Cgil, Cisl e Uil Calabria: Sottoscrivere Protocollo su Legalità e Sicurezze

I segretari generali di CgilCisl e Uil Calabria, rispettivamente Angelo SposatoTonino RussoSanto Biondo, hanno chiesto la sottoscrizione «di un Protocollo sulla legalità e sicurezza con le Prefetture, Istituzioni e parti sociali, nella convinzione che questi rappresentano un argine importante al rischio di prestarsi al gioco perverso della ‘ndrangheta».

Inoltre, rivolgendosi al presidente della Regione, Roberto Occhiuto e ai sindaci calabresi, «pretendiamo di avviare e rendere concretamente operativa la cabina di regia che è stata deputata alla verifica delle corrette prassi in merito alla gestione del Pnrr».

Richieste che arrivano a seguito dell’inaugurazione l’inaugurazione del Centro operativo della Direzione investigativa antimafia in un bene confiscato a Catanzaro, che per i sindacalisti «è una notizia importante che ha una doppia valenza».

«Perché eleva ad un rango superiore – hanno spiegato i sindacalisti – una Sezione da sempre in primo piano nella lotta alla ‘ndrangheta e, quindi, presuppone un potenziamento in uomini e mezzi e, poi, perché restituisce alla comunità e, soprattutto, destina al contrasto della criminalità organizzata più potente ed aggressiva su scala mondiale un bene che rappresentava, sul territorio catanzarese, lo strapotere economico delle cosche».

«La presenza di un Ministro della Repubblica, ancora – hanno proseguito – ha reso più rilevante questo evento e, allo stesso tempo, ha posto un tratto di evidenziatore sull’opera pregevole messa in atto dalla Procura di Catanzaro e dal Procuratore Nicola Gratteri al quale va tutto il nostro sostegno, che sono pochi mesi addietro aveva inaugurato la sua nuova sede, e della sua guida nell’azione di repressione del fenomeno mafioso».

«Le parole del Ministro Piantedosi – hanno detto ancora – che senza giri di parole si è esposto sulle intenzioni del Governo di potenziare – in termini di uomini e mezzi – il Centro operativo della Dia di Catanzaro si muovono proprio nel solco di quanto indicato proprio dal Procuratore Gratteri, non più tardi di quindici giorni addietro durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del distretto catanzarese. L’elevazione di rango della Sezione della Direzione investigativa antimafia di Catanzaro si registra in un momento importante per il territorio calabrese, la cui pubblica amministrazione è impegnata nella corretta progettazione dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza».

«Quella che stiamo vivendo – hanno evidenziato – è una fase storica per la Calabria è, quindi, è determinante sostenere il percorso di legalità avviato grazie all’impegno di magistrati e forze dell’ordine chiamati spesso a fare i conti con carenze insopportabili. Adesso, però, è il momento che ognuno di noi faccia la sua parte per quanto di propria competenza». (rcz)

Bombardieri (Uil): Non possiamo continuare a lasciare indietro il Mezzogiorno

Il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ha dichiarato che «non si può continuare a lasciare indietro il Mezzogiorno. La sanità, l’istruzione e il lavoro devono essere garantiti su tutto il territorio».

«Non è tollerabile – ha aggiunto – che sia la geografia a determinare il futuro dei nostri figli e delle nostre figlie. Tutti devono avere le stesse opportunità! Questa è una chiara responsabilità della politica che, invece, continua a far finta di non vedere. Proprio come avviene per il ponte sullo Stretto. Noi saremmo anche d’accordo ma diteci: senza ferrovie e strade a questo ponte come ci si arriva?».

«Servono investimenti per nuove infrastrutture come per ospedali, scuole e servizi – ha concluso –. Anche chi vive al Sud ha diritto a una vita dignitosa!». (rrm)

LA MANOVRA SI È DIMENTICATA DEL SUD
NO DELLA CALABRIA A LEGGE DI BILANCIO

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Quella presentata dal Governo è una manovra che «trascura strumenti importanti per le Pmi» e, soprattutto, dimentica il Sud. Un fatto che è stato più e più volte denunciato dalle Associazioni di categoria, tanto da aver portato Cgil e Uil Calabria in piazza contro «una manovra che manovra contro il Sud».

Una manovra «che discrimina le donne, i giovani e dimentica il Sud. Solo con il confronto si possono superare le diseguaglianze e colmare i ritardi di un territorio che è stato sempre illuso e abbandonato. Per questo scendere in piazza è un diritto, è un dovere per bloccare la manovra anticostituzionale di un manovratore secessionista», ha detto il segretario di Uil Calabria, Santo Biondo, dal palco di Piazza Prefettura a Catanzaro.

«Questa manovra di bilancio è contro il Sud. E quelli del Sud, dovrebbero saperlo bene», ha detto Angelo Sposato, segretario generale di Cgil Calabria,  sottolineando che «la Calabria e il Sud  hanno più ragioni per scioperare, perché questa manovra, di fatto, cancella il Sud e alcune misure importanti rispetto ai temi del lavoro».

I problemi sono tanti, troppi, e questa manovra ne aggiunge altri: «Reintrodurre i voucher significa precarizzare il lavoro in una regione come la nostra che purtroppo ha tanto lavoro nero, precariato e sfruttamento. Nella legge non si fa una lotta all’evasione e si premiano gli evasori. Non c’è nulla sull’alta velocità e ci sono solo interventi timidi sulla Statale 106. Si tolgono risorse alla salute e all’istruzione», ha spiegato Biondo.

E, allora, che fare? «Sostegno agli investimenti», ha suggerito Giovanni Cugliari, presidente Cna Calabria, appellandosi ai parlamentari calabresi.  La preoccupazione è una: che «il divario con il Nord del Paese aumenterà» e che «il Mezzogiorno e la Calabria, in particolare, non aggancerà più la crescita».

Un allarme che si aggancia a quello lanciato dalla Svimez che, nel suo rapporto annuale, ha denunciato come nel 2023 il Sud sarà in recessione a -0,4%. La Calabria arriverà a -0,9%.

«Va data continuità agli incentivi per investimenti e innovazione – ha detto Cugliardi – proprio in ragione delle difficoltà contingenti, non può essere questo il momento di allentare gli strumenti a sostegno delle imprese. Il cosiddetto pacchetto Impresa 4.0 ha dimostrato di essere in grado di supportare processi di investimento e percorsi di crescita delle imprese, e le modifiche apportate al Piano con l’ultima legge di bilancio hanno delineato correttamente una proiezione temporale conferito linearità e coerenza agli interventi, in linea con le esigenze di programmazione delle imprese, ma mancano dal 1° gennaio 2023 il cosiddetto superammortamento “generalista” e il credito d’imposta Formazione 4.0, mentre è stata prevista una progressiva diminuzione delle aliquote per tutte le altre misure, che rappresenterebbe un freno significativo per le imprese che hanno esigenze di riqualificazione innovativa».

«Serve, a nostro avviso, un potenziamento delle aliquote agevolative – ha proseguito – e uno sforzo ulteriore per sostenere le misure più trasversali, quali l’ex superammortamento, così come occorre garantire continuità ad un’altra misura più trasversale, come la Nuova Sabatini, funzionale ad un coinvolgimento a più ampio spettro del nostro sistema produttivo».

«Ravvisiamo, inoltre – ha detto – l’opportunità di rifinanziare la misura Voucher per consulenza in innovazione, un intervento che, in coerenza con il Piano nazionale “Impresa 4.0”, sostiene i processi di trasformazione tecnologica e digitale delle PMI e delle reti di impresa di tutto il territorio nazionale attraverso l’introduzione in azienda di figure manageriali in grado di implementare le tecnologie abilitanti previste dal Piano Nazionale Impresa 4.0, nonché di ammodernare gli assetti gestionali e organizzativi dell’impresa, compreso l’accesso ai mercati finanziari e dei capitali».

«In merito all’intensità delle misure stesse – ha spiegato Cugliari – vorremmo venisse perseguita la differenziazione tra micro, piccola e media impresa, volta a potenziare maggiormente l’aiuto alle imprese di più piccole dimensioni, per le quali più forte deve essere lo stimolo ad intraprendere progetti di sviluppo, se si intende favorirne la crescita. Segnaliamo altresì l’esigenza di una riforma degli incentivi alle imprese, il sistema delle agevolazioni, dai contributi a fondo perduto ai bonus di diversa natura, è un labirinto: difficile conoscere cosa si nasconde, qual è la strada da seguire, come si arriva all’uscita».

«Le innumerevoli possibilità per le aziende si traducono in un volume di agevolazioni ancora troppo basso – ha continuato – barriere comunicative e difficoltà di gestione sono due dei principali ostacoli su cui sarà necessario intervenire».

Accesso al credito

«Le dinamiche del credito negli ultimi 2 anni e mezzo – ha spiegato Cugliari – sono state influenzate dalle misure straordinarie messe in campo per attenuare gli effetti della pandemia e da ultimo per mitigare gli effetti della guerra. Negli ultimi mesi si sta riproponendo però la stessa dinamica già evidente prima della pandemia, ovvero maggiore difficoltà di accesso al credito per le imprese di minori dimensioni, che sappiamo peraltro essere l’ossatura del nostro tessuto economico».

«Questo aspetto va monitorato, al pari del costante innalzamento dei tassi di interesse – ha detto – al fine di evitare difficoltà ulteriori per soggetti già fortemente provati da questo triennio difficilissimo. È oltremodo difficile fare previsioni anche solo a medio termine, ma è evidente la necessità di sostenere nell’immediato le esigenze dei soggetti più colpiti dall’aumento dei costi energetici attraverso contributi diretti ed utilizzare al meglio gli spazi consentiti dalla recente proroga del Quadro degli Aiuti di Stato (Temporary Framework)».

«Sarebbe opportuno individuare qualche criterio selettivo – ha detto – per evitare di appostare in modo non efficiente le risorse disponibili, e riproporre il tema di una positiva integrazione tra gli strumenti di garanzia pubblica e privata, rinvigorendo così un’esperienza peculiare in Europa e nel mondo, quella dei Confidi».

«Confidi che hanno peraltro avviato un percorso positivo – ha ricordato Cugliari – impegnandosi direttamente, nell’erogazione di piccolo credito a micro e piccole imprese. Un’esperienza che andrebbe valorizzata e sostenuta, e che potrebbe affiancare l’attività svolta dalle banche, analogamente all’esperienza maturata in passato dalle piccole banche territoriali. Al contempo, permane la necessità di mitigare le rigidità della regolamentazione bancaria, che, partendo dal presupposto di salvaguardare pur legittimamente i patrimoni delle banche, finiscono col rendere ancora più selettivo l’accesso al credito per le imprese, specie per quelle di minori dimensioni».

Mezzogiorno

«Non vi sono riferimenti ad interventi a sostegno dello sviluppo del Mezzogiorno – ha spiegato – a partire dalla mancata conferma del credito d’imposta per gli investimenti. Potrebbe indurre a non ritenere prioritaria una azione di sostegno efficace a questa area del Paese. In generale, i dati sul mercato del lavoro, Pil pro-capite e consumi, registrano il progressivo peggioramento del divario Nord – Sud, la cui conseguenza naturale è l’incremento dell’emigrazione, in particolare dei giovani».

«Il rilancio del Sud – ha concluso Cugliari – deve essere vissuto come una priorità per l’intero Paese, non possiamo assistere inermi a questo processo di costante e preoccupante divaricazione tra nord e sud del Paese, una distanza che va recuperata, per il bene del Paese nel suo complesso, il mediterraneo diventa strategico nella nuova geopolitica mondiale quindi bisogna creare le condizioni di una piena integrazione con il resto d’Europa». (ams) 

 

Cgil, Cisl e Uil: Vogliamo far diventare quella della Calabria una vertenza nazionale

«Vogliamo far diventare questa vertenza nazionale ecco perché nei prossimi giorni questo Tavolo verrà riaggiornato a Roma con i segretari nazionali». È quanto ha dichiarato il segretario generale di Cgil Calabria, Angelo Sposato, nel corso dell’incontro dei sindacati con i parlamentari calabresi.

Un incontro a cui, tuttavia, hanno risposto solo il senatore del Pd, Nicola Irto e la sottosegretaria all’Interno, Wanda Ferro. Degli altri parlamentari nemmeno l’ombra. Un’assenza che è stata stigmatizzata da Sposato: «Mi sarei aspettato una maggiore sensibilità».

Il segretario ha poi espresso parere negativo sulla manovra finanziaria, a partire dal cuneo fiscale, fino alla questione reddito di cittadinanza «che rischia nel Sud di avere un effetto dirompente» e,ricordando i cinque punti della Vertenza (Statale 106, Zes di Gioia Tauro, Alta Velocità, Sanità e Lavoro), ha auspicato, rivolgendosi al Sottosegretario, che il governo Meloni sia nelle condizioni di supportarli.

Santo Biondo, segretario generale di Uil Calabria, ha ricordato che «abbiamo ribadito le nostre ragioni sulla Vertenza Calabria anche al Presidente della giunta regionale, Roberto Occhiuto. L’obiettivo condiviso è quello di fare della Vertenza Calabria una Vertenza nazionale».

Sulla Statale 106 il Segretario generale della Uil Calabria, Santo Biondo, ha ribadito ai parlamentari che hanno partecipato all’incontro di Lamezia Terme, la posizione del sindacato.
«Occorre, da parte del Governo, un Piano operativo di intervento su tutta la Strada statale 106. I primi tre miliardi stanziati nella bozza della Legge di bilancio possono essere considerati un primo punto di partenza, ma non bastano per ottenere quello che vogliamo: l’intera realizzazione di questa importante opera infrastrutturale sino a Reggio Calabria. In questa fase, ancora, è determinante approfondire il testo della norma sugli aspetti procedurali e attuativi del finanziamento».
«A questa azione, poi, il Governo deve agire su Anas – ha spiegato Biondo – per sostenere tutte quelle attività che sono necessarie per il completamento della Strada statale 106. E’ necessario, infine, chiedere al Governo di stilare un crono programma dettagliato degli interventi, con tempi di esecuzione e tratti stradali interessati dallo stanziamento governativo. Occorre, infine, la predisposizione da parte dell’esecutivo Meloni di una legge speciale che disponga, negli anni, un finanziamento fisso per la Statale 106, fino al totale completamento dell’opera».
Anche l’Alta velocità preoccupa Biondo: «lo abbiamo ribadito al Senatore Nicola Irto e al Sottosegretario Wanda Ferro, che hanno risposto prontamente al nostro invito, durante l’incontro che abbiamo avuto a Lamezia Terme».
«Le notizie che ci giungono da Roma non ci confortano – ha proseguito – il rischio concreto è quello di perdere il finanziamento previsto attraverso il Fondo complementare che, davanti ai ritardi che si stanno accumulando sulla progettazione e la cantierizzazione dell’opera, questo importante stanziamento possa essere destinato alla copertura di emergenze contingenti. Riteniamo sia fondamentale esercitare una forte pressione parlamentare, anche attraverso la predisposizione di una interrogazione, direttamente sul ministero delle Infrastrutture sulla realizzazione di quella che è un’opera strategica per aprire la Calabria ai corridoi europei di spostamento delle merci e delle persone».
Tonino Russo, segretario generale di Cisl Calabria, ha ribadito l’urgenza di «intervenire unitamente a sostegno del superamento delle tante vertenze e problematiche della nostra regione, dal superamento del precariato, per ridare dignità al lavoro, alla devastata sanità, alle infrastrutture, al dissesto idrogeologico. Servono riforme e risorse indispensabili per la crescita e lo sviluppo della Calabria, occorre una strategia nazionale più efficace per la valorizzazione delle aree interne, partendo dal ripristino dei finanziamenti storici per la forestazione». (rcz)

Cgil, Cisl e Uil incontrano Princi e Gallo per il superamento del precariato storico calabrese

Superare il precariato storico calabrese. È stato questo l’obiettivo dell’incontro svoltosi nei giorni scorsi tra la vicepresidente della Regione, Giusi Princi, l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo, e le delegazioni sindacali di CGIL e Nidil-Cgil, CISL e Felsa-Cisl, UIL e Uiltemp-Uil,  rappresentate al tavolo da Gigi Veraldi, Ivan Ferraro, Enzo Musolino e Luca Muzzopappa.

Sono circa un migliaio di lavoratori che ancora operano a sussidio in molti enti  calabresi, facenti parte delle leggi regionali 15, 31 e 40, con una grande presenza soprattutto  nelle zone montane, dalla Sila al Parco del Pollino, ed in minor numero in altri enti pubblici e  privati. 

L’incontro richiesto dalle Organizzazioni sindacali voleva affrontare le difficoltà se non  l’impossibilità per molti enti ospitanti di poter procedere alle contrattualizzazioni atteso che  la normativa vigente pongono limiti giuridici e finanziari all’assunzione del personale. 

Il problema economico era stato affrontato dalle OO.SS. già nel primo incontro con il presidente Roberto Occhiuto e l’assessore Princi nel dicembre del 2021 portando alla definizione di  una legge approvata dal Consiglio Regionale che finalmente storicizza le risorse, consentendo  agli enti di poter fare affidamento sul un contributo finanziario di circa 11.157 euro per ogni  lavoratore fino al pensionamento. 

Acquisito questo risultato, gli stessi sindacati avevano incontrato gli amministratori dei  vari enti per capire quali spazi effettivi ci fossero nelle dotazioni organiche, ben sapendo che i  numeri sono un obbiettivo ostacolo. 

I tre sindacati, da tempo, avevano immaginato la possibilità che un ente sub-regionale  quale Calabria Verde, a parità di mansioni ma con maggiori capacità assunzionali, potesse  dunque assorbire questi lavoratori, con l’ulteriore vantaggio di mantenere, attraverso il  meccanismo della previdenza di settore, quasi inalterati i livelli retributivi odierni. 

Da qui l’importanza dell’incontro con i due Assessorati interessati del Lavoro e  dell’Agricoltura, ed aver avuto sia dalla  vicepresidente Princi che dall’Assessore Gallo una valutazione positiva della proposta e l’indirizzo politico ai rispettivi dipartimenti di  approfondire a stretto giro la fattibilità tecnica. 

Azienda Calabria Verde ha già previsto, per i prossimi anni, un rafforzamento del  proprio organico e, accanto a quello già previsto, si potrebbe prevedere una modalità stralcio  per l’assorbimento dei lavoratori precari già formati che su base volontaria aderirebbero e  con risorse storicizzate che non peserebbero sulle economie di bilancio presenti e future  dell’Azienda e non sarebbe ostativo del futuro reclutamento preventivato dal fabbisogno  aziendale per fare fronte e migliorare le proprie attività. 

Nel frattempo, con la contrattualizzazione dei detti precari si avvierebbe un percorso che da subito consentirebbe di assolvere gli importanti compiti di Calabria Verde in termini di  salvaguardia, cura del territorio e contro il dissesto idrogeologico. 

Il superamento del precariato, nelle intenzioni dei due Assessori e delle  rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl e Uil, qualificherebbe l’azione concertativa nel ridare  dignità a circa 1000 calabresi che da tempo chiedono stabilità e serenità lavorativa, economica  e sociale. (rcz)

Cgil, Cisl e Uil Calabria: Governo intervenga concretamente per infrastrutture

I segretari nazionali e regionali di CgilCislUil CalabriaA Maurizio LandiniLuigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, Angelo SposatoTonino RussoSanto Biondo, hanno ribadito come «ritengono decisivo per il futuro del Sud che il Governo intervenga concretamente per la riqualificazione e la realizzazione di quelle opere infrastrutturali prioritarie che sono determinanti per la ripartenza economica e la sostenibilità sociale del territorio meridionale».

L’ammodernamento delle infrastrutture, infatti, per i sindacati sono un punto fondamentale per il rilancio del Mezzogiorno e del Paese, per questo hanno chiesto al Governo «di dare continuità alle decisioni assunte dal precedente Esecutivo e prevedere nella legge di bilancio l’intervento previsto per l’opera pubblica denominata Strada statale 106 che, attraverso quanto previsto dal Documento di economia e finanza, è stata definita un’opera strategica con investimenti congrui e finalizzati al completamento dei tratti cantierizzati, alla esecuzione dei restanti e al finanziamento degli studi progettuali dei tratti necessari alla realizzazione di questa infrastruttura su tutto il territorio regionale interessato fino a Reggio Calabria».

«Cgil, Cisl e Uil – hanno concluso – ricordano al Governo che l’ammodernamento e la completa realizzazione della Strada statale 106, un’arteria letale che è stata ribattezzata come famigerata “strada della morte”, rappresenta il punto fondamentale della “Vertenza Calabria” aperta tra Cgil Cisl Uil Calabria e Governo regionale calabrese, sostenuta dalle scriventi, che prevede, tra le altre questioni, la richiesta di adeguamento strutturale e ammodernamento di questa opera strategica». (rcz)

UIL, LA RICETTA DEL SINDACATO PER IL SUD
DEVASTANTE L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA

di PIERPAOLO BOMBARDIERI – Tutti gli indicatori socioeconomici mostrano una Italia alle prese con i complessi ed irrisolti “dualismi” e “disuguaglianze” sociali e territoriali. L’irrisolta “questione meridionale” è e deve diventare di nuovo tema nazionale attraverso una forte politica di rilancio dello sviluppo del Mezzogiorno in grado di riequilibrare le differenze e le disuguaglianze territoriali.

È dal lavoro, dal lavoro dignitoso e di qualità che dobbiamo ripartire se vogliamo che il Mezzogiorno riparta. E noi vogliamo ripartire dal Mezzogiorno per unire il Paese, per dare un futuro al lavoro, promuovere la coesione nazionale e riconoscere in quell’area del Paese quei diritti spesso negati. Le donne e gli uomini che vivono nel Mezzogiorno chiedono lavoro, buona occupazione e servizi degni di un Paese civile.

Il 40% dei contribuenti nel Mezzogiorno dichiara meno di 10 mila euro l’anno cioè 5 milioni di contribuenti su un totale di 12 milioni vivono con un reddito sotto la soglia di sopravvivenza. Dobbiamo ridurre una volta per tutte i divari con il Centro-Nord. Dobbiamo creare lavoro per le donne e i nostri giovani altrimenti questi scappano e il Mezzogiorno diventerà sempre più povero.

Negli ultimi 16 anni, più di 1,2 milioni di persone hanno lasciato il Mezzogiorno: la metà giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, quasi un quinto, erano laureati. il 16% si è trasferito all’estero.

Oggi, assistiamo anche ad un nuovo fenomeno: il pendolarismo di lungo periodo che rappresenta la nuova forma di emigrare.

Nel Mezzogiorno c’è tanto da fare. Il divario con il resto del Paese, anche a causa della pandemia, è aumentato e con la guerra in atto rischia ancor più di acuirsi. C’è bisogno di nuovi investimenti e di una politica industriale degna di questo nome che metta al centro il lavoro, gli investimenti infrastrutturali sociali e materiali e la lotta alle ingiustizie sociali.

Ma dovrà trattarsi di una “crescita nella legalità” e ciò richiede da parte delle amministrazioni pubbliche e delle parti economiche e sociali un impegno straordinario.

Siamo stati tra i primi a dire che l’assegnazione del 40% delle risorse era insufficiente e non adeguata a risolvere i divari. Noi diciamo che con le risorse a disposizione dobbiamo fare bene, non possiamo sbagliare.

Come? In primis affrontando il nodo dell’efficienza e l’efficacia del funzionamento della Pubblica amministrazione, ad iniziare proprio dalla capacità di spesa e quindi dall’“assorbimento delle risorse” in tempi europei. L’ammodernamento della Pubblica amministrazione, gli investimenti per il suo funzionamento devono esser percepiti e concepiti come proprie e vere precondizioni allo sviluppo. Nuove assunzioni per la Pubblica Amministrazione e non precari.  E chiediamo che gli investimenti vadano in primis a ridurre le disuguaglianze infrastrutturali e dell’accesso ai servizi di cittadinanza.

L’autonomia differenziata rischia di essere devastante per il Mezzogiorno. Per noi, l’autonomia differenziata è una riforma che scava una profonda frattura tra Nord e Sud del Paese ed è un processo che non porta ad effettivi benefici nel breve e soprattutto nel medio e lungo termine a tutte le persone. A nostro avviso vanno respinte le differenziazioni perché si rischia di creare le “diseguaglianze” quale elemento propulsivo e di competitività per questo o quel territorio: Nord vs Sud, aree urbane e metropolitane vs aree interne. Non può essere questa la filosofia!Noi vogliamo creare un Paese più unito, più eguale, più giusto, più coeso. Con l’autonomia differenziata, non solo non si pone riparo alle disfunzioni delle Regioni, ma al contrario si accentuano le inefficienze complessive del sistema. L’autonomia differenziata rischia di mettere in discussione definitivamente il carattere pubblico e nazionale dell’istruzione e di conseguenza mina, alla radice, le basi dei diritti di garantiti dalla costituzione.

Quindi ci domandiamo: è sensato decentrare anche ulteriori materie ad iniziare dall’istruzione a Regioni che, tra l’altro, hanno mostrato e mostrano una certa “difficoltà” a gestire il sistema sanitario? Noi crediamo di no e diciamo che dobbiamo mettere i territori del Mezzogiorno alla pari con il resto del Paese. Noi non possiamo permettere che i diritti di cittadinanza siano garantiti a seconda della zona geografica in cui si nasce.

La sfida è quella di coniugare “efficienza”, “qualità”, “partecipazione” e “coesione”. E allora, prima di parlare di regionalismo differenziato, parliamo di infrastrutture materiali ed immateriali. Parliamo di come assicurare il diritto al lavoro, alla salute, all’istruzione, all’accesso ai servizi sociali su tutto il territorio nazionale. E questo significa, prima di devolvere ulteriori materie e poteri alle Regioni, parlare di perequazione infrastrutturale, significa passare dal concetto della spesa storica ai fabbisogni standard, significa individuare i livelli essenziali delle prestazioni per assicurare i diritti di cittadinanza in tutte le aree del Paese. (ppb)

[Pierpaolo Bombardieri è stato riconfermato segretario nazionale Uil. L’articolo è un estratto del discorso all’ultimo Congresso del sindacato]

 

Volare Cis: Biondo (Uil) serve una cabina di regia per gestire i fondi

Sul Contratto Interistituzionale di Sviluppo “Volare”, la Uil calabrese si mostra decisamente ottimista anche se, come avverte il segretario generale della Calabria Santo Biondo, per portare a termine il progetto occorre pensare subito a una cabina di regia che controlli la spesa e coinvolga tutti gli attori istituzionali impegnati sul piano del rilancio degli aeroporti calabresi.

«L’incontro avuto, da remoto, con il presidente Occhiuto, il Ministro Carfagna e l’Agenzia coesione territoriale per parlare del Contratto istituzionale – scrive in una nota il segretario generale Santo Biondo – è l’ennesimo passo compiuto verso il rilancio degli aeroporti calabresi.

Intanto, dobbiamo dire con chiarezza che apprezziamo l’utilizzo del Cis come strumento acceleratore della spesa per quanto riguarda il Fondo sociale di coesione 14/20. Per noi, infatti, imprimere una spinta decisa alla spesa sui Fondi di coesione è un fattore importante che deve preludere ad un’azione di investimento efficace di tutte le risorse europee messe a disposizione della Calabria. 

Riteniamo importante, poi, il fatto che il Contratto istituzionale di sviluppo non venga inteso come uno strumento utile a svuotare il cassetto dei Comuni dentro il quale sono stati riposti progetti ancora inevasi o di difficile realizzazione.

Siamo convinti, ancora, che per il rilancio della Calabria sia necessario concentrare le risorse su asset strategici ben determinati, senza dissipare gli stessi in mille rivoli che sanno di clientela e nulla più.

Il Contratto istituzionale di sviluppo “Volare” si muove in questa direzione e concentra le proprie attenzioni su un settore strategico per la ripartenza della nostra regione qual è quello del trasporto aereo. Il provvedimento, stanziando 215 milioni di euro, si muove in direzione del rilancio dei tre scali calabresi. 

Adesso, però, inizia il cammino più difficile. Da oggi sarà necessario attivare un’azione di verifica costante della tabella di marcia in riferimento alla fase di attuazione del Contratto istituzionale di sviluppo sottoscritto a Roma. 

Per questo siamo convinti che sia necessario dare vita ad una cabina regia che, con il coordinamento dal presidente della giunta  regionale, si attivi per monitorare il corretto andamento della spesa all’interno del Cis Calabria e abbia come primo obiettivo quello di verificare che le risorse siano spese in una logica di complementarietà con gli altri fondi europei.

Ma non solo. Alla cabina di regia, ancora, spetterà il compito di analizzare gli impatti occupazionali degli interventi messi in campo per la Calabria, al fine di ricercare e dare corpo ad una occupazione di qualità, che rispetti gli standard di sicurezza, garantisca la parità di genere e sia messa al riparo da azioni illegali e appetiti lontani dalla legge.

Insieme alla cura di questi aspetti, poi, la cabina di regia sarà chiamata ad incidere sulla filiera del subappalto ed esercitare la giusta sorveglianza sociale, nella convinzione che il Contratto istituzionale di sviluppo sia importante e strategico e debba essere portato a termine.

Ribadiamo, infine, che per il rilancio del settore aeroportuale calabrese siano importanti gli investimenti infrastrutturali, ma sia necessario il riconoscimento della continuità territoriale e l’adozione da parte di Sacal di un piano che non metta in concorrenza i tre scali calabresi ma li faccia lavorare in complementarietà. 

Cgil, Cisl, Uil e Confindustria CS: Crisi energetica mette a rischio tenuta delle filiere produttive

La crisi energetica mette a rischio la tenuta delle filiere produttive e del potere d’acquisto delle famiglie. È quanto è stato denunciato nel corso del confronto tra i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Umberto Calabrone e Giuseppe Guido, Giuseppe Lavia e Paolo Cretella e il presidente di Confindustria Cosenza, Fortunato Amarelli.

Una situazione che desta preoccupazione in tutto il Paese, «ma ancora di più – viene evidenziato in una nota – in un territorio come quello regionale e provinciale che sconta un quadro di fragilità maggiore rispetto al resto del territorio nazionale. Gli incrementi fuori controllo dei prezzi del gas, aumentato del 700 per cento, e dell’energia elettrica aumentata del 200 per cento, stanno causando conseguenze gravissime per le imprese e le famiglie, già duramente provate dal periodo pandemico».

È evidente come la tenuta stessa del tessuto sociale, in uno scenario di questa natura, sia fortemente a rischio e necessiti di azioni rapide e concrete.

«Come parti sociali – hanno concordato il presidente Amarelli ed i Segretari Umberto Calabrone, Giuseppe Guido, Giuseppe Lavia e Paolo Cretella – guardiamo con estrema preoccupazione a questo scenario economico e sociale, che genera profonda incertezza e i cui effetti sono destinati a non esaurirsi nel breve periodo. Insieme intendiamo definire un quadro di azioni da intraprendere rapidamente coinvolgendo la politica e i parlamentari scelti dai calabresi nella recentissima tornata elettorale. Rispettosi del voto, prendiamo atto dell’esito delle urne e attendiamo di confrontarci con tutti gli eletti nel merito delle questioni. La tenuta del tessuto produttivo è un tema cruciale, in una regione che non può permettersi di perdere neanche un solo posto di lavoro». 

In un quadro macroeconomico segnato da un preoccupante rallentamento dell’economia e aggravato da un divario sociale e territoriale sempre più profondo che vede centinaia di migliaia calabresi a rischio di povertà, l’appello diretto alla politica, e in particolare alla deputazione territoriale calabrese, è quello di «concentrare subito le forze per dare risposte puntuali al grido d’allarme che viene dal territorio. Il tempo gioca un ruolo fondamentale, è in corso un conto alla rovescia che mette in serio pericolo la tenuta di interi settori produttivi e centinaia di posti di lavoro, un’emergenza che se non affrontata, non risparmierà nessuno».

«Come parti sociali – hanno concluso i segretari generali di Cigl, Cisl E Uil e il presidente di Confindustria Cosenza – appena verranno proclamati gli eletti, chiederemo un incontro ai parlamentari del territorio di maggioranza e opposizione, per costruire insieme le condizioni di un confronto finalizzato a tutelare il nostro sistema produttivo, nell’esclusivo interesse delle imprese e dei lavoratori». (rcs)

Cgil, Cisl e Uil Calabria: Ai tirocinanti non servono soluzioni a buon mercato da periodi elettorali

Ivan FerraroGianni TripoliLuca Muzzopappa, rispettivamente segretari generali r di CidiL Cgil Calabria, FeLSa Calabria e UilTemp Calabria, hanno evidenziato come «ai tirocinanti non servono soluzioni a buon mercato da periodi elettorali» ma, piuttosto, «vere opportunità di lavoro vero, tutelato e dignitoso».

«Il disagio sociale di circa 4.500 soggetti che svolgono attività di tirocinio negli Enti Pubblici e Privati ed ormai prossima alla scadenza – hanno detto i sindacalisti – non può che destare una forte preoccupazione poiché questi percorsi, seppur precari, consentivano loro di percepire un minimo di reddito. Dal 2012 questi soggetti hanno consentito agli Enti utilizzatori, colpiti da un blocco del turn over che ha quasi svuotato gli organici, di continuare a garantire i servizi fondamentali ed essenziali a costo zero, utilizzandoli sia all’interno che all’esterno degli uffici dell’ente ospitante». 

«Il complesso contesto finanziario e normativo – hanno aggiunto – ha impedito però di dare prospettive certe a tanti calabresi di poter guardare al futuro con la necessaria serenità, mentre si sono affacciate più volte populistiche quanto improbabili soluzioni che, infatti, si sono presto rivelate l’ennesima delusione. Il recente caos che si è sviluppato attorno al concorso per i tirocinanti del Ministero della Cultura, ne è la riprova e non fa altro che confermare gli allarmi che più volte avevamo lanciato, sia nelle assemblee con i lavoratori che attraverso i media, e che troppo spesso sono caduti nel vuoto». 

«Non vorremmo che, parallelamente – hanno detto ancora – anche per altre componenti del variegato mondo dei tirocini, anche per la più consistente fetta dei TIS, si riproponga da parte di qualche politico, qualche amministratore, qualche sindacalista, la solita pratica di vendere soluzioni a buon mercato, facili da trovare “guarda caso” proprio quando si presentano i periodi elettorali».

«Occorrerebbe – hanno rimarcato – una seria valutazione di strade realmente percorribili per superare la stagione dei tirocini, a cominciare dagli effettivi spazi nella pubblica amministrazione alla luce della normativa vigente e delle modifiche all’art. 16 della Legge 56/87 recentemente approvata dalla Giunta regionale, che finalmente riconosce una premialità all’esperienza svolta negli Enti, per poi impegnare la progettualità e gli strumenti offerti dal PNRR e dai programmi di occupabilità che presto dovranno essere messi in campo».

«Ma accanto a questo – hanno concluso – rimangono le preoccupazioni per la mancanza di continuità lavorativa e, quindi, di quel sostegno economico che presto verrà a mancare a troppe famiglie che vedono con preoccupazione il trascorrere del tempo». (rrm)