti regole differenti. Come dire che si tornerà allo Stato preunitario fatto di staterelli, uno diverso dall’altro.

E quel che altrettanto conta è che ci saranno leggi e regolamenti diversi per ogni regione, che potrebbe pure non chiamarsi Regione, a questo punto, ma Repubblica autonoma della Calabria, per esempio. Con Sigla ReACal, tanto per dire. Per differenziarla dalla Re.A.Pi. E le amministrazioni locali ne soffriranno anche loro le conseguenze o gli effetti perversi, perché i sistemi amministrativi saranno profondamente differenti. E gli imprenditori che devono investire in Calabria o in Lombardia? Ognuno avrà a che fare con legislazioni diverse. Ed i medico, anche loro. Gli stipendi saranno uguali in tutto il Paese, come dice la Meloni, in tutta la nazione? Certo che no. Ed a quel punto, se già lo è oggi, figurarsi quando il ddl sarà legge.

Ci sarà pure una Regione, o uno staterello, che paga di più o no? Certo, ed allora medici e paramedici scapperanno là! Ed i docenti, la stessa cosa. Ognuno andrà dove si guadagna di più, se per andare da uno Stato all’altro non ci vorrà il passaporto. Calderoli mette le mani da dentista avanti e dice che ci saranno i Lep. Se questi saranno come i Lea, staremo freschi. Già scappano oggi per il Nord, se non per l’estero, come pure sta avvenendo. E quindi i cittadini non saremo tutti uguali, o no? Come sarebbe possibile garantire a tutti i meridionali il tempo pieno a scuola, come succede per ogni famiglia settentrionale, senza i finanziamenti adeguati. E questi vanno avanti, con leggerezza e col sorriso sulle labbra, tanto chi vivrà, appunto, vedrà. Perchè si dice che si tratta di autonomia differenziata. Forse perché saranno “valorizzate” le differenze ambientali, storiche e culturali delle regioni?

E se la Calabria, come scriviamo tutti i giorni, è la cenerentola del Paese, col ddl sarà addirittura la badante del Paese. Al Nord, infatti, è concentrata la produzione industriale vera e propria dell’Italia, e con la differenziata, avrà maggiori benefici! O no?  E la meraviglia è che parlamentari del Sud, e politici meridionali, hanno votato a favore. Come si fa? A me pare, come dice il Laboratorio civico, un abominio. E le voci di quanti dicono niet a Calderoli sembrano vox clamans nel deserto di un Pese che sta vivendo, una mutazione che più radicale non si può. Un sussulto di coscienza dei politici calabresi e meridionali viene auspicato, ma ad oggi, il segno di vita è assai flebile. Daranno un segno? Forse, quando, probabilmente sarà troppo tardi.

Come per la Zes, la zona economica speciale la cui riforma, a parere di uno che se ne intende, come il presidente della Puglia Emiliano, porterebbe ad una riedizione della Cassa per il Mezzogiorno. E perché l’ex presidente della Corte costituzionale De Siervo parla di riforma precaria ed impugnabile in modo agevole? Perdono tutti i cittadini italiani con il ddl Calderoli: Certo, dice De Siervo, si rischia un periodo di insicurezza e di tensioni tra Regioni più forti e regioni più deboli. Ecco perché gli oppositori parlano di decreto spacca Italia, con un Nord potente ed un Sud misero ancor di più.

Eppure c’è stato un periodo in cui si parlava di abolizione delle Regioni o di rivisitazione delle stesse, a distanza di mezzo secolo dalla loro istituzione ed invece adesso non solo non si cambiano in maniera più efficiente con l’esperienza acquisita, ma addirittura si peggiorano. Ecco perché, se dovesse passare definitivamente, come passerà, non resta, detto adesso, che impugnare di fronte ai Barbera ed alla Consulta, perché viene violato l’attuale assetto unitario ed a perdere non sarà solo Calderoli, al quale non credo interessi molto, ma tutti gli italiani. E Poi, piangere il morto, come diceva l’antico detto, sempre attuale, saranno lacrime perse. E l’incorreggibile Kociss sarà sempre vivo e vegeto ma non tornerà più a occuparsi molari e premolari. (gc)

L’OPINIONE / Michele Conia: L’Italia si avvia a diventare il Paese delle disuguaglianze

di MICHELE CONIA – L’Italia una e indivisibile nata dalla Resistenza si avvia a diventare il Paese delle disuguaglianze, con distanze sempre più marcate tra Nord e Sud, tra aree interne e aree urbanizzate. L’idea di autonomia regionale differenziata rischia di compromettere in modo irreparabile il principio di universalità dei diritti accentuando le enormi differenze oggi esistenti nelle diverse aree del Paese e soprattutto il divario in termini di ricchezza, infrastrutture e servizi.

Nella mia audizione del 14 marzo scorso in Commissione Affari costituzionali della Camera, nell’ambito dell’esame del ddl Calderoli, ho espresso un deciso dissenso individuando le criticità su un progetto che frantuma territori e diritti, incrementando i divari. Convintamente ho illustrato come l’autonomia differenziata possa scardinare il funzionamento del sistema d’istruzione nazionale ma anche di altri servizi pubblici, dalla Sanità alle infrastrutture, dai porti agli aeroporti, e poi strade e autostrade, giustizia di pace, protezione civile, facendo venir meno la tenuta del Paese ed emarginando i più vulnerabili e indifesi. Delle 23 materie, ben 9 potranno essere devolute alle Regioni che ne faranno richiesta: Organizzazione della giustizia di pace, Rapporti internazionali e con l’Unione europea, Commercio con l’estero, Disciplina delle Professioni, Protezione civile, Previdenza complementare e integrativa, Coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, Casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale, Enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale. Da queste derivano 184 funzioni che saranno immediatamente operative senza dover attendere il percorso della determinazione dei Lep.

A tal riguardo ho sempre sostenuto che sia più opportuno parlare di Livelli Uniformi in quanto i Lep ( livelli essenziali di prestazione) sarebbero un’eguaglianza costruita sul minimo, che lascerebbe invariate le attuali e gravi diseguaglianze. Con orgoglio rivendico che, avendo presagito i gravi rischi per la democrazia e la vita economica e sociale del Paese, Cinquefrondi è stato il primo comune in Italia che, nel dicembre 2018, ha adottato una delibera contro l’attuazione del federalismo fiscale e nell’aprile successivo ha avviato il ricorso contro il sistema di perequazione del Fondo di solidarietà comunale, invitando gli altri comuni a fare altrettanto e raccogliendo 600 adesioni.

È sconcertante di come la maggioranza sia rimasta sorda di fronte a bocciature eccellenti al Ddl Calderoli pervenute da ex presidenti della Corte Costituzionale come Paolo Maddalena, Giovanni Maria Flick e Ugo De Siervo, dal Dipartimento Affari Legislativi della Presidenza del Consiglio all’Ufficio Parlamentare di Bilancio, dalla Banca d’Italia alla Confindustria e persino dalla Conferenza episcopale.

L’impegno dei sindaci, su questa partita è essenziale: non bisogna dimenticare che, una volta ratificate dal Parlamento, le intese governo-regione avranno durata decennale e non sono reversibili, se non per un recesso da parte delle regioni stesse.

Degne di nota le parole del Presidente della Repubblica, recentemente in visita in Calabria, che ha sottolineato come la separazione tra territori recherebbe gravi danni e che il rilancio del Mezzogiorno sarà di beneficio per tutto il territorio nazionale e auspico che non promulghi la legge in quanto, secondo me, in contraddizione con i diritti costituzionali di cui è garante.

I tempi sono strettissimi, c’è poco più di un mese per la raccolta delle firme che andranno consegnate entro settembre. Non appena il testo della legge sull’autonomia differenziata verrà inserito in Gazzetta Ufficiale le Regioni, ai sensi dell’articolo 127 della Costituzione, entro 60 giorni dalla pubblicazione, potranno fare ricorso alla Corte costituzionale ed esperire la via referendaria. In tal caso è necessario o che cinque regioni lo richiedano oppure che 500 mila elettori firmino un quesito referendario abrogativo della norma (a condizione che il referendum sia dichiarato ammissibile in quanto il Ddl Calderoli, come è noto, è stato collegato alla Legge di Bilancio e ciò escluderebbe il ricorso al referendum abrogativo).

Giudico ignobile lo scambio tra Premierato e Autonomia differenziata – il cui iter di approvazione sta procedendo parallelamente – e ritengo che il combinato disposto tra Premierato, Autonomia differenziata e riforma della giustizia, sovverta alle basi la nostra Costituzione. (mc)

[Michele Conia è sindaco di Cinquefrondi]

L’OPINIONE / Salvatore Tolomeo: Quei calabresi che si sono fatti incantare da chi li vuole sudditi

di SALVATORE TOLOMEO – Caro Direttore, senza essere sorpreso leggo quanto pubblicato oggi da Calabria.Live sulla approvazione della Autonomia differenziata e in particolare quanto espresso da Pino Aprile sull’utilizzo del Meridione da parte del Nord per scopi politici e per usi elettorali ma tenuto impoverito per tenerlo suddito. Tutto vero.

Vivo da 54 anni in Lombardia e sono bene informato dei fatti, avendoli vissuti in prima persona, del pensiero dei padani integralisti come lo era il nucleo Bossi, Calderoli, Salvini, ecc. ecc. nei confronti dei terroni che servivano per arricchire la Lombardia con la loro mano d’opera.
Non dimenticate che il quotidiano La Padania nel 2014, in occasione dei lavori Expo 2015 in prima pagina, tramite il vice ministro Castelli, suggeriva di tenere fuori i Calabresi essendo tutti di estrazione ‘ndranghetista e nuocevano al buon nome lombardo.
Poi sono scesi in Calabria i condottieri Salvini, Duregon, Crippa, Molteni e altri avventurieri padani e hanno incantato gli sprovveduti creduloni calabresi dando così inizio alla formazione politica della Lega che, inconsciamente, ha oggi una nutrita presenza politica in Regione Calabria e in Parlamento ma sempre rigorosamente sudditi del predicatore Salvini che se è nato quadrato politicamente non diventerà mai rotondo.
Ora si grida al lupo al lupo. Ma questi politici osannatori dei nordisti padani chi li ha eletti? Sono quei calabresi che non comprendono in che mani si sono cacciati. Sperando che capiscano come uscirne come ne sono entrati: col voto democratico. (st)
[Salvatore Tolomeo è presidente del’Associazione Calabria Oltre Confine]

L’OPINIONE / Angelo Sposato: Maggioranza di italiani respingerà autonomia col referendum

di ANGELO SPOSATO – Con il favore delle tenebre, questa notte, la destra che ha la maggioranza in Senato, ma non nel Paese, ha votato la norma sul premierato che svuota gli equilibri della costituzione ed i poteri del Presidente della Repubblica. 
La camera ha votato quella voluta dalla lega sull’autonomia differenziata che spaccherà il Paese.

Uno scambio indecente, senza precedenti nella storia della nostra Repubblica.

La maggioranza degli italiani saprà respingere, attraverso i referendum, questo disegno che altro non è che il tentativo di instaurare un nuovo regime.

Ora tocca a Noi!!! (as)

[Angelo Sposato è segretario generale di Cgil Calabria]

L’OPINIONE / Giacomo Saccomanno: Incomprensibili gli attacchi sconsiderati della sinistra

di GIACOMO SACCOMANNO – Un argomento così importante non può essere liquidato con slogan vuoti e, spesso, senza conoscere o comprendere i veri contenuti. Sotto l’aspetto politico non può non rimarcarsi che l’autonomia differenziata è stata voluta dalla sinistra e dall’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Questo progetto è stato inserito nel programma elettorale della Lega e i cittadini hanno dato un ampio consenso al centrodestra per governare. Quindi, nessuno scandalo, ma un percorso chiaro e trasparente. In tale direzione, il Governo è andato avanti su questo e su tutte le altre indicazioni esistenti nel programma elettorale che è stato, ripetesi, approvato e condiviso dai cittadini. Le varie bozze e proposte sono state discusse, modificate, integrate e, poi, si è arrivati alla votazione della legge, che è stata approva a grande maggioranza. Comprendiamo lo sconforto della sinistra che non è mai riuscita a portare avanti iniziative importanti per il paese, limitandosi, negli anni passati, a vivacchiare, ma se vi è qualcosa che non funziona è, sicuramente, l’attacco inusitato di chi forse non ha compreso di cosa si stia facendo. L’autonomia differenziata consentirà ai bravi amministratori di poter valorizzare le proprie risorse e, comunque, obbligherà lo Stato ad eliminare il divario esistente sui Lep. Naturalmente, si potranno e dovranno apportare tutte le modifiche ed integrazioni necessarie per un suo miglioramento, ma questo non può portare nessuno a parlare di sopraffazione e affossamento del Sud. Vi sono cose da cambiare? Certamente. E si cercherà in tutti i modi di migliorare il testo di legge, il cui percorso non si conclude oggi. Ed, allora, evitiamo attacchi personali, minacce, ingiurie e quant’altro si legge che creano, soltanto ed unicamente, momenti di tensione e una barriera insormontabile che non porterà a nulla. Vi è una idea di Italia che non è condivisa dalla sinistra: questo sta a dimostrare che è valida e che bisognerà portarla avanti, senza se e senza ma! L’importante è che il Sud possa avere quei servizi che sono stati sempre negati da chi ha governato nel passato e non è riuscito a portare nulla di buono nei territori meridionali. Un fallimento che è sotto gli occhi di tutti e che non può essere negato da nessuno. La Lega e il Governo hanno un progetto serio di nuova Italia e la porteranno avanti nell’interesse di tutta la Nazione, senza alcun pregiudizio per le regioni del Sud che potranno, invece, essere rivalutate e ottenere i servizi oggi inesistenti. (gs)

[Giacomo Saccomanno è commissario regionale della Lega]

L’OPINIONE / Franz Caruso: Il Sud unito deve reagire contro l’autonomia

di FRANZ CARUSO – Il danno è stato fatto ed ora è necessario reagire. L’autonomia differenziata è oggi una tragica realtà con cui il Mezzogiorno d’Italia dovrà fare i conti per contrastarne gli effetti negativi. Ma dovremo saper stare insieme ed uniti.

Si frantuma l’Italia si calpestano i dettami  di solidarietà politica, economica e sociale decantati nella nostra Carta Costituzionale, sferrando un durissimo colpo ai Comuni ed al Mezzogiorno che deve saper ora rispondere con fermezza a quello che ritengo un vero e proprio attentato ad ogni sua ipotesi di sviluppo. Per la classe dirigente del Sud è l’ora della responsabilità, contingibile ed urgente, a difesa del suo vasto territorio, dell’intera popolazione meridionale e dell’Italia stessa che non ha possibilità di progredire  e di competere in Europa, se la si divide, parcellizzandone  le forze.

È arrivata l’ora che il Mezzogiorno si federi, si aggreghi e trovi la forza e le ragioni di stare insieme per arginare la deriva a cui ci sta portando un centrodestra lontano dai bisogni degli italiani e che insegue solo il consolidamento di un potere personale e partitico/ideologico.

Tant’è che in cambio della divisione dell’Italia si concede ampio potere alla Meloni. Non a caso, infatti, nel mentre si approva in via definitiva in Parlamento l’autonomia differenziata, in Senato passa il premierato di Giorgia che rappresenterà, ahinoi, un freno alla democrazia ed alla libertà.

In questa prospettiva è necessario che il Mezzogiorno faccia ‘sistema’, ritrovando le ragioni di una battaglia comune in favore dei nostri territori per divenire motore dello sviluppo dell’economia nazionale rendendo il nostro Sud moderno ed attrattivo. ν

[Franz Caruso è sindaco di Cosenza]

L’OPINIONE / Roberto Occhiuto: Il centrodestra ha commesso un errore forzando tappe autonomia

di ROBERTO OCCHIUTO  – Il testo del disegno di legge sull’autonomia differenziata approvato dalla Camera è certamente migliorato – grazie soprattutto al lavoro dei ministri di Forza Italia e del segretario nazionale, Antonio Tajani – rispetto a quello proposto mesi fa dal ministro Calderoli.

Per le materie più importanti non si potranno ratificare intese tra Stato e Regioni senza prima aver quantificato e finanziato i livelli essenziali delle prestazioni.

Ma proprio per questa ragione è poco comprensibile il metodo usato per votare a tappe forzate – rifiutando possibili ulteriori migliorie – questo provvedimento: così facendo il ddl è sembrato una bandierina di una singola forza politica, in un clima che ha rappresentato questa norma come divisiva in Parlamento e nel Paese.

Non so se i minimi vantaggi elettorali che il centrodestra avrà al Nord, dove presumibilmente i cittadini prima dell’autonomia avrebbero preferito avere meno tasse e meno burocrazia, compenseranno la contrarietà e le preoccupazioni che gli elettori di centrodestra hanno al Sud.

Questa norma andava maggiormente approfondita e la discussione doveva svolgersi in modo sereno: avremmo così avuto l’opportunità di spiegarla meglio nelle Regioni meridionali.

Comprendo le ragioni dei deputati calabresi di Forza Italia – Francesco Cannizzaro, Giuseppe Mangialavori e Giovanni Arruzzolo – che hanno deciso di non votare questa legge. È stata una loro scelta, che ho condiviso. Temo che il centrodestra nazionale abbia commesso un errore, del quale presto se ne renderà conto. (ro)

[Roberto Occhiuto è presidente della Regione]

L’OPINIONE / Santo Biondo: Occorrono 1,4 mld per il personale sanitario in Case e Ospedali di Comunità

di SANTO BIONDO – Sulla medicina territoriale, il Governo continua a tenere nascosto il tema delle risorse economiche. In risposta alla pubblicazione, di qualche giorno fa, del nostro report sulla Missione 6 del Pnrr, Agenas ufficializza le linee di indirizzo per l’attuazione del modello organizzativo delle Case di Comunità e Ospedali, omettendo però, ancora una volta, di quantificare le risorse economiche necessarie per le assunzioni di personale sanitario da adibire al funzionamento delle Case e Ospedali di Comunità.

Il nostro lavoro di analisi ha evidenziato che, a tale scopo, occorrono circa 1,4 miliardi da destinare al personale del comparto (infermieri, infermieri di comunità, Oss e personale di supporto) al quale si dovrà aggiungere il finanziamento per i medici. Una somma molto lontana da quanto stanziato dal Governo con legge dello Stato (considerato che il Pnrr non consente di finanziare assunzioni), che si attesta invece a 250 milioni di euro per il 2025 e 250 milioni di euro per il 2026. Una cifra che, se confermata, andrebbe purtroppo a sancire il fallimento della Missione 6 Salute.

Inoltre, la previsione dell’infermiere di famiglia o di comunità ha costituito un’innovazione importante, ma i dati oggi ci dicono che nonostante il DM77 ne richieda 25/30 mila in servizio, in Italia se ne contano a malapena 3000.

Senza alcuna assunzione di nuovo personale, il rischio potrebbe essere quello di creare la figura dell’IFoC attraverso un travaso di personale sanitario dall’area ospedaliera all’area territoriale. Ciò è in totale contrapposizione con l’obiettivo sbandierato dal Governo di voler abbattere le liste d’attesa nella Sanità. Con la recente pubblicazione del report abbiamo già ampiamente rappresentato che la specifica Missione 6 Salute manca di dati e di informazioni circa la sua fase d’attuazione.

Sulla realizzazione della medicina di prossimità, dunque, il Governo continua, ostinatamente, a somministrare una cura che è sbagliata e che, se protratta, andrà a ridimensionare anche i grandi proclami che lo stesso Governo sta facendo in ordine alle riforme sulla disabilità e sulla non autosufficienza. (sb)

[Santo Biondo è segretario confederale Uil]

L’OPINIONE / Antonio Corsi: A Catanzaro non c’è stato nessun effetto Salvini o Vannacci

di ANTONIO CORSI – In Calabria e in particolare a Catanzaro città e in provincia non c’è stato un “effetto Salvini” o un “effetto Vannacci”, come superficialmente detto dal commissario della Lega, Giacomo Saccomanno, ma semplicemente un “effetto Filippo Mancuso” che qualcuno vorrebbe sottovalutare o mettere in ombra. Ma mai come in questa occasione sono i numeri a parlare. Cominciamo dalla città di Catanzaro dove Mancuso, da solo, vale il 16% con i suoi 4.386 voti su un totale di 5.041 della Lega, lasciando a tutti gli altri candidati messi assieme il 2%.

Si pensi al risultato deludente del candidato “identitario” di Salvini, il generale Vannacci, che a Catanzaro ha raccolto  appena 418 preferenze nonostante il grande battage pubblicitario e il sostegno di tutti i cosiddetti big della Lega calabrese. E anche a livello provinciale, dove la Lega prende il 14%, il contributo di Filippo Mancuso è impressionante, al punto che possiamo dire che la gente ha votato il presidente del Consiglio regionale sul piano personale. Oserei persino dire che se l’amico Filippo si fosse candidato con un altro partito, meno indigesto ai calabresi, avrebbe preso il doppio delle preferenze.

Invece di sottolineare il ruolo fondamentale della candidatura trascinante di Mancuso, il commissario Saccomanno tende quasi ad ascrivere a sé il buon risultato della Lega o alle politiche di Vannacci e Salvini. Il presidente Mancuso viene da un’esperienza civica al Comune di Catanzaro e ha trasferito nella Lega questi valori, al punto che anche consiglieri come me non organici hanno deciso di sostenerlo. Ma se la Lega è quella disegnata dal commissario, mi guarderò bene dall’aderire a un progetto che non condivido e continuerò anch’io a mantenere un profilo civico e indipendente al Comune di Catanzaro.
Auspico che tutti gli interlocutori politici che tengono alla Calabria e a Catanzaro e sanno certamente leggere i risultati elettorali meglio del commissario della lega, riconoscano che Filippo Mancuso è l’interlocutore più forte e più credibile per un progetto di ampio respiro nell’area centrale della Calabria. Se ne facciano una ragione coloro che giocano ad ascrivere a se stessi un risultato elettorale straordinario e personale. (ac)
[Antonio Corsi è consigliere comunale di Catanzaro]