PARCHI EOLICI, IN CALABRIA È PROTESTA
SENZA POLITICHE SERIE È UN SACCHEGGIO

Di VINCENZO IMPERITURA – Se non è (ancora) muro contro muro, poco ci manca. Da una parte, la possibile trasformazione della Calabria in uno degli hub energetici dell’intero Paese – in compagnia di Sardegna, Sicilia e Puglia – inizia  a diventare concreta, con alcuni dei progetti di parchi eolici avanzati dai colossi delle rinnovabili in rampa di lancio per conquistare le caselle rimaste libere sul territorio regionale. Dall’altra, sempre più comitati spontanei a difesa dei boschi e dei mari calabresi si stanno rimboccando le maniche con ferme e pacifiche iniziative di protesta per bloccare i temuti cantieri.

Una presa di posizione netta che ha preso piede in tutte le aree dove sono previsti i nuovi, giganteschi, parchi e che, forse come mai prima in passato, ha visto anche sindaci e amministratori schierarsi decisamente a difesa del territorio. Una protesta compatta che viaggia veloce dal Pollino allo Stretto e che, alle temute speculazioni delle multinazionali americane e nord europee innescate dal decreto energia del ministro Pichetto Fratin e facilitate dal “piano integrato energia e clima” approvato dalla Regione nel luglio dello scorso anno, dice si all’energia pulita e rilancia con la richiesta per le istituzioni delle “comunità energetiche” che, seppur contemplate nel documento rilasciato dalla Giunta regionale, non hanno trovato finora la sponda giusta.

A rinverdire le polemiche legate ai nuovi parchi eolici in attesa di realizzazione è arrivata, storia di una manciata di giorni fa, il primo Sì ministeriale – ma i tempi del progetto sono ancora lunghi – per l’allestimento del gigantesco parco eolico galleggiante che “Acciona” vorrebbe costruire al largo della costa: l’ipotesi presentata dalla multinazionale spagnola prevede un parco galleggiante di 37 turbine per 555 MW di potenza stimata da collegare a terra con un cavidotto sottomarino fino a Scandale. Il nuovo parco dovrebbe sorgere proprio accanto ad un altro parco dalle medesime dimensioni, che la stessa Acciona vorrebbe realizzare poco più sud.
Anche in questo caso le turbine sarebbero 37 per una potenza di 555 MW e sarebbero collegate attraverso un cavidotto sottomarino di 51 km fino a Roccelletta, per poi collegarsi alla rete nazionale a Maida attraverso un nuovo cavidotto di 17 chilometri. Secondo il progetto, la costruzione delle gigantesche turbine è prevista nel porto di Augusta, in provincia di Siracusa. E ancora, i due progetti “Fortevento” che la “Ocean Winds” vorrebbe allestire sempre nel golfo di Squillace per un totale di 78 torri e più di 1000 MW di energia da collegare direttamente all’interno del porto di Crotone, il “Krimisa Floating Wind” (62 torri alte 286 metri da allestire al largo di Isola Capo Rizzuto) a cui si aggiunge un altro parco galleggiante (28 turbine alte più di 300 metri) da realizzare al largo di Corigliano-Rossano.

«L’ipotesi di fare della nostra regione un hub energetico – scrive in una nota Gianmichele Bosco, presidente di quel consiglio comunale di Catanzaro che nei mesi scorsi aveva manifestato il suo convinto No all’opera  –  si è trasformata, in assenza di politiche serie a difesa degli interessi collettivi, in un saccheggio indiscriminato del territorio nell’interesse privato di pochi, che ora guardano anche allo sfruttamento della risorsa mare. Come al solito, chi sa fiutare il business è venuto qui, sapendo anche di poter trovare terreno favorevole per fare e disfare a suo piacimento, come è sempre accaduto in passato. Ma questo non è più accettabile ed è opportuno che si sappia».

Finora, i No di sindaci e amministratori hanno potuto ben poco (in sede di conferenza dei servizi il parere delle amministrazioni comunale non è comunque vincolante a causa delle semplificazioni amministrative dettate dal decreto che regola la transizione energetica) contro l’assalto dei colossi delle rinnovabili al territorio e al mare calabrese, ma la “grana” eolico è già esplosa e i comitati contrari alla costruzione delle gigantesche pale che già soffocano l’intero territorio regionale, promettono un autunno caldo. (vi)

[Courtesy LaCNews24]

LE AREE VERDI E BLU SE USATE BENE
SONO EFFICACI CONTRO GLI INCENDI E L’EROSIONE

DI MARIO PILEGGI – Il recente convegno Arpacal  su “il buon uso degli spazi Verdi e Blu per la promozione  della Salute e il benessere del Progetto VeBS, finanziato dal Ministero della Salute, pone l’attenzione sulle specificità del Territorio. E quindi sulla necessità di prevenire l’estendersi del degrado idrogeologico che mette a rischio popolazioni e risorse naturali.

Specificità che rendono la “Calabria una delle regioni con le più vaste aree verdi e blu d’ Europa. Ma sempre con la fragilità del noto “sfasciume pendulo sul mare” di Giustino Fortunato.

Tra le specificità da considerare: la notevole varietà di rocce e suoli, le ingenti disponibilità d’acqua e il diffuso e articolato reticolo idrografico superficiale. Queste, ed altre specificità idro-geomorfologiche, rendono l’insieme del Territorio calabrese un Mosaico di aree verdi e blu

Un prezioso mosaico ricco di geo-diversità e biodiversità, nel centro del Mediterraneo, con un clima molto favorevole e pieno di risorse naturali. Come, ad esempio, i vari giacimenti minerari con oro, argento, rame e tanti altri minerali, noti ed utilizzati fin dall’antichità. 

E come la grande disponibilità di acqua, di ottima qualità, per uso potabile ed anche per uso termale. Sono 20 mila le sorgenti censite nella Regione, con una portata complessiva di oltre 43 mila litri al secondo; disponibilità notevole, che corrisponde ad 1 miliardo e 300 milioni di metri cubi d’acqua.

Nel passato, dal buon uso di queste risorse blu e dal buon uso delle circostanti aree verdi e, quindi, dal mantenimento dell’equilibrio idro-geomorfologico tra i vari tasselli del mosaico, le popolazioni hanno tratto benessere e ricchezze. 

Invece, quando non c’è stato un buon uso delle stesse aree, e si è alterato l’equilibrio tra i tasselli del mosaico, si sono avuti disastri, morti e misera ovunque.

Un esempio della ricchezza e del benessere derivanti dal buon uso delle aree verdi e blu è quello che, a partire dagli ultimi decenni dell’VIII secolo a.C., ha portato allo straordinario sviluppo socio-economico, culturale e artistico nelle numerose città-stato della Magna Grecia sul Tirreno e sullo Jonio dell’attuale Calabria.

Basta ricordare la opulenza e la ricchezza di Sibari, le sue straordinarie produzioni ed esportazioni di prodotti agricoli come: vino, olio, frutta, legname per la costruzione di navi, ecc. 

Produzioni e ricchezze legate alla ingegnosa capacità di realizzare diffusi sistemi di irrigazione, di canali e di aree verdi e blu, in perfetto equilibrio con gli assetti naturali del territorio costiero, collinare e montano.  

Purtroppo i periodi e gli esempi anche recenti di cattivo utilizzo e distruzione delle aree verdi, e delle rovinose conseguenze, sono molti di più e ricorrenti

Mi limito soltanto a richiamare alla memoria la mappa della diffusione della malaria lungo tutte le coste della Regione. Malaria che, fino ai primi decenni del secolo scorso, era endemica su tutto il perimetro costiero.

Va ricordato che la salubrità e il benessere sulle stesse coste sono ritornate solo dopo le opere di bonifica. Dopo la raccolta e regimazione delle acque. In pratica, solo dopo la realizzazione e il buon uso di tante aree blu e verdi come i preziosi boschi litoranei.   

Una salubrità, riconosciuta anche dai 3 mila medici pediatri italiani e stranieri che, da anni, assegnano alla regione Calabria il primato del maggior numero di bandiere Verdi della Penisola. Un primato che è stato confermato anche per l’attuale stagione. E non solo per l’ampiezza e sicurezza delle spiagge, ma soprattutto per la qualità delle acque marine in gran parte classificate di qualità eccellente.

Qualità confermata dalla ricca biodiversità marina e dalle tantissime specie rare sottoposte a protezione dalle Direttive europee e Convenzione di Rio de Janero

Specie rare rilevate anche: nella Riserva Naturale Foce del Crati”; nell’“Area Marina Protetta Capo Rizzuto”; e nei 5 Parchi marini regionali: “Baia di Soverato”; “Riviera dei Cedri”; “Costa dei Gelsomini”, “Scogli di Isca” e “Fondali di Capocozzo S. Irene Vibo Marina Pizzo Capo Vaticano Tropea”. 

E confermata anche dalle analisi ufficiali effettuate sulle acque di balneazione. Analisi che hanno certificato l’idoneità su ben 650 Km di spiagge. Una disponibilità che supera l’insieme di sette regioni.    

In pratica, la lunghezza delle aree idonee per fare un bagno in sicurezza, in Calabria supera quella dell’insieme delle regioni: Veneto, Emilia-Romagna, Friuli, Abruzzo, Molise, Marche e Basilicata.

Ampie spiagge naturali, che si alternano a tratti di costa frastagliata, con baie e calette formate da rocce di tutte ere geologiche. Dove, ad esempio, è possibile toccare i fossili marini che documentano la presenza nei nostri mari di specie tipiche di mari freddi e caldi e, quindi, dei cambiamenti climatici del passato geologico.

Una grande varietà di spiagge in un contesto caratterizzato: – da estesi rilievi collinari e montuosi; – da suoli fertilissimi e abbondanti disponibilità di risorse idriche che ospitano e nutrono la straordinaria varietà di esseri viventi presenti: nei 3 Parchi Nazionali:  dell’Aspromonte, del Pollino e della Sila;  nei 2 Parchi Regionali: delle Serre e della Valle del Coriglianeto;  nelle Riserve Naturali Regionali: “Vergari”; “Valli Cupe”,  “Foce del Fiume Mesima ”; e in particolare nelle preziose aree blu sul fiume Crati, il più grande della Regione, le Riserve Naturali Regionali  “Lago di Tarsia” e  “Foce del Fiume Crati” dove  nei giorni scorsi è stata registrata anche la presenza di un Cigno Reale.

Contesto nel quale sono stati individuati e delimitati i 131 habitat marini e terrestri riportati nella “Carta Natura” della Calabria 

Sulla straordinaria varietà dei paesaggi costieri è da ribadire che alcuni di essi sono formati da rocce granitiche generate dallo stesso magma che ha generato le più note e ambite coste della Sardegna, e dalle quali sono state separate, a causa dei rilevanti movimenti della crosta terrestre, iniziati circa dieci milioni di anni fa con l’apertura del bacino del Mar Tirreno.

Questi tratti costieri con spiagge bianche simili a quelle della Maddalena, si osservano nel Sito d’Interesse Comunitario: “Zona Costiera fra Briatico e Nicotera” e nella Zona Speciale di Conservazione “Scogliera di Staletti” con le rinomate spiagge di Copanello, Caminia e Pietragrande.

Altri tratti di costa, formati da rocce di antichissima formazione e unici nel resto della Penisola, si trovano in corrispondenza di altre Zone Speciali di Conservazione come i “Fondali di Iscae i “Fondali di Scilla”.

Caratteri geomorfologici e colori differenti caratterizzano le spiagge di altre “Zone Speciali di Conservazione” come quella di “Capo Colonna” e del “Promontorio di Capo Rizzuto”. Spiagge ancora diverse sono presenti nelle Zone Speciali di Conservazione, come la gariga costiera su ciottoli di “Montegiordano Marina”, l’Oasi di Scolacium e le varie Dune come: le “Dune Marinella”, le “Dune di Guardavalle”, le “Dune dell’Angitola”

Di grande interesse naturalistico e storico-scientifico anche gli habitat di altre aree blu come la laguna retrodunale della Zona Speciale di Conservazione di “Saline Ioniche”; della “Palude di Imbutillo” e del “Lago la Vota”. 

Può favorire il buon uso delle aree verdi e blu considerare che, sulle rocce che le ospitano, si possono osservare i segni e la evoluzione del paesaggio circostante. Come i terrazzi marini, formati dalle antiche spiagge che, dal livello del mare, sono state sollevate e spinte fino a quote superiori ai mille metri, durante l’ultima era geologica.

Come si possono osservare gli effetti dei cambiamenti climatici più recenti e storicamente documentati. Effetti che hanno condizionato fortemente la qualità della vita delle popolazioni.

Di rilevante interesse Storico e Scientifico, e ben documentati sulle nostre coste, sono gli effetti dei cambiamenti climatici registrati negli ultimi 3 mila anni. Effetti importanti nei periodi con clima più caldo-arido come quello Medioevale che va dall’anno 1.000 al 1.300 e il precedente detto dell’Età romana.  

Effetti ancor più rilevanti nei tre periodi di clima più freddo-umido e piovoso. In particolare, durante quello più recente della “Piccola Età Glaciale, dal 1500 al 1850, con effetti disastrosi su coste e tutti i centri abitati della Regione proprio a causa del cattivo uso delle aree verdi e blu. 

Così come va ricordata la specificità della composizione mineralogica di varie spiagge e habitat dove sono state rilevate concentrazioni significative di minerali anche d’interesse dal punto di vista industriale come, ad esempio, Magnetite, Granati, Ilmenite, Rutilio; e anche di altri minerali di interesse nucleare come: ortite, zircone e Monazite.  

In alcune spiagge come, ad esempio, quelle di Capo Vaticano e del comune di Montauro è abbondante la presenza della Monazite che è un minerale ricco di elementi di terre rare e che altera i valori di radioattività senza alcuna rilevanza sanitaria.   In proposito è da ribadire che, al contrario di quanto percepito e sospettato a seguito di allarmanti e fuorvianti servizi televisivi, non esiste alcuna contaminazione radioattiva di tipo artificiale o antropica. Come evidenziato nel Rapporto dell’Arpacal del 2017.

E non esiste alcuna contaminazione nel resto della Regione. Come certificato, nel 1997 dall’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, nel rapporto “La Radioattività̀ Ambientale sulle coste delle Regione Calabria”. Redatto dopo approfondite indagini e controlli, eseguiti dalle massime autorità militari e scientifiche nazionali su tutte le spiagge, sul pescato e le acque marine della Calabria. 

Va ricordato che a decidere queste indagini fu Mario Signorino, primo Presidente dell’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, ora Ispra, e fondatore di “Amici della Terra Italia”.

Paradossalmente, chissà perché, c’è ancora qualcuno che sospetta la presenza di contaminazione, proprio nell’unica Regione d’Italia nella quale è stata dimostrata e certificata l’assenza di contaminazione nei mari, nelle spiagge e nel pesce pescato sull’intero perimetro costiero.

Un’ultima considerazione sul buon uso delle aree blu e la necessità della loro implementazione per contrastare la piaga degli incendi che distruggono aree verdi, foreste e boschi, cioè quella vegetazione necessaria per stabilizzare il suolo,  prevenire l’erosione e per favorire l’infiltrazione delle acque piovane per la ricarica delle falde acquifere.

In pratica, il buon uso degli spazi Verdi e Blu, utile ovunque per promuovere Salute e benessere, per il mosaico di verde e blu della Calabria è anche una necessità per mettere in sicurezza le popolazioni e promuovere l’uso sostenibile delle ingenti risorse naturali disponibili. (mp)

[Mario Pileggi è geologo del Consiglio nazionale Amici della Terra]

IL PROBLEMA DEL MARE NON È SOLO ESTIVO
TUTELARE QUESTA RISORSA OGNI GIORNO

di GIOVANNI MACCARRONE – Ho avuto la fortuna di vivere gli anni ’70e ’80. Erano gli anni più spensierati. Vi ricordate quando ad agosto si andava al mare e poi si pranzava sulla spiaggia? Le vacanze per molte famiglie cominciavano a giugno e finivano a settembre. Non esistevano Bandiere Blu, né tantomeno monitoraggi delle acque. Non si sapeva nemmeno cosa fosse. All’epoca, però, si faceva il bagno in un mare azzurro e cristallino che rendeva possibile l’avvistamento di un gran numero di pesci.

Si potevano osservare i fondali incontaminati, ricchi di stelle marine, ricci di mare e una grande varietà di pesci. Si facevano lunghe passeggiate sulla sabbia fine in cerca di qualsiasi oggetto portato dall’alta marea. Si sentiva anche il fragore del mare, le onde impetuose, il profumo del mare. 

Nei decenni successivi è cambiato tutto. Siamo stati costretti ad assistere ad una lenta ed inesorabile cementificazione che ha stravolto l’intero aspetto costiero. Si sono succeduti in rapida sequenza alti e grandi edifici tra loro allineati, costituendo di fatto una muraglia di fabbricati.

Tutto questo ha determinato l’afflusso al mare di acque di fogna a cui si sono aggiunti i fiumi inquinati, canali e torrenti contaminati, depuratori che non funzionano.

Sono decenni, infatti, che il mare è divenuto una sorta di sversatoio, con evidenti danni sull’ecosistema e palesi ripercussioni sulla salute umana.

Sarà capitato a tutti di vedere sia d’inverno che in estate una schiuma gialla che ricoprire un tratto più o meno ampio della superficie del mare. Uno spettacolo di certo sgradevole, che ci fa sempre sorgere dubbi sulla salubrità di uno specifico lembo di costa. 

Dai giornali apprendiamo con vivo stupore che essa non è altro che il prodotto della decomposizione delle alghe marine che, favorita dalle alte temperature, rilasciano nell’acqua una sostanza giallognola e viscosa, trasformata in schiuma dal moto ondoso. 

Ed in effetti, secondo gli studi del famoso James Hansen, climatologo e direttore del Goddard Institute for Space Studies della Nasa, negli ultimi anni si sta assistendo ad un aumento della temperatura terrestre che prima o poi toccherà i 2°C 

C’è da dire, però, che spesso la produzione di tale spuma non è generata dalle alte temperature dell’aria e della superficie dei mari. Invero, secondo taluni, la presenza di quella schiuma può far supporre che in quel tratto di mare siano stati sversati fertilizzanti utilizzati in agricoltura, i quali costituiscono una fonte di nutrimento per le alghe favorendone perciò lo sviluppo.

Molti prodotti creati dall’uomo vengono riversati nel mare: pesticidi, erbicidi, concimi, detersivi, petrolio, prodotti chimici industriali e acque reflue.

Alcuni di essi vengono depositate nell’ambiente a monte rispetto alle linee costiere. I concimi ricchi di sostanze nutritive utilizzati in agricoltura, ad esempio, spesso vengono riversati nei corsi fluviali locali e finiscono per depositarsi in mare. Questo eccesso di nutrienti scatena la proliferazione di massa di alghe che derubano l’ossigeno acqueo e provocano zone morte in cui solo pochi organismi possono sopravvivere. 

Alcuni di questi organismi vegetali sono dotati di una tossicità tale da pregiudicare sia le specie marine che l’essere umano. Fra queste, va annoverata la “Ostreopsis Ovata”, originaria di ambienti tropicali ma recentemente rinvenuta anche nel Mediterraneo (si veda il monitoraggio di Arpa Puglia 15 – 30 settembre 2023). Si tratta di un organismo di piccole dimensioni la cui presenza nel mare è segnalata da fenomeni quali: Superficie dell’acqua lattiginosa e iridescente; Formazione di schiuma; Fondali coperti da una patina di colore bruno; Piccole specie marine (come stelle di mare o ricci) senza vita o in precario stato di salute.

Questa tipologia di alga può causare problemi alla pelle (tramite contatto), nonchè alle nostre vie aeree, mediante inalazione delle sue microparticelle che il vento aiuta a disperdere nell’ambiente

Non di rado capita di imbatterci anche con chiazze di colore bruno, che per uno spazio più o meno ampio ricoprono un tratto di mare

Per alcuni, esse sono dovute all’azione naturale del fitoplancton (alghe e batteri presenti nell’acqua) favorita dalle elevate temperature della stagione estiva. Per altri, invece, queste disgustose presenze sono il chiaro segno di un sistema fognario mal funzionante (se non del tutto assente) come tale inidoneo a garantire la corretta gestione dei reflui. A prescindere dalla loro origine, la presenza di queste macchie fa sorgere nei bagnanti il dubbio sulla qualità del mare. Dubbio che, talvolta, viene tramutato in certezza dal divieto di balneazione disposto dalle autorità competenti. 

Durante tutto l’anno (e non solo d’estate), dunque, il mare appare spesso molto sporco. E non solo per le schiume e il fitoplancton, ma anche per le scie di rifiuti solidi alla deriva che vengono frequentemente abbandonati dagli incivili.

Non dimentichiamoci, poi, gli scarichi abusivi, la rete fognaria e la depurazione che non funzionano e  – come è stato dimostrato negli ultimi mesi – lasciano andare a mare acque reflue non trattate.

Insomma, da quanto sopra, si può desumere che, a distanza di tanti anni, appare quasi da sognatore ricordare gli anni ’70 e ’80.

La colpa di questa situazione non è da attribuire semplicemente alle Istituzioni che non sono state in grado di gestirla nel modo dovuto e neppure a coloro che fino a non molto tempo fa hanno pensato che il mare è talmente vasto e profondo da credere che, per quanti rifiuti e residui chimici vi venissero versati dall’uomo, gli effetti sarebbero stati irrisori.

La colpa è da attribuire anche a chi come noi (ragazzi degli anni “70” e “80”) ha permesso che tutto ciò accadesse. Ci accorgiamo del mare e dei suoi problemi solo nei mesi estivi quando siamo in vacanza. Invece dovremmo soffermarci sulle questioni di cui sopra tutto l’anno e soprattutto quando facciamo le nostre considerazioni in merito ad un futuro più sostenibile

Per il momento dobbiamo solo sperare che il Progetto Pnrr Mer (Missione Missione_2 rivoluzione verde e transizione ecologica Componente_4 tutela del territorio e della risorsa idrica investimento 3.5 ripristino e la tutela dei fondali e degli habitat marini) vada in porto.

Si tratta del più grande progetto sul mare nell’ambito del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, che vede Ispra come soggetto attuatore e il Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica come amministrazione titolare del finanziamento di 400 mln di euro per il 2022-2026.

Il Mer prevede interventi per il ripristino e la protezione dei fondali e degli habitat marini, il rafforzamento del sistema nazionale di osservazione degli ecosistemi marini e costieri e la mappatura degli habitat costieri e marini di interesse conservazionistico nelle acque italiane con l’acquisizione di una nuova unità navale oceanografica, dotata di apparecchiature altamente tecnologiche in grado di sondare i fondali fino a 4000 m e strumentazione acustica ad altissima risoluzione.

E’ un’opportunità storica che non ritornerà più. Per cui speriamo che vada bene e non rimanga semplice lettera morta.

Infine, speriamo che dia qualche risultato anche la legge 10 maggio 2023, n. 53 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana (Guri) del 18 maggio 2023, n. 115 che finalmente ha istituito la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari.

Comunque vada, ricordatevi che il mare non è solo “nostrum” come pensavano i romani. Speriamo bene. (gm)

I MARI DELLA CALABRIA VANNO BENISSIMO:
BALNEABILI BEN 650 SU 800 KM DI SPIAGGE

di MARIO PILEGGIIl 1° maggio si è aperta la stagione balneare nella Regione con la più alta disponibilità di meravigliose spiagge naturali e acque cristalline della Penisola del BelPaese. 

Lungo i 716 Km di costa frastagliata e ricca di baie e calette formate da rocce di tutte ere geologiche bagnate dal Tirreno e dallo Jonio, sono oltre 650 i Km di spiagge certificate idonee per la balneazione all’apertura ufficiale della stagiona balneare 2024. 

Una disponibilità che supera l’insieme di sette regioni: Veneto, Emilia-Romagna, Friuli, Abruzzo, Marche, Molise e Basilicata. 

La grande varietà delle spiagge della fascia costiera è strettamente connessa alla specificità del contesto geomorfologico regionale prevalentemente caratterizzato da estesi rilievi montuosi ricchi di biodiversità e di Parchi Nazionali della Calabria, dell’Aspromonte, del Pollino e della Sila, il Parco Regionale delle Serre e la Riserva Naturale Regionale “Valli Cupe”. 

La qualità delle acque di balneazione in corrispondenza delle 649 aree marine, monitorate con le analisi mensili e classificate dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, risulta prevalentemente di qualità eccellente. In particolare, da pochi dati pubblicati nei Decreti regionali del 16 e 26/04/2024, risultano: 567 aree di qualità Eccellente, 51 aree di qualità Buona, 13 aree di qualità Sufficiente e 17 di qualità Scarsa.  La lunghezza complessiva di queste aree adibite alla balneazione ma risultate di qualità scarsa e quindi vietate per inquinamento supera i 14 Km.

Le spiagge con acque classificate di qualità scarse e vietate alla balneazione sono localizzate in gran parte nel comune e nella provincia di Reggio Calabria. Più della metà della lunghezza complessiva, 7.678 metri, delle acque classificate di qualità scarsa è localizzata nel solo comune di Reggio Calabria. Le altre due spiagge con acque di qualità scarse della lunghezza di 260 e 372 metri sono localizzate nel comune di Paola della Provincia di Cosenza.

A queste sono da aggiungere altri 40 Km circa di aree non adibite e vietate permanente alla balneazione in corrispondenza delle foci di corsi d’acqua e canali inquinati, dei porti, delle scogliere inaccessibili e nella zona A dell’Area Marina Protetta di Capo Rizzuto.

Anche in questo inizio di stagione balneare 2024, gli Enti preposti: Comuni, Regioni e Stato tardano ad informare i cittadini sull’andamento della qualità e criticità delle acque di balneazione in ogni comune costiero per come previsto dalle norme e direttive nazionali ed europee vigenti finalizzate alla protezione della salute umana e il miglioramento della qualità ambientale.

Non si provvede a fornire le tempestive informazioni sui profili delle aree adibite alla balneazione e su dove iniziano e dove terminano le aree vietate alla balneazione, in particolare, quelle per inquinamento. 

Sul portale web del Ministero della Salute si legge: «la scarsa qualità delle acque di balneazione può causare problemi di salute ed è quindi importante che i cittadini si informino sulle condizioni relative alla zona frequentata e ne verifichino la balneabilità e la classificazione di qualità delle acque, ad esempio consultando il Portale Acque del Ministero della Salute».

Sullo stesso Portale, purtroppo, continuano ad essere presenti alcune incongruenze ed errori già segnalati. E nei primi giorni dell’attuale stagione balneare non risulta consultabile anche il “profilo” di ogni area adibita alla balneazione nonostante sia considerato: «un importante strumento per la conoscenza e la valutazione dei fattori di rischio ambientali» e «necessario per proteggere la salute dei cittadini da possibili peggioramenti qualitativi e prevenire l’esposizione della popolazione anche attraverso un’adeguata attività di informazione».

Il compito di aggiornare il “profilo” delle aree di balneazione è assegnato alla Regione che, tra l’altro, deve individuare le azioni volte alla rimozione dell’inquinamento e al miglioramento della qualità e «deve promuovere e divulgare con tempestività le informazioni sulle acque di Balneazione» come evidenziato nei sopracitati Decreti. 

Da promuovere e divulgare anche le preziose specificità del patrimonio costiero regionale. Specificità come gli assetti idro-geomorfologici con una grande varietà di spiagge naturali formate da frammenti di rocce di tutte le ere geologiche che documentano la nascita ed evoluzione sia del paesaggio terrestre che degli insediamenti umani dell’intero Belpaese. 

Rocce e scogliere uniche nella Penisola e in parte coeve a quelle granitiche del Tirreno vibonese e dello Jonio catanzarese, generate dallo stesso magma che ha generato le più note coste granitiche della Sardegna-Corsica dalle quali sono state separate a seguito d’imponenti movimenti della crosta terrestre iniziati circa dieci milioni di anni fa, con l’apertura del Mar Tirreno, e ancora in atto.

Alla specificità degli stessi assetti idro-geomorfologici è legata la presenza e lo sviluppo della più grande varietà di habitat e forme di vita in ambiente acquatico e terrestre. Meritano più attenzione e tutela la ricca biodiversità marina e, in particolare le tante specie rare, come ad esempio i cavallucci marini rilevati nella “Riserva Naturale Foce del Crati”, nei parchi marini regionali: “Baia di Soverato”; “Riviera dei Cedri”; “Costa dei Gelsomini”; “Scogli di Isca” e “Fondali di Capo Cozzo – S. Irene Vibo Marina – Pizzo – Capo Vaticano – Tropea” e nella “Area Marina Protetta Capo Rizzuto”. (mp)

[Mario Pileggi è geologo del Consiglio nazionale Amici della Terra]

Economia del mare, il ministro Musumeci: Calabria è la regione che dovrebbe guidare filiera

«Quanto alla Calabria, io credo che sia la regione a dover guidare la filiera dell’economia del mare, mettere assieme pubblico e privato». È quanto ha dichiaratoil ministro per la Politica del Mare e della Protezione Civile, Nello Musumeci, all’incontro Calabria ed Economia del mare – Istruzione per l’uso… cercasi, svoltosi nella sala Convegni dell’Autorità Portuale di Schiavonea di Corigliano Rossano.

L’evento è stato promosso da Assonautica, dalla Camera di Commercio, dalla Provincia di Cosenza, Coldiretti, Confindustria, Regione Calabria, Università della Calabria, Associazione Mare pulito Bruno Giordano, Fim Calabria, Università della Calabria – Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente (Diam), dal Comune di Corigliano – Rossano, dall’Istituto tecnico Alberghiero Majorana, dall’Istituto nautico, dall’Autorità di Sistema portuale di Corigliano – Rossano e dall’Istituto Ipseoa di Cariati.

Per il ministro «l’economia del mare cresce soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno d’Italia, cresce nelle sue sette filiere e questo appuntamento di oggi a Corigliano Rossano assume un significato particolare, che nelle mie intenzioni vuole essere un momento di confronto, di consuntivo e di preventivo sucosa si è fatto e cosa si può fare per valorizzare al massimo il mare inteso come risorsa. Le regioni con particolari difficoltà di sviluppo, quindi sostanzialmente tutte quelle del Mezzogiorno che hanno la fortuna di essere bagnate dal mare potranno e dovranno trovare un momento di sintesi attorno ad un tavolo».

«In Calabria credo debba essere la Regione a governare la filiera assieme a pubblico e privato – ha evidenziato –. Governo e Parlamento in questa direzione non avranno alcuna difficoltà a sostenere ogni utile iniziativa nella nautica, nella cantieristica, nel turismo balneare e in quello sportivo, nella valorizzazione della biologia marina e in tutte le attività che ruotano a questo straordinario bene che è il mare.

«Qui in Calabria – ha detto ancora il ministro – non c’è nulla da inventare, bisogna solo mettere a punto tutte le sinergie e pianificare e programmare chi deve fare cosa. La risorsa più importante c’è e bagna 800 chilometri di costa che consente a questa regione di poter invertire una tendenza ed inseguire un modello economico assolutamente compatibile perché ecologicamente sostenibile».

Presenti, anche, il senatore Ernesto Rapani, il Prefetto di Cosenza, Vittoria Ciaramella, ed il comandante della Legione Carabinieri Calabria, Pietro Salsano, il presidente dell’Autorità portuale di Gioia Tauro, l’ammiraglio Andrea Agostinelli, il sindaco Flavio Stasi, la presidente della Terza Commissione regionale e candidata a sindaco di Corigliano-Rossano, Pasqualina Straface.

Il senatore Rapani, nel suo intervento, ha ricordato come «Corigliano Rossano, con i suoi 38 di costa, potrebbe consentire all’Italia di superare il primato del lungomare più lungo del mondo oggi detenuto da Baku-Azerbaigian. Il ministro si è reso disponibile a collaborare ad un progetto che parte dal basso».

Per il prefetto Ciaramella «il mare rappresenta la prima risorsa e, in quanto tale, deve essere custodita sia per dare manforte al turismo e all’economia e contro ogni sfruttamento».

«Quasi il 40% del territorio calabrese non è collettato, quindi è evidente che c’è un lavoro lungo che riguarda soprattutto l’aspetto in infrastrutturale.», ha ricordato Salsano.

«Nella nostra visione di governo, Corigliano-Rossano, terza città della Calabria dovrà conquistare, difendere e far valere tutta la sua autorevolezza istituzionale ma anche la sua capacità progettuale rispetto a tutte le grandi questioni aperte ereditate che la dovranno vedere comunque attore protagonista», ha detto Straface.

«Tra queste – ha aggiunto – sarà prioritario il rilancio strategico ed eco-sostenibile del Porto, tra le infrastrutture più grandi della regione e del Sud e della storica ed importante marineria di Schiavonea, tra le storiche e più grandi del Mezzogiorno».

«Riconosceremo centralità alle imprese ed alle attività produttive e commerciali – ha proseguito la consigliera regionale e candidata a sindaco di Corigliano Rossano –, in primis quelle dell’agroalimentare e della piccola pesca, perché è soltanto se nasce, funziona e si sviluppa in modo sano e forte l’iniziativa imprenditoriale locale che si creano e consolidano le condizioni vere di indotto, occupazione e sviluppo locale autonomo e durevole per tutti. Allo stesso tempo e con lo stesso metodo, coniugando opportunità di reddito, crescita e sostenibilità ambientale, faremo di Corigliano-Rossano e del suo Porto uno dei più interessanti poli di attrazione per investimenti regionali, nazionali ed internazionali».

Straface, poi, ha lanciato la proposta di candidare Corigliano-Rossano come sede di un Forum Euromediterraneo della Blue Economy e delle marinerie storiche, idea accolta con entusiasmo dal Ministro che ha suggerito di farla diventare un appuntamento permanente.

Una proposta avanzata «perché vogliamo entrare da protagonisti, assieme al Governo nazionale, all’Autorità Portuale, alla Regione Calabria ed in stretta concertazione con l’Università della Calabria – ha spiegato – sia nel dibattito sull’economia del mare che negli ultimi anni ha fatto registrare oltre 52 miliardi di euro di valore aggiunto e 142,7 miliardi se si considera l’intera filiera diretta e indiretta, l’8,9% dell’intera economia nazionale, con 228mila imprese che danno lavoro a quasi 914mila persone e con incrementi particolari fatti registrare nei servizi di alloggi e ristorazione (+22,1%), nella cantieristica (+11,7%) e nella filiera ittica (+8%); sia sul futuro eco-sostenibile delle marinerie che sono a rischio gravissimo, se si considera che l’Italia è la Nazione maggiormente penalizzata dalle norme Ue, con un calo delle marinerie del 40% e con i nostri pescatori tra quelli più colpiti».

«Come ha più volte ribadito il Governo anche in sede comunitaria, la terza Città della Calabria, con una delle più grandi flotte del Sud, vuole contribuire a far uscire tutti dalla dicotomia pesca contro ambiente e costruire un futuro sostenibile per il comparto ittico; perché anche il pescatore – ha concluso Straface – è un coltivatore del mare che garantisce l’approvvigionamento alimentare e se l’aggressione delle regole europee è finalizzata a indebolire le marinerie del nostro territorio, le persone lasciano questa attività che, invece, anche noi, come il Governo, riteniamo centrale e alla quale non vogliamo rinunciare». (rcs)

IL MARE CALABRESE “RAPISCE” I TURISTI
IL 43% DECIDE DI TORNARE IN REGIONE

di FRANCESCO CANGEMII turisti che giungono in Calabria preferiscono il mare, in particolare quello di Vibo e di Drapia. Il dato è emerso durante il “Focus group per la lettura condivisa dei dati sul turismo per la pianificazione, lo sviluppo e il monitoraggio del territorio Calabria” organizzato da Unioncamere Calabria, in collaborazione con le Camere di commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, Cosenza e Reggio Calabria, nell’ambito delle iniziative previste dal progetto “Sostegno del turismo” del Fondo di perequazione 2021-22, con il supporto tecnico-scientifico di Isnart, Istituto nazionale ricerche turistiche.

L’indagine svolta da Isnart per conto di Unioncamere e di Unioncamere Calabria, nell’ambito dell’Osservatorio sull’Economia del turismo delle Camere di commercio, ha investito nel corso dell’estate un campione di 1253 visitatori italiani e stranieri (che hanno alloggiato sia in strutture ricettive che in abitazioni private) durante il loro soggiorno nella regione al fine di rilevare i comportamenti turistici e di consumo.

Secondo i primi risultati d’analisi, nell’estate 2023 la motivazione balneare si mantiene al primo posto (54%), seguita da quella culturale (30,4%; in linea con la media Italia).

Riguardo i canali di comunicazione, il ruolo forte di internet nella scelta del soggiorno (48%) si allinea al dato medio Italia; si rileva, come di consueto, un marcato fenomeno di repeating, cioè chi ritorna, (43,1%; quota, in proporzione, superiore alla media nazionale del 15%).

Una volta a destinazione, l’88,4% dei turisti fa gite al mare; il 48%, complice la natura anche montuosa della regione, si gode escursioni e gite nel verde. Seguono le attività culturali come visite ai centri storici (31,3%) ed a musei e mostre (13,4%).

Interessanti anche un 18% che si dedica allo shopping, “oliando” il sistema economico regionale, un 17% alle degustazioni enogastronomiche ed un 16% che partecipa alla rassegna di eventi tradizionali e folkloristici nel territorio (+12,4% sulla media Italia), rafforzando l’importanza del prodotto “cultura” nel periodo estivo, più congeniale.

In linea con quanto registrato a livello nazionale, nel 2023 si spende di più per l’alloggio (66,4 euro), diminuisce la spesa media giornaliera per gli altri beni e servizi acquistati sul territorio (51,4 euro).

L’interesse per il turismo balneare nella provincia ionica di Catanzaro si attesta a quota 13,3%. In questo caso, spicca un turismo abituale ovvero che è solito far ritorno nella località scelta: il 36,4% è ospite di amici e parenti, l’11% sceglie la località in base alla vicinanza geografica. Da notare che Catanzaro è percepita dai turisti come la provincia ideale per godersi una vacanza di relax (15,4%).

Anche la provincia di Cosenza attrae principalmente per il suo litorale (46%) ma anche per il patrimonio culturale (26%). Differentemente da Catanzaro, in questo caso incide maggiormente un turismo attivo e consapevole: la quota che è cliente abituale di una struttura ricettiva è pari al 38,3%.

Internet veicola le scelte del 38% dei turisti, oltre la metà (54%) torna a seguito di una piacevole esperienza trascorsa nella provincia.

A destinazione, si amplia l’interesse per gli aspetti naturalistici: non solo mare (9 turisti su 10) ma escursioni e gite in generale (61,1%).

Mare (60,3%), enogastronomia (38%) e cultura (33,1%) sono le motivazioni principali dei turisti in visita nella provincia di Crotone. Interessante il fatto che venga indicata come la destinazione ideale per chi ha bambini piccoli con sé (17%), rendendo appetibile il target “famiglie”.

La provincia di Reggio di Calabria registra l’interesse provinciale più marcato per mare (85,3%), cultura (63%), natura (43%) e shopping (17,2%).

Parlando di canali di comunicazione, appare predominante il peso di Internet, il quale influenza il 75,4% dei vacanzieri (quota provinciale più alta).  Parlando delle attività svolte a destinazione, è assai rilevante il “peso” dello shopping (56%).

Anche la provincia di Vibo Valentia attrae per il litorale (66,2%), il patrimonio arti-stico-monumentale (36,3%) e quello naturalistico (12,3%); emerge un interesse trasversale per eventi (14%) e divertimenti (11%), il che può contribuire a potenziare l’attrattività dell’offerta territoriale.

Isnart, attraverso la “Location intelligence”, un nuovo strumento per l’osservazione e la mappatura dei fenomeni turistici, che analizza i big data geo-spaziali per identificare le differenti tipologie del turista sulla base di interessi e preferenze (culturale, enogastronomico, naturalistico, sportivo o spirituale) ha sti-lato anche una prima graduatoria di livello nazionale che mette in risalto l’interesse per le attività svolte nei comuni calabresi.

Dall’analisi, emerge che il comune di Drapia (Vv) si posiziona al 5° posto nella graduatoria nazionale dei comuni cosiddetti “Family & Kids”; numerosa, in questo caso, la presenza di villaggi che offrono servizi dedicati al target “famiglie”.

Il Comune di Pizzo si posiziona al 18° posto tra i Comuni del Sud (isole escluse) classificati nel cluster “enogastronomia” grazie al suo famoso “tartufo”.

Il Comune di Reggio di Calabria è 10° nel cluster “sport” e 17° nel “cultura”, merito in primis dei Bronzi di Riace conservati nel Museo archeologico nazionale.

«Si conferma, attraverso la lettura dei risultati dell’indagine presentata, la forte incidenza turistica dei “repeater”, ovvero coloro che ritornano in Calabria (43%) – commenta Antonino Tramontana, presidente di Unioncamere Calabria – dato nettamente superiore al 15% della media nazionale. Internet influenza, inoltre, la scelta di quasi 1 turista su 2 (48%), quota che sale al 75,4% nel caso di Reggio Calabria. In linea con il dato medio nazionale, l’estate 2023 si caratterizza ad ogni modo per una spesa maggiore per l’alloggio (66,4 euro) che ha influenzato i consumi sul territorio (51,4 euro). Consumi, a macchia di leopardo, sui territori: si spende di più per acquisti di beni e servizi in provincia di Reggio Calabria, di meno in quei di Cosenza dove, però, è maggiore l’incidenza di chi soggiorna in strutture ricettive».

«Il focus group ha inteso costituire un importante momento di condivisione tra i diversi portatori d’interesse del territorio sulle strategie prioritarie per lo sviluppo del sistema turistico regionale e per la qualificazione dell’offerta – aggiunge Tramontana – nonché un’opportunità di riflessione anche sull’azione di supporto che viene resa disponibile da parte del sistema delle Camere di commercio calabresi».

«Al fine di valorizzazione la messa a sistema delle risorse e delle competenze in tema di sostegno al Turismo regionale – conclude il presidente – diventa cruciale la capacità di stringere collaborazioni strategiche tra le Istituzioni, proprio in questa direzione Unioncamere Calabria ha sottoscritto due protocolli d’intesa con i Dipartimenti regionali Sviluppo Economico e Attrattori Culturali e Territorio e Tutela dell’Ambiente». (fc)

MARE, IN CALABRIA POCA INFORMAZIONE,
E DATI CONTROVERSI: REGIONE SI SVEGLI

di MARIO PILEGGINella Regione con la più ampia di disponibilità di spiagge naturali e più esclusive dell’intera Penisola del BelPaese, per la stagione balneabile 2023, i tratti di costa classificati idonei per un bagno in sicurezza raggiungono la lunghezza complessiva di 653.543 metri.

Una lunghezza superiore all’insieme delle spiagge disponibili nelle regioni: Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Abruzzo, Marche, Molise e Basilicata. 

Questa rilevante disponibilità di coste è inoltre impreziosita dalla unicità degli assetti idrogeomorfologici che favoriscono la presenza e lo sviluppo della più grande varietà di habitat e forme di vita in ambiente acquatico e terrestre. La straordinaria biodiversità̀ e le specificità̀ degli ecosistemi presenti nelle acque del Tirreno e dello Jonio sono testimoniate, tra l’altro, dall’elevato numero di specie marine rare sottoposte a protezione da Direttive europee e dalla Convenzione di Rio.

Va ribadito che la ricca geo-diversità della regione ha favorito una rilevante varietà di spiagge naturali formate da frammenti di minerali e rocce di tutte le ere geologiche e specificità uniche nella Penisola come gli ammassi granitici bagnati dallo Jonio e del Tirreno calabrese, generati dallo stesso magma che ha generato le più note coste granitiche della Sardegna dalle quali sono stati separati a seguito d’imponenti movimenti della crosta terrestre iniziati milioni di anni fa e ancora in atto nel Tirreno. 

Oltre ad una grande varietà di aspetti naturalistici ed ambientali, sulle rocce che formano le nostre coste sono impresse le ampie e più remote testimonianze della nascita ed evoluzione sia del paesaggio sia degli insediamenti umani dell’intero BelPaese; testimonianze di grandissimo interesse scientifico e sempre più oggetto di visite, ricerche e studi dei maggiori centri di ricerca e università del Pianeta. 

Invece di valorizzare questo prezioso patrimonio costiero, classi dirigenti e alcuni esponenti degli Enti preposti a tutelare la salute dei bagnanti, anche nel mezzo dell’attuale stagione balneare hanno alimentato polemiche con rimpallo delle responsabilità sul mare sporco in alcuni tratti di costa. 

Le polemiche sui media e social, oltre a non rendere trasparenti le acque marine e i dati del monitoraggio delle aree di balneazione, hanno finito con l’oscurare le inadempienze degli stessi Enti pubblici obbligati a fornire le informazioni necessarie per consentire alle persone di prendere decisioni informate su dove fare il bagno senza rischi per la salute lungo i 716 Km di costa disponibile. Obbligo di legge, per le Regioni, di informare dettagliatamente e tempestivamente riguardo: la individuazione delle acque marine di balneazione per la stagione balneare 2023 e la relativa rete di monitoraggio; la definizione delle zone lungo la costa non adibite alla balneazione; – l’istituzione e aggiornamento del profilo delle acque di balneazione; la classificazione delle acque di balneazione da rendere nota prima dell’inizio della stagione balneare; la facoltà di ampliare o ridurre la stagione balneare, intesa come il periodo di tempo in cui vengono effettuati i controlli a tutela della salute dei bagnanti. 

Siamo alla fine di luglio e nemmeno nella sezione “acque di balneazione” del sito ufficiale della Regione Calabria c’è traccia del Decreto sulla classificazione delle acque di balneazione della regione per l’annualità 2023 richiesto dal D.lgs n116/2008 e dal D.M. 30 Marzo 2010.

Carente o inesistente anche l’informazione sui dati e aspetti di competenza comunale: in gran parte dei comuni costieri  non è rispettato l’obbligo di pubblicare le ordinanze dei divieti di balneazione e di esporre in ben evidenza con apposita cartellonistica in corrispondenza di tutte le aree, circa 650, di balneazione tutti i dati sui profili e sulla qualità e classificazione delle acque adibite alla balneazione. 

Queste carenze informative, già denunciate in passato anche dalla Corte dei Conti, continuano ad impedire di mettere sotto i riflettori e risolvere le ben individuate criticità, limitate ad alcuni tratti, che offuscano l’immagine del prezioso patrimonio costiero regionale che, riguardo la qualità delle acque marine, si colloca tra le regioni con le più basse percentuali di acque classificate di qualità eccellente e con le percentuali più alte delle acque classificate di qualità scarsa e vietate alla balneazione. In tutto il BelPaese la percentuale delle acque classificate di qualità Eccellente arriva al 95,53% mentre in Calabria è del 91,6% che tuttavia rappresenta la ragguardevole lunghezza complessiva di 614.661 metri. 

D’altra parte, le aree con acque marine classificate di qualità scarsa in Calabria arrivano al 2,2% e una lunghezza complessiva di 14.799 metri, mentre a livello nazionale risultano lo 0,82% del totale. 

Ma c’è di più: alla mancanza delle adeguate informazioni su tutti tratti del Tirreno e dello Jonio vietati permanentemente alla balneazione per inquinamento, dai pochi dati rintracciabili con approfondite ricerche solo nel web emergono errori e indicazioni contrastanti sulla qualità e balneabilità delle acque marine.  

Significativo l’esempio nella Provincia di Vibo Valenzia: nel Comune di Briatico il tratto di spiaggia lungo 1730 metri adibito alla balneazione denominato “La Rocchetta” nel Portale dell’Agenzia regionale per la Protezione dell’Ambiente della Regione Calabria è incluso tra le Aree classificate di qualità Eccellente mentre è colorato in rosso e tra le aree vietate alla balneazione per inquinamento. sulle mappe del Portale del Ministero della Salute.

Ancora nella stessa provincia l’unica Area che l’Arpacal ha classificato di qualità Scarsa e vietata alla balneazione è quella denominata “1400 mt Sud Torre Marina” nel comune di Ricadi della lunghezza di 1313 metri che appare colorata in verde e, quindi balneabile nelle mappe del Portale del Ministero della Salute. 

Va aggiunto che nella stessa provincia di Vibo V., a differenza di quanto denunciato nei giorni scorsi da Goletta Verde, la quasi totalità delle spiagge è stata classificata di qualità Eccellente; una è stata classificata di qualità Buona denominata “Lido Malfara” nel comune di Pizzo e una sola Sufficiente denominata “200 MT A DX F. Mesima” nel comune di Nicotera. Nel comune di Vibo Valenzia il 10 luglio è stata segnalata Analisi fuori norma in corrispondenza dell’Area denominata “La Capannina”; e nel comune di Pizzo il 22 giugno è stato posto un divieto di balneazione nell’Area denominata “Museo Civico”.

Evidentemente le meraviglie del patrimonio costiero e dei mari della Calabria meritano più impegno da parte delle istituzioni pubbliche preposte, degli operatori turistici locali, dell’insieme delle classi dirigenti e dei cittadini. Impegno necessario anche per superare il modesto ruolo che la Calabria ha nell’economia del mare” sottolineato nel Piano Regionale di Sviluppo Turistico Sostenibile (PRSTS) per il triennio 2023/2025. (mp)

[Mario Pileggi è geologo del Consiglio Nazionale Amici della Terra]

Pugliese (Calabria Excellent): Istituzioni tutelino immagine ormai compromessa del nostro mare

Il presidente dell’Associazione Calabria ExcellentFabio Pugliese, ha rivolto un appello alle istituzioni, affinché «tutelino l’immagine ormai compromessa del nostro mare, le cui acque sono “eccellenti per la balneazione”».

Un appello che arriva a seguito dell’articolo pubblicato su Italia Oggi, a firma di Andrea Settefonti, dal titolo C’è un disastro. Ma non si dice – e dal sottotitolo il percolato di una discarica nel fiume. Dati chimici ignoti – che per Pugliese «rappresenta l’ulteriore elemento di grave disinformazione a danno del territorio del basso jonio cosentino. È davvero singolare che Andrea Settefonti, giornalista di Siena, abbia deciso di interessarsi ad una vicenda che evidentemente non conosce a fondo a tal punto da essere contraddittorio e certamente poco informato».

«Nel corpo dell’articolo – ha spiegato Pugliese – si afferma che il percolato prodotto dalla discarica di rifiuti tossici non pericolosi è fuoriuscito contaminando le acque dei fiumi Cacciadebiti e Patia, affluenti del fiume Nicà per sei chilometri dei loro corsi e raggiungendo il mare nonostante è noto che il corso dal fiume Nicà dalla discarica di Scala Coeli fino al mare dista circa 15 chilometri (…). Poi subito dopo precisa che “fonti interne all’Arpacal rivelano testualmente che: (…) per il mare non si rilevano al momento problemi, anche perché dei terrapieni hanno fermato (dopo due giorni di sversamento), il flusso del percolato”. Anche qui una inesattezza poiché i terrapieni sono stati realizzati molto prima di due giorni…».

«Detto ciò colpiscono due aspetti – ha proseguito –. Il primo riguarda il fatto che nonostante nel sottotitolo dell’articolo vi sia scritto “dati chimici ignoti” nel corpo dell’articolo nulla è scritto in riferimento a questo aspetto… Evidentemente, chi ha scritto l’articolo, si è ben guardato dallo scrivere una colossale castroneria se non nel sottotitolo per creare allarmismo e catturare l’attenzione del lettore».

«Il secondo aspetto riguarda le dichiarazioni di Legambiente – ha aggiunto – che anche in questa circostanza non dimentica di sottolineare che le acque del Nicà “sfociano in mare” dopo aver sciorinato dati che riguardano le acque inquinate da valori superiori ai limiti di legge. Voglio ribadire preliminarmente che quanto è accaduto presso la discarica di Scala Coeli non può non essere considerato un vero e proprio disastro ambientale e, ancor più grave, è il fatto che ancora oggi non si riesce a smaltire il pergolato fuoriuscito e contenuto nell’ex bio-valle del Nicà con il probabile rischio che, in caso di pioggia, si possa avere un aggravamento della situazione».

«Così come è opportuno ricordare  – ha sottolineato – che sulla discarica al momento c’è una indagine della Magistratura, tant’è che la discarica è stata posta sotto sequestro, e sono all’opera, dal primo momento, le indagini delle autorità inquirenti di cui ho piena fiducia al fine di stabilire le responsabilità sull’accaduto».

«Ritengo, però necessario sottolineare che, al disastro ambientale – ha detto ancora – si è unito il disastro dovuto all’irresponsabilità di chi, attraverso dichiarazioni pubbliche (e non solo), irresponsabili e dannose per l’interesse generale, non essendo suffragate da dati autorevoli ed inconfutabili elementi di rilievo, non ha esitato a generare allarmismo e confusione».

«L’articolo di ieri su “ItaliaOggi” – ha detto ancora – ne rappresenta certamente una ulteriore riprova se consideriamo che gli enti preposti al controllo delle acque hanno stabilito che non vi è per il mare alcun pericolo e mettere in discussione il buon operato o, ancora peggio, la buona fede, la serietà e la responsabilità di quanti hanno operato significa certamente creare allarmismo e confusione!».

«Tutto questo clamore – ha evidenziato – non aiuta l’interesse generale del territorio ma, ancor di più non aiuta, quanti sostengono la causa ambientalista poiché mina la credibilità di una battaglia che merita, invece, un più alto senso di responsabilità e serietà. Confido che al più presto possa essere smaltito il pergolato oggi presente presso la discarica di Scala Coeli e con viva speranza auspico che in futuro su questioni così importanti possa nascere un alto senso di responsabilità da parte di tutti, nessuno escluso». (rcs)

 

Calabria Excellent: «Acque calabresi ottime per la balneazione»

A seguito dei problemi afferenti alla discarica di Scala Coeli e dei test che accertano che le acque del nostro mare sono “eccellenti per la balneazione” è intervenuto su quanto accaduto l’Ing. Fabio Pugliese, presidente dell’Associazione Calabria Excellent.

«Ciò che è accaduto presso la discarica di Scala Coeli non può non essere considerato un vero e proprio disastro ambientale e, ancor più grave, è il fatto che ancora oggi non si riesce a smaltire il pergolato fuoriuscito e contenuto nell’ex bio-valle del Nicà con il probabile rischio che, in caso di pioggia, si possa avere un aggravamento della situazione» – dichiara il Presidente di Calabria Excellent.

«Sulla discarica – continua Pugliese – al momento c’è una indagine della Magistratura, tant’è che la discarica è stata posta sotto sequestro, e sono all’opera, dal primo momento, le indagini delle autorità inquirenti di cui ho piena fiducia al fine di stabilire le responsabilità sull’accaduto».

«Voglio però sottolineare che al disastro ambientale si è unito – afferma il Presidente Fabio Pugliese – il disastro dovuto all’irresponsabilità di chi, attraverso dichiarazioni pubbliche (e non solo), irresponsabili e dannose per l’interesse generale, non essendo suffragate da dati autorevoli ed inconfutabili elementi di rilievo, non ha esitato a generare allarmismo e confusione».

«Io stesso – va avanti l’Ing. Pugliese – ho lo smartphone pieno di messaggi di ogni tipo da parte di amiche ed amici che già giorni fa, dalle prime ore in cui si è diffusa la notizia di ciò che è accaduto presso la discarica di Scala Coeli, mi chiedevano con viva preoccupazione e disappunto chiarimenti circa l’accaduto con l’intento di poter comprendere se avessero potuto trascorrere l’estate nel nostro territorio dal momento che “il percolato è finito in mare”».

«Questi comportanti – chiosa il Presidente di Calabria Excellent – non aiutano l’interesse generale del territorio ma, ancor di più non aiutano, quanti sostengono la causa ambientalista poiché minano la credibilità di una battaglia che merita, invece, un più alto senso di responsabilità e serietà».

«Confido – conclude il Presidente Pugliese – che al più presto possa essere smaltito il pergolato oggi presente presso la discarica di Scala Coeli e con viva speranza auspico che in futuro su questioni così importanti possa nascere un alto senso di responsabilità da parte di tutti, nessuno escluso». (rcs)

Italia Nostra, Legambiente, WWF e Lipu contro Occhiuto: Mai convocati per il “mare”

Italia Nostra, Legambiente, WWF e Lipu, le più importanti e rappresentative Associazioni Ambientaliste Calabresi, in una nota congiunta hanno rilevato come le continue richieste di incontri urgenti fatte al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, non hanno mai avuto risposta.

«La stampa di qualche giorno fa – hanno rilevato le Associazioni in una lettera rivolta a Occhiuto – ha doto notizia che il Presidente Occhiuto  ha illustrato ai giornalisti, ai sindaci  ed ad un’associazione  i provvedimenti adottati in questi giorni con l’Ordinanza n. 10 del 16 giugno 2022  in merito alla gestione della depurazione e per il  mare calabrese pietoso».

«La vicenda si ripete ed ancora una volta la stessa associazione è stata ricevuta ieri dal Presidente Occhiuto e nella giornata di oggi parteciperebbe all’incontro che lo stesso presidente Occhiuto terrà con tutti i Sindaci per una rendicontazione delle misure avviate» hanno rilevato ancora le Associazioni, ricordando che «il 15 dicembre 2021 le  hanno  chiesto  un incontro urgente  dopo aver presentato  insieme ad altre dodici Associazioni  due corpose e dettagliate osservazioni in merito all’Impianto di smaltimento di rifiuti pericolosi e non  di San Sago nel Comune di Tortora, posto sulle sponde del fiume Noce, di cui è in corso  la procedura di rinnovo AIA per la riapertura dell’impianto dopo 9 anni di chiusura. Non abbiamo ricevuto né una convocazione né una risposta».

 

«Analoga richiesta di incontro le stesse Associazioni, insieme ad altre 12 Associazioni – continua la nota – la quasi totalità di quelle presenti sulla fascia tirrenica cosentina, le hanno presentato   in data 01.04.2022,  poco dopo la pubblicazione dell’Ordinanza n. 09 del 17.03.2022 sullo smaltimento dei fanghi presenti negli impianti che avrebbero  impedito il corretto funzionamento dei depuratori».

«Volevamo confrontarci – hanno spiegato – sui dati che i funzionari della Regione Calabria avevano raccolto relativi alle ispezioni ed alle verifiche dei depuratori della Provincia di Cosenza perché ritenevamo che il cattivo funzionamento della depurazione avesse origini ben più strutturali e non solo legate al trattamento dei fanghi. Anche in questo caso alcun incontro ci ha accordato ed oggi è lei stesso  ad affermare che l’intervento per lo smaltimento dei fanghi non è servito a niente  avendo appurato che  comunque gli impianti non funzionano bene».

«Si è ricorso ai ripari con una nuova Ordinanza, la n. 10 del 16 giugno 2022 – prosegue la nota – per interventi urgenti sui depuratori di 13 Comuni della fascia Tirrenica e sugli scarichi abusivi a stagione estiva già iniziata. Ancora provvedimenti di emergenza, molto tardivi che difficilmente, ma non ce lo auguriamo, possano produrre effetti significativi come quelli che vengono assicurati. Lo vedremo presto. Vorremmo ricordarle, Presidente Occhiuto, che il suo ruolo istituzionale non le consente di scegliersi associazioni di eventuale gradimento escludendo dal confronto tutte le altre, forse giudicate scomode, poco inclini a fare da megafono».

«Con i nuovi provvedimenti tardivi – si legge ancora – si parla anche di monitorare e prevenire  scarichi abusivi,  di vietare la circolazione notturna degli auto spurgo, di pulizia dei corsi d’acqua, dei fiumi , di  monitorare i depuratori dei comuni montani  che scaricano in canali, torrenti che giungono a mare tramite l’immissione nei fiumi come il Noce, il Fiume Lao, l’Abatemarco ecc. Ci verrebbe da dire “benvenuta regione Calabria”. Sono anni che segnaliamo queste problematiche ad una Regione sorda e cieca e non ci siamo risparmiati ad inviare segnalazioni   alle autorità, a scrivere sui giornali, a darne spazio sui social, insomma cercando di fare tutto ciò che alle Associazioni è consentito per smuovere una situazione di spregevole paralisi».

«Presidente Occhiuto – si legge ancora – lei può concedere incontri a chi vuole, non per questo ci stracceremo le vesti. Ora verificheremo se le misure tampone costate ai Calabresi milioni di euro avranno quell’impatto promesso se attuate, pretendendo la massima trasparenza delle informazione e  continueremo ad insistere per la realizzazione di un piano organico strutturale di efficientamento, ammodernamento  ed adeguamento dell’intero sistema  depurativo della nostra costa che la Regione Calabria non ha,  senza il quale il mare presenterà  sempre delle criticità».

«Il mare è la nostra primaria risorsa – conclude la nota – che le classi dirigenti della nostra regione, nessuna esclusa,  hanno colpevolmente e completamente trascura to con le conseguenze che oggi vediamo. Non ci sarà un’altra volta per intervenire. Sappiatelo». (rcs)