SANITA: AL TAVOLO ADDUCE, OCCHIUTO
CHIEDA MODIFICHE AL RIPARTO DEI FONDI

di GIACINTO NANCIIl 18 settembre 2023 si riunisce il tavolo Adduce che è il tavolo interministeriale che verifica sia gli adempimenti regionali in merito alle spese sanitarie delle regioni che l’attuazione dei piani di rientro sanitari regionali. Il 18 settembre si riuniranno insieme il tavolo Adduce e il comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza (Comitato Lea) del Ministero della Salute per definire anche i livelli essenziali di assistenza, oggi inglobati nel Nuovo Sistema di garanzia. Il governatore Occhiuto si è messo in contrasto con il tavolo Adduce e questa estate dopo la presentazione del decreto sulla rete ospedaliera calabrese ha pubblicamente e polemicamente dichiarato che la ha sottoposta soltanto al tavolo che si occupa dei Lea e non al tavolo Adduce. Lo ha fatto perché dai “tavoli romani” sono arrivate critiche al suo operato di commissario al piano di rientro sanitario regionale calabrese. Ebbene il governatore Occhiuto visto che ha avuto il coraggio di opporsi ai “tavoli romani” dovrebbe farlo per ben altri motivi che non le schermaglie politiche.

Dovrebbe chiedere sempre ai “tavoli romani” (comitato Lea, tavolo Adduce e specialmente alla Conferenza Stato Regioni) che è drammaticamente urgente la modifica dei criteri di riparto dei fondi sanitari alle regioni in quanto il criterio vigente, figlio di un decreto ministeriale del 1996, penalizza le regioni come la Calabria che fin da allora ha ricevuto per la sua sanità meno fondi pro capite delle altre regioni pur essendo la regione con un numero di malati cronici molto al di sopra della media nazionale. Chiunque può controllare dai resoconti della Conferenza Stato Regioni che la Calabria è quella che ha ricevuto meno fondi pro capite per la sua sanità e tutti gli istituti di ricerca statistica concordano che la Calabria è la regione con più malati cronici rispetto al resto d’Italia e lo ha fatto perfino il Ministero della Salute vidimando, per come è suo obbligo, il decreto 103 del 30 settembre (del lontano) 2015 firmato nientepopodimenochè dall’allora commissario al piano di rientro sanitario regionale calabrese ing. Scura. 

Il decreto 103 alla pagina 33 dell’allegato n.1 recita “in Calabria… si sottolineano valori di prevalenza più elevati (almeno il 10%) rispetto al resto del paese per diverse patologie”, e siccome il Dca è fornito di specifiche tabelle si può calcolare in circa 300.000 i malati cronici in più nei circa due milioni di calabresi rispetto ad altri due milioni di altri italiani. Ma se come ciò non bastasse, per la serie tutti sanno, perfino la Conferenza Stato Regioni nel 2017  ha modificato in modo “molto parziale” (per come dichiarato dall’allora presidente della commissione stessa Bonaccini) il criterio di riparto considerando, sempre in modo parziale, anche la numerosità delle malattie presenti nelle varie regioni”. Ebbene con questa modifica parziale la Calabria ha ricevuto nel 2017 ben 29 milioni di euro in più rispetto al 2016 e le regioni del sud ne hanno ricevuto ben 408 milioni in più sempre rispetto al 2016.

La modifica non è stata ne ripetuta ne ampliata negli anni successivi. Per capire di quali cifre si parla basta dire che una applicazione del criterio basato sulla numerosità delle malattie presenti nelle varie regioni farebbe moltiplicare per la Calabria i 29 milioni ricevuti in più nel 2017 almeno per quattro. Se infine si considera che la Calabria ogni anno versa circa 100 milioni di tasse e accise in più proprio per ripagare un prestito del governo (ad un tasso quasi usuraio 5.89%) per il presunto deficit, si capisce bene da dove vengono i veri mali della sanità calabrese. Cento milioni sottratti con un criterio di riparto scorretto e altri cento sottratti alla nostra sanità sotto forma di tasse e accise ci fanno capire che con duecento milioni in più (il tutto da oltre 20 anni a questa parte). forse saremmo non solo in grado di risanare la nostra sanità ma ci potremmo permettere di fare perfino un centro di eccellenza sullo “studio della neurofisiologia del canto del grillo”.

Quindi non mancano al governatore Occhiuto i motivi per contrapporsi ai “tavoli romani”. Sarebbe giunto il momento, dopo ben 12 anni di commissariamento infruttuoso, e questa è un’altra cosa cui valutare con serietà, di chiedere che il riparto dei fondi sanitari alle regioni sia fatto in base alla numerosità delle malattie e non con il criterio attuale che manda più fondi sanitari alle regioni con meno malati e mano fondi alle regioni con più malati (leggi Calabria).

Ed è venuto il momento anche di chiedersi come mai dopo 12 anni di piano di rientro e commissariamento nei punteggi Lea, anche valutati con i nuovi criteri di garanzia, la Calabria è in terzultima posizione. Lo è perché i nostri amministratori passati e presenti non hanno avuto il coraggio di battersi veramente per i bisogni dei malati calabresi. Semplicemente più fondi dove ci sono più malati e la chiusura dell’ingiusto e dannoso piano di rientro sanitario e relativo commissariamento. (gn)

[Giacinto Nanci è medico di famiglia in pensione dell’Associazione Mediass medici di famiglia a Catanzaro]

Occhiuto nomina il manager Giuseppe Profiti commissario di Azienda Zero

La nomina di Giuseppe Profiti, attuale coordinatore della struttura di missione per la Regione Liguria, a commissario di Azienda Zero, la struttura centrale per la governance della Calabria è ormai ufficiale. Lo ha comunicato lo stesso presidente Roberto Occhiuto via twitter: «Ho nominato Giuseppe Profiti commissario straordinario di Azienda Zero. Avremo, in un ruolo chiave, un manager di qualità, con grande competenza tecnica e amministrativa. Un calabrese pronto a mettersi in gioco per la nostra Regione. Sono molto contento. Auguri e buon lavoro».

Azienda Zero è un’invenzione di Occhiuto (approvata con i soli voti della maggioranza del Consiglio regionale) che che punta a diventare il centro nevralgico delle strategie di intervento nella sanità calabrese. Secondo gli intendimenti del Presidente Occhiuto ci dev’essere un’unica struttura con funzioni di supporto alla programmazione socio sanitaria e di governance. Avrà come obiettivo principale la razionalizzazione delle risorse e svilupperà iniziative volte alla riduzione dei costi, senza però penalizzare le esigenze terapeutiche dei calabresi. Secondo Occhiuto «Azienda Zero è uno strumento importante, perché va nella direzione di rafforzare la capacità amministrativa del sistema della salute in Calabria. Purtroppo c’è scarsa capacità amministrativa all’interno delle aziende: a mio avviso, accentrarla in unico centro risolverà tanti problemi. Ma le aziende sanitarie territoriali non saranno cancellate: i Lea, ad esempio, saranno garantiti proprio dalle aziende sanitarie e ospedaliere. Però tutte le procedure amministrative che talvolta le aziende non riuscivano a svolgere le farà Azienda Zero».

La legge istitutiva conta 13 articoli. Tra i compiti, quello di «rialfabetizzare, processo per processo, l’infrastruttura amministrativa» del comparto sanitario calabrese. Secondo quanto prevede la legge, Azienda Zero dovrà assegnare direttive contabili alle varie Asp e agli altri enti del servizio; redigere il bilancio consolidato del comparto; gestire i flussi di cassa relativi al fabbisogno sanitario della regione e, infine, dare supporto alla giunta e al Commissario per il piano di rientro dal Debito sulle previsioni economiche del piano stesso e la sua evoluzione. Per la sua specifictà funzionerà come una centrale acquisti cui sarà affidato il compito di bandire le gare per tutte le aziende sanitarie della regione. Secondo Occhiuto, l’obiettivo è realizzare una eccellenza nel campo della contabilità e della programmazione che sgravi le aziende territoriali da compiti di gestione per permetterle di concentrarsi sui servizi.

L’”Azienda Zero” sarà dotata di «personale proprio, acquisito mediante procedure di mobilità dalla regione, dalle Aziende e dagli altri enti del Servizio sanitario regionale o assunto direttamente mediante procedura concorsuale qualora la professionalità richiesta non sia reperibile presso gli enti suddetti, previa autorizzazione della Giunta o del commissario ad acta».

Gli organi dell’Azienda previsti dalla legge istituiva sono il direttore generale («nominato dal presidente della Giunta regionale previa delibera della Giunta regionale, o dal commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro, in conformità alla normativa vigente per la nomina dei direttori generali delle aziende e degli enti del Ssr», il collegio sindacale e il collegio di direzione. Il costo previsto per la nuova struttura è di 700mila euro per i primi tre anni, e – secondo quanto recita il provvedimento legislativo – «le fonti di finanziamento sono a valere sul fondo sanitario regionale del bilancio di previsione triennale 2022-24».

Su richiesta del governatore Tori, il commissario Profiti (già ex numero uno dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, ricercatore e docente universitario) proseguirà fino al 30 giugno nel suo lavoro di riorganizzazione e rilancio della sanità in Liguria, pur prestando già la sua preziosa consulenza al presidente Occhiuto (era con la sua delegazione la scorsa settimana nell’incontro al Mef). (rrm)

Sanità, il neo presidente Occhiuto ha incontrato il ministro Speranza

Il neo presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha reso noto di aver incontrato il ministro della Salute, Roberto Speranza, per discutere della situazione della sanità in Calabria.

«Dopo oltre dieci anni di commissariamento – ha evidenziato – è giunta l’ora che la responsabilità di questo delicatissimo settore torni ai calabresi, in capo al presidente che i cittadini hanno votato poco più di due settimane fa».

«Per raggiungere questo obiettivo incontrerò presto anche il ministro dell’Economia e delle finanze, Daniele Franco» ha spiegato il presidente, che ha evidenziato come «con il Governo nazionale, ne sono certo, ci sarà una concreta e proficua collaborazione». (rrm)

Cannizzaro (FI) al sottosegretario Costa: Velocizzare stop al commissariamento

Il deputato reggino Francesco Cannizzaro, ha ribadito al sottosegretario della Salute, Andrea Costa, la necessità dello stop al commissariamento della sanità calabrese e il riconoscimento dell’Irccs al Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria.

Qui per due giorni di incontri istituzionali, affiancato da Cannizzaro, promotore della visita, Costa ha voluto conoscere nel dettaglio la situazione dell’Asp e del Grande Ospedale Metropolitano, incontrando medici, personale sanitario e dirigenti. A questo fine si è tenuta una riunione generale insieme ai vertici aziendali, durante cui ciascuno per le proprie competenze settoriali ha illustrato lo stato dell’arte. Spazio soprattutto alle parole di chi amministra, quindi Jole Fantozzi, Commissario dell’Azienda Ospedaliera, ed a Gianluigi Scaffidi, Commissario dell’Asp. 

Tutti d’accordo sulle enormi limitazioni e contraddizioni dettate dal Commissariamento, in netto contrasto con i piani di sviluppo aziendale e con le emergenze imposte dalla pandemia. In primis la carenza di personale, in deficit di almeno 700 unità. 

 

Il Sottosegretario ha voluto, principalmente, ascoltare e quindi prendersi carico delle istanze pervenute dagli esperti del Gom e dal deputato reggino Cannizzaro, il quale più volte ha portato all’attenzione del Parlamento la questione sanità calabrese. Non soltanto per difetti, ma anche per pregi. Esempi virtuosi si trovano in diversi reparti dell’Ospedale reggino, per alcuni dei quali appunto è stato da tempo avviato l’iter per l’ottenimento dello status di Irccs., che segnerebbe un cambiamento fondamentale sia dal punto di vista economico sia logistico per i “Riuniti” di Reggio e più in generale per la Calabria. Una regione ogni anno chiamata a sborsare circa 350 milioni di euro per la migrazione sanitaria dei suoi pazienti, stanchi a loro volta di vedere spesso negati basilari diritti alla salute.

Andrea Costa nel prendere appunti su tutte le richieste inoltrate dai vertici sanitari reggini, ha assicurato che lo Stato è vicino a tutti territori, soprattutto quelli non al passo coi tempi.

Ripartire dalle eccellenze e dai punti di forza che anche qui trovo è stato il leitmotiv del Sottosegretario, nel corso del sopralluogo.

Obiettivo: ridare dignità alle strutture, ai pazienti ed agli operatori calabresi, restituendo la gestione del settore a chi ne è territorialmente competente, quindi la Regione. Basta uomini imposti dall’alto che nulla hanno a che fare con la Calabria o con la Salute.

Dopo la lunga riunione presso l’ufficio del Commissario straordinario Jole Fantozzi, un pit-stop al Centro vaccinale ospitato dal vicino Consiglio regionale, dove ad accoglierlo c’era il presidente Giovanni Arruzzolo. Il Sottosegretario si è detto «felice di vedere molti giovani ad operare per il prossimo con il sorriso sulle labbra», soffermandosi a chiacchierare con alcuni di loro prima di andar via proseguendo con gli incontri istituzionali in agenda. (rrc)

CALABRIA, SANITÀ PUBBLICA UN DISASTRO
QUELLA PRIVATA GENERA l’1,3% DEL VALORE

Sembra quasi un paradosso, ma non lo è: in Calabria, la sanità privata è capace di generare, nel 2018, valore aggiunto per l’1,3% del totale nazionale (547 milioni di euro), con un valore aggiunto per addetto di poco inferiore ai 37.000 euro (inferiore del 26% rispetto alla media nazionale). È quanto è emerso dal rapporto sul Sistema della Imprenditoria sanitaria in Italia realizzato dal Centro Studi delle Camere di Commercio G. Tagliacarne e presentato dalla Camera di Commercio di Cosenza alla Camera dei Deputati.

Dallo studio emerge poi che sono 3.681 le imprese attive della filiera in Calabria (il 3,0% del totale nazionale). Si tratta del risultato di una crescita importante avvenuta nell’ultimo decennio (+45,4% tra il 2011 e il 2019) dinamica che, nonostante la pandemia, si è mantenuta anche nel 2020). A pesare è la dimensione delle strutture private, che con una media di 4.3 addetti portano la nostra regione al penultimo posto della graduatoria.

Va aggiunto, poi, che rispetto alla media nazionale, la filiera sanitaria calabrese vede un peso di imprese più consistente per la componente del commercio, che rappresenta il 56,1% del totale a fronte del 50,7% rilevato in Italia e in termini occupazionali significativa è anche la parte relativa ai servizi (69,1% contro il 61,0% della media nazionale).

Buona parte del valore aggiunto totale (38,1%) generato dalla sanità privata in Calabria risulta prodotto da unità dislocate nella provincia di Cosenza, seguita da Catanzaro e Reggio di Calabria (entrambe con il 21,8%), Crotone (13,5%) e Vibo Valenzia (4,8%).

Per quanto riguarda i livelli occupazionali gli addetti totali ed il numero di unità locali attive hanno fatto registrare nel 2020 una variazione positiva rispetto all’anno precedente, con tassi di crescita del 2,5% e 4,0% rispettivamente, e saggi di incremento medi prossimi al 5,0% nell’intero periodo di osservazione 2011-2020.

Anche in questo caso è Cosenza la provincia caratterizzata dai valori più significativi: +6,1% nel caso delle imprese e +6,9% nel caso degli addetti in termini di variazione media annua nel periodo. In questo caso seconda provincia per dinamica di imprese è Catanzaro (+5,2%), mentre per crescita occupazionale al secondo posto si colloca la provincia di Vibo Valentia (+6,1%).

Come sottolineato da Klaus Algieri, presidente di Confcommercio Calabria, si tratta di «dati molto interessanti, e ci aiutano a capire tanti aspetti della sanità in Calabria».

«Prima di tutto – ha spiegato – confermano come nella nostra Regione la sanità privata colma le lacune della sanità pubblica che invece è in balia della classe politica. Ma mostra, anche, come la sanità privata sia un propulsore economico, in grado di generare ricadute positive sul territorio sia in termini di ricchezza generata che di occupazione. Tuttavia occorre fare una riflessione e capire che l’accesso alle strutture private non è alla portata di tutti. Pertanto, è necessario che la classe politica ponga, in modo serio e definitivo, l’attenzione sulla questione sanità, intervenendo per ripristinare i presidi ospedalieri sui territori e garantire l’accesso alle cure a tutti riducendo quel fenomeno di migrazione sanitaria, che non fa altro che indebolire il nostro territorio».

«La sanità costituisce l’8,7% del Pil – ha sottolineato il presidente Algieri – ma potrebbe apportare più dell’11%, sia in termini di Pil che di occupazione. Un sistema sanitario, quello italiano, che in termini di confronto con gli altri paesi Ocse, registra una situazione relativamente soddisfacente in termini di qualità dell’assistenza, pubblica e privata, con un elevato livello professionale dei servizi prestati. Tuttavia, l’Italia risulta, nell’ultimo decennio, in posizioni fortemente inferiori in termini di spesa sanitaria pubblica pro-capite rispetto alla media Ocse e della maggior parte dei principali paesi europei, un divario che sembra accelerare negli ultimi 4-5 anni di analisi».

«Un settore strategico, quindi – ha detto ancora Algieri – rispetto al quale la Camera di Commercio di Cosenza, ritiene di fondamentale importanza contribuire alla promozione della trasparenza e della legalità, con una riflessione organica che tenga conto, accanto agli aspetti normativi e di regolazione, anche dell’intera Filiera della Salute che, in termini economici e produttivi, rappresenta un sistema integrato nelle sue componenti pubbliche e private».

Gaetano Fausto Esposito, direttore del Centro Studi Tagliacarne, ha sottolineato come «la filiera sanitaria è un valore importante per il Paese: la componente pubblica e privata ha prodotto lo scorso anno 140 miliardi di euro».

«Il settore della sanità privata – ha spiegato – occupa 950 mila persone con quasi 124 mila imprese ed è cresciuto a tassi molto forti a partire dal 2011, sia in termini di imprese che di occupati. Anche nel 2020 in netta controtendenza ha registrato un incremento del 2,3% delle imprese contro un aumento dello 0,2% di quelle totali e uno sviluppo del 3,7% dell’occupazione contro un calo del 2,1% degli occupati totali».

«Nel complesso – ha concluso – la sanità di mercato genera un valore aggiunto che è una volta e mezzo di quello dell’agricoltura. Mentre l’intero settore sanitario pubblico e privato produce più della metà dell’industria manifatturiera». (rrm)

Cgil, Cisl e Uil Calabria: Il Governo si assuma la responsabilità sul sistema sanitario calabrese

I segretari della CgilCislUil Calabria, Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo, hanno dichiarato che «è necessaria ed urgente, infatti, da parte del Governo una forte e vera assunzione di responsabilità riguardo al sistema sanitario della nostra regione e a problemi che da anni attendono di essere affrontati con determinazione e risolti in maniera efficace e definitiva».

«Solo questo potrà garantire una riorganizzazione e una ripartenza che assicurino ai cittadini la fruizione piena dei Livelli Essenziali di Assistenza, di fatto da tempo negata» hanno aggiunto i sindacalisti che, per il caos «in cui continua a dibattersi la Sanità in Calabria, anche nella delicata e decisiva fase della somministrazione dei vaccini anti Covid-19» hanno chiesto un incontro da fare, in tempi brevissimi, al ministro della Salute, Roberto Speranza.

«Come sperimentiamo ogni giorno – hanno proseguito Sposato, Russo e Biondo – la Sanità in Calabria è paralizzata, restano le gravi carenze negli organici dei medici e degli altri operatori e c’è confusione finanche sulle strutture nei territori e sulla loro destinazione. La nomina del Commissario ad acta per il rientro dal deficit nella persona del Prefetto Guido Longo, giunta in ritardo e attraverso arcinote e paradossali vicende dopo le dimissioni del Generale Saverio Cotticelli, non ha prodotto finora il salto di qualità che ci si aspettava nei servizi di Asp e Ao».

«Sapendo a cosa si sarebbe andati incontro – hanno aggiunto – avevamo chiesto che il Decreto Calabria prevedesse di dotare l’Ufficio del Commissario ad acta del personale necessario, tramite il ricorso a strumenti adeguati ad affrontare un’atavica emergenza regionale: quell’emergenza che ci ha portato più volte a manifestare in piazza, ad un confronto con il ministro della Salute e a presentare in novembre un esposto alla Procura della Repubblica di Catanzaro e alla Procura presso la Corte dei Conti».

«Ma non c’è niente di nuovo sotto il sole – hanno proseguito – mancano il coordinamento e il controllo sulle attività delle strutture commissariali territoriali e ospedaliere e si continua a navigare a vista, mentre crescono le preoccupazioni per la diffusione dei contagi da coronavirus, con le varianti che circolano ormai sull’intero territorio nazionale».

«E nessuno batte un colpo – hanno detto ancora i sindacalisti – anche sulla vertenza che riguarda il Sant’Anna Hospital di Catanzaro, con il rischio concretissimo che vengano meno servizi importanti per la salute di molti pazienti calabresi e vadano persi i posti di lavoro per un personale che conta centinaia di operatori e garantisce prestazioni di eccellenza.

«Riteniamo, dunque, necessario – hanno concluso i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Calabria –, in assenza di interlocuzioni efficaci sul territorio, incontrare il ministro Speranza perché il Governo intervenga e operi finalmente per una vera, decisa svolta nel sistema sanitario regionale, con i mezzi adatti ad una situazione in grave degrado». (rrm)

Regionali, Tansi fa il punto della situazione: La sanità in Calabria è al collasso

Carlo Tansi, candidato alle regionali con il movimento Tesoro di Calabria, fa il punto della situazione della sanità in Calabria, che è al collasso.

«Si è registrato un taglio del personale – ha detto – pari ad addirittura il 17.1% che equivale alla perdita di circa 3.900 dipendenti nel periodo compreso fra il 2010 e il 2016. Nello specifico parliamo di un meno 15% nella componente medica, passando per un saldo negativo pari al 24% relativamente alle figure tecnico-professionali. Calati in modo drastico, ovvero del 60% negli ultimi 21 anni, pure i posti letto. Una diminuzione da 9.915 a soli 5.874 solo in una manciata di anni recenti (un taglio del 40.8%.
Si è, così, passati dai già pochi 3 posti letto per 1.000 abitanti del 2013 all’1.95 di adesso. E che dire poi dei 18 ospedali chiusi, in ossequio alla logica di un risparmio del tutto presunto, con decine di zone e località, anche grandi, lasciate sguarnite. Prive insomma di un Pronto Soccorso».

«Basti pensare – ha aggiunto – al riguardo all’area metropolitana di Reggio che ha perso i presidi di Palmi, Scilla, Siderno, Taurianova e Oppido Mamertina, o al territorio di Cosenza, senza più un nosocomio in centri quali Cariati, Lungro, Mormanno, Praia a Mare, San Marco Argentano e Trebisacce. Ma se Atene piange, Sparta di certo non ride. Ed ecco allora che a completare l’elenco dei ‘lucchetti’ agli ospedali nelle altre province calabresi figurano ad esempio le cittadine di Chiaravalle Centrale e Soveria Mannelli per Catanzaro, Soriano per Vibo e Mesoraca per Crotone. Come se non bastasse, a tutto ciò si sono aggiunti lo spreco di denaro pubblico dovuto alle sempre crescenti infiltrazioni mafiose e non solo. Emblematico, in proposito, il caso dell’Asp reggina, commissariata proprio a causa delle indebite ingerenze della ‘ndrangheta con un conseguente deficit di svariati milioni di euro. Cifre a cui si è peraltro arrivati, come ha denunciato l’ex commissario Santo Gioffrè, in virtù di un sistema di doppi o addirittura tripli pagamenti a strutture private convenzionate. Uno sperpero di fondi su cui è intervenuta anche la Guardia di Finanza».

«Comunque sia – ha proseguito Tansi – i motivi del collasso del sistema sono chiari: notevole carenza di personale medico, infermieristico e di supporto; ripetuti episodi di malasanità; disorganizzazione per così dire programmata allo scopo di privilegiare la rete delle cliniche private e nosocomi sfruttati anche quali bacini elettorali. Ma potrei continuare citando la situazione delle strutture molto vecchie che non rispettano i requisiti normativi o di quelle con i reparti nuovi che, però, rimangono inutilizzati perché in attesa di collaudo».

«E del resto – ha detto ancora Tansi – tutto questo lo ha spiegato molto bene davanti alle telecamere di ‘Presa diretta’ il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri: “C’è un disordine organizzato che inerisce in particolare all’apparato della pubblica amministrazione in cui spesso si annida la criminalità organizzata. Non sarebbe altrimenti possibile che oltre il 75% del bilancio della Regione sia destinato a una Sanità, malgrado ciò, palesemente inefficiente”».

«Parole come pietre – ha concluso – a cui c’è poco o nulla da aggiungere, se non che la politica, anzi la malapolitica locale, ci ha messo del suo. Ecco perché noi possiamo essere artefici del nostro destino, mandando a casa questa gente che ha difeso interessi particolari dei soliti noti per decenni. Tocca quindi ai calabresi tutti decidere cosa vorranno fare con il voto per cambiare il loro futuro e quello dei propri figli». (rrm)

I sindacati incontrano il Commissario Longo: si deve garantire discontinuità rispetto alle attuali gestioni

I segretari generali regionali di CgilCislUil Calabria Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo, hanno incontrato il commissario ad acta della Sanità in Calabria, Guido Longo.

L’incontro, avvenuto a Catanzaro, ha visto la partecipazione del dirigente generale del Dipartimento alla Salute della Regione, Francesco Bevere, un «segnale positivo di una nuova fase di collaborazione tra Regione e Ufficio del Commissario».

«Al Prefetto Longo – hanno dichiarato Sposato, Russo e Biondo – abbiamo chiesto di procedere al più presto alle nomine dei nuovi manager di Asp e Ao. Gli attuali Commissari, infatti, nominati dal precedente Governo, hanno cessato il loro incarico a inizio novembre, con lo scadere della vigenza del primo Decreto Calabria. Il nuovo Decreto Calabria ha previsto una proroga non oltre l’11 dicembre. Sono stati, poi, confermati dal Commissario Longo, in attesa della conversione in legge del Decreto Calabria bis».

«Ora – hanno aggiunto – è necessario garantire discontinuità rispetto alle attuali gestioni che, soprattutto in alcune realtà, hanno segnato una totale immobilità nell’organizzazione sanitaria. Ad esempio, nell’Asp e nell’Ao di Cosenza di fatto c’è stata una paralisi: l’estate è trascorsa, nonostante l’incombere dell’emergenza pandemica, senza che venissero acquisite nuove attrezzature, senza assunzione di nuovo personale, senza attivazione di nuovi posti Covid. Il personale sanitario dell’Ospedale dell’Annunziata è allo stremo. Anche altre realtà territoriali sono in grande difficoltà».

«Per queste ragioni – hanno proseguito i segretari generali delle confederazioni sindacali calabresi – abbiamo chiesto un segnale di novità con la nomina di Commissari competenti e sensibili alle problematiche del territorio, che sul territorio si fermino acquisendo una consapevolezza del contesto e non stiano sempre con il trolley in mano».

«Abbiamo chiesto, inoltre – hanno aggiunto i sindacalisti – di sciogliere i nodi del personale, di procedere con la riorganizzazione della rete della medicina territoriale, dell’assistenza domiciliare e della rete ospedaliera. Da parte del Commissario abbiamo avuto assicurazioni sulla volontà di procedere in tempi brevi alla nomina dei nuovi manager e una grande disponibilità al confronto sugli ospedali e sulla medicina del territorio. Inoltre, il dottor Longo ha dato assicurazioni sulla proroga dei contratti in essere del personale precario della sanità».

«Sia il Commissario – hanno detto ancora – che il Dottor Bevere hanno poi evidenziato che si sta procedendo alla riorganizzazione della struttura del Dipartimento della Regione, finora sottodimensionato. Ci siamo salutati con l’impegno a rivederci subito dopo le festività natalizie, con la presenza delle Federazioni dei Medici e del Pubblico Impiego, per avviare un tavolo di confronto permanente sui temi della riorganizzazione delle reti territoriale e ospedaliera ai fini di una piena fruizione dei Lea da parte dei cittadini, anche in considerazione della campagna di somministrazione dei vaccini anti Covid, e per affrontare i nodi connessi e imprescindibili relativi al personale: lo scorrimento delle graduatorie esistenti, la stabilizzazione dei precari, l’attivazione delle procedure concorsuali per le nuove assunzioni». (rcz)

 

Commissariamento, Spirlì contro il Governo. La sen. Modena (FI): domani è già troppo tardi

Il presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì, ha attaccato il Governo per la mancata nomina del commissario ad acta della Sanità calabrese. Anche dal Parlamento si levano ferme proteste. La sen. Fiammetta Modena (FI) afferma che  «è morta la speranza dei calabresi». «Presidente Conte – afferma la senatrice, componente della Commissione Giustizia –, possibile che lei e il suo Governo non abbiate ancora trovato e nominato un nuovo Commissario della sanità in Calabria? Quanto i calabresi dovranno ancora aspettare? Laggiù tutto sta morendo. È mort la speranza dei calabresi dopo aver chiuso ben 18 ospedali diversi. Oggi – dice l’esponente forzista – oltre far montare all’Esercito ospedali da campo sparsi per il territorio, perché non pensa di riaprirne uno di quelli già chiusi e farne un grande centro Covid regionale? Possibile che con il suo potere, che è immenso in questi mesi, non abbia trovato una personalità del mondo scientifico o manageriale da mandare al servizio dei calabresi? Sono settimane che vi arrovellate su questo tema. È gravissimo che lo scontro tra PD e Movimento Cinque Stelle paralizzi la scelta definitiva. Ma è proprio necessario dover trovare un uomo del PD legato magari al Presidente Zingaretti da mandare a Catanzaro? O un prefetto in pensione? In questi mesi lei ha nominato centinaia di esperti nella sua task force: prenda il migliore che ha e lo mandi in Calabria.

«Cosa ancora deve accadere – conclude la sen. Modena – perché vi rendiate conto dello sfascio immane della sanità in Calabria e della disperazione reale di centinaia di migliaia di famiglie? E se alla fine non saprà proprio cosa fare prenda il suo commissario del cuore, Arcuri, e lo mandi laggiù, calabrese tra i calabresi, forse questa volta potrebbe essere utile davvero a qualcosa o a qualcuno».

«Da un mese – ha dichiarato il presidente Spirlì – stiamo aspettando il commissario e siamo non più al primo e neanche al secondo: abbiamo fatto ambo, terno e quaterna. Suppongo che ci stiamo preparando alla tombola e spero che non sia natalizia, visto che ancora manca un mese a Natale. Non è possibile che il Governo continui con questa girandola, con questo carosello veneziano di cavallini imbizzarriti, che hanno solo un nome e nient’altro. Non è neanche possibile che ogni nome proposto dal Governo sia bocciato dal Governo stesso. E tutto questo nonostante la nostra pazienza, la nostra disponibilità, il nostro impegno a lavorare, in questo momento di vacatio, al posto dell’esecutivo nazionale».

«Delle due, l’una: o non funziona la Calabria – ha sottolineato Spirlì – o non funziona lo strumento del commissariamento governativo della Sanità, considerato anche il fatto che, in queste settimane, stiamo svolgendo il nostro compito con grande impegno e risultati. Medici, paramedici, tecnici, oss, personale parasanitario di tutti i tipi, associazioni di volontariato: la politica calabrese è presente e opera al posto di tutti coloro i quali avrebbero dovuto essere su questi territori e, invece, non ci sono».

«Dobbiamo chiederci – ha concluso il presidente f.f. – per quanto tempo ancora il Governo “annacherà il pecoro”. Noi siamo arrivati al colmo della misura». (rrm)

Il sindaco di Cinquefrondi Michele Conia attacca tutti sulla sanità

Il sindaco di Cinquefrondi, Michele Conia, ha dichiarato che «il tempo dell’attesa e della pazienza, per quanto mi riguarda, è finito».

Per il primo cittadino, infatti, «l’incontro del 19 novembre a Roma tra i sindaci della Calabria e il Governo nazionale non solo non ha prodotto alcun cambiamento nella situazione sanitaria in Calabria, ma le problematiche continuano ad aggravarsi» e, intanto, «continuano i balletti “politici” alla ricerca di un Commissario alla sanità senza, inoltre, tenere in considerazione le proposte dei Sindaci calabresi che vivono quotidianamente le necessità del territorio. Continuano le “passerelle“ televisive, gli annunci ed i grandi “giudizi” da parte di chi la Calabria nemmeno la conosce».

«In tutto questo sfascio – ha proseguito il sindaco Conia – i giorni passano ed in Calabria si continua a morire di Covid 19 ​ e di tutte le altre patologie che non si riesce a curare per l’emergenza sanitaria in atto, e per la risaputa mancanza di strutture ospedaliere adeguate. I calabresi meritano “rispetto vero” non solo proclami,​ e principalmente necessitano di azioni ed interventi concreti e risolutivi».

«Il tempo dell’attesa e della pazienza, per quanto mi riguarda, è finito – ha ribadito –. Ho già ritenuto offensivo non permettere ai Sindaci, il giorno del sit-in,​ di avere accesso a​ ​ piazza​ ​Montecitorio. Forse qualcuno dimentica che siamo “organi di governo” democraticamente eletti,​ salvo poi ricordarsene quando in Tv veniamo definiti “sentinelle del territorio” per gestire le situazioni spinose o quando siamo “utili” a sostituirci​ alle Asp ed a tutti gli altri enti nelle attività di prevenzione, tracciamento e gestione del Covid sul nostro territorio».

«L’Anci Calabria e Nazionale – ha detto ancora – si faccia sentire al più presto se davvero vuole rappresentare i Comuni ed i Sindaci della Calabria. Il Governo smetta di “giocare” sulla pelle dei nostri cittadini e l’opposizione nazionale smetta di usare la Calabria per giochi politici,​ perché sono responsabili anche loro di tutti i disastri nella nostra sanità degli ultimi 20 anni. Da sindaco e da cittadino calabrese sono indignato e pretendo subito risposte concrete».

«Smettetela tutti – ha concluso – di considerarci una colonia elettorale o una terra da teatrino televisivo, siete e sarete responsabili di tutte le sofferenze degli ammalati in questa regione». (rrm)