Da Pallagorio a New York. Cultura e musica arbëreshe negli Usa

di PINO NANODal 28 ottobre al 3 Novembre la cultura arbëreshe calabrese sbarca a New York con “Fili Meridiani”, l’Associazione che da anni si dedica alla valorizzazione delle tradizioni calabresi e arbëreshe.

Invitata dall’Albanian American Educators Association, la delegazione di Fili Meridiani, composta da figure di spicco della cultura locale, sarà protagonista di una serie di eventi di grande rilievo nella comunità italo-albanese della Grande Mela. Grazie alla partnership con l‘Associazione Vorea di Frascineto, e alla sua presidente Lucia Martino, che hanno lavorato nel tempo nella creazione di solidi rapporti, grazie ad un lavoro costante per la lingua e la cultura arbereshe.

La diaspora arbëreshe – sottolinea Ettore Bonanno – ha svolto un ruolo cruciale nella diffusione e nella conservazione della cultura calabrese e albanese all’estero. La visita di Fili Meridiani a New York rappresenta non solo una celebrazione delle radici comuni, ma anche una visione per il futuro».

«Incontrare la comunità arbëreshe – ha aggiunto – calabrese e albanese negli Stati Uniti ci permette di rinsaldare i legami con coloro che hanno lasciato la madrepatria, ma che continuano a coltivare l’amore per le proprie origini. Siamo felici che questa tappa in America giunga dopo le recenti visite ufficiali di Fili Meridiani in Kosovo, Albania e Macedonia del Nord».

La diaspora, dunque, non è soltanto un fenomeno di dispersione, ma diventa una risorsa fondamentale per preservare e innovare le tradizioni, favorendo scambi culturali e nuove forme di collaborazione. Eventi come questi pongono le basi per un dialogo intergenerazionale, che si estende oltre i confini geografici, ma che resta ancorato alla memoria collettiva.

Il programma della visita include la presentazione delle attività di Fili Meridiani, impegnata nella promozione territoriale e nella salvaguardia delle tradizioni arbëreshe. La delegazione, guidata da Ettore Bonanno, responsabile delle relazioni internazionali di Fili Meridiani, avrà l’occasione di incontrare diverse organizzazioni albanesi e calabresi con l’obiettivo di rafforzare i legami culturali e favorire nuove collaborazioni transatlantiche.

Tra i momenti di spicco dell’iniziativa, uno spettacolo musicale che vedrà protagonisti gli artisti arbëreshë Enzo Ióvine e Ciccio Mazza, che con i loro strumenti e voci trasporteranno il pubblico nelle atmosfere uniche dell’Arbëria. Verranno presentati i costumi tradizionali e gli antichi gioielli delle donne arbëreshë, reinterpretati dall’orafo Pepe Lapietra di Pallagorio e che rappresentano una testimonianza tangibile di una cultura che, seppur a rischio di estinzione, continua a vivere e a emozionare.

Uno degli appuntamenti più attesi sarà la proiezione del documentario “Visioni d’Oriente, in Arbëria”, realizzato da Emira Digital. Il documentario esplora le profonde connessioni storiche e culturali che il costume delle donne arbëreshe, la coha simboleggia. Narrando la vestizione della sposa nel rapporto intimo tra nonna, madre e figlia in riti antichissimi che si tramandano di generazione in generazione.

«Nel contesto di un mondo sempre più globalizzato, Fili Meridiani – ripete Ettore Bonanno offre una riflessione antropologica preziosa: la cultura arbëreshe, con le sue radici profonde e la sua complessa eredità, rappresenta un esempio di resistenza culturale. Nonostante le sfide poste dalla modernità, questa comunità ha mantenuto vive le proprie tradizioni, la lingua e le pratiche sociali».

«Ogni costume e gioiello esposto – aggiunge Kerin Fabiano racconta una storia di donne, famiglie e comunità che hanno attraversato secoli, e ci ricordano l’importanza di conservare ciò che ci definisce. Questa esperienza mostra come l’identità culturale possa essere preservata nonostante i processi di assimilazione, offrendo una lente unica per comprendere l’interazione tra passato e presente».

Ecco come la Calabria, con i suoi paesaggi mozzafiato e le sue tradizioni millenarie, rappresenta un territorio di inestimabile valore culturale e turistico, e oggi grazie all’impegno di Fili Meridiani e delle realtà locali, le potenzialità turistiche dell’Arbëria possono essere valorizzate in chiave sostenibile e autentica anche oltre Oceano. 

«Far conoscere la nostra terra a livello internazionale non solo rafforza l’identità della comunità locale, ma apre nuove strade per lo sviluppo economico e turistico», dice Alessandro Frontera, guida, che accompagna i gruppi in visita in Arbëria.

La storia, le tradizioni e la cultura delle comunità arbëreshe, infatti, possono diventare un potente motore di attrazione per visitatori alla ricerca di esperienze autentiche e immersive. Progetti di turismo esperienziale, legati alla riscoperta delle radici e alla partecipazione attiva alla vita delle comunità, rappresentano un’opportunità unica per far emergere il valore del territorio.

La visita americana di questi ragazzi di Pallagorio si arricchirà poi ulteriormente grazie a una serata speciale organizzata in collaborazione con la comunità calabrese di New York, Figli di Rose, e con Calabria Destination, occasione unica per celebrare la comune eredità culturale e rafforzare i rapporti internazionali con paesi e comunità assai lontane dalla Calabria. Qualcosa di buona, insomma, si muove davvero. (pn)

 

Giuseppe Samà, l’architetto calabrese che fa innamorare New York

di MARIACHIARA MONACO – Si chiama Giuseppe Samà, ed è il golden boy dell’architettura newyorkese.

Partito da un piccolo paesino della sulla costa tirrenica cosentina, con tanti sogni e aspirazioni in valigia, ha conquistato la Grande Mela, con il suo talento e la sua classe, tutta made in Italy.

Egli, dopo la laurea in architettura a Roma e un master in restauro monumentale, ha deciso circa 12 anni fa, di oltrepassare l’Oceano e di mettersi alla prova, all’interno di una realtà completamente diversa da quella italiana, dove però ha trovato il modo di esprimere al meglio la sua idea di design.

«Era il 2012 quando è nata l’idea di fare qualche esperienza all’estero. L’ambizione e la voglia di confrontarmi con un’altra cultura e migliorare dal punto di vista professionale erano troppo grandi. All’inizio è stato molto difficile, ma poi nel 2016, dopo diversi colloqui di lavoro, cinque studi di architettura mi hanno assunto e sponsorizzato per il visto lavorativo. L’America offre a tutti, ma proprio a tutti, l’opportunità di realizzarsi, anche se questo non significa che tutti ce la fanno. Anzi, molti abbandonano subito l’idea di vivere qui e rientrano al proprio paese di origine. – continua – I primi due anni sono stati difficili, lavoravo come un dannato arrivando fino a 16 ore al giorno, ma non perché fossi costretto a farlo, ma perché era forte la voglia di affermarmi».

A piccoli passi, Samà diventa Associate Architect per Fzad Architecture & Design, studio che vanta clienti come Max Mara, Davide Cenci, Jacob & Co., Tommy Hilfiger. Tutti nomi importanti, simbolo dell’economia a stelle e strisce.

«New York – racconta – è uno stile mentale, estetico, di vita. La gente viene qui perché aspira ad essere nella città che darà loro la libertà di fare quello che vogliono e realizzare le loro aspirazioni, i loro sogni».
E, proprio nel 2020, in piena pandemia, il giovane realizza il suo più grande sogno, decidendo di camminare da solo, e fondando il suo studio di architettura e design: “Giuseppe Samà Architect”.

La sua è stata una scommessa vinta, viste le numerose richieste che ogni giorno pervengono in sede, pur mantenendo la semplicità e l’umiltà che sono non comuni in chi raggiunge grandi risultati come i suoi.

«Se tutto è così veloce, è per l’ottimo sistema burocratico. Qui non esiste che tu debba aspettare dai sei ai nove mesi per ottenere un permesso di costruire. Devi aspettare così tanto tempo solo se il progetto riguarda un grattacielo. Negli Stati Uniti il tempo è denaro, ed un costruttore non si può permettere di aspettare a lungo».
In questi anni il Golden boy dell’architettura ha realizzato progetti, anche molto ambiziosi, come la realizzazione degli interni di un attico, nel grattacielo residenziale più alto al mondo, e nella “Billionaire’s Row”, (la strada dei miliardari) di New York City.

Ma ci sono anche altri progetti, che il giovane architetto calabrese sta portando a compimento, come l’ideazione di una catena di locali italiani, trapiantati negli Usa, come Numero 28, rinomato ristorante che a New York ha sei location, altre a Miami, Austin (Texas), Londra. Un luogo concepito come uno spazio di ricerca, dove gli interni e la costruzione stessa fanno da cornice a cibo e cocktail, e dove i cosmopoliti abitanti di New York, amano rifugiarsi e rilassarsi.

«In ogni progetto che faccio lo stile italiano è tutto. Non faccio altro che dare libero sfogo alla mia fantasia utilizzando materiali come il vetro, il legno e l’illuminazione. Questa è una cosa unica perché alla fine dei lavori il risultato è proprio quello che inizialmente avevi ideato. Ed il fascino di questa meravigliosa professione è il fatto che ti dia la possibilità di dare vita a cose che ancora questo mondo saturo, in tutto e per tutto, non è stato in grado di creare». (mm)

Tropea sui maxi schermi di Times Square a New York

La reputazione di Tropea, a livello internazionale, continua a crescere sempre di più. Questa volta la “Perla del Tirreno” è finita sui maxi schermi di Times Square a New York.

«Non lo nascondiamo: vedere l’immagine di Tropea proiettata a New York sul billboard di Tsx a Times Square, il cosiddetto incrocio del mondo, luogo più visitato di Manhattan, fa davvero un certo effetto perché rappresenta la misura della reputazione sempre più internazionale della nostra destinazione esperenziale».

È quanto dichiara il sindaco Giovanni Macrì ringraziando Giuseppe Samà, giovane e brillante architetto e designer originario di Fuscaldo, in provincia di Cosenza, trasferitosi nel 2007 ed oggi tra i professionisti più apprezzati nella Grande Mela, per aver voluto rendere omaggio, proprio nella settimana della fiera del turismo Travel & adventure show, all’Italia e alla Calabria, attraverso la cartolina rappresentata dal Santuario di Santa Maria dell’Isola, icona ormai riconoscibile ad ogni latitudine del mondo.

«L’iniziativa – aggiunge il primo cittadino complimentandosi con l’architetto Samà per l’impegno, la passione ed il legame che lo tiene stretto alle sue radici e alla sua terra – anticipa di fatto le strategie di comunicazione e marketing messe in campo dall’amministrazione comunale rispetto al sempre più importante mercato statunitense con l’obiettivo sia di rafforzare il canale commerciale, sia di rendere Tropea una destinazione esperenziale facilmente acquistabile dal Nord America».

Nota soprattutto per i grandi e numerosi cartelloni pubblicitari animati e digitali, situata nella parte più a ovest dell’area commerciale di Midtown Manhattan, Times Square è uno dei maggiori incroci di New York, all’intersezione tra sette palazzi e una stazione dell’omonima città. Pur essendo più piccola della Piazza Rossa a Mosca, della Puerta del Sol a Madrid, degli Champs-Élysées a Parigi, di Trafalgar Square a Londra o di Piazza Tienanmen a Pechino, Times Square ha tuttavia raggiunto lo status di icona paesaggistica ed è divenuta un simbolo della sua città ed una delle aree pedonali più trafficate del mondo.

«Ed è per questo motivo – conclude Macrì – che i passaggi in questo momento dedicati al principato rappresentano una delle più potenti vetrine di marketing per il territorio e per l’intera regione».

COSENZA – L’olio cosentino apprezzato a New York

L’organizzazione di Produttori Olivicoli della provincia di Cosenza che svolge un ruolo attivo sul territorio cosentino sin dal 1982, data della sua costituzione, attraverso una fitta rete di azioni a supporto dei propri consociati, ha conquistato New York.

Nell’ultima fiera di settore, nelle settimane scorse, al “Summer Fancy Food 2023” l’olio calabrese, e quello dei produttori cosentini in particolare, ha ricevuto molti apprezzamenti. Cresce la qualità, crescono i consensi. Soddisfatti, ovviamente, i vertici dell’associazione che riunisce, al proprio interno, la presenza di moltissimi produttori associati. Si può facilmente evincere, dunque, il profondo radicamento dell’Associazione con il territorio: tutto ciò la rende una delle realtà associative più rappresentative nel comparto, curando con scrupolosa attenzione ogni aspetto dell’attività olivicola sia dal punto di vista tecnico-produttivo sia da quello economico-commerciale.

«Ci poniamo come un efficiente intermediario e ponte di collegamento tra i nostri soci ed i canali distributivi», hanno voluto far emergere nella Grande Mela.

Ed a New York le conferme sull’operato, difatti, sono state mosse alla luce del perseguimento di un unico rilevante macro-obiettivo: valorizzare la produzione olivicola e il consumo attento e consapevole del prodotto, attraverso la sua tutela e la sua promozione.

«La funzione importante che ispira l’intera attività dell’associazione è la divulgazione di un prodotto di alta qualità in tutte le sue fasi ed in tutte le sue sfaccettature: conoscere fino in fondo le caratteristiche e i benefici di un olio extra vergine di oliva pregiato e curato nei minimi dettagli costituisce un valore aggiunto per il consumatore», i diversi produttori presenti hanno voluto rimarcare ai visitatori.

«Non si tratta dunque di limitarsi a commercializzare un prodotto di fine qualità, ma l’obiettivo è rendere consapevole il consumatore di ciò che porta esattamente in tavola, anche col supporto di un’etica aziendale scrupolosa al riguardo: l’etichettatura, infatti, è curata nel dettaglio in conformità alle normative vigenti dei diversi mercati in cui il prodotto è presente».

Partita dunque anche l’attività di promozione, che è a valere sul Reg Ue 2021/2115 Po Ocm Olio Anno 2023 insieme alla Comunità europea. (rcs)

Il Consorzio olio Igp di Calabria a New York con il ministro, l’assessore regionale ed il direttore dello Spallanzani

Giornate importanti per il Consorzio Olio di Calabria Igp al Summer Fancy Food 2023 in corso di svolgimento a New York. Negli spazi della fiera internazionale è stata allestita una conferenza stampa per illustrare le proprietà salutistiche della dieta mediterranea e dell’Olio di Calabria Igp, insieme al professor Francesco Vaia Direttore Spallanzani, da sempre impegnato nella tutela della salute degli italiani, e all’onorevole Marco Cerreto capogruppo FdI commissione Agricoltura Camera dei Deputati. Nel corso della giornata, nello stand allestito da Regione Calabria, il Presidente del Consorzio Massimino Magliocchi ha ricevuto la visita dell’on. Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, e dell’on. Gianluca Gallo, Assessore alle Politiche agricole e Sviluppo Agroalimentare Regione Calabria.

«L’olio, con particolare riferimento all’olio extravergine d’oliva calabrese, è un condimento tipico della cucina mediterranea. L’olio evo è ottenuto per pressione a freddo della polpa delle olive. Questa particolare tecnica consente di conservare tutte le proprietà nutritive alimentari – come vitamine e steroli – e tutti i preziosi principi attivi delle olive più pregiate», hanno ribadito i protagonisti nella Grande Mela.

«L’olio di oliva fa bene al cuore e alla salute in generale, per questo è consigliato generalmente nelle diete. E’ inoltre considerato fra gli alimenti più sani, genuini e gustosi».

Ma qual è la composizione chimica dell’olio extravergine d’oliva calabrese. Cosa lo rende così buono? «L’olio d’oliva (in particolare se extra vergine) ha molteplici proprietà per la salute. Innanzitutto, abbassa il colesterolo: grazie alla presenza di fitosteroli, l’olio d’oliva è in grado di regolare il livello di colesterolo LDL nel sangue aumentando la quantità di colesterolo Hdl, ovvero il colesterolo considerato “buono”. Recenti studi hanno dimostrato una correlazione fra il rischio di tumore e l’olio di oliva, grazie agli acidi grassi monoinsaturi e antiossidanti come i polifenoli, contenuti nell’olio e sostanze ben note per la loro azione antitumorale. L’olio di Oliva è utile anche per prevenire la depressione, infatti secondo alcuni studi, una dieta ricca di acidi grassi insaturi contribuisce a mantenere il buon umore», ha invece voluto far emergere il presidente Massimino Magliocchi.

Piena soddisfazione, dunque. E tanta partecipazione, così come avvenuto negli ultimi tempi, per un prodotto, l’olio, calabrese in ogni goccia. (rcz)

CHRISTIAN RUPERT, COUTURIER DI SUCCESSO, DA CROPALATI A NEW YORK, PASSANDO PER CHANEL E PIERRE CARDIN A PARIGI

È conosciuto negli Stati Uniti come Christian Rupert ed è stato uno dei più apprezzati couturier del mondo, oggi si gode il meritato riposo dopo anni di grandissimi successi. Ha lavorato per Emilio Schubert a Roma e le case di moda di Pierre Cardin e Coco Chanel a Parigi, prima di approdare nel 1980 a New York, dove i suoi modelli, spesso in copertina su Vogue e Harper’s Bazaar, hanno riempito con grande ammirazione le vetrine di Saka a Fifth Avenue, Bergdorf Goodman e Neiman Marcus. Il vero nome è Ruperto ed è di Cropalati (CS). Un calabrese di successo, apprezzatissimo nel mondo della moda, molto orgoglioso delle sue origini.

Christian Ruperto

A Calabria.Live ha raccontato la sua storia: «Sono nato a Cropalati, in provincia di Cosenza, in Italia. Ho lasciato la mia bella Calabria quando ero giovane e sono andato a Roma per intraprendere la carriera nella moda. All’inizio non è stato facile trovare un lavoro, ma un giorno ho trovato lavoro part-time con un famoso designer, Emilio Schuberth. L’inizio della mia carriera è stato molto avventuroso. Attraverso il signor Schuberth, ho incontrato Nunzio Filogamo, un famoso intrattenitore. Un giorno il signor Filogamo mi ha chiesto di incontrarlo al Grand Hotel di Roma, perché ho dovuto sistemare una gonna per una famosa attrice, che si è rivelata essere Ava Gardner. Il giorno dopo dovevo incontrarlo di nuovo per restituire la gonna finita, ma quando sono arrivato lì, mi ha detto che aveva già lasciato Roma per andare a Londra. Ho chiesto quando sarebbe tornata. La sua risposta è stata “Forse mai”. Ho chiesto cosa avrei dovuto fare con la gonna e mi ha suggerito di tenerla per un souvenir. Tornando a casa lungo Via Veneto, ho incontrato Giuliana, una bellissima prostituta, che pensavo fosse ancora più bella della signora Gardner. Ho chiesto se voleva comprare la gonna di Ava Gardner, ma non credeva che fosse davvero della famosa attrice. Ma lo ha comprato comunque, pagandomi 3000 lire.

«Il mio sogno – racconta Christian Rupert – era sempre stato andare a Parigi e finalmente ho lasciato Roma. Non è stato facile, ma alla fine ho trovato un lavoro con Pierre Cardin. Non mi ha colpito la prima volta che l’ho visto. Quindi, sono andato a lavorare part-time per Chanel. La prima volta che la vidi, dissi: “Buongiorno, signora Chanel”. Non rispose, ma mi guardò male.

«Più tardi ho deciso di provare New York City. Ma New York non era una città facile in cui iniziare un business della moda. Tuttavia, nonostante molti problemi, ho formato la mia compagnia. Ho creato una collezione e l’ho portata in California dopo essere stata invitata dal proprietario di un bellissimo negozio su Rodeo Drive. Ha tenuto uno spettacolo bellissimo per i miei progetti, invitando molte star del cinema e altre persone famose. Non potevo credere ai miei occhi. Avevo venduto l’intera collezione e sono tornato a New York con le valigie vuote ma con le tasche piene di soldi.

«Più tardi, a New York, ho mostrato le mie collezioni all’Hotel Plaza. Sono stati molto ben accolti dagli acquirenti e dai critici. Sono stato in grado di vendere a Saks Fifth Avenue, Neiman Marcus, Bergdorf Goodman e molti negozi specializzati. Molti personaggi famosi hanno acquistato i miei disegni, tra cui Mariella Agnelli, Bette Davis, Cyd Charisse, Oprah, Lisa Minnelli, Barbara Sinatra, Anna Moffo, la signora Nancy Mars (all’epoca una delle donne più ricche d’America), Laura Bush (ex First Lady e moglie di George W. Bush), Ladybird Johnson e molti altri. Oltre a vincere diversi premi, ho anche avuto un’intervista di 30 minuti sulla televisione italiana RAI e ho fornito i miei progetti per la soap opera della NBC “As the World Turns”.

«Le persone – conclude Christian – pensano che il mondo della moda sia affascinante ed eccitante, ma non lo è. Richiede molta formazione, esperienza, duro lavoro e disciplina. Oggi mi godo la mia vita con mia moglie, mio figlio e la sua famiglia, soprattutto, la mia bellissima nipotina, Gemma, la migliore creazione». (rrm)

Il Peperoncino Jazz Festival alla conquista di New York

«Dopo ben diciotto anni di duro ed appassionato lavoro, io e Francesca siamo felici di annunciarvi che il PJF, che noi consideriamo a tutti gli effetti il nostro “primo figlio”, fra un mese esatto (dal 20 al 26 maggio), varcherà i confini nazionali alla conquista della Grande Mela, con una sette giorni dedicata al Jazz e al Made in Italy, denominata Peperocino Jazz Festival >< New York Session» ha annunciato su Facebook Sergio Gimigliano.

Un’avventura fatta di buona musica, bellezza, gusto e sogno, annunciata dopo la conclusione del Peperoncino Jazz Festival dell’anno scorso, che vedrà, per sette giorni, l’esibizione di grandissimi artisti italiani e americani ma di origini italiane. Un evento, quello in programma, che sarà, inoltre, una vetrina dell’enogastronomia Made in Italy e ad avere importanti e prestigiosi partner istituzionali e privati, sia italiani che americani.

Con la direzione artistica di John Patitucci e Sergio Gimigliano, questa edizione s’intitola Italianity – Seven days of Fine, Red-hot Jazz Food and Wine.

Il programma

Il 20 maggio, apriranno le danze, presso l’Istituto Italiano di Cultura – Consolato Generale d’Italia, Gianluca Guidi Jaz Quartet, seguito, il 21 maggio, presso la Casa Italiana Zerilli – Marimò, dal concerto di New York Italians All-Stars feat Benny Benack III.

Il 22 e il 23 maggio, al Birdland Theater, sarà la volta di John Patitucci “Italian Trio” featuring Joey Calderazzo and Roberto Gatto, mentre il 24 maggio si esibirà, sempre al Birdland Theater, John Patitucci “Italian Trio” featuring Chris Potter and Brian Blade.

Chiude l’edizione newyorkese il concerto di Elio Coppola NY Trio feat. Jerry Weldon, in programma il 26 maggio al Rizzoli Bookstore on Broadway. (zc)

NEW YORK: NEL CUORE DEL BRONX I SAPORI DI CALABRIA

Calabria Pork Store è uno grande negozio nel cuore del Bronx, a New York, che offre tantissime prelibatezze calabresi. È una meraviglia per il palato dei buongustai, ma è anche una magnifica vetrina delle eccellenze agro-alimentari della nostra regione. Frequentatissimo dai newyorkesi che ormai vanno matti per i nostri salumi, i formaggi e la ‘nduja. (rrm)

Il vicepresidente calabrese di Amazon Grandinetti pensa a Conflenti e tifa Napoli

Suo nonno, originario di Conflenti (CZ) emigrò – come ama raccontare – con la valigia di cartone: lui è Russell Grandinetti, vicepresidente di Amazon, calabrese “di ritorno” che ama la terra d’origine e tifa Napoli. Così in una garbata e divertente intervista oggi sul Corriere dello Sport a firma di Massimo Basile. La spiegazione la dà lo stesso Grandinetti: la madre è napoletana, naturale questa passione calcistica per la maglia azzurra.

Russell Grandinetti

Russell Grandinetti viene di tanto in tanto in Calabria. In Amazon affianca il grande boss Jeff Bezos e ha qualche progetto che coinvolgerà la terra dei suoi avi. Forse nascerà Amazon City, nella valle del Reventino, proprio a Conflenti che si trova esattamente nel centro della Calabria. È un progetto che dovrebbe puntare sul turismo rurale, sulle tradizioni popolari e la musica, sul rilancio dell’artigianato locale. Per il calcio apprezziamo la sua sincera devozione per il Napoli, sul piano dei progetti futuri ci piacerebbe che insieme con lui tanti calabresi fossero “Felici & Conflenti”. (s)