Nave della Guardia Costiera intitolata a Natale De Grazia, eroe moderno da non dimenticare

Porterà il nome di Natale De Grazia, comandante della Marina morto per la legalità, una nuova nave della Guardia Costiera che opererà nello Stretto. Si è scelta la data del 12 dicembre per presentare e varare questa nuova unità nei cantieri Intermarine di Messina, perché questa giornata è stata segnata, 25 anni fa, dalla prematura scomparsa del Comandante De Grazia, l’ufficiale del Corpo che ha fatto della propria vita una testimonianza di umanità e di coraggio e la cui storia, di amore per la legalità e per il mare, dopo un quarto di secolo, resta viva nel cuore di ognuno, di cittadini e istituzioni e soprattutto rimane indelebile nella memoria di uomini e donne della Guardia Costiera. Ancora oggi sono oscure le cause della sua morte, avvenuta mentre indagava su un traffico di rifiuti tossici nel mar Tirreno.

Natale De Grazia
Il comandante Natale De Grazia
A lui, al suo impegno umano e professionale in difesa dell’ambiente, viene intitolata appunto la nuova nave della Guardia Costiera, la CP420 “Natale De Grazia”, che andrà ad aumentare le capacità operative della componente navale del Corpo.
La cerimonia di varo e di presentazione dell’unità si è svolta sabato mattina, nei cantieri navali Intermarine (Gruppo Immsi) di Messina, alla presenza del Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera Ammiraglio Ispettore Capo Giovanni Pettorino, del Direttore Marittimo della Calabria e della Basilicata tirrenica Capitano di Vascello Antonio Ranieri, del Presidente di Intermarine, Antonino Parisi, dell’amministratore delegato di Intermarine, Livio Corghi, e della signora Anna Vespia, moglie del comandante  De Grazia e madrina dell’evento.
La scelta del 12 dicembre, fortemente voluta dal Comando Generale, vuole omaggiare la memoria dell’Ufficiale della Guardia Costiera, un uomo valoroso delle nostre istituzioni, medaglia d’oro al merito di Marina e vittima del dovere, morto in circostanze non ancora chiarite mentre indagava, per conto della Procura di Reggio Calabria, su un traffico di rifiuti radioattivi a bordo di navi mercantili nel Mediterraneo.
La CP 420 è la prima motovedetta di una nuova classe di unità navali, chiamata “Angeli del Mare”, dedicata a chi ha operato in mare con generosità e sacrificio. Navi, pensate e progettate per assolvere il compito più importante che la storia e la legge affidano alla Guardia Costiera: la ricerca e il salvataggio in mare, una missione, che la nuova unità può svolgere anche in condizioni metereologiche e marine particolarmente critiche.
Eccellenza della cantieristica italiana e vanto delle capacità marinaresche del nostro Paese, si distingue per essere una delle navi del comparto SAR (Search and Rescue) più grandi al mondo, nonché la più lunga imbarcazione “autoraddrizzante” e inaffondabile mai costruita in Italia. La CP 420, con i suoi 10 uomini di equipaggio, rappresenta il meglio della tecnologia navale di oggi, con propulsione e strumenti di comunicazione all’avanguardia; un’imbarcazione di 33 metri con un sistema avanzato di comando e controllo che assicura maggiore autonomia, maggiori capacità ricettive e una migliore logistica per l’equipaggio, per il ricovero di naufraghi e di persone a bordo e, dunque, non solo in coperta, durante le operazioni di soccorso che coinvolgono grandi numeri di naufraghi (scheda tecnica di approfondimento dell’unità in allegato).
La nave è stata costruita negli stabilimenti di Messina, dai Cantieri Navali Intermarine (Gruppo Immsi) di Sarzana, che hanno realizzato fino ad oggi 44 unità Cacciamine per le Marine Militari di 8 Paesi, fra i quali USA, Finlandia, Australia e Italia.
“Tenax pro maris salute” è il motto ufficiale della nave che esprime, grazie all’autorevolezza della lingua latina, il senso del lavoro di De Grazia: “ho lottato con tenacia per l’ambiente marino”.
Questo in sintesi il lascito del Comandante alle nuove generazioni e soprattutto a coloro che si apprestano a indossare la divisa e a rendere un prezioso servizio alla collettività.
Al termine della verifica di conformità e del periodo di familiarizzazione da parte del suo equipaggio, che ufficializzeranno la consegna amministrativa, la nave potrà inalberare il Tricolore, affidata al Comandante designato, il Tenente di Vascello delle Capitanerie di porto, Massimiliano Quinto
La CP 420 “Natale De Grazia” è una nave che ambisce, insieme al suo equipaggio – ha sottolineato l’Ammiraglio Pettorino – a dimostrare quei valori, quella generosità quella passione propri del Comandante di cui porta inciso, con orgoglio e fierezza, il nome. (rrc)

Oggi il grande giorno della 56esima Traversata dello Stretto

Una data da segnare in calendario, quella di oggi, domenica 2 agosto: è in programma la 56esima edizione della Traversata dello Stretto, la gara storica che unisce la Calabria e la Sicilia.

Ormai riconosciuta come “la classica monumento del nuoto”, l’evento partirà alle 11.00 da Capo Peloro (Messina), con arrivo previsto per le 12.00 al porticciolo turistico di Villa San Giovanni, con alle 13.00, infine, la premiazione del vincitore.

A contendersi il trofeo intitolato a Mimmo Chirico sono, quest’anno, 82 nuotatori, 66 uomini e 16 donne, di cui due riserve.

L'immagine può contenere: il seguente testo "COMUNI CONI CALABRIA SUB Villa traversatao dello stretto "Non una gara, un'emozione" 2 agosto 2020 PARTENZA 11,00 Capo Peloro Torre Faro (Sicilia) ARRIVO PREVISTO ore 12,00 Lungomare Villa Giovanni (RC) traversata dello ostretto Gara Internazionale di Nuoto di Fondo TROFEO MIMMO CHIRICO LO STRETTO PATRIMONIO DELL'UMANITÀ AVIS OperationSmile www.traversatadellostretto.it progetto f"

«Gara particolarissima – ha dichiarato Bruno Pecora durante la conferenza stampa di presentazione della manifestazione, avvenuta a Villa San Giovanni – abbiamo quest’anno una squadra di nuotatori molto quotata. Ci sono 20 medagliati italiani, circa 100 medaglie italiane, 25 atleti nel giro della nazionale e tra i master abbiamo un campione che ha vinto cinque medaglie in Corea. La mancanza di gare a livello nazionale ha portato in riva allo Stretto tutti gli atleti. Di fatto mi dicono che questo è un campionato italiano per lo spessore tecnico».

«Abbiamo – ha aggiunto – un parterre di agonisti molto giovani che sono il futuro del nuoto di fondo italiano come Rosso, Taiani, avremo una gara con nuotatori esperti come Ercoli e Sanzullo, ma anche new entry che daranno del filo da torcere. Questa gente ha 1’3’’ di passo gara. In 2 secondi ci sono 20 atleti. 20 secondi possono cambiare le sorti di una gara e già l’anno scorso abbiamo visto qualcosa di simile».

«Abbiamo dei giovani molto forti – ha proseguito Pecora – che possono essere una sorpresa. La traversata è d’attacco. Vince chi ha più voglia. Quando arrivano al traguardo sono sempre tutti stremati perché vedono tantissima confusione e devono nuotare al massimo. Quest’anno sarà particolare. I primi 500 metri avranno corrente a favore e si giocherà la vittoria nei primi 600 metri e nell’ultimo chilometro».

«I primi 600 saranno fondamentali per i barcaioli e la rotta da prendere – ha concluso –. Negli ultimi chilometri c’è da fare Punta Pezzo, dove l’anno scorso Sanzullo ha avuto la meglio su Ercoli. Sicuramente sarà una gara velocissima, si stima intorno ai 50 minuti. Vincerà chi ha più coraggio e gli arrivi saranno molti a sprint per il livello equilibrato».

«Siamo alla 56esima edizione – ha dichiarato Pietro Camini, assessore allo Sport del Comune di Villa San Giovanni – ed è una gara storica e bellissima. In passato l’ho definita anche mitologica. I nuotatori e gli atleti rappresentano gli eroi della mitologia che vanno ad affrontare lo Stretto. Evento splendido su cui noi ci impegniamo tantissimo affinché vengano riconosciute a livello regionale e nazionale i giusti meriti. Non ha niente di meno di altri eventi nazionali. Per avere quel giusto riconoscimento c’è la necessità che ci siano altre forze in campo per far conoscere ancora di più nel mondo la Traversata dello Stretto».

«Ci siamo interfacciati molto – ha spiegato Camini – con l’organizzazione. Causa norme Covid non sarà possibile assistere alla Traversata, dunque, cambia molto. Ci sono, però, professionalità in campo per superare gli ostacoli che ci vengono imposti. A causa delle norme anti contagio avremo una partenza diversa a quella che siamo abituati a vedere. Ci sarà la Croce Rossa proprio per i protocolli sanitari. Le forze in campo sono tante per svolgere al meglio la gara».

Mimmo Pellegrino, presidente del Centro Nuoto Sub Villa, ha ricordato come «la Traversata ha abbracciato da sempre un’immagine ecologica», auspicando che «ci sia presto un vero stretto plastica free». Inoltre, ha rivelato come il Covid abbia dato non pochi problemi all’organizzazione, tanto che l’ok è arrivato 10 giorni fa dalla Fin, tanto che la partenza avverrà a ovest di Capo Peloro, «perché la spiaggia ci garantisce di rispettare i protocolli Fin. Devo ringraziare moltissimo l’autorità marittima, la guardia costiera e i piloti dello stretto. Questi tre enti sono fondamentali per lo svolgimento in sicurezza. È prevista forte corrente discendente, scorrerà a sinistra durante l’attraversamento e a Cannitello gli atleti se la ritroveranno dietro. A Punta Pezzo la corrente allargherà e sarà il punto decisivo. Non mi azzardo a dire un favorito, il livello è davvero molto alto. I primi dovrebbero impiegare una cinquantina di minuti. All’arrivo ci sarà uno spazio chiuso con i volontari Avis che daranno un minimo di ristoro ai nuotatori».

«Dagli avvenimenti degli ultimi anni – ha concluso  Pellegrino – la Traversata emerge come aspetto positivo a 360° gradi. È un esempio di resistenza, stiamo resistendo a tutti. Qualcosa di positivo qua possiamo farlo. Questo grazie all’impegno e la passione di tutti coloro che sono alternati negli anni. La Traversata è intitolata a Mimmo Chirico che è un esempio di tutto questo. Abbiamo interesse personale e particolare: ovvero di far promuovere il territorio e vi garantisco che si può. Possiamo farlo».

«C’è una collaborazione molto forte tra noi e gli organizzatori – ha dichiarato Nuccio Barillà, di Legambiente – così come con la Corrireggio e la Traversata. Eventi apparentemente solo sportivi, ma portatori e ambasciatori di un rapporto con ambiente e natura. Si svolgono entrambe in uno scenario unico e irripetibile. Si ricompongono in quello sforzo che i nuotatori fanno per attraversare lo Stretto e c’è bisogno di un progetto per riconoscere a tutti i livelli il patrimonio. Questo lavoro organizzativo passionale si raccorda con l’impegno che noi facciamo abbiamo verso l’ambiente, affinché non diventi un puro fatto estetico ma veicolo di nuova civiltà, dialogo e nuova economia».

«Si parla di resistenza – ha aggiunto – come elemento principale per lo sforzo dei nuotatori. Bisogna introdurre la parola resilienza. Reagire ad un urto traumatico e avere la capacità di farlo e in questa edizione speciale non ci si è arresi davanti alla difficoltà di un momento traumatico. Tutto ciò deve diventare una molla, una spinta. Tra tanti anni nella storia ci ricorderemo della Traversata fatta anche quando c’era il Coronavirus. L’elemento ambientale sarà presente anche se purtroppo tante cose ci saranno impedite. Io credo ci serva per rilanciarci».

«L’azzurro del nostro logo – ha dichiarato Sandro Repaci, sindaco di Campo calabro e presidente dell’Associazione Comuni Area dello Stretto – dimostra quanto questa singolare unione territoriale che presiedo. Si può parlare contemporaneamente del nuoto di fondo e dello sci di fondo dalle nostre parti. Non c‘è un posto in Europa con la possibilità di offrire ai turisti lo spettacolo di un tratto di mare così. Questo deve essere l’orizzonte dell’evento, che rappresenta il tentativo di unire le culture e mettere insieme pezzi d’Italia, tutto ciò che questo tratto del mediterraneo può rappresentate in termini di cultura, economia e sistemi sociali».

«In occasione della pubblicazione del bando eventi culturali 2019 – ha aggiunto – cercavo di inquadrare una manifestazione simile. Se mi fossi rivolto ad uno burocrate di Catanzaro mi avrebbe risposto che si trattava di una manifestazione sportiva. La Regione Calabria non ha mai fatto un bando per le manifestazioni sportive, ha solo revocato alcuni per gli impianti. Un’amministrate si deve fare carico del buono e del cattivo che trova, altrimenti è uguale al suo predecessore. Alla politica tocca programmare e non individuare risorse. Serve coraggio, passione e sogno, il resto è burocrazia. La politica deve concepire i sogni all’intero della governance che dispiega risorse. L’obbligo degli organizzatori è di resistere per la Calabria. Faccio gli auguri agli atleti e a tutti gli organizzatori. Ho chiesto alla comunicazione di Campo Calabro di riprendere la Traversata dello Stretto con un teleobiettivo dai terrazzi del Forte Batteria Siacci. É una piccola sfida tecnologica».

«Un grazie al sempre presente assessore Pietro Caminiti, sempre presente – ha dichiarato Domenico Barresi, presidente della sezione di Villa San Giovanni della Lega Navale –. Un grazie a Mimmo Pellegrino, Bruno Pecora e Peppe Vetere che sono gli organizzatori principali, loro sono il cuore pulsante. Ci tento a precisare il porticciolo di Villa San Giovanni per l’arrivo, perché è assurdo che un Comune sul mare sia l’unico a non avere un porticciolo ultimato».

Quest’anno, inoltre, la gara è affiancata da un’iniziativa significativa e di una valenza storica di grande livello. Si tratta di quanto progettato da Fabula Nova e Vela Latina dello Stretto, manifestazione spiegata nel dettaglio dal rappresentante Fulvio Cama: «Tutti i nuotatori che hanno fatto la Traversata si fregiano di una medaglia: il blasone di aver nuotato in queste difficili acque. Noi nuotiamo con barche di legno tradizionali e plastic free. Ci siamo sentiti in dovere di partire nello stesso giorno della gara per il nostro viaggio simbolico dell’ossidiana».

«Vogliamo lanciare il messaggio – ha aggiunto – che si può ancora navigare senza vetroresina o plastica. Ripercorreremo una rotta molto antica. Simbolicamente a Lipari raccoglieremo una di queste pietre nere per portarla sulle rive dello Stretto come si faceva una volta. Lo faremo insieme ai giovanissimi Carmelo Iannò e Paolo Bilardi, perché bisogna passare il testimone ai ragazzi e riuscire a coinvolgere i giovani». (rrc)

Regione dello Stretto, magnifica suggestione.
L’irrealizzabile conurbazione Reggio-Messina

di SANTO STRATI – La proposta di “fondere” Reggio e Messina in una conurbazione intelligente, per creare la Regione dello Stretto è suggestiva e potrebbe rivelare alcuni aspetti positivi. Ma non è originale, è vecchia di 50 anni fa, e continua, come negli anni 70 a scontrarsi con una realtà che confligge a tutto spiano con la fusione soft di due municipi (che manterrebbero comunque l’autonomia) avendo in comune soltanto la tragedia del terremoto del 1908 e il mare dello Stretto. Difficile pensare alla fusione di due città troppo diverse tra di loro e molto distanti, nonostante la lingua di mare che le unisce, soprattutto in assenza di una realtà di infrastrutture e trasporti che non esiste. Come si fa a pensare a una nuova regione, quella dello Stretto, se manca – oggi – una ragionevole frequenza di collegamenti, se sono assenti trasporti degni di questo nome e se l’ipotesi ponte, che poteva pur far immaginare una grande unica area dello Stretto, è praticamente tramontata? L’idea poteva avere senso se si fosse sviluppata tutta un’altra politica infrastrutturale con lo sviluppo dell’area dello Stretto unita (anche fisicamente) dal ponte e con piena funzionalità bidirezionale di porti, aeroporto e ferrovie. La Città metropolitana di Messina si è appena “appropriata” dei porti di Villa e Reggio (che dipendono dalla nuova Authority dello Stretto) senza che qualcuno a Roma o nei posti dove si decide abbia fatto qualcosa. Sono stati accontentati i grillini messinesi, ignorando le reali aspettative che la Zes di Gioia Tauro (che comprende anche i porti di Reggio e Villa) lasciava supporre. E con questa classe politica inetta c’è qualcuno disposto a credere che Messina sia pronta a condividere il suo futuro con la sua dirimpettaia? A parole sembra facile, ma ci sia consentito un po’ di scetticismo. Lo storico Gaetano Cingari, nel suo bel libro (Laterza) parlava di Reggio «sempre in fuga dalla Calabria verso la vicina Messina», ma la “sicilianità” dei reggini è argomento buono giusto per uno sfottò da bar.

Non vorremmo apparire cattivi profeti, però la proposta sembra poggiata più su spirito indipendentista che su criteri razionali. La dichiarazione programmatica che spiega la proposta formulata dai docenti universitari Tonino Perna (sociologo) e Daniele Castrizio (storico), dallo scrittore Fabio Cuzzola e dal responsabile locale del Touring Club avvocato Francesco Zuccarello è suggestiva e punta diritto al cuore dei reggini (più che sui messinesi): «Reggio e Messina – affermano i promotori della Regione dello Stretto – stanno morendo. Una è completamente marginale in Calabria, l’altra in Sicilia. Non hanno voce in capitolo, non hanno chance di sviluppo. Noi stiamo proponendo questo Referendum per dare un futuro alle due città, che sono sempre state vicine. Ci sono millenni di pagine di storia che parlano per l’Area dello Stretto, è un processo naturale, è solo questione di tempo. Vogliamo questo Referendum, anche se il risultato sarà solo di bandiera, perché vogliamo capire cosa pensa la gente e deve essere un messaggio forte. Se sta bene lo status quo, questo degrado, questa decadenza, questa marginalità regionale, allora teniamoci tutto così com’è. Se invece vogliamo cambiare, abbiamo la possibilità di farlo con l’istituzione di una nuova Regione, la Regione dello Stretto. È quello che chiederemo con il Referendum». 

A Messina cosa dicono? Per ora nessuna voce ufficiale s’è alzata per aderire o contestare la proposta di unificazione. Anzi, secondo il prof. Perna, ci sarebbero sull’altra sponda almeno una quindicina di docenti universitari pronti a fare un’analoga proposta. «Messina – ha detto Perna – più di Reggio sente la marginalità della Sicilia, retta da almeno trent’anni sull’asse Palermo-Catania». Per questo serve consultare la popolazione di Reggio, ma a cosa serve se un’analoga iniziativa non si sviluppa a Messina? In Sicilia, in realtà, sulla questione sembrano distratti e poco interessati

Il referendum propositivo – proposto da Perna e Castrizio – può essere indetto da un terzo dei consiglieri comunali oppure, in alternativa, da 7500 cittadini che firmano la richiesta. Secondo Perna e Castrizio servono più quesiti perché in primo luogo si parla di “unione” delle due città metropolitane e non di fusione con l’obiettivo di andare a costituire una nuova regione, la Regione dello Stretto. Una proceduta in linea con il dettato costituzionale. Ha spiegato il prof. Perna: «il primo passo è l’unione dei comuni che è prevista dalla legge, che crea un ente che coordina le attività dei due comuni, che rimangono, non vengono eliminati. Il passo successivo riguarda il coinvolgimento dei comuni delle due città metropolitane perché basta che un terzo dei consigli comunali delle 2 città metropolitane, se vota a favore della Regione, come previsto dall’articolo 123 della Costituzione va fatta una nuova regione. Ci muoviamo all’interno dell’ordinamento costituzione che dice che si possono creare nuove regioni a queste condizioni. Chiaro che sarà necessaria la legge al parlamento che la istituisce».

I quattro "moschettieri" dello Stretto: Zuccarello, Perna, Castrizio e Cuzzola
I quattro “moschettieri” dello Stretto: Francesco Zuccarello, Tonino Perna, Daniele Castrizio e Fabio Cuzzola

«L’unione tra Reggio e Messina – afferma il prof. Castrizio, apprezzato archeologo e studioso di grecità – è da sempre stata florida poiché nasce da una storia identitaria,» insistendo sulle le differenze e le distanze, non tanto fisiche, piuttosto naturali, radicate con Cosenza e Catanzaro, le altre parti della Calabria. Reggio e Messina le due cenerentole nei confronti degli altri capoluoghi? Sembra abbastanza esile come argomentazione. La storia racconta che l’unione delle due città sullo Stretto ha portato esiti generalmente positivi, ma non ci sono più i Messeni e la grande Rheghion è un ricordo lontano.

Castrizio chiarisce subito che non ci sono mire politiche: «Né da parte mia che del professor Perna, c’è la volontà di entrare politicamente in città – spiega il professore Castrizio – Siamo due docenti e, sinceramente, non vedo l’ora di tornare a fare le mie ricerche e togliermi di mezzo ma il problema è che noi dobbiamo cercare di aprire una stagione progettuale su Reggio e si può fare solo, trovando chi ha i nostri stessi problemi per risolverli. Io reggino come i messinesi, ho lo stesso problema dell’aeroporto, non ce l’ho con quelli di Catanzaro e Cosenza ma non voglio pensare che in questa città, tutti i figli che sono andati via e non possono nemmeno tornare per le vacanze, non abbiamo nemmeno un aereo per rincasare. Da reggino, devo trovare una risposta ai miei problemi ma prima di trovare le risposte, dovremmo cercare le domande perché questa città le domande giuste non se le è mai fatte». Per l’archeologo Castrizio «occorre dare un segno forte e non c’è più bisogno di venderci alla prepotenza delle città egemoni della Calabria perché qui, noi abbiamo già tutto ciò che serve. O noi cominciamo a ragionare per risolvere i problemi mostrando la parte migliore che abbiamo o siamo spacciati. Dobbiamo creare un tavolo progettuale che metta insieme tutti per trovare soluzioni non estemporanee ma stilare un quadro complessivo che tenga presente l’intera nostra area dello Stretto».

«È una provocazione la nostra? – ha detto Castrizio – Come volete, ma noi andremo avanti per trovare dei riscontri, vittorie, per poter scalzare un sistema che è fermo e che la politica reggina, già dagli anni Sessanta aveva individuato: non abbiamo nulla da spartire con Cosenza o Catanzaro. Questo è ciò che chiediamo alla città. Cercheremo di indire un referendum: o nella forma della raccolta della firme o con un terzo dei consiglieri comunali che può chiedere un referendum propositivo e vedremo che succede. L’importante è che la città parli con una sola voce e non si lasci travolgere dalla burocrazia. La politica è la scienza del possibile, tutto ciò che viene pensato da un essere umano la politica può metterlo in atto».

Il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà ha commentato positivamente la proposta di Perna e Castrizio. «È un’idea da valutare con vivo interesse – ha detto – l’ipotesi della creazione di un’unica grande Città Metropolitana dello Stretto. In questi anni, grazie all’impegno messo in campo dalle amministrazioni territoriali di Reggio Calabria e Messina, sono stati avviati decisi passi in avanti in questa direzione. Ma adesso è giunto il momento di avviare, con coraggio, una fase operativa, attraverso una spinta univoca che coinvolga le due comunità territoriali con l’obiettivo di creare un’unica entità geopolitica, con una visione strategica capace di mettere insieme risorse e peculiarità comuni di un’area caratterizzata storicamente da innumerevoli affinità e poche differenze. Reggio e Messina – ha dichiarato Falcomatà – da sempre sono caratterizzate da un percorso contiguo e la loro unione andrebbe a generare un interesse superiore nelle dinamiche di governance del territorio, ricostituendo definitivamente quel ruolo baricentrico che lo Stretto, crocevia strategico nell’alveo del Mediterraneo e punto di incontro ideale tra i Paesi che su di esso si affacciano, ha assunto storicamente. D’altronde lo status di Città Metropolitana, per i territori di Reggio Calabria e Messina, va inserito proprio in questa dinamica, nella prospettiva di una progressiva autonomia territoriale, rispetto al ruolo tradizionale delle Regioni, che potesse sfociare nel tempo in un dialogo sempre più serrato, in tutti gli ambiti, tra le due sponde dello Stretto. E nei giorni in cui in Europa si consuma lo strappo definitivo della Brexit, convinti che il compito di una classe politica lungimirante sia quello di unire e non di dividere, di aggregare ed alimentare le energie positive e non di soffiare sui venti della chiusura e della divisione, non possiamo che dar seguito a questo percorso». Falcomatà parla anche a nome del sindaco di Messina? Non risulta.

Siamo, dunque, solo all’inizio, ma non occorre la palla di vetro per prevedere che la “provocazione” di Perna e Castrizio, pur con la benedizione di Falcomatà, non troverà adeguata accoglienza. La città è lacerata da mille problemi e non ha bisogno di ulteriore divisività per cercare il suo riscatto. Gli indipendentismi del nuovo millennio potrebbero al più indurre al sorriso, se solo ci fosse da sorridere, ma non è aria. Al peggio – ricordiamolo – non si trova mai limite. (s)

REGGIO – L’azienda Auranex riesce a connettere le zone isolate di Reggio e Messina

È reggina l’azienda che ha messo a punto una rete che riesce a connettere, facilmente, le zone ancora non raggiunte da internet. Si chiama Auranex, e punta ad abbattere la digital divide tra Reggio e Messina.

Sono ancora tantissimi i quartieri e i paesi sparsi in tutta la provincia di Reggio Calabria quanto in quella di Messina che ancora oggi non possono usufruire di una connessione ad Internet. È il famoso “digital divide” di cui tanto si sente parlare e di cui tanto poco si sa: con “digital divide” si intende quella linea immaginaria che divide quanti sono raggiunti facilmente dalla rete e dalle tecnologie e possono perciò usufruirne, da quanti invece non possono godere di questa condizione, per molteplici ragioni.

A questo proposito, la giovane azienda reggina Auranex ha messo a disposizione dei cittadini una rete proprietaria che consente di connettere ad internet anche zone ancora oggi non raggiunte dalla fibra o dai vari gestori telefonici.

Nasce così il progetto della rete Auranex: sfruttando un sistema di connessioni wireless, il segnale riesce a rimbalzare nelle varie zone dello Stretto, irradiando anche quelle troppe località altrimenti scoperte.

Ogni giorno si sente parlare di quante persone abbandonino il nostro territorio per cercare fortuna altrove, scoraggiati dal momento storico e dallo stato in cui riversa Reggio Calabria e tutto il sud in generale.

Ma se è vero che tanti decidono ogni giorno di prendere la valigia e partire, c’è una minoranza che invece vuole restare e rimboccarsi le maniche per portare avanti qualcosa di buono anche qui. (rrc)

Firmano i sindaci: è adesso realtà l’Area integrata dello Stretto

Con la firma dei sindaci delle Città metropolitane di Reggio Giuseppe Falcomatà e di Messina Cateno De Luca è diventata realtà l’Area integrata dello Stretto. L’obiettivo è permettere ai cittadini di muoversi con sempre più facilità tra le due sponde, sfruttando al meglio il triangolo geografico Reggio Calabria – Villa San Giovanni – Messina così da rendere stabile, lineare e soprattutto semplice ogni tipo di spostamento. La continuità fra le due sponde dello Stretto, Reggio Calabria e Villa San Giovanni da una parte e Messina dall’altra avverrà sia attraverso servizi di trasporto marittimo veloce, sia attraverso i servizi aerei di linea effettuati tra l’aeroporto dello Stretto e i principali scali nazionali. L’intesa prevede, inoltre, che venga istituito un Comitato di indirizzo e coordinamento composto da sei membri. Del Comitato faranno parte gli assessori regionali competenti per materia, i sindaci metropolitani, i componenti dell’ufficio di presidenza della Conferenza permanente interregionale.

Il protocollo d’intesa è stato siglato a Palermo a Palazzo d’Orleans alla presenza del Presidente della Regione siciliana Nello Musumeci e l’assessore alle infrastrutture della Regione Calabria, Roberto Musmanno.

Grande soddisfazione è stata espressa da Falcomatà: «È un momento storico, – ha dichiarato – una rivoluzione istituzionale che consente di superare le difficoltà che  fino ad oggi si erano avute su problemi della mobilità nell’area dello Stretto» Il Sindaco di Reggio era accompagnato dall’assessore alla mobilità del Comune di Reggio Calabria, Giuseppe Marino e dal Capo di Gabinetto della città metropolitana Francesco Dattola.

«I nostri territori – ha detto ancora Falcomatà – sono uniti da millenni di storia, anche da tragedie immani come il terremoto del 1908 e devono trarre la loro forza da politiche unitarie e condivise di sviluppo economico culturale e sociale. Questa storia comune trova nuovo slancio grazie ad una vera e propria “rivoluzione istituzionale” che cancella i vincoli fino a oggi esistenti tra regioni diverse che consente di creare nuove opportunità di sviluppo. Per anni ci siamo sentiti dire “questo non si può fare perché la Calabria e la Sicilia sono due regioni diverse”, oggi, invece, le città metropolitane di Reggio Calabria e Messina potranno “conurbare” concretamente l’area dello stretto attraverso comuni politiche sulla mobilità. Penso, ad esempio, ad un unico biglietto integrato che consenta a cittadini e turisti di viaggiare tra le due sponde dello stretto a prezzi accessibili ed ad orari coordinati di treni ed aerei – ha sottolineato il sindaco metropolitano –  ma credo che l’accordo favorisca politiche comuni su molteplici fattori. Pensate ad un’unica stagione teatrale tra Reggio e Messina, eventi internazionali comuni in ambito culturale e sportivo, sinergie su iniziative che possano portare il nostro territorio in alto con una parola semplice ma efficace: “insieme”. Siamo orgogliosi perché rappresentiamo le prime città metropolitane della storia d’Italia a mettere in atto politiche comuni di sviluppo del territorio».

«La sinergia– ha sottolineato Falcomatà- ci offre due spunti di riflessione:  il Mezzogiorno non è il “figlio povero d’Italia”, oggi, infatti, si può guardare alle istituzioni del Sud come esempio da seguire ed imitare; possiamo affermare a gran voce, infatti, che questa è la più bella risposta a chi parla di regionalismo differenziato, in un momento in cui il governo vuole dividere e separare, le città metropolitane di Reggio Calabria e Messina si uniscono per avere maggiore forza e autorevolezza nello scenario nazionale». (rrc)

Nella foto di copertina: Giuseppe Falcomatà, Roberto Musmanno e Nello Musumeci

REGGIO – Prossima l’area integrata di mobilità con Messina

È ormai una realtà l’area integrata di mobilità tra le due città dello Stetto: il prossimo 7 febbraio verrà infatti firmato a Palazzo Alvaro l’accordo per l’istituzione dell’Area integrata dello Stretto fra le Regioni Calabria e Sicilia e le Città metropolitane di Reggio Calabria e Messina. L’obiettivo è quello di sottoporre al Ministero dei Trasporti la necessità di costituire un sistema di mobilità integrata fra le aree dello Stretto.  Un percorso che ha preso il via due anni fa e che questa mattina, nella sede della Città Metropolitana Peloritana, ha segnato un altro importante passo in avanti grazie al tavolo di lavoro operativo al quale hanno preso parte Francesco Dattola, Capo di Gabinetto della MetroCity reggina, Roberto Musmanno, assessore ai Trasporti della Regione Calabria, Marco Falcone, assessore ai Trasporti della Regione Sicilia, Giuseppe Marino, assessore comunale con delega ai Trasporti nella giunta guidata dal sindaco Giuseppe Falcomatà, il sindaco ed il vicesindaco di Messina Cateno De Luca e Salvatore Mondello, i vertici di Atam ed Atm oltre ai rappresentanti della Conferenza permanente interregionale per il coordinamento delle politiche dell’Area dello Stretto.

Lo scopo, quindi, è permettere ai cittadini di muoversi con sempre più facilità tra le due sponde, sfruttando al meglio il triangolo geografico Reggio Calabria-Villa San Giovanni-Messina così da rendere stabile, lineare e soprattutto semplice ogni tipo di spostamento. E per farlo servirebbe la costituzione di un ente di governo capace di sovraintendere al bacino interregionale dello Stretto; un organismo – com’è emerso dal confronto odierno – snello, a costo zero ed utile a velocizzare la copertura dei tre chilometri che separano le due sponde. Con un unico biglietto, insomma, riuscire a muoversi per sfruttare al massimo le potenzialità economiche, sociali, turistiche ed attrattive di sviluppo di una grande porzione di territorio che dalle meraviglie dell’Aspromonte si estende fino a Taormina.

In un contesto simile, dunque, acquisterebbe valore massimo l’aeroporto “Tito Minniti” capace di allargare – in termini esponenziali – il proprio bacino d’utenza. Ma l’accordo, più in generale, rappresenta un’opportunità di crescita per Reggio e Messina, uno slancio in termini di conurbazione urbana attraverso un più moderno ed efficace sistema di collegamento.

Da parte loro, gli Enti siciliani hanno espresso massima apertura e sostegno alla Regione Calabria ed alla Città Metropolitana di Reggio nel percorso di definizione di un progetto “di portata storica” che, finalmente, è ad un passo dalla sua definitiva realizzazione. (rrc)

PORT AUTHORITY DELLO STRETTO: REGGIO E VILLA DIPENDERANNO DA MESSINA

8 settembre – Nuovo “regalo” del Governo alla Calabria: il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli ha dato il via libera ufficiale all’Autorità portuale dello Stretto di Messina (la sedicesima in Italia) alla quale dovranno far riferimento i porti di Reggio e Villa. Con buona pace della famosa ZES e dell’Autorità portuale di Gioia Tauro, in difficoltà quest’ultima – secondo il Ministero – a gestire il traffico passeggeri dell’area dello Stretto, i cui porti (Reggio e Villa) saranno aggregati a quelli di Messina e Milazzo. Gioia diventerà così il primo porto della Calabria (insieme con Vibo, Crotone e Corigliano) ma la Calabria di fatto dovrà rinunciare a un bel pezzo di autonomia amministrativa in un territorio il cui sviluppo è ancora da programmare.
Le prime perplessità sono venute, ovviamente, dalla sponda calabrese. Della dura presa di posizione del sen. Marco Siclari (FI) riferiamo nella sezione Calabria Parlamento, ma anche il fratello Giovanni, sindaco di Villa San Giovanni ha ritenuto opportuno far conoscere il disappunto che tale decisione porta nella sua città. Annunciando una dura e netta opposizione alla «scelta scellerata del Governo di concedere, di fatto, alla Sicilia, le competenze sul porto di Villa» il sindaco Siclari afferma: «Invece di portare avanti posizioni discutibili e che non producono alcun effetto positivo per la nostra città, perché i parlamentari del M5S non si adoperano per lo spostamento degli approdi a sud? Non abbiamo più notizie dell’On. Dieni, dalla quale ci aspettavamo importanti battaglie per il suo territorio. Stiamo ancora aspettando che i grillini presentino la proposta degli approdi a sud per diminuire l’inquinamento determinato dal passaggio dei mezzi pesanti in città. le emergenze da affrontare non mancano ma si preferisce consegnare la nostra maggiore risorsa alla Sicilia, rimanendo spettatori di scelte altrui piuttosto che prendere seriamente l’unico progetto che realmente serve alla città».
Quella del MIT è stata una decisione che oltre ad estromettere, di fatto, i reali protagonisti territoriali rischia di mettere in discussione la presenza del comune di Villa nella Zes. Lo stesso senatore Marco Siclari, più di due mesi fa, si era opposto al Governatore della Sicilia dicendo no all’authority dello Stretto ma a nulla è servito perché «per il Governo e per Oliverio la Calabria è una terra da svuotare».

Giovanni Siclari, sindaco di Villa San Giovanni

«Stiamo pagando il prezzo di capricci politici basati su un campanilismo insensato. Qui si parla del futuro delle nostre città e non possiamo permettere che sia una decisione presa da chi fa la voce più grossa. Senza dubbio la politica regionale ha le sue colpe se è andata avanti la linea della divisione dei porti calabresi ma di certo noi non rimarremo in silenzio a guardare. Martedì 11 settembre, infatti, durante la seduta del consiglio comunale – ha confermato il sindaco Siclari – porterò la questione all’attenzione di tutti chiedendo, se è il caso, di firmare una mozione per dire no a una scelta non condivisa. Siamo fermamente contrari a questa decisione piovuta dall’alto – ha concluso il primo cittadino Giovanni Siclari – non è pensabile che una decisione del genere venga presa senza consultare chi vive quotidianamente il territorio e conosce le sue esigenze. Contrasteremo in tutte le sedi opportune questa scelta scellerata che rischia solo di danneggiare Villa. Se i 5S vogliono davvero fare qualcosa per la città portino avanti, adesso che sono al Governo, il progetto per liberare Villa dal traffico gommato, anche questa è un’ulteriore dimostrazione che le motivazioni che hanno spinto alla creazione di questa autorità dello Stretto non sono valide. Toninelli sostiene che il porto di Villa e di Reggio debbano essere divisi da quello di Gioia Tauro perché hanno specificità diverse ma in realtà non è così perché da Villa passa un quantitativo di traffico gommato notevole. Quindi, il trasporto sullo Stretto non è dedicato unicamente ai passeggeri e questo è un dato che non può essere trascurato. Non consentiremo che siano altri a decidere sul futuro della nostra città senza interpellarci, faremo sentire la nostra voce e diremo no ad una nuova autorità che rischia seriamente di danneggiarci».
«La scelta – dicono al Ministero delle Infrastrutture – va nella direzionen di tutela e valorizzare la peculiarità dello Stretto di Messina, un territorio altamente svantaggiato e attraversato ogni giorno da tantissimi passeggeri, molti dei quali pendolari. A queste persone – spiegano al Ministero – è giusto dare un servizio di trasporto adeguato e per questo è emersa la necessità di dotare la zona di un’autorità di sistema portuale ad hoc».
Spiegazioni che lasciano molto a desiderare e sarebbe opportuno che la Calabria facesse sentire, attraverso i suoi rappresentanti, la propria voce, soprattutto per capire quali “vantaggi” possano venire da una gestione “esterna”. Comunque, il progetto di Toninelli per arrivare in porto (è il caso di dirlo…) ha un bello scoglio da superare: occorre l’assenso delle due regioni interessate. A Messina stanno già facendo festa, in Cittadella e in Parlamento i nostri parlamentari sono ancora in vacanza? (s)