È TEMPO DI RIBALTARE GLI STEREOTIPI E
DARE A CALABRIA L’IMMAGINE CHE MERITA

di PAOLA LA SALVIA – La Calabria, simbolo del fascino e dell’antica cultura del Mezzogiorno, si distingue per un patrimonio storico, archeologico e tradizionale di inestimabile valore. Questa Regione è un caleidoscopio identitario, sapientemente forgiato nel tempo dall’incontro e dall’influenza di varie civiltà che hanno lasciato sul territorio un segno indelebile, quali quella ellenica, quella romana e quella normanna.

La stratificazione di lingue, costumi popolari e pratiche religiose ha creato un retaggio unico, ove la tradizione convive in perfetta armonia con la modernità del presente. Questo connubio si esprime nelle feste popolari, dove ancora sopravvivono antichi rituali, nell’artigianato di ceramiche, tessuti e oggetti d’arte creati secondo tradizioni secolari, e in una cucina che intreccia sapori ancestrali con tocchi di modernità. Queste espressioni culturali sono il riflesso di una società che, pur avendo vissuto momenti difficili, ha saputo rinnovarsi e investire nel proprio futuro.

Purtroppo, questa ricchezza viene troppo spesso ridotta genericamente a uno stereotipo: quello di essere prevalentemente “terra di mafia”. È innegabile come una delle organizzazioni mafiose più potenti al mondo, la ‘Ndrangheta, abbia trovato radici proprio in questo territorio, ma questa organizzazione criminale, oggi, è presente in Calabria come nel resto d’Italia (oltre che in molte parti del mondo) rappresentando, pertanto, un problema globale. Perciò la presenza di questo fenomeno criminale non può e non deve oscurare il forte senso di integrità, onestà e impegno civico che caratterizza la maggioranza dei calabresi e oscurare le tante realtà virtuose presenti sul territorio, come imprenditori onesti, associazioni culturali vivaci, giovani innovatori e cittadini che si impegnano per il riscatto sociale della loro comunità.

In un contesto in cui il timore di infiltrazioni mafiose e l’instabilità giuridica compromettono l’immagine di interi territori, gli investitori nazionali ed esteri tendono a concentrare il loro interesse su aree percepite come maggiormente stabili e sicure, e l’assenza di investimenti incide negativamente anche sul turismo, una delle potenziali risorse economiche più importanti della Regione.

Il risultato è un circolo vizioso che crea ripercussioni economiche di notevole rilievo, ove la mancanza di investimenti si traduce in stagnazione economica, riduzioni nelle opportunità lavorative e un progressivo indebolimento del tessuto sociale locale. Infine, il peso degli stereotipi influisce negativamente anche sull’identità della comunità, specialmente quella dei più giovani, che spesso si sentono esclusi e rassegnati a fronte di questa visione pregiudizievole.

È manifesto come in un territorio l’assenza di capitali e di fiducia nel sistema economico e istituzionale non solo rallenta la crescita, ma alimenta anche una spirale migratoria soprattutto tra i giovani che, alla ricerca di un futuro migliore, decidono di abbandonare quelle aree. La fuga di capitale umano impoverisce ulteriormente i luoghi diminuendo le possibilità di sviluppo innovativo e consolidando un clima di sfiducia che si ripercuote su ogni aspetto della vita comunitaria.

Ed è proprio attraverso tali dinamiche che la mafia consolida il proprio potere. È notorio, infatti, come la criminalità organizzata trovi terreno fertile, che le consente di espandersi e di rafforzarsi, proprio in contesti segnati da povertà e arretratezza sociale ed economica.

Per una efficace attività di prevenzione e di contrasto contro la criminalità organizzata lo Stato deve, pertanto, intensificare la propria presenza e operare in maniera più efficace, soprattutto nei territori in cui le organizzazioni criminali cercano addirittura di sostituirsi alle Istituzioni. Di conseguenza, risulta fondamentale migliorare i servizi offerti, potenziare le reti di assistenza sociale e incentivare l’occupazione. Garantire un lavoro dignitoso rappresenta, infatti, uno strumento potente contro il crimine organizzato.

Recentemente in Calabria si è verificato l’ennesimo scioglimento di un Consiglio Comunale e questo accadimento è stato riportato da alcuni media come un fatto che prova come non si riesca ad allontanare la mafia da questa terra. Su tale vicenda è doverosa una riflessione: perché per azioni di singoli bisogna coinvolgere e infangare interi territori? A chi giova tutto questo? Questa narrazione distorta offusca il vero volto di una Regione che, come ogni altra parte d’Italia, ha le sue problematicità ma anche innumerevoli punti di forza.

La vita in Calabria è ben diversa da quella che viene descritta da qualche racconto e i calabresi non ci stanno a vedere la loro identità ricondotta a un singolo stereotipo, che tende a generalizzare e stigmatizzare un’intera comunità sulla base di azioni criminali commessi da una minoranza.

La Calabria è molto più della mafia: la realtà quotidiana, infatti, racconta una storia molto diversa, quella fatta da una comunità che, nonostante le difficoltà economiche e sociali, si contraddistingue per il lavoro onesto, la solidarietà e l’orgoglio per le proprie radici.

In Calabria vi sono molte persone che ogni giorno si impegnano per cercare di creare un tessuto sociale sano e dinamico, lavorando onestamente nei campi, nelle piccole imprese, nel commercio e nel settore pubblico. Le storie di imprenditori validi e onesti e di iniziative di sviluppo economico sono la prova tangibile di una Regione in continua evoluzione e di una popolazione che lotta quotidianamente per il proprio riscatto sociale e quello dell’intero territorio.

In ogni piccolo paese, in ogni città esistono realtà imprenditoriali che scommettono sul territorio, riscoprendo le tradizioni e integrandole con tecnologie moderne e nuove forme di economia. Progetti di valorizzazione del patrimonio culturale e naturalistico, come quelli che hanno portato alla creazione di parchi nazionali e iniziative turistiche, sono il segno tangibile di una terra che non si arrende e che guarda avanti con fiducia.

In Calabria sono numerosi gli esempi di rinascita e di trasformazione di beni e territori che sono stati affrancati alla mafia. Nella Regione, infatti, sono stati realizzati una serie di progetti che hanno saputo trasformare beni confiscati alla criminalità organizzata in strumenti per il bene comune, contribuendo a risollevare territori a lungo oppressi dalla presenza mafiosa.

Un esempio emblematico è rappresentato dal Parco Nazionale dell’Aspromonte, un’area che in passato, per quasi un secolo, è stata tristemente famosa perché teatro di reati efferati, intimidazioni spietate e pratiche mafiose, tra cui i famigerati “sequestri camminatori”.

In particolare, tra gli anni ’70 e ’90 la ‘ndrangheta utilizzò il territorio aspromontano come propria roccaforte non solo per compiere i sequestri di persona a scopo di estorsione (694 sequestri in circa 20 anni) ma anche per perpetrare una strategia del terrore. Tali delitti furono commessi allo scopo di ottenere consistenti guadagni e, allo stesso modo, per affermare il proprio potere e il controllo sul territorio. La stagione dei rapimenti di persone servì ad alimentare in maniera consistente le casse delle ‘ndrine che poterono, successivamente, investire le ingenti somme nel mercato del narcotraffico. Negli anni ’90, infatti, dall’industria dei sequestri di persona la ‘Ndrangheta passò a quella più redditizia del traffico internazionale di droga.

Con il passare del tempo, grazie all’impegno delle Istituzioni, delle Forze dell’Ordine e alla crescente mobilitazione civile, quell’area è stata riqualificata e affrancata alla mafia. La trasformazione del territorio aspromontano, culminata nella creazione del Parco Nazionale, ha rappresentato non solo un processo di riqualificazione ambientale e culturale, ma anche un percorso di riconciliazione con un passato doloroso. La memoria di questi eventi, pur restando una ferita aperta, è stata trasformata in un’opportunità per riscoprire e valorizzare l’identità locale, rigenerando il territorio e restituendolo alla collettività.

Il percorso di riqualificazione ha inoltre stimolato una sinergia tra enti pubblici, privati e cittadini, che con coraggio hanno eradicato la paura e l’omertà da quei sentieri della Montagna, creando un ambiente in cui la partecipazione attiva e il dialogo costruttivo hanno contribuito a dare nuova linfa al territorio.

Oggi l’Aspromonte è un Geosito riconosciuto dall’Unesco e non è solo una risorsa naturalistica e culturale di fama internazionale, ma anche un simbolo di resilienza e di capacità di rinascita, un modello virtuoso di come un’area, un tempo segnata da episodi drammatici e delittuosi, possa rinnovarsi e diventare una risorsa fondamentale per l’intera collettività.

In diverse città della Calabria, come nel resto del Sud d’Italia, alcuni immobili confiscati alla mafia sono stati riconvertiti in centri culturali, musei della legalità e spazi di aggregazione sociale. Queste iniziative non solo recuperano fisicamente i luoghi, un tempo nelle mani della mafia, ma li trasformano in simboli di resistenza e rinascita, e costituiscono dei modelli educativi per le nuove generazioni.

Questi esempi positivi dimostrano come il contrasto alla mafia non può limitarsi esclusivamente all’azione repressiva della Magistratura e delle Forze dell’Ordine, ma deve fondarsi anche sulla capacità di rigenerare e trasformare i territori in una leva per la crescita e la coesione sociale, riaffermando il valore della legalità e della partecipazione attiva.

Tutto ciò testimonia come, superando pregiudizi e rigide determinazioni, sia possibile costruire un patto sociale più solido e inclusivo, capace di valorizzare la storia e le potenzialità dei territori.

La Calabria, è una terra bellissima, essa offre paesaggi mozzafiato, un patrimonio archeologico di valore inestimabile e una tradizione enogastronomica di eccellenza, frutto di un’agricoltura che sa di terra e di sole.  È un territorio che, per quanto difficile e complicato, ancora oggi preserva uno sguardo non omologato, ma per troppo tempo l’immagine distorta di una terra dominata da ombre e pregiudizi ha oscurato le tante virtù del suo popolo resiliente e laborioso. La Calabria, infatti, è una di quelle terre che ancora oggi offrono un livello di genuinità che in altri posti è ormai introvabile.

Immaginate di passeggiare per le vie di un paesino antico: i bambini che giocano spensierati per le strade acciottolate, le piazze dove si fermano gli anziani per raccontare storie di un tempo passato, e le botteghe artigiane che offrono prodotti tipici di una tradizione millenaria.

La bellezza della Calabria e dei calabresi si svela a chi ha il coraggio di lasciarsi alle spalle le etichette e i pregiudizi. In ogni angolo, dalla costa cristallina ai monti che si ergono maestosi, si respira un’aria pura, lontana dal caos e dall’inquinamento delle grandi città. È in questi luoghi che si può sentire davvero il calore umano, la genuinità e la solidarietà che contraddistinguono la vita calabrese. Qui, ogni sorriso, ogni gesto di ospitalità e ogni ricetta tramandata di generazione in generazione racconta la storia di una terra fiera e resiliente che contrasta nettamente con la narrativa negativa imposta da certi media.

In Calabria, la libertà non è soltanto un diritto, ma un valore da conquistare quotidianamente attraverso il lavoro e l’impegno, ed i calabresi onesti e laboriosi sono il simbolo della resilienza contro la mafia e le avversità.

Il futuro di questa Regione risiede proprio nei giovani calabresi, essi rappresentano la speranza e il motore del cambiamento: sono loro che con le proprie idee innovative e la capacità di trasformare le difficoltà in opportunità, possono ridare una nuova linfa vitale alla Regione.

È giunto il momento di riscrivere la narrazione di questi territori; occorre che anche i media adottino un approccio olistico, responsabile e articolato, capace di rappresentare la complessità della Calabria e del Sud d’Italia senza cadere in facili generalizzazioni.

Raccontare le storie di successo e la valorizzazione delle sue eccellenze e delle realtà positive sono strumenti fondamentali per ribaltare gli stereotipi e restituire alla Calabria e all’intero Mezzogiorno d’Italia l’immagine che meritano.

Allo stesso tempo, è essenziale potenziare i servizi pubblici e creare opportunità di lavoro dignitoso, soprattutto per i giovani. L’occupazione rappresenta uno degli strumenti più efficaci per prevenire il reclutamento da parte di realtà criminali e per favorire uno sviluppo sostenibile. Investire in educazione, formazione professionale e infrastrutture non solo migliora la qualità della vita, ma contribuisce anche a costruire una nuova identità basata sul merito e sulla creatività.

Infine, occorre sostenere le imprese che operano nella legalità e incentivare il turismo culturale. Solo attraverso un approccio integrato, che unisca interventi economici, culturali e sociali, sarà possibile restituire a questi territori la dignità e il riconoscimento che meritano, promuovendo così un futuro di crescita e inclusione per tutte le sue comunità.

È tempo di dare voce a una Calabria vera, una Regione che si costruisce giorno dopo giorno grazie alla forza dei suoi cittadini, determinati a far emergere il proprio valore e a mostrare al mondo che la bellezza di questa terra risiede proprio nella sua autenticità.

La vera Calabria si riconosce nei volti e nelle storie di chi resta e resiste e, ogni giorno, si impegna nel rispetto della legalità per costruire un futuro migliore. (pls)

CIAK SI GIRA, BASTA CON LE “ANIME NERE”
E ORA IL BELLO DELLA CALABRIA NEI FILM

di FRANCESCO RAOIn questa riflessione non è mia intenzione mettere in discussione il valore dell’arte, della cinematografia o della libertà espressiva: ogni opera creativa è un tassello fondamentale del nostro patrimonio universale ma personalmente credo che i fini educativi possano essere praticati attraverso altri messaggi.

Tuttavia, quando la rappresentazione mediatica si ostina a raccontare solo una parte della realtà – quella più oscura – diventa necessario porsi delle domande. In questi casi, la comunicazione non è mai neutra: plasma percezioni, orienta il pensiero collettivo e contribuisce a definire l’immagine di un luogo ben oltre i suoi confini geografici. Da sociologo vorrei condivider con i lettori di Calabria.Live alcune considerazioni per tentare di decifrare questi processi.

Pierre Bourdieu, attraverso i suoi studi, ha chiarito come il potere simbolico agisca nel determinare ciò che viene percepito come “normale” e ciò che viene etichettato come “deviante”.

Se la Calabria continua a essere raccontata esclusivamente attraverso la lente del malaffare, questo racconto finisce per consolidarsi nell’immaginario collettivo, trasformandosi in quella che Robert K. Merton definisce una “profezia che si autoavvera”. Di conseguenza, il rischio che si andrà a consolidare nel tempo è evidente e sarà unicamente finalizzato ad alimentare pregiudizi esterni e, ancor più grave, generare nei calabresi un senso di rassegnazione e impotenza.

La narrazione ha dunque un impatto diretto sulla fiducia sociale, sul senso di appartenenza e sulla capacità espressa dai territori per poter attrarre opportunità di sviluppo e non vie di fuga. Come sottolineato da Robert Putnam, il capitale sociale di una comunità – ovvero la rete di relazioni, fiducia e cooperazione – è fondamentale per il suo sviluppo.

Una comunicazione orientata solo al negativo mina dalle fondamenta questo capitale, mentre una narrazione equilibrata e costruttiva, con pochissimi sforzi può rafforzarlo generando bene comune. Non si tratta di negare i problemi o di edulcorare la realtà, la lotta alla criminalità dovrà essere un fatto concreto e praticato quotidianamente, percorrendo il solco tracciato dal certosino lavoro svolto con professionalità sia dalla Magistratura sia dalle Forze dell’Ordine. Per generare risultati evidenti è necessario dare spazio anche alla Calabria che resiste, innova, crea e ispira.

La Calabria dei giovani imprenditori, delle università in fermento, delle eccellenze enogastronomiche, dei borghi che riscoprono il turismo sostenibile, degli artisti, dei ricercatori e delle imprese sociali. Perché non raccontare la storia di una terra che ha dato i natali a scienziati, giuristi, filosofi e artisti di rilievo internazionale? Perché non proiettare sul grande schermo le esperienze virtuose di chi ogni giorno costruisce la legalità, la cultura e lo sviluppo, contrapponendosi a logiche becere e figlie della devianza? Nel mondo, oltre ai calabresi residenti, esistono altri sei milioni di Calabresi, figli e discendenti di questa terra ai quali è necessario far giungere il desiderio di essere sostenuti anche nel processo di una nuova narrazione di questa terra e successivamente chiedere loro sostegno per pensare al rilancio della nostra economia, dello sviluppo sociale e organizzativo, ponendoci tutti e insieme in una discontinuità evidente rispetto a quel passato nel quale chiamarsi fuori dalle responsabilità, formalmente poneva fine al problema ma sostanzialmente lo faceva crescere indisturbato.

Credo che l’importante legame esistente tra la nostra realtà con la teoria dell’agenda setting di McCombs e Shaw possa insegnarci tanto: i media – secondo gli autorevoli studiosi – non dicono alle persone cosa pensare, ma su cosa pensare. Ecco perché è urgente spostare il focus verso una narrazione che sappia illuminare anche ciò che di positivo germoglia in questa regione. Attraverso una “curvatura positiva” che non vuole essere semplice ottimismo di facciata ma un atto strategico e sociale bisognerà stimolare il senso della fiducia collettiva per attrarre investimenti, favorire il turismo e creare nuove opportunità.

La Calabria ha bisogno di essere raccontata nella sua complessità autentica in quanto terra fatta sì di contraddizioni, ma anche di bellezza, resilienza e ingegno. Personalmente credo che la quantità di bene sia nettamente superiore alla quantità del male e per estirparne le radici di quest’ultimo è indispensabile scegliere una comunicazione costruttiva tesa ad attivare un circolo virtuoso in cui le comunità si riconoscano nelle proprie eccellenze e diventino protagoniste del proprio destino attraverso una rinnovata autodeterminazione.

Attivare questi anticorpi sociali non significherà solo alimentare una sfida culturale e artistica ma nel tempo potrà divenire esigenza sociale diffusa attraverso la quale la responsabilità delle persone sarà il catalizzatore di una scelta. Continuare a proiettare sul mondo l’immagine di una Calabria prigioniera degli stereotipi significa tradire le sue potenzialità ostacolandone il riscatto che passa anche – e soprattutto – dalla capacità di raccontarsi in modo diverso, con dignità, fiducia e orgoglio.

Cerchiamo di non dimenticare che ogni territorio, prima di essere trasformato, deve essere prima immaginato in modo nuovo. Per il bene della Calabria è tempo di cambiare sguardo, evitando di fare spot a ciò che da tempo ostacola il bene. 

[Francesco Rao è sociologo e docente a contratto Università “Tor Vergata” – Roma]

Turismo, la proposta di Mancuso: Un bando per favorire la destagionalizzazione

«La stagione turistica calabrese è limitata solo ai mesi di luglio e agosto, possiamo studiare un bando per dare un contributo alle aziende garantendo loro un sostegno economico da destinare al personale impegnato fuori stagione». È la proposta avanzata dal presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, al presidente della Regione, Roberto Occhiuto e all’assessore allo Sviluppo Economico, Rosario Varì, a conclusione de La Meraviglia di stare al mondo, la due giorni di incontri a Palazzo Gagliardi di Vibo Valentia organizzata dal Corriere della Calabria.

Per Mancuso, infatti, «il tema è come la Calabria viene percepita da chi sta fuori. Il punto centrale è la comunicazione. Fino ad oggi, il giudizio è positivo ma lontano da quello delle altre regioni, scontiamo un gap reputazionale di non poco conto. Ci stiamo impegnando, non è facile ma cerchiamo di manifestare l’orgoglio di essere calabresi in tutte le manifestazione che hanno visto la Regione protagonista».

Le parole di Mancuso, «possiamo e dobbiamo fare di più», riassume perfettamente questa due giorni che ha visto la partecipazione di tantissime figure istituzionali, permettendo una visione a 360 gradi della Calabria, dalle qualità alle criticità.

Tantissimi gli argomenti affrontati. Col presidente della Regione si è discusso di sanità. Il Governatore, nel corso del talk, ha annunciato che arriveranno altri 126 medici cubani. Sulla scelta dei medici cubani è intervenuto il deputato di Fi Giuseppe Mangialavori: «sui medici provenienti da Cuba ho sempre sostenuto il governatore, molti presidi funzionano proprio grazie a questa ottima idea di Occhiuto. Una scelta rischiosa, anche quella di assumersi la responsabilità di un settore critico come quello sanitario, ha fatto un lavoro. Vibo Valentia avrà un nuovo ospedale e questo grazie ad Occhiuto e al procuratore Falvo».

Per quanto riguarda la migrazione sanitaria, per Occhiuto «si può ridurre molto per potenziare l’offerta sanitaria sui Drg. Non c’è una sola iniziativa in campo, ma un complesso di attività per frenare l’emigrazione sanitaria.

Sul tema dei vaccini sono intervenuti i Rettori dell’Università Mediterranea di Reggio, Giuseppe Zimbalatti e dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, Giovan Battista De Sarro, che ha posto l’accento sull’importanza delle vaccinazioni, annunciando, poi, che «in futuro lavoreremo al vaccino contro il cancro».

«Non servono centri trapianti in tutta la Calabria, basta potenziare quello di Reggio Calabria perché ha una storia», ha detto Zimbalatti, ricordando che «in Calabria c’è un altissimo numero di giovani che non studiano. Una percentuale tra le più alte di Italia, siamo secondi solo alla Sicilia».

Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenuto in video conferenza, ha ricordato che «in Italia  sono circa 65mila i decessi per tumore, potenzialmente prevenibili poiché correlati a fattori di rischio dovuti spesso a stili di vita non salutari», e di quanto sia «determinante investire oggi in prevenzione e nella promozione di stili di vita sani per diminuire il numero di malati di domani».

Per Schillaci si deve «contribuire ad aumentare la salute e il benessere dei cittadini e garantire la sostenibilità della sanità pubblica. Con questo spirito – continua il ministro – siamo impegnati in periodiche campagne di informazione per incoraggiare l’adozione sin da piccoli di stili di vita sani e corretti, regolare attività fisica e un’alimentazione equilibrata basata sulla Dieta mediterranea italiana sono ottime alleate nel contrasto alla sedentarietà e all’obesità».

sul tema della prevenzione è intervenuto anche il commissario dell’Asp di Vibo Valentia, Giuseppe Giuliano: «è inquietante cheil reparto prevenzione abbia il 70% del personale veterinario, questo dipartimento è spesso sottovalutato. La prevenzione è la fase più importante della sanità, nasce per ridurre i costi della cronicità ed è legata ad un fattore economico.  Poi occorre fare una distinzione tra la campagna di prevenzione dettata dalla Regione e realizzata attraverso gli screening e quella individuale che andrebbe invece veicolata nelle scuole».

Francesco Lucia, dirigente prevenzione e sanità pubblica del dipartimento Tutela della Salute, ha posto l’accento sulla necessità di «puntare sul personale medico qualificato la Regione ha una funzione importante di coordinamento e interazione con il territorio. Insieme dobbiamo lavorare per migliorare il sistema e sostenere i settori strategici, come quello della prevenzione. Fino ad oggi si è pensato ad assumere medici e infermieri e meno a destinare risorse alla prevenzione».

Il consigliere regionali Francesco De Nisi ha ribadito la necessità di «cambiare approccio nella narrazione della Calabria. L’elemento della consapevolezza è fondamentale, dobbiamo favorire un racconto diverso che possa attirare imprenditori. Non possiamo e dobbiamo parlare solo di ‘ndrangheta e malaffare. Non significa sottovalutare il fenomeno mafioso, ma essere consapevoli che esiste una Regione meravigliosa».

Tema che è stato ripreso da Nicodemo Librandi, dottore ad honorem in Scienze Agrarie: «Dobbiamo sopprimere i luoghi comuni, ma molto spesso siamo proprio noi calabresi ad alimentarli».

Sebastiano Barbanti, presidente Bcc Calabria Ulteriore ha sottolineato che «non dobbiamo cedere il passo alla narrazione negativa, è una sfida anche questa ma le sfide rendono la vita interessante. Il nostro coefficiente di solidità è tra i primi in Italia, ma per ottenere dei risultati importanti dobbiamo sicuramente credere nell’opportunità di puntare sui nostri giovani».

«Bisogna invertire la rotta e smetterla di piangersi addosso, la negatività spesso diventa un alibi per non fare», ha detto Alberto Statti, presidente di Confagricoltura Calabria, mentre Silvano Barbalace, segretario Confartigianato Calabria, ha ricordato che «ci sono tante tradizioni che rischiano di scomparire per la disattenzione da parte delle istituzioni. Molti giovani si allontano e sono pochi quelli interessati, non sono adeguatamente stimolati».

Il sottosegretario all’Editoria, Alberto  Barachini, in video collegamento, ha ribadito che «serve che la Calabria creda davvero in se stessa, scommetta su una nuova vita economica e culturale. Le istituzioni e la magistratura in questi anni si sono impegnate a fondo, al massimo, per emancipare questa terra dalla criminalità», ha detto durante la manifestazione del Corriere della Calabria, sottolineando come «la tenacia e la perseveranza sono virtù ben note del popolo calabrese: è il momento di metterle al servizio di una terra che rinsaldi le proprie radici mentre si apre allo sviluppo e alla modernità».

«Per aiutare questa regione a progredire, a credere che una nuova dimensione di vita sia possibile, bisogna continuare ad accendere i riflettori sulle zone d’ombra, Certamente. Ma raccontare un territorio – ha aggiunto Barachini – non è soltanto raccontarne gli angoli bui, ma è anche quello di portare alla luce e le potenzialità».

«La Calabria è una terra con grandi risorse e potenzialità. Alcuni di voi usano spesso con orgoglio il termine calabresità. Vorrei che questo diventasse sinonimo di una forza consapevole, capace di uscire dai vostri confini», ha concluso.

Il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, si è incentrato sull’aspetto economico: «chiediamoci erché siamo ancora considerati una Cenerentola, perché non destagionalizziamo, perché abbiamo il reddito pro capite più basso di Italia. Il sistema economico si regge su cinque pilastri: infrastrutture, burocrazia, conoscenza, cultura dell’impresa e propensione all’impresa e dobbiamo orientare i nostri sforzi per migliorarli. Ma anche investire sui giovani e sostenerli».

Per quanto riguarda la competitività delle imprese, l’assessore regionale Varì ha ricordato che ci sono «oltre 260 milioni di euro investiti in innovazione, ricerca e competitività. Supportiamo le imprese che devono rinnovare impianti e macchinari, quelle che devono potenziare i servizi per l’innovazione, necessari per raggiungere gli altri mercati».

«Gli imprenditori chiedono di avere maggiore accesso alle nuove tecnologie, oggi lavorano in sinergia e questo non è assolutamente scontato in una Regione piccola come la nostra», ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo.

«C’è una maggiore consapevolezza sulla necessità di formarsi e aggiornarsi» ha detto Gallo nel corso dell’ultimo talk dell’evento, aggiungendo che «sono proprio gli imprenditori agricoli ed agroalimentari ad essere tra i migliori a raccontare il territorio, ma bisogna essere capaci di affidarsi ai professionisti in grado di valorizzare la nostra biodiversità e questo vale per tutti i settori: dai vini ai salumi». (rrm)