REGGIO, LA CONDANNA PER IL MIRAMARE
VIA FALCOMATÀ, VICE BRUNETTI E VERSACE

di SANTO STRATI  – E, alla fine, il primo verdetto sulla vicenda Miramare è arrivato, destinato a scombussolare ulteriormente gli assetti amministrativi di Comune e di Città Metropolitana di Reggio: condannato il sindaco Giuseppe Falcomatà (1 anno e 4 mesi) e quasi tutta la ex Giunta (1 anno) unitamente a due dirigenti e al presidente dell’Associazione Sottoscala. Il processo, com’è noto, riguardava l’affidamento senza bando e in via preferenziale a un’associazione privata, il cui capo era un buon amico del sindaco. Se eticamente il comportamento di Falcomatà è sicuramente censurabile (e quanto meno la colpevole ingenuità non merita giustificazioni), dal punto di vista giuridico la sentenza è alquanto controversa. Le sentenze – questo è chiaro – non si discutono, ma si possono e si devono commentare: secondo l’impianto difensivo che pareva solido non c’è stato l’ingiusto profitto, non c’è stato abuso d’ufficio, anzi il Comune ha risparmiato i costi di riadattamento del piano terra dopo anni di chiusura del Miramare, e l’affidamento “temporaneo” e provvisorio in attesa di una regolare gara non sembra penalmente rilevante. I giudici, difatti, hanno assolto tutti dall’accusa di falso, ma hanno accertato l’abuso d’ufficio. Un reato che perseguita tutti gli amministratori locali, anche solo se si sposta una penna da una scrivania all’altra, e andrà sicuramente rivisto, perché diversamente nessuno accetterà più di fare il sindaco. Serve una tutela diversa per i sindaci, una revisione del cosiddetto reato di abuso d’ufficio: l’Anci sta muovendosi da tempo in questo ambito, ma è necessaria una precisa volontà politica che impegni il governo per una riforma adeguata in questo campo. Secondo Anci Calabria «appare infatti improcrastinabile un intervento legislativo rispetto a un reato che è privo di indicazione di condotte specifiche risultando utilizzabile per qualsiasi condotta/atto amministrativo. Emerge la necessità di accelerare il processo di rivisitazione delle predette norme sia perché l’abuso d’ufficio è un reato estremamente fumoso e privo di tipizzazione della condotta e sia perché la legge Severino, che prevede la sospensione degli amministratori in caso di condanna anche solo di primo grado e, quindi, non definitiva, appare in palese contrasto con i principi costituzionali e comunitari relativi alla presunzione di innocenza».

[GUARDA IL VIDEO DI LUIGI PALAMARA DELLA LETTURA DELLA SENTENZA E IL PRIMO COMMENTO DI GIUSEPPE FALCOMATÀ]

Sentenza Miramare

Il secondo grado di giudizio potrà ribaltare la sentenza, ma questa è materia dei giudici. Vale la pena, invece, di valutare gli effetti “disastrosi” di questo verdetto. In base alla legge Severino, il sindaco Falcomatà ha già ricevuto ieri sera dal prefetto Mariani la notifica di sospensione per 18 mesi e lo stesso provvedimento vale per il vicesindaco metropolitano Armando Neri (e altri consiglieri, incluso l’assessore Muraca), con l’evidente risultato di creare non pochi disagi nell’amministrazione cittadina e dei comuni dell’area metropolitana. Falcomatà un’ora prima del verdetto aveva provveduto a nominare i “sostituti”, ovvero chi guiderà materialmente Comune e MetroCity per i prossimi 18 mesi: revocato l’incarico di vicesindaco a Tonino Perna (che però rimane assessore con le stesse deleghe di prima), Falcomatà ha disposto l’atto di nomina con apposito decreto di Paolo Brunetti, attuale assessore all’Ambiente, a vicesindaco di Palazzo San Giorgio, il quale manterrà le stesse deleghe; alla MetroCity, vista la vacatio obbligata per la condanna dell’attuale vice Neri, Falcomatà, in qualità di sindaco metropolitano ha nominato vicesindaco Carmelo Versace, il quale manterrà anche lui le precedenti deleghe. Formalmente non ci sono impedimenti che possano impedire a Comune e MetroCity di mandare avanti progetti e iniziative già avviate e, soprattutto, gestire i fondi del PNRR destinati a Reggio, ma sostanzialmente a molti reggini la cosa andrà molto probabilmente di traverso.

La Città di Reggio aveva (ha) bisogno di un sindaco nel pieno possesso delle sue prerogative, in grado di portare avanti idee e progetti per i quali ha ricevuto il consenso di gran parte della cittadinanza: i reggini si ritrovano, invece, con due “vice” (con tutta la stima e il rispetto per Brunetti e Versace) che volere o volare potranno (o dovranno), per tante ragioni, limitarsi a una più che ordinaria amministrazione. COn un sindaco “eletto” ma assente e impossibilità d amministrare la Città e un Consiglio comunale diverso da quello uscito dalle urne. Questo è incontrovertibile.

Sarebbe stato meglio il commissariamento e il ritorno alle urne? Secondo l’opposizione, ovviamente sì, ma l’opzione delle dimissioni non ha mai sfiorato Falcomatà, forse per scaramanzia, forse perché il sindaco era fiducioso in un verdetto favorevole) e il primo cittadino si trova adesso in una scomoda posizione che (formalmente) gli impedisce qualsiasi iniziativa politica. Formalmente perché, in realtà, i due vice sono suoi fedelissimi e possono avere i “suggerimenti” adeguati del sindaco costretto al riposo, ma nella sostanza tutto ciò potrebbe trasformarsi e divenire una routine di scarso vantaggio per la città. Facendo due conti, tra 18 mesi, ci saranno le elezioni politiche (salvo imprevisti o voto anticipato) e in questa condizione sarà difficile per Falcomatà pensare – come si poteva prevedere – a una candidatura nazionale. La mossa intelligente, probabilmente, sarebbe stata quella di dimettersi prima della comunicazione della sospensiva prefettizia e costringere così allo scioglimento tutto il Consiglio comunale, ma tutto ciò, nel contempo, sarebbe diventato un irrimediabile regalo alle destre che sulla scia positiva di Occhiuto potrebbero, agevolmente “riprendersi” Reggio. D’altro canto, non dimentichiamo che la sentenza toglie dal Consiglio comunale anche l’assessore Giovanni Muraca (ex-poliziotto con delega ai Lavori pubblici), e i consiglieri comunali Nino ZimbalattiSaverio Anghelone (Cambiato con Toti, oggi Coraggio Italia) e Giuseppe Marino, in atto capogruppo Pd.

Un patatrac da cui è difficile venir fuori senza fare danni, sia in un caso sia nell’altro. Come possa funzionare la Città dopo questo gigantesco scossone all’amministrazione è un interrogativo che in tanti a Reggio si stanno ponendo. Intanto si sa come cambia il Consiglio: entrano Giovanna Teresa Pensabene (589 preferenze) al posto di Giuseppe Marino (aveva avuto 1070 voti), Antonio Ruvolo (502 voti) al posto di Nino Zimbalatti (700 voti) e Gianluca Califano (738 voti) al posto di Saverio Anghelone (1019 voti) e ad Armando Neri (che aveva preso 1079 voti) subentra Lavinia Marino (335 voti). La sostituzione dell’assessore Muraca, invece, dovrà essere decisa, con buona probabilità, dal vice Brunetti in qualità di facente funzioni di sindaco, soltanto nei prossimi giorni. Alla MetroCity, inoltre, per effetto della sospensione di Marino, Zimbalatti e Neri dovrebbero subentrare rispettivamente Giovanni Latella, Giuseppe Sera e Giuseppe Giordano.

Il sindaco Giuseppe Falcomatà ha accolto con pacatezza la sentenza, incontrando i giornalisti fuori dell’aula bunker: «Aspettiamo le motivazioni. Il tribunale ha accolto la tesi dell’accusa per l’abuso d’ufficio, ma ha dato ragione a noi per  il reato di falso per il quale c’è stata l’assoluzione. Non è previsto alcun rimpasto di Giunta, l’Amministrazione andrà avanti, con i nuovi vice appena nominati. Finiscono questi sette anni che sono stati duri, riabbracciamo le nostre famiglie e stiamo più tranquilli. C’è già un ricorso sulla costituzionalità della legge Severino, quindi staremo a vedere eventuali risvolti per quanto riguarda il provvedimento di sospensione».

Tanti, ovviamente i commenti, anche di diversa parte politica. In particolare, il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo (in cordialissimi rapporti con il padre Italo Falcomatà) ha voluto esprimere piena solidarietà al collega reggino: «Sono convinto che Giuseppe Falcomatà saprà dimostrare la propria assoluta estraneità ai fatti che gli sono contestati e che gli sono costati la condanna, in primo grado, da cui deriverà anche la sospensione in base alla legge Severino. Pur sottolineando il profondo rispetto nell’operato della Magistratura, e senza voler esprimere giudizi in merito a quanto stabilito dal tribunale di Reggio, non posso non sottolineare la mia più profonda solidarietà, umana e politica, a Giuseppe. Lo conosco da anni e, in virtù della collaborazione e della condivisione di idee e progetti che avevo con un gigante come il padre Italo, ho da decenni instaurato un fortissimo rapporto di amicizia con tutta la sua famiglia. Sono assolutamente sicuro – ha detto Abramo – che certe condotte non fanno parte del suo modo di essere, così come sono sicuro che darà battaglia in ogni altra sede possibile per ristabilire la verità e ritornare più forte di prima. Glielo auguro di cuore, ma ribadisco pure che gli amministratori locali abbiano bisogno di norme più precise per essere meglio tutelati. I sindaci sono il primo punto di riferimento per i cittadini, ma anche quelli che pagano sulla propria pelle pur non avendo responsabilità dirette. Il Governo faccia qualcosa per difenderli». Anche il presidente dell’Anci (Associazione dei Comuni d’Italia) Antonio De Caro ha voluto esprimere piena solidarietà al sindaco reggino: «Nel rispetto della sentenza e riponendo piena fiducia nel corso della giustizia, non posso che esprimere la mia vicinanza a Giuseppe Falcomatà, del quale in questi anni abbiamo conosciuto la dedizione al lavoro nell’interesse della sua comunità, che in un momento come questo si ritroverà senza guida politica e amministrativa».

L’opposizione ha trovato in Matteo Salvini la voce più grossa. «Fra condanne, scandali e denunce di brogli e rifiuti dovunque, Falcomatà non molla la poltrona e lascia i cittadini di Reggio allo sbando: dimissioni!». Secondo il massmediologo Klaus Davi «sul piano politico l’unica cosa che si deve fare è tornare a votare, perché questa è una fase in cui Reggio deve avere un primo cittadino con pieni poteri che possa difendere la città e garantire che a essa vengano destinati i giusti investimenti ricavati dal PNRR». Acido il commento dell’ex consigliere comunale Nino Castorina (arrestato per la storia dei brogli elettorali e ancora in attesa di processo): «Oggi chi chiese all’epoca le mie dimissioni (ovviamente non rese) è stato dimissionato da una sentenza di primo grado che certifica un abuso d’ufficio e che chiarisce come la faccia di determinati personaggi è simile ad una parte meno nobile del corpo umano». (s)

 

A REGGIO, TUTTI INFURIATI PER I RIFIUTI
QUI UN PROBLEMA, ALTROVE UNA RISORSA

La situazione rifiuti a Reggio Calabria è arrivata al limite: i cittadini sono infuriati, esasperati, non accettano più le rassicurazioni del primo cittadini. Il problema, ormai, è diventato di una cronicità irrisolvibile che la Città dello Stretto non può più sopportare: mentre altrove dai rifiuti si ricavano energia o concime per l’agricoltura, ovvero risorse importanti per il territorio, a Reggio sono solamente una desolante realtà, un nauseabondo problema a cui non si riesce a trovare una soluzione seria e definitiva. Inutile accusare, come ha fatto in molte occasioni, il sindaco Giuseppe Falcomatà i cosiddetti lordazzi (ovvero i cittadini che buttano la spazzatura dove capita) che accatastano rifiuti su rifiuti, incuranti del comportamento incivile che però nessuno sanziona in maniera pesante, quando non incendiano i cumuli di spazzatura, provocando fumi di diossina che non sono certo un toccasana per i polmoni dei residenti.

Sono state annunciate troppe volte le aperture di nuove discariche, si è mandata la spazzatura raccolta in altri siti extraregionali (a costi che fanno paura) ma non si è mai considerata l’idea di trasformare radicalmente la raccolta dei rifiuti in qualcosa di intelligente e utile per la Città. Togliere i cassonetti senza offrire un adeguato servizio di raccolta è stata una scelta infelice: Reggio è l’unica città del mondo dove i i rifiuti nei loro miseri mastelli vengono esposti fuori dei cancelli nei condomini, quasi fossero qualcosa di cui vantarsi. Ci sono professionalità locali in grado di suggerire soluzioni adeguate (vedi quello che è successo a Bagnara Calabra e a Cittanova) ma non vengono nemmeno convocate per ascoltare qualche proposta; c’è l’esempio della Fattoria della Piana, a Candidoni, a poche decine di chilometri dal capoluogo dove è in funzione un termovalorizzatore che trasforma in energia i rifiuti organici e in compost per concimare i campi il resto. Non solo produce energia sufficiente a gestire l’intera fabbrica di latticini e i preziosi allevamenti, ma riesce persino a fornire (a pagamento) energia ad altre zone vicine.

Il problema dei rifiuti non è solo di Reggio, sia ben chiaro, andrà affrontato e risolto a livello regionale e sarà una brutta patata bollente per la nuova Giunta e l’assessore all’Ambiente: bisognerà smettere di dire sempre no a soluzioni di tecnologia e innovazione per il trattamento rifiuti e individuare sistemi di smaltimento (in loco) che siano in grado non solo di assicurare igiene ambientale e pulizia, ma trasformare i rifiuti in ricchezza, come avviene ormai in gran parte del Nord Italia e in quasi tutta l’Europa.

Basta solo uno sbiadito ricordo a far arrabbiare ancora di più i reggini: ai tempi di Falcomatà padre, c’erano autobotti che all’acqua aggiungevano gocce di essenza di bergamotto, per irrorare le strade e renderle profumate. I lavoratori della “nettezza urbana” (non si chiamavano ancora operatori ecologici, titolo che oggi fa ghignare pensando ai disastri ambientali visibili in ogni angolo della città) lavoravano con dedizione e passione e il sindaco Falcomatà (padre) già ai primi esperimenti di “profumare la città” scendeva in vestaglia da casa (alle prime ore del mattino era già tutto splendente) per prendere un caffè con questi lavoratori, che ci tenevano al decoro e alla pulizia della loro città: per loro stessi, per i propri figli, per tutti i cittadini. Non è leggenda, è tutto vero. Ma l’attuale sindaco (Falcomatà figlio) forse non lo ricorda o non ha voglia di ricordarlo, e sa solo chieder scusa ai cittadini. Atteggiamento apprezzabile, ma non sufficiente a placare gli animi. Così si fa montare la rabbia e si fa un danno serio alla città e al suo futuro. Naturalmente, l’opposizione con questa situazione ci va a nozze per attaccare il sindaco, ma al di là dei ripetuti inviti ad andarsene e mollare, occorre precisare, per onestà intellettuale, che non vengono indicazioni, idee e progetti (però stamattina si riuniscono gli esponenti di centrodestra per formulare “proposte e soluzioni”). Gli errori sono vistosi e sotto gli occhi (e il naso) di chi è costretto a vivere in mezzo a montagne di spazzatura, ma ora serve una decisa virata. Certo, gli stop imposti dal Tar, la burocrazia e l’assurdo “impiastro di complicazioni” che sono diventate le gare d’appalto non aiutano, però non possono essere la giustificazione per non aver, fino a oggi, saputo affrontare e risolvere il problema. (s)

Gli attacchi al Sindaco

«Sindaco Falcomatà, lei non si deve permette di dire ai Cittadini che dobbiamo tenere duro e continuare a soffrire per altri mesi». È quanto ha dichiarato Nuccio Pizzimenti, presidente dell’Associazione Cittadini per il Cambiamento, in un duro attacco contro il primo cittadino che, nei giorni scorsi, ha chiesto ai reggini di «tenere duro» a seguito della decisione del Tar di sospendere il bando per l’aggiudicazione del servizio di raccolta dei rifiuti a Reggio Calabria. Una decisione, quella del Tar, che rischia di lasciare la città senza qualcuno che gestisca il servizi rifiuti, «un dramma, un disastro assoluto» ha commentato il primo cittadino, che ha sottolineato come si tratta di «una situazione che dobbiamo e vogliamo evitare in tutti i modi.

«Nonostante la buona volontà di Falcomatà a cercare di risolvere la questione cercando di «avere una pronuncia del Consiglio di Stato prima del 15 dicembre», data in cui è fissata l’udienza, questo nuovo “caso” è goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha dimostrato, ancora una volta, l’inadeguatezza della Giunta comunale e di un sindaco che «non assolve neanche ai suoi doveri di Presidente Ato – ha detto Pizzimenti – e che non sa stabilire le priorità, perseverando intenzionalmente nei suoi errori, addossandone poi le conseguenze alla popolazione, a nostro avviso, deve chiedere scusa e rimettere il mandato a causa della incapacità politica, tenendo in debita considerazione anche la sconfitta politica alle ultime elezioni Regionali, che l’hanno visto sconfitto anche con il candidato che ha sostenuto.

«Il sindaco Falcomatà, non può e non deve dire che i Cittadini devono soffrire a causa delle sue scelte sbagliate, poiché va ricordato, che, essi pagano la tasse sui rifiuti, a fronte della quale non ricevono un buon servizio di raccolta e, pertanto, vanno risarciti» ha detto ancora il presidente di Cittadini per il Cambiamento, che ha chiesto di dichiarare lo stato di emergenza sanitaria su tutto il territorio comunale, e di chiedere l’intervento dell’Esercito per pulire la città.

A chiedere a gran voce le dimissioni del sindaco, anche il consigliere comunale e Metropolitano Antonino Minicuci, che ha dichiarato che «sono certo che Falcomatà ami Reggio Calabria, e nutra un sentimento di sincero affetto per la città. È arrivato però il momento di dimostrarlo con i fatti: il sindaco prenda atto che è finita, che sta mortificando Reggio Calabria da sette lunghissimi anni».

«Nei mesi scorsi – ha spiegato – io e tutta l’opposizione in consiglio comunale abbiamo condiviso l’invito del sindaco Falcomatà ad una sorta di ‘pacificazione’, fatta di toni più pacati e una maggiore collaborazione per il bene della città. Alla luce di quanto emerso in relazione alla gestione dei rifiuti però, mi appare inevitabile esternare  una grande amarezza, pari solo al disagio nel vedere Reggio Calabria ridotta in queste condizioni, che potrebbero addirittura peggiorare nelle prossime settimane. Il sindaco Falcomatà, in campagna elettorale, aveva rassicurato i reggini, garantendo che avrebbe risolto il problema rifiuti entro il primo novembre del 2020.

«In occasione di uno dei confronti diretti avuti davanti alle telecamere – ha proseguito Minicuci – con parole forti ma eloquenti avevo ricordato a Falcomatà come per anni non si fosse fatto nulla, e che mancavano del tutto le strategie e le competenze per risolvere la problematica rifiuti. Il sindaco però, oltre a puntare l’indice verso la Regione Calabria alla ricerca di colpevoli, si abbandonava alle solite promesse da Pinocchio.

«In occasione di uno dei confronti diretti avuti davanti alle telecamere – ha detto Minicuci – con parole forti ma eloquenti avevo ricordato a Falcomatà come per anni non si fosse fatto nulla, e che mancavano del tutto le strategie e le competenze per risolvere la problematica rifiuti. Il sindaco però, oltre a puntare l’indice verso la Regione Calabria alla ricerca di colpevoli, si abbandonava alle solite promesse da Pinocchio».

A ribadire che «Reggio Calabria non merita  di essere presa a calci, pugni e schiaffi dalla cronica e incorreggibile incapacità amministrativa di un sindaco e dei suoi sodali, leali a lui, sleali nei confronti della città» sono state Angela MarcianòFilomena Iatì, rispettivamente presidente e consigliere comunale di “Impegno e Identità”, per nulla disposte a raccogliere le sconce lacrime di coccodrillo del primo cittadino.

«Alle gravi disfunzioni amministrative – hanno detto – alle inchieste giudiziarie, alla carenza di erogazione di acqua potabile, alle pessime condizioni del manto stradale, alla mancata raccolta dei rifiuti solidi urbani protrattasi ormai da tempo, si aggiunge ora questo ennesimo intoppo che potrebbe determinare, per i mesi a venire, un ulteriore, ancor più grave, situazione emergenziale già conclamata nel servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti nella nostra città».

«Il rischio serio che per mesi si protragga questa situazione emergenziale è la rappresentazione plastica dell’indefinibile modo di gestire le sorti della collettività da parte del sindaco e della sua striminzita cerchia di adepti a Palazzo San Giorgio» hanno proseguito Marcianò e Iatì, sottolineando che «sono mesi che, in un’altalena di dichiarazioni e richiesta di tempo, il sindaco, rivolgendosi alla cittadinanza, ha assicurato una soluzione della problematica».

«Dopo aver preso in giro i reggini con la giuridicamente impossibile internalizzazione del servizio rifiuti – hanno detto ancora – per il tramite di un bando di affidamento del servizio a Castore, siamo arrivati al punto di non ritorno: dal 31 ottobre, data di scadenza dell’ennesima proroga illegittima in capo ad Avr, – è il rilievo mosso con risolutezza dalla docente universitaria e dall’avvocato – le strade continueranno ad essere invase selvaggiamente da distese sterminate di spazzatura».

«Insistiamo – hanno proseguito – sul delicato profilo di illegittimità, sia perché esso è stato da noi denunciato con puntualità alle autorità preposte competenti, oltre che denunziate nell’Aula del Consiglio comunale. Contestazioni al pari di quello che riguarda le proroghe riguardanti il servizio idrico gestito da Idrorhegion. L’internalizzazione dei servizi tanto decantata, pertanto, non ha sortito alcun effetto benefico se non quello del puro annuncio propagandistico- elettorale».

«Questo sfacelo, sono gli avvenimenti a certificarlo – hanno evidenziato – è figlio legittimo di un’Amministrazione Falcomatà, una brigata sbrindellata di sodali addestrati ad obbedire alle ossessioni maniacali del loro nocchiero. Essi, pavidi e conniventi, hanno sempre consentito, senza mai abdicare al loro ruolo compiacente, venissero calpestate le regole elementari della programmazione, basti pensare al contenuto del Dup (Documento Unico di Programmazione) e le basi minime della pianificazione».

«Una città che continua a vivere nell’emergenza che si è celata – hanno detto ancora Marcianò e Iatì – dietro, a loro dire, concordati interventi da parte del Prefetto a cui pure ci siamo rivolti ma senza trovare il supporto che merita una comunità distrutta da fallimenti conclamati di questa portata. Quello stesso Prefetto a cui  Falcomatà ora ricorre elemosinando un contributo atto a scongiurare il peggio che ha creato con le sue stesse mani grondanti lentezze, frutto di incompetenze e inettitudini».

«È questo il quadro peggiore – hanno concluso – nel quale un apparato burocratico amministrativo agisce, anch’esso accondiscendente, nel vuoto di un indirizzo politico qualificato e credibile, con la conseguenza che  tutti i settori si ritrovano oggi ancor più allo sbando con la qualità dei servizi che a Reggio Calabria scava ormai nelle viscere più profonde dello scandalo». 

«Ma quale altro misfatto deve commettere il signor sindaco, affinché capisca che è ora di dimettersi e di lasciare la città nelle mani di qualcuno più esperto, più maturo e soprattutto più capace?» ha chiesto il consigliere comunale di opposizione, di Coraggio Italia, Massimo Ripepi, che ha evidenziato come i giudici del tar abbiano bocciato «i tre super esperti nominati da Falcomatà e costati ai cittadini 30 mila euro».

«Era necessario pagare profumatamente i tecnici in questione, per scegliere una ditta priva delle competenze necessarie e dei mezzi per ottemperare alle richieste del bando stesso?» ha chiesto Ripepi, che ha evidenziato come «non ne possiamo più di subire angherie e atti di arroganza politica perpetrata da amministratori incapaci che, con la presunzione di sapere tutto, abusano della fiducia dei reggini che nel frattempo annegano nel disagio quotidiano. Il sindaco chiede di “soffrire insieme” ma meriterebbe di pagare pegno da solo lasciando il timone di questa città, che di sofferenze ne ha già subite abbastanza» ha concluso. (rrm)

 

Sospesa dal prefetto Angela Marcianò a Reggio, lascia il Consiglio comunale prima dell’inizio della seduta

Qualche istante prima della seduta del primo Consiglio comunale di Reggio del secondo mandato del sindaco Falcomatà, è giunta la notifica del prefetto Mariani, ai sensi della legge Severino, della sospensione di 18 mesi per la consigliera comunale Angela Marcianò. La prof. ha lasciato l’aula, non avendo più titolo per presenziare, e i funzioanri del Comune hanno convocato il consigliere supplente, Filomena Iatì, prima dei non eletti della lista della Marcianò, rinviando di qualche ora la seduta. La Marcianò non ha voluto commentare il provvedimento. (rrc)


UNA NOTIZIA GIÀ ANNUNCIATA CON LARGO ANTICIPO

Il nostro collaboratore Luigi Palamara già ad agosto, dopo la presentazione delle candidature aveva messo in evidenza il rischio della naturale sospensione – prevista in questi casi dalla legge Severino – vista la condanna in primo grado per abuso d’ufficio inflitta ad Angela Marcianò, già assessore ai Lavori Pubblici della prima Giunta Falcomatà.

di LUIGI PALAMARA – La legge Severino è chiarissima. Nessuno però ha sollevato la questione e alle nostre insistenti domande in tal senso abbiamo avuto sempre risposte vaghe e mai precise e puntuali. Ad onor del vero La Marcianò sosteneva con veemenza che per lei non ci sarebbe stata nessuna sospensione. Con questa “bugia” – probabilmente in buona fede – ha messo su una campagna elettorale strepitosa nei numeri per la sua persona, 13.165 preferenze personali, presentandosi come paladina dei principi etici e morali. La notifica di questa mattina, però, ha creato non poco imbarazzo in chi ha sostenuto e sostiene Angela Marcianò.

La consigliera comunale di opposizione arriva nei pressi di Palazzo San Giorgio intorno alle 9.30, abito scuro, sorridente. Poi sale e si siede negli scranni dell’Aula Pietro Battaglia sede del Consiglio Comunale a Palazzo San Giorgio. Il primo Consiglio Comunale dell’era Falcomatà Bis è previsto alle ore 10.00. Intanto arrivano tutti i consiglieri e gli assessori.

Angela Marcianò sugli scranni di Palazzo San Giorgio

Qualche minuto e la Marcianò viene invitata a recarsi presso l’Ufficio del Segretario Generale del Comune dottoressa Giovanna Acquaviva. Notiamo la cosa e attendiamo l’uscita. Sono le 10.30 quando la Marcianò esce dall’ufficio e imbocca il corridoio che porta verso le scale dell’uscita. In mano ha dei fogli. Probabilmente la notifica del Prefetto di Reggio Calabria dottor Massimo Mariani che le comunica la sospensione per 18 mesi a partire da oggi.

Proviamo a porle la domanda fatidica. “È stata sospesa?” Nessuna risposta, come oramai ci ha abituati da qualche tempo. Un silenzio che urla forte. Non è la prima volta che a domande pertinenti la professoressa Angela Marcianò pone davanti a noi il muro del silenzio. Siamo abituati ad accettare le non risposte e la sua totale indifferenza. Fa parte del gioco. In questi mesi siamo stati gli unici a porre il problema. Non vi è traccia in nessun giornale, cartaceo o online che sia. Come se nulla fosse. Siamo stati l’unica voce “fuori dal coro” delle tante penne che si sono trasformate in futili piume.

E adesso l’epilogo. Un epilogo amaro e grottesco ampiamente annunciato prima ancora della presentazione delle liste. La professoressa si indigna della modalità dei tempi di consegna del provvedimento. Di cosa stiamo parlando? La legge ha i suoi tempi, va accettata e rispettata. Sconti e privilegi non ci possono essere per nessuno.

La Marcianò affida a Facebook un amaro sfogo parlando di «modalità irrispettose della persona e degli elettori». Parla di un «siparietto che si stava preparando» ai suoi danni «volto esclusivamente a mortificarmi durante il Consiglio comunale in diretta sui social». «Ho fatto in modo di evitarlo». La Marcianò conclude di essere «fieramente pronta a subire questa ingiustizia che però dovrà servire a far emergere la VERITÀ!  Se qualcuno pensa di destabilizzarmi e di mettermi a tacere, evidentemente non mi conosce».

Nessuno la metterà a tacere, prof. Marcianò, ma è lei che tace con la stampa, rifiutando di rispondere alle domande dei giornalisti, com’è capitato di frequente e si è ripetuto questa mattina. Con gli auguri sinceri di riuscire presto a ribaltare la sentenza a suo sfavore, a fermare l’«ingiustizia» di cui si sente vittima. Ma a stabilire la sua responsabilità o non colpevolezza non saranno i giornali o l’opinione pubblica, ma il giudizio di una Corte. (lm)

 

[Nella foto di Luigi Palamara, Angela Marcianò lascia Palazzo San Giorgio]

Reggio: il confronto mancato con il sindaco Falcomatà, Minicuci non partecipa

Poteva essere un confronto a due, importante per gli elettori, per chiarirsi le idee in vista del ballottaggio tra i due aspiranti sindaci, l’uscente Giuseppe Falcomatà (centrosinistra) e lo sfidante Nino Minicuci (centrodestra). Ma quest’ultimo, adducendo altri impegni («non ho tempo da perdere») ha disertato l’invito rivolto – in tempi adeguati – dal giornalista Luigi Palamara (L’Arciere) per un incontro con il nostro giornale Calabria.Live e l’emittente televisiva Telemia. Due testate autorevoli nel panorama regionale e, soprattutto, indipendenti, che hanno dedicato e stanno dedicando con assoluta imparzialità l’adeguata informazione sul voto reggino.

L’avv. Minicuci, probabilmente, ha idee un po’ particolari sul rapporto con la stampa, visto che domenica, nella segreteria politica di Forza Italia, ha testualmente dichiarato di essere disponibile al confronto con Falcomatà previo accordo con lo stesso, riservandosi di scegliere la data, la testata e i giornalisti. In democrazia, nei confronti, non si scelgono i giornalisti con cui discutere, ma si accetta di ricevere domande dalla stampa – di qualunque testata – alle quali si dovrebbe essere tenuti a rispondere. Nella trasparenza assoluta e nel rispetto totale di chi ascolta, ovvero degli elettori che hanno diritto della mediazione della stampa per parlare ai candidati e ascoltare i loro programmi.

Minicuci, dispiace dirlo, ha sbagliato e ha perso un’opportunità importante per far sentire, in libertà, le sue idee e rispondere alle domande sicuramente non concordate prima (!) di tre professionisti dell’informazione. Accanto a Luigi Palamara, in streaming, c’erano il direttore di Calabria.Live Santo Strati e il direttore di Telemia Giuseppe Mazzaferro. E dall’altra parte il sindaco Falcomatà che, con la correttezza che gli è da sempre riconosciuta, non ha rifiutato il fuoco di domande al quale l’hanno sottoposto i tre giornalisti.

Falcomatà dimostra di essere un politico, Minicuci sta studiando forse per diventarlo, ma dovrebbe cominciare a capire come funziona il confronto dialettico mediato dalla stampa: i giornalisti non sono al servizio di alcun candidato o di alcun partito (salvo a dichiararlo espressamente e agire di conseguenza) ma soprattutto non si scelgono. È andata male al presidente Trump che ha cercato di far allontanare una cronista “scomoda” da una sua conferenza stampa, figurarsi come andrà peggio (figurativamente parlando) al candidato Minicuci. La “malafigura” – come dicono a Reggio – avrebbe potuto risparmiarsela. (s)

Di seguito la registrazione dell’incontro con il sindaco uscente Falcomatà, trasmesso in streaming via Facebook:

REGGIO: IMPEGNO PER RESTAURARE L’ARCO DI NESCI A PELLARO

30 luglio – Tornerà a nuovo splendore l’Arco di Nesci a Pellaro: è l’impegno del Sindaco Falcomatà per ripristinare con un adeguato restauro la bella struttura in pietra che da via Nazionale (originariamente via Nesci) incontra il quartiere Lume. L’arco era stato realizzato per superare i dislivelli topografici e consentire il trasporto di acqua, da e per la contrada di Ribergo, agevolando l’irrigazione delle colture di bergamotto che crescono rigogliose nella zona. «Un baluardo dell’antica civiltà contadina e un presidio di testimonianza e memoria che deve tornare al suo splendore» ha detto Falcomatà. E questa mattina in giunta ha dato mandato di  tirare fuori dai cassetti della vecchia progettazione comunale il percorso di valorizzazione e conservazione dell’arco, da aggiornare, per affidarlo immediatamente alla  sua compiuta realizzazione. «Non si tratta solo di recuperare la memoria ma occorre nel contempo risolvere un atavico problema di sicurezza della viabilità che interessa la zona di Lume a causa dei pericoli che potrebbero scaturire dal mancato consolidamento dell’opera»  ha osservato il sindaco.   
Intanto, con la cerimonia di intitolazione della Via Francesco Saverio Campolo (1896-1941, Medaglia d’Oro al Valore Militare), è stato avviato a Pellaro il  riordino della toponomastica. Il popoloso quartiere a sud di Reggio Calabria vedrà finalmente sostituire le indicazioni delle traverse che si diramano dalla centrale via Nazionale, finora segnalate  con lettere progressive, con i nomi dei tanti personaggi che hanno contribuito alla crescita della comunità mediante il loro apporto culturale, politico –sociale, lavorativo,  nei campi più svariati.
Nel corso del convegno organizzato nell’ambito del Taranta Wine Fest per la presentazione del libro “Toponomastica di Pellaro” scritto su input dell’assessore Giuseppe Marino dall’urbanista Giovanni Marcianò con la collaborazione del professore Giuseppe Cantarella, Presidente della Commissione Toponomastica, sono state illustrate le scelte che l’Amministrazione Comunale ha compiuto per le intitolazioni delle strade del centro di Pellaro.
Il sindaco Giuseppe Falcomatà ha rimarcato che «passo dopo passo si  ricostruisce  il percorso storico, le vicende fondanti e si rinsalda la memoria collettiva costruendo una identità condivisa che si trasforma in riferimenti per le giovani generazioni». (rrc)