«Da sindaco di un paese che soffre lo spopolamento ma non soffre di indifferenza umana, voglio fare sapere al Ministero degli Interni che siamo pronti a fare la nostra parte nell’accogliere le famiglie afghane. Sappiamo bene come i civili che hanno collaborato con le nostre missioni in Afghanistan oggi siano in forte pericolo, soprattutto donne e minori» ha dichiarato il sindaco di Maida, Salvatore Paone.
Il primo cittadino, infatti, si è unito agli accorati appelli rivolti all’Italia e all’Europa dalle decine di associazioni umanitarie e culturali volti ad intervenire a sostegno delle donne afghane, dopo che la capitale Kabul è caduta definitivamente nelle mani dei talebani sancendo la vittoria degli studenti coranici.
«Ed è soprattutto a queste donne, attiviste, giornaliste, minacciate dalla violenza della sharia – ha aggiunto – che tendiamo le nostre mani, consapevoli che non c’è tempo da perdere per offrire un’alternativa alla paura piombata dopo la presa del potere dei talebani a Kabul. Il Governo si sta muovendo per salvare vite umane, attraverso l’azione delle prefetture sul territorio e da sindaco avverto il dovere di mettere disposizione il nostro paese».
«Per far fronte alla grave crisi umanitaria che si sta consumando in queste ore – ha spiegato – dobbiamo essere concreti, è il momento di aiutare il Governo a mettere in salvo vite umane. Come scritto al ministero dell’Interno, Maida è pronta a fare la sua parte per poter accogliere e inserire le famiglie che rientrano nel programma di protezione definito dal Governo del personale civile afghano collaboratore del contingente militare nazionale».
«Il sentimento unanime per la caduta delle libertà in Afghanistan e il concreto rischio di violazione della dignità delle donne e dei bambini – ha concluso Paone – ci rende tutti vicini e preoccupati e siamo pronti a offrire il nostro aiuto per mettere subito in sicurezza le famiglie dei collaboratori del contingente militare a Kabul». (rcz)