Pd Reggio: Chiusura piano di rientro risultato epocale per Reggio

Il Partito Democratico di Reggio Calabria, con la Segretaria cittadina Valeria Bonforte ed il Segretario metropolitano Antonio Morabito, ha evidenziato come «la chiusura definitiva del piano di rientro, sancita dal dispositivo della Corte dei Conti sezione di Catanzaro, è un risultato epocale per il Comune di Reggio Calabria».

«Un traguardo – continua la nota – che premia la scelta al tempo operata dal sindaco Giuseppe Falcomatà di non gettare alle ortiche le finanze dell’Ente, evitando quindi la dichiarazione di dissesto, che avrebbe messo in ginocchio l’intero tessuto produttivo della Città, ed avviare un percorso virtuoso che puntava al risanamento delle casse comunali, dopo gli anni dei bagordi della destra reggina, per riconquistare quella normalità perduta che al Comune di Reggio Calabria manca ormai da troppi anni».

«Qualche anno fa – hanno scritto i dem reggini – in pochi avrebbero scommesso sul raggiungimento di questo obiettivo storico per la città. Un traguardo per il quale il Partito Democratico ha fatto un lavoro straordinario, costituendo una perfetta cerniera tra le istituzioni territoriali e quelle romane, favorendo la collaborazione con i Governi, i Presidenti del Consiglio ed i Ministeri, a cominciare dal quelli del Pd, che hanno dimostrato grande vicinanza nei confronti della nostra Città, rappresentata in maniera egregia, in tutte le sedi, dal sindaco Falcomatà che, speriamo al più presto, possa tornare alle legittime funzioni assegnate dal mandato elettorale».

«Il ringraziamento più grande – continua il PD – non può che andare ad un’intera città, ai reggini che sono stati chiamati a dieci anni di rinunce e sacrifici e che hanno accompagnato e sostenuto, con maturità e forte senso di responsabilità, il percorso di risanamento intrapreso dall’amministrazione comunale. Adesso che il peggio è alle spalle, grazie al lavoro certosino portato avanti dalle Giunte comunali, dagli Assessori e dai Consiglieri, da sottolineare in particolare quello promosso dai rappresentanti del Partito Democratico, si possono finalmente aprire prospettive importanti proseguendo sul solco tracciato da un mandato che sta risollevando Reggio dal baratro in cui era stata fatta precipitare. Guardiamo al futuro con maggiore ottimismo e con la consapevolezza di poter contare su una classe dirigente forte, autorevole, credibile e che, in silenzio e con ostinazione, è riuscita a tirare la città fuori dalle secche».

«Oggi più che mai -– hanno concluso – ci sentiamo orgogliosi di guidare una comunità che ha visto ripagata la propria fiducia. È davvero un bel giorno per Reggio Calabria, ma nuove ed avvincenti sfide ci attendono. Noi siamo pronti ad affrontarle tutte e, insieme ai cittadini, le supereremo». (rrc)

L’OPINIONE / Santo Gioffrè: Occhiuto spieghi perché la Calabria non è uscita dal Piano di Rientro

di SANTO GIOFFRÈ – Sono, oramai, tre anni che la destra governa la Regione Calabria, avuta in regalo! Da un anno, Occhiuto, è padrone assoluto della sanità. Ha accentrato, nelle sue mani, il potere economico e il potere politico che negli ultimi 9 anni aveva gestione separata.

Il Commissario di Governo al Piano di Rientro governava il pianeta sanità, il Presidente della Regione, non toccava palla e si scialava facendo aeroplanini con la mani. Occhiuto, cogliendo la palla al balzo, predicando che era stata la diarchia a causare lo stato di collasso e di totale smantellamento della sanità pubblica calabrese, aiutato dall’enorme disinformazione che domina quel mercato delle notizie, si è fatto nominare padrone assoluto, da Speranza… già, dall’ex ministro Speranza, accentrando, tutto, nelle sue mani.

Dopo un anno, dove ha dominato in assenza di alcuna opposizione e di altri problemi, endemici in tanti altri poveri sciancati, capitati per caso, Occhiuto, non avendo ricavato nulla se non i benefici dell’esercizio del dominio, scarica le sue incapacità sul cosiddetto tavolo romano”Adduce”; Roma delenda est! Io capisco che, in ambiente dove il più convinto sapientone di giornata, pensa che, per es., l’Azienda Zero sia il prodigio che mancava per far apparire la Fata Morgana a cavallo del Ponte di Messina finito, e non un’altra Dbe, con più poteri, l’indicare il “Tavolo Adduce” come Belfagor, il Fantasma del Busento, lasciatemelo dire, è disarmante. Se fossimo nella bassa Calabria, diremmo: mi catturu i c… per terra e se li sono mangiati i cani.

Occhiuto sa che il cosiddetto “Tavolo Adduce” esiste da sempre. Fin dal momento che la Calabria, come le altre 9 Regioni, è entrata dentro i rigori del Piano di Rientro ed è formato da funzionari del Mef e del Ministero della Salute. E non è composto di uomini, ma di macchine calcolatrici. Ogni sei mesi, in quel tavolo, si ragiona non dei bisogni sanitari delle persone, ma di numeri: come procede la regolarizzazione dei pagamenti, quanti ospedali e servizi sono stati chiusi per far quadrare i conti’, qual è lo stato debitorio delle Asp, come si sta procedendo alla regolarizzazione dei bilanci, come sono i Lea… E altre cose, legate, tutte ai conti economici. Il resto, cioè i cosidetti piani sanitari e similari, non contano se, prima, non quadrano quei conti.

E, mentre per ben 9 Regioni, quei conti hanno travato curmu e quadratura, per la Calabria, dopo 13 anni, questo non è avvenuto. Ora, dopo 3 anni che la destra governa la Calabria e da un anno, il super governatore è padrone assoluto della sanità, invece di andare a cercare “capri” espiatori da arrostire su na carcara i focu, visto che ha avuto tutti i mezzi e i poteri per sapere, compreso il decreto Calabria della commaruccia nostra, che dica perché tutte le altre Regioni sono uscite dal Piano di Rientro e la Calabria non uscirà mai. Già, perché?  E non vada a raccontare a dx e pure a manca, stancando le già usurate Sirene, che entro la fine dell’anno si saprà l’entità del debito…perché, poi, mi troverò costretto a chiedere un’altra cosa… (sg)

IL GOVERNO ABBATTE IL CARICO FISCALE
MA I CALABRESI PAGANO LE TASSE PIÙ ALTE

di GIACINTO NANCI Da ben 12 anni noi calabresi, in applicazione dell’art.2 comma 86 legge n. 191 del 2009 che quantifica la sopratassa a causa del piano di rientro sanitario calabrese, paghiamo più tasse di tutti gli altri italiani.

Un lavoratore calabrese con un imponibile di 20.000 euro ha pagato ogni anno ben 406 euro in più di Irpef di un lavoratore lombardo o veneto, e un imprenditore calabrese con un imponibile di 1 milione di euro ha pagato ogni anno 10.700 euro in più di un imprenditore piemontese o emiliano.

A questo aumento di Irpef e Irap si aggiunge sia l’aumento delle accise che l’aumento del numero dei ticket per le prestazioni sanitarie. E, come se ciò non bastasse, noi calabresi stiamo pagando un mutuo di 428 milioni di euro che il Governo ci ha fatto nel 2011 per risanare il nostro presunto deficit sanitario e per il quale, ogni anno, fino al 2040 stiamo restituendo 30,7 milioni all’anno per un totale di ben 922 milioni di euro con un interesse del 5,89% che è molto vicino al tasso usuraio che è del 6,3%. Infatti dei trenta milioni che ogni anno restituiamo al Ministero dell’Economia ben 21,5 sono di interessi e solo 10 di capitale, se il tasso fosse quello dell’1%, che normalmente si usa per questi tipi di prestito pagheremmo solo 16 milioni all’anno.

Per cui tra aumento di tasse, di accise e prestito noi calabresi, da almeno 10 anni, ogni anno versiamo al Governo circa 150 milioni. Ma perché tutto questo? Perché la Calabria con un decreto del dicembre 2009 è stata posta in piano di rientro sanitario perché ha speso in sanità più di quanto ha ricevuto e questo salasso economico nei nostri confronti è fatto per risanare quel presunto deficit. Lo definisco “Presunto deficit” perché quello della Calabria non è un vero deficit sanitario, ma è la conseguenza di una errata ripartizione di fondi sanitari alle regioni. Infatti fin dal 1998 da quando è entrata in vigore la nuova modalità di riparto dei fondi sanitari alle regioni basato sul calcolo della popolazione pesata che è un criterio solo demografico cioè più soldi dove ci so no più anziani (Nord) e meno soldi dove ci sono più giovani (Sud), la Calabria, insieme a molte regioni del sud, ha ricevuto pro capite meno fondi per la sua sanità e spesso è stata proprio la regione che ne ha ricevuto di meno in assoluto.

La Calabria ha ricevuto fino a qualche centinaio di euro in meno rispetto alla regione più finanziata e, se si moltiplicano le centinaia di euro ricevute in meno pro capite per i circa due milioni di residenti in Calabria, si comprende bene ci vengono sottratti ogni anno parecchie centinaia di milioni di euro. Ma la cosa grave è che questi fondi insufficienti vengono dati proprio alla regione Calabria, dove ci sono molti più malati cronici e quindi quei pochi soldi non potevano bastare per curare i molti più malati cronici e per forza di cose si è dovuto sforare.

Che c’è la necessità di modificare il criterio di riparto dei fondi sanitari alle regioni lo ha certificato perfino il ministro della salute Fazio che, già nel lontano primo aprile 2011, ha solennemente dichiarato che «entro due anni ripartiremo i fondi sanitari in base al criterio della prevalenza delle malattie e non più rispetto all’età che penalizza regioni con un basso indice di vecchiaia»… (leggi Calabria). Ovviamente la modifica del riparto non è stata mai fatta. Che in Calabria ci sono molti più malati cronici del resto d’Italia lo hanno certificato perfino i Ministeri dell’Economia e della Salute approvando il DCA n. 103 del lontano 30/09/2015 del commissario al piano di rientro Scura nel quale con tanto di tabelle si quantificavano in 287.000 i malati cronici in più nei circa due milioni di calabresi rispetto ad altri due milioni di altri italiani.

Il DCA n. 103 ha anche quantificato un altro fattore di maggiore spessa sanitaria calabrese calcolando in 50.000 i malati cronici calabresi con comorbilità rispetto al resto d’Italia. È stato questo, quindi, il vero motivo per cui si è creato il “presunto deficit”, sono arrivati pochi fondi proprio dove ci sono molti più malati cronici. Ed è anche questo il motivo per cui dopo ben 12 anni delle restrizioni e dei tagli del piano di rientro il deficit sanitario è raddoppiato ed è perfino triplicata la spesa per le cure dei calabresi fuori regione.

Anzi, è stato proprio il piano di rientro a fare ulteriore danno alla sanità calabrese, perché con i suoi tagli e restrizioni ha impedito ai malati calabresi di curarsi e non ci vuole grande scienza per capire che un malato cronico che non si cura, poi per essere curato costa molto di più e si complica a tal punto che poi per curarsi deve recarsi nei costosissimi centri di eccellenza fuori regione aggravando il “presunto deficit”.

Ed è ciò che, anche a causa del piano di rientro, si è puntualmente verificato. Purtroppo in questi dodici anni, anche a causa del piano di rientro, si è verificato anche il fatto che per la prima volta nella storia della Calabria l’aspettativa di vita invece di continuare ad aumentare è diminuita e a parità di patologia, specialmente oncologica, in Calabria si muore prima. È per questo che il neogovernatore Occhiuto sbaglia a farsi nominare commissario, Lui è il quinto, e proprio per quanto appena detto fallirà come gli altri quattro.

Perché le cose cambino per i malati calabresi il neogovernatore deve andare di persona alla Conferenza Stato-Regioni, che è l’organo che ripartisce i fondi sanitari alle regioni, e votare contro ogni riparto dei fondi sanitari alle regioni che non tiene conto della numerosità delle malattie in ogni regione perché essendo i voti della Conferenza Stato-Regioni alla unanimità, anche il suo solo voto contrario bloccherebbe tutto e la costringerebbe a modificare il criterio di riparto che finalmente smetterebbe di penalizzare la Calabria.

Il neogovernatore Occhiuto deve pretendere che dove ci sono molti più malati cronici come la Calabria arrivino i fondi proporzionati perché è il solo modo per dimostrare che il piano di rientro è non solo sbagliato, ma anche dannoso per i malati calabresi.

Riparto dei fondi sanitari proporzionati alla numerosità delle malattie altrimenti il piano di rientro non avrà mai fine e oltre a danneggiare, come sta già facendo, la salute dei calabresi affosserà l’intera economia calabrese con aumento di tasse accise, ticket sanitari e prestiti onerosi. (gn)

(L’autore, Giacinto Nanci, è un medico di Catanzaro)