Mara Carfagna (Azione) oggi in Calabria col sen. Marco Lombardo

L’ex ministra per il Sud, Mara Carfagna, oggi Presidente di Azionem da sempre molto legata alle dinamiche della nostra terra, sarà oggi in Calabria insieme al sen. Marco Lombardo, per fare il punto sullo stato del partito in Calabria che sta registrando nuovi importanti ingressi, non da ultimo l’adesione del consiglieri regionali Graziano e De Nisi.

La presenza in Calabria del Presidente Carfagna, sarà l’occasione per ufficializzare il prestigioso incarico nazionale conferito nei giorni scorsi dal Segretario Carlo Calenda al Segretario Regionale del partito di Azione Fabio Scionti. La Carfagna incontrerà i vertici del partito calabresi per una discussione franca e aperta sugli obiettivi che Azione Calabria si pone nei mesi a venire, a partire dai prossimi appuntamenti elettorali.

Inoltre sarà ufficializzata la nomina, voluta da Carlo Calenda, a Commissario regionale di Azione del sen. Marco Lombardo (eletto a Bologna per Azione), originario di Locri, sempre attento alle esigenze e alle giuste aspirazioni di crescita e sviluppo del territorio calabrese. La Presidente Carfagna, con la dirigenza calabrese di Azione incontrerà i giornalisti alle ore 11.00 presso l’hotel Marechiaro a Gizzeria Lido (Cz). (rcz)

SUD, IL CATALOGO DELLE BUONE INTENZIONi
DAL 2018 al 2022, BEN TRE MINISTRI, MA…

di ERCOLE INCALZA – Volendo essere obiettivi penso sia opportuno ricordare che dal 2018 al 2022, cioè in oltre quattro anni si sono alternati, nel Dicastero del Sud e della Coesione Territoriale, la ex ministra Barbara Lezzi, l’ex ministro Giuseppe Provenzano e la ex ministra Mara Carfagna e ritengo utile ricordare cosa siano riusciti a fare durante il limitato tempo in cui hanno ricoperto tale incarico.
Ho cercato quasi in modo capillare ed esaustivo di leggere gli atti e le scelte adottate da questi tre titolari del Dicastero; in particolare ho cercato di verificare il loro impegno a sollecitare il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e gli Enti locali (Regioni e Comuni) a cantierare le opere, a sollecitare il Ministero dell’Economia e delle Finanze ad assegnare e a garantire la disponibilità di risorse inserite nelle varie Leggi di spesa, a cercare di far spendere le risorse contenute nei Piani Operativi Nazionali (Pon) e nei Piani Operativi Regionali (Por) supportati dal Fondo di Sviluppo e Coesione 2014 – 2020 (riporto sempre il solito dato: dal 2014 al 2020 si sono spesi forse solo 6 miliardi sui 54 miliardi assegnati), ebbene effettuando questa analisi inizialmente ho avuto un dubbio: forse per motivi di riservatezza i vari Ministri avevano ritenuto opportuno secretare tutto il loro operato.
Ho trovato, infatti, una ricchezza di interviste, una ricchezza di annunci, di convegni e di atti programmatici. Tutti questi atti, tutti questi “racconti” avevano un comune denominatore, o meglio, una serie di comuni denominatori che riporto di seguito e che ho avuto modo di conservare in un apposito dossier che ho definito; “come far crescere il Mezzogiorno solo con le buone intenzioni”. I comuni denominatori invocavano sempre i seguenti impegni:
Dobbiamo assegnare la Sud non il 30% delle risorse che lo Stato destina agli investimenti ma dobbiamo garantire almeno il 40% e se necessario il 50% e forse anche il 60%. (attualmente siamo appena al 14%); Dobbiamo portare al Sud le infrastrutture relative all’alta velocità ferroviaria (le uniche avviate parzialmente sono quelle della Legge Obiettivo: l’asse Napoli – Bari e Catania – Messina); Dobbiamo completare gli assi viari Palermo – Agrigento – Caltanissetta e realizzare l’autostrada Ragusa – Catania (tutte opere della Legge Obiettivo ferme da quattro anni); Dobbiamo affrontare e risolvere le criticità presenti nel Mezzogiorno legate ai Livelli Essenziali delle Prestazioni; Dobbiamo affrontare e risolvere le emergenze legate al centro siderurgico di Taranto e all’area industriale di Termini Imerese.
Sono tutti rimasti solo tanti “dobbiamo”; mai queste volontà, mai queste buone intenzioni sono diventate atti concreti e compiuti.
Addirittura, mentre la ex ministra Carfagna e l’ex ministro Provenzano avevano solo rincorso convegni e atti programmatici mai attuati, senza però creare danni, la ex  ministra Lezzi ha, nella sua esperienza prima politica e poi di Ministro, quanto meno due gravi responsabilità: aver bloccato l’avanzamento della realizzazione della Trans Adriatic Pipeline (TAP) e aver proposto ed ottenuto l’azzeramento dello scudo penale per i nuovi gestori dell’impianto siderurgico di Taranto dando vita ad un grave contenzioso con il gestore Arcelor Mittal, un contezioso che ha praticamente dato origine a quella che più volte ho definito una “gravissima bomba sociale”.
Invece proprio in questi giorni il nuovo Governo ha, quanto meno, dato segnali di attenzione concreta alle emergenze del Mezzogiorno e lo ha fatto o ricorrendo a strumenti normativi attraverso proprio la Legge di Stabilità o accettando subito un confronto sul tema legato ai Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep); un confronto che il ministro per gli Affari Regionali Roberto Calderoli ha ritenuto di avviare subito ritenendolo propedeutico e, addirittura, vincolante la possibile proposta di “autonomia differenziata regionale”.
Sulla Legge di Stabilità sono infatti comparsi dei provvedimenti, quindi non più buone intenzioni, che ho già riportato in una mia nota di pochi giorni fa che penso testimonino un convinto e misurabile approccio nuovo alle criticità del Sud, almeno per il comparto delle infrastrutture; mi riferisco in particolare alla: Istituzione del Fondo per le Infrastrutture ad Alto Rischio (Ifar). In realtà con tale norma prende corpo non solo un atto pianificatorio delle infrastrutture ma, addirittura, un Piano organico dei servizi. Inserimento del collegamento stabile stradale e ferroviario tra la Sicilia e il continente ed opere connesse. Nel Disegno di Legge di Stabilità si ribadisce che trattasi di un’opera prioritaria e di preminente interesse nazionale ai sensi dell’articolo 4 della Legge 17.12.1971 n.1150, e ai fini della dichiarazione di pubblica utilità dell’opera sono reiterati, ad ogni fine ed effetto di Legge, i vincoli già imposti con l’approvazione del progetto preliminare dell’opera e successivamente prorogati”.

È davvero chiaro ed incontrovertibile la rilevanza strategica dell’opera anche a scala comunitaria. Realizzazione dei lotti funzionali del nuovo asse viario Sibari – Catanzaro della Strada Statale 106 Jonica. Dopo anni (dal 2014) di completa assenza dei vari Governo che si sono succeduti finalmente viene assegnato un cospicuo importo (3 miliardi di euro) per la realizzazione di un lotto chiave dell’intero tracciato; un tracciato che purtroppo oggi è tra i primi posti nella classifica degli incidenti stradali (nel 2021 16 morti); un tracciato che rende accessibile la fascia jonica della Calabria ricca di attrazioni turistiche e di attività commerciali determinanti per la crescita della intera Regione.
Senza dubbio una grande occasione per misurare un sostanziale cambiamento del Governo nei confronti del Sud sarà non solo quanto inserito nel Disegno di Legge di Stabilità ma quanto il Ministro Calderoli, come detto prima, proporrà per costruire davvero delle condizioni che portino in un arco temporale non lungo verso un assetto omogeneo tra Sud e resto del Paese. Lo so non è facile superare delle condizioni che da sempre caratterizzano le distanze socio economiche del Mezzogiorno dal resto del Paese.

È inutile ricordare che i cittadini del Sud hanno un reddito pro capite pari a 17.400 euro e quelli del Centro Nord hanno un reddito pro capite di 36.000 euro ed è inutile precisare le motivazioni che mantengono 7 Regioni del Paese, nel rispetto del Regolamento Ue, all’interno dell’Obiettivo 1; cioè le sette Regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Molise, Sicilia e Sardegna hanno un Pil pro capite inferiore al 75% della media comunitaria. Ricordo che fino al 2006 era rimasta in Obiettivo 1 solo la Regione Calabria. Pertanto spero che il Ministro Calderoli, nella proposta sui Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep), non persegua un livello standard minimo ma, come ho segnalato pochi giorni fa, costruisca le condizioni perché possano essere omogenei a quelli del resto del Paese.

Per questo insisto utilizziamo le risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione 2021 – 2027 per interventi che non hanno bisogno di essere programmati quali a titolo di esempio: Acquisto materiale rotabile per supporto offerta di trasporto pendolare; Acquisto materiale rotabile per supporto offerta di trasporto reti metropolitane; Acquisto autobus per supporto offerta di trasporto pubblico locale; Acquisto materiale per supporto attività scolastiche ed universitarie; Acquisto materiale per supporto attività sanitarie; Assegnazione risorse per riqualificazione aree urbane (verde, servizi raccolta rifiuti, riassetto funzionale dei servizi tra le città e gli impianti aeroportuali, ecc.)
Sono solo acquisti che non comportano tempi lunghi per la progettazione e l’ottenimento delle relative autorizzazioni e producono:  un immediato aumento del Pil; un incremento dei livelli occupazionali, un consistente abbattimento delle distanze attuali relative ai Lep,
e, anche se in modo non rilevante, un primo segnale di crescita dei redditi pro capite.
Se tutto questo caratterizzerà i primi cento giorni della nuova Legislatura allora vorrà dire che la politica degli annunci e delle buone intenzioni è solo un triste ricordo del passato. Speriamo, questa volta, di non essere smentiti. Il Mezzogiorno non lo meriterebbe. (ei)

MA QUALI MERIDIONALISTI DI PROFESSIONE
GIANNOLA DIFENDE RUOLO DELLA SVIMEZ

di SANTO STRATI – È passato quasi un mese dal Convegno di Sorrento promosso dalla ministra per il Sud Mara Carfagna con l’organizzazione affidata allo Studio Ambrosetti, ignorando del tutto la Svimez, ma la sottile polemica sui “meridionalisti di professione” continua a strisciare insidiosa.

È un modo di pensare che, alla luce delle ultime proposte della ministra Gelmini sull’autonomia differenziata (che è tornata improvvisamente alla ribalta) va respinto in toto, perché non si può ignorare il grandissimo sforzo e il ruolo precipuo recitato dalla Svimez a favore del Sud.

Non si può immaginare un “Mezzogiorno senza Svimez”, anche perché si farebbe torto ai padri fondatori Associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno non erano figli del Meridione, bensì esponenti della politica e dell’economia dell’Italia industriale del Nord: basti pensare a Beneduce, Menichella, Giordani, Cenzato e Saraceno e al loro impegno per sostenere una politica di industrializzazione e di crescita che vedesse protagonista l’intero Paese e non soltanto le già sviluppate economie del Settentrione.

A dar fuoco alle polveri, con la consueta amabilità che lo contraddistingue è stato qualche giorno fa il presidente della Svimez Adriano Giannola con una lettera al Corriere del Mezzogiorno che aveva pubblicato un editoriale di Marco Demarco che ascriveva l’ostracismo riservato alla Svimez a una guerra d’indipendenza della ministra per il Sud rispetto a De Luca e ai “professionisti del Mezzogiorno”.

Secondo Giannola, “l’enfasi sulla presunta novità del «Mezzogiorno senza Svimez» si deve, probabilmente, alla “scoperta di una novità a ben vedere vecchia di trent’anni; un fuoco fatuo, un abbaglio per l’acuto interprete (Demarco) di vicende nazionali «viste da Sud».

Si commenta da sola – scrive Giannola – l’allusione al «meridionalista di professione» della Svimez: tali sarebbero Saraceno (Iri), Rodolfo Morandi (Comitato Liberazione Nazionale Alta Italia), Menichella (istituto ricostruzione industriale-Banca d’Italia), la Cassa del Mezzogiorno presieduta da Pescatore, ecc… che furono in sintonia con i Governi, in autonomia e con discreto successo. Oggi – certo – non si può cercare di stare dignitosamente sulle spalle di quei giganti – chiosa Giannola nella sua lettera.

“A scanso di equivoci – prosegue il presidente della Svimez – Demarco commette un errore marchiano quando afferma che Sorrento inaugura l’era di un “Mezzogiorno senza Svimez». C’è da chiedersi dove egli fosse nella boriosa-sterile stagione dei boys della Nuova Programmazione, o in quella dei patti territoriali e da quale spiaggia abbia osservato i disastri delle politiche di coesione tanto case a Governi e «Governatori». In altri termini, non si è accorto che sul Mezzogiorno da più di trent’anni il Governo ragiona senza e spesso contro la Svimez.

“A Sorrento – scrive Giannola – la politica ha provato a verniciare a nuovo uno scenario preso a prestito; autorevoli sponsor contribuiscono da par loro con suggestioni che hanno un qualche distillato di analisi untradecennali. Certo fa effetto – a noi, non a Demarco – vedere all’improvviso declamati slogan Svimez mai assurti prima alle luci della ribalta del governo. Ben venga perciò se la volenterosa ministra saprà «cambiare rotta» al Paese costruendo quel «Secondo Motore», anche esso rigorosamente marcato Svimez pur non rivendicando copyright”.

Giannola rimarca nella sua lettera che “il quesito oggi non è se e come la Svimez sia in gioco, ma quale sostanza e credibilità possa attribuirsi all’annuncio di cambio di rotta. Ora (la ministra è baciata dalla fortuna) le risorse abbondano, vanno spese: è il progetto che rimane ignoto. In attesa di verificare la sequenza intenzioni-fatti non professiamo affatto granitica fiducia. Ministeri-chiave (mobilità sostenibile e transizione) a fronte di un’emergenza energetica che mette a rischio gli appuntamenti con la decarbonizzazione di Ue 2030 e 2050, palesano evidente inerzia, carenza di visione e di condivisione di questa opzione nel Pnrr. Di questo, sia consapevole la ministra e si attivi con fantasia. Serve a poco proclamare slogan Svimez (messi volentieri a disposizione) se dopo il maquillage non si passa in sala macchine ad accendere «il motore» per innescare quella sapiente, controllata reazione a catena che vale molto di più dell’ossessione del 40% al Sud. Per garantire un percorso di riequilibrio territoriale nei diritti di cittadinanza e va condiviso nel Paese grande malato d’Europa”.

È una replica, questa di Giannola che i nostri politici (ma non soltanto quelli carichi di pulsioni meridionalistiche) dovrebbero utilizzare come monito a una continua “distrazione” sui problemi del Mezzogiorno e sull’ – ahimè – crescente divario Nord-Sud. “Sul Sud– scrive ancora Giannola – si ha pieno diritto di ragionare: dico anzi che è tempo che Milano rompa il silenzio che, finora, segnala evidenze del suo malessere in fortuiti «fuori onda». Scenda invece in campo, magari aprendosi al confronto sul rivendicazionismo del «vento del Nord» e la bocconiana idea che per «far correre Milano» vale la pena di «rallentare Napoli» (Tabellini). Proporrei al presidente di Ambrosetti di ragionare sulla crisi di Milano che, per correre e non zoppicare, oltre a prendersela con Napoli crede di poter tornare locomotiva, con la scorciatoia di una incostituzionale autonomia che un’altra ministra di affretta a sfornare, senza che il presidente del Consiglio batta ciglio”.

Quest’ultimo riferimento alla Gelmini dovrebbe ulteriormente indurre a riflettere. Nel primo governo Conte la ministra Erika Stefani dovette battere in ritirata con le carte pronte per un’autonomia differenziata che mortificava il Sud e non aiutava, sicuramente il Nord. La Gelmini, si ritrova con una patata più bollente di prima che ha subito provocato la stizzita reazione della “collega” di partito Carfagna.

Il problema è e rimane ancora una volta la necessità di ragionare in termini di Paese e non di Nord-Sud dove l’uno corre e l’altro arranca. L’occasione del Pnrr è sicuramente più unica che rara e questo treno, una volta perso, non ha locomotive d’emergenza né corse aggiuntive su cui poter contare. Il Mediterraneo è la vera sfida (Giannola chiama “la via di Damasco – il cambio di rotta – da molti anni indicata dalla Svimez al Governo. Il vento gira e gonfia le vele di un Euro-Mediterraneo che da noi è ancora in cerca di identità, da costruire in casa prima che sull’altra sponda”.

Il fatto è che da troppo tempo gli illuminati rapporti della Svimez che avrebbero dovuto costituire un faro ideale per una sequela di governi insensibili al problema Mezzogiorno, non vengono presi in considerazione. Sono allarme circostanziati, con indicazioni di soluzioni affatto peregrine e che, anzi, potrebbero rappresentare il percorso più adatto per sostituire la parola crisi con ripartenza, la parola abbandono con ripresa, il termine degrado con sviluppo. La verità è che manca una precisa volontà politica a vedere finalmente crescere e avanzare il Mezzogiorno per un malcelato timore di un improbabile quanto impossibile “sorpasso”. I numeri del Pil sono impietosi e indicano ancora sofferenza in tutto il Meridione, ma senza i consumi delle popolazioni del Mezzogiorno – questo ancora non lo vogliono capire al Nord – le fabbriche e le industrie settentrionali si troveranno con ricavi dimezzati o azzerati. Ma alla popolazione del Mezzogiorno, oltre a offrire pari dignità abbattendo qualsiasi divario in qualsiasi campo, occorre offrire occupazione e lavoro stabile, garantire il futuro fino ad oggi rubato alle nuove generazioni del Sud. Se riparte il Sud, non dimentichiamolo, riparte il Paese. E non è uno slogan. (s)

LE CHIACCHIERE AL SUD E I SOLDI AL NORD
L’ITALIA RISCOPRE IL NODO MEZZOGIORNO

di GIOVANNI MOLLICA – Un marziano di passaggio sulla Terra, assistendo al Forum di Sorrento sul futuro del Sud, si sarebbe convinto che il Governo Draghi sta preparando per il Mezzogiorno un radioso avvenire.

Lo stesso Libro Bianco redatto con grande cura dallo Studio Ambrosetti spiega che gli imprevedibili eventi degli ultimi anni – dalla pandemia alla guerra in Ucraina, dalla crisi energetica a quella del grano – hanno ulteriormente accresciuto la valenza “mediterranea” dell’Italia, rendendo strategiche (anche per l’Europa) le estreme regioni meridionali. Dal punto di vista mercantile come da quello militare.

Senza limitarsi a quelle che sono “convenienze” per Italia e Ue, il documento ammette che «…cambiare il paradigma di sviluppo strategico del Sud: non una macro-area in perenne conflitto con il Nord e “fanalino di coda” d’Europa, ma baricentro delle strategie di crescita, competitività e cooperazione del Mediterraneo…» è un obbligo dettato dalle gravi difficoltà economiche e sociali nelle quali versano quelle popolazioni.

Ma se al Forum, invece di un marziano appena arrivato, avesse partecipato una persona che conosce la Questione meridionale, probabilmente le sue reazioni sarebbero state diverse.

Per prima cosa si sarebbe chiesta perché il documento che serviva di base al Forum “Verso Sud” era stato commissionato ad Ambrosetti e non a Svimez o a Università come Federico II che al prestigioso Istituto milanese non hanno nulla da invidiare e si occupano di Sud da decenni. Inoltre, al di là di queste volgarità da bottegai – ma della serie “chiacchiere a Sud e soldi a Nord” -, questa persona sarebbe rimasta basita ascoltando il Ministro dell’Economia dire che «… dagli anni ’80 non sono stati fatti sostanziali progressi: il Pil pro capite al Sud è il 55% di quello del Nord…».

Un’affermazione di una gravità incredibile per chi è “del mestiere” da quasi 30 anni – Franco è stato Consigliere economico presso la Commissione europea, direttore del Servizio Studi della Banca d’Italia, Ragioniere generale dello Stato, direttore generale della Banca d’Italia e Ministro da più di un anno -, perché bolla di infamia i governi di quasi mezzo secolo che nulla hanno fatto per cambiare concretamente una vergogna europea.

C’è stato bisogno della Sars e della tragedia ucraina per rendersi conto dello spopolamento delle Regioni meridionali, del loro tasso di disoccupazione, delle diseguaglianze, della mancata applicazione dei Lep, delle carenze infrastrutturali, sanitarie e formative che affliggono da decenni milioni di cittadini italiani di serie B?

Certo, un marziano non è tenuto a sapere che il 40% del PNRR che Draghi, Franco e Carfagna rivendicano trionfalmente come strumento decisivo per il rilancio del Meridione è, in realtà, ampiamente sovrastimato e che è la metà di quanto l’Ue aveva destinato alla parte più derelitta d’Italia col Next Generation Plan EU.

Veniamo ai fatti. Siamo onorati che il Libro Bianco (pag. 25) auspichi la costituzione di un prestigioso “Advisory Board” per studiare i provvedimenti da adottare ma, insieme a questa “splendida” notizia, desidereremmo sapere quando saranno completati l’AV/AC SA-RC-PA/CT e la BA-TA/LE, il Ponte sullo Stretto, la 106 Jonica, i nodi logistici interportuali e, infine, quando saranno affrontate seriamente le bombe sociali derivanti dalle crisi in atto e imminenti a sud di Eboli, descritte con la solita documentata acutezza da Ercole Incalza. A tutt’oggi, Forum compreso, ci sono solo chiacchiere. (gm)

La bella giornata calabrese di Dubai: protagonisti il Porto di Gioia, le Zes, il Mediterraneo

Obiettivo Calabria. Una nuova porta per l’Europa. Ma lo sarà davvero? Sicuramente, se ci sarà l’impegno effettivo del Governo e la volontà di rilanciare la nostra regione che, come più volte detto, è fondamentale per la ripartenza. Se rinasce il Sud rinasce l’Italia, avevano detto non troppi mesi addietro. Un claim che ormai sembra un disco rotto, ma che dovrebbe essere, invece, il manifesto del Governo per una nuova primavera del Sud e, soprattutto, della Calabria.

Non a caso, è all’Expo di Dubai che si è deciso di parlare di Calabria, con una giornata dedicata interamente alla nostra regione, con ospiti illustri come i ministri Mara Carfagna ed Enrico Giovannini, figure chiave per il rilancio e la rinascita della nostra regione.

Ma andiamo in ordine. Il dibattito, aperto dal giornalista del Corriere della SeraFrancesco Verderami, si è aperto con il Porto di Gioia Tauro. Ai presenti è stato illustrato, tramite un video suggestivo, l’importante infrastruttura e le sue navi. Presente, il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mari Tirreno Meridionale e Ionio, Andrea Agostinelli.

La ministra per il Sud, Mara Carfagna, nel suo intervento ha presentato le Zes, sottolineando che «le nuove Zone Economiche Speciali saranno gli snodi di un sistema altamente efficiente di collegamenti ferroviari, portuali e stradali. Grazie alle risorse nazionali ed europee, nei prossimi anni puntiamo a costruire nei prossimi cinque anni veri hub intermodali, affinché le rotte commerciali che provengono dall’Estremo Oriente e dall’Atlantico possano trovare una porta d’ingresso verso l’Europa e un link privilegiato con le aree a più alto tasso di sviluppo del Nord Africa».

«Siamo convinti – ha spiegato il ministro Carfagna – che il prossimo decennio vedrà una crescente centralità del Mediterraneo, nella sua dimensione allargata alla Penisola Arabica, negli scenari economici, energetici, culturali e politici. L’ampliamento del Canale di Suez, la crescita degli scambi commerciali tra le due sponde del Mare Nostrum, l’emergere dell’Africa come grande e crescente mercato di produttori e consumatori, la costruzione di nuove infrastrutture energetiche tra Medio Oriente e Europa e tra Africa e Europa: è indubitabile che dal Mediterraneo allargato passerà una parte rilevante della riconfigurazione degli equilibri geopolitici del pianeta».

«L’Italia si candida, con il suo Sud, a diventare un vero e proprio hub logistico, energetico e produttivo dell’intera regione mediterranea. È una scelta strategica e lungimirante, fortemente voluta dal governo Draghi con il PNRR» ha annunciato la ministra.

È un progetto che vede le ZES tra le principali protagoniste: «Sono aree portuali, retroportuali e industriali dove puntiamo ad attrarre imprese e nuovi investimenti grazie a un nuovo modello a burocrazia zero e tassazione ridotta, oltre a ingenti investimenti infrastrutturali nei porti, nelle reti ad alta velocità e nel sistema stradale».

«La Calabria – ha detto la ministra – è una regione troppo a lungo giudicata marginale in Italia: oggi all’Expo di Dubai abbiamo avuto l’occasione di raccontarla come merita, a cominciare dal valore della sua portualità e delle prospettive che si aprono nel futuro. Gioia Tauro è già oggi il primo porto italiano, il sesto del Mediterraneo allargato e l’ottavo in Europa».

«Sono certa che con l’imponente piano di infrastrutturazione previsto dal Pnrr e il nuovo impulso per la Zes calabrese questa performance potrà essere ulteriormente migliorata» ha detto ancora, spiegando che «la Zes Calabria potrà contare su 111,7 milioni di euro, che andranno a modernizzare e rafforzare il porto e l’area industriale di Gioia Tauro (43,5 milioni di euro per il potenziamento del raccordo stradale con i corridoi europei, il primo lotto di collegamento con la SS18 e il completamento della banchina di ponente) e altre importanti aree industriali, come quelle di Rosarno e Sibari. I porti di Reggio Calabria e Villa San Giovanni avranno a disposizione rispettivamente 6,5 e 4 milioni per opere infrastrutturali».

«Tra il PNRR e il Fondo Complementare – ha spiegato – ci sono 11,2 miliardi di euro per completare la linea ferroviaria ad alta velocità Salerno-Reggio Calabria, con l’abbattimento dei tempi di percorrenza di 80 minuti e un consistente aumento del numero dei treni. Insomma, i cittadini calabresi, le aziende che già ci sono, e gli investitori che vorranno scommettere su questa terra, saranno nell’arco di cinque anni protagonisti dello sviluppo di una grande piattaforma logistica e produttiva al centro del Mediterraneo e collegata al resto d’Europa».

Importante, l’intervento, in videoconferenza, del Procuratore Nicola Gratteri, che ha ribadito come «il porto di Gioia Tauro è una grande opportunità non solo per la Calabria ma per l’Italia ma secondo me è sfruttato al 20% del suo potenziale. Non vogliamo un porto di Gioia Tauro che serva solo perché le grandi navi scarichino i container e dopo tre giorni gli stessi container in una nave più piccola vengono portati al porto di Genova».

«Non è questo che vogliamo per la Calabria o l’Italia – ha ribadito –. Dietro il porto di Gioia Tauro ci sono ettari ed ettari di terreno mai utilizzato messo a disposizione delle aziende, perché in queste vicende non c’è stata programmazione, perché c’è stato un totale abbandono soprattutto da parte della politica calabrese e della politica meridionale, perché noi non possiamo pensare che i problemi del Sud li possano risolvere i parlamentari del Nord».

«Io come ogni calabrese – ha proseguito – spesso parlo male della mia terra perché la amo e proprio perché la amo ne posso parlare male. Ma io sogno per la Calabria le stesse infrastrutture che ci sono in Veneto e in Emilia Romagna, di questo abbiamo bisogno. Non abbiamo bisogno di assistenzialismo, siamo stanchi di questo assistenzialismo, siamo stanchi di queste mance che ciclicamente i vari governi ci propinano. Non abbiamo bisogno di questo. L’assistenzialismo porta solo al vagabondaggio e al lavoro nero, non alla produzione».

«Voglio un porto di Gioia Tauro – ha detto – dove ci sia una ferrovia in modo che il container possa arrivare velocemente al Nord e in Europa, di una ferrovia che porti le merci sotto la pancia dell’aereo all’aeroporto di Lamezia, ho bisogno dell’Alta Velocità. Ho avuto il piacere di incontrare il professore Giovannini, il ministro delle Infrastrutture, e abbiamo parlato proprio di questo. Ho detto al ministro “voi pensate alle opere pubbliche, alla ‘ndrangheta ci pensiamo noi”. Ho esagerato nel senso che ho usato un parolone, ma non volevo che fosse un’occasione persa per la Calabria».

«Noi – ha rilevato Gratteri – abbiamo bisogno dell’alta velocità Salerno-Reggio Calabria, poi ho visto scientificamente, dopo 20 giorni, uno studio privato che diceva che non era conveniente l’alta velocità. Ma ancora stiamo a parlare se infrastrutture così sono convenienti? Ogni mattina partono dalla Calabria 20 autobus per il Nord: se ci fosse l’alta velocità certamente la gente non andrebbe a mettersi come sardine e stare dicdici ore per arrivare a Milano o Torino. Abbiamo bisogno come il pane dell’infrastruttura dalla Salerno-Reggio Calabria, della Reggio Calabria-Taranto, finalmente una strada a due corsie tutta intera e non a spezzatino. Io ancora non ho visto soldi stanziati per l’intera rete».

Mi auguro – ha concluso Gratteri – che i ministri che oggi avete invitato vi stiano vicini e abbiano a cuore del infrastrutture di cui il Sud ha bisogno più del pane».

Nel suo intervento, sempre in video conferenza, il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, che ha ringraziato «i ministri Carfagna, che è sempre disponibile con la Calabria, e Giovannini, col quale ci stiamo sentendo spesso nelle ultime settimane per discutere dell’Alta velocità, sulla quale non indietreggiamo di un millimetro, e anche per le altre infrastrutture strategiche per la Regione, come la Statale 106».

«Con il ministro Carfagna – ha spiegato – abbiamo condiviso l’idea di presentare il porto di Gioia Tauro e la Zona economica speciale del porto nella stessa giornata in cui il governo presentava il sistema delle Zes in Italia. La mia idea è che la Zes di Gioia Tauro sia la più importante per il Paese, proprio perché è a ridosso di un porto che è il più strategico d’Italia come hanno detto gli ospiti presenti oggi a Dubai».

«Ho voluto dedicare questa giornata al porto di Gioia Tauro – ha proseguito – perché l’Italia si è dimentica del Mediterraneo nel corso degli anni e soprattutto si è dimenticata di avere nel cuore del Mediterraneo un porto straordinario, quello di Gioia Tauro, che si è sviluppato più per inerzia che per volontà politica, ma che è diventato una delle principali infrastrutture del sistema europeo e mondiale».

«Parliamo di un porto – ha spiegato – nel quale i terminalisti stanno investendo centinaia di milioni di euro negli ultimi anni, con guadagni molto rilevanti nel transhipment. È un peccato che tutto ciò non riverberi sviluppo in Calabria, nel Mezzogiorno e nel Paese, attraverso la crescita di attività industriali in quell’area. Sono molto felice dell’intervento del procuratore Gratteri, perché un altro luogo comune che dobbiamo sfatare è quello per il quale in Calabria non si possa investire perché c’è la ‘ndrangheta. Non deve essere così. La ‘ndrangheta fa schifo, ma non deve diventare un alibi per non fare gli investimenti».

«Ho voluto presentare il porto di Gioia Tauro – ha detto ancora – a Dubai perché credo che una Regione si sviluppa solo creando opportunità, affinché gli imprenditori locali possano avere occasioni e lavorare meglio».

Inoltre, il Governatore ha ribadito che «il porto di Gioia Tauro si sviluppa se riesce ad attrarre investimenti. Sorgenia, ad esempio, ha in pancia un investimento per la costruzione di un rigassificatore a Gioia Tauro, con tutte le autorizzazioni già pronte, anche se da aggiornare. Su questo progetto chiederemo al governo di accelerare l’iter, perché Gioia Tauro si doti di questa importante opera nel settore energetico».

«Tra l’altro – ha detto – anche il presidente Draghi ha rimarcato recentemente l’intenzione di voler investire sui rigassificatori nel nostro Paese. Noi vorremmo collegare al rigassificatore anche la piastra del freddo. Gioia Tauro in questo modo potrebbe produrre surgelati per metà Europa, una possibilità incredibile per tutto il territorio. Ad esempio Msc, il principale terminalista del porto, è anche il maggior distributore di generi alimentari via nave. Appena faremo questo investimento, la Zes di Gioia Tauro potrebbe diventare un grande distretto dell’agroalimentare che valorizza anche l’agricoltura calabrese».

«Credo che la Calabria – ha concluso – possa essere una terra di grandi opportunità. Il presidente della Regione deve occuparsi di emergenze, ma deve avere anche la capacità di pensare al futuro».

La sottosegretaria per il Sud, Dalila Nesci, ha evidenziato come «la Calabria, con le sue risorse naturali e produttive e le sue opportunità di sviluppo e di competitività, è protagonista a Expo Dubai».

«La giornata dedicata alla nostra regione – ha aggiunto – è una vetrina importante per mostrare a livello internazionale quanto abbiamo da offrire a livello ambientale, economico e turistico. Grazie anche alla straordinaria attenzione riservata dal Governo, la Calabria è pronta a svelare la sua bellezza al mondo».

«Al nostro territorio – ha illustrato – sono destinati ben 7 miliardi di euro per le infrastrutture nel periodo 2022-2026: risorse che saranno destinate all’Alta velocità e al rafforzamento delle ferrovie regionali, all’edilizia residenziale e alla rigenerazione urbana, oltre che al potenziamento della Zona Economica Speciale e dei porti, a iniziare da quello di Gioia Tauro che deve diventare l’hub logistico, produttivo e commerciale del Mediterraneo».

«Nello specifico – ha spiegato ancora – sono stati stanziati 111 per la Zes Calabria che consentiranno di realizzare collegamenti più efficaci tra le zone industriali e la rete infrastrutturale. Abbiamo stanziato anche 1,4 miliardi di euro per la transizione ecologica del territorio, con l’obiettivo di promuovere la crescita compatibile con l’ambiente nella nostra regione. Accanto alle misure di politica industriale, infatti, abbiamo messo in campo interventi a favore delle aree interne, dei Comuni e delle realtà locali. Con il Contratto Istituzionale di Sviluppo per la Calabria, ‘Svelare Bellezza’, abbiamo adottato un piano straordinario per la crescita e la valorizzazione delle risorse ambientali, turistiche e culturali del territorio».

«Stiamo investendo risorse senza precedenti – ha concluso – per favorire il rilancio della nostra regione, che si candida a diventare il motore dello sviluppo del Mezzogiorno e il centro e di attrazione di nuovi investimenti». (rrm)

FONDI COESIONE: 20 MILIONI ‘DIMENTICATI’
OCCHIUTO BATTE CASSA CON LA CARFAGNA

dalla REDAZIONE ROMANA – Usa il suo profilo Facebook il Governatore Roberto Occhiuto per aprire il grande e annoso dibattito sui Fondi Europei destinati alla Calabria. «Ci sono risorse FSC stanziate da oltre 20 anni – sottolinea il Presidente – che vanno spese subito per non perderle. Ne abbiamo parlato con la Ministra Carfagna. Le risorse europee che arriveranno tramite il Pnrr e tramite altri strumenti di finanziamento servono tutte per la Calabria, e per creare sviluppo e lavoro. Nemmeno un euro, questo il nostro obiettivo, deve essere distratto a vantaggio di poteri criminali. Sotto il profilo sociale – sottolinea Roberto Occhiuto – la Calabria si colloca in fondo tra le 281 Regioni europee negli indicatori aggregati del disagio. È una cosa che il governo regionale che rappresenta i calabresi non può più tollerare».

Non poteva scegliere argomento più adatto il Governatore per spiegare che il suo impegno politico dei prossimi mesi sarà tutto puntato nel tentare di salvare il salvabile, ma questa regione va salvata – dice – a tutti i costi.

È di appena qualche giorno fa un’altra notizia importante. Roberto Occhiuto ha infatti sottoscritto, presso la Cittadella regionale, un’integrazione al protocollo di intesa tra la Regione Calabria e la Guardia di Finanza che ha l’obiettivo di rafforzare le azioni a tutela della legalità dell’azione amministrativa, relativa all’utilizzo delle risorse erogate dall’Unione europea, attraverso la prevenzione e il contrasto di qualsiasi tentativo di utilizzo irregolare o fraudolento dei fondi. Tradotto in parole povere, significa «Avanti tutta e con il massimo rigore possibile».

A febbraio di un anno fa l’Unione Europea aveva stilato una graduatoria di merito da cui veniva fuori che tra le cinque regioni meno sviluppate d’Italia, dopo la Basilicata si piazzava la Calabria, che ha però un programma plurifondo (Fesr + Fse) e dunque molte più risorse da spendere: al 15° posto della graduatoria la Calabria aveva già certificato il 29,23% dei fondi ad essa assegnati, ma aveva ancora 1,68 miliardi da spendere nei prossimi tre anni.

Un anno dopo, le cose non sono molto diverse da allora, e Occhiuto questo lo vive ogni giorno sulla sua pelle con apprensione e con preoccupazione.

Dopo la sua elezione a Governatore, a dicembre dello scorso anno, arriva finalmente il primo annuncio importante. La Direzione generale Occupazione, affari sociali e inclusione della Commissione europea comunica lo sblocco dei 69 milioni di euro del Fondo sociale europeo per la Calabria i cui pagamenti erano stati congelati per via di alcune incongruenze emerse dopo normali controlli di routine. «Le due richieste di pagamento finite sotto i riflettori di Bruxelles e che hanno determinato il blocco precauzionale di tutti i pagamenti del Fondo sociale per la Calabria – spiegò nel dettaglio la portavoce della Commissione Ue – si riferiscono a spese complessive per 68,5 milioni di euro (una per 1,5 milioni e l’altra per 67). L’importo è pari al 3% dell’ammontare complessivo del programma calabrese (2,3 miliardi) e al 17% della dote regionale del Fse».

«Un risultato estremamente significativo, difficile da conseguire, un obiettivo per il quale mi ero recato, il 30 novembre e l’1 dicembre personalmente a Bruxelles – ricorda il Governatore – per incontrare vertici e capi unità della Ue. Una missione, quella in Europa, che ha consegnato alla Commissione l’immagine di una Regione credibile, di un’amministrazione reattiva, di un presidente pronto ad intervenire tempestivamente per risolvere le criticità. Tutti aspetti determinanti».

In quella occasione Roberto Occhiuto ringrazia anche pubblicamente il direttore generale del Dipartimento Programmazione Unitaria della Cittadella, Maurizio Nicolai, «per il prezioso contributo datomi in queste settimane, e gli uffici di Germaneto che hanno seguito questo delicato dossier: abbiamo fatto un grande lavoro di squadra. Anche attraverso una vicenda di questo tipo – risolta in modo positivo – possiamo costruire la nuova reputazione della nostra Regione e raccontare all’Italia, e in questo caso anche all’Europa, una Calabria che il Paese non si aspetta».

C’è un concetto di fondo che il Governatore non fa che ripetere da quando si è ufficialmente insediato, ed è questo: «L’Ue – dice Roberto Occhiuto – pone cinque obiettivi politici alle Regioni: la ricerca e l’innovazione, il clima e l’energia, la mobilità e la connettività, i diritti sociali, e le politiche territoriali. In queste sfide c’è il nostro futuro, il nostro impegno per le nuove generazioni. Sono obiettivi che dovremmo approcciare in una logica complessiva e di complementarità. La Calabria nelle prossime settimane sarà impegnata nella definizione della propria strategia di specializzazione intelligente per il periodo di programmazione 2021-2027. E credo che questo possa rappresentare l’inizio di una nuova Calabria. Il partenariato economico e sociale ha un ruolo chiave. Oggi siamo tutti insieme con la stessa dignità e la stessa responsabilità, consapevoli del compito che ognuno di noi deve svolgere per rendere produttivo l’impiego delle risorse che l’Europa ci mette a disposizione».

Fondi UE non spesi da 20 anni, dunque. Scandaloso, quasi vergognoso. Lo è per un’intera generazione politica che è venuta prima di lui, ma Occhiuto non demorde e nella seduta del Comitato di Sorveglianza del Por Calabria di qualche mese fa ripete con forza il suo mantra: «Sarà importante evitare la frammentazione degli interventi non solo sulla spesa delle risorse che l’Europa ci mette a disposizione, ma anche su quelle del bilancio della Regione. Il mio governo concentrerà l’attività su obiettivi strategici, senza parcellizzare il riparto di queste risorse come troppo spesso è stato fatto al Sud e anche in Calabria. E sarà importante mettere a sistema le politiche di ricerca e di innovazione, favorendo un utilizzo più efficiente dei fondi, tenendo conto del posizionamento strategico territoriale e delle prospettive di sviluppo».

In altri termini, occorrerà costruire un vantaggio competitivo che sia durevole e strutturale. «Per fare questo – spiega il Governatore – bisogna essere capaci di costruire un’offerta pubblica che sia in grado di seguire, e in alcuni casi di anticipare in maniera adeguata, i bisogni delle imprese e degli altri beneficiari coprotagonisti della spesa dei fondi comunitari. Due sono le grandi questioni su cui dovremmo fare una programmazione attenta e in complementarietà con il Pnrr: l’ambiente e le politiche sociali. Considero patologico che su 913 agglomerati di procedimenti di infrazione per il trattamento delle acque reflue urbane in Italia, 174 si trovino in Calabria. Su questo dovremo lavorare con grande impegno e determinazione. Bisogna ripartire da queste debolezze e mettere mano alle procedure di infrazione in materia ambientale. Il mio governo regionale vuole essere un governo che si segnala per un cambio di passo rispetto al passato».

Il confronto con l’opposizione rimane comunque sempre molto aspro. Proprio di recente il gruppo del Pd in Consiglio regionale ha  chiesto chiede alla giunta e al governatore Roberto Occhiuto di aprire un dibattito in Aula dopo la relazione della Corte dei Conti: «Un record di cui avremmo fatto volentieri a meno – riconoscono i consiglieri regionali del Pd Nicola Irto, Raffaele Mammoliti, Domenico Bevacqua, Franco Iacucci e Ernesto Alecci – e che desta profonda preoccupazione proprio quando la macchina burocratica e amministrativa dovrebbe essere pronta a gestire i fondi del Pnrr. Sicuramente le tabelle e i dati forniti dai magistrati contabili non lasciano ben sperare per il futuro e chiamano all’assunzione di responsabilità chi ha governato la Regione negli ultimi anni. Non soltanto a livello politico, ma anche alla guida degli uffici e dei dipartimenti che hanno in gestione la spesa comunitaria».

È la palla che rimbalza da un tavolo all’altro e che si ferma sempre al solito “spiazzo verde” che è il potere della burocrazia, a tutti i livelli istituzionali possibili e immaginabili. Ma la cosa peggiore e più grave è che se la burocrazia sbaglia a pagare è sempre e solo la politica, e forse è arrivato il momento che ogni burocrate paghi invece di persona le proprie colpe, la propria ignoranza, la propria incapacità strutturale. Ma questo Roberto Occhiuto lo ha ben chiaro dal primo giorno in cui ha messo piede a Germaneto. (rrm)

Innovazione nel Sud: anche il Dulbecco Institute tra i 13 progetti calabresi ammessi alla prima fase

C’è anche il Renato Dulbecco Institute, il centro di ricerca scientifica internazionale che sta sorgendo a Lamezia Terme, fra i tredici progetti calabresi che hanno superato la prima fase di valutazione progettuale per l’Innovazione nel Mezzogiorno. I progetti sono stati presentati entro il 12 novembre nella manifestazione di interesse per la candidatura di ecosistemi di innovazione, che prevedano la sinergia tra università, centri ricerca, istituzioni e realtà imprenditoriali private. Clamorose anche lacune bocciatura come il progetto PaRISS dell’Unical  che prevedeva la nascita di una cittadella dell’innovazione intorno ad Arcavacata, quello presentato dall’Università E-Campus relativo al Parco Museo Kolbe e quello dell’Ingv Calabria che ipotizzava un sistema di monitoraggio multirischi per la prevenzione dei terremoti.

Tra quelli ammessi alla seconda fase valutativa (il PNRR finanzia il fondo voluto dalla ministra per il Sud Mara Carfagna per 70 milioni l’anno nel periodo 2022-2026) il Renato Dulbecco Institute, nonostante l’importanza e la valenza dell’iniziativa, richiede un impegno finanziario di 27 milioni, tra i più bassi come budget tra quelli presentati. A tale proposito, il prof. Giuseppe Nisticò, farmacologo di fama internazionale e commissario della Fondazione Dulbecco ha espresso la propria soddisfazione «per come sta procedendo la valutazione nazionale dei progetti sull’innovazione al Sud e mi auguro che si continui su questa linea che premia il merito». Anche il prof. Roberto Crea direttore scientifico del Renato Dulbecco Institute e il Premio Nobel Aaron Ciechanover, alto consulente dello stesso Istituto  hanno espresso il loro più vivo compiacimento per l’elevato standard di selezione che la  ministra per il Sud Mara Carfagna sta seguendo. «L’originalità del progetto – dice il prof. Nisticò – deriva dal fatto che sia la Fondazione Renato Dulbecco, sia la Protelica di San Francisco sono gli unici a essere proprietari dei brevetti per la produzione di pronectine o nanoanticorpi e quindi nessun altro istituto di ricerca al mondo può portare avanti questi studi».

Le prime pronectine prodotte si sono rivelate di essere efficaci in alcune forme di cancro resistenti alle terapie attuali, come dimostrato presso l’Università Magna Graecia, dai due grandi oncologi di fama internazionali il prof. Pier Francesco Tassone  e Pier Sandro Tagliaferri.  Allo stato attuale, il prof. Roberto Crea sta procedendo alla selezione delle pronectine più efficaci per il trattamento delle malattie da coronavirus e in primis delle varianti delta e di quella omicron.

Tra gli altri progetti che hanno superato la prima fase di valutazione, spiccano anche il progetto Agapi dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, che prevede la creazione di un campus tecnologico di altissima innovazione, con un’area hitech polifunzionale e poliattrattiva da realizzarsi nell’area dismessa delle Officine Grandi Riparazione di Saline Joniche, e il progetto Longevity health Plan Institute del prof. Valter Longo, uno dei maggiori esperti di nutrizione e salute. Longo, calabrese, che vive tra Milano e Los Angeles è molto apprezzato per le sue ricerche sull’alimentazione di anziani e bambini i cui risultati offrono opportunità per una “lunga” vita in salute. Il progetto Agapi era stato illustrato qualche mese addietro alla stampa dal Rettore della Mediterranea prof. Marcello Zimbone unitamente al deputato reggino Francesco Cannizzaro: richiede un investimento di 90 milioni di euro. (rcz)

 

CONTRO L’INCAPACITÀ DI SPESA DEL SUD
APPELLO ALLA CARFAGNA: STOP LENTEZZA

di ERCOLE INCALZA – Signora Ministra, io sono meridionale come Lei e quindi conosco come Lei i pregi ed i difetti dei cittadini della nostra terra e, soprattutto, io per motivi di età più di Lei, conosco le abitudini di chi è preposto alla gestione della cosa pubblica. Ora tutti ci siamo convinti che, a differenza del passato, ci sono rilevanti risorse. Ora tutti ci siamo convinti o ci hanno convinto che non il 30%, non il 40% ma addirittura il 50% (qualche Ministro dell’ultima ora si azzarda a parlare del 60%) delle risorse del PNRR è destinato al Mezzogiorno.

Io e Lei, io più di Lei per problemi di età, abbiamo più volte, in più occasioni sentito e vagliato queste assicurazioni e poi queste percentuali sono rimaste all’interno della strana tecnica mediatica dell’annuncio. Quella tecnica che viene utilizzata quasi sempre da parte di chi per un determinato tempo riveste ruoli istituzionali.

Avere ottenuto l’inserimento nel PNRR di 1.800 milioni di euro per realizzare un lotto della ferrovia ad alta velocità Battipaglia – Romagnano sulla linea Salerno – Reggio Calabria, rappresenta la massima soddisfazione per il Presidente della Regione Campania, per il Presidente della Provincia di Salerno, per il Sindaco di Salerno, per quello di Battipaglia, per quello di Romagnano, di 7 o 8 o 12 parlamentari dei vari collegi locali; e sapere che nel PNRR esista un titolo “Asse ferroviario ad alta velocità Salerno – Reggio Calabria” costituisce un successo di tutti coloro che, presenti direttamente e indirettamente lungo questo corridoio infrastrutturale e rivestendo ruoli istituzionali, si sentono attori promotori di questo risultato. Si sentono, Signora Ministra, soddisfatti di un titolo, di una voce di spesa per ora solo allocata.

Signora Ministra come Lei sa noi partiamo da una triste esperienza che ci fa davvero vergognare all’interno della Unione Europea: dei 54 miliardi del Programma del Fondo di Sviluppo e Coesione 2014 – 2020 in sei anni ne abbiamo impegnati 24 e spesi 3,8 miliardi di euro (ripeto tre miliardi e ottocento milioni di euro). E per non perdere definitivamente le somme non impegnate pari a circa 30 miliardi di euro dobbiamo fare in modo di spenderli entro e non oltre il 31 dicembre del 2023.

Ed allora proprio perché conosciamo questi limiti e siccome vorremmo evitare di ritrovarci il 31 dicembre 2026 impegnati solo nella ricerca dei responsabili della “mancata spesa” e al sistematico confronto tra organo centrale e organo locale, tra stazioni appaltanti e imprese di costruzione, cerchiamo sin da ora di monitorare in modo capillare questo non facile teatro di convenienze e di occasioni irripetibili per la nostra terra. Forse Lei ha già istituito presso il Suo Dicastero un organismo preposto all’avanzamento dei vari interventi, tuttavia sarebbe opportuno che il monitoraggio verificasse essenzialmente tre momenti chiave e cioè:

– La reale e misurabile conclusione della fase progettuale

– La conclusione dell’iter approvativo ed autorizzativo

– L’avvio concreto dei cantieri

Le mie indicazioni sembrano banali ma purtroppo il controllo vero, ripeto vero, di questi tre momenti è, a mio avviso, una condizione per misurare la correlazione tra la progettazione di un’opera ed il tempo necessario per la realizzazione dell’opera stessa. È l’unico modo per misurare le nostre lentezze e forse le nostre irresponsabilità. A tale proposito Le ricordo che siamo ormai da quasi 10 (dieci) mesi sotto i fari accesi di una Unione Europea che cerca di capire quando e come il nostro Paese passerà dagli annunci, dalla definizione dei programmi, dalla istituzione della governance (tra l’altro purtroppo non una ma diverse) alla apertura dei cantieri, alla concreta utilizzazione delle risorse coerenti ai programmi di spesa definiti ed approvati.

Tento di farLe un esempio riferendomi solo alle infrastrutture ferroviarie per ricordarLe che per le opere ubicate nel Mezzogiorno penso sia necessario prendere visione dello stato di avanzamento dei progetti e dei relativi cronoprogrammi proprio per superare tutti i vincoli autorizzativi, tutti i localismi ed i provincialismi che in molti casi hanno reso e rendono difficile il lavoro delle Ferrovie dello Stato.

Prendo come esempi quattro opere fondamentali presenti nel PNRR: l’asse Napoli – Bari, l’asse Salerno – Reggio Calabria, l’asse Taranto – Potenza – Battipaglia e il sistema Palermo – Messina – Catania.

Esistono poi una serie di interventi come la linea Rosarno – San Ferdinando, la Bari – Bitritto, la Cancello – Benevento, la Bari – Taranto, la Venafro – Campobasso – Termoli, la Roccaravindola – Isernia – Campobasso, , la Salerno – Aeroporto di Pontecagnano, la Pescara – Foggia – Brindisi, il collegamento porto e bypass porto di Augusta, l’asse Bari – Lamasinata, la linea Potenza  Foggia, il completamento della linea Ferrandina – Matera, la linea Barletta – Canosa, il nodo intermodale di Brindisi, la velocizzazione della linea jonica, il nodo di Catania, l’asse Palermo – Agrigento – Porto Empedocle, la intermodalità Trapani – Birgi, il collegamento aeroporto di Olbia e il raddoppio Decimomannu – Villamassargia; tutti interventi che hanno un inserimento nel PNRR per circa 3.400 milioni di euro ma che allo stato sono relativi tutti a nuovi interventi ed i cui progetti o sono allo stato di studio di fattibilità, o di fattibilità o di progetto di massima. Sono tutti interventi che devono essere quindi completati, essere approvati, essere condivisi con gli organi locali.

Le ho fatto una analisi sintetica delle opere ferroviarie nel Mezzogiorno e da tale analisi che sicuramente Lei già conosce emerge un dato davvero preoccupante: escluso l’asse Napoli – Bari il resto è tutto da progettare, è tutto da approvare, è tutto da appaltare.

Devo esserLe sincero ma nasce spontanea una prima considerazione: questo quadro di interventi, di progetti, di scelte era noto sin dal mese di febbraio di questo anno, poi a maggio è stato reso ufficiale e definitivo, poi il 13 luglio la Unione Europea lo ha avallato ulteriormente; sono passati otto mesi, cinque mesi, tre mesi e si continuano ad organizzare le governance, si continuano a confermare gli impegni autorizzati, si continuano a fissare le Commissioni per approvare i progetti,

Tutte azioni obbligate, tutte iniziative utili ma intanto in questo modo abbiamo regalato al futuro un anno e forse alla Unione Europea una somma rilevante di risorse che non saremo in grado di spendere.

Ministra siccome conosciamo questo difficile brodo e siccome sarebbe davvero folle non invertire le abitudini, sarà bene dare il giusto valore non al significato di un anno o di un mese o di una settimana ma convincersi che anche perdere un giorno significa compromettere un percorso che, devo esserLe onesto, allo stato è davvero difficile da attuare. Ma io ho grande stima della Sua persona. (ei)

[courtesy stanzediercole.com]

[Ercole Incalza, profondo conoscitore dei problemi del Mezzogiorno, è stato responsabile del Piano generale dei trasporti approvato dal Governo nel 1986 e del suo primo aggiornamento avvenuto nel 1991. Ha vissuto in questi ultimi trenta anni nel mondo della pianificazione dei trasporti]

Il ministro Carfagna a Reggio: Niente annunci, ma impegni concreti per la Calabria

«Sviluppo, nuove strategie di investimento e quindi occupazione… ma soprattutto infrastrutture e opere connesse, per colmare il gap Nord-Sud» ha dichiarato il ministro per il Sud, Mara Carfagna, nel corso della conferenza stampa nella sede Provinciale di Forza Italia, dove ha garantito «impegni concreti per la Calabria».

Il ministro, infatti, ha parlato degli impegni che intende portare a termine, con il supporto della Regione Calabria, grazie alla grande occasione per il Meridione che si chiama Pnrr, «il 40% del quale – lo ha ribadito con forza Mara Carfagna qui in riva allo Stretto – è destinato al Sud. Chi parla di scippi e di informazioni fuorvianti non sa di cosa parla».

111 milioni per le Zes di tutta la Regione; 11 milioni per l’autostrada Salerno – Reggio; 50 milioni di euro all’Autorità portuale per portare Gioia Tauro ai vertici d’Europa e per rilanciare in maniera definitiva il Porto di Reggio (aggiungendosi ai 15 milioni di euro dell’emendamento Cannizzaro). E questi sono solo alcuni degli interventi di cui ha parlato il Ministro per il Sud.

A questi Mara Carfagna ha formalmente assunto l’impegno anche per alcuni Progetti bandiera su infrastrutture ferroviarie e stradali per la Calabria, per un totale di ben 373 milioni di euro (fondi FSC 21-27), sui quali c’è già totale intesa con i Ministeri competenti e che saranno già inseriti nel prossimo Decreto: SSV completamento collegamento A2 S.Roberto – Campo Calabro – Piani Aspromonte (20 mln); SSV completamento collegamento A2 S.Roberto – Campo Calabro – Piani Aspromonte (20 mln); SSV completamento collegamento A2 S.Roberto – Campo Calabro – Piani Aspromonte (20 mln); SSV bretella collegamento pedemontana della Piana di Gioia Tauro (20 mln).

E ancora, SS 280 dei due mari Catanzaro – Cosenza (25 mln); trasversale Amantea – Cosenza (20 mln); SS106 – SP197 – SP252 collegamento Corigliano – Tarsia (10 mln); Ammodernamento collegamento A2 aree interne Vibo Valentia (15 mln); Collegamento SS106 tramite attraversamento del fiume Esaro (10 mln); Collegamento SS106 tramite attraversamento del fiume Esaro (10 mln); Completamento elettrificazione linea jonica (180 mln) e Riattivazione linee Taurensi (28 mln).

«Con un Ministro così pragmatico e attento alle necessità del Sud, sarà sicuramente più facile governare la Regione – ha dichiarato Roberto Occhiutoma starà al nuovo corso politico dimostrare quanto male abbia fatto prima di noi la Sinistra e quanto si sbaglia oggi chi pensa che amministrare qui sia impossibile!».

«Non c’è mai stata una simile convergenza di forze politiche ed istituzionali sulla Calabria – è la chiosa di Francesco Cannizzaroe sono orgoglioso di poter essere costante espressione sul territorio di questo tangibile impegno. La cambiamo questa Regione. Insieme!». (rrc)

La ministra per il Sud, Mara Carfagna, oggi a Reggio Calabria

La ministra per il Sud, Mara Carfagna, sarà oggi in Calabria e in Sicilia per una visita istituzionale. Nello specifico, alle 15, nell’Ufficio della Prefettura di Reggio, per la finalizzazione dell’Accordo di Programma Quadro concernente l’area interna grecanica.

Prima dell’incontro, alle 14, la ministra sarà nella sede del Coordinamento Provinciale di Reggio Calabria per una conferenza stampa. Partecipano il deputato e responsabile nazionale per il Sud, Francesco Cannizzaro, e il capogruppo alla Camera e candidato alla presidenza della Regione, Roberto Occhiuto. (rrm)