L’OPINIONE / Giacomo Saccomanno: La Calabria ultima per qualità della vita, serve cambio di passo

di GIACOMO SACCOMANNO – Nulla è cambiato! Ancora la Calabria è ultima per qualità della vita. Questo è l’amaro resoconto della graduatoria nazionale dell’annuale rapporto del Sole 24 ore.

Le cinque città calabresi in fondo alla classifica. A parte il buon clima per il resto buio totale! Dati questi che devono far riflettere e che comprovano la grande difficoltà della regione di poter fare dei passi avanti dinnanzi ad un disastro esistente da oltre 20 anni a causa di una palese mala politica.

La Calabria ha tutte le condizioni e gli elementi per poter, veramente, diventare una regione di rilievo e ove la vita potrebbe essere migliore rispetto a tanti altri luoghi. Ma, pur avendo delle enormi risorse naturali, non riesce a decollare per una politica che ha commesso tanti errori e specialmente nella assoluta assenza di seria programmazione.

Non si può vivere alla giornata per affrontare le urgenze di sempre! È indispensabile che si comincino ad affrontare le criticità costruendo dei piani decennali e su questi poi proseguire affrontando sia le urgenze giornaliere che gli interventi strutturali. La Lega è pronta ad affrontare la sfida e, comunque, si augura che si voglia veramente cambiare passo e si cominci a correre per superare quelle disuguaglianze che, invece, di diminuire sono in forte aumento. (gs)

Benvivere studio sulla qualità della vita: ultime città Reggio Vibo e Crotone

Iwl tradizionale studio-sondaggio del quotidiano Avvenire sulla qualità della vita (Buonvivere), giunto alla sua quarta edizione, promuove ancora una volta Bolzano come città ideale, tallonata da Siena e Firenze, ma boccia clamorosamente il Mezzogiorno. Anzi, peggio, relega agli ultimi posti la Calabria che vede clamorosamente ultima Reggio (107esima posizione), preceduta da Vibo Valentia (106.ma) e Crotone (105.ma). Per trovare una città del Sud bisogna arrivare a metà classifica dove spicca Bari al 53.mo posto

Secondo quanto si evince dallo studio di Avvenire, «Si registrano in realtà diversi movimenti significativi rispetto al 2021. Le province che migliorano maggiormente la loro posizione in classifica sono Sondrio che scala ben 15 posti, grazie in particolare a un più solido capitale umano con l’aumento dei diplomati, degli universitari, delle persone in formazione e del numero di startup; Matera (+13 posizioni); Arezzo e Avellino (+12); la già citata Trieste (+11) e Rieti (+10). Situazione in particolare peggioramento, invece, per le lombarde Lecco e Mantova (-10 posizioni); e le piemontesi Novara (-13) e soprattutto Biella. Quest’ultima perde addirittura 32 posti, in particolare per il peggioramento dell’accoglienza degli stranieri, l’aumento dei Neet (giovani che non lavorano né studiano), il mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro, la contrazione delle dinamiche relative agli ambiti culturali e turistici.

Occorre però tener conto anche che nel 2021 la stessa Biella aveva registrato un exploit che le aveva fatto guadagnare ben 35 posizioni: è probabile quindi che lo scorso anno si fossero verificati eventi straordinari non più ripetuti. Il rapporto, infatti, è basato sull’analisi dei dati di 77 indicatori relativi a 10 domini: Accoglienza, Ambiente turismo cultura, Capitale umano, Demografia e famiglia, Economia e inclusione, Impegno civile, Lavoro, Legalità e sicurezza, Salute e Servizi alla persona.

In generale, a incidere nel bene e nel male – si legge nello studio – sono state ancora in misura preponderante le dinamiche correlate alla pandemia di Covid, che da una parte ha spinto a una maggiore digitalizzazione e diffusione della banda larga, ha determinato un calo generalizzato dei reati e in molti casi un miglioramento del trasporto pubblico. Dall’altra, però, ha destabilizzato gli indicatori relativi alla salute – in particolare ovviamente degli anziani ma non solo – alla cultura, al turismo e all’occupazione soprattutto per i giovani.

L’analisi dei ricercatori che hanno curato l’indagine – Dalida De Rosa, Lorenzo Semplici e Gianluigi Conzo, coordinati da Leonardo Becchetti – mette però in evidenza un generale miglioramente e un trend di convergenza. «L’analisi del confronto fra il 2022 e il 2021 della media e della deviazione standard totali e per le 10 province top e le 10 flop fa emergere come il livello dei punteggi sia migliorato tanto a livello generale (+0,77), quanto a livello top (+0,87) e flop (+0,84), mentre la deviazione standard diminuisce per tutti questi campioni, facendo registrare, rispettivamente, i seguenti valori: -0,05; -0,42; -0,44 – si spiega nel rapportyo -. Ed è interessante notare come anche il delta della deviazione standard fra i punteggi del sotto-campione composto dalle province top e flop sia di pari entità di quello riportato per l’intero campione».

La lettura combinata di questi risultati – afferma Avvenire – permette quindi «di affermare che è in atto un triplice, seppur estremamente lento, processo di convergenza dei punteggi verso l’alto: a livello generale (la seconda metà della classifica è meno distante dalla prima), a livello top (i primi non più così lontani dai secondi) e a livello flop (gli ultimi sono più vicini ai penultimi). La convergenza nel benvivere quest’anno è osservata in particolare tra il Centro e il Nord, con il Centro che migliora in media nel benvivere rispetto al Nord di 0,527 punti. In particolare, il Sud migliora in demografia e famiglia (+0,9 sul Nord) e in salute (+4,62 sul Nord; +2,07 rispetto al Centro). Il Centro, infine, guadagna rispetto al Nord 1,29 punti nel dominio lavoro». 

Insomma, le differenze permangono e sono evidenti sia fra le macroaree, sia a livello di singole province. Tuttavia, per il secondo anno consecutivo si nota un trend di costante, per quanto limitata, convergenza tra i territori italiani e di generale miglioramento della qualità della vita che fa ben sperare. (rmm)

QUALITÀ DELLA VITA, CROTONE È ULTIMA
L’AMARO RECORD DI DOVE SI VIVE PEGGIO

È veramente triste, quanto desolante, vedere come Crotone, culla millenaria di cultura, sia il fanalino di coda, per il secondo anno consecutivo, nell’indagine de Il Sole 24 Ore sulla qualità della vita in Italia. Si è posizionata al 107esimo posto, l’ultimo.

Un quadro, quello emerso dal rapporto, che delinea un declino della città che, purtroppo, registra il primato per gli incendi, con un indice del 70,9%, per i tentativi di omicidi e un quarto posto per i reati di associazione mafiosa, oltre che risultati negativi per quanto riguarda ambiente e servizi e cultura e tempo libero.

Ma non è solo Crotone a registrare dati negativi: Cosenza si piazza all’88° posto perdendo due posizioni rispetto al 2020; Catanzaro, al contrario, ne recupera sei di posizioni dall’anno scorso, accasandosi al 96°; segue Reggio Calabria che scende al 101°, -6 rispetto al 2020; e poi Vibo Valentia non lontana da Crotone con un 104° posto stabile in confronto all’anno precedente.

E nemmeno il Mezzogiorno, nel complesso, è messo bene: su novanta indicatori le ultime posizioni sono popolate in ben 57 casi da province del Sud o delle Isole.

Per quanto riguarda la qualità della vita dei Giovani, i dati raccolti posizionano Catanzaro al 52° posto, al 66° Reggio Calabria, al 78° Vibo Valentia, al 93° Cosenza e, sempre in coda, Crotone al 98°. Per quanto riguarda i laureati e altri titoli terziani, nella fascia 25-29 anno, Cosenza è al 56° posto, seguita da Vibo 99°, 100° Reggio Calabria e Crotonr al 107°.

Drammatico, invece, il lato della disoccupazione giovanile, dove Crotone è in testa, con 59,4 punti), seguita da Vibo Valentia (46,8), Cosenza ( 41,5), Catanzaro (38,4) e Reggio Calabria, (31,4).

Il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, spiegando che «paghiamo una atavica carenza di infrastrutture logistiche», auspica che «con il Pnrr e con i Contratti Istituzionali di Sviluppo, su cui stiamo lavorando incessantemente, possa cambiare».

A commentare la classifica de Il Sole 24 Ore, il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, che ha sottolineato come si tratta di «un dato allarmante che deve far riflettere».

«La fragilità del welfare – ha proseguito – dei servizi pubblici e dei livelli di prestazione essenziali, l’esiguità dell’offerta culturale, la percentuale da capogiro di disoccupazione e la drammatica fuga dei giovani dal Mezzogiorno che incide sul Pil e sull’andamento demografico, chiedono alle Istituzioni e alle classi dirigenti del Paese un supplemento di responsabilità».

«La mole dei dati forniti dal “Sole 24 Ore” – ha concluso – passati al setaccio di strumenti ben sperimentati per la misurazione del benessere, suggeriscono di accelerare nell’utilizzo degli 82 miliardi del Pnrr e delle altre risorse comunitarie destinate al Sud, se vogliamo ricostruire l’economia nazionale e abbattere il divario territoriale, di genere e generazionale Nord-Sud». (rrm)