IL PONTE SULLO STRETTO, UN’OPERA CHE
INVECE DI CREARE UNITÀ, DIVIDE TUTTI

di MASSIMO MASTRUZZO Da sempre si edificano ponti per unire terre e genti; sono punti d’incontro e dialogo. Ma anche strutture da cui vedere il mondo o da cui essere osservati. E se un ponte fa capolino in un quadro, in un film o anche solo in un semplice scatto fotografico da mera struttura di attraversamento, quel ponte diverrà occasione di racconto.

Il Ponte sullo Stretto invece è l’unico Ponte che, invece di unire, divide.

Divide perché è diventato un fatto ideologico: D’Alema, Prodi e Rutelli erano favorevoli, ma oggi siccome lo vorrebbe fare la Destra bisogna dire che non è necessario, zittendo di fatto anche quella parte di PD e della Sinistra che in passato non hanno fatto mistero di essere favorevole. 

Anche sul Mose, c’erano i ‘no’, ma poi si è fatto, e di esempi dove le scelte politico-economiche si sono fatte nell’interesse generale della Nazione ce ne sono tanti. Bisogna però sottolineare che si tratta di un modus operandi che in realtà in Italia non esiste, e la dimostrazione che non esiste è proprio nella condizione, da terzo mondo, in cui versa il sistema infrastrutturale meridionale: le scelte politico-economiche in Italia, stante l’attuale distribuzione infrastrutturale e il ritorno economico-occupazionale, si fanno nell’interesse di una sola parte, il Nord, della Nazione. 

Del Ponte sullo Stretto, più che altro, sembra che si esprima la paura che un’opera così colossale su cui si caricano tante aspettative di sviluppo alla fine possa essere una delusione da quel punto di vista della redistribuzione economica nazionale. Che poi quei soldi possano in alternativa essere utilizzati meglio per migliorare, genericamente, i trasporti e la viabilità al Sud dubito fortemente che qualcuno possa imitare Gaio Muzio Scevola per indicare d’essere sicuri su questa soluzione “alternativa”.

Che poi perché il Ponte dovrebbe essere considerata un’opera alternativa è uno dei misteri eleusini che probabilmente Demetra e sua figlia Persefone hanno preferito non rivelare a nessuno.

Non a caso nel nord Italia non sono certamente state considerate alternative, bensì integrative, opere come Mosè, Brembemi, pedemontana, diga foranea di Genova, Alta Velocità, o quelle necessarie per realizzare l’expo o le olimpiadi invernali Milano-Cortina (che dovevano essere a costo zero, invece il conto è già salito ad almeno 3,6 miliardi di euro e la maggior parte dei fondi (2,8 miliardi) li ha stanziati lo Stato.)

Miliardi e miliardi, spesso buttati per la finestra, che fanno economia, per il solo nord (vedi dati su occupazione e reddito pro-capite), ma anche debito pubblico nazionale che pagano tutti gli italiani compresi i meridionali.

Basta soli fare il conto di quanto si sta spendendo nella sola città di Genova per: Terzo Valico (7 miliardi), Gronda (3 miliardi), Nuova Diga foranea (1,2 mld ma diventeranno almeno 3), Tunnel subportuale (2 mld), opere di protezione idrogeologica (pare su sia perso il conto); Oppure osservare come nel Pnrr si siano stanziati per il solo Mose 6 miliardi, pur essendo già operativo.

Per non parlare della richiesta di 9 miliardi per il post alluvione dell’Emilia Romagna: casse di espansione e opere di contenimento in una zona che dovrebbe essere interdetta alla edificabilità. Invece di fare partire una campagna di accusa per consumo di suolo inedificabile hanno nominato un commissario e stimano cifre da paura per abitare aree alluvionali. 

Le pulci pare debbano essere fatte solo per una infrastruttura, un ponte, che altrove le stesse realtà imprenditoriali costruiscono con le stesse tecnologie studiate per il Ponte sullo Stretto:

Tre sul Bosforo ed uno sui Dardanelli, il più lungo attualmente al mondo a campata unica, 2035 m. Il Canakkale Bridge, realizzato da Cowi, presente nel consorzio Eurolink che costruirà il Ponte. Il terzo ponte sul Bosforo lo ha fatto l’italiana Webuild, capogruppo di Eurolink. E la Turchia è ad elevato rischio sismico, come lo è il Giappone e la baia di S. Francisco dove hanno fatto il Golden gate 100 anni or sono. Che poi quello dei terremoti è l’ultimo dei problemi per i ponti sospesi. 

Nel frattempo l’Italia tra le prime 10 economie del mondo si pone tanti problemi per un’opera che nell’ultimo aggiornamento del Documento di economia e finanza dello scorso aprile – 2023 ndr –, ha valutato il costo per la realizzazione del Ponte (escluse le opere connesse su entrambe le sponde) è di 13,5 miliardi di euro». (mm)

[Massimo Mastruzzo è del direttivo nazionale Met – Movimento Equità Territoriale]

Musolino (PD):Il ponte di Salvino è il preludio di un’incompiuta

Enzo Musolino, segretario cittadino del PD, ha reso noto come «la sindaca di Villa San Giovanni, Giusy Caminii, lo ha appena detto in Consiglio comunale: la Città Metropolitana di Reggio e il Comune di Villa hanno presentato ricorso al Tar contro il finto parere positivo della Commissione Via-Vas, perché il Progetto del Ponte non è adeguato, perché lo “spezzatino” per fasi costruttive voluto dal Governo è peggio dell’Opera stessa, è il preludio sconsiderato all’Incompiuta».

«Va ricordato, inoltre, (e la sindaca lo ha fatto analizzando il ricorso) – ha proseguito Musolino – che sulla tutela delle zone speciali, sulla tutela dei fondali, della Costa Viola, sulla protezione reale dell’ambiente Stretto, il parere della Commissione Via  Vas è esplicitamente negativo».
«Qual è il “superiore interesse pubblico” che può legittimare il Governo ad andare avanti di fronte a questo scatafascio? – ha chiesto Musolino –. Come si fa ad ottemperare alle fondamentali prescrizioni emesse – vecchie e nuove – prima del progetto esecutivo? Come si fa a procedere quando dovrebbe tornare tutto alla fase degli studi preliminari?
E il piano di cantierizzazione che manca?  Non c’è certezza neanche sulle aree da espropriare, gli espropriandi – le famiglie alle quali sono pronti a togliere la casa – sono in balia degli eventi, privi di tutele da parte del Governo».
«Il ricorso, inoltre – ha detto ancora il dem – solleva la questione di legittimità costituzionale, chiede al Tar di inoltrare gli atti alla Corte Costituzionale, di sottoporre a superiore verifica tutto l’iter. Villa, ancora, ha diffidato il Ministero dei Trasporti: non si proceda con gli espropri, non si trasformi questo progetto “privato” in progetto di Stato, non si umili ancora lo Stretto».
«Noi Democratici – ha concluso – lo abbiamo detto con forza: bene Reggio e bene Villa, Città coraggiose.
Lo abbiamo detto a tempo debito: è tutta una farsa pericolosissima che rischia di annientare il nostro territorio. Lo abbiamo detto a tutti: Non è il tempo delle titubanze ma delle decisioni legittime contro un attacco che ha precisi artefici, chiari complici: le Destre italiane hanno in spregio il Sud, siamo terra di conquista. Chiediamo ai consiglieri di minoranza villesi di sottrarsi da questo elenco, di unirsi alle forze democratiche della Citta’ nelle prossime battaglie a favore di Villa». (rrc)

PONTE SULLO STRETTO, ULTIMA CHIAMATA
SERVE ALL’EUROPA, SI USINO LE RISORSE UE

di PIETRO MASSIMO BUSETTA – La legge di bilancio per il 2025 prevede anche uno stanziamento da 1,5 miliardi di euro in più per il Ponte sullo Stretto. Lo prevede un emendamento della Lega. Così, i fondi complessivi per l’opera superano i 13 miliardi di euro, di cui quasi la metà a carico delle Regioni.

Qualcuno evidentemente si è convinto che il costo del Ponte sullo Stretto di Messina debba essere a carico dei siciliani e dei calabresi. Come fosse una passerella per far incontrare più facilmente il ragazzo di Messina con la sua amata di Reggio Calabria. E non il completamento del collegamento tra Singapore/Hong Kong e Berlino, e un modo per evitare che le maxi-porta containers attraversino tutto il Mediterraneo, escano dallo stretto di Gibilterra, costeggino Spagna, Portogallo, attraversino la Manica, lo stretto di Calais per arrivare a Rotterdam. Con conseguente immaginabile emissione di CO2.

Se la visione è la seconda allora non solo non deve essere finanziato dalla Sicilia e dalla Calabria, ma nemmeno dall’Italia, perché è una infrastruttura che serve all’Europa, in particolare in un momento in cui si guarda sempre di più al Mediterraneo, considerate le problematiche sempre più complesse che attengono ai rapporti tra Unione Europea e Federazione Russa.    

Ma, riprendendo quello che diceva don Rodrigo sull’unione tra Renzo e Lucia (“Questo matrimonio non s’ha da fare“), siamo profondamente convinti che “questo ponte s’ha da fare”.

È in un momento così complicato (ma ce ne sono di semplici?), che si possa attingere al Fondo di Sviluppo e Coesione, e quindi alle risorse messe a disposizione dall’Unione Europea, non dimentichiamolo purché siano aggiuntive a quelle ordinarie e servano ad eliminare o diminuire le distanze economiche e sociali rispetto al resto del Paese, può anche essere opportuno.

Senza considerare il fatto che impegnare il Fondo di Sviluppo e Coesione in un modo così virtuoso ed evitare che si sprechi per alimentare il consenso della classe dominante estrattiva o peggio che vada perduto per incapacità di spesa può essere un esercizio virtuoso.

Ma deve essere chiaro a tutti, Unione Europea compresa, che un tale costo deve essere affrontato con la fiscalità generale, come avvenuto con il Mose di Venezia e continua ad avvenire con la TAV. Come si è proceduto con l’alta velocità ferroviaria, prevalentemente realizzata nel Centro Nord e con il costo delle autostrade.

Infrastrutturare un territorio, dotandolo di porti, aeroporti, linee ferroviarie, collegamenti autostradali, fa parte di un progetto che deve essere affrontato con le risorse ordinarie. Per il Sud invece pare che questa regola non valga, visto che tutte le strutture aeroportuali e anche parte delle autostrade sono state realizzate con i fondi “aggiuntivi“europei.

Adesso si vuole finanziare anche il ponte sullo stretto con le risorse aggiuntive? In un momento particolare, come quello che attraversiamo e visto che il CiPESS potrà approvare il progetto soltanto se vi è certezza di finanziamento, forse il passaggio che si è effettuato può anche essere opportuno. Ma con la riserva che tali risorse vanno restituite al Mezzogiorno, perché possano servire per gli obiettivi per i quali sono stati dati: cioè di costituire fondi aggiuntivi per lo sviluppo di tali territori.

Certo, forse qualche sforzo in più si poteva fare per inserire alcune opere accessorie o compensative, che potevano essere completate entro il 2026 nel PNRR, per il quale non si raggiungerà quasi certamente quel 40% stabilito che, con un colpo di mano rispetto all’oltre 50% che sarebbe toccato se si fosse utilizzato l’algoritmo individuato dall’Unione Europea per distribuire le risorse ai vari Paesi, e che il Governo Draghi ha individuato per l’attribuzione al Sud.

Ma inutile piangere sul latte versato, adesso quello che va richiesto è che le risorse utilizzate del Fondo Sviluppo e Coesione siano restituite al Mezzogiorno, sia se si troveranno investitori aggiuntivi, privati o pubblici, sia che invece rimanga tutto a carico dello Stato italiano.

E la richiesta che va fatta forte e chiara è che si inquadri il collegamento stabile come il passaggio di 3 km di mare inserito nella logica di un collegamento tra Augusta e Berlino con l’alta capacità ferroviaria, che metta in condizioni l’Italia  di attrarre i grandi traffici provenienti dall’Estremo  e Medio Oriente e dall’Africa e farli sbarcare nei porti di Augusta e di Gioia Tauro, superando il monopolio per anni consentito a Genova e Trieste, che devono farsene una ragione del fatto che sono sotto le Alpi e non in mezzo al Mediterraneo.

Che hanno retroporti molto contenuti in termini di spazi. Tale approccio potrebbe soprattutto fornire un’alternativa interessante agli armatori che gestiscono i traffici internazionali.

Per tale obiettivo è necessario però che si realizzi l’alta velocità ferroviaria nei tempi previsti, finanziando l’adeguatamente di tutta la rete ferroviaria, obiettivo che nell’ultimo periodo sembra slittare nel tempo.

Così come è necessario che si realizzino gli investimenti opportuni su Gioia Tauro ed Augusta, in modo da cominciare a testare il sistema complesso necessario  ed attrarre i traffici, che non saranno facilmente ceduti da Rotterdam, che ormai ha raggiunto la quasi perfezione nella sua attività.

Avendo presente che mentre noi rinviamo i nostri investimenti, gli altri competitor, come ad esempio Tanger Med, lavorano intensamente per fare quello che noi rinviamo nel tempo, illusi che quando vorremmo farlo ci saranno le condizioni necessarie.

Tranne che i rinvii e le meline non siano funzionali a lasciare la situazione quale è adesso, nella paura di perdere posizioni acquisite da parte di qualche altra area interessata.

“A  pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca” diceva Andreotti e certo, nel passato l’emarginazione dei porti di tutto il Mezzogiorno ha avuto il retro pensiero di rendere centrali quelli di Trieste e Genova, ma in realtà favorito solo Rotterdam.

Oggi il principale assertore della necessità del Ponte sullo Stretto, Matteo Salvini, è in difficoltà sia per fatti interni alla Lega che per fatti esterni, dovuti al processo di Palermo. Per questo è ancor più necessario il monitoraggio della situazione per evitare che vi siano passi falsi che ritardino tutto il percorso.

In tale logica va bene che le risorse attinte siano provenienti dal  Fondo Sviluppo e Coesione, ma a patto che sia un prestito da restituire totalmente e  in tempi brevi. Altrimenti si darà ragione a coloro che sostengono che il ponte è solo uno specchietto, che probabilmente mai si realizzerà, e che assorbirà talmente tante risorse da sottrarle a tutta una serie di esigenze che continuano ad esserci e che sono sempre più pressanti. (pmb)

(Courtesy Il Quotidiano del Sud/L’Altravoce dell’Italia)

 

Ponte / Chiusa la Conferenza dei servizi: oltre 100 pareri pervenuti

Il Ministero delle Infrastrutture, con decreto emanato in 23 dicembre, ha adottato il provvedimento finale di chiusura della Conferenza di Servizi.

«La chiusura della Conferenza di Servizi – ha commentato l’Amministratore Delegato di Stretto di Messina, Pietro Ciucci – è un altro passaggio importante nell’iter per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, prima dell’approvazione finale del Cipess. Sono pervenuti oltre 100 pareri da parte di amministrazioni locali, enti, portatori di interesse e, in considerazione della rilevanza dell’Opera, sono stati acquisiti agli atti della Conferenza anche i pareri pervenuti oltre la data di scadenza dello scorso 12 ottobre”.

Il Cipess ha rinviato al nuovo anno la decisione finale che autorizza l’opera. Il parere e il via definitivo potrebbero arrivare entro gennaio.

Se – come pare – ci sarà il parere favorevole si potrà dare inizio ai lavori.  λ

LA LETTERA / Giuseppe Falduto: Sindaco Falcomatà, ritiri il ricorso al Tar contro il Ponte

Caro Giuseppe, o se preferisci Signor Sindaco Giuseppe Falcomatà,
Il sottoscritto, Pino Falduto, o se preferisci l’imprenditore Falduto, ti scrive questa lettera aperta perché non ho mai avuto altro modo di dialogare con te.
In tutti questi anni hai sempre ignorato ogni mio tentativo di confronto, nonostante i rapporti personali tra le nostre famiglie e il mio ruolo di imprenditore che opera nella città di cui sei il Sindaco.
Ti scrivo per chiederti di ritirare il ricorso che hai presentato al Tar del Lazio per cercare di ritardare la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Capisco che gli ordini di partito spesso prevalgano, soprattutto per chi costruisce il proprio percorso politico sotto la loro egida. Tuttavia, il ruolo che ricopri richiede una visione più alta, che metta al centro il bene della città e della comunità che rappresenti.
Il Ponte sullo Stretto non è solo un’infrastruttura: è una possibilità storica per rilanciare l’intero territorio dal punto di vista economico, sociale e culturale. Invece di opporsi a questo progetto, sarebbe più utile impiegare il tempo e le risorse per chiedere opere compensative fondamentali per lo sviluppo di Reggio Calabria. Infrastrutture strategiche come un sistema di trasporti intermodale, il potenziamento della rete viaria e ferroviaria, e la valorizzazione delle aree urbane e costiere potrebbero rappresentare una svolta per la nostra città.
È tempo di agire con responsabilità, andando oltre le logiche di partito e pensando a ciò che è meglio per la nostra comunità. I cittadini hanno bisogno di azioni concrete e lungimiranti, non di ostacoli e rallentamenti che penalizzano il territorio.
Le luci che hai fatto installare nel centro città sono belle, certo, ma non rappresentano la risposta alle vere esigenze di Reggio. La città ha bisogno di infrastrutture, sviluppo e opportunità, non di interventi che, per quanto gradevoli, non cambiano la realtà quotidiana di chi vive in questo territorio.
Confido che tu possa riflettere su queste parole e scegliere di agire nell’interesse di Reggio e della sua gente, perché il futuro di questa città dipende anche da decisioni come questa.
Con l’occasione, ti porgo i miei più sinceri auguri di un sereno Natale e di un felice anno nuovo. Mi auguro che il 2025 possa portare alla nostra città nuove opportunità, maggiore unità e quella visione di sviluppo che tutti auspichiamo.

L’OPINIONE / Bruno Tucci: Ponte, la continua lotta tra fazioni non produce nulla di buono

di BRUNO TUCCIChe si possano nutrire dubbi sulla costruzione del ponte sullo Stretto è lecito ed è bene denunciarli per il noto principio del pluralismo delle idee.

Ma un conto è affermare che l’opera sarà inutile per la Calabria (ed anche per la Sicilia), un altro è puntare il dito contro chi difende la propria idea sull’opera solo perché è un avversario politico. Chi parla dell’assurdità del ponte è Pasquale Tridico, ex presidente delI’Inps e ora deputato europeo in quota 5Stelle.

È un calabrese di Scala Coeli, un paesino di montagna in provincia di Cosenza. È determinato e sicuro di quanto dice e lo strale è scagliato contro Matteo Salvini il quale ritiene che il ponte vorrà dire ricchezza e occupazione non solo per le due regioni, ma per l’intero Mezzogiorno.

Come è pure giusto denunciare la pochezza delle infrastrutture, la povertà della Sanità, l’inutile attesa per la linea ferroviaria Napoli-Reggio. Tutto giusto e sacrosanto: mi si permetta di scrivere, però, che non tutti i problemi debbono poi finire in una bagarre politica, una guerra che vede l’un contro l’altro armati di modo che tutto finisca in un braccio di ferro che non porta a niente.

Sarebbe meglio e auspicabile che i favorevoli e i contrari al ponte si incontrassero, ne discutessero portando ognuno le proprie ragioni e decidere poi cosa è giusto fare e non fare.

Se la nostra Calabria è rimasta al palo in diversi settori è anche, e forse soprattutto, per questa continua lotta fra fazioni politiche che non produce nulla di buono. Si cambi registro, per favore, se si vuole davvero ridurre il gap che ci divide dal resto del Paese. (bt)

Ponte, Reggio e Villa chiedono al Tar di annullare parere Commissione Via

Reggio e Villa San Giovanni hanno presentato un ricorso al Tar del Lazio per chiedere l’annullamento del parere positivo della Commissione Via del Ministero dell’Ambiente sul Ponte, «per vizi di legittimità ed eccesso di potere in ogni sua forma, sollevando dubbi di costituzionalità sulla decretazione d’urgenza del DL Ponte e del DL Infrastrutture».

«Le due amministrazioni congiuntamente sin dall’avvio della procedura avevano chiesto ai due ministeri competenti (Mase e Mit) di sospendere la procedura in attesa di studi tecnici specifici, evidenziando le lacune progettuali tali da non rendere possibile un giudizio di merito dello stesso, evidenziando tra l’altro il rischio incompiuta legato alla cosiddetta “realizzazione per fasi costruttive progressive”», ha spiegato la sindaca di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti.

«Una richiesta al Mit (14 e 31 maggio 2024) che continua ad essere valida, considerato che le Amministrazioni ad oggi non hanno alcuna conoscenza dell’incidenza diretta del progetto sul territorio comunale e metropolitano. I territori – ha sottolineato la sindaca – hanno il diritto di avere garanzie e certezze, hanno l’obbligo di tutelare ambiente e paesaggio e di difendere i diritti dei cittadini, hanno il diritto e il dovere di governare le fasi di cambiamento».

«Il parere della Commissione Via pubblicato il 19.10.2024 – ha proseguito – rileva la non ottemperanza delle prescrizioni poste nel 2003 al progetto preliminare e pone 62 prescrizioni all’attuale definitivo aggiornato che confermano tutte le eccezioni sollevate dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria nell’aprile scorso e dalla Città di Villa San Giovanni fino al 13 ottobre, soprattutto circa la carenza di studi di dettaglio specifici, progetto di cantierizzazione e progetti di risoluzione delle interferenze».

«Nel ribadire una posizione già espressa – ha spiegato il primo cittadino – non ideologicamente orientata ma protesa esclusivamente alla tutela del territorio e alla difesa dei diritti dei suoi abitanti (precipuamente quelli degli espropriandi), le due amministrazioni hanno attentamente valutato dal punto di vista giuridico e tecnico il parere espresso dalla commissione Via Vas, addivenendo alla conclusione che lo stesso non dà garanzie, finendo per rinviare ogni valutazione di compatibilità ambientale di questo progetto ad un giudizio di ottemperanza previsto per la maggior parte delle prescrizioni “prima della presentazione della progettazione esecutiva”».

«Questa considerazione – ha detto ancora – trova conferma nell’impugnato parere, dal momento che gli approfondimenti e le integrazioni documentali richieste nella procedura di Valutazione di impatto Ambientale presuppongono l’esecuzione di analisi e indagini di campo, sia per il versante Sicilia che per il versante Calabria, che non sono mai state effettuate; l’esigenza “di svolgere nel modo più accurato ed approfondito le integrazioni richieste dalle Autorità competenti nell’ottica di dare piena ed effettiva promozione al valore ambiente” è rimasta solo un buon proposito ma nulla di più rispetto alla relazione di aggiornamento del progettista che non poggia su dati scientifici ulteriori».

«Con specifico riferimento alla Città di Villa San Giovanni –ha detto ancora la sindaca Caminiti – è provata l’esistenza di una faglia attiva e capace denominata “Cannitello” sotto le fondazioni dei pilastri lato Calabria con prescrizione della “Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale” di eseguire nuove indagini che pongono ulteriori perplessità sulla fattibilità dell’opera (normativamente la progettazione definitiva deve chiarire ogni aspetto di questo tipo in maniera certa), studi specifici e di dettaglio ed approfondimenti preliminari completi su tutte le faglie attive e capaci presenti nell’ambito in oggetto. Idem rispetto al problema dell’erosione costiera, non valutata e carente di studi specifici; manca qualunque analisi delle previsioni dei documenti di pianificazione, in contrasto con la puntale prescrizione n.1 della Delibera Cipe del 2003 di approvazione del progetto preliminare in base alla quale il progetto definitivo dovrà essere sviluppato in modo che, ferma la predetta localizzazione, si pervenga alla massima possibile compatibilità con le strategie ed i piani di sviluppo con i quali è destinato ad interagire».

«La mancata esecuzione della Vas – ha spiegato – trascura colpevolmente tale prescrizione. Il progetto definitivo aggiornato ed esitato dalla Commissione Via Vas, secondo la normativa vigente e il Dl.gvo 50, non assurge da alcun punto di vista (tecnico-progettuale, economico, ambientale, paesaggistico) a livello di progettazione definitiva. Preoccupano gli enti, nel merito, la mancata previsione di un monitoraggio continuo – prima, durante e dopo l’eventuale realizzazione del ponte – della qualità dell’aria, l’erosione costiera e la mancanza di interventi di ripascimento; la mancanza di regolamentazione e rigenerazione degli elementi identitari dell’area dello Stretto».

«Un’area che non deve essere snaturata dall’opera ponte – ha rimarcato – ma tutelarla nel suo patrimonio storico, ambientale e culturale e gli enti rappresentativo dei territori non possono essere soggetti passivi di interventi che modificherebbero in maniera sostanziale e definitiva l’Area dello Stretto. Tutela del paesaggio quale valore costituzionale, tutela degli espropriandi, paventato rischio di un’eterna incompiuta con ricadute nefaste inimmaginabili per la sopravvivenza dello stesso tessuto sociale metropolitano, sono le ragioni squisitamente politiche della decisione assunta, considerato che il parere espresso dalla Commissione Via Vas presenta profili di dubbia costituzionalità, vizi di violazione di legge ed eccesso di potere, e dunque, occorre, tutelare gli interessi della città di Villa San Giovanni come comune su cui impatta completamente l’opera Ponte e gli interessi della Città Metropolitana di Reggio Calabria e dell’Area dello Stretto».

«Sappiamo esserci larga convergenza amministrativa e politica sulla posizione espressa – ha concluso – soprattutto sappiamo esserci su ciò la convergenza delle nostre comunità che vogliono essere protagoniste di ogni decisione di sviluppo di questo territorio straordinario». (rrc)

Minasi (Lega): Nessuna divisione, Ponte è scelta condivisa

La senatrice della Lega, Tilde Minasi, ha smentito le notizie secondo cui ci sia una «presunta divisione interna alla Lega nazionale, che vedrebbe il gruppo del Nord, capeggiato dal capogruppo in Senato e nuovo coordinatore della Lombardia Massimiliano Romeo, contrapposto a una “fazione” del Sud, e quindi in particolare alla realizzazione del ponte sullo Stretto».

«Non c’è alcuna divisione interna – ha precisato la senatrice – Semplicemente il capogruppo Romeo ha sottolineato, ai rappresentanti del suo territorio, la necessità di parlare dei loro problemi specifici, esattamente come facciamo noi. Il senso e il valore della rappresentanza politica, d’altronde, è proprio questo: serve a far valere le esigenze dei singoli territori. Ed è questo che Romeo ha voluto rimarcare, anche in interviste appena diffuse dai media».

«Questo, però – ha aggiunto – non vuol dire che investire sul ponte o sulla Statale 106 Jonica, come questo governo e il Ministro Salvini stanno facendo, tolga qualcosa al Nord, tutt’altro! Significa potenziare la crescita di aree che possono così diventare nuova fonte di ricchezza e sviluppo, a vantaggio di tutta l’Italia. E su cui l’intero partito concorda».

«Dispiace, dunque – ha continuato – leggere ricostruzioni giornalistiche evidentemente fuorvianti. La Lega è compatta, su tutte le scelte operate dal leader Salvini, e soprattutto sulle scelte di politica economica. Prime tra tutte il Ponte sullo Stretto». (rp)

Irto (PD): Ponte progetto privo di approfondimenti su terremoti e maremoti

Il senatore del PD, Nicola Irto, ha reso noto come «Matteo Salvini ha risposto picche al question time con cui gli avevamo chiesto conto della sicurezza sismica del ponte sullo Stretto di Messina, dell’incompletezza degli studi alla base dell’approvazione del progetto definitivo e della necessità di approfondimenti scientifici, anche sul rischio di maremoti a danno dell’infrastruttura».

«Il ministro ha avuto un comportamento omissivo – ha spiegato – perfino sulla gravissima vicenda della relazione sismica attribuita all’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che ne aveva disconosciuto la paternità e l’aveva imputata all’iniziativa autonoma di due ricercatori interni. Il ponte è un’opera priva di sostenibilità economica e di garanzie di sicurezza, di cui non c’è traccia nel Piano strategico da poco presentato dal Gruppo Ferrovie dello Stato».

In Senato, in replica alla risposta del ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Irto ha attaccato il governo, dicendo: «Avete congelato 1,6 miliardi del Fondo per lo sviluppo e la coesione delle regioni Calabria e Sicilia, risorse che sarebbero servite per asili, per istruzione, per la digitalizzazione, per migliorare le nostre città».

«Le avete bloccate – ha proseguito – per un ponte che non si farà: per la sua illusione, ministro. Avete deciso che questa deve essere una priorità e avete cancellato totalmente l’Alta velocità ferroviaria in Calabria e in Sicilia. Avete fatto sparire la perequazione infrastrutturale tra il Nord e il Sud del Paese; penso per esempio alla Taranto-Reggio Calabria, alla Statale 106, quella che si chiama “Strada della morte”, sparita dai radar perché avete posto le attenzioni solo all’illusione del ponte sullo Stretto».

«Lei, ministro, cerca sempre di dare la responsabilità a qualcuno. Un giorno la responsabilità è di un chiodo, un giorno di Tajani e oggi del Tar. Ministro – ha concluso in Aula il senatore Irto – le assicuro che in questo caso la responsabilità è tutta sua». (rp)

La Stretto di Messina risponde all’esposto presentato all’Agcm: Nessuna violazione

La Stretto di Messina spa ha risposto all’esposto presentato all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, precisando che non c’è «nessuna violazione e nessuna mancata trasparenza. La società agisce sempre nel pieno rispetto delle norme».

Entrando nello specifico, per quanto riguarda l’art. 72 direttiva Ue e costi del progetto, la Stretto di Messina ha spiegato:

«La crescita del valore dell’investimento da 8,5 mld del 2011 a 13,5 (come previsto nel DEF 2023), non si riferisce a maggiori opere ma al forte aumento dei prezzi registrato negli ultimi anni, fenomeno che ha coinvolto e coinvolge tutti i progetti infrastrutturali. Inoltre va sottolineato che il valore di 13,5 miliardi non riguarda solo il contratto con il Contraente generale e gli altri affidatari, ma il costo complessivo del progetto».

«La Direttiva 2014/24/Ue sarà, pertanto, rispettata come peraltro espressamente richiamato nel Decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, recante: “Agli atti di cui ai commi 3 e 4 si applicano le disposizioni di cui all’articolo 72 della Direttiva 2014/24/Ue del Parlamento europeo e del Consiglio e le relative norme interne di attuazione e i medesimi sono adottati in coerenza con le disposizioni normative dell’Unione europea in materia di contratti pubblici”».

68 osservazioni del Comitato Scientifico

La Società ha ricordato come «il Comitato Scientifico, organo autonomo e indipendente istituito per legge, ad esito della sua attività collegiale, di studio e analisi per ciascuna disciplina riguardante l’aggiornamento del progetto del ponte sullo Stretto di Messina, ha rilasciato all’unanimità parere favorevole».

«Le osservazioni (68), che in parte riprendono quelle del precedente Comitato Scientifico, non sono da intendersi in distonia con l’espressione di un parere positivo, ma riguardano aspetti da approfondire in sede di progettazione esecutiva, legati all’evoluzione delle conoscenze tecniche e dei materiali e all’evoluzione normativa in tutti gli ambiti di interesse».

Parere Via Mase

«Il parere favorevole rilasciato dalla Commissione Tecnica di Valutazione dell’Impatto Ambientale del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (Mase), sul progetto definitivo del ponte sullo Stretto è un importante passo avanti per il progetto e la realizzazione dell’Opera».
«Le 62 prescrizioni rilasciate contestualmente, da ottemperare in sede di progettazione esecutiva (due addirittura dopo l’entrata in esercizio del ponte), non rappresentano lacune progettuali ma richieste di approfondimenti già, in larga misura, programmati da Stretto di Messina che, comunque, non riguardano la fattibilità dell’Opera».

Progettazione per fasi

«La Progettazione esecutiva, che potrà essere sviluppata per fasi costruttive, non determina alcuna violazione del bando per la selezione del Contraente generale, anzi è in linea con le best practice internazionali e ha l’obiettivo di ottimizzare la costruzione dell’opera, contenendo tempi e costi».

Finanziamento opera

«Nella Finanziaria 2024 era previsto un finanziamento pari 11,63 miliardi, che sommati ai 370 milioni di risorse proprie della Stretto di Messina, offrivano una copertura complessiva di 12 miliardi.
La Finanziaria 2025, in discussione, dovrebbe prevedere ulteriori 1,5 miliardi di euro, per garantire la copertura totale dei 13,5 miliardi di euro, che come detto non rappresentano un aumento dei costi, ma la conferma delle previsioni del Def 2023».
«Per quanto concerne la trasparenza si ricorda che la recente disposizione normativa (art. 2 DL 89/2024 convertito con Legge 120/2024), il cosiddetto Decreto Infrastrutture, ha introdotto nuovi passaggi procedurali volti ad assicurare il controllo da parte dello Stato, nel rispetto della massima trasparenza. In particolare, l’importo aggiornato del contratto con il Contraente generale è sottoposto, prima della stipula del relativo atto aggiuntivo, all’asseverazione di uno o più soggetti di adeguata esperienza e qualificazione professionale nominati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti».

Affidamenti

«Si ricorda che la Stretto di Messina è una società ‘in house’ del Ministero dell’economia e delle finanze pertanto soggetta al cosiddetto ‘controllo analogo’ ovvero lo stesso controllo il ministero esercita sui suoi Dipartimenti. La società si conforma alle normative in materia di trasparenza (decreto legislativo 33/2013) e di prevenzione della corruzione (legge 190/2012), ponendo in essere gli adempimenti previsti dalle suddette disposizioni nonché dai provvedimenti emanati dall’Autorità Nazionale Anticorruzione».

«In particolare, Stretto di Messina pubblica nell’apposita sezione “Società Trasparente” del proprio sito istituzionale informazioni, dati e documenti previsti in assolvimento degli obblighi su trasparenza, anticorruzione e affidamenti». (rrm)