di SALVATORE MARTILOTTI – La rinuncia di Baker Hughes a investire nel porto è l’argomento del giorno a Corigliano Rossano, in Calabria e anche oltre. Non vi è dubbio che, forse, è sfumata l’ennesima opportunità di sviluppo di un porto che ha avviato l’iter della costruzione cinquantasette anni fa. Nell’attesa di un ripensamento della Baker Hughes, vorremmo ricordare che al porto del “vuoto e del silenzio”, in tutti questi decenni hanno dato dignità i pescatori di Schiavonea che sono stati protagonisti, con le loro micro-imprese di pesca a conduzione famigliare, per la quasi totalità, della trasformazione (pur in presenza di “uno sviluppo spontaneo”) di gran parte della flotta artigianale in una moderna flotta peschereccia capace di incidere notevolmente sull’economia locale con la creazione di nuovi posti di lavoro e un reddito per gli equipaggi paragonabile ai lavoratori dell’industria.
Tra le altre cose bisogna dare atto al settore della pesca locale di aver messo dei paletti chiari e precisi, ovvero i pescatori non volevano e non vogliono essere da intralcio all’eventuale sviluppo portuale tant’è che nel lontano 2005 fu aperto un secondo varco per l’ingresso nella seconda darsena. Lì dove è all’ormeggio la flotta peschereccia con accanto il mercato ittico e l’organizzazione di servizi pesca che avrebbe dovuto caratterizzare la seconda darsena come porto peschereccio di stampo comunitario con la realizzazione del “Distretto Ittico di Schiavonea” come approvato a metà degli anni novanta dalla Giunta e dal Consiglio Comunale dell’ex Comune di Corigliano Calabro.
Tuttavia, non si direbbe, ma siamo riusciti nell’impresa, tutta negativa, di creare le condizioni per un futuro alquanto incerto. Le responsabilità sono diverse e diffuse. Oggi vogliamo ricordare che la realizzazione del ”Distretto Ittico” dovrebbe essere considerato patrimonio del nuovo Comune di Corigliano Rossano. E, pertanto, in questa fase di forte attenzione verso il porto di Schiavonea, di investimenti che forse non verranno ma che si dovrebbe fare di più per attrarli, si potrebbe incominciare a valorizzare l’economia ittica locale. Certamente, in questa direzione, il Comune dovrebbe incominciare ad attivarsi per far decollare “Il distretto ittico di Schiavonea”.
Al momento abbiamo la sensazione che tutto sia fermo anche perché non ci pare che ci sia nessun intervento di rilievo per cercare di risolvere le profonde contraddizioni e i nodi strutturali. Per ripartire, forse, sarebbe opportuno, da parte del Sindaco, pensare di costituire un “tavolo di partecipazione” con esperti del settore, imprese e operatori economici per “un confronto” sulla progettualità più adeguata per programmare lo sviluppo futuro del settore a partire dalla riorganizzazione dei servizi pesca esistenti.
E, in particolare, la piena funzionalità dello scalo di alaggio, diventato una vera e propria telenovela della nostra storia recente, ma fondamentale, secondo la normativa vigente, per garantire sicurezza in ambito portuale. Ma per far decollare la riorganizzazione complessiva dei servizi, è necessario lavorare in forte sinergia con l’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio di Gioia Tauro. Lavorare insieme per dare avvio a questa ambiziosa azione di rilancio puntando, senza esitazioni, al decollo del “Distretto ittico di Schiavonea” e magari al ripensamento dell’investimento da parte della Baker Hughes. (sm)