SIDERNO (RC) – Sabato si presenta il libro “L’atomo inquieto”

Sabato 28 gennaio, a Siderno, alle 17.30, al Mondadori Bookstore, si presenta il libro L’atomo inquieto di Mimmo Gangemi, edito da Solferino.

Dialoga con l’autore la giornalista Maria Teresa D’Agostino, interviene Domenico Talia, docente Unical e scrittore, letture a cura della scrittrice Rossella Scherl.

Uno straccione misterioso che abita in una baracca. Un incidente. Una notte tra la vita e la morte in cui riemerge il mistero di un passato inimmaginabile. Perché quell’uomo si è trovato, per decenni, al centro della storia. È stato un professore di fisica noto e reputato a Roma, ma scomparso in un giorno di primavera del 1938, presunto suicida. È stato uno scienziato al servizio di Hitler, in corsa contro il tempo per costruire l’arma definitiva, la bomba capace di vincere la guerra.

È stato un paziente in un sanatorio altoatesino, precario rifugio per ex nazisti braccati. È stato un tecnico di laboratorio in Venezuela, dopo essere arrivato in Sud America in compagnia di Adolf Eichmann. E poi è tornato di nuovo in Italia, ha attraversato altri luoghi e altre identità, fino a non averne alcuna se non quella di un disperato che campa di poco e niente in terra ionica: come a voler espiare, facendosi fantasma in vita, i troppi errori di troppe reincarnazioni. Ettore Majorana, perché di lui si tratta, in quell’unica notte rende in prima persona la sua confessione: una vicenda di guerre e di intrighi, di amore e di pericolo, attraverso cui il filo rosso della scienza e del progresso corre tingendosi, a tratti, di sangue.

Mimmo Gangemi riporta in vita una delle figure più interessanti ed enigmatiche del Novecento distillando dagli scarsi indizi e dalle molte congetture sulla sua scomparsa una sontuosa e avvincente narrazione. E ci restituisce un Majorana insieme fedele alla realtà storica e pienamente contemporaneo, nella tensione estrema tra scienza e morale che percorre la sua vita e nel dilemma tra dovere e libertà che segna anche il nostro tempo. (rrc)

L’atomo inquieto, di Mimmo Gangemi

di FILIPPO VELTRI  – Mimmo Gangemi ci regala con ‘’L’atomo inquieto’’ (Solferino) uno straordinario romanzo che inquadra la vita, i tormenti e i percorsi inquieti di un personaggio di cui si parla da decenni. È il fisico Ettore Majorana, scomparso misteriosamente  e sulla cui sorte sono nate decine di leggende, vere o false che siano, che hanno alimentato tutto un filone anche letterario (pensiamo solo al romanzo di Leonardo Sciascia). Ma anche un filone di cronaca che e’ stato a lungo legato persino alla Calabria, con  la leggenda di una sua permanenza nella Certosa di Serra San Bruno.

Uno straccione misterioso che abita in una baracca. Un incidente. Una notte tra la vita e la morte in cui riemerge il mistero di un passato inimmaginabile. Perché quell’uomo si è trovato, per decenni, al centro della storia. È stato un professore di fisica noto e reputato a Roma, ma scomparso in un giorno di primavera del 1938, presunto suicida. È stato uno scienziato al servizio di Hitler, in corsa contro il tempo per costruire l’arma definitiva, la bomba capace di vincere la guerra.

È stato un paziente in un sanatorio altoatesino, precario rifugio per ex nazisti braccati. È stato un tecnico di laboratorio in Venezuela, dopo essere arrivato in Sud America in compagnia di Adolf Eichmann. E poi è tornato di nuovo in Italia, ha attraversato altri luoghi e altre identità, fino a non averne alcuna se non quella di un disperato che campa di poco e niente in terra ionica: come a voler espiare, facendosi fantasma in vita, i troppi errori di troppe reincarnazioni.

Questo è Ettore Majorana, perché di lui si tratta, e in quell’unica notte rende in prima persona la sua confessione: una vicenda di guerre e di intrighi, di amore e di pericolo, attraverso cui il filo rosso della scienza e del progresso corre tingendosi, a tratti, di sangue.

Mimmo Gangemi riporta in vita una delle figure più interessanti ed enigmatiche del Novecento distillando dagli scarsi indizi e dalle molte congetture sulla sua scomparsa con una sontuosa e avvincente narrazione, tipica del Gangemi che ci ha regalato ineguagliabili pagine di letteratura come la Signora di Ellis Island, L’acre odore di aglio, Il giudice meschino e Il popolo di mezzo.

Ancora una volta emerge nitida la sua capacità di descrizione dei luoghi, “quel mare con onde senza forza di assalire la riva’’ o  “quel fruscio che si avverte solo nelle pause dei rumori del mondo’’.

E ancora: un Gangemi che scava nelle fonti come un vero romanziere storico cui aggiunge, pero’, uno stacco di scrittura facile e coinvolgente.

Gangemi stavolta ci restituisce un Majorana insieme fedele alla realtà storica e pienamente contemporaneo, nella tensione estrema tra scienza e morale che percorre la sua vita e nel dilemma tra dovere e libertà che segna anche il nostro tempo.

MIMMO GANGEMI
L’ATOMO INQUIETO
Solferino, ISBN 9788828210818

Lo scrittore reggino Mimmo Gangemi candidato al Premio Strega

Il riscatto della Calabria può venire dalla letteratura? La conferma la da Mimmo Gangemi, con la sua candidatura allo Strega.

Dall’uscita della nuova creatura dello scrittore palmese, datata 9 febbraio 2021, alla candidatura dello Strega di qualche giorno fa, il tempo è stato davvero breve. E non è un caso. Ci sono romanzi che sono semplicemente libri, altri come quello di Gangemi, che sono vere e proprie opere  letterarie. E il fiuto di Raffale Nigro, che ha proposto il libro al prestigioso premio, di certo non sbaglia.

Il popolo di mezzo (edito da Piemme), dopo la Signora di Ellis Island, sarà destinato a diventare un nuovo capolavoro della letteratura italiana. Una penna che graffia e lascia tracce quella di Gangemi, che con realtà e crudezza narra la storia di uomini su cui, da secoli, grava l’occhio e il giudizio del mondo. Un popolo di mezzo appunto che, costretto, cede alle lusinghe del bisogno e sempre e solo per fame. Un Sud in continuo viaggio, alla ricerca del giorno nuovo, che anche oltreoceano, nonostante i sacrifici e i pianti, è destinato a mischiarsi con la terra che in Patria ha scansato partendo. 

Un’alternarsi di emozioni fitte, che non danno tregua e che sin della prima pagina rapiscono il lettore che, con naturalezza, diventa esso stesso coprotagonista della storia.

Mimmo Gangemi, nella vita, come è noto, è un ingegnere di professione. Un professionista, dunque, prestato alla letteratura come dicono alcuni, ma le cui opere confermano invece l’esatto contrario. Gangemi resta, infatti, un grande scrittore prestato alla professione. Non vi è alcun dubbio. Un narratore di razza le cui storie vengono tessute con severa maestranza, da rendersi raffinate e perfette lenti per guardare il mondo.

A portare lo Strega in Calabria, e per la prima e unica volta, fu Corrado Alvaro, nel 1951, con l’opera Quasi Una Vita. Da allora nessun altro autore ‘nostrano’ ha più conquistato il podio. 

Sarà questa la volta buona? 

Il percorso è ancora lungo e in salita. Ma la grandezza del romanzo, da tutti i venti a favore. 

«È solo una candidatura che si fa compagnia con tante altre, benché sia stata avanzata da uno scrittore prestigioso» scrive Gangemi sulla sua pagina Facebook. E poi: «Incrociamo tutti le dita per il futuro» chiosa.

E ha ragione. Ma noi calabresi, si sa, siamo malati di orgoglio e appartenenza. Per noi lo Strega è già vinto. (gsc)

Sinossi del Libro

Quanto lontano si deve spingere un padre, per regalare un futuro ai propri figli?

In un’America prodiga e crudele, una grande saga su ciò che siamo stati. E abbiamo dimenticato. «Negri», così sprezzavano quanti agli inizi del Novecento giungevano in America dall’Italia. Anche perché «tanto bianchi non apparivano», erano il popolo di mezzo, sradicato dalle origini per cercare lì un futuro migliore. Masi e la sua famiglia, partiti dalla Sicilia, impattano sullo sfruttamento e sull’esclusione, sul pregiudizio e sul razzismo, che culminano in un barbaro linciaggio. Per i figli, Tony e Luigi, con indole e talenti differenti, si aprono strade difficili, tra le ondate della prima emigrazione e le due guerre mondiali. In un’America che cambia, ora sogno solo a osservarla da lontano, ora prodiga delle opportunità che sa concedere la terra promessa. Insofferente, il primo tenta di conquistarsi uno spazio, finché arriva a odiare l’inganno del nuovo mondo, e lo scianca con le sue vendette. Dotato di talento musicale, il secondo percorre la novità delle orchestrine jazz, imboccando la via per il successo. Dai campi di cotone ai cantieri per le ferrovie, dalla Little Palermo di New Orleans alla Little Italy nella dimensione metropolitana di New York, dalla Mano Nera agli albori di Cosa Nostra, dai bordelli di Storyville ai grandi ritrovi del jazz, dai diseredati seppelliti ad Hart Island alla strage di Wall Street, da un amore travagliato al campo di internamento per italiani resistenti. In questa narrazione epica e struggente, Mimmo Gangemi ci fa rivivere, con il coraggio dei grandi maestri, il senso d’estraneità e una nostalgia divorante, la speranza di piegare il destino e il sogno del ritorno, in una nazione che va rapidamente mutando pelle. 

Marzo per gli agnelli, di Mimmo Gangemi (2019)

di MARCELLO VILLARI – “Marzo per gli Agnelli”, l’ultimo romanzo di Mimmo Gangemi racconta una storia calabrese. Anzi, per la precisione, una storia ambientata fra la Piana di Gioia Tauro e l’Aspromonte, luoghi privilegiati  della narrativa di Gangemi. Ma forse sarebbe riduttivo interpretare la vicenda che si snoda nelle pagine del libro semplicemente come  “letteratura regionale”. Lo sfondo, gli scenari naturali e umani, i caratteri e i linguaggi dei personaggi indubbiamente caratterizzano questo romanzo cosi come le altre opere dell’autore e più in generale la sua passione intellettuale e civile. E tuttavia leggendo il libro e la storia che racconta, le dinamiche sociali che stanno sotto le apparenze e le forme che si connotano da subito come “tipicamente calabresi” sono, secondo me, “universali” nel senso che ci riportano nel mondo di oggi, perché la perdita dello spirito pubblico, l’affarismo come cifra dominante della contemporaneità, la corruzione e il disinteresse verso l’ambiente quando c’è di mezzo il business non hanno ormai più confine, cambiano solo modi, stili e protagonisti.

Da questo punto di vista,  bisognerebbe uscire da un diffuso atteggiamento provinciale e leggere l’opera di questa nuova generazione di scrittori calabresi, di cui Mimmo Gangemi è senz’altro un esponente di spicco, come un tentativo di raccontare, attraverso “storie calabresi”, la modernità e cioè una realtà – quella calabrese appunto – che non è una sorta di luogo separato dal resto d’Italia e del mondo, ma ne fa parte a pieno titolo, nel bene e nel male.

In fondo, in “Marzo per gli Agnelli”, lo scontro fra la vecchia onorata società di zì Masi e la nuova ‘ndrangheta affarista dei Survara si sviluppa intorno alla costruzione di un mega insediamento turistico sul mare usando capitali da ripulire. È una trama che può benissimo  rappresentare il cambiamento radicale che hanno subito le nostre società in un’epoca in cui il mondo degli affari si è trasformato in un sistema di arrembaggio ai beni comuni violento e senza esclusione di colpi, si tratti del risparmio dei cittadini o dell’acqua che beviamo o delle terre che ci danno da mangiare.

È invece nei personaggi di questo romanzo che Gangemi delinea alcune specificità locali che lo portano a una visione un po’ pessimista del futuro della Calabria.  Qui c’è una differenza rispetto all’altro bellissimo suo libro, “La signora di Ellis Island”, ma anche allo stesso  “Il giudice meschino” che  pure parla di vicende di ‘ndrangheta. Un cambiamento di sentimento che lo stesso autore peraltro ha messo in evidenza in alcune sue recenti interviste.

La “Signora di Ellis Island” è la saga di una famiglia aspromontana che attraverso il duro lavoro, l’emigrazione, il risparmio e sacrifici durissimi costruisce la sua emancipazione sociale, il passaggio dalla misera a un certo benessere. Un’epica che è il paradigma di tante famiglie calabresi che a cavallo fra le due guerre mondiali hanno cambiato la loro condizione e la società calabrese, un tempo immobile e senza speranza. In “Marzo per gli agnelli” i personaggi che stanno sullo sfondo alla vicenda principale, nobili, professionisti, membri del circolo di società locale, semplici cittadini sono permeati dalla cultura mafiosa, come se questa fosse ormai la caratteristica inevitabile e permanente, quasi “naturale” della società calabrese. È sparita, in questo libro di Gangemi”, la voglia di riscatto e di lotta ai soprusi dei possidenti e dei loro sgherri che aveva caratterizzato un’altra epoca della storia calabrese.

Ecco che qui il pessimismo si insinua nel racconto: la società civile non produce più anticorpi, rifiuto culturale e sociale nei confronti del sopruso mafioso e della sua violenza selvaggia, questa sì retaggio di un mondo antico trasferito a piè pari nella modernità.  Tanto è vero che il protagonista del romanzo, l’avvocato Giorgio Marro, che è l’unico a rifiutarsi di vendere il proprio terreno alle famiglie di ‘ndrangheta che vogliono costruire il mega complesso turistico, non lo fa per un atto di eroismo. Colpito da una vicenda personale devastante – un figlio morto in un incidente, l’altro in coma e la moglie impazzita per il dolore – ormai vorrebbe soltanto sparire dalla faccia della terra insieme al suo inconsolabile dolore. “Ti dico che è invincibile – dice zi’ Masi al socio ‘ndranghetista Survara che vorrebbe intimidire Marro per costringerlo a vendere – non c’è medicina per lui. Non c’è niente che gli possiamo opporre. Ad ammazzarlo, un favore grande gli facciamo. Ad ammazzargli la moglie e il figlio gliene facciamo altri due”.

In  “Marzo per gli agnelli” – che nel linguaggio contadino di zi’ Masi vuol dire che ogni cosa ha il suo tempo – il protagonista, l’avvocato Marro non è appunto un eroe positivo, non ha deciso di sfidare la ‘ndrangheta per difendere un diritto, ma agisce per dimenticare la sua tragedia, per trovare un diversivo, cerca un motivo per sentirsi ancora vivo e non una persona emotivamente morta che respira e cammina. Come ha capito zi’ Masi che lo conosce bene e ha ancora la sensibilità umana e l’intelligenza di capire che uno così è “invincibile”.

Un romanzo è un romanzo appunto e non necessariamente è tenuto a rispecchiare la realtà, ma è il frutto della creatività, dei sentimenti e della fantasia dell’autore in un dato momento della propria vita. E soprattutto deve essere una bella storia, avvincente e appassionante. E queste doti non mancano né a Mimmo Gangemi né ai suoi romanzi che ne rendono sempre piacevole la lettura. Ma se vogliamo leggere in quest’opera anche un messaggio, pur vedendo che in Calabria sta nascendo una nuova stagione del sentire comune, dovremmo prendere molto sul serio l’avvertimento contenuto in questo romanzo: quella società civile diffusa che non produce anticorpi morali e sociali al malaffare e a quell’intreccio  perverso di antico e nuovo può sempre prendere il sopravvento e dare il colpo definitivo a una regione costantemente in bilico come quella calabrese.

Infine una testimonianza personale, visto che conosco da tempo l’autore: Mimmo Gangemi non è affatto pessimista sul futuro della Calabria, lo dimostra il suo impegno intellettuale pubblico e privato, intenso e continuo. (mv)

 

LA SCHEDA
Marzo per gli agnelli
Mimmo Gangemi
pp. 288, euro 17,50
Piemme Edizioni
ISBN 9788856668612

L’AUTORE
Ingegnere di Santa Cristina d’Aspromonte (1950), Mimmo Gangemi ha esordito come scrittore nel 1995  con Un anno d’Aspromonte (Rubbettino) e ha pubblicato, diversi libri tra cui Il giudice meschino (2009, da cui è stato tratto uno sceneggiato tv) e Il patto del Giudice e La verità del giudice meschino. Apprezzatissimo il suo romanzo La signora di Ellis Island (2011). Con Pino Aprile, Maurizio De Giovanni e Raffaele Nigro, ha firmato nel 2017 Attenti al Sud. Collabora con il quotidiano La Stampa.

 

LE PRIME VENTI RIGHE

Zi’ Masi d’aspetto si mostrava più vecchio dei settantatré anni lì lì da compiere. Nei movimenti no, era agile più d’un gatto. Alla minima espressione del volto la pelle gli s’increspava in rughe ravvicinate e sottili, la carnagione se la pattava con quella di un marocchino abbronzato, aveva occhi svelti, cupi e sanguigni e le gambe storte da stagliare, nel mezzo, la luce di un rombo. Una profonda cicatrice gli calava . a mezzaluna dalla tempia fin oltre lo zigomo: un ricordo di gioventù. Melazzo gliel’aveva incisa con la roncola, senza potersene vantare però, Portava, estate e inverno, una coppola di velluto nero girata di traverso, sulle due meno venti, minuto più minuto meno.
Il giovane gli si parò davanti, salutò con un cenno d’inchino – a mo’ di titolato comunista nel riverire il papa – accettò la sedia che il vecchio gli porse, vi si calò.
«Forse che papà non sta in buona salute?», ziì Masi calcando sul «papà» e allargando un sorriso a cui non fece ubbidire gli occhi. Il papà era Ciccio Survara, con lui nell’onorata società prima che si sbriciolasse in tante «’ndrine»
Al giovane sobbalzò, andata e ritorno il pomo d’Adamo.

ALLA SCRITTICE REGGINA ROSELLA POSTORINO IL PREMIO CAMPIELLO

16 settembre – È un grande motivo d’orgolio per tutta la Calabria. la scrittrice reggina Rosella Postorino col suo libro “Le assaggiatrici” ha vinto il Premio Campiello 2018. Anzi, ha stravinto, raccogliendo 278 dei 300 voti dei lettori per poi ricevere 167 voti nella votazione finale al Teatro La Fenice di Venezia. originaria di Reggio calabria, Rosella Postorino è cresciuta in Liguria e da17 anni vive a Roma.
Il suo libro “Le assaggiatrici” (Feltrinelli) racconta la singolare storia di un gruppo di donne chiamate ad un compito insolito e terribile: assaggiare il cibo destinato a Hitler. «Un privilegio e una condanna» dice la scrittrice. Che ha espresso con un largo sorriso la sua soddisfazione: «Sono felicissima. Voglio ringraziare tutti quelli che mi sono stati vicino mentre scrivevo questo libro. Grazie al Campiello che mi ha fatto fare un’esperienza bellissima».
Alla serata finale del Campiello hanno preso parte la Presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, e il ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli. Se per la Casellati il Campiello è «una scommessa abbondantemente vinta» per il prestigio del Premio e la sua autorevolezza nel mondo della cultura, il ministro Bonisoli ha sottolineato che bisogna «lavorare insieme per la diffusione della scrittura e della letteratura tra i giovani. Abbiamo – ha detto il ministro – un problema enorme in questo Paese. Siamo sull’orlo di un distacco tra generazioni. Ai giovani basta cercare di far venire la fame di cultura. Siamo in un momento di cambiamento della storia in cui nessuno sa con precisione dove stiamo andando. La cultura è una soluzione per trovare la nostra strada».
Rosella Postorino per il suo libro si è liberamente ispirata alla storia vera di Margot Wolk che a 96 anni ha raccontato l’esperienza di “assaggiatrice” del Führer alla caserma di Karusendorf. Un libro straordinario e avvincente, scritto con mano sicura, capace di rapire il lettore e costringerlo a riflettere anche sugli aspetti meno conosciuti del nazismo e le sue brutalità anche a livello psicologico nella scommessa sulla sopravvivenza cui costringeva le sue vittime.
La scrittrice è stata introdotta da Gad Lerner che nel sottolineare le sue origini ha esaltato le virtù del libro: «Che cosa c’entra una giovane donna calabrese con la Germania 1943? Ho iniziato questo libro con diffidenza e poi lo ho divorato». La Postorino sarà festeggiata a Montecarlo il 12 ottobre ospite dell’Ambasciata d’Italia, e come da tardizione per il vincitore del Campiello mercoledì 19 presenzierà a PordenoneLegge.
È importante sottolineare come sia un momento particolarmente felice per la narrativa calabrese: la Postorino, a buon diritto, diventa la portabandiera della forte capacità degli scrittori calabresi (Gioacchino Criaco, Mimmo Gangemi, Domenico Dara, solo per citarne alcuni) che stanno conquistando un posto di rilievo nel panorama non solo nazionale (di Criaco è stato appena pubblicata la traduzione di “Anime Nere” negli USA). Un motivo di orgoglio e l’ulteriore dimostrazione, ma non ce n’è bisogno, che questa terra ha tante ricchezze in casa, ma spesso non se ne accorge nemmeno. (rrm)

SANT’ILARIO DELLO IONIO: IL PREZZO DELLA CARNE DI MIMMO GANGEMI

13 settembre – Sarà presentato questa sera, a Sant’Ilario dello Ionio, alle 19.00, presso Belvedere di Piazza Garibaldi, il libro “Il prezzo della carne” di Mimmo Gangemi.
Organizzato dal Comune di Sant’Ilario dello Ionio in collaborazione con il Caffè Letterario “Mario La Cava”, l’evento rientra nell’iniziativa “Incontro con i libri Rubbettino”.
Si comincia con i saluti di Pasquale Brizzi, sindaco di Sant’Ilario dello Ionio. Dialogano con l’autore la giornalista Maria Teresa D’Agostino e Domenico Calabria, presidente del Caffè Letterario “Mario La Cava”.
Il libro, edito da Rubbettino Editore, è ambientato in una Calabria all’inizio degli anni ’90, dove una banda di giovani delinquenti si mette in proprio con estorsioni e minacce, sfidando il potere delle “‘ndrine”. (rrc)

Incontro con lo scrittore Mimmo Gangemi alla Cittadella regionale

1° luglio – Successo dell’incontro alla Cittadella regionale di Germaneto con lo scrittore Mimmo Gangemi che ha parlato del suo libro “La signora di Ellis Island”, un delicato quanto drammatico affresco sull’emigrazione calabrese d’inizio secolo, un libro straordinario e ricco di suggestioni.
All’incontro hanno partecipato l’assessore alla Cultura Maria Francesca Corigliano, il vicepresidente della Regione Calabria Francesco Russo, Marcello Furriolo (ex sindaco di Catanzaro e fine intellettuale) e il presidente dell’Associazione “Progetto Gutenberg” Armando Vitale, moderati dal giornalista e scrittorer Filippo Veltri.
L’iniziativa odierna rientra in un ciclo di appuntamenti promossi dalla Presidenza della Giunta regionale sul tema della nuova letteratura calabrese che negli ultimi anni sta vivendo un momento di grande produzione culturale.
«Nelle prossime settimane – ha spiegato Veltri introducendo l’incontro – seguiranno anche altri incontri con scrittori e giornalisti calabresi, che con le loro opere, da diverse ottiche culturali, raccontano la Calabria attraverso un’immagine nuova e diversa dai soliti cliché. L’idea è di utilizzare la sede regionale come luogo di cultura, di incontri, dibattiti e approfondimento su temi legati alla realtà economica e sociale della regione».
Secondo il Vicepresidente Russo «non si può prescindere dall’apporto intellettuale nella ricostruzione di una nuova immagine della Calabria». «È vero – ha aggiunto – che i fatti economici cambiano i rapporti sociali. Nei tre anni di lavoro con il Presidente Oliverio abbiamo lavorato a una trasformazione radicale della regione da un punto di vista infrastrutturale. Penso alla nuova Linea Ferroviria Jonica elettrificata, soltanto un sogno al nostro insediamento; alle oltre seicento scuole in cui sono stati fatti interventi di adeguamento antisismico; alla Zes nel Porto di Gioia Tauro, all’approvazione degli appalti per la nuova statale 106. Tutte cose che non esistevano e che creano una modificazione strutturale della Calabria e la proiettano in una dimensione moderna e migliore della vita sociale. Ma resta prioritaria – ha ribadito Russo – l’importanza del messaggio intellettuale che si ottiene dai libri e da una narrazione diversa della realtà calabrese come nel caso del libro di Gangemi: un autentico capolavoro di quella tradizione letteraria del Mediterraneo iniziata oltre un secolo fa con Salgari».
L’Assessore Corigliano ha sottolineato l’importanza di questo ciclo di incontri con gli autori calabresi all’interno di un contesto istituzionale come la Cittadella regionale. «Andremo ancora a fondo con questo tipo di iniziative che arricchiscono il dibattito sulla Calabria. E ci avvicineremo sempre di più alle scuole perché proprio i giovani necessitano di emozionalità nella conoscenza della nostra storia. L’approccio con un libro capolavoro come questo di Gangemi può innescare nuove chiavi di lettura nel percorso sociale dei nostri studenti, talvolta poco stimolati dalla retorica scolastica di alcuni testi. Inoltre – ha aggiunto l’Assessore Corigliano – conoscere i fatti, non così lontani, dei nostri avi, attraverso un romanzo sull’emigrazione in America di fine 800, come “La Signora di Ellis Island” ci può far comprendere meglio l’attualità straziante dei tanti fratelli africani che oggi affrontano sui barconi lo stesso amaro e straziante destino dei nostri connazionali che scapparono in America cercando un po’ di fortuna».


Mimmo Gangemi ha voluto ringraziare la Regione e il Presidente Oliverio per questa iniziativa che dà voce agli autori calabresi. «Finalmente – ha detto – dopo oltre 30 anni, la letteratura calabrese vive un ottimo momento produttivo. Un risveglio che nasce probabilmente da una condizione sociale, per troppi anni profondamente degradata, che ha stimolato la nascita di una maggiore sensibilità culturale. Un libro non è di chi lo fa ma di chi lo legge. Anch’io di tanto in tanto scopro dai dibattiti inedite chiavi di lettura. Mi fa sorridere – ha aggiunto Gangemi – pensare a quanta ipocrisia esista oggi nelle espressioni del Governo italiano sul tema dell’accoglienza. Nel mio libro racconto ad esempio che uno dei principali motivi di respingimento dei nostri emigrati in America era determinato dalla pellagra, una malattia causata dalla carenza o dal mancato assorbimento di vitamine del gruppo B, di cui soffrivano gli italiani del Nord a causa di un’alimentazione scarna fatta quasi soltanto di polenta».
Marcello Furriolo, riprendendo un’affermazione del giornalista Curzio Maltese, ha definito il libro di Gangemi «un autentico capolavoro della nostra epoca, quasi due romanzi in uno, una grande opera d’arte composita e complessa in cui risalta la grande umanità dell’autore e una straordinaria capacità descrittiva».
Vitale, infine, ha invitato la Regione a proseguire in questo corso di valorizzazione della letteratura moderna calabrese, integrandola sempre di più con un rapporto vivo con le scuole e gli studenti. (rcz)