Bevacqua (PD): Intollerabile non riuscire a collegare scalo con stazione ferroviaria

Mimmo Bevacqua, capogruppo del PD in Consiglio regionale, ha ribadito che «sosteniamo, da anni, la necessità di un semplice, ma indispensabile prolungamento ferroviario che colleghi la stazione centrale all’aeroporto di Lamezia Terme: si tratta di soli due chilometri ed è intollerabile che non si riesca a realizzare».

«Quanto accaduto la notte scorsa ai tifosi del Cosenza in ritorno da Modena – ha aggiunto – non è che l’ennesimo episodio frutto di un diritto negato. E per fortuna non è avvenuto di peggio, considerando che il gruppo di tifosi ha dovuto percorrere sotto la pioggia battente una strada buia e attraversata da auto sfreccianti ad alta velocità». 

«Un aeroporto internazionale, qual è quello di Lamezia – ha evidenziato – non può presentarsi in queste condizioni: è la principale porta di accesso alla nostra regione e dovrebbe rappresentare il benvenuto per calabresi e turisti. Come si può, inoltre, non pensare a due metropolitane leggere che colleghino Lamezia a Scalea e Crotone per agire concretamente sulla mobilità e avvicinare i territori?».ò

«Le mie proposte stanno, nero su bianco – ha concluso –, nei miei interventi prodotti in Consiglio regionale in occasione dei dibattiti sui fondi europei. E pare quasi una presa in giro spendere milioni a Milano per allestire la promozione di una “Calabria straordinaria”, quando poi a mancare in terra calabra sono i più elementari servizi ordinari». (rrc)

Bevacqua (PD): Mettere in sicurezza il territorio e programmare interventi concreti per agricoltura e turismo

Il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Mimmo Bevacqua, ha ribadito che «serve prima mettere in sicurezza il territorio e poi programmare interventi concreti per sviluppare agricoltura e turismo e non spese che lasciano molti dubbi come quella voluta dalla giunta a Milano».

«Una classe dirigente che non ha come mission quello di porsi il problema del dissesto idrogeologico dovrebbe cambiare mestiere. Senza un territorio sicuro diventa inutile parlare di ambiente, turismo e agricoltura – lo ha detto il capogruppo del Pd Mimmo Bevacqua nel corso del suo intervento in Consiglio regionale –. Né può essere una giustificazione che sia la burocrazia a rallentare la spesa dei fondi destinati al comparto».

«Se è così serve che la politica – ha continuato – si adoperi per risolvere il problema e accelerare i processi. Dobbiamo porre la questione al centro anche delle iniziative finanziate dalla Comunità europea perché si arrivi a risultati concreti che abbiano ricadute sul territorio e facciano aumentare il Pil. Ad esempio l’investimento da due milioni e seicentomila euro a Milano, sul quale sta montando la polemica mediatica, è da considerarsi utile alla Calabria o è un investimento a perdere che non porta nulla di concreto ai calabresi? Pongo questo problema all’attenzione dell’Aula anche dopo le osservazioni che sono arrivate dall’ex assessore Fausto Orsomarso che ha mosso diverse critiche all’operato della giunta».

«Dobbiamo capire – ha concluso – cosa intendiamo per turismo, per promozione e marketing del territorio e capire cosa vogliamo realizzare con i fondi che abbiamo a disposizione. Di sicuro prima è necessario mettere in sicurezza il territorio e poi avere una visione chiara degli obiettivi che vogliamo raggiungere e potenziare realmente settori nevralgici come agricoltura e turismo». (rrc)

Bevacqua (PD): Vergognoso ridurre la manovra a mance elettorali senza affrontare emergenze calabresi

Il consigliere regionale del PD, Mimmo Bevacqua, ha evidenziato come «la manovra di assestamento arrivata ieri in Aula è deludente da più punti di vista e non ha affrontato, ancora una volta, il tema dei residui attivi, il vero nervo scoperto, ormai da anni, dei bilanci regionali. Eccezion fatta delle risorse messe in campo per i consorzi di bonifica e per la stabilizzazione dei precari storici, non condividiamo nient’altro nei metodi e nei criteri seguiti».

«Che idea ci si può fare, infatti, della vostra visione nel momento – ha aggiunto – in cui anziché affrontare le vere emergenze sociali ed economiche ripiegate in una politica da noi considerate superata da anni con la distribuzione di piccole mance a pochi Enti e pochi Comuni? Fra questi c’è anche il mio Comune natale, ma questo non mi impedisce certo di porre precise domande. Di quali progetti stiamo parlando? A che stadio sono? Con quali criteri sono stati individuati? Davvero pensate di fare politica concedendo regalie una tantum a questo o quel Comune? Noi siamo per una politica diversa capace di offrire risposte a chi oggi soffre, penso ad artigiani, commercianti e lavoratori precari, ed ha bisogno della vicinanza delle istituzioni».

«La nostra proposta in Aula è stata semplice – ha proseguito Bevacqua – questo milione e mezzo di mance a pochi Comuni indirizziamolo verso la soluzione di un problema davvero urgente e socialmente rilevante: sappiamo tutti che i fondi destinati ai Consorzi non sono sufficienti. Integriamoli utilizzando queste risorse invece di disperderli e lasciamo perdere una politica logora, piccola e di corto respiro. Ci è stato risposto che avremmo dovuto presentare un emendamento per ottenere questo obiettivo, ma sappiamo tutti che si tratta di una risposta ipocrita e che la volontà dell’Aula è sovrana».

«Con una reale volontà politica –  ha concluso – avremmo potuto ottenere un risultato diverso e indirizzato a tutelare gli interessi dei calabresi e non a distribuire prebende elettorali». (rrc)

ELEZIONI / Pasquale Nestico, Circ. Estero: Il cardiologo di Isca candidato al Senato col PD

di MARIA CRISTINA GULLÌ –

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ono tre i calabresi candidati nella Circoscrizione Estero. Due sono deputati uscenti (Nicola Care per il Partito democratico ed Eugenio Sangregorio per l’USEI), l’altro è una quasi matricola della politica, il cardiologo Pasquale Nestico, originario di Isca sullo Ionio (CZ), che si candida al Senato nella circoscrizione Nord e Centro America.

La storia del prof. Nestico ricorda quella di molti calabresi nel mondo che si sono affermati e si sono fatti apprezzare, partendo praticamente da zero. Pur mostrando grande attitudine allo studio, da piccolo aiutava il padre muratore e capomastro nel lavoro, ma l’obiettivo era diplomarsi e possibilmente puntare all’università. Si diploma a pieni voti all’Istituto Tecnico Industriale “Ercolino Scalfari” di Catanzaro, poi il viaggio con la famiglia verso le Americhe, dove avrebbe portato a compimento il suo sogno:  diventare un professionista affermato. Prima una laurea in ingegneria elettrotecnica, e poco tempo dopo quella in medicina. Oggi il prof. Nestico è un cardiologo di fama mondiale. Vive a Philadeldia, in Pennsylvania e ha deciso di candidrsi al Senato per il Partito Democratico nella circoscrizione estera del Nord e Centro America.

– Dopo un’esperienza al Comites e come presidente dell’Assemblea del PD negli Stati Uniti, si propone per il Senato come rappresentante della Circoscrizione estero. Quali sono i suoi obiettivi della sua candidatura?

«Metto a disposizione la mia esperienza nel Partito di Enrico Letta come garanzia per i milioni di italiani che vivono all’estero. Il mio programma, basato su 11 punti, vede gli emigrati e i discendenti al centro di un progetto che sicuramente potrà essere attuato al fine di creare benessere. È mio desiderio istituire, a mie spese, in alcune città degli sportelli elettorali come punto di riferimento per i nostri cittadini e devolvere all’associazionismo del Terzo Settore lo stipendio da Parlamentare per aiutare i giovani, i poveri e i bisognosi. Una delle richieste che piovono da più parte degli italiani nel mondo è quella del riacquisto della cittadinanza italiana: su questo ho già pronto un disegno di legge che presenterò subito se gli elettori italiani del Nord e Centr’America mi sceglieranno. Inoltre punto anche sui consolati onorari per adeguare e migliorare i servizi a favore degli italiani che vivono all’estero. In particolare, credo sia necessaria un’agevolazione sulle tasse comunali e sugli investimenti in Italia compreso l’acquisto di una casa: un desiderio  che molti emigrati vogliono realizzare più di quanto si possa immaginare. Nel mio programma elettorale è previsto, inoltre, l’aumento dei fondi stanziati per gli Enti Promotori, i programmi culturali e l’insegnamento della lingua italiana nelle scuole elementari, medie e superiori, nonché per giornali, radio e programmi televisivi che promuovono la lingua e cultura italiana nel mondo».

– Quant’è forte la domanda di “italianità” da parte di chi vive lontano? 

«L’Italia presenta alcune lacune per gli scambi culturali ed economici con altri stati e per questo, come candidato del Partito Democratico intendo promuovere delle azioni mirate, facendo tesoro dell’esperienza passata nei COmites. COnoscono molto bene la realtà degli italiani nel mondo e, soprattutto, della comunità calabrese in America. Tra gli altri obiettivi obiettivi ritengo necessaria anche la riforma del sistema elettorale italiano, COMITES e CGIE e il supporto alla piena realizzazione della parità di genere uomo-donna nel lavoro, nella famiglia e nella qualità della vita».

– Qual è stato il percorso che l’ha portata al successo negli Stati Uniti?

«Sono nato a Isca sullo Ionio e sono emigrato con la famiglia subito dopo il diploma. Il mio primo lavoro nel nuovo mondo è stato in una fabbrica di abbigliamento a 45 dollari a settimana. Lo studio, però era un mio punto fermo (già all’asilo conoscevo la tavola pitagorica) e nel 1969 venni accettato alla Villanova University di Philadelphia dove mi sono laureato in appena 3 anni in ingegneria elettrotecnica. Trovai subito subito lavoro inerente alla mia laurea, ma volevo di più e così, un giorno,  dando retta a un amico, decisi di tentare l’impresa di accedere alla facoltà di Medicina. Per essere accettato ha dovuto fare il volontario in ospedali e università. Il 24 dicembre del 1975 il Dean della Temple University mi comunicò che ero stato accettato alla facoltà di Medicina, ai corsi che sarebbero iniziati 9 mesi dopo. In quei mesi di attesa, mi sposai il 28 agosto del 1976, con la compagnia della vita Anna, anche lei emigrata in America da Isca sullo Ionio. E da lì ho incrociato una lunga e impegnativa strada tra lavoro, studio e la famiglia che cresceva, (nel 1977 nacque il primo figlio Aurelio, al quale seguirono Concetta e Saverio). Gli studi in Medicina era difficili, ma sono risultato tra i primi 20 laureati che conseguirono la lode. Ma non mi sono fermato: ho fatto la specializzazione prima in Medicina Interna e successivamente in Cardiologia alla Hahnemann University, dove poi ho cominciato a lavorare come cardiologo».

– Quanto è legato al suo paese d’origine?

«Non l’ho mai dimenticato, tanto che ci torno spesso, soprattutto per la festa di San Marziale, alla quale sono particolarmente legato. Ho sistemato la vecchia casa paterna e ogni volta che ci rimetto piede è un ritorno al passato, ai ricordi della mia giovinezza. Ricordo che a Carnevale si ammazzava il maiale e tutte le feste comandate si vivevano in semplicità, ma con tanto amore e fraternità. Il lavoro di capomastro di mio padre ci dava la possibilità di vivere senza grandi difficoltà».

– La sua esperienza da giovane muratore, in aiuto a suo padre, l’ha sicuramente aiutato a superare molti ostacoli nella vita. È così?

«Mio padre aveva promesso in dote a mia sorella Elvira una casa e dunque iniziammo a costruirla. Il primo fidanzamento non andò a buon fine. Quesll’esperienza mi è servita a capire quanto conta il lavoro nella vita di un uomo o di una donna: per questo negli Stati Uniti ho fondato una serie di associazioni di comunità italiane che vanno a supportare e sostenere le classi meno abbienti. Mi sono diplomato nel 1962, studiavo e suonavo anche nella banda del paese, ma nel 1966 decisi di raggiungere mio padre negli Stati Uniti. E da lì è iniziata la mia storia. L’esperienza politica mi attrae per la possibilità di occuparmi dei miei connazionali all’estero. Credo di dover e poter dare il mio contributo al Paese».  (mcg)

Sabato a Reggio arriva Enrico Letta insieme a Bersani e Speranza

Sabato 17 settembre, a Reggio, alle 17.30, a Piazza Duomo, è in programma l’incontro promosso dal Partito Democratico calabrese a cui parteciperà Enrico Letta insieme a Pier Luigi BersaniRoberto Speranza.

Al centro dell’incontro, le proposte del PD per il Mezzogiorno, la lotta al caro energia, i programmi sul lavoro ed il salario minimo, il sostegno all’occupazione giovanile, il tema della parità salariale, della sanità, della transizione ecologica, l’attività di rilancio infrastrutturale della Calabria attraverso i fondi del Pnrr.

Saranno presenti, insieme al Segretario regionale del Partito Democratico Nicola Irto, capolista nel collegio plurinominale al Senato, i candidati alle elezioni politiche del Pd Mimmo Battaglia, Nico Stumpo e Francesco Pitaro, oltre ai Dirigenti del Partito Democratico provinciale e cittadino di Reggio Calabria. (rrc)

Caro bollette, Battaglia (PD): In campagna elettorale si parli dei temi che interessano la comunità

Domenico Battaglia, candidato al collegio Reggio-Jonica alla Camera dei Deputati per il Partito Democratico, è intervenuto in merito al caro bollette, ribadendo che «le nostre proposte sono sempre state sul tavolo» e che «mi piacerebbe che in campagna elettorale si parlasse di questi temi che interessano la comunità, tralasciando invece alchimie elettoraliste e personalismi che certamente non hanno alcuna utilità per la vita quotidiana delle persone».

Per Battaglia, infatti, «bene hanno fatto i commercianti reggini ad abbracciare la protesta nazionale: quella che viviamo è una condizione indegna della quale è necessario occuparsi da subito. Noi siamo per la serietà e la coerenza, lo abbiamo sempre detto. E la cosa più assurda è che proprio quelle forze politiche del centrodestra che si sono permesse di staccare la spina al Governo Draghi, gettando il Paese nel mezzo della bagarre elettorale mentre è in corso una grave crisi internazionale, sono le stesse che in queste ore si stracciano le vesti chiedendo al Governo di intervenire. Come Partito Democratico abbiamo sempre anteposto il senso di responsabilità nei confronti degli italiani agli interessi di bottega. E non accettiamo atteggiamenti demagogici da parte di chi ha preferito i calcoli elettorali alle legittime istanze della cittadinanza».

«In queste ore – ha poi spiegato Battaglia – il Pd è ancora impegnato a chiedere con forza un tetto europeo al costo del gas, in modo da limitare i rincari dovuti all’aggressione russa di Putin e la grave crisi che ne è derivata in tutta Europa. Una proposta sulla quale le forze politiche di destra continuano a non convergere, probabilmente in imbarazzo a causa dei legami, più o meno palesi, con la Russia di Putin che ne subirebbe un danno economico. Una situazione assurda che ricade, come sempre, sulle spalle e sulle tasche degli italiani».

«La nostra posizione sul caro bollette è sempre stata chiara – ha ribadito – cosi come sulla necessità di rinforzare il processo di transizione ecologica, per imprese e famiglie, calmierando i costi dell’energia e sfruttando la strada delle rinnovabili. Oltre al tetto europeo al prezzo del gas, sul quale stiamo già lavorando, su questo tema abbiamo alcune proposte chiare: un piano di risparmio energetico che incentivi gli investimenti per l’efficientamento energetico di imprese e abitazioni, semplificando le procedure per la produzione di energia da fonti rinnovabili; un tetto nazionale al costo delle bollette elettriche, con l’obiettivo di prevedere un controllo sui prezzi dell’energia, con l’introduzione in via transitoria per 12 mesi di un regime massimale dei prezzi per imprese ed utenze domestiche; un nuovo contratto da fonti rinnovabili diretto a microimprese e famiglie con redditi medi e bassi, con fornitura gratuita fino ad un massimo anno di 1350 KWh/anno per famiglia (metà del consumo medio) con prezzi ridotti sulla parte eccedente ed infine il raddoppio del credito d’imposta alle aziende per compensare gli extra-costi delle imprese per gas ed elettricità».

«Su questi temi – ha concluso Battaglia – mi piacerebbe aprire un dibattito anche con chi si candida a rappresentare il nostro territorio in Parlamento, anche se in queste ore appare affaccendato in tutt’altre questioni». (rrc)

COSENZA – Lunedì l’incontro del PD “Calabria: Emergenza sanità”

Lunedì 29 agosto, a Cosenza, alle 18.30, nella Terrazza Caffè Top Flight, è in programma l’incontro Calabria: Emergenza Sanità organizzato dal Partito Democratico Calabria.

A introdurre i lavori il presidente della Commissione Sanità del Comune di Cosenza, Giuseppe Ciacco. Saranno presenti: Francesco Masotti (Fp Cgil Medici Calabria), Francesco Esposito (Segretario nazionale FISMU), Roberto Pititto (Consigliere nazionale SMI). Interverranno il segretario provinciale del Partito Democratico di Cosenza, Vittorio Pecoraro, e la deputata Enza Bruna Bossio. Concluderà il responsabile Pd Sanità per il Mezzogiorno, Carlo Guccione(rcs)

Mammoliti (PD): Per tutela patrimonio boschivo servono almeno 2mila assunzioni

Il consigliere regionale del Partito DemocraticoRaffaele Mammoliti, ha evidenziato che «se si vuole difendere il patrimonio boschivo, l’ambiente ed evitare il rischio di dissesto idrogeologico in Calabria, e lo si vuole fare seriamente, è necessario assumere almeno 2 mila persone: giovani, operai, tecnici, per almeno 6 mesi all’anno».

«Bisogna fare presto se si vuole seriamente preservare lo straordinario patrimonio boschivo calabrese e garantire un’adeguata manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio» ha aggiunto Mammoliti, che ha presentato una interrogazione a risposta immediata per richiamare le responsabilità del Governo regionale.

«Migliaia di roghi l’anno scorso – ha ricordato – hanno flagellato la Calabria mandando in fumo migliaia di ettari di bosco oltre ad un insopportabile tributo di vite umane. Dobbiamo evitare in ogni modo che la storia si ripeta – aggiunge Mammoliti -. Siamo quasi alla metà del mese di giugno e ancora del piano antincendio boschivo non se ne appalesa una concreta attuazione, nonostante l’assessore Gallo abbia tempestivamente parlato di almeno 1.500 assunzioni in “Calabria Verde”, l’Azienda regionale che si occupa della forestazione in Calabria».

«In merito a tale problematica – ha proseguito – ho apprezzato l’incontro di lunedì scorso a Reggio Calabria tra le Organizzazioni Sindacali CGIL CISL UIL, l’assessore Gallo e il Presidente Occhiuto che oltre a proseguire un positivo confronto sul piano antincendio, ha anche affrontato la problematica del rilancio del comparto. È arrivato, dunque, il momento di decidere tempestivamente, considerato che stiamo entrando nel pieno della stagione estiva, che già si annuncia rovente, superando titubanze e/o divergenze: al primo posto devono esserci la difesa del patrimonio boschivo e una necessaria e improcrastinabile manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio. In tale direzione, ho presentato un’apposita interrogazione a risposta immediata per richiamare a responsabilità il governo regionale sulla necessaria tutela e difesa dell’ambiente, del territorio, dello sviluppo sostenibile».

«Ormai diventa inderogabile procedere all’effettuazione di assunzioni di giovani, tecnici, dotandoli di tecnologie avanzate. Un intero settore che ha svolto un’azione fondamentale nella difesa e nel presidio del territorio rischia, per evidenti colpe, inesorabilmente, tra qualche anno di scomparire. Solo attraverso scelte coraggiose, innovative si potrà finalmente realizzare una forestazione produttiva – ha concluso Mammoliti – mitigando e prevenendo il rischio idraulico oltre ad arrestare il preoccupante spopolamento che sta pervadendo interi territori soprattutto delle zone interne della regione». (rrc)

Sistema Bibliotecario, il Pd alla Regione: Riemanare il bando del 2019 rimettendo in circolo i 2 mln

I consiglieri regionali del Partito DemocraticoNicola Irto, Raffaele Mammoliti, Domenico Bevacqua, Franco Iacucci e Ernesto Alecci, hanno lanciato un appello alla Regione, affinché affronti il problema degli operatori del sistema bibliotecario calabresi, «da anni privi di fondi e personale, con gravi ripercussioni sull’intero sistema e sulla rete culturale della Regione».

«Si stanno susseguendo da mesi – hanno spiegato – gli appelli degli operatori del sistema bibliotecario calabrese, che non possono rimanere inascoltati. Da ultimo è stato il direttore del sistema bibliotecario di Lamezia Terme lanciare un nuovo grido di allarme in ordine alla carenza di personale e alle difficoltà provocate dal fatto che l’ultimo bando per le biblioteche calabresi è datato 2018».
«Nel 2019 il bando regionale – dicono – è stato revocato e poi mai più ripubblicato gettando, letteralmente nel panico gli operatori del settore che, legittimamente, avevano cominciato un’attività di programmazione delle attività future e si sono ritrovati senza mezzi economici adeguati. E gli operatori del comparto riferiscono che, senza il bando straordinario del 2018, le biblioteche calabresi non sarebbero nelle condizioni di potere comprare neanche un solo libro».

«Serve dunque – hanno concluso i consiglieri regionali del gruppo del Pd – che venga riemanato il bando del 2019 rimettendo in circolo di due milioni di euro che erano stati previsti per dare nuova linfa al sistema». (rrc)

L’OPINIONE/ Raffaele Malito: Massimo D’Alema, l’eterno che ritorna

di RAFFAELE MALITO  Con l’arrivo del nuovo anno mi ha sorpreso la rivelazione che, qualche tempo fa, quando ero ancora iscritto al Pd, sono stato seriamente malato. Una malattia grave, quella che aveva colpito il Pd, al tempo di Matteo Renzi.

Non me ne ero accorto, non avevo avvertito i sintomi: il 41% alle elezioni europee del 2014, l’approvazione, dopo un’intelligente mediazione politica, della legge sulle unioni civili e, ancora, meno tasse sul lavoro e sull’impresa con Industria 4.0, un provvedimento che ancora c’è, ed è stato rifinanziato,  il primo governo con parità di genere, un milione di nuovi occupati, 17 Regioni su 20, governate. Non mi pare che tutto questo, per un partito, sia da  diagnosticare come sintomo di grave malattia o di deriva disastrosa.

L’Eterno che ritorna, Massimo D’Alema, ha detto sì, mentre brindava al nuovo anno: la fase renziana del Pd- ha esclamato- è stata una malattia che, fortunatamente, è guarita da sola. Già il ricorso all’espressione della malattia come diagnosi  di scelte, opinioni, progetti, e conseguenti ruoli leaderistici non condivisi, fa venire i brividi: sono evidenti categorie mentali e culturali ineliminabili dal Dna di comunista di D’Alema.

La diversità, o dissidenza, di opinioni e scelte politiche fuori dai dogmi indiscutibili di chi possiede la verità e il dominio della corretta via, erano, per i bolschevichi  spiegabili solo come malattia. Chi sbagliava o proponeva progetti diversi, non importa se vincenti- esattamente come Renzi- era affetto da grave malattia, quella  grave, da inquadrare  nella categoria psichiatrica uilizzata per  mistificare i motivi della lotta politica. La delicatezza, del resto, con la quale ha fatto fuori i suoi avversari è storia: lo sanno Occhetto, Veltroni, Cofferati nel sindacato, Prodi, al Governo.  Rimossa la malattia,  dunque, niente più impedisce che gli exDs,  fondatori del periclitante Art. 1, possano tornare a casa per imprimere al Pd una svolta verso una sinistra  dura e pura, la stessa che non riesce a vincere in nessun paese europeo, uno dei quali, simbolico per ottusità di visione, la Gran Bretagna di Corbyin, allontanato a viva forza dalla guida del partito laburista. Si è aggiunto a dar man forte, il “non vincente” Bersani che ricordiamo, vergognandocene, umiliato e deriso, in streaming, dai 5 stelle, mentre, nel 2013, chiede alleanza per il governo, dopo” la non vittoria”, si dice pronto a tenere viva l’idea di una grande forza plurale della sinistra. Esattamente ciò che non  è riuscito a fare quando era segretario del Pd.                                                                                                                                                              

Adesso, si può immaginare che il plurale sia da intendersi come il “campetto” largo con protagonisti  i 5stelle Conte-Casalino, Bonafede, Toninelli, Morra, Raggi, Taverna. Ma la svolta vera  sarà data dall’Eterno che ritorna: perché, per D’Alema, il Pd è tale se è quel che pensa D’Alema. Una qualche preoccupazione la deve aver fatta scattare, se gli attuali dirigenti, ex-renziani e non, hanno risposto stizziti e, in alcuni casi, con durezza all’uscita del superamento del male renziano.                                                                                                                                           

D’Alema è risultato fragoroso e preoccupante per chi, come Il segretario Enrico Letta,  non nasconde il sostegno a Draghi, quando, ha lanciato una freccia avvelenata, oltre che a Renzi,  al presidente del Consiglio. “Che si autoelegga capo dello Stato – ha detto D’Alema – e nomini un alto funzionario del Tesoro al suo posto, mi sembra inadeguato per un grande Paese. Non contento, ha bollato il governo guidato da Draghi come una sospensione della democrazia, subordinato alla grande finanza internazionale. Preoccupazioni che non mostra di avere quando esalta i grandi traguardi raggiunti da quel grande paese democratico che è la Cina. Illuminanti le sue considerazioni sullo “straordinario salto verso la modernità e il progresso compiuto dalla Cina che ha fatto uscire almeno 800 milioni di persone dalla povertà”. 

Di qui l’esaltazione: “un risultato straordinario. Mai nessun paese, nella storia dell’umanità, è riuscito a realizzare  una così immensa trasformazione della vita delle persone”.  Nessuno cenno a come questi ipotizzati risultati siano stati raggiunti: lo spaventoso inquinamento ambientale, un mercato del lavoro con aziende che operano in regime di semi-schiavitù, con lavoratori  senza diritti, senza sindacato, senza alcuna possibilità di protesta, con prodotti di livello spazzatura che invadono i nostri mercati e con l’arte del plagio che crea seri problemi di concorrenza sleale per le eccellenze occidentali. E per quanto riguarda i principi e i valori della libertà e della democrazia, senza riandare al passato del massacro degli studenti di piazza Tienammen, il regime del partito-Stato senza libere istituzioni democratiche?

Nulla. D’Alema pensa che uno stomaco pieno e una testa vuota siano la stessa cosa. Su questi grandi temi aveva parlato, di recente, Draghi a proposito degli obiettivi dell’alleanza atlantica:”affrontare- aveva detto-tutti coloro che non condividono i nostri stessi valori e il nostro attaccamento all’ordine internazionale basato sulle regole e che sono una minaccia per le nostre democrazie”. Draghi aveva anche preannunciato di metter mano al memorandum con cui l’Italia di Conte e dei 5Stelle avevano aperto fortissimamente a un’intesa con il regime di Xi Jinping.  Altro che un Draghi – secondo D’Alema –  subordinato alla finanza internazionale e di insufficiente affidabilità democratica.

Il prestigio e il rispetto, mai tanto riconosciuti e declamati, che l’Italia ha guadagnato, in questa fase della  sua storia politica, a livello internazionale oltre che in Europa, per D’Alema non conta nulla. Draghi, nella sua conferenza stampa di fine d’anno, si era, semplicemente, e, con  grande dignità e finezza di spirito, dichiarato a disposizione delle istituzioni.                                   

In realtà, questo rientro a piedi uniti di D’Alema è il sintomo di una malattia tutta italiana per cui i protagonisti, di destra o di sinistra, sono sempre gli stessi, sia se hanno fatto grandi cose, sia se sono stati cacciati per scelte e atteggiamenti sbagliati: questo riguarda D’Alema, ma anche Berlusconi, Prodi, Renzi, anche se ancora giovane, e molti altri. Pochi, che hanno perso, hanno lasciato il campo: Veltroni, Rutelli, Alfano, Fini, per ricordarne alcuni. Altrove, in Europa e nel mondo, se perdi te ne vai.

E l’elenco sarebbe lungo. Non si può prevedere – si può solo ipotizzare il rischio – se il ritorno degli ex-Ds imprimerà al Pd una svolta netta a sinistra lasciando decadere, a solo tentativo, la scelta di un orizzonte riformista e gradualista, smarrendo, così, la costruzione di quel campo che, per essere largo deve essere davvero inclusivo, senza veti e pregiudizi, basato sui principi dell’equità sociale, della non discriminazione, della sostenibilità ambientale, della difesa della nostra democrazia costituzionale e, perché no?, di un internazionalismo solidale. (rm)