Intanto a tutti i precari i sinceri auguri per un Natale con qualche speranza in più e con l’auspicio che il 2025 possa essere per molti di loro l’uscita dal tunnel del precariato. (gc)
[Giovanni Calabrese è assessore regionale al Lavoro]
Intanto a tutti i precari i sinceri auguri per un Natale con qualche speranza in più e con l’auspicio che il 2025 possa essere per molti di loro l’uscita dal tunnel del precariato. (gc)
[Giovanni Calabrese è assessore regionale al Lavoro]
«l tema salariale e quello del lavoro povero sono la vera emergenza nel nostro Paese e in Calabria». È quanto ha detto Angelo Sposato, segretario generale di Cgil Calabria, nel corso dell’iniziativa Le mille facce del precariato, svoltasi a Cosenza e organizzata da Cgil Cosenza.
Presenti, oltre a Sposato, il Segretario Cgil Nazionale Pino Gesmundo, il Segretario Generale Cgil Cosenza Massimiliano Ianni, la Segretaria Cgil Cosenza Teresa Aiello, il sindaco di Cosenza Franz Caruso, la docente di Politica economica all’Unical Rosanna Nisticò, il neo europarlamentare e docente di Economia del lavoro all’Università Roma Tre Pasquale Tridico. Presente solo per un breve saluto a causa di impegni l’Arcivescovo della Diocesi di Cosenza Bisignano, Monsignor Giovanni Checchinato.
«Occorre spezzare le catene che tengono il lavoro prigioniero dello sfruttamento e liberarlo. Per questo abbiamo voluto i referendum, per questo occorre sostenere i contratti collettivi aggiungendo il salario minimo. Solo chi non conosce il disagio di milioni di lavoratori ed ha la pancia piena non riesce a comprendere ciò», ha detto Sposato, sottolineando come «i giovani scappano perché non vogliono più farsi sfruttare con stipendi da fame e le classi dirigenti non possono fare finta di non vedere il disagio».
«Il governo Meloni – ha denunciato – ha abbandonato il Sud e lasciato in povertà milioni di persone eliminando l’unico strumento di sostegno alle famiglie. La politica deve assumere un ruolo di orientamento per gli investimenti pubblici delle partecipate in Calabria che scappano come stanno facendo Tim, Enel, Eni».
«La sinistra deve tornare a fare la sinistra se ne è capace – ha rilanciato –. I dirigenti che fanno finta di essere di sinistra e poi votano leggi contro le lavoratrici ed i lavoratori, non sono tali e dovrebbero fare un passo indietro. Nei prossimi giorni torneremo sulle vertenze Abramo, tirocinanti, Amaco, sulle bonifiche dei veleni di Crotone. In Calabria serve una rivoluzione culturale e delle coscienze e questo può avvenire dialogando con le persone, nelle piazze, nei luoghi di lavoro, in mezzo alla gente».
«Serve – ha concluso – un nuovo regionalismo del Sud da contrapporre a questo scellerato disegno di autonomia differenziata che va combattuto. E se dovesse essere approvato dal Parlamento inizieremo a raccogliere le firme per i referendum».
«Non si limiti alle dichiarazioni. Produca atti formali da presidente della Regione chiedendo il ritiro del provvedimento e si impegni a sottoscrivere la richiesta di referendum nel caso venga approvato dal parlamento», ha detto Pino Gesmundo, rivolgendosi al presidente della Regione, Roberto Occhiuto.
«Il disegno di legge sull’autonomia differenziata – ha spiegatoMassimiliano Ianni – rappresenta un crimine contro la nostra storia, contro la nostra Costituzione. Un colpo mortale che devasta il welfare, privatizza la sanità e cancella i nostri diritti. A noi il compito di far capire che la precarietà lavorativa sociale esistenziale è all’origine della crisi di democrazia che stiamo vivendo ed è causa primaria di divisione sociale». (rcs)
di FRANCESCO CANGEMI – Preoccupa la precarietà in Calabria. Sono tanti i giovani e non più giovani che non hanno un lavoro stabile. E senza una stabilità lavorativa, tutto il resto va in stand by: possibilità di creare una famiglia, possibilità di avere accesso al credito, possibilità di comprare una casa e, fra l’altro, l’inacessibilità ai consumi. Una situazione che costa alla Regione Calabria quasi 92 milioni di euro all’anno.
Si chiama “Dossier sul precariato in Calabria. Analisi e ricostruzione storica” il documento elaborato e presentato dall’assessorato alle politiche del lavoro e formazione professionale e dal dipartimento lavoro e welfare della Regione Calabria.
Un lavoro di ricognizione, una “radiografia” sui vari bacini di precariato, di fondamentale importanza per l’individuazione delle necessarie soluzioni che il Governo regionale dovrà avviare in linea con alcune attività già poste in essere negli ultimi tempi e che verrà illustrato, insieme al presidente Roberto Occhiuto, a breve al “Tavolo regionale per i servizi e le politiche del lavoro”.
Dal dossier emerge uno spaccato reale preoccupante, con scelte del passato che hanno determinato condizioni lavorative di incertezza, con il ricorso costante a contratti atipici ed un utilizzo, a volte, improprio della formula del “tirocinio” che hanno gravato sulla Pubblica Amministrazione calabrese, pensando di risolvere il problema della disoccupazione con la creazione di bacini di precariato distribuiti negli enti pubblici calabresi. Ciò ha comportato aspettativa nei soggetti interessati, che si sono ritrovati a fare una “vita da precario”, e l’utilizzo in modo errato di una montagna di risorse economiche senza la soluzione del problema.
Ad oggi la Regione utilizza circa 52 milioni di euro di risorse storicizzate nel proprio bilancio e quasi 300 milioni di euro sono stati utilizzate negli anni per il sostegno delle misure di precariato nella PA senza però concretizzare lavoro stabile e dignitoso.
Un lavoro importante quello del “dossier sul precariato” promosso dall’assessore Giovanni Calabrese ed elaborato dal dipartimento lavoro e welfare con il direttore generale Roberto Cosentino ed il responsabile del settore precariato Pasquale Capicotto.
L’assessore Calabrese ha ribadito «la ferma volontà del governo regionale di svuotare tutti i bacini di precariato in essere e di avviare politiche attive diverse per creare lavoro vero, senza ricorrere a costosi espedienti che non solo non hanno spesso risolto il problema ma hanno privato di dignità lavorativa tante persone trasformati in ostaggi da una speranza di assunzione che per alcuni è arrivata anche fuori tempo massimo».
«Questo documento – è scritto nell’introduzione del rapporto – nasce con l’intento di presentare un quadro chiaro della realtà regionale dei lavoratori precari, con riferimento normativo e finanziario degli ultimi 20 anni, suddivisi per progetti, ruoli e bacini territoriali. Il raggruppamento si rende necessario per poter affrontare un percorso risolutivo partendo da una chiara analisi dei dati storicamente ricostruiti. Non semplici le procedure da mettere in atto, con tempi che inesorabilmente si allungano, ma con la volontà politica di trovare una soluzione certa nel più breve tempo possibile per le questioni ancora aperte. I dati di seguito presentati sono stati elaborati dal Dipartimento “Lavoro e Welfare” della Regione Calabria e rappresentano la situazione aggiornata al 20 ottobre 2023. Ad oggi, i lavoratori precari calabresi derivanti da rapporti atipici con la Pubblica amministrazione regionale sono in totale 5419; mentre, il numero dei lavoratori stabilizzati fino alla data del 20/10/2023 è pari a 4580 unità».
La Regione Calabria, nel documento, fa sapere che «Le categorie normative di riferimento sono: Lavoratori Socialmente Utili/Lavoratori di Pubblica Utilità (D. Lgs 28 febbraio 2000); Legge Regionale n.15 del 13/06/2008; Legge Regionale n.28 del 14/08/2008; Legge Regionale n.40 del 02/08/2013; Legge Regionale n.31 del 08/11/2016; Ex Programma Stages/Ex Programma Modernizzazione P.A.; Ex percettori di mobilità in deroga; Valorizzazione risorse boschive Sila Greca (Longobucco, Bocchigliero, Campana); Progetto Integrato di sviluppo e creazione di impresa nel comune di S. Giovanni in Fiore; Legge Regionale n.9 del 11/05/2007; Legge Regionale n.54 del 22/12/2017» e inoltre viene specificato che «Nell’ambito dei percorsi di politica attiva rivolta a disoccupati di lunga durata e/o a ex percettori di mobilità in deroga, la Regione Calabria ha inoltre finanziato specifici progetti di esperienza formativa d’aula e on-the-job con appositi accordi/protocolli con gli uffici regionali del Ministero della Giustizia, con l’Ufficio Scolastico Regionale e con il Segretariato Regionale del Ministero dei Beni Culturali: tali misure di sostegno e accompagnamento al reinserimento nel mercato del lavoro hanno riguardato circa 2000 persone ed hanno comportato l’impegno di 18 milioni di Euro di risorse a valere sul Pac 2007/2013».
Il dossier ha ripercorso i vari progetti di precarietà attivati e/o gestiti dalla Regione Calabria con il Dipartimento competente in materia di Lavoro negli ultimi venti anni. Un documento che analizza la storicizzazione delle risorse del precariato calabrese, evidenziando i bacini di precari che oggi risultano ancora essere un fenomeno disparato e preoccupante, che necessita interventi mirati e definitivi per invertire la rotta sul lavoro in Calabria. Ad oggi, dai dati forniti dal Dipartimento, nonostante i molteplici interventi effettuati negli anni con numerose stabilizzazioni, è emersa una condizione di precariato regionale ancora molto elevata. Infatti, al 20 ottobre 2023, risultano ancora 5419 soggetti con rapporti atipici e in posizioni di precariato nei confronti dell’Amministrazione regionale calabrese. Sul Bilancio regionale insistono annualmente risorse storicizzate pari €52.696.404,60 per sostenere finanziariamente il precariato stabilizzato negli anni e parte di quello ancora in essere. Agli importi regionali, vanno aggiunte risorse pari a €39.053.420,22 quale finanziamento storicizzato nel bilancio dello Stato. In sostanza, il costo complessivo annuo del precariato regionale è pari €91.749.824,82. Mentre, per le attività a supporto con sostegno economico “una tantum”, fino ad oggi, sono stati spesi €255.698.056,76 quali Fondi Nazionali.
«L’obiettivo di questo Ente – è scritto ancora nel documento – è quello di ridurre e, in breve tempo, “svuotare” tutti i bacini di precariato storico che in questi anni hanno creato false aspettative e destabilizzato molti lavoratori. Il precariato è stato alimentato da deficit strutturali endemici senza risoluzione alcuna che, manchevole di un quadro legislativo di riferimento specifico, hanno determinato condizioni lavorative di incertezza con il ricorso costante a contratti atipici ed un utilizzo, a volte, improprio della formula del “tirocinio” che hanno gravato sulla Pubblica Amministrazione calabrese. La disamina sul precariato, dunque, pone l’attenzione sulle criticità riscontrate in questi anni, focalizzando il punto sul mancato impiego lavorativo e presenta una rendicontazione inadeguata allo sviluppo socio economico della Regione. Le inutili ed improduttive misure di “lavoro precario” dovranno essere eliminate nella nuova visione “anti–precarietà” della Regione Calabria e sarà opportuno adottare, con investimenti specifici sulla formazione professionale, compatibilmente con le risorse nazionali e comunitarie disponibili. Il Governo regionale con il necessario e fondamentale supporto del Governo nazionale e del Legislatore nazionale e regionale mira, a tal punto, ad estinguere tutti i rapporti di lavoro con la fine dei programmi e delle misure già esistenti, convogliando definitivamente con le stabilizzazioni, quindi prefiggendosi di trasformare il problema precariato in prospettive occupazionali con il tentativo di recuperare il deficit pregresso».
Continua ancora il rapporto: «A sostegno di tale volontà politica vanno inquadrate le norme nazionali e i provvedimenti regionali che vanno nella direzione di creare una concreta opportunità di stabilizzazione del bacino dei precari della ex mobilità in deroga. Per quanto riguarda poi la specificità dell’Ente in house Azienda Calabria Lavoro, è da sottolineare che con l’attuazione della Legge Regionale n.25 del 28.06.2023 e la sua conseguente trasformazione in Agenzia Regionale per le Politiche attive del lavoro, tutti i dipendenti a tempo determinato e indeterminato per un totale di 367 unità diventeranno quindi a tutti gli effetti dipendenti pubblici e, chi è ancora “precario”, sarà inserito nel percorso di stabilizzazione seguendo le dovute procedure normative ed amministrative. Il percorso intrapreso e la linea d’intervento programmati dalla Regione Calabria delinea discreti segnali positivi e il nuovo “Tavolo regionale per i servizi e le politiche del lavoro” previsto dalla nuova Legge Regionale n.25 del 28.06.2023, “Norme per il mercato del lavoro, le politiche attive e l’apprendimento permanente”, sarà lo strumento di intervento per promuovere l’occupazione e individuare, con un confronto permanente tra le parti sociali, le linee di indirizzo strategico in materia di politiche di lavoro, obiettivi e priorità per migliorare ed intervenire sull’occupazione con l’obiettivo di non creare per il futuro ambigue forme di precariato nella Pubblica amministrazione». (fc)
Tonino Russo, segretario generale regionale di Cisl Calabria, merito al precariato, nel corso della riunione del Comitato Esecutivo, ha ribadito che «è urgente istituire un tavolo regionale di confronto, come chiediamo da tempo. Le risorse ci sono, possono essere reperite nel Next Generation Eu, nel Piano per il Sud, attraverso la rimodulazione dei fondi comunitari».
«Il problema del precariato – ha aggiunto – nelle diverse situazioni in cui si presenta – pubblica amministrazione, partecipate, privato, tirocinanti – va risolto adesso, oppure si corre il rischio di non poterlo fare più. Considerato che, da anni, i precari sostengono in gran parte l’attività delle pubbliche amministrazioni in Calabria, immettere stabilmente negli organici queste persone che hanno maturato una grande esperienza sul campo significherebbe anche ridare slancio ad una Pa chiamata a garantire servizi efficienti ai cittadini e soprattutto, nella fase attuale, a rinnovarsi per rendere possibile l’impiego nei tempi giusti delle risorse del Next Generation Eu».
La presenza a Siderno, il 26 luglio, dei Segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, ha evidenziato Russo nel corso della sua relazione, sarà «un segnale forte per ribadire al Governo, a tutti i livelli istituzionali, alla politica nazionale e regionale, al mondo imprenditoriale, alle forze vive della società, che tutta l’Italia riparte se riparte il Sud e con il Sud la Calabria».
All’introduzione del Segretario regionale è seguita una discussione molto partecipata con gli interventi delle federazioni di categoria e delle strutture Cisl territoriali, in cui sono stati ripresi e condivisi i contenuti della relazione.
Nel corso del dibattito, è stato espresso unanime apprezzamento per la costituzione di Plurale Ets, Rete Associativa Nazionale del Terzo Settore che comprende le associazioni nate nel solco della Cisl, con un caloroso augurio di buon lavoro ad Annamaria Furlan, Portavoce del nuovo importante soggetto sociale.
L’Esecutivo ha, inoltre, deciso la convocazione del Consiglio generale della Cisl calabrese per il pomeriggio del 26 luglio, a Roccella Jonica, con la presenza del Segretario generale Luigi Sbarra, nello stesso giorno in cui si svolgerà a Siderno, in serata, la manifestazione unitaria che vedrà insieme i tre Segretari generali Landini, Sbarra e Bombardieri. (rcz)
I segretari generali regionali di Cgil, Cisl e Uil Calabria, Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo, hanno sottolineato che «sul precariato la politica smetta di fare populismo: attraverso il lavoro, alle persone sia riconosciuta e restituita dignità. No al tentativo di creare e perpetuare sudditanze. Le persone non possono essere carne da macello elettorale».
«Da troppo tempo – hanno proseguito i tre sindacalisti – stiamo chiedendo un tavolo di confronto per affrontare le complesse problematiche relative alle diverse situazioni del precariato calabrese sedimentatesi nel tempo e per cercare, nel rispetto delle regole e non attraverso scorciatoie pasticciate che aggravano i problemi, le soluzioni più idonee per ognuna di esse. Soluzioni che devono essere trovate per il pubblico e per il privato. La dignità delle persone non può essere calpestata in un rimpallo di responsabilità che ha come unico risultato quello di mantenere i lavoratori nel limbo di una dipendenza alla quale coscienze consapevoli dei diritti non possono che dire basta».
«Siamo, ormai – hanno proseguito Sposato, Russo e Biondo – alla vigilia delle elezioni regionali. Ai candidati designati per la Presidenza della Giunta faremo pervenire il testo della piattaforma da noi diffusa il Primo Maggio scorso, La Calabria si cura con il lavoro, che costituisce per Cgil, Cisl e Uil il punto di partenza per qualsiasi dialogo anche sul precariato. Il problema del precariato si risolve con un piano vero per il lavoro. A partire dall’ambiente, da politiche industriali che includono la Calabria, dalla necessità di promuovere iniziative con investimenti pubblici attraverso le partecipate nazionali e con un ufficio unico del piano che metta insieme Calabria Verde, la Protezione civile, i consorzi riformati, per una grande pianificazione della manutenzione del territorio, della depurazione delle acque e del ciclo integrato dei rifiuti. Utilizzare al meglio i fondi europei, il Pnrr, è la sfida che lanciamo alla politica regionale, se ancora esiste».
«Se si vuole, sul serio – hanno concluso – dare una svolta a questa drammatica vicenda bisogna andare verso scelte perseguibili e risolutive. Il sindacato confederale è da sempre disponibile a un confronto vero e costruttivo per individuare, nel rispetto delle leggi e senza approssimazioni o espedienti populistici, le vie d’uscita verso un lavoro dignitoso e sicuro. Sia chiaro, una volta per tutte, che non si possono più accettare risposte vaghe a chi attende da anni un giusto riconoscimento per il proprio lavoro. Su questi temi non arretreremo di un millimetro, e non faremo sconti a nessuno». (rcz)
L’Assessorato al Lavoro della Regione Calabria ha, finalmente, la dotazione finanziaria necessaria per chiudere una delle ultime pratiche che riguardano il precariato afferente alla Regione Calabria, quella relativa alla legge 12/2014.
Lo rende noto l’assessore regionale al Lavoro, Fausto Orsomarso, a seguito della delibera di rimodulazione di risorse approvata dalla Giunta regionale guidata da Jole Santelli, che ha già annunciato un incontro con i sindacati e la partenza, nella prossima settimana, dei tavoli operativi su tutte le leggi che riguardano i contrattualizzati che una dotazione storica e legge di riferimento del Consiglio regionale, nello specifico le leggi 15, 31, 40 e la 28 che è legata al potenziamento dei centri per l’impiego.
«I tavoli tecnici con i sindacati – ha spiegato l’assessore Orsomarso –stabiliranno i percorsi per chi ha già un contratto e a cui sarà garantito un futuro. Fin dal mio insediamento mi sono impegnato per consentire la contrattualizzazione di questa fetta di precariato dimenticata, partendo con la pubblicazione degli elenchi completi e aggiornati, che è un aspetto tecnico che riguardava i dirigenti, e poi con il reperimento delle risorse, per cui ringrazio la presidente Jole Santelli, il dirigente Maurizio Nicolai ed il collega Gianluca Gallo. Si tratta, infatti, di una rimodulazione e di una nuova destinazione di risorse del settore Welfare».
«Finalmente –ha aggiunto – troverà accoglimento l’interpretazione autentica dell’ultima norma del precariato calabrese, che risale al 2014. È già pronta una manifestazione di interesse da discutere con i sindacati, differenziando le figure che hanno titolo – non per valutazioni politiche, ma perché gli interessati hanno prodotto domande su cui c’è stata una valutazione dei dirigenti – in modo che sia diplomati che laureati possano contribuire, con l’esperienza maturata in questi anni, ad un più efficiente funzionamento della macchina regionale».
«Un impegno – ha concluso Orsomarso – che garantisce, finalmente, un futuro a questi lavoratori, ed è accompagnato dall’impegno ad impedire che in Regione Calabria venga creato ancora precariato con contratti a termine che poi vengono prolungati. Si potrà diventare dipendenti regionali solo tramite concorso pubblico, nella massima trasparenza, in modo da premiare soltanto il merito di quei giovani che hanno studiato e si sono formati con impegno e i sacrifici propri e delle proprie famiglie, e non attraverso scorciatoie di qualunque tipo”». (rrm)