di ANTONIETTA MARIA STRATI – Quella presentata dal Governo è una manovra che «trascura strumenti importanti per le Pmi» e, soprattutto, dimentica il Sud. Un fatto che è stato più e più volte denunciato dalle Associazioni di categoria, tanto da aver portato Cgil e Uil Calabria in piazza contro «una manovra che manovra contro il Sud».
Una manovra «che discrimina le donne, i giovani e dimentica il Sud. Solo con il confronto si possono superare le diseguaglianze e colmare i ritardi di un territorio che è stato sempre illuso e abbandonato. Per questo scendere in piazza è un diritto, è un dovere per bloccare la manovra anticostituzionale di un manovratore secessionista», ha detto il segretario di Uil Calabria, Santo Biondo, dal palco di Piazza Prefettura a Catanzaro.
«Questa manovra di bilancio è contro il Sud. E quelli del Sud, dovrebbero saperlo bene», ha detto Angelo Sposato, segretario generale di Cgil Calabria, sottolineando che «la Calabria e il Sud hanno più ragioni per scioperare, perché questa manovra, di fatto, cancella il Sud e alcune misure importanti rispetto ai temi del lavoro».
I problemi sono tanti, troppi, e questa manovra ne aggiunge altri: «Reintrodurre i voucher significa precarizzare il lavoro in una regione come la nostra che purtroppo ha tanto lavoro nero, precariato e sfruttamento. Nella legge non si fa una lotta all’evasione e si premiano gli evasori. Non c’è nulla sull’alta velocità e ci sono solo interventi timidi sulla Statale 106. Si tolgono risorse alla salute e all’istruzione», ha spiegato Biondo.
E, allora, che fare? «Sostegno agli investimenti», ha suggerito Giovanni Cugliari, presidente Cna Calabria, appellandosi ai parlamentari calabresi. La preoccupazione è una: che «il divario con il Nord del Paese aumenterà» e che «il Mezzogiorno e la Calabria, in particolare, non aggancerà più la crescita».
Un allarme che si aggancia a quello lanciato dalla Svimez che, nel suo rapporto annuale, ha denunciato come nel 2023 il Sud sarà in recessione a -0,4%. La Calabria arriverà a -0,9%.
«Va data continuità agli incentivi per investimenti e innovazione – ha detto Cugliardi – proprio in ragione delle difficoltà contingenti, non può essere questo il momento di allentare gli strumenti a sostegno delle imprese. Il cosiddetto pacchetto Impresa 4.0 ha dimostrato di essere in grado di supportare processi di investimento e percorsi di crescita delle imprese, e le modifiche apportate al Piano con l’ultima legge di bilancio hanno delineato correttamente una proiezione temporale conferito linearità e coerenza agli interventi, in linea con le esigenze di programmazione delle imprese, ma mancano dal 1° gennaio 2023 il cosiddetto superammortamento “generalista” e il credito d’imposta Formazione 4.0, mentre è stata prevista una progressiva diminuzione delle aliquote per tutte le altre misure, che rappresenterebbe un freno significativo per le imprese che hanno esigenze di riqualificazione innovativa».
«Serve, a nostro avviso, un potenziamento delle aliquote agevolative – ha proseguito – e uno sforzo ulteriore per sostenere le misure più trasversali, quali l’ex superammortamento, così come occorre garantire continuità ad un’altra misura più trasversale, come la Nuova Sabatini, funzionale ad un coinvolgimento a più ampio spettro del nostro sistema produttivo».
«Ravvisiamo, inoltre – ha detto – l’opportunità di rifinanziare la misura Voucher per consulenza in innovazione, un intervento che, in coerenza con il Piano nazionale “Impresa 4.0”, sostiene i processi di trasformazione tecnologica e digitale delle PMI e delle reti di impresa di tutto il territorio nazionale attraverso l’introduzione in azienda di figure manageriali in grado di implementare le tecnologie abilitanti previste dal Piano Nazionale Impresa 4.0, nonché di ammodernare gli assetti gestionali e organizzativi dell’impresa, compreso l’accesso ai mercati finanziari e dei capitali».
«In merito all’intensità delle misure stesse – ha spiegato Cugliari – vorremmo venisse perseguita la differenziazione tra micro, piccola e media impresa, volta a potenziare maggiormente l’aiuto alle imprese di più piccole dimensioni, per le quali più forte deve essere lo stimolo ad intraprendere progetti di sviluppo, se si intende favorirne la crescita. Segnaliamo altresì l’esigenza di una riforma degli incentivi alle imprese, il sistema delle agevolazioni, dai contributi a fondo perduto ai bonus di diversa natura, è un labirinto: difficile conoscere cosa si nasconde, qual è la strada da seguire, come si arriva all’uscita».
«Le innumerevoli possibilità per le aziende si traducono in un volume di agevolazioni ancora troppo basso – ha continuato – barriere comunicative e difficoltà di gestione sono due dei principali ostacoli su cui sarà necessario intervenire».
Accesso al credito
«Le dinamiche del credito negli ultimi 2 anni e mezzo – ha spiegato Cugliari – sono state influenzate dalle misure straordinarie messe in campo per attenuare gli effetti della pandemia e da ultimo per mitigare gli effetti della guerra. Negli ultimi mesi si sta riproponendo però la stessa dinamica già evidente prima della pandemia, ovvero maggiore difficoltà di accesso al credito per le imprese di minori dimensioni, che sappiamo peraltro essere l’ossatura del nostro tessuto economico».
«Questo aspetto va monitorato, al pari del costante innalzamento dei tassi di interesse – ha detto – al fine di evitare difficoltà ulteriori per soggetti già fortemente provati da questo triennio difficilissimo. È oltremodo difficile fare previsioni anche solo a medio termine, ma è evidente la necessità di sostenere nell’immediato le esigenze dei soggetti più colpiti dall’aumento dei costi energetici attraverso contributi diretti ed utilizzare al meglio gli spazi consentiti dalla recente proroga del Quadro degli Aiuti di Stato (Temporary Framework)».
«Sarebbe opportuno individuare qualche criterio selettivo – ha detto – per evitare di appostare in modo non efficiente le risorse disponibili, e riproporre il tema di una positiva integrazione tra gli strumenti di garanzia pubblica e privata, rinvigorendo così un’esperienza peculiare in Europa e nel mondo, quella dei Confidi».
«Confidi che hanno peraltro avviato un percorso positivo – ha ricordato Cugliari – impegnandosi direttamente, nell’erogazione di piccolo credito a micro e piccole imprese. Un’esperienza che andrebbe valorizzata e sostenuta, e che potrebbe affiancare l’attività svolta dalle banche, analogamente all’esperienza maturata in passato dalle piccole banche territoriali. Al contempo, permane la necessità di mitigare le rigidità della regolamentazione bancaria, che, partendo dal presupposto di salvaguardare pur legittimamente i patrimoni delle banche, finiscono col rendere ancora più selettivo l’accesso al credito per le imprese, specie per quelle di minori dimensioni».
Mezzogiorno
«Non vi sono riferimenti ad interventi a sostegno dello sviluppo del Mezzogiorno – ha spiegato – a partire dalla mancata conferma del credito d’imposta per gli investimenti. Potrebbe indurre a non ritenere prioritaria una azione di sostegno efficace a questa area del Paese. In generale, i dati sul mercato del lavoro, Pil pro-capite e consumi, registrano il progressivo peggioramento del divario Nord – Sud, la cui conseguenza naturale è l’incremento dell’emigrazione, in particolare dei giovani».
«Il rilancio del Sud – ha concluso Cugliari – deve essere vissuto come una priorità per l’intero Paese, non possiamo assistere inermi a questo processo di costante e preoccupante divaricazione tra nord e sud del Paese, una distanza che va recuperata, per il bene del Paese nel suo complesso, il mediterraneo diventa strategico nella nuova geopolitica mondiale quindi bisogna creare le condizioni di una piena integrazione con il resto d’Europa». (ams)