di TONINO RUSSO E ALEXANDER MARIAN DUDUT – Un anno dopo il naufragio di Steccato di Cutro, siamo qui a commemorare e rendere omaggio alle vittime di quella immane tragedia e rinnovare un profondo sentimento di solidarietà da parte di tutti i cittadini calabresi.
Sono 2.571 le persone morte in mare solo nel 2023, secondo i dati Oim (Organizzazione Internazionale delle Migrazioni) e di Medici senza frontiere. Tra queste, le 94 vittime accertate, uomini, donne e bambini morti nel naufragio di Steccato di Cutro del 26 febbraio 2023. Bisogna ribadirlo ancora una volta, sono uomini, donne e bambini in carne e ossa, non sono solo numeri.
Vengono ancora i brividi a ricordare quei giorni di grande impotenza, rabbia e dolore, mentre dal mare crotonese riemergevano a mano a mano corpi di uomini, donne e bambini e al Pala Milone era allestita la camera ardente di una Italia sbigottita e inerme rispetto ad un simile dramma.
Ma, per fortuna, anche la risposta della cittadinanza fu immediata. Dopo la tragedia sono emerse l’umanità, la pietà e la capacità di accoglienza del popolo calabrese. Con l’essenzialità della gente umile, abbiamo spiegato al mondo che per poterci salvare in questo nostro mondo egoista e smarrito, abbiamo bisogno di salvare l’altro.
In situazioni drammatiche come la tragedia di Steccato di Cutro la solidarietà può assumere mille volti: abiti, cibo, giocattoli, posti letto, ma anche tempo ed energie, e persino i loculi di famiglia. La gara di solidarietà è scattata a poche ore dalla tragedia, quando i cittadini di Cutro e Crotone hanno portato al Cara vestiti, scarpe, coperte; tutto ciò che hanno pensato potesse servire per i superstiti. Stesse scene all’ospedale di Crotone, con indumenti, cibo e prodotti per l’igiene lasciati presso una delle entrate laterali del Pronto Soccorso, oppure portate fino al reparto di Pediatria. Ma fin da subito – e sempre di più nelle ore successive, man mano che le proporzioni della tragedia s’ingigantivano –, si è capito che ci sarebbe stato bisogno di tanto altro: mediazione linguistica e culturale, assistenza psicologica e medica, supporto logistico ed organizzativo, ma anche aiuti economici. Specie quando hanno iniziato a giungere sul posto i parenti delle vittime, che hanno dovuto riconoscere i cadaveri recuperati dal mare e talvolta sono arrivati a Crotone con indosso solo gli abiti che portavano.
Cutro è come una lente attraverso la quale riflettere sul presente, che scarseggia di speranza, ed ha dimostrato come in Calabria permanga un sentimento antico di umanità, simboleggiata in quella povera croce realizzata coi legni della barca naufragata a solo poche decine di metri dalla spiaggia salvifica. L’accoglienza è nella consuetudine e nella tradizione dei calabresi. Fa parte di quel senso di comunità che privilegia l’ospitalità all’ostilità, l’apertura delle braccia al respingimento, le porte aperte alle porte chiuse.
Questa commemorazione, fortemente voluta dal Presidente della Giunta Regionale Roberto Occhiuto conferma, ancora una volta, il nostro innato sentimento di solidarietà e di accoglienza, fatto in maniera semplice, senza clamore.
Resta il problema di come evitare simili tragedie. Non esiste naturalmente una ricetta unica per affrontare un fenomeno complesso, per certi versi epocale come quello dei flussi migratori perché frutto di un più complesso mutamento degli assetti economici e sociali globali. Un fenomeno che riguarda intere fette di umanità in marcia per fuggire da conflitti, carestie e povertà alla ricerca di un futuro diverso per sé e per i propri figli.
Alcune azioni praticabili, però, noi le ribadiamo: il consolidamento e consistente ampliamento dei corridoi umanitari per far giungere in sicurezza le persone che sfuggono da guerre e disastri naturali e poi l’ampliamento dei numeri e la semplificazione delle procedure dei decreti flussi per accogliere i cosiddetti migranti economici perché, è bene ribadirlo, il nostro sistema economico ha assoluto bisogna di manodopera, per colmare gap occupazionali in diversi comparti, compresi alcuni che riguardano Information and Communications Technology. Magari attivando anche corsi di italiano e percorsi di riqualificazione professionale nel loro Paese di origine.
Bisogna, infine, incrementare l’attività di soccorso in mare per salvare vite. Perché la vita delle persone, di tutte le persone indipendentemente dal colore della pelle, è per noi un valore supremo.
Un’ultima considerazione indirizzata al Governo: accogliamo il disperato appello dei superstiti del naufragio di Cutro. La loro richiesta è molto semplice: permettere loro di ricongiungersi con le proprie famiglie. Questi giovani superstiti chiedono con forza ai Governi italiano e tedesco, nonché all’Unione Europea nel suo complesso, di riconoscere definitivamente il loro diritto al ricongiungimento familiare. Riteniamo che, almeno questo, per loro possiamo e dobbiamo farlo. (tr e amd)
[Tonino Russo e Alexander Marian Dudut sono rispettivamente segretario generale Cisl Calabria e Presidente dell’Anolf –l’Associazione Nazionale Oltre le Frontiere Calabria]