Bisogna salvare la pesca nel Mediterraneo. È l’appello lanciato dalla Organizzazioni Imprenditoriali e delle Organizzazioni dei Lavoratori dei settori – composto per l’Italia da Agci Agrital, Federcoopesca, Legacoop Agroalimentare, Federpesca, Coldiretti Impresa Pesca, Unci Agroalimentare, Ue.Coop, Unicoop – ai ministri della Pesca di Francia, Italia e Spagna, chiedendo di non sostenere la proposta della Commissione Europea per le possibilità della pesca per il 2022.
Quello che chiedono le Organizzazioni, infatti, è che i rispettivi Governi concedano più tempo alla pesca nel Mediterraneo, valutando gli impatti delle misure già attuate sulle risorse, «sopratutto sul settore, sostenendolo attraverso misure di accompagnamento».
Per il presidente di Unci Agroalimentare, Gennaro Scornamiglio, che ha ribadito di aver sempre sostenuto le ragioni dei nostri pescatori «il regolamento west med si sta rilevando nella sua spettacolare forma anti socioeconomica e nella non sostenibilità sociale».
«Il fattore pesca – ha evidenziato – non è l’unico elemento concorrente alla ripresa ecologica del mare anzi, i nostri pescatori che stanno ripulendo il mare dai rifiuti antropologici sono i primi a volere il loro luogo di lavoro salubre e riproduttivo, al fine di un rilancio serio del settore e contro le lobby dei venditori di pescato esteri, e sostenere il vero pescato fresco di filiera Italia».
La Ue, infatti, ha adottato la proposta che «promuove la gestione sostenibile degli stock ittici nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero, rispetta gli impegni politici assunti nelle dichiarazioni MedFish4Ever e di Sofia e tiene fede all’obiettivo ambizioso della Commissione di conseguire una pesca sostenibile in questi due bacini marittimi, in linea con la strategia della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM) per il 2030 adottata di recente».
Come dichiarato dal Commissario Ue per l’Ambiente, gli oceani e la pesca, Virginijus Sinkevičius, «Nonostante i miglioramenti registrati negli ultimi anni nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero – riporta il sito Greenreport.it – siamo ancora lontani dal raggiungere livelli di sostenibilità e sono necessari ulteriori sforzi per raggiungere questo obiettivo. La proposta che presentiamo oggi sulla pesca in questi due bacini marittimi si basa, quindi, integralmente sui pareri scientifici».
Come riportato da Greenreport.it, «per il Mare Adriatico la proposta della Commissione attua il piano di gestione pluriennale della CGPM per gli stock demersali nel Mediterraneo con l’obiettivo di conseguire la sostenibilità di tali stock entro il 2026 attraverso una riduzione dello sforzo di pesca. La proposta odierna comprende anche svariate misure di gestione per gli stock di anguilla, corallo rosso, lampuga, occhialone e gambero rosa mediterraneo nel Mar Ionio, nel Mar di Levante e nel Canale di Sicilia, in linea con le decisioni della CGPM».
«La proposta di oggi – si legge – attua, inoltre, il piano di gestione pluriennale per gli stock demersali nel Mediterraneo occidentale nell’intento di ridurre ulteriormente la pesca, sulla base dei pareri scientifici. La Commissione Ue ha detto che “Questa parte della proposta sarà completata non appena, quest’anno, saranno disponibili i pareri scientifici pertinenti. L’obiettivo finale è raggiungere, entro il 1o gennaio 2025, il rendimento massimo sostenibile (MSY), vale a dire la quantità massima di pesce che i pescatori possono prelevare dal mare senza compromettere la rigenerazione e la produttività futura dello stock”».
Per le organizzazioni, tuttavia, «l’ostinata applicazione del piano di gestione pluriennale nel Mediterraneo occidentale, che ha già ridotto l’attività di pesca con reti a strascico del 17,5% negli ultimi due anni (superando in realtà il 20%) accompagnata da nuove misure tecniche, porta la maggior parte delle imprese al di sotto del punto di pareggio. A fronte di ulteriori riduzioni, potranno solo fermare e sbarcare gli equipaggi, con gravi conseguenze su tutta la filiera e sulla filiera».
L’Organizzazione, infatti, ha ricordato come «il settore Pesca del Mediterraneo applica, di propria iniziativa e da anni, misure di sostenibilità, ricercando sempre la collaborazione e il sostegno delle Amministrazioni responsabili e degli scienziati, ed esprime la volontà di continuare a collaborare in una gestione che permetta di garantire la sostenibilità del risorsa e, anche, della pesca professionale e di tutte le attività connesse che da essa dipendono».
«Le sottoscritte Organizzazioni – si legge in una nota – ricordano inoltre i notevoli sforzi compiuti per applicare le misure del piano di gestione (riduzione dello sforzo di pesca dei pescherecci da traino, chiusure spazio-temporali). Ci sono anche incoraggianti primi segnali di ripresa degli stock ittici. Ad esempio, le chiusure spazio-temporali attuate nel Golfo del Leone, abbinate ad un’iniziale riduzione dello sforzo di pesca dei pescherecci da traino del 10%, hanno dimostrato la loro efficacia con una diminuzione delle catture di novellame fino di nasello al 55% realizzata nel 2020 rispetto alla media del periodo 2015-2017, per un obiettivo iniziale del 20%. Risultati positivi si osservano anche per le chiusure spazio-temporali intorno alle coste italiane». (rrm)