Sanità, il Governo rimodula i fondi Inail per Ospedali di Reggio e Cosenza: in arrivo 308, 6 mln

Sono 308,6 milioni di euro la somma destinata agli ospedali di Reggio Calabria e Cosenza. Lo ha reso noto il presidente della Regione e commissario ad acta, Roberto Occhiuto, spiegando che «è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del presidente del Consiglio dei ministri attraverso il quale il governo nazionale – accogliendo le richieste della Regione Calabria – ha rimodulato gli importi dei fondi Inail».

«Lo scorso mese di febbraio, in occasione della ricognizione del fabbisogno di ulteriori iniziative – ha spiegato Occhiuto – avviata dal Ministero della Salute, la Regione Calabria per il GOM di Reggio Calabria aveva chiesto di incrementare di 90milioni di euro le risorse per l’intervento ‘Ampliamento Nuovo Ospedale Morelli di Reggio Calabria’, già finanziato con 180milioni di euro, portando così il totale a 270milioni di euro».

«Avevamo anche richiesto di incrementare di ulteriori 2milioni e 700mila euro – ha proseguito – il valore dell’iniziativa denominata ‘Completamento polo onco-ematologico del nuovo Ospedale Morelli’, già finanziata con 10milioni di euro, portandola così a complessivi 12 milioni e 700mila euro. Avevamo, inoltre, suggerito di valutare un’ulteriore iniziativa proposta dal Gom di Reggio Calabria, denominata ‘Realizzazione della Palazzina Uffici e della Foresteria’ in un’area adiacente all’attuale Presidio Morelli, per un costo complessivo di 13milioni di euro».

«La Regione Calabria, infine, nell’ambito della propria programmazione sanitaria – ha continuato il presidente – ha ritenuto prioritario finanziare integralmente a valere sui fondi Inail, la realizzazione del Nuovo Ospedale di Cosenza, di importo complessivo pari a 349milioni di euro – per questo progetto erano già stati assegnati fondi per 191milioni e 100mila euro -, unitamente all’intervento relativo alla Cittadella della Salute di Cosenza, che prevede la riconversione allo svolgimento di funzioni a supporto della rete territoriale regionale dell’attuale presidio Annunziata, per un importo di 45milioni di euro».

«Dunque, nel mese di luglio abbiamo avanzato formale richiesta al Ministero della Salute – ha spiegato – per rimodulare le risorse stanziate per la Calabria, e nei giorni scorsi è arrivato il definitivo semaforo verde dall’esecutivo nazionale. Avremo, per gli ospedali di Reggio Calabria e di Cosenza, 689milioni e 700mila euro, 308milioni e 600mila euro in più rispetto a quelli che erano stati stanziati negli scorsi anni».

«Allo stesso tempo sono stati confermati 14milioni di euro per la realizzazione di un nuovo edificio polifunzionale nel crotonese – ha concluso –, 35.702.321,75 euro per la riqualificazione del polo ospedaliero di Polistena, e 86milioni e 800mila euro per il nuovo ospedale di Catanzaro. In totale più di 826 milioni e 200mila euro per i presidi e le strutture ospedaliere della nostra Regione. Un ottimo risultato raggiunto, anche grazie allo scrupoloso lavoro degli uffici preposti, dalla nostra amministrazione». (rcz)

Ospedale di Cosenza, Comitato Magna Graecia: Occasione per rilanciare la Città Unica

Il Comitato Magna Graecia ha dichiarato che «la vicenda relativa alla localizzazione territoriale del previsto nuovo ospedale di Cosenza è un’occasione, ci auspichiamo non definitivamente perduta, di rilanciare il tema della Città unica Cosenza-Rende-Castrolibero-Montalto».

«La Civica Assise bruzia – viene spiegato in una nota – ha stabilito di posizionare il nuovo nosocomio nell’area est della Città. Praticamente ai piedi della Sila». 

«Pur rispettando il volere del Consesso – spiega la nota – nutriamo seri dubbi sulla identificata allocazione. Trattandosi di una struttura complessa di tipo Hub, con caratteristiche di offerta sanitaria che si rivolgeranno a un territorio che surclasserà il semplice steccato cittadino, riteniamo che gli Amministratori locali dovrebbero assumere una visione di territorio più ampia, guardando ben oltre il disegno provinciale e finanche i confini regionali». 

«È in atto, infatti – viene spiegato – una guerra all’ultimo pennacchio tra il comune Capoluogo ed i Comuni contermini fra quella che sarebbe (o avrebbe dovuto essere) la migliore allocazione geografica della struttura».  

«Siamo convinti – continua la nota – che la ubicazione dell’ospedale nell’area di confine tra Rende e Montalto Uffugo, a margine della struttura universitaria sia non già la soluzione migliore, ma quella più auspicabile, più inclusiva e più rispettosa di tutto il territorio e non solo del perimetro della Città bruzia».  

«Nell’area rendese – viene spiegato – pensata allo scopo, è previsto uno svincolo sulla A2, una nuova stazione ad AV (alta velocità) e, soprattutto, l’area non si presenta satura di urbanizzazione. Contrariamente, l’area di Vagliolise, nella periferia est di Cosenza, è decentrata rispetto agli asset principali ed è già ampiamente antropizzata».  

«Un ospedale – prosegue il Comitato – non può rispondere a logiche di quartiere. Dovrebbe, altresì, rappresentare la sintesi alle esigenze intercomunali. Trattandosi, poi, di una struttura complessa e con caratteristiche di Policlinico, rivolta ad un bacino interprovinciale ed interregionale, determinate condizioni di collegamento intermodale verso la stessa dovrebbero essere tenute in dedita considerazione». 

«Se poi – continua la nota – nel passaggio dalla politica propagandistica a quella delle scelte il ragionamento scivola da visioni illuminate a dibattiti di natura localistica ci chiediamo quale sia il senso di certe esternazioni. Il riferimento è ai soliti mantra ripetuti all’ennesima potenza e cari alla politica cosentina: area urbana, area vasta, area metropolitana etc, etc, etc».  

«Non trova giustificazione alcuna, infatti – continua il Comitato – tale propaganda con la scelta di infarcire la già satura Cosenza di ulteriori strutture congestionanti. Viepiù, non è produttivo neppure per gli stessi abitanti del Capoluogo che avrebbero più difficoltà a raggiungere il presidio in un’area poco funzionale della stessa Città, piuttosto che in un’altra meglio collegata e baricentrica della Città confinante».  

«Le politiche centraliste – dice la nota – dovrebbero smetterla di giocare a capitalizzare ogni struttura nel risicato ed angusto perimetro del proprio campo da gioco. Anche e soprattutto quando ad essere sul piatto è il destino dei Cittadini».

«Senza considerare – si legge ancora – che una eventuale infelice allocazione della struttura, estranea all’area universitaria, mal si concilierebbe con la neonata facoltà di medicina istituita presso l’Unical. La scelta del sito rendese consentirebbe di unire la teoria alla pratica».

«I dottorandi – viene spiegato – passarebbero in un batter d’occhio dalle aule universitarie ai reparti, ed il tutto si verifichebbe in perfetta contiguità delle strutture. Contrariamente, l’area di Vagliolise comporterebbe una immane perdita di tempo negli spostamenti degli studenti. Costoro, infatti, sarebbero costretti ad attraversare tutta l’area urbana, per spostarsi dagli ambienti di studio a quelli del praticantato». 

«Viepiù – si legge – potrebbe rappresentare la pietra tombale sul processo di sintesi amministrativa della Città e dei Comuni dirimpettai. Non dimostrare, già oggi, una visione inclusiva e coerente del territorio, sarebbe un deterrente terribile verso ogni possibile ed auspicabile processo di amalgama». 

«Come Comitato – conclude la nota – invitiamo al buonsenso ed all’unione di intenti i Sindaci della città Capoluogo, di Rende e degli altri Comuni concorrenti a formare la cinta urbana cosentina. E, soprattutto, ad uscire da becere politiche localistiche aprendosi alla condivisione. Per il bene di Cosenza. Per il bene della Calabria. Per il bene del Mezzogiorno». (rkr)

L’assessore Ziccarelli: Scelta su allocazione Ospedale di Cosenza va discussa tra i Comuni

L’assessore comunale di Rende, Domenico Ziccarelli, ha evidenziato che «preme intervenire sulla mancata interlocuzione in merito al nuovo ospedale che dovrà servire non solo l’area urbana ma gran parte della provincia di Cosenza».

«Dobbiamo purtroppo registrare che – ha spiegato – mentre si discute dell’area urbana, della città unica, si avvia il cartellone unico per gli eventi culturali, si procede all’avvio del sistema integrato di trasporto fra i comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero, su altre scelte strategiche per la nostra area urbana non si sente la necessità di condivisione. Partire dai servizi, infatti è priorità assoluta per avviare il processo di unione tra i comuni che potrebbe portare a fare dell’area urbana una città metropolitana».

L’assessore ha poi sottolineato come «la medicina si fa sul territorio: è l’organizzazione territoriale a fare la differenza: con l’implementazione del nuovo assetto urbanistico, attraverso la realizzazione dello svincolo autostradale a Settimo e della stazione ferroviaria tra Rende e Montalto, l’area indicata a nord dell’Unical, del comune di Rende sia da valutare».

«Con l’avvio, poi – ha proseguito – del corso di laurea magistrale a Ciclo unico in Medicina e Chirurgia Td (Tecnologie digitali) all’Università della Calabria, quella di un ospedale all’interno della cittadella universitaria parrebbe ipotesi da dover quantomeno discutere e condividere».

«Un percorso di condivisione – ha concluso – è difatti necessario e purtroppo rammarica molto registrare il mancato impegnarsi in prima persona sancendo una fase di confronto tra gli attori interessati. Fare prevalere i campanilismi e i piccoli interessi di bottega in scelte così importanti che rappresentano un cambiamento di rotta necessario a garantire i servizi di assistenza ai nostri cittadini. Auspico, dunque, che l’amministrazione di Cosenza, in modo particolare il sindaco Franz Caruso, convochi al più presto una riunione dei sindaci dell’area urbana. Sarebbe un segnale importante per tutti noi». (rcs)

Picarelli (Fismu Calabria): All’Ospedale di Cosenza manca quasi il 50% dei medici in ginecologia e Pronto Soccorso

Claudio Picarelli, segretario regionale di Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti- FISMU (in Fvm), ha denunciato una gravissima carenza di organico in ginecologia e Pronto Soccorso all’Asp di Cosenza, che è quasi del 50%.

«In ginecologia – ha spiegato – a fronte di una pianta organica che prevede 27 dirigenti medici , dopo pensionamenti e trasferimenti in altre aziende, ne sono rimasti in servizio solo 13, con una carenza quindi di ben 14 unità. I turni massacranti e la mancanza dei riposi previsti stanno mettendo a dura prova i pochi medici in servizio con il rischio di un burnout ormai imminente. E tutto sarà acuito dalla stagione estiva , quando si dovranno necessariamente concedere le ferie».

«Al pronto soccorso, ma la questione purtroppo è atavica – ha proseguito – mancano almeno 5 medici, costringendo medici di altri reparti ad effettuarvi  turni in straordinario, perché l’accesso dei pazienti tende sempre ad aumentare, causa anche il Covid. Ma non sono solo questi reparti che soffrono la carenza di organico, un po’ tutti hanno gli stessi problemi: in neurochirurgia mancano tre medici, in chirurgia pediatrica tre, in chirurgia toracica 3, ma due sono a tempo determinato e presto potrebbero trasferirsi dove c’è garanzia di un posto a tempo indeterminato. Ma non basta: in otorino mancano 2 medici, in ortopedia ne mancano almeno 5, in fisiatria 2, in anestesia e rianimazione almeno 8, in centro trasfusionale ne mancano 3 e tre ne mancano anche in chirurgia vascolare, 2 in urologia. La situazione è davvero desolante».

«L’AO di Cosenza è in agonia – ha continuato Picarelli – e l’attuale management non ha fatto pressoché nulla per risolvere tali gravi carenze. Sono mesi che i Direttori chiedono che vengano colmati i vuoti, ma con il tempo la situazione peggiora. Non sono però solo le carenze di organico che soffocano l’Annunziata.  Da molto tempo per carenza di infermieri, sono accorpati in uno stesso reparto la chirurgia generale, la chirurgia vascolare, insieme ad altre chirurgie specialistiche (senologia, chirurgia bariatrica, chirurgia epatobiliare). Anche l’urologia e la chirurgia toracica sono costrette a condividere lo stesso reparto».

«Di conseguenza – ha concluso – mancano i posti letto e si riducono gli interventi chirurgici. Altro punto dolente le sedute operatorie. Per cattiva organizzazione e per carenza di ferristi ed anestesisti, non è possibile operare colecisti, ernie, varici, ernie del disco, ipertrofia prostatica e tante altre patologie di ogni branca chirurgica. Se il commissario in carica avesse a cuore la nostra azienda farebbe di tutto per dare più spazio alle chirurgie e alle sale operatorie, che producono i più alti DRG». (rcs)

Opi Cosenza: 118 e Pronto soccorso di Cosenza sempre più intasati ed allo sbando

Fausto Sposato, presidente dell’Opi CosenzaOrdine Professioni Infermieristiche, in rappresentanza di tutti i colleghi infermieri, ancora una volta ha lanciato un appello alle Istituzioni  per le “gravi situazioni” che stanno avvenendo al Pronto soccorso e per il 118.

«Ci rivolgeremo alla Procura della Repubblica per garantire sicurezza a tutti gli operatori e tutela ai pazienti. Intervenga, parimenti, il Prefetto di Cosenza» ha detto Sposato.  Sia per la querelle del 118 sia per il Pronto soccorso di Cosenza con cittadini che attendono risposte ed operatori che aspettano certezze.

«Le Pet, le postazioni di emergenza territoriali, sono messe male – ha spiegato Sposato –. Le ambulanze del 118 sono vecchie e capita, finanche, che il paziente si trova l’equipe medica solo per pura coincidenza e fortuna. Ad alcuni si, se va bene. Ad altri no, se va male. Il problema – secondo il presidente Opi – è nell’organizzazione dell’intero sistema sanitario calabrese sempre più penalizzato dalla mancanza di risorse. Chi gestisce la filiera del 118 intervenga ed equilibri le scelte. O tutte con il personale a bordo oppure si chiuda, per garantire pari diritti ai cittadini e pari dignità agli operatori».

E tutto non può ricadere sulle spalle di quei dirigenti lasciati soli e senza risorse. È tempo, allora, «di investimenti importanti tali da procedere con urgenza a nuovi mezzi ed assunzioni: il sistema a macchia di leopardo non funziona e non può più essere tollerato», il suo j’accuse.

Sposato parla di «criticità legate non solo all’aumento dei contagi previsti ma non organizzati” ma anche ai “progetti mancanti nel medio e lungo termine. Si naviga a vista». Non è più pensabile, per gli infermieri cosentini, «assistere impassibili alla disgregazione continua e costante del sistema sanitario».

Senza parlare «dei turni massacranti, dei concorsi non fatti, delle selezioni errate e delle aggressioni ripetute che molti colleghi continuano ad avere». (rcs)

Sposato (Opi CS): Ospedale e Pronto soccorso di Cosenza disorganizzati

«Ao e Pronto soccorso di Cosenza disorganizzati. Si rischia il 10% in più di morte dei pazienti». È questo l’allarme lanciato da Fausto Sposato, presidente dell’Ordine degli Infermieri Cosenza, che ha ribadito che «il sistema sanitario è già saltato. Non è più possibile andare avanti in queste condizioni. Pochissimi infermieri ed operatori sanitari, reparti accorpati, graduatoria ormai esaurita senza alcun concorso all’orizzonte».

«Ed un Pronto soccorso al collasso – ha aggiunto –. Dove sono stati finora i commissari? Dov’è il nuovo? Che fine hanno fatto i Dipartimenti sanitari? Un rischio enorme, anche per i cittadini ed i pazienti. Ed una percentuale di mortalità superiore del 10%».

«Il rapporto, qui – ha spiegato Sposato – parla di un infermiere ogni 12 pazienti mentre la media europea è di uno a sei. È dunque evidente la mancanza di personale. Chi ha amministrato finora non è stato lungimirante per nulla. Al Pronto soccorso di Cosenza lavora un terzo del personale necessario. La situazione in tutta la provincia non è diversa. La sanità territoriale non riesce a fare filtro ed ai cittadini viene negato il diritto anche ad una semplice risposta».

Facile, per Sposato, ricordare le forti prese di posizione dei mesi e degli anni addietro. «Bastava seguire i nostri consigli per non arrivare ad una situazione non più risolvibile. L’innalzamento dei contagi rende più critica la quotidianità, mentre il personale non ce la fa più. Il commissario si assuma tutte le responsabilità del caso: ci sono i soldi per procedere a nuove assunzioni con avvisi pubblici? Si proceda. Devono essere pagati straordinari e premi Covid mai percepiti dai colleghi? Si faccia. Siamo stufi di pagare il malfunzionamento del sistema intero».

L’Opi di Cosenza «non ha mai fatto becero populismo ma raccontato – sempre – la realtà. Se, oggi, molti infermieri scappano letteralmente dal posto pubblico, attraverso quota 100, non è una sorpresa per noi. Se si consente di aumentare ancora l’emigrazione sanitaria verso il Nord non è più una notizia».

«La sanità – ha proseguito ancora – che non programma non serve a nulla. Persistono pazienti che hanno altre patologie che non vengono seguiti. E ci sono operatori che hanno diritto alle loro ferie e ad orari di servizio normali. Viviamo invece momenti drammatici che inevitabilmente si ripercuotono sui cittadini».

«In più – ha assicurato il presidente Opi – la rabbia maggiore è che poi gli operatori sanitari, oltre al carico di lavoro massacrante, ricevono persino minacce dai pazienti per le mancate risposte. L’errore nasce a monte: la fase di commissariamento non ha pagato né paga. Sono state messe a capo dell’intero sistema persone incapaci di gestire così tante problematiche. Noi infermieri siamo i difensori dei pazienti ma la situazione orma è sfuggita di mano».

«È tempo di cambiare e dare risposte – ha concluso –. Ci hanno definito eroi ed ora siamo diventati carne da macello e come merce di scambio per coprire questa o quella emergenza. Sul tavolo sono pronte le nostre idee ma se nessuno continua a non ascoltarci ed al timone si continua a perseverare con persone sbagliate non intravediamo nulla di buono. Per tutti». (rcs)