Maltempo, Occhiuto: Spopolamento montagne incide su manutenzione territorio

«Quello che è accaduto in Emilia Romagna è il frutto sia dei fenomeni avversi sempre più frequenti, che dimostrano l’incidenza del cambiamento climatico, sia dell’insufficienza di manutenzione del territorio, che non è dovuta soltanto a un’incapacità istituzionale ma anche al fatto che non c’è più la presenza dell’uomo in molti luoghi, nel senso che soprattutto nelle zone di montagna è in corso un forte spopolamento. E quando non c’è l’uomo non c’è neanche la manutenzione quotidiana del territorio». Lo ha detto Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, intervenendo ad “Agorá”, su Rai 3.

«In Calabria io sto supplendo a questo problema mettendo in campo la pulizia straordinaria dei fiumi e tante altre attività. Tra l’altro, la mia è una delle regioni d’Italia con una maggiore presenza di montagne e quindi monitoriamo continuamente il territorio. Ma ripeto, è più difficile fare queste operazioni di monitoraggio quando l’uomo non c’è più in quei luoghi», ha sottolineato il governatore Occhiuto.

Continua Occhiuto: «Nel merito della nomina del presidente Stefano Bonaccini a commissario della ricostruzione in Emilia Romagna dopo gli eventi alluvionali degli ultimi giorni, non ho difficoltà a dire che ha ragione Bonaccini: l’attività di ricostruzione deve essere svolta in sintonia con gli uffici della Regione. Ci sono procedure, adempimenti, nonché l’adeguamento della programmazione, che prevedono in maniera sostanziale un contributo importante da parte dell’amministrazione regionale. Allora, nominare come commissario della ricostruzione il presidente della Regione mi sembra la cosa più logica».

Sempre ad Agorà Occhiuto ha detto che «Peraltro, sarebbe un modello già applicato all’epoca della ricostruzione post-terremoto, che ha funzionato. È vero che gli eventi hanno interessato in maniera più importante l’Emilia Romagna, ma anche altre Regioni come le Marche e la Toscana. Quindi si tratta di capire come si può fare per nominare un commissario che si faccia carico della ricostruzione anche di altre Regioni. Il governo non ha bisogno dei miei consigli perché, anche per ammissione di Bonaccini, è intervenuto con grande tempestività e con un decreto che destina risorse importanti. Io però al posto del governo non avrei esitazioni a ritenere Bonaccini la persona giusta per occuparsi della ricostruzione nella sua Regione”, ha sottolineato il governatore calabrese.

Per il presidente della giunta regionale Roberto Occhiuto c’è anche tempo per fare un bilancio sulla Sanità. «Ieri il consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge all’interno del quale è contenuta una norma fondamentale per il futuro della sanità calabrese – ha detto – Nell’ultimo anno abbiamo proceduto alla circolarizzazione e all’accertamento del debito sanitario della nostra Regione. Un lavoro titanico, riconosciutoci anche dal governo nazionale, che in pochi mesi ci ha consentito di fare ciò che per decenni non era mai stato fatto dai tanti commissari che si sono susseguiti alla guida della sanità calabrese. Oggi sappiamo che il nostro debito sanitario è di poco superiore agli 860 milioni di euro, e siamo nelle condizioni di azzerarlo e di poter ricominciare così a investire per la qualità dei servizi e delle cure. Per procedere a questa operazione è però necessario chiudere i bilanci del 2022 delle Aziende sanitarie provinciali e delle Aziende ospedaliere della nostra Regione. Un’operazione che grazie a quanto fatto siamo ora in grado di compiere. Ma per riuscirci le norme contabili prevedevano che dovessero essere approvati anche i bilanci degli anni precedenti il 2022. Operazione, quest’ultima, impossibile da compiersi in tempi ragionevoli e con i mezzi ordinari, in quanto per decenni alcune Asp e Ao hanno tenuto contabilità inattendibili spesso tramandate solo oralmente».

«Adesso – aggiunge Occhiuto – grazie al decreto approvato dal Cdm siamo autorizzati a deliberare il bilancio per il 2022 prescindendo dall’approvazione di quelli pregressi, per i quali ci è dato tempo sino al 31/12/2024 per la ricostruzione puntuale e la successiva adozione. Potremo finalmente tracciare una linea, metterci alle spalle il passato, e ripartire con investimenti, assunzioni, acquisti. Ringrazio il governo Meloni, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, e in particolare il ministro della Salute, Orazio Schillaci, che ha dimostrato ancora una volta di avere grande fiducia nella Calabria e nel mio esecutivo regionale. Entro fine giugno tutte le Aziende sanitarie provinciali e tutte le Aziende ospedaliere avranno i bilanci in ordine, potremo finalmente voltare pagina, e programmare un nuovo inizio per la sanità della nostra Regione».

L’OPINIONE / Santo Gioffrè: Il Governatore Occhiuto, l’uomo del giorno prima e di quello dopo

di SANTO GIOFFRÈ – Se mai vi fosse in gestazione una tesi sperimentale di dottorato, in questa Calabria perduta dentro l’ignoranza e l’ignavia della gente, impegnata più ad elemosinare miseria che ad imporre diritti, dai 19 mesi del Presidente Roberto Occhiuto a capo supremo e con poteri assoluti sulla sanità in Calabria, potrebbe venirne fuori un trattato su come si esercita il potere attraverso la prospettiva e rivendita catodica della propria immagine giornaliera.

Oltre ad annunci continui, selfie, gesti mediatici meticolosamente costrutti ed imperiosi, individuazione, sempre e comunque, di annose colpe altrui, il niente sovrasta ogni realtà camuffata. Per Occhiuto, dopo 19 mesi di poteri come mai da alcun avuti e dopo 3 anni di governo della sua stessa compagine, la colpa della sua assoluta incapacità sta ed è degli altri: di quelli di una volta, di prima, insomma… A leggere l’articolo apparso ieri (giovedì ndr) sul Quotidiano del Sud, apprendiamo che è stata proposta una legge per chiedere uno slittamento dei bilanci delle Asp calabresi al 30 giugno e una modifica legislativa per poterli ancora modificare, una volta accertato il debito delle Asp stesse, fino all’aprile 2024. In queste poche righe, non solo la miseria di una furbizia e l’arroganza, ma, anche, il totale disprezzo per le umane sorti Calabre visto lo stato miserevole dell’ars sanitaria nelle Calabre Province.

Il Decreto Calabria impone l’approvazione dei bilanci o la decadenza di tutti i Commissari, espressioni e governo del Governatore. La data, aprile 2024, sta per un mese prima delle elezioni europee. Intrigante deduzione. Ma il dato tragico non è questa banale costumanza di presunto ed allegro calcolo elettoralistico… Nooo, è nascondere l’incapacità totale di governo. Occhiuto ha predicato, in ogni parrocchia, che l’accertamento del debito della sanità calabrese, in un paio di mese, con lui presidente, era cosa fatta.

Aveva dato una cifra… Aveva detto che con lui non si scherza…Già, i pagliacci del passato… Apprendiamo, invece, che non era assolutamente vero quanto da lui sbandierato, ma che ora, non si ha la ben minima idea di quanto, ancora, siano i debiti, tanto che nessuna Asp è in grado di chiudere i bilanci. Non solo, le Asp di R.C e Cosenza, ORA, stanno cercando di farlo attraverso la circolarizzazione. Attenti, se questo è l’unico modo per pagare, potenzialmente, è truffaldino e fonte di arricchimento rapinesco.

Se volete sapere perché, il 6 giugno ve lo spiegherò a Lamezia. Poi, c’è la questione degli extrabudget…che non possono bastare le ottemperanze per dire che non siano infette… Già, il prode Occhiuto… il Piano di Rientro, le belle parole e il lancio sdegnato di carte sulle scrivanie a uso e piacere di telecamere e dirette da talk-show. Già… Ma Presidente Occhiuto, invece di fare queste figure, perché non fa una semplice operazione di sano populismo, alla grillina insomma.

Un atto che lo proietterebbe in Europa, ma che dico, nel Mondo. Perché non ricostruisce i bilanci della Sanità Calabrese dal 2005 al 2020? Basta poco, guardi. Altro che risanare tutto! Certo, ciò comporterebbe l’indossare corazze… Io tentai e mi fecero saltare. Lei, che di così gran bene gode, ne ha la stoffa e le garanzie giuste. Lo faccia! Se no, Presidente, di che parliamo? Ad esempio del fatto che dovrebbe, veramente, spiegare perchè la Calabria non potrà mai uscire dal Piano di Rientro? Lei, come me, lo sa il perché… Lo dica! (sg)

L’OPINIONE / Daniela Palaia: Per Occhiuto Calabria Straordinaria… tranne Catanzaro

di DANIELA PALAIA – Diciannove Comuni calabresi hanno visto riconosciuti i propri sforzi nell’accoglienza dei turisti per la stagione balneare e sono stati insigniti della prestigiosa Bandiera Blu. Ma per il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, a ottenere il riconoscimento sono stati diciotto Comuni e la frazione di un quartiere del Capoluogo di Regione.

Sì, perché nel video promozionale orgogliosamente diffuso sui suoi profili social, il presidente ha scelto di menzionare Giovino anziché Catanzaro.

Se fossimo a scuola, nell’ora di italiano, faremmo i complimenti a Occhiuto per aver fatto uso della sineddoche, una figura retorica in cui si usa una parte per riferirsi al tutto. Ma purtroppo la scuola è finita da un pezzo e qui bisogna guardare al dato oggettivo: per il presidente della Regione Calabria, Catanzaro non esiste e non ha neanche il pudore di confidarlo soltanto ai suoi più stretti collaboratori, ma anzi lo sottolinea apertamente.

D’altronde non c’era neanche bisogno di dirlo così chiaramente, visto che dall’agenda politica della Regione Calabria il capoluogo è sistematicamente escluso con scelte che ne ridimensionano il ruolo, le funzioni e le prospettive: si pensi al duplicazione della facoltà di Medicina, alla riduzione dei fondi ATO per le politiche sociali, alla individuazione penalizzante della sede di un concorso regionale.

Sarebbe troppo facile scaricare la responsabilità del fatto su chi cura la comunicazione del presidente e sarebbe anche vigliacco farlo. La verità – ed è giusto che lo si ammetta pubblicamente – è che Catanzaro e i suoi abitanti, i suoi rappresentanti politici e il suo territorio per Occhiuto, se va bene, vengono per ultimi.

Allora mi si permetta di suggerire al presidente un nuovo claim turistico più aderente alla sua visione: non più Calabria Straordinaria, ma Calabria (tranne Catanzaro) Straordinaria”. (dp)

[Daniela Palaia è consigliera comunale di Catanzaro]

Il calabrese Vittorio Pisani è il nuovo capo della Polizia

Prestigioso incarico per il calabrese Vittorio Pisani, nominato dal Consiglio dei ministri nuovo capo della Polizia di Stato.

 

«Congratulazioni al prefetto Vittorio Pisani, originario di Catanzaro, nominato dal Consiglio dei ministri nuovo capo della Polizia di Stato. Sono certo che onorerà questo prestigioso incarico con dedizione e professionalità», ha scritto su su Twitter Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria.

Per Filippo Mancuso, presidente del Consiglio regionale, quella di Pisani è «una nomina che esalta merito, competenza ed esperienza sul campo, come si evince dal suo brillante profilo professionale».

Mancuso ha, poi, espresso «le congratulazioni per un incarico autorevole e di grande responsabilità per la sicurezza dei cittadini e del Paese».

«A Vittorio Pisani, catanzarese e neo nominato Capo della Polizia, giungano le più vive e calorose felicitazioni, insieme con gli auguri di buon lavoro, da parte della Città tutta. La scelta del Governo ci riempie di orgoglio per l’incarico di altissima responsabilità conferitogli, compendio di una carriera più che brillante e riconoscimento di una statura professionale di indiscutibile livello. Un incarico che, ne siamo assolutamente certi, Pisani svolgerà al meglio nell’interesse del Paese e a presidio della legalità», ha scritto il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita.

«Complimenti e auguri di buon lavoro a Lamberto Giannini per la nomina a prefetto di Roma e al prefetto Vittorio Pisani per quella a capo della Polizia-direttore generale della pubblica sicurezza. Sono convinto che, grazie alla loro professionalità ed esperienza, sapranno svolgere al meglio i nuovi prestigiosi incarichi a servizio delle istituzioni e dei nostri cittadini». È quanto ha dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, al termine del Consiglio dei ministri.

«Sono certo – ha aggiunto il titolare del Viminale – conoscendo le straordinarie qualità di entrambi, che la loro nomina contribuirà a rafforzare l’azione dello Stato sul versante della tutela dei diritti e della legalità. Sarò al loro fianco nel lavoro impegnativo a cui sono chiamati in questo delicato frangente, e rivolgerò particolare attenzione alle sfide che attendono la Capitale dove io stesso, dopo la mia esperienza di capo di gabinetto del Viminale, ho svolto le funzioni di prefetto prima di assumere l’attuale l’incarico». (rcz)

OCCHIUTO: CAMBIO DI PASSO NEL TURISMO
LA CALABRIA DEVE RECUPERARE 50 ANNI

di FRANCESCO CANGEMIUn “cambio di passo” è quello che deve compiere il turismo calabrese secondo la giunta regionale e, soprattutto, secondo il governatore Roberto Occhiuto. “Cambio di passo” è l’espressione che ricorre spesso nel Piano regionale di sviluppo turistico sostenibile della Regione Calabria 2023-2025.

Il Piano è incardinato sulla «declinazione degli orientamenti espressi dalla Giunta Regionale e condivisi dalle Istituzioni e dalle Imprese operanti nel turismo regionale durante lo svolgimento degli Stati Generali del Turismo (Falerna 31 marzo e 1/2 aprile 2022)» ed esprime la necessità di «intraprendere un cambio di passo, finalizzato a recuperare il “ritardo di 50 anni nel turismo regionale”; identificare la nuova narrazione turistica nel progetto Calabria Straordinaria; operare in modo coerente con la nuova stagione programmatica europea e nazionale; raccogliere ed armonizzare le proposte di coloro che intendono contribuire al recupero del citato ritardo».

Ma cosa serve per effettuare questo cambio di passo? È riportato nel Piano stesso. «Il “cambio di passo” – è scritto – richiede, infatti, per essere perseguito razionalmente di: definire gli obiettivi di sviluppo turistico che la Regione deve porsi; in assenza, rimarrebbero indeterminati gli sforzi programmatici da sopportare e scarsamente definibili le azioni coerenti da attuare; razionalizzare le scelte delle Azioni che sono da attivare per la realizzazione degli obiettivi assunti; assumere indicatori di monitoraggio in grado di misurare concretamente l’impatto dell’attuazione delle azioni e porre in essere eventuali attività correttive».

Un altro obiettivo esplicitato nel Piano regionale di sviluppo turistico sostenibile della Regione Calabria 2023-2025 è quello di tornare ai flussi turistici pre Covid che hanno segnato un record per la nostra regione.

«La Calabria nel 2019 – si può leggere nel documento – ha registrato complessivamente 9.530.691 milioni di presenze, segnando +2,5% rispetto al 2018. Si conferma quindi la crescita già registrata a partire dal 2015. Infatti, dopo il trend negativo del periodo 2012-2014, il 2015 ha segnato un +5,0% sul 2014 (raggiungendo 8,1 milioni di presenze) e il 2016 ha registrato un +4,4% sul 2015, con 8,5 milioni di presenze. In particolare, tra il 2015 e il 2016 gli arrivi e le presenze internazionali crescono rispettivamente del 15% e del 12%. Questo trend positivo era destinato a crescere per il futuro confermando un ulteriore crescita sia negli anni 2018 che nel 2019».

Si nota anche che «Il dato 2020 rispetto al 2019 per la regione Calabria ha registrato un decremento delle presenze pari al -52,4%. Nel 2021 la provincia di Cosenza attrae il 37,7% delle presenze nazionali nella regione, seguita dalle province di Vibo Valentia (26%), Catanzaro (21,4%), Reggio Calabria (5,4%) e Crotone (9,6%). Diversa la composizione relativamente alle presenze straniere con il 59,7% nella provincia di Vibo Valentia, Cosenza (20,4%), Catanzaro (12,3%)». Ci sono buone notizie anche rispetto allo scorso anno. «I dati 2022 – infatti – confermano questa tendenza: nei primi 9 mesi, infatti, il turismo calabrese ha registrato un aumento del 28,9% delle presenze. In particolare, i turisti italiani sono aumentati del 20,9%, mentre quelli stranieri sono raddoppiati (+101,1%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente».

Il documento poi analizza tutti i tipi di turismo presenti in Calabria e li divide in: turismo del mare, turismo della montagna (e sportivo), turismo culturale, turismo religioso (dove sono contenute anche le minoranze culturali e religiose come l’ebraismo e l’Islam), il turismo dei Parchi e i turismi delle dimore storiche.

Una volta individuate queste aree, «La prima operazione da compiere è il conseguimento di una nuova narrazione che superi vecchi condizionamenti e tabù poggiando inizialmente sulla principale risorsa della regione: il mare. Lo storytelling regionale si compone di molte microstorie che messe insieme dimostrano quanto la Calabria sia una regione autentica. La Calabria autentica ha molto oltre il mare e assolve in pieno alla nuova domanda del turismo post pandemico che ricerca la salubrità dei luoghi, il non affollamento, la ricerca di esperienze più che di luoghi unici, la possibilità di vivere all’aperto». Questa consapevolezza «va aiutata e supportata anche attraverso una specifica azione di marketing che racconti non più la Calabria ma le molte Calabrie autentiche con storie diffuse».

Nel documento lungo 170 pagine, al punto 4.2 si ritorna a parlare del “cambio di passo” che deve avvenire con una «riqualificazione dell’offerta esistente secondo standard praticati dalle aree turisticamente più evolute; miglioramento delle condizioni di accesso, di valorizzazione degli eventi dei territori (Enti Locali); riadeguamento della dotazione delle infrastrutture e dei servizi complementari; potenziamento degli strumenti finanziari; miglioramento dei servizi di comunicazione e di marketing; – formazione professionale; sostegno alla transizione generazionale; potenziamento delle reti di servizi; – garantire l’offerta di prodotti a prezzi competitivi (Imprese). Nella nuova narrazione punto di partenza è la natura ed il valore del potenziale turistico regionale».

Poi il Piano parla dell’aspetto del marketing e di tutte le azioni da compiere per far capire come la Calabria non sia solo un luogo per le vacanze estive, incentivare il reclutamento di turisti stranieri e la possibilità di utilizzare influencer che portino nella nostra regione nuovi turisti e nuovi turismi. (fc)

RISORGE LA SOCIETÀ STRETTO DI MESSINA
È IL PRIMO PASSO CONCRETO PER IL PONTE

di SANTO STRATI – Non è come l’araba fenice che risorge dalle sue ceneri, ma poco ci manca: la Società Stretto di Messina mandata “al macero” nel 2008 da Prodi e riportata a galla da Salvini è il primo significativo passo verso la realizzazione del Ponte sullo Stretto. È un segnale evidente che, forse, stavolta si fa sul serio ma, al di là delle inevitabili polemiche sui soldi sprecati da una Società ideata nel 1971, nata nel 1981 e rimasta a “galleggiare” per anni dopo la la decisione di cancellarla, non si può fare a meno di pensare a quanto tempo sprecato. Se dieci anni fa ci fosse stata la volontà politica, oggi il Ponte sarebbe una realtà e siciliani e calabresi avrebbero potuto raccontare un’altra storia per quanto riguarda i costi dell’insularità e i collegamenti (reali) dell’Alta Velocità. Ecco perché, pur con le dovute cautele del caso, non si può che essere felici di un provvedimento che esprime coesione tra le forze politiche di governo e rappresenta, come detto prima un punto di partenza.

Intanto perché si potrà cominciare a far piazza pulita del cosiddetto benaltrismo («ci sono altre priorità…») di personaggi che parlano senza cognizione e competenza: è un modo – diciamolo – di riconquistare la scena (irrimediabilmente perduta) e di farsi notare. L’argomento Ponte è sempre stato non solo un punto di attrito, ma soprattutto un elemento di distinzione (tra i pro e i contro) per acchiappare consenso, a seconda di come soffiava il vento. Nei giorni scorsi una seria organizzazione ambientale, FareAmbiente, per bocca del suo presidente ha fatto chiarezza sui dubbi di inquinamento e sui rischi di insostenibilità ambientale: il Mezzogiorno, il Paese, l’Europa, tutti hanno bisogno del Ponte e non si può continuare a pensare (sic) che l’ombra possa disturbare i pesci o i piloni fare strage di uccelli migratori. Il territorio calabrese e siciliano scontano un’arretratezza non solo imbarazzante (per la classe politica degli ultimi 50 anni) ma anche non più sopportabile. E il Ponte rappresenta il volano di una crescita, di uno sviluppo che permetterà, finalmente, di parlare di futuro.

Fino a oggi è mancata, vergognosamente, una visione di futuro e le opere immaginate, progettate e, spesso, mai completate costituivano un contentino per la popolazione e un’opportunità di “visibilità” per il politico di turno. Tutot questo deve finire, i calabresi e i siciliani non sono solo studi, ma sono decisamente incazzati. E il Ponte rappresenta – con buona pace dei quattro gatti che si strappano le vesti in nome dell’«ambiente violato», il “grimaldello” per aprire una cassaforte di proprietà, che in tanti sono riusciti a tenere sigillata, quando si è trattato di investimenti destinati al Sud.

Bisogna dare atto a Matteo Salvini che, una volta tanto, non ha fatto promesse da marinaio. ha detto, anticipato e presentato il suo provvedimento che rilancia l’opera più straordinaria del mondo. Pensate all’attrattiva turistica che potrà costituire, se realizzato:verrebbero da ogni parte del mondo per vederlo, per riempirsi gli. occhi dei colori dello Stretto, ammirare di persona i meravigliosi Bronzi di Riace al Museo di Reggio, scoprire gli incanti di Calabria e Sicilia sotto ogni punto di vista. artistico, culturale, paesaggistico e, non da ultimo, eno-gastronomico. Il Ponte, oltretutto, è anche opportunità di lavoro e occupazione per tutta la durata dei lavori (dai muratori ai progettisti, dai tecnici agli ingegneri, dai ristoratori e albergatori a professionisti specializzati. SI prevede, a spanne che serviranno 25mila addetti nel suo complesso: immaginate cosa significa in termini di indotto per il territorio. E C’è un prima, un durante e un dopo.

Secondo il Presidente Occhiuto, che aveva incontrato col Presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, il ministro delle Infrastrutture Salvini prima della presentazione del decreto sulla Società Stretto di Messina, «Il Ponte sarà una grande occasione per il Sud del Paese e un grande attrattore di investimenti infrastrutturali, ma occorrerà parallelamente lavorare per sviluppare al meglio le opere complementari indispensabili per raggiungerlo agevolmente». E l’occasione del decreto ha offerto l’opportunità di evidenziare al ministro «l’urgenza di realizzare una variante di circa 26 km dell’autostrada A2, nel tratto tra Cosenza e Altilia. L’Anas – ha detto Occhiuto – ha già avviato uno studio preliminare, che prevede lotti funzionali per l’avanzamento dell’opera.
Servono dunque stanziamenti da parte del governo nazionale per iniziare i lavori. In tutto occorrono 2,6 miliardi di euro: 400 sono già nelle disponibilità di Anas, sarebbero dunque necessari altri 2,2 miliardi – da reperire nell’Accordo di programma con Anas – per poter procedere alla realizzazione dell’opera.
«Con il ministro Salvini – ha detto ancora Occhiuto – ho parlato anche della Strada Statale 106. Nella scorsa legge di bilancio l’esecutivo ha stanziato 3 miliardi di euro, per la tratta da Sibari a Catanzaro Lido. Occorre adesso avere dei nuovi finanziamenti per il completamento della parte Nord della Ss Jonica e per proseguire a Sud, fino a Reggio Calabria. Ho chiesto, inoltre, al ministro di velocizzare l’impiego delle risorse per alcuni tratti della SS106, per i quali c’è già la progettazione definitiva. Il ministro mi ha assicurato che entro il 31 marzo Anas bandirà il segmento della Strada Statale 106 tra Cutro e Catanzaro».

Ecco cosa significa il decreto varato ieri: si rimette in moto non solo il “sogno” del Ponte ma ripartono le opere infrastrutturali che serviranno a dare massima funzionalità all’opera. E Salvini, giustamente, ha rivendicato il suo impegno. Secondo il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti il decreto «consente l’immediato riavvio del percorso di progettazione e realizzazione dell’opera». La “riesumazione” della Società Stretto di Messina lascia immaginare che si ripartirà dal progetto del 2011 che però deve essere adeguato adeguato alle nuove norme tecniche, di sicurezza e ambientali. E il nuovo iter autorizzativo – spiegano al Ministero – dovrà bollinare il ponte strallato più lungo del mondo (3,2 km) «che rappresenterà il fiore all’occhietto dell’arte ingegneristica italiana».

Salvini non ha nascosto l’entusiasmo unito all’orgoglio di avere portato al Consiglio dei Ministri (che l’ha approvato) il decreto di realizzazione del Ponte: «Una giornata storica – ha detto il vicepremier leghista – non solo per la Sicilia e la Calabria ma per tutta l’Italia: dopo 50 anni di chiacchiere questo consiglio dei ministri approva il ponte che unisce la Sicilia al resto d’Italia e all’Europa». Grazie all’opera – ha sottolineato verrà dato «lavoro vero per decine di migliaia di persone per tanti anni». Un’opera «fortemente green» e “sicura”, che verrà certificata dai più qualificati ingegneri delle  migliori università italiane e straniere: L’Italia vanta una competenza ingegneristica che il mondo ci invidia: il Ponte sarà la conferma di una capacità di costruzione che fa scuola a livello internazionale.

Certo, non entusiasmiamoci per un “semplice” decreto: l’approvazione del progetto esecutivo richiede tempo (8si parla di luglio 2024 per far partire i lavori), ma ribadiamo è un importante segnale che sta cambiando l’aria. Il decreto revoca. lo stato di liquidazione della Società Stretto di Messina e la rimette in pista consentendo, soprattutto, di chiudere il pesante contenzione con l’ex Impregilo (oggi Webuild) e la Parson per  le penali scaturite dall’annullamento della realizzazione dell’opera. Il nuovo Consiglio di Amministrazione sarà composto da cinque membri, di cui due designati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) d’intesa con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (MIT), a cui spetterà rispettivamente la carica di presidente e di amministratore delegato, un membro designato dalla Regione Calabria, un membro designato dalla Regione Sicilia e un membro designato da Rfi Spa e Anas Spa. Il Collegio sindacale è composto da cinque membri, di cui tre membri effettivi e due supplenti. Un CDA così composto, con la solida partecipazione di Mef e Mit, è la conferma che il Governo attribuisce una importanza strategica all’opera: il nuovo Consiglio della Stretto di Messina avrà un bel daffare per riprendere da dove si era tutto fermato. Sia chiaro: non è una tiepida speranza, potrebbe davvero essere una magnifica (e monumentale) realtà. (s)

QUEL NORD CHE ANCORA DISPREZZA IL SUD
PER COLPA DI VILI E IGNOBILI PREGIUDIZI

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Una tempesta tropicale. La si potrebbe definire così la polemica che ha visto protagonisti Pierfrancesco Majorino, candidato presidente alle Regionali in Lombardia per il PD e il M5S e il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto. Causa scatenante, le dichiarazioni rilasciate dal candidato che avrebbe detto: «Regione Lombardia non è la Calabria, è una Regione che ha grandi potenzialità, un sacco di gente che si dà da fare, ha tante persone sul territorio impegnate in progetti sociali, culturali».

Dichiarazioni che non sono sfuggite al Governatore, tanto da averlo definito «scemo», sottolineando come «simili personaggi disprezzano il Sud».

Un «cretino – ha detto ancora Occhiuto in un video su Facebook – perché non sa che anche la Calabria, come la Lombardia, ha tante opportunità, tante possibilità, e ha tante persone che vanno a lavorare e che meritano rispetto. Meritano anche il suo rispetto, lui non lo sa perché evidentemente è proprio un cretino. Quindi, Majorino, come dicono i miei amici lombardi, lascia stare la politica, va a lavurà».

Una polemica che si è spenta quasi subito, con le scuse da parte del candidato lombardo: «volevo chiedere scusa per una espressione che mi è uscita un po’ infelice, questa mattina, in una trasmissione televisiva, in cui parlavamo delle difficoltà della Regione Lombardia. Ho detto che la ‘Lombardia non è come la Calabria’. Ed è sembrato quasi che mi potessi riferire ai cittadini calabresi, alla loro voglia di fare, ai loro talenti. Amici calabresi, davvero, scusate. Non intendevo assolutamente offendere la vostra creatività e forza. Anzi, credo che Lombardia e Calabria debbano collaborare ancora di più per buone politiche di sviluppo, buone politiche culturali, buone politiche sulla sanità per tutti. Detto questo, ho sbagliato e, quindi, chiedo scusa».

Scuse che sono state accettate dal Governatore, sottolineando che «per me la polemica si ferma qui».

«Certo – ha chiosato – non so se le scuse di Majorino saranno accettate anche dai tantissimi calabresi che vivono e votano in Lombardia».

Polemica finita? Forse, ma bisogna fare i conti dei danni dopo la tempesta. A ricordare a Majorino che in Lombardia ci sono «tantissimi Calabresi, tantissimi meridionali, che hanno fatto grande la nostra terra», è Licia Ronzulli, presidente dei Senatori di Forza Italia, sottolineando come «se oggi  la Lombardia è la regione più produttiva del Paese, la locomotiva d’Italia, è anche grazie a chi ha lasciato la sua terra, i suoi affetti, le sue radici, per venire qui a dare una mano e a renderci orgogliosi di ciò che siamo e di ciò che possiamo esibire anche all’estero».

Non ci va leggero nemmeno Giuseppe Mangialavori, presidente della commissione Bilancio alla Camera e coordinatore Fi della regione Calabria, evidenziando come «il candidato Majorino ha perso una ottima occasione per tacere. Il suo paragone è infausto, vergognoso ed offende non solo i calabresi ma tutti gli italiani».

«Majorino – ha detto Mangialavori – mostra di non conoscere la splendida realtà della regione Calabria, che non solo vanta un patrimonio artistico e culturale che tutto il mondo ci invidia, ma un tessuto imprenditoriale di tutto rispetto, menti capaci, lavoratori dediti e laboriosi che hanno fatto grande anche la regione Lombardia e non solo. Non basta ora chiedere scusa e dire ho sbagliato, troppo facile. Così come è troppo facile stracciarsi le vesti contro l’autonomia differenziata, in nome di una Italia unica e indivisibile, e poi lanciarsi in paragoni che di fatto svelano il vero pensiero della sinistra».

«La regione Calabria – ha concluso Mangialavori – ha grandi potenzialità, così come molte regioni del Sud. Con il progetto di autonomia differenziata che il centrodestra vuole mettere in atto, avrà risorse e mezzi per esprimerle appieno. Questa è la differenza tra noi e loro».

Non si sprecano nemmeno i commenti sotto ai video del Governatore e del candidato lombardo di tanti calabresi. Un utente commenta: «siamo stanchi, come meridionali, di essere in continuazione insultati ed offesi nei vari programmi televisivi!». Un altro ancora, dicendo di essere un calabrese che vive in Lombardia, scrive: «più che la boutade di majorino mi sconvolge il pattume per le strade quando torno in Calabria. Ma quando andare alla cittadella non vedete lo schifo sulla due mari? C’e tanto di cui vergognarsi nella nostra bistrattata terra».

Francesco Filippo, rivolgendosi al presidente Occhiuto, pone una riflessione: «Majorino poteva evitare di dire certe cose e magari perderà dei voti per questo perché ha offeso la Calabria e i Calabresi e tanti vivono in Lombardia ma il punto secondo me è proprio questo, perché tanti calabresi vivono o si curano al Nord, purtroppo devo dire che quello che ha detto Majorino lo pensano in tanti, ma lui l’ha detto. Bisogna invertire la rotta far cambiare idea a queste persone con i fatti, mi auguro che lei Presidente possa riuscire in questo faccia in modo che i calabresi siano orgogliosi della Calabria ovunque essi siano».

Antonietta Pastore, dal Piemonte, scrive: «Quel “signore” non sa che il motore della Lombardia sono i tantissimi e bravissimi uomini e donne del sud che hanno lasciato il cuore a casa loro e portato braccia e cervello al Nord. Quanti lombardi originari del posto vivono e producono lì e quanti i meridionali di varie generazioni? Il PD continua a fare bellissimi regali agli altri partiti, anche a quello dei non votanti. Abbiamo capito in tanti che devi essere “speciale” per stare nel PD, sebbene con qualche sparuta eccezione».

Questa bagarre tra Majorino e Occhiuto ha acceso, ancora una volta, i riflettori sui temi più critici della Calabria: l’emigrazione, la sanità in frantumi, il poco lavoro e una pessima reputazione.

Proprio nei giorni scorsi, all’insediamento della Giunta dei Calabresi nel mondo, il prof. Mauro Alvisi ha relazionato sul tema La tutela reputazione della Calabria.

«Per troppo tempo si è raccontata una narrazione distorsiva e lesiva di questa straordinaria e antichissima terra. Tanto da farne un clichè disforico, di luoghi comuni tendenti al vilipendio del popolo calabrese in Italia e nel mondo», ha detto Alvisi, focalizzandosi, poi, sulle «fascettature che influiscono negativamente sulla reputazione della nostra regione: La Calabria è ultima in Italia per alcuni indicatori quali, ad esempio, le infrastrutture. Sarebbe più semplice ovviare ai problemi collegando la viabilità interna, senza abbandonare il progetto cardinale del ponte sullo Stretto».

«Per non parlare, poi, del fuoco amico – ha rilevato Alvisi – cioè tutti i conterranei che purtroppo cadono nel gossip facile del discredito della terra d’origine, diffondendo leggende lesive sulla Calabria. I media, in particolare, internazionali, nazionali e perfino locali drammatizzano spesso morbosamente e in modo eccessivo sui problemi locali».

Ma non sono solo questi il problema. L’esempio lo ha dato proprio il candidato Majorino, con la sua infelice uscita. E non importa che abbia chiesto scusa, perché le sue parole sono la rappresentazione perfetta del pensiero lombardo, della maggior parte del Nord, che vede il Meridione come una colonia da sfruttare, un frutto da cui spremere fino all’ultima goccia per poi buttarlo via. Bisogna smetterla con questo pensiero. Bisogna smetterla con la narrazione sbagliata di un Sud che non lavora e che non è laborioso. Tanti politici ed esponenti hanno detto, tante volte, che «il Sud può fare da traino all’economia del Paese». E poi uno ci crede. Ma poi arrivano queste dichiarazioni e tutto scoppia come una bolla di sapone.

Prendendo in prestito le parole dello scrittore e giornalista Pino Aprile, «io mi sono stufato di sentir parlare colpe e dei demeriti del Sud». (ams)


NESSUNA INDULGENZA, SCUSE DA RINVIARE AL MITTENTE

Gran parte dei nostri attuali politici (si fa per dire…) non manca ogni giorno di deliziarci di “perle” che ispirirerebbero almeno un sorriso, se non fossero terribilmente il segnale di un decadimento totale della classe politica. Lo scivolone di Majorino non si può cancellare con le pronte scuse offerte dall’insensato (e dilettantesco) politicante di turno, perché è ora di pretendere dalla classe dirigente un minimo di serietà e di sobrietà nei discorsi, a qualunque titolo e su qualsiasi tema. È facile parlare a vanvera sapendo poi di potersene uscire con “scusate, n’è scappato”. No ,questa volta ci permettiamo di suggerire nessuna indulgenza perché prendano nota tutti gli oppositori del Sud (purtroppo ce ne sono a valanga) che la Calabria, i calabresi, ma tutto il Mezzogiorno, non ci stanno più a subire e sopportare insulti frutto di preconcetti che si pensavano superati e sepolti dall’intelligenza dei cugini del Nord. Invece, la mamma dei cretini è sempre incinta. E se ne renderà conto Pierfrancesco Majorino, alias signor “perdifacile alle elezioni”, quando farà i conti, in Lombardia, con un milione e ottocentomila calabresi che vivono lì e hanno portato ricchezza e prosperità alla “sua” terra e che si sono sentiti umiliati e offesi da un signor nessuno. (s)

Il commosso ricordo di Riccardo Misasi con l’ex presidente Nisticò in Senato

Commosso e sentito ricordo in Senato per Riccardo Misasi: una testimonianza voluta dell’ex presidente della Regione Calabria Giuseppe Nisticò, che ha dedicato allo statista calabrese un importante tributo con un libro edito da Rubbettino. Nisticò ha chiamato nella Sala Nassiriya a testimoniare la loro ammirazione per una personalità straordinaria come quella di Misasi numerosi esponenti del mondo della politica e della cultura. All’evento hanno partecipato i familiari di Misasi, la sorella Gianna, i figli Titina e Maurizio e diversi nipoti del politico calabrese.

Nisticò, nella sua introduzione, ha spiegato le ragioni per cui è rimasto sempre affascinato da Misasi che ha definito da neuroscienziato come a “beautyful mind” al pari del premio Nobel John Nash e di altri Premi Nobel come Renato Dulbecco. «Questa sua intelligenza superiore – ha detto Nisticò – è da considerare un dono di Dio».

Accanto alla genialità come pensatore, filosofo, storico, politico ed economista, secondo Nisticò, Misasi è stato l’erede della dottrina etica di Pitagora di cui era letteralmente impregnato perché ha sempre tenuto in alta considerazione nella sua vita i principi di tale scuola e di quella civiltà italica di circa tremila anni a.C. e cioè la dignità della persona, l’amicizia, la solidarietà verso le persone più deboli e più fragili e il senso della libertà intesa come mancanza di dipendenza da valori effimeri e materiali come il dio denaro, la moda, il potere.

Nisticò ha voluto anche ricordare il contributo fondamentale – da protagonista – di Misasi per la nascita dell’Università della Calabria e, in seguito, negli anni 90 delle due Facoltà di Farmacia, una a Catanzaro e l’altra a Cosenza. Così oggi – ha detto Nisticò – non mi rendo conto di queste lotte sterili e inutili per la nascita della Facoltà di Medicina a Cosenza. La nostra visione pionieristica, quella di Misasi e la mia, oltre trent’anni fa, si è dimostrata ampia e strategica nel rispetto delle esigenze della gente comune e, in particolare, dei pazienti e dei loro familiari nonché dei giovani, la valorizzazione del vero patrimonio di talenti di cui la Calabria è ricca, i quali potranno dare un contributo alla qualità della vita dei calabresi ma anche di quelli che hanno bisogno in Italia e in tutto il mondo dal momento che c’è una carenza di personale medico».

Infine, Nisticò è rimasto sempre ammirato dalle doti profetiche alla Gioacchino da Fiore di Riccardo Misasi, il quale aveva lucidamente previsto che dopo la diaspora della DC, a seguito di un ventennio di dominio berlusconiano, questa si sarebbe riunificata mettendo al centro la politica con la P maiuscola: cioè di qualità, ricca di contenuti, aperta al confronto nel rispetto delle diverse idee.

Al tavolo della presidenza, oltre a Nisticò, il sen. Mario Occhiuto – che ha moderato con sobrietà ed eleganza il dibattito come sarebbe piaciuto allo stesso Misasi – il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, il presidente emerito della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli, lo scrittore Franco Cimino, il quale ha tenuto un’apprezzatissima lectio sul pensiero politico di Riccardo Misasi, e il direttore di Calabria.Live, media partner dell’evento promosso da Pericles International Academy.

Tra il pubblico, il sen. Nicola Irto, l’on. Marco Folini, il prof. Luigi Frati (già Rettore della Sapienza e pupillo di Misasi in campo universitario), il Presidente della Fondazione La Sapienza Eugenio Gaudio (già Rettore della stessa), Luca Marcora, l’on. Mario Tassone, l’on. Ettore Rosato, l’on. Angelo Sanza, l’on. Peppino Gargani, l’on. Bruno Tabacci, l’avv. Anna Falcone, il direttore dell’Osservatore Romano Andrea Monda, il prof Steven Nisticò, Francesco Trebisonda e il nuovo dirigente della Sicurezza del Senato Luigi Carnevale.

La Rettrice della Sapienza, impossibilitata a partecipare, ha fatto pervenire un messaggio in cui ha voluto sottolineare il ruolo significativo di Riccardo Misasi: «Uomo colto e di cultura, economista e servitore dello Stato, è stato una persona sensibile e attenta ai più deboli, importante per l’Università italiana e per il nostro Paese.

Ministro del Commercio con l’estero dal 1969 al 1970 e per due volte Ministro della Pubblica Istruzione prima dal 1970 al 1972 e poi dal 1991 al 1992, nel corso dei suoi mandati ha favorito l’accesso all’Università delle Studentesse e degli Studenti dei ceti meno abbienti, anche consentendo ai diplomati degli Istituti tecnici l’iscrizione ai corsi universitari. Il suo impegno a servizio delle Istituzioni è continuato durante il periodo 1988-1989, in cui è stato Sottosegretario alla Presidenza del Governo De Mita, a beneficio dell’Università, della Ricerca Scientifica e dei giovani.

Riccardo Misasi – ha ricordato la Rettrice Polimeni – è stato tra i padri fondatori dell’Università della Calabria (UNICAL), contribuendo dapprima alla sua creazione negli anni ‘70, e poi dando un contributo all’istituzione delle due Facoltà di Farmacia a Catanzaro e Cosenza negli anni Novanta».

Numerosi i messaggi di saluto, tra cui quello del ministro della Salute Orazio Schillaci e dell’Università e della Ricerca Scientifica Anna Maria Bernini, nonché quello di Gianni Letta, e Paolo Cirino Pomicino, impossibilitati a partecipare all’incontro.

La sottosegretaria all’Interno on. Wanda Ferro, invece, ha seguito in streaming tutto il dibattito e ha voluto far sapere di essere rimasta ammirata dalla qualità degli interventi che hanno tracciato con spessore e grande onestà intellettuale la figura di un vero statista, straordinario faro della politica non solo calabrese ma nazionale.

Nell’incontro si è parlato di Misasi prendendo spunto dal libro curato da Nisticò e pubblicato da Rubbettino, dove figurano, oltre agli scritti di Nisticò, ben 16 contributi che tracciano un ritratto eccellente di uno straordinario protagonista della politica italiana. Molto apprezzato il capitolo a firma dell’on. Gino Pagliuso (che non ha potuto presenziare per motivi di salute), il quale, nel ricordare la sua amicizia con Misasi durata tutta la vita ha rivelato alcuni particolari inediti del caso Moro. Come raccontato dal figlio Maurizio, Misasi si era proposto per uno scambio di persona per riportare in libertà Aldo Moro, dimostrando una generosità veramente unica ed eccezionale.

Particolarmente apprezzato il ricordo fatto dal vicepresidente Gasparri il quale ha sottolineato l’esigenza di superare steccati ideologici quando il confronto appare la via migliore per un dialogo tra parti opposte. Ha considerato e ricordato, pertanto, Misasi come statista e non come esponente della sinistra di base, il cui operato rimane tangibile nel tempo.

Un discorso ripreso con una certa commozione dal presidente Roberto Occhiuto, il quale, nel ricordare i suoi primi passi in politica guardando come esempio Misasi, che allora era ai vertici della politica in Italia, e forte dei suoi insegnamenti, ha indicato nello statista calabrese un modello cui si devono ispirare le nuove generazioni.

Il prof. Cimino ha ripercorso il cammino politico di Misasi, soffermandosi sulla qualità dell’uomo che prevaleva su quella del politico, l’attenzione verso i più deboli, la cura dei rapporti personali della stessa valenza sia nelle sedi istituzionali sia nei piccoli centri dove i suoi comizi incantavano i presenti.

Anche il presidente emerito della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli si è soffermato sulle qualità dell’uomo che hanno forgiato egregiamente un grande politico e intellettuale al quale il Paese deve molto.

Di grande suggestione i ricordi del prof. Luigi Frati, dell’on. Tassone, dell’on. Tabacci, dell’on. Gargani. Il dibattito è stato chiuso da una prolusione intensa e apprezzatissima del figlio Maurizio che ha parlato della dialettica della diversità e di quanto abbiano inciso alcune “assenze” durante gli immeritati attacchi subiti dal padre nell’ultimo periodo della sua intensa vita.

Una grande emozione, dunque, per ricordare un figlio illustre della Calabria, la cui memoria rimane solida e dovrà essere oggetto di ulteriori approfondimenti perché indichi una traccia significativa e ricca di spunti per le generazioni future. ν

Lettera aperta al presidente Occhiuto: Chiarisca le sue intenzioni su Azienda Dulbecco

Di VALERIO DONATO – On. Presidente

Nei giorni scorsi ha ripetutamente affermato, al fine di salvaguardare la decisione di istituire un nuovo corso di studi in Medicina a Cosenza, che avrebbe preservato e supportato, nelle Sue qualità di Commissario ad acta, l’Università di Catanzaro e che non ci sarebbero state esitazioni nell’avvio dell’integrazione delle Aziende Ospedaliere di Catanzaro [Azienda Pugliese-Ciaccio ed Azienda Mater Domini].

In realtà, come da tempo denunziato, le attività e gli atti da Lei posti in essere sembrano piuttosto protesi a “rallentare” e “allontanare nel tempo” la istituzione della Azienda Ospedaliera integrata di Catanzaro. A tal fine sono impiegate “conclusioni” giuridiche assolutamente infondate, con le quali si tenta di non far partire un’Azienda Ospedaliera con circa 850 posti letto, con un danno gravissimo al sistema sanitario regionale, all’economia della Città di Catanzaro, oltre che in modo contrastante con la volontà espressa dal Consiglio regionale, mediante la Legge regionale che istituisce la Azienda “Dulbecco”. 

Ed infatti, la “costruzione” esposta nel Dca 162/2022, per l’avvio della Azienda Dulbecco, è fondata su due presupposti: 1: Il Provvedimento di costituzione dell’Azienda Mater Domini del 1995 [Decreto del Presidente della Regione Calabria, 8 febbraio 1995, n. 170], sarebbe nullo. Tale decreto sarebbe stato adottato in virtù di una norma [art. 4, comma 4, d. lgs. 502/1992], dichiarata incostituzionale [Corte costituzionale, 28 luglio 1993, n. 355]. Sì che sarebbe necessario che l’attuale Governo della Repubblica adottasse un provvedimento per “sanare” questa illegittimità, mediante una “conversione”.

2. L’Azienda Dulbecco, scaturente dalla fusione per incorporazione dell’Azienda Pugliese-Ciaccio nella Azienda Mater Domini – come previsto dalla Legge Regionale 33/2021 – costituirebbe unaazienda nuova”, per la quale sarebbe necessaria una procedura particolarmente complessa e lunga, secondo la disciplina allo stato vigente.

Tutto ciò non è vero! 1. L’interpretazione esposta nel DCA 162/2022 trascura, infatti, di considerare che la norma dell’art. 4, comma 4, del d. lgs. 502/1992, dichiarata incostituzionale nel luglio del 1993, è stata “sostituita” dall’art. 5, del d. lgs. 517/1993, adottato ed entrato in vigore nel dicembre 1993. La nuova disposizione derivante dal suddetto D.Lgs. 517/93 prevedeva espressamente che Le regioni possono altresì costituire in azienda i presìdi ospedalieri in cui insiste la prevalenza del percorso formativo del triennio clinico delle facoltà di medicina e chirurgia, i presìdi ospedalieri che operano in strutture di pertinenza dell’università. In virtù di tale norma, la Regione Calabria ha adottato la Legge Regionale 26/1994, nella quale si prevedeva che il Presidio Ospedaliero Mater Domini è costituito in Azienda Ospedaliera con decreto del Presidente della Regione. In applicazione della Legge Regionale 26/1994, l’allora Presidente della Regione ha costituito l’Azienda Mater Domini, con atto 8 febbraio 1995, n. 170. Dunque nessun vizio di nullità. Nessun atto governativo è dunque necessario per sanare e/o convertire alcunché.

Le opinioni diverse, pur rintracciabili in dottrina [E. Caterini, E. Jorio, Quelle Aziende ospedaliere universitarie italiane “fantasma”, in https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=110020, 31 dicembre 2022, secondo i quali il DRGR 170/1995, con cui è stata costituita l’Azienda Mater Domini, sarebbe nullo in quanto lo stesso rintracciava il suo presupposto giuridico in una norma dichiarata incostituzionale 18 mesi prima dalla consulta depositata il 28 luglio 1993] hanno probabilmente trascurato la disposizione [art. 5, d. lgs. 517/1993, intervenuta dopo la sentenza della Corte costituzionale], per la quale, giova ribadire, le Regioni potevano costituire in Azienda i Presidi in cui insisteva il la prevalenza del percorso formativo del triennio clinico delle Facoltà di medicina.

2. La Legge Regionale che istituisce l’Azienda Ospedaliera Dulbecco [Legge regionale, 16 dicembre 2021, n. 33] prevede che questa sorga per effetto della fusione per incorporazione dell’Azienda Pugliese Ciaccio nell’Azienda Mater Domini, secondo un percorso ed un meccanismo persino suggerito dalla Corte Costituzionale. Dalla fusione per incorporazione non può nascere una «nuova» azienda. Giuridicamente, con l’atto di fusione una società – che “conserva” la propria individualità e autonomia e prosegue la propria esistenza senza soluzioni di continuità – ne assorbe una o più, le quali si estinguono. Né d’altronde l’Azienda si potrebbe considerare «nuova» perché connotata solo da una diversa denominazione [nella specie Azienda “Dulbecco” in luogo di Azienda “Mater Domini”]. La modificazione della denominazione non produce l’estinzione della società incorporante [vale a dire della “Mater Domini”], quanto una mera modificazione dell’atto costitutivo [così per tutti, Corte d’Appello Lecce-Taranto, 29.05.2014]. In ogni caso, qualora l’effetto del cambio di denominazione fosse ritenuto controverso, il legislatore regionale potrebbe modificare comunque la legge 33/2021 per “mantenere” all’attuale azienda ospedaliero-universitaria, la denominazione “Mater Domini” e/o legittimare la modifica della denominazione in un tempo immediatamente successivo e ogni problema sarebbe risolto.

Né ben inteso la procedura potrebbe essere gravata da preventivi pareri da parte della Corte dei conti, come affermato da una prospettiva dottrinale [E. Caterini, E. Jorio, Le fusioni nella sanità, in Astrid, 18, 2022, p.4 e s.], poiché, come attestato dalla Corte dei Conti, Sezioni Riunite, N. 19/SSRRCO/QMIG/2022] è da escludere l’operazione di fusione per incorporazione, sia per gli enti soci dell’incorporante che per quelli dell’incorporata, dal campo di applicazione della rinnovata funzione assegnata alla Corte dei Conti dall’art. 5, commi 3 e 4, , TUSP, in quanto tale vicenda non risulta equiparabile né alla costituzione di una società nell’acquisto di una nuova partecipazione in società già esistente.

È dunque evidente che le interpretazioni esposte nel Dca 162/2022 siano protese a ritardare quanto più possibile la istituzione della Azienda Ospedaliera Dulbecco, per criticità che [pur inesistenti] avrebbero potuto essere affrontate tempestivamente nell’anno trascorso dalla approvazione della Legge Regionale 33/2021; nel mentre è stato repentinamente [ed in modo non conforme alla legge] sottoscritto il Protocollo d’Intesa tra la Regione e l’Unical per l’attivazione del corso di Medicina a Cosenza.

On. Presidente sembra indispensabile, dunque, un chiarimento. Se, come da Lei dichiarato, Ella ha davvero la volontà politica di a) preservare il sistema sanitario “regionale”, implementarlo e svilupparlo al fine di dare alla sanità calabrese strutture adeguate; b) supportare le strutture sanitarie di Catanzaro e di c) mantenere fede alla volontà espressa dal Consiglio regionale con l’integrazione delle Aziende Pugliese-Ciaccio e Mater Domini, non dovrebbe esitare a rettificare il DCA 162/2022 e avviare con decisione la istituzione della Azienda Dulbecco. Altrimenti la Sua esposizione non potrebbe che essere interpretata alla stregua di mero esercizio retorico, utilizzato al fine di convincere tutti i calabresi che così si perseguirebbe il bene di tutta la collettività regionale, mentre in verità si consegue soltanto la cura del proprio territorio di elezione. (vd)

Fondazione Terina: il nuovo Commissario è Antonella Cauteruccio

Con la nomina del nuovo commissario della Fondazione Mediterranea Terina finalmente il presidente della Regione Roberto Occhiuto ha posto fine alla lunga telenovela che riguarda la concessione dei locali della Terina per la realizzazione dell’Istituto Renato Dulbecco a Lamezia.

La nuova commissaria è la dottoressa Antonella Cauteruccio, funzionario regionale, molto esperta e che conosce bene le vicende della Fondazione Terina, essendo stata lei stessa già commissario Straordinario tra il 2017 e il 2018.

Al nuovo commissario sono andati gli auguri più vivi per un pieno successo del prof. Giuseppe Nisticò direttore generale della Fondazione Renato Dulbecco, auspicando si possa chiudere presto l’ormai annosa questione del Renato Dulbecco Institute, facendo approvare in tempi rapidi la convenzione con la quale sono concessi i locali, come da delibera della Giunta regionale, per la realizzazione dei laboratori scientifici del Renato Dulbecco Institute di Lamezia Terme.

Ciò permetterà di poter avviare l’appalto dei lavori di ristrutturazione e adeguamento e realizzare laboratori in GMP e GLP secondo standard europei per ricerche di biotecnologie mediche volte allo studio di nanoanticorpi (prodotti biotecnologici innovativi il cui brevetto è di proprietà della stessa Fondazione Dulbecco) per il trattamento di forme di cancro resistenti alle terapie attuali, nonché per la certificazione della qualità e sicurezza dei prodotti agroalimentari della Calabria. Quest’ultima mission è stata più volte indicata fondamentale e inderogabile dall’assessore regionale all’ Agricoltura Gianluca Gallo per favorire e incrementare la messa in commercio e la distribuzione nel mercato globale delle tipicità calabresi.

Il presidente Occhiuto sta seguendo personalmente l’iter burocratico e amministrativo per far diventare realtà questa importante infrastruttura di eccellenza della Ricerca Scientifica in Calabria, come si era già impegnato negli incontri avuti con il premio Nobel israeliano Aaron Ciechanover e con il prof. Roberto Crea, direttore scientifico del Renato Dulbecco Institute.

Nei prossimi giorni il presidente Occhiuto insieme con il prof. Giuseppe Nisticò, commissario della Fondazione Renato Dulbecco, beneficiaria del contributo a valere sui fondi del PNRR, dovranno incontrarsi con il ministro degli Affari europei e per il Sud Raffaele Fitto per definire i dettagli della negoziazione in atto con l’Agenzia per la Coesione Territoriale del Ministero e anche per ottenere una proroga fino a fine giugno 2023 per l’avvio dei lavori di ristrutturazione.

Il prof. Nisticò ha colto questa occasione per ringraziare il prof. Vincenzo Mollace dell’Università Magna Graecia di Catanzaro per il ruolo fondamentale che sta svolgendo in qualità di vicepresidente della Fondazione stessa nella preparazione della documentazione per la concessione dei locali, la loro ristrutturazione e i progetti da portare avanti in sinergia con la Regione Calabria. (rcz)