IN CALABRIA AUMENTANO VOLI E TURISTI
MA SI RIDUCE L’OCCUPAZIONE GIOVANILE

di BRUNO MIRANTE – È un economia regionale che cresce debolmente quella descritta dal rapporto annuale di Bankitalia presentato nella filiale regionale di Catanzaro. Tra i vari dati contenuti nel rapporto anche le analisi sul comparto turistico e sulla tenuta del sistema aeroportuale. «In base ai dati provvisori dell’Osservatorio sul turismo della Regione Calabria, nel 2024 le presenze turistiche sono aumentate di circa il 3 per cento – si legge nel rapporto – in misura inferiore rispetto all’anno precedente. I maggiori flussi hanno interessato in particolare la componente straniera, cresciuta di oltre il 10 per cento. Le presenze rimangono, tuttavia, ancora inferiori ai livelli prepandemici. L’unica provincia ad aver recuperato quasi del tutto i valori del 2019 è quella di Vibo Valentia, dove si concentra quasi un terzo dei flussi regionali (oltre la metà di quelli dall’estero)».

«I passeggeri transitati dagli aeroporti regionali – aggiungono da Bankitalia – sono cresciuti del 7,5 per cento, superando per la prima volta i livelli pre-pandemici; l’espansione ha riguardato soprattutto i transiti internazionali, aumentati di un quarto. Vi ha influito l’incremento del numero di voli, che è stato favorito anche dagli interventi regionali a sostegno del settore. Alla crescita degli scali di Crotone e Reggio Calabria, tuttavia, si è contrapposto il calo di Lamezia Terme, sia in termini di numero di viaggiatori che di movimenti aerei (rispettivamente -4,4 e -4,7 per cento). Nei primi quattro mesi dell’anno è proseguita la crescita dei passeggeri, aumentati di circa un terzo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (di oltre il doppio quelli internazionali)».

Il mercato del lavoro e le famiglie

«Nel 2024 il lavoro autonomo è diminuito mentre quello alle dipendenze ha continuato ad aumentare, ancora sospinto dalle posizioni a tempo indeterminato. L’occupazione giovanile, strutturalmente bassa, si è ridotta rispetto al 2023. Dopo l’aumento registrato nell’anno precedente, anche la partecipazione al mercato del lavoro è diminuita, con una popolazione di inattivi caratterizzata – più che nel resto del Paese – da un basso livello di istruzione e da un’età mediamente elevata. Il reddito nominale delle famiglie calabresi è cresciuto, beneficiando dell’aumento delle retribuzioni nominali e del miglioramento dei livelli occupazionali. È tornato a crescere anche in termini reali, favorito dal rallentamento dei prezzi. La perdita di potere d’acquisto accumulata nel biennio 2022-23 non risulterebbe però ancora del tutto recuperata. Nonostante l’aumento del reddito disponibile, la dinamica della spesa per beni e servizi è rimasta debole, ancora sostenuta da un ampio ricorso al credito al consumo. Dopo il deciso calo del 2023, la domanda di mutui per l’acquisto di abitazioni è aumentata, favorita anche dalla riduzione dei tassi di interesse».

Le imprese

«Nel terziario – si legge ancora nel rapporto – la crescita è proseguita in misura meno intensa rispetto all’anno precedente. Anche nelle costruzioni l’espansione ha perso intensità, a causa del ridimensionamento delle agevolazioni fiscali connesse con gli interventi di ristrutturazione edilizia; l’attività del settore ha tratto ancora beneficio dalla prosecuzione dei lavori relativi alle opere pubbliche.

La produzione nell’industria regionale si è stabilizzata, dopo il calo del biennio precedente. In presenza di un favorevole quadro di misure di sostegno pubblico, sia nazionale che locale, l’attività di investimento è rimasta stabile nell’industria, mentre è aumentata nei servizi; rimane molto contenuta la spesa in ricerca e sviluppo e quella rivolta all’utilizzo delle tecnologie avanzate e dell’intelligenza artificiale. Il rallentamento congiunturale ha inciso sulla redditività aziendale, che aveva registrato una crescita nell’anno precedente. La liquidità è rimasta elevata nel confronto storico, con una netta prevalenza dei depositi in conto corrente rispetto alle altre forme di impiego. In un contesto di tassi di interesse in calo, la dinamica dei prestiti è stata debole, in particolare per le imprese piccole, per effetto di una domanda ancora contenuta e di politiche di offerta improntate alla prudenza».

Innovazione: l’esempio del polo informatico di Cosenza

Al rallentamento dell’economia regionale, secondo Bankitalia, ha contribuito soprattutto il calo demografico che ha prevalso sugli effetti positivi derivanti dall’aumento della produttività del lavoro. Sui divari continuano a pesare le criticità del contesto istituzionale, che però ha mostrato segnali di miglioramento, anche grazie ai recenti progressi nel processo di digitalizzazione delle amministrazioni locali. «In presenza di un tasso di innovazione del tessuto produttivo ancora contenuto, risulta fondamentale il contributo del sistema universitario nel trasferimento delle conoscenze scientifiche. In particolare, il polo informatico di Cosenza, che negli ultimi anni ha registrato un rilevante sviluppo, può consentire di cogliere le opportunità derivanti dall’intelligenza artificiale». (bm)

[Courtesy LaCNews24]

LA CALABRIA NON È UN PAESE PER GIOVANI.
LA LEZIONE DI DRAGHI SUL FUTURO RUBATO

di SANTO STRATI – Non è un Paese per giovani l’Italia, meno che meno la Calabria. Il grido di allarme lanciato dall’ex presidente della BCE Mario Draghi sul futuro “sottratto” (noi abbiamo sempre detto “rubato”) ai giovani sta provocando qualche riflessione in più tra i nostri governanti. Ma la sua lezione, temiamo, resterà una voce inascoltata.

Il problema dei giovani dimenticati, trascurati, o più frequentemente ignorati, è quanto di peggio possa affliggere un Paese come il nostro dove la crisi di natalità ci sta facendo precipitare in una nazione di pensionati e anziani. Ai giovani cui non è stato offerta alcuna opportunità, fino ad oggi, resta il peso di un  debito massiccio che non si sa con quali risorse riusciranno ad affrontare.

Il punto principale è che la montagna di miliardi in arrivo, tra Mes e Recovery Fund, andrà spesa non per pagare debiti pregressi ma per investimenti e progetti di sviluppo. Due parole che l’attuale governo pronuncia co estrema disinvoltura e un’ammirevole frequenza, peccato, però, che restino solo parole, cui non seguono fatti.

Prendiamo i dati della Calabria: la disoccupazione dei giovani è a livelli vergognosi. Non servono i numeri, basterebbe l’idea di quantità per spingere più d’uno a vergognarsi per non aver attuato politiche di sviluppo che vedessero come attori principali i nostri laureati e diplomati, sempre con la valigia pronta, perché disillusi dal futuro.

C’è è vero, questo fenomeno di cui abbiamo parlato ieri di South-Working, ovvero della voglia di restare al Sud sfruttando le opportunità del lavoro agile, ma occorrebbe pensare, invece, a creare opportunità di occupazione. Il lavoro che non c’è va inventato, rinunciando – se si ha il coraggio – alla politica di sussidi che fino ad oggi è stata attuata, con qualche rara eccezione. Diversi anni fa, nel 2004, venne varato dal sindaco Giuseppe Scopelliti a Reggio un un progetto “Obiettivo Occupazione” come sostegno alla domanda di lavoro esistente: 300 unità lavorative da inserire nel circuito produttivo locale tramite la concessione di un contributo all’assunzione pari ad 12.000 euro annui ed erogato ai datori di lavoro per 15 anni. Il bonus (assegnato a sportello) costituiva una sorta di integrazione di salario per creare occupazione. Ha fatto sorridere molti giovani e incentivato occupazione, scatenando un mare di polemiche; però non era un sussidio per non lavorare, come il reddito di cittadinanza. I giovani calabresi, sia ben chiaro, non vogliono assistenzialismo: vogliono crescere col lavoro, farsi una famiglia e non dipendere dalle pensioni dei loro genitori.

Serve coraggio, dicevamo, perché è facile prevedere sussidi a pioggia e far crescere maggiormente il debito, più complicato creare progettualità che rispondano a una strategia di crescita, anzi di ri-crescita, visto che la pandemia ha trasformato mezzo mondo condannandolo a un’economia di guerra. Ed è proprio qui il senso della lezione di Draghi che molti fanno finta di ignorare. Il debito serve per investire, non per pagare vecchi debiti e ingigantire la pesante eredità negativa che lasceremo alle future generazioni.

Per la Calabria, terra non a vocazione industriale, ma ricca di risorse naturali, archeologiche, paesaggistiche, che trabocca di cultura ad ogni angolo di strada, la risposta alla domanda crescente di occupazione dei giovani trova proprio nell’ambito culturale gli spazi giusti. Si tratta di far crescere l’industria culturale calabrese poggiandosi proprio sulla specificità del territorio e delle sue risorse, utilizzando le nuove tecnologie che non servono solo a inventariare reperti preziosi o produrre algoritmi per gli usi più disparati, ma che creano nuova occupazione e, soprattutto, offrono opportunità di formazione. Ecco quest’aspetto della formazione – che già gli atenei calabresi stanno egregiamente attuando con larga soddisfazione – è la base dell’occupazione che verrà.

I beni culturali possono costituire l’area dello sviluppo possibile, della crescita intelligente con opportunità di lavoro a tutti i livelli. Servono ingegneri informatici, ricercatori, studiosi, ma serve anche la “manovalanza” della cultura, ovvero guide, segretari amministrativi, assistenti, custodi, fattorini, sviluppatori, etc.

Un piccolo esempio. Lo scorso dicembre, a Sambiase, un giovane del luogo si è offerto di illustrarci, prima di andare a cena, alcune delle singolari caratteristiche del borgo. Non solo è emersa la competenza per spiegare e contestualizzare gli antichi manufatti, ma soprattutto è apparsa la grande soddisfazione e la gioia di poter manifestare la propria capacità. Ha mostrato di fare con passione questo lavoro che si è inventato e che, di tanto in tanto, riesce a proporre a gruppi di forestieri in visita, d’intesa con alberghi e b&b locali. Si è trattato di una guida offerta “gratuitamente” al forestiero, senza chiedere di essere pagato; poi, a malincuore, il giovane ha accettato una ricompensa che abbiamo voluto dare in segno di gratitudine per il “bagno” di cultura offerto: non voleva soldi, gli bastava la gratificazione del nostro apprezzamento. Quanti giovani ci sono come lui? Quanto spazio c’è per formare e preparare giovani guide ai beni culturali, che illustrino il territorio e i suoi tesori? Cosa serve per organizzare una vasta area di guide-cicerone per coprire ogni angolo del territorio? Quanta occupazione si potrebbe creare? Non servono laureati, ma ragazzi svegli con una buona cultura e voglia di condividere le conoscenze acquisite.

C’è una giovane guida abilitata che vive a Catanzaro: si chiama Daniela Strippoli e ha aperto un sito: www.incalabriatiguidoio.it. Ha studiato Storia dell’Arte alla Sapienza ed è tornata in Calabria. S’è inventata un lavoro che le piace e le dà soddisfazione. «Voglio illustrare a tutti, – scrive nel suo sito – grandi e piccoli, in modo semplice e chiaro, e dal vivo, la Terra nella quale ogni giorno vivono, soffrono, amano e lavorano perché poi, a loro volta, la facciano conoscere agli altri».

È un modello da seguire. Non servono milioni di investimento, occorre però che, durante e dopo la formazione, sia garantito un salario dignitoso a tutti. Non sussidi, ma stipendi che compensano un’attività lavorativa dalle mille suggestioni. In altri termini, serve puntare sul capitale umano per produrre ricchezza nella regione, ma soprattutto creare opportunità di lavoro reale, smettendo una buona volta di “rubare” il futuro ai nostri ragazzi. (s)