La Cisl di Cosenza per la seconda volta alle Terme Luigiane per la Festa del 1° Maggio

di FRANCO BARTUCCI – Lavoro e la Pace, questo è il titolo dell’ iniziativa che la Cisl di Cosenza ha organizzato per il 1° maggio presso lo stabilimento Terme Nove di Guardia Piemontese, per tenere alta l’attenzione sul futuro della struttura.

«In queste ore si sta apprezzando – scrivono in una nota i dirigenti del Sindacato – l’ottimo lavoro che il Presidente della Regione l’on. Roberto Occhiuto sta facendo per il futuro del compendio e per la riapertura nell’ imminente stagione 2022 degli impianti termali, chiusi da due anni per scelte scellerate della politica locale e di quella regionale che hanno prodotto conseguenze sul villaggio termale gestito dalla Sateca, sulle presenze alberghiere e sulle prestazioni sanitarie erogate ai tanti anziani e bambini che si recavano presso lo stabilimento termale per usufruire delle cure sanitarie. Scelte che hanno prodotto conseguenze drammatiche sui livelli occupazionali, con 250 lavoratori ai quali è stato negato il diritto al lavoro, con altrettante famiglie alle quali è venuta a mancare la loro fonte di reddito».

Sono queste  le ragioni, per le quali la Cisl dichiara e chiede al massimo organismo politico ed amministrativo della Regione ch’è indispensabile fare presto, garantendo la riapertura in tempi celeri, per garantire lavoro, indotto e servizi di cura.

A tutto ciò si aggiunge che il 1° maggio festa del lavoro si gemella con una forte ed intensa manifestazione a sostegno della pace, segnata dalla guerra in Ucraina, che sta mietendo vittime innocenti portando distruzione, sofferenze e lutti.

«Per sostenere concretamente il popolo ucraino, i tanti profughi fuggiti dai bombardamenti, la CISL – si puntualizza nel documento – ha da settimane avviato iniziative di raccolta fondi e di raccolta di beni di prima necessità».

All’interno di queste iniziative la CISL per l’occasione organizza una raccolta di beni alimentari, non indumenti, da dare alla Parrocchia di Guardia Piemontese per la distribuzione alle comunità ucraine fuggite dalla guerra.

La CISL condanna l’invasione russa e si unisce all’appello di Papa Francesco per la pace. L’occasione permetterà anche di riunirsi in preghiera per la intercessione di nostro Signore.

L’iniziativa si svolgerà domenica 1° maggio davanti il piazzale dello stabilimento Terme Nove alle ore 10,30. Sarà celebrata una Santa Messa da don Massimo Aloia, parroco di Guardia Piemontese. Parteciperanno gli amministratori Sateca: dott.ssa Sonia Ferrari e l’arch. Dante Ferrari.

Per ritornare alle Terme Luigiane c’è dal mese di aprile dello scorso anno una immagine emblematica simbolo di degrado ambientale e morale che offende il diritto alle cure di tanti calabresi e non solo, quanto rappresenta la prova di una gestione della “cosa pubblica” priva di ogni significato sociale ed umano, per i cui valori chi ne detiene le responsabilità di “tutori” debbono salvaguardare e promuovere.

Questa immagine è rappresentata dall’acqua termale che fuoriesce dalle sorgenti, delle quali n’è proprietaria la Regione, per scorre nel torrente “bagni” ed impedire la funzionalità degli stabilimenti di proprietà della Sateca, collocai fuori dal territorio del compendio termale di proprietà comunale. 

Che per la festa del 1° maggio ci sia una maggiore consapevolezza di responsabilità ed esercizio del buon dovere da parte di chi oggi è chiamato a governare in primo luogo la Regione, come anche di chi è stato chiamato a governare i territori locali, per dare risposte di “buon governo” nel rispetto della dignità delle persone e relativi benefici siano essi salutari, sociali ed economici. Non si può speculare su tutto questo altrimenti pensate a quale poteva essere l’atteggiamento oggi del nostro amato San Francesco di Paola, che ne apprezzava i benefici e ne propagandava il valore, di fronte a tale scempio e spreco di un bene comune ad opera di alcuni esseri umani perché non hanno “consapevolezza del male che fanno” per se e agli altri. (fb)

Salerno (Idm): Sia risolta questione delle Terme Luigiane

Franco Salerno, commissario cittadino di Acquappesa- Guardia Piemontese di Italia del Meridione, ha chiesto certezze in merito alla questione delle Terme Luigiane, soprattutto in vista della nuova stagione che è alle porte.

Per il commissario, infatti, la notizia del possibile acquisto del pacchetto di controllo della società che gestisce le Terme Luigiane da parte della Regione Calabria non ha certo placato gli animi e rassicurato i più e, mentre le altre realtà termali si stanno preparando ad affrontare la nuova stagione, alle Terme Luigiane «è fermo, immobile, forse in attesa di un miracolo».

«La situazione di stallo – ha spiegato – che ha compromesso l’attività del complesso termale nella stagione passata, a cui ha fatto seguito il totale abbandono dell’area e quel rimbalzarsi continuo di accuse tra i comuni e la società appaltante, tra proclami e bandi fantasma, ancora la fanno da padrona. Pasqua è arrivata e con essa anche quella che per molti operatori è l’inizio della nuova stagione estiva. E proprio da loro arriva il grido di allarme più forte. Come Italia del Meridione, abbiamo più volte attenzione la questione, chiedendo una risoluzione definitiva di quella che ormai può essere definita una brutta pagina della politica locale e regionale».

«Nei giorni scorsi, in qualità di commissario cittadino di IdM – ha riferito – mi sono recato presso alcune strutture ricettive che fanno parte del complesso termale e situate nel comprensorio, è tutti lamentano la totale assenza d’informazione e di considerazione. In molti sono stati contattati dai propri clienti e in tanti chiedono a loro chiarimenti sulla situazione delle Terme».

«Alla beffa, dei continui tira e molla e delle varie passerelle – ha proseguito – anche il danno dimmagine, verso chi vorrebbe scegliere la nostra regione e i nostri territori come meta turistica. Nuovamente come Movimento ci facciamo portavoce delle richieste ed esigenze di chi vive grazie all’indotto delle Terme, di chi aveva un lavoro e ora non l’ha più, di chi con sacrificio ha investito nella propria terra e da cui oggi si sente tradito».

«Siamo stanchi dei continui rinvii – ha concluso – dei padri e padroni che hanno alla fine solo creato il deserto e propio intorno ad una fonte naturale di acqua e salute. Vogliamo certezze e le chiediamo subito, perché non sia troppo tardi per salvare la stagione estiva ormai alle porte e questo grande patrimonio». (rcs)

Occhiuto: Regione pronta ad acquisire le Terme Luigiane

Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha reso noto che la Regione è pronta ad acquisire le Terme Luigiane.

Il Governatore, infatti, ha confermato che della questione delle Terme Luigiane se ne sta occupando da mesi: «ho parlato con i dipendenti, ho parlato con i sindaci, ho parlato con i principali azionisti della società che le gestisce. E ho detto a Fincalabra già qualche settimana fa di fare una valutazione sulla società e di intavolare una trattativa».

«Sul settore termale – ha proseguito – vorrei che il mio governo regionale facesse un grande investimento, non solo sulle Terme Luigiane, ma su tutte le terme della Calabria. E questo può essere il primo passo. Speriamo ci siano importanti novità, perché la stagione termale è alle porte e io vorrei che si potesse svolgere nel migliore dei modi, dando la possibilità alla Regione anche di fare gli investimenti per far decollare non solo le Terme Luigiane ma tutte le Terme della Calabria». (rcz)

Quale futuro per le Terme Luigiane?

di FRANCO BARTUCCI Il gruppo di minoranza “Cambiamenti” del Comune di Acquappesa, composto dai consiglieri Sandra Ricco e Mauro Avolio, sono intervenuti con un loro documento ancora una volta sulla questione delle Terme Luigiane, che vede una compartecipazione sul compendio territoriale termale anche del Comune di Guardia Piemontese; mentre proprietaria delle sorgenti termali è la Regione Calabria.

Già qualche settimana addietro i due consiglieri avevano preso posizione con un loro documento sottoscritto anche dai consiglieri di minoranza “La città del sole”  del Comune di Guardia Piemontese, con il quale denunciavano il totale silenzio della Regione Calabria circa la risoluzione della vertenza che il  nuovo Presidente Roberto Occhiuto aveva promesso di risolvere entro la fine dello scorso anno.

Ci si trova ormai nel mese di marzo e nulla è accaduto nemmeno rispetto alla sentenza del giudice del Tar Calabria del 13 ottobre 2021 che di fatto invitava le due amministrazioni comunali a ripristinare lo stato di fatto esistente al 31 dicembre 2020 e cioè la perfetta funzionalità del servizio termale gestito dalla Società Sateca in base ad un precedente accordo sottoscritto l’8 febbraio 2019, da tutte le parti interessate presso la Prefettura di Cosenza, che riconosceva al sub concessionario (Sateca) l’erogazione dei servizi termali fino a quando le due amministrazioni comunali, attraverso una gara di appalto, avrebbero individuato un nuovo sub concessionario a cui affidare la gestione delle Terme.

Come noto ci sono stati sia un avviso pubblico per la ricerca di manifestazioni d’interesse e sia una gara di appalto per l’individuazione del nuovo sub concessionario andata deserta; mentre è arrivata nel frattempo la sentenza del Tar Calabria della quale si è già parlato sopra, creando una nuova situazione con la presentazione di un ricorso avverso al Consiglio di Stato da parte delle due Amministrazioni comunali.

Creando così una situazione di stallo per un futuro incerto sulla funzionalità delle stesse Terme Luigiane, per i lavoratori che vi prestavano servizio e per gli innumerevoli curanti, oltre 22mila, che hanno avuto un impedimento già lo scorso anno sull’erogazione dei servizi sanitari termali, pur avendo la stessa Regione stanziato un milione e mezzo di euro a copertura delle cure sanitarie presso le Terme in questione rimasti inutilizzati per finire chissà in quale calderone di fondi dispersi.

Mentre a distanza di dieci mesi l’acqua sulfurea che fuoriesce dalle sorgenti termali, di proprietà della Regione Calabria, deviata nel torrente “Bagni” dalle due amministrazioni comunali, dalla condotta che la portava al complesso termale della Sateca, finisce per essere sprecata nelle acque del Mar Tirreno. È uno sfregio al buon governo delle cose pubbliche di questa nostra Regione e dispiace che ciò avvenga nel silenzio più totale, come dicono i consiglieri di minoranza delle due amministrazioni comunali di Acquappesa e Guardia Piemontese, della Regione Calabria, oggi guidata dal presidente Roberto Occhiuto, che tra l’altro ricopre anche le funzioni di commissario della sanità calabrese e le cure termali rientrano pure in quest’area.

Nel contesto di questa situazione senza attendere la sentenza da parte del Consiglio di Stato, quanto pure necessarie decisioni della Regione Calabria, i Consigli comunali dei due Comuni vengono convocati  dai rispettivi sindaci per approvare un piano di gestione del compendio termale, subito contestato dai consiglieri di minoranza del Comune di Aquappesa, Mauro Avolio e Sandra Ricco, attraverso un loro documento con il quale sostengono che sia il testo della convenzione che il piano economico allegato costituiscono una inutilità ed inconsistenza rispetto al regolamento di gestione delle acque termali approvato nel 2020 dai consiglieri di maggioranza con il voto contrario dei consiglieri di minoranza di entrambi i comuni.

«La convenzione di cui oggi si chiede l’approvazione non è altro che una perfetta copia di quel regolamento già approvato. La convenzione – dicono i due consiglieri – avrebbe dovuto specificare, invece, dettagliatamente ciò che già genericamente era stato previsto in quel regolamento. Ed invece, si ribadisce pedissequamente ciò che era stato previsto in quel testo. Quindi si stabilisce una gestione associata dei beni facenti parti del compendio termale, ivi comprese le sorgenti con suddivisione di entrate e uscite nella misura di 7/12 per il Comune di Acquappesa e 5/12 per il Comune di Guardia Piemontese. La gestione delle sorgenti, la gestione degli immobili, la gestione delle opere di urbanizzazione, la gestione delle attività di promozione e marketing».

«Si stabilisce – continuano i due consiglieri – l’istituzione di uno sportello per l’edilizia e manutenzione, uno sportello unico per le attività produttive, uno sportello gare, servizi del compendio termale. Rimandando, però, la disciplina specifica anche relativa alla gestione del personale da assegnare a tali funzioni ad un successivo regolamento. Anche le specifiche attribuzioni della sede centrale e periferica previste saranno demandate ad un successivo regolamento. La dotazione organica è rimandata ad un successivo regolamento. In ultimo, poi, all’art. 8 viene testualmente riportato “per spese correnti ed in conto capitale valgono le indicazioni di cui all’art. 10 del regolamento”, ma di quale regolamento non è dato sapere. Va da sé, dunque, che una convenzione di tal fatta, per come formulata, è “inconsistente” e non può che ricevere il nostro voto contrario».

«Prevedere degli sportelli ad hoc per la gestione del compendio termale – si puntualizza – è inutile e dispendioso e porterà alla creazione di un ulteriore inutile carrozzone per i soliti noti. Si tratta di gestire 10 ettari di terreno che oggi sono già gestiti amministrativamente dagli uffici comunali esistenti. Perché prevedere degli sportelli ad hoc con personale ad hoc, con pagamenti ad hoc? Quante concessioni edilizie potranno mai essere rilasciate in 10 ettari di terreno? Due o tre al massimo in 5 anni? E non possono essere gestite dagli uffici esistenti? Stesso discorso vale per l’eventuale rilascio di licenze per le attività produttive».

Viene poi affrontato l’aspetto amministrativo e gestionale del compendio termale precisando: «Dal punto di vista prettamente amministrativo, poi, ogni atto amministrativo rilasciato da Ente territoriale diverso da chi detiene la potestà amministrativa sarà assolutamente illegittimo e come tale nullo».

«L’unico bene indivisibile è rappresentato dalle sorgenti termali. Lo sfruttamento delle acque termali deve avvenire in quei dieci ettari, individuata come zona promiscua all’interno della quale sfruttare il bene indivisibile, ovvero le acque termali. Il territorio sul quale ricadono i beni, invece, è perfettamente diviso amministrativamente. Pertanto il Comune di Acquappesa ha la potestà amministrativa sulla parte di territorio che ricade nel Comune di Acquappesa e Guardia Piemontese ha la potestà amministrativa sulla parte di territorio che ricade nel proprio comune».

«Pertanto – si sostiene ancora nel documento dei consiglieri Avolio e Ricco – nessun altro potrà mai rilasciare atti autorizzativi nel territorio altrui, diverso da colui che ha la potestà amministrativa sul proprio territorio, pena l’illegittimità dell’atto stesso. Il compendio termale ricade per quasi tutta la totalità nel Comune di Acquappesa, pertanto la potestà amministrativa non può che essere del Comune di Acquappesa per il proprio territorio. Quindi nessuna gestione associata è possibile per come formulata perché la gestione associata intesa come individuazione di un soggetto designato quale rappresentante in tutti i rapporti giuridici con lo Stato e con i terzi e relativi al compendio termale può essere individuato solo attraverso la nomina di un rappresentante unico per come previsto dal R.D. 1443 del 29.07.1927 all’art. 61».

Questo porta i due consiglieri di minoranza del comune di Acquappesa a rilanciare il progetto dell’unico comune. «L’unica alternativa alla nomina del Rappresentante unico è l’unione dei due Comuni in unico Comune, soluzione per la quale noi siamo assolutamente favorevoli, ma che per voi, nonostante sia stato sbandierato nei programmi elettorali, anche quello della passata legislatura cui era stato posto come obiettivo preminente su qualunque altro, è rimasta sempre uno slogan, senza che ne sia mai seguito un atto concreto in tale direzione, anzi si è andati in direzione opposta, dimostrato anche dallo scioglimento della convenzione associata di Polizia Locale».

I due consiglieri concludono il loro documento soffermandosi nel fare una loro analisi sul pino economico dicendo: «In relazione al piano economico allegato va fatta una brevissima considerazione: a fronte di una entrata prevista di 160 mila euro (70.000 da gestione S. Francesco e 90.000 da gestione fuori compendio) e una uscita di Euro 93.000 l’utile per i due comuni ammonterebbe ad Euro 67.000,00. Quindi a conti fatti 9.000,00 per il comune di Guardia Piemontese e 12.000,00 per il Comune di Acquappesa. Volendo essere positivi e dando per scontato che le previsioni di cui al piano si realizzino, considerato che le entrate sono ad oggi incerte (poiché non c’è, ad oggi nessun gestore né dentro, né fuori compendio), mentre di sicuro ci sono solo le spese e pure sottostimate, è il caso di affermare, senza timore di smentita, che la montagna ha partorito il topolino». (fb)

Salerno (Idm): Preoccupa la situazione di stallo delle Terme Luigiane

Francesco Salerno, commissario cittadino Guardia Piemontese-Acquappesa di Italia del Meridione, la richiamato l’attenzione sulle Terme Luigiane, dove si è venuta a creare una situazione di stallo.

«In una precedente disamina – ha  spiegato Salerno – come commissario cittadino di Italia del Meridione, ho sollecitato un incontro urgente con la Regione, ad oggi nulla è pervenuto. Richiamiamo, quindi, nuovamente l’attenzione sulla questione. Anche perché la riorganizzazione delle strutture, la riapertura delle attività e tutto ciò che è connesso a far ripartire il complesso termale, necessità di un tempo oltre modo maggiore rispetto al passato, vista la chiusura forzata. Il rischio è, che anche superate le bagarre, non si è pronti a riaprire per la nuova stagione, che già detta i tempi».

«Ormai – ha proseguito– quello che si sta verificando già da tanto tempo alle Terme Luigiane ha solo dell’incredibile, omertà e silenzio la fanno da padrona. Un territorio reso buio e tetro proprio da chi dovrebbe tutelarlo e valorizzarlo, da chi lo amministra, e che non offre e non dà luce neanche ad una piccola probabilità di crescita o meglio ancora di rinascita. Abbiamo più volte espresso come IdM lo sconcerto e la costernazione di fronte a ciò che, ormai, da anni si sta perpetrando».

«Un patrimonio non soltanto non sfruttato al meglio – ha concluso – chiuso inoltre da due anni, ma vilipeso. Con l’aggravante di aver lasciato a casa i lavoratori, ai quali è stato negato ogni diritto. Un immobilismo che fa solo paura e ciò che preoccupa di più è il “fattore tempo” che passa inesorabile. Su tutto e tutti pesa, poi, l’atteggiamento di chi amministra i due comuni, intenti a portare avanti la loro commedia, ma che viste le ripercussioni si è trasformata in tragedia». (rcs)

Con il presidente Occhiuto si apre un nuovo corso della vicenda delle Terme Luigiane

Riceviamo e pubblichiamo

di FRANCO BARTUCCI Caro Direttore, ho letto con molta attenzione l’intervento che i due  sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese ti hanno fatto pervenire e che hai pubblicato nel tuo giornale del 9 dicembre ultimo scorso con il titolo “Terme Luigiane, le precisazioni dei sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese”.

Un documento dove si intravede una formula tipo “la lotta continua” senza quartiere, contravvenendo a ciò che la sentenza del Tar ha stabilito ed invitato le due Amministrazioni ad applicarla e rispettarla senza condizioni. Ha semplicemente affermato che l’accordo raggiunto dalle parti l’8 febbraio 2019 era valido e che non poteva essere ricusato e che, quindi, tutte le azioni di prelievo forzoso unilaterale effettuate dai due sindaci sui beni del compendio termale ed in particolare dello stabilimento San Francesco e delle sorgenti nel mese di febbraio 2021 sono da considerarsi illegittime.

Una sentenza che invita i due sindaci a ripristinare le condizioni di funzionalità delle Terme nei modi e nelle condizioni vigenti prima della chiusura dei rapporti stabilito con la scadenza del contratto di sub concessione con la Sateca fissato al 31 dicembre 2020.

Nella gestione della vicenda, come nello stesso documento di cui sopra, continua ad emergere la mancanza di umiltà, nel gestire un bene pubblico, e di buon senso per una saggia amministrazione  del bene, come l’acqua termale, che appartiene alla Regione e, quindi, alla collettività di curanti.  E questo mio intervento va nella direzione di una rivendicazione di cure termali mancati e tutela alla salute per quelle migliaia di persone, ai quali è stato tolto il  diritto di accedervi per la stagione 2021 venendo meno la funzionalità degli stabilimenti termali.

Il guaio di questa vicenda è che continua a persistere, come si evince dal sopra citato intervento dei due sindaci, un modo sbagliato di comportamento e di lettura delle funzioni di proprietario e concessionario delle sorgenti termali, che come è stato più volte riferito questa funzione appartiene alla Regione Calabria.

I due primi cittadini ritengono dalle azioni che hanno messo in campo durante l’anno nell’acquisizione dei beni e comportamenti susseguenti di aver svolto il loro dovere. L’errore è che hanno svolto un ruolo e una funzione di proprietari essendo titolari dei beni strutturali ubicati all’interno del compendio termale; mentre nella realtà hanno confuso le cose non considerando che delle acque termali e quindi delle sorgenti sono semplicemente concessionari e non proprietari, tale da spingerli a decidere circa l’approvazione del regolamento di distribuzione delle acque, come della loro deviazione e riversamento nel torrente “Bagni”.

Lo stabilisce la legge regionale 27 aprile 2015 n°11,  con  l’obbligo, oltre a stabilire gli anni di validità della concessione per un periodo massimo di trenta anni a partire dal 2006, che le due amministrazioni comunali avrebbero dovuto impegnarsi a presentare un progetto di sviluppo della stazione termale. 

Comportamenti che gravitano nella illegittimità in quanto prima ancora di predisporre atti ed azioni mirati all’indizione di procedure mirate alla ricerca di un nuovo sub concessionario, trattandosi della gestione delle acque termali, avrebbero dovuto trovare l’approvazione legittima degli uffici regionali di competenza. Questo non è accaduto per come si evince dalle diverse note inviate dal Consigliere regionale Molinaro al presidente f.f. Nino Spirlì in varie circostanze e rese pubbliche mediante gli organi d’informazione.

Nella lettera dei due sindaci si annuncia appello avverso la sentenza del Tar, che come già sopra evidenziato invita le due amministrazioni comunali  a ripristinare la piena funzionalità del servizio termale attraverso l’erogazione dell’acqua delle sorgenti secondo le regole che vigevano in funzione dell’accordo raggiunto l’8 febbraio 2019 presso la Prefettura di Cosenza. Un appello che dovrebbe essere presentato dalla Regione Calabria essendone proprietaria e questo non sembra che vada in questa direzione.

La notizia è di oggi e riguarda un incontro svoltosi ieri presso la cittadella regionale di Catanzaro, dove il Presidente Roberto Occhiuto ha ricevuto una delegazione del sindacato Cisl provinciale di Cosenza, rappresentata dai dirigenti Gerardo Calabria e Giuseppe Lavia, con un gruppo di lavoratori delle Terme Luigiane.

In una nota diramata dal Sindacato si apprende che il Governatore Roberto Occhiuto abbia mostrato grande interesse a risolvere la questione entro la fine dell’anno. Avrebbe garantito che attiverà ogni procedura, contatti e confronti con le parti per ripristinare in tempi brevi la piena funzionalità delle Terme Luigiane.

«Oggi si è svolto un incontro voluto dalla Cisl – è scritto nel comunicato – con il Presidente Occhiuto, il cui esito è stato estremamente positivo. Si è discusso a fondo del problema tanto che il Presidente si è impegnato a ricevere subito l’Azienda Sateca, come anche i due sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese».

«Occhiuto è determinatissimo a risolvere la situazione entro la fine di dicembre – hanno sottolineato nel loro comunicato – apprezzando il nuovo corso che della vicenda si è aperto».

Un bene per i lavoratori e l’indotto gravitante attorno alla cittadella termale e soprattutto per i curanti che potranno accedervi al più presto in modo da superare la durezza e le sofferenze del loro stato fisico causato dalla chiusura della stagione scorsa, situazione Covid permettendo. (fb)

Terme Luigiane, le precisazioni dei sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese

I sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese, Francesco TripicchioVincenzo Rocchetti, tramite una nota stampa hanno voluto fare delle precisazioni in merito all’incontro avvenuto lo scorso 7 dicembre per la “mancata” riconsegna dei beni delle Terme Luigiane dopo la sentenza del Tar della Calabria per via delle “condizioni” poste.

I due primi cittadini, infatti, hanno ribadito che «non ci sono condizioni:le Amministrazioni comunali hanno convocato la SATECA per la riconsegna dei beni, lo hanno scritto ad inizio verbale e lo hanno ribadito a chiusura dello stesso. Le Amministrazioni comunali si sono limitate, unicamente – hanno spiegato – a precisare le condizioni d’uso del compendio e delle sorgenti alla stregua della sub-concessione esistente che il Tar Calabria ha ritenuto – fermo restando il diritto dei Comuni di proporre appello avverso tale sentenza, come sarà fatto – tuttora vigente sino alla “individuazione del nuovo sub-concessionario” ma precisando che “non potrebbe comunque che essere regolato dalle pattuizioni che avevano regolato il rapporto di sub-concessione tra le parti”».

«Così la sentenza – hanno proseguito –. E non v’è dubbio (sfidiamo, sul punto, i raffinati interpreti del diritto, sia pubblici che anonimi) che la sub-concessione regola lo svolgimento delle attività unicamente nel compendio. Non v’è incertezza, ancora, che: lo stabilimento “S. Francesco”, all’interno del compendio, risultasse vuoto ed inutilizzato al momento dell’apprensione: alle farneticazioni altrui rispondiamo con le riprese audio-video effettuate quel giorno anche, peraltro, dal personale della Questura di Cosenza»;

E ancora, «che i beni del compendio e delle sorgenti termali erano e sono (salvo gli interventi, tutti documentati, eseguiti nel frattempo dalle Amministrazioni comunali) in grave stato di abbandono ed in assenza di manutenzione che, per sub-concessione, gravava e grava su Sateca; che i lavori e gli interventi eseguiti dai Comuni avrebbero dovuto essere effettuati, negli anni, da Sateca, sempre in ossequio alla sub-concessione e che, quindi, come per ogni fattispecie di questo tipo, devono essere risarciti da chi non li ha eseguiti (Sateca) a chi li ha eseguiti in suo danno (i Comuni), tanto al pari di tutte le altre spese richieste».

«I cittadini – hanno spiegato Tripicchio e Rocchetti – e  ben comprendono che queste non sono ‘condizioni’ bensì precisazioni – peraltro già annunciate alla società a mezzo diffida inviata nei giorni antecedenti ma taciuta dalla stessa – perché, ove fossero state tali, nel verbale avrebbero scritto “si riconsegna a condizione che…”». 

«Nulla di tutto questo – hanno detto ancora – se non la volontà, ripetuta e manifestata, di riconsegnare i beni in data 7 dicembre 2021 e, immediatamente, ribadita con convocazione per il giorno 17 dicembre 2021 sempre per la riconsegna. La società, del resto, se avesse voluto – anche a tutela dei “250 lavoratori” (i quali, però, sono sempre, poco meno di 20 a ogni ‘incontro’) – avrebbe potuto riprendere i beni e contestare, nelle dovute sedi, le richieste dei Comuni ma nel frattempo riprendere le attività».

«Avrebbe potuto, appunto – si legge nella nota – ma non lo ha fatto perché, in verità, non ha alcuna voglia di rispettare la sub-concessione e pretende, esclusivamente, di esercitare l’attività al di fuori del compendio nel proprio stabilimento che con l’interesse pubblico termale non ha nulla a che fare».

«Le Amministrazioni comunali – che perseguono l’interesse della collettività e non quello dei sindaci – hanno sempre rispettato la legge e non intendono sottrarsi all’esecuzione di una sentenza (fermo restando il diritto di impugnazione) tanto da aver convocato la società per la riconsegna dei beni; le stesse, tuttavia, non intendono più tollerare l’esercizio di attività al di fuori del compendio ed in violazione della sub-concessione (ad effetti precari sino all’individuazione del nuovo sub-concessionario) perché la legge devono rispettarla tutti: Comuni, società e lavoratori».

«Per le medesime ragioni le Amministrazioni comunali ed i loro legali agiranno, in ogni sede, per l’accertamento e la punizione dei responsabili di tutte le fattispecie delittuose consumatesi in questa vicenda, da ultimo nella giornata di ieri» hanno concluso. (rrm)

Saltata la riconsegna dei beni delle Terme Luigiane

di FRANCO BARTUCCI – Convocata stamani (ieri ndr.) la Sateca per la riconsegna delle sorgenti e delle altre strutture presenti all’interno del compendio termale, sequestrate in forma unilaterale nello scorso mese di febbraio 2021 ad opera dei due sindaci, in ottemperanza a quanto stabilito dalla sentenza del Tar Calabria dello scorso 13 ottobre 2021, non si è registrato quanto stabilito dalla stessa con il ripristino dello stato delle cose antecedente al prelevamento forzoso unilaterale di cui sopra.

Una sentenza, del Tar Calabria, che ha detto ai due sindaci che l’accordo sottoscritto dalle parti presso la Prefettura di Cosenza l’8 febbraio 2019 doveva essere rispettata nella sua impostazione, fino a quando veniva individuato un nuovo soggetto gestore delle acque termali attraverso un regolare appalto finalizzato, appunto, alla individuazione del nuovo sub concessionario. Cosa che i due sindaci hanno ricusato, assumendosi la responsabilità di interrompere ogni rapporto con la Sateca e riappropriandosi dei beni comunali, utilizzati dalla Sateca fino a quel momento, nel compendio termale compreso l’area della sorgente di proprietà della Regione Calabria in modo autoritario, come le immagini televisive e gli articoli dei giornali hanno scritto e fatto vedere. 

In quella occasione fu scritta sulla vicenda delle Terme Luigiane una brutta pagina per la storia amministrativa dei due Comuni e contestualmente della stessa Regione che ha lasciato fare dando ai due primi cittadini “carta bianca” nella gestione della materia, a cui oggi il Tar Calabria ha fatto chiarezza e luminosità applicativa. 

«Oggi i comuni di Guardia Piemontese ed Acquappesa – è scritto in una nota della Sateca – ci avevano convocato per ottemperare alla sentenza del Tar Calabria, che prevedeva la restituzione dei beni relativi alle Terme Luigiane, di cui si erano appropriati coattivamente nel mese di febbraio 2021. Tuttavia, le due amministrazioni hanno illegittimamente posto una serie di condizioni per la restituzione, non previste nella sentenza, fra le quali l’esclusione dall’utilizzo dell’acqua per lo stabilimento Terme Nuove, per il Parco termale e per la produzione dei cosmetici Pura, il rimborso di varie presunte spese sostenute dalle amministrazioni a seguito dell’apprensione dei beni (es. corrente elettrica, manutenzione strade e sorveglianza sull’area di proprietà comunale ed in regolare possesso dei comuni)».

«Questo tentativo – prosegue la nota – di imporre condizioni non previste dalla sentenza ha impedito di fatto l’esecuzione della stessa e la riconsegna dei beni. Il quadro sul futuro delle Terme Luigiane  si fa sempre più fosco. Numerosi lavoratori presenti hanno espresso grave malcontento nei confronti dei due sindaci per questa brutta pagina per la politica, le istituzioni e i cittadini calabresi».

«La stagione 2022 delle Terme Luigiane – continua la nota – è ormai appesa ad un filo e solo un intervento deciso e diretto della Regione, proprietaria delle acque, potrebbe porre fine ad una situazione di stallo che ha messo in crisi un’azienda leader nel meridione d’Italia, che si è sempre distinta per correttezza e serietà, e l’economia di tutto il comprensorio». 

Sulla vicenda recentemente è pure intervenuto il Ministero della Transizione Ecologica, da parte della divisione “Acqua bene comune”, con una lettera inviata alla Regione, ai due Comuni e all’Arpa Calabria, chiedendo spiegazioni sulla deviazione dell’acqua termale deviata nel torrente “Bagni”.

Una verifica scaturita da una precisa lettera inviata dal già consigliere regionale Pietro Molinaro al Ministero dell’Economia e delle Finanze (Dipartimento del Tesoro), nella quale veniva denunciata l’azione abusiva e lo spreco della risorsa termale.

«Lo spreco di risorse naturali pubbliche, costituite dalle acque delle Terme Luigiane – scriveva nella lettera il consigliere regionale Molinaro – che nella stagione termale 2021 sono sversate nel fiume Bagni ad opera dei comuni concessionari di Guardia Piemontese e Acquappesa, anziché essere utilizzate per fornire le prestazioni sanitarie negli stabilimenti termali autorizzati ed a cui sono state destinate per oltre ottanta anni”, parlando pure delle conseguenze ambientali connesse allo spreco delle acque termali, tenuto conto delle loro caratteristiche chimico-fisiche».

Preso atto di ciò il Ministero  della Transizione Ecologica nella propria lettera chiede chiarezza sulla questione e scrive: «Si chiede per quanto di competenza di informare la scrivente sulla situazione in questione e in particolare accertare il rispetto di quanto previsto all’articolo 102 comma 2 del decreto legislativo 152/2006, con particolare rifermento allo scarico delle acque termali».

Alla luce di tutti gli eventi accaduti in questo ultimo anno che ha portato alla chiusura delle Terme Luigiane, tenendo conto del decreto legislativo 152/2006, si può esprimere un giudizio in merito e cioè che la regione Calabria con la legge regionale  n°40/2009 ed in particolare con la legge 27 aprile 2015 n°11 ha commesso un grave errore affidando ai due Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese la titolarità della Concessione dell’acqua termale senza chiedere nel frattempo spiegazioni sulla presentazione di progetti mirati allo sviluppo della stazione termale. Infatti questo ha portato al disastro economico e salutare dei lavoratori e relativo indotto e soprattutto dei venticinque mila curanti a cui è stato impedito di provvedere alle loro cure salutari.

Il Presidente della Regione Roberto Occhiuto e il Procuratore della Repubblica di Paola, dott. Bruni, di fronte a tali comportamenti dei due sindaci non possono soprassedere e tutti i lavoratori, come tanti curanti, oggi hanno chiesto con urgenza i loro rispettivi interventi risolutori. Si è chiesto ciò nel rispetto della legge sulla trasparenza e diritto d’informazione del cittadino che pretende degli organismi di stato efficienti ed efficaci nella gestione dei propri fini e compiti. (fb)

Terme Luigiane: urge un incontro con i nuovi vertici della Regione

di FRANCO BARTUCCI – Sulle Terme Luigiane urge incontro con i vertici della Regione appena insediati:  lo ha chiesto con una lettera ufficiale il segretario generale della Cisl di Cosenza, Giuseppe Lavia, inviata al Presidente della Regione, Roberto Occhiuto, e al vice Presidente, Giusy Princi. «Le chiediamo – è scritto nella lettera – un urgente incontro sulla vertenza dei lavoratori delle Terme Luigiane, perché ponga in essere tutte le iniziative utili a salvare la stazione Termale, per la difesa del lavoro e dei lavoratori che come Cisl rappresentiamo, nell’interesse del territorio e della sua crescita economica, per garantire ai cittadini le prestazioni che la struttura ha erogato negli anni. Siamo convinti che nel percorso politico-amministrativo appena avviato la vertenza dei lavoratori ed il futuro del compendio termale saranno tenuti in grande considerazione».

Intanto i due Sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese hanno risposto alla lettera inviata loro dalla Sateca per adempiere a quanto stabilito dalla sentenza del Tar Calabria e cioè di ripristinare lo stato legittimo della disponibilità delle sorgenti idrotermali e di riconsegnare i beni coattivamente appresi nel mese di febbraio 2021,  secondo quanto descritto negli atti illegittimi definiti “verbale di acquisizione dei beni” e ”verbale di apprensione coattiva”.

Nella loro lettera i due Sindaci Francesco Tripicchio e Vincenzo Rocchetti confermano la volontà di ripristino dei beni e delle sorgenti come indicato dalla sentenza del Tar Calabria consegnando il tutto alla Sateca, ma ponendo, dopo alcune considerazioni, dei vincoli, che di fatto impediscono una piena funzionalità del sistema termale a partire dalla prossima stagione 2022; anche se la Sateca, con propria nota, ha subito risposto dichiarando che: «Rimane in attesa della esecuzione della sentenza del Tar Calabria e perciò della indicazione della data e dell’ora di restituzione dei beni indicati negli atti annullati dalla Magistratura Amministrativa, in modo da essere presenti e controfirmare i relativi verbali. Restiamo, a questo punto – conclude la lettera dell’Amministratore della Sateca – in attesa di vostro concreto riscontro, per poter dare corso alle suddette operazioni di restituzione».

Ma vediamo le condizioni che i due Sindaci pongono alla Sateca con la loro lettera. Anzitutto si dichiarano soddisfatti del fatto che il Tar Calabria ha accolto solo uno dei quattro ricorsi proposti dalla Società che ha portato al ripristino dei beni; mentre ha dichiarato gli altri inammissibili per difetto di legittimazione che riguardano il regolamento di distribuzione delle acque termali  approvato dai due Consigli comunali, nonché gli avvisi relativi alla ricerca di manifestazioni d’interesse ed assegnazione della sub concessione per la gestione dei servizi termali nella struttura del vecchio stabilimento San Francesco, appalto andato deserto.

Si dichiarano, altresì, soddisfatti, pur riservandosi di promuovere ricorso presso il Consiglio di Stato,  sul fatto che il Tar ha confermato la titolarità della concessione delle acque termali in capo ai due Comuni e che di conseguenza dicono nel testo della lettera: «che la ripresa dello svolgimento delle attività termali da parte della Società Sateca dovrà avvenire, esclusivamente, all’interno del compendio termale con l’utilizzo delle strutture site nel medesimo come da originario contratto subconcessorio ed alle condizioni ivi indicate, previo, immediato, ripristino dello stato dei beni e delle sorgenti, tenuto conto dell’indubbio stato di degrado in cui versavano le strutture, sempre in esclusivo possesso di Codesta società, al momento dell’apprensione coattiva dei beni e per come documentato dallo stato di consistenza in atti, senza considerare i numerosi ed ingenti interventi eseguiti, nelle more, dalle Amministrazioni comunali».

C’è poi, infine, un’altra condizione che pongono i due Sindaci e che significa di fatto la non operatività del complesso termale, salvo un  intervento deciso della Regione, essendo proprietaria delle sorgenti con regolare atto di diritto di prelazione essendo le acque un bene pubblico e di tutela del diritto di servitù creatosi ormai da oltre cinquant’anni con l’entrata in funzione dello stabilimento “Terme nuove” costruito al di fuori del territorio del compendio termale.

A tal proposito, forti del fatto, secondo un loro giudizio e valutazione, che il regolamento di distribuzione delle acque termali rimane valido dicono in conclusione nella loro lettera: «I regolamenti restano validi ed efficaci, ciò comportando una valutazione sul quantitativo di acqua termale da utilizzare all’interno del  compendio termale e, eventualmente, al di fuori di esso secondo le procedure  stabilite dai medesimi regolamenti. Sino ad allora viene diffidato l’utilizzo delle acque al di fuori del compendio termale».

Ciò significa che la “guerra continua” e che a prevalere – dicono i lavoratori –  nei comportamenti dei due primi cittadini  non è certamente «la tutela del diritto alla salute dei tanti cittadini oltre che del diritto all’occupazione dei tanti lavoratori interni alla struttura termale che dell’indotto esterno», ma di strani e incomprensibili giochi politici legati a interessi non certamente trasparenti come la legge sul buon comportamento della Pubblica Amministrazione impone. È una lettera che comprova e va a vantaggio di tutti coloro che chiedono le dimissioni dei due sindaci per danni economici arrecati alle due comunità e non solo, se si pensa al finanziamento di due milioni e trecento mila euro destinati dall’Assessorato alla Sanità della Regione Calabria all’Asp di Cosenza per la copertura nel 2021 delle spese di convenzioni sanitarie di assistenza a favore dei curanti delle Terme Luigiane, non utilizzati per la chiusura degli stabilimenti termali con gravi danni arrecati al loro stato di salute.

Si comprende, quindi, la gravità della situazione che si è compiuta con un comportamento a dir poco autoritario da parte dei due primi cittadini che non hanno compreso che la titolarità della concessione non dà loro il diritto di adottare, condizionare e speculare finanziariamente su un bene pubblico che non è di loro proprietà, ma della Regione e per questo è obbligatorio che questa istituzione intervenga a tutela della difesa del diritto alla salute della comunità dei curanti che ha usufruito negli anni dei benefici delle cure termali. Non lo hanno compreso nemmeno nei mesi scorsi il precedente presidente facente funzioni della Regione Calabria, come l’assessore afferente che hanno lasciato fare liberamente. E’ tempo, quindi, che il  nuovo Presidente della Regione, Roberto Occhiuto, come ha chiesto il Sindacato Cisl di Cosenza, unitamente ai lavoratori e ai tanti curanti, intervenga per risanare e riportare la questione nei giusti canali  di gestione tecnico- amministrativa e di servizio sociale del settore. (fba)

 

 

La Sateca chiede ai sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese restituzione delle sorgenti delle Terme Luigiane

di FRANCO BARTUCCI –   Anche i gruppi di opposizione “Cambiamenti” del Comune di Acquappesa e “Città del Sole” del Comune di Guardia Piemontese rivolgono un appello al nuovo Presidente della Giunta regionale, Roberto Occhiuto, affinché la cittadella termale riapra al più  presto possibile, perseguendo tutte le vie legittime portando al centro degli interessi regionali la questione delle Terme Luigiane.

Nel loro documento, inoltre, sostengono di avere  da sempre informato la Procura della Corte dei Conti e a maggior ragione «lo faremo ora – dicono –  con una relazione dettagliata affinché le colpe ricadano direttamente sui responsabili e non sui cittadini». Un documento con il quale chiedono ai due Sindaci di dimettersi per i danni creati alle due comunità.

«Abbiamo da sempre sostenuto  in tutte le sedi con azioni documentate, che la linea da perseguire era l’accordo sottoscritto in prefettura nel 2019, accordo recepito all’epoca da entrambi i consigli comunali, con la presa d’atto dello stesso Vincenzo Rocchetti per il comune di Guardia Piemontese e dall’attuale sindaco Francesco Tripicchio per il comune di Acquappesa, all’epoca dei fatti assessore. Allora ci chiediamo, come si fa a rinnegare la propria firma e la propria presa d’atto in seno all’organo più supremo qual è il consiglio comunale? Chi rinnega la propria firma e le proprie posizioni passate, è capace di rinnegare tutto». 

«Quindi ci troviamo – affermano i consiglieri di minoranza – di fronte a una politica inaffidabile, una politica che non può dare alcuna garanzia ai cittadini, se non quella di azioni deleterie e distruttive. Se si fosse mantenuto l’accordo o meglio se si fosse redatto il bando nei tempi utili, non saremmo giunti a un simile disastro economico e politico che lascerà segni indelebili su tutto il territorio.  Riteniamo che il problema oltre ad essere politico è soprattutto di competenze a cui si sono associate azioni irrazionali senza alcuna programmazione. Con la sentenza n. 0194972021 il Tar di Catanzaro condanna i comuni di Guardia Piemontese e Acquappesa in quanto avrebbero adottato atti “illegittimi” impedendo al gestore l’esercizio dell’attività termale».

I due gruppi di minoranza dei due Comuni puntualizzano che i Giudici del Tar Calabria confermano le nostre posizioni politiche spiegando che «il termine finale dello svolgimento dell’attività Sateca non era il 31.12.2020, bensì fino all’individuazione del nuovo gestore mediante l’appalto pubblico».  

«Questo era anche esplicitato nell’accordo del 2019 ed allora – si chiedono – perché si è creato questo disastro? I due sindaci, nonostante questa sconfitta che coinvolge tutti i cittadini dei due comuni, nei giorni scorsi, in un comunicato stampa si dichiarano soddisfatti delle sentenze del Tar n. 1949/2021 sui ricorsi fatti dal precedente gestore, in quanto dichiarati inammissibili ed infondati 3 dei 4 ricorsi proposti dalla Sateca». 

«Anche qui – hanno aggiunto – ci soffermiamo sulla comprensione del testo, inammissibili ed infondati, significa che i giudici non sono entrati nel merito del ricorso, pertanto non ci spieghiamo tanta soddisfazione. Piuttosto dovreste ammettere, con grande umiltà, il vostro fallimento e dimettervi. Se la linea continuerà ad essere quella del passato, il nostro territorio non avrà più possibilità di redenzione, le conseguenze avranno ricadute non solo sui cittadini che dovranno pagare il danno delle azioni di due sindaci scellerati, ma anche sul territorio e sui piccoli imprenditori». 

Un documento che nella sua esposizione si rivolge e fa pure un appello alle due cittadinanze.

«Pertanto, ci rivolgiamo a tutti i cittadini affinché prendano atto che la condanna del Tar e delle scelte scellerate della maggioranza, oscurate dalle loro comunicazioni su Facebook, porteranno non pochi danni economici. Con estrema onestà possiamo osservare che la confusione regna sovrana ed evidenzia un’incapacità amministrativa e scarso senso di responsabilità istituzionale fino al punto di negare la realtà».

«In questa sede chiariamo la nostra posizione, il nostro unico fine è l’interesse pubblico, la tutela del territorio dal punto di vista turistico ed economico.  Il nostro obiettivo è che non vada persa una ricchezza di cui madre natura ci ha dotato, non possiamo lasciare in mano situazioni di estremo interesse collettivo a persone incompetenti. Né tantomeno possiamo permettere che i cittadini paghino le conseguenze di azioni illegittime.  Da questo punto di vista ci muoveremo con una relazione dettagliata alla Procura della corte dei conti, affinché le colpe ricadano direttamente sui responsabili». 

«Scelte inappropriate ed inopportune – puntualizzano nel loro documento i due gruppi di opposizione – possono pregiudicare il buon esito dell’iter per l’adozione in tempi brevi del bando che la cittadinanza aspetta ormai da troppo tempo. Capiamo anche la sofferenza dei consiglieri di maggioranza, che sono chiamati a ridosso di decisioni importanti senza conoscere i contenuti degli atti amministrativi su cui sono chiamati a votare. Il nostro giudizio su quanto è successo è negativo, le iniziative intraprese riguardanti le scelte della gestione del nostro territorio sono state assunte da singoli soggetti o giustificate come scelte dovute in quanto non si poteva procedere con il bando, scusante smentita dal Tar.  L’ incapacità politica si ripercuote su tutti, cittadini, imprese, liberi professionisti, istituzioni ed associazioni dei nostri comuni e pertanto chiediamo ai Sindaci, dopo questo disastro annunciato, di rimettere il mandato». 

Un appello finale è rivolto ai lavoratori delle Terme ed ai cittadini per un’adeguata presa di posizione: «Sensibilizziamo i lavoratori delle Terme che sono rimasti senza lavoro, i cittadini, le imprese, i liberi professionisti, le istituzioni e le associazioni a chiedere il conto ai due sindaci, come primo atto la richiesta delle dimissioni. Hanno messo alla gogna un territorio, hanno tolto il lavoro, hanno interrotto un servizio pubblico non attenendosi all’accordo della Prefettura del 2019. Cosa si aspetta per farsi sentire?». 

Un ultimo appello va alla politica regionale, al nuovo presidente della Regione Roberto Occhiuto, che ha preso a cuore la sanità ottenendo la nomina di commissario.

«A lui ci rivolgiamo, le Terme Luigiane devono trovare una soluzione, perché sono il volano non solo di questo territorio, ma di tutta la Calabria. Lo scorso anno l’inefficienza e l’incuranza della politica regionale associata a quella locale, ha portato all’interruzione di un servizio sanitario. “Invitiamo pertanto il Presidente della regione Calabria affinché le Terme riaprono al più  presto possibile, perseguendo tutte le vie legittime portando al centro degli interessi regionali la questione delle Terme Luigiane».

Intanto la Sateca ha inoltrato ai due sindaci, alla luce dei contenuti della sentenza del Tar Calabria, una lettera con la quale invita le due Amministrazioni comunali a dar corso, senza ritardo, al ripristino dello stato precedente la realizzazione dei suddetti atti illegittimi e pertanto a restituire la disponibilità delle sorgenti idrotermali e quei beni coattivamente appresi.

«Non è superfluo segnalare – si afferma nella lettera – che ogni eventuale omissione, rispetto a quanto disposto dal Tar Calabria – oltre ad integrare, in caso di mancata esecuzione dell’ordine dell’Autorità Giudiziaria, la fattispecie di cui all’art. 650 cp – comporterebbe l’incremento, ulteriormente ingiustificato e, a questo punto, certamente doloso, dei danni già realizzatisi, in pregiudizio della scrivente a Società, dei soggetti a vario titolo coinvolti, nonché del servizio pubblico illegittimamente impedito». (fb)