di MICHELE TRIPODI – Sono state migliaia di persone quelle che hanno partecipato alla manifestazione del 4 maggio Sanità Chiama, promossa dall’Amministrazione Comunale di Polistena.
Oltre 100 le adesioni ufficiali di organizzazioni, scuole, sindacati, partiti, associazioni, oltre 30 le adesioni dei Comuni reggini e calabresi.
È stato un momento forte, democratico, di protesta che ha assunto forme variopinte e originali come l’iniziativa del flashmob con la scritta umana +Sanità fatta dalle ragazze. Non ci sono solo le parole importanti che rimangono come macigni, dette sui palchi, che il Commissario/Presidente Occhiuto non può ignorare.
Peraltro si sono alternati 20 interventi, segno che la democrazia è un qualcosa che non si sbandiera ai quattro venti, si compie quando si vuole. A Polistena è un esercizio ricorrente che si realizza ogni giorno. Il tentativo perfido è stato quello (ed è ancora in atto) di sminuire il successo e l’importanza della manifestazione. Negazionismo sciocco ma non solo.
I soliti quattro cretini nemmeno li consideriamo più… respingiamo invece con sdegno quanti ipocritamente fanno finta di battersi per l’ospedale ma vorrebbero che non esistesse, perlomeno a Polistena.
Questa città da fastidio, non a caso c’è pure chi vorrebbe eliminarla definitivamente dalla cartina geografica. Sono costoro, quelli dell’interregno, quello delle cordate politiche trasversali, quello del qualunquismo che in questi giorni hanno ufficialmente scritto o detto una cosa ma lavorato sistematicamente (dietro le quinte) per delegittimare la portata e il significato della manifestazione del 4 maggio.
Negare quanto contenuto nel Dca/78, un documento ufficiale a firma del Commissario Roberto Occhiuto, (questo sì), significa farlo per parte politica.
Ma non solo. Significa, cosa più grave, negare lo smantellamento della sanità pubblica in atto, significa negare l’attacco contro l’ospedale di Polistena e contro la città di Polistena. Mancano 70 unità di personale in ospedale nonostante i bravissimi medici cubani, gli operatori sanitari sono precettati, nessun investimento serio per la struttura è stato programmato.
Mentre all’ospedale spoke gemello di Locri si spendono 14 milioni per lavori, mentre per il l’ospedale di Palmi si mettono altri 150 milioni di euro, all’ospedale di Polistena dove le prestazioni sono il doppio rispetto ai numeri di Locri non si fa niente.
I 35 milioni dei fondi Inail in teoria previsti per Polistena sono tra i progetti valutabili ma per ora non esistono checchè ne dica Occhiuto.
Non esistono per Polistena nemmeno altri fondi concorrenti. E allora? Come la mettiamo?
Cosa vuol dire tutto questo?
Vuol dire semplicemente ciò che sta scritto nel Dca 78. Gli indizi sono fin troppo chiari. Per tutti questi motivi, la leggerezza dei giudizi sulle questioni al centro della manifestazione equivalgono a disinteresse o peggio ancora a complicità di chi vorrebbe decretare la cancellazione dell’ospedale di Polistena.
Per tali motivi per me, per noi la lotta non è finita il 4 maggio e non finirà quand’anche Occhiuto vorrà riscrivere il Dca 78 eliminando, speriamo presto, la stessa previsione che fu costretto ad eliminare (dalla protesta di Polistena) il Commissario Massimo
#Scura.
Allora però non c’erano i bavagli di oggi è governava il centrosinistra la regione.
La lotta per l’ospedale di Polistena e per la sanità pubblica va dunque oltre i colori vivaci, oltre i volti indignati, oltre la musica bellissima della grande manifestazione del 4 maggio.
La lotta deve continuare. E continuerà. (mt)
[Michele Tripodi è sindaco di Polistena]