Il Campus universitario dell’UniCal alla ricerca di una sua identità e crescita nei servizi

di FRANCO BARTUCCIDopo regolari elezioni, che si sono svolte nello scorso mese di gennaio, si è tenuta, nella sala stampa del Centro congressi “Beniamino Andreatta”, la cerimonia di proclamazione degli eletti dei Comitati di gestione dei Centri Comuni del Centro Residenziale dell’Università della Calabria.

L’occasione è stata utile per l’avvio di un confronto con i nuovi referenti eletti sulle iniziative da programmare e sviluppare all’interno dei nove quartieri per il tempo libero, partendo dalle attività già svolte, in questi ultimi anni, di concerto con l’Area socialità, la cui referente è la dott.ssa Marcella Lorenzi, che nella circostanza della manifestazione di proclamazione degli eletti ha spiegato le finalità dei Comitati di Gestione dei Centri Comuni e le attività svolte nello scorso anno dopo il superamento della fase pandemica del Covid, che hanno fatto comprendere, come ha dimostrato il concerto di Diodato, nell’ambito della UniCal Festa2023, che solo stando uniti si possono ottenere risultati soddisfacenti sulla qualità della vita nel Centro Residenziale.

«L’Università nasce come un Campus e trova nel carattere residenziale – è stato detto – il luogo della socialità, punto di incontro del sapere e delle diverse culture presenti nell’Ateneo. La socialità costituisce una straordinaria occasione per introdurre nel campus in maniera sistematica una programmazione di iniziative ed attività volte a valorizzare la partecipazione, interazione e coesione sociale tra studenti, rappresentanze e associazioni studentesche e non, personale docente e tecnico amministrativo, famiglie e territorio, al fine di vivere la realtà universitaria nello stato di benessere della propria comunità ed in generale di tutta la collettività, per favorire lo scambio e la condivisione di esperienze».

Per la Pro Rettrice con delega al Centro Residenziale, prof.ssa Patrizia Piro, è fondamentale che questa esperienza cresca tenendo conto della nutrita e consistente comunità di studenti stranieri che arricchiscono i pregi dell’intera comunità universitaria che vive nel Campus, soprattutto se si crea un amalgama tra i vari quartieri, i referenti dei Comitati di Gestione, le associazioni e delegati nei vari organismi politici amministrativi dell’Ateneo. 

«Fare in modo che il Centro Residenziale dell’Università della Calabria mantenga e confermi sempre più i suoi valori di eccellenza nazionale sapendo guardare e valorizzare le proprie radici», è l’appello che la Pro Rettrice delegata al Centro Residenziale, Patrizia Piro, ha rivolto agli studenti, introducendo e presentando il delegato del Rettore per il diritto allo studio, prof. Gianpaolo Iazzolino, con il quale ha instaurato un ottimo rapporto di collaborazione.

Proprio il prof. Iazzolino, che tra l’altro è pure componente del Comitato direttivo dell’Associazione Nazionale per il Diritto allo Studio (Andisu), ha fatto riferimento al primo Statuto dell’Università del 1971 che assegnava al Centro Residenziale dell’Università della Calabria un ruolo ed una funzione unica in Italia, quello del diritto alla residenzialità non solo per gli studenti, quando per il personale docente e non docente.

Un punto di forte richiamo ed apprezzamento nazionale, per come annualmente sta confermando il rapporto Censis nelle classifiche che valutano i servizi delle Università italiane.

«È un punto di orgoglio che va salvaguardato – ha affermato il prof. Iazzolino – sapendo lavorare in futuro per farne crescere il valore e l’importanza in termini di aggregazione interna ed in rapporto al territorio». (fb)

Un messaggio della Senatrice a Vita Elena Cattaneo agli studenti dell’Unical

di FRANCO BARTUCCILa senatrice a vita Elena Cattaneo, docente alla Statale di Milano, ha fatto pervenire un suo messaggio agli studenti dell’Università della Calabria, in occasione della “Giornata internazionale delle donne e ragazze nella scienza”, di cui al nostro servizio di domenica.

Il rapporto della Senatrice Cattaneo con l’Università della Calabria è intenso, grazie al sostegno e collaborazione instaurata con la ricercatrice Maria Giovanna Durante, cervello di rientro in Italia, dopo aver lavorato negli Usa ed avere riscritto le linee guida per la progettazione delle costruzioni in zona sismica, grazie ad un metodo innovativo da lei pubblicato. Proprio nel corso del suo progetto “Marie Sklodowska Curie “ReStructure 2.0”, la dott.ssa Durante ha organizzato  lo scorso anno un evento dal titolo “Donne e Scienza”, che ha visto come momento culminante una Lectio Magistralis della Senatrice a Vita Cattaneo. In quell’occasione tantissimi studenti e studentesse hanno riempito l’Aula Magna “Beniamino Andreatta” per ascoltarla.

Non poteva mancare, quindi, un suo messaggio, anche in questa occasione, alle studentesse e studenti dell’UniCal, che riproponiamo integralmente a seguire: 

Il discorso della senatrice Elena Cattaneo

Vorrei innanzitutto rivolgere un saluto a tutte le studentesse e gli studenti di UniCal e felicitarmi della vostra iniziativa di divulgazione che mira a far conoscere sui social network il mondo delle discipline STEM e a promuovere la parità di genere anche in questo campo.

Nel 2015, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha deciso di istituire la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, l’11 febbraio, “quale riconoscimento del ruolo fondamentale che le donne e le ragazze hanno svolto e continuano a svolgere in campo scientifico e tecnologico e per promuovere l’accesso e la partecipazione delle donne e delle ragazze agli studi nel settore delle Stem”.

La donna, il suo corpo, l’effettività dei diritti e opportunità di cui può godere nel luogo in cui vive sono sempre di più il metro di paragone delle libertà civili, sociali ed economiche, la “cartina al tornasole” che meglio può descrivere lo stato di salute delle società, vicine e lontane, che osserviamo e costruiamo ogni giorno.

Purtroppo esistono, ancora oggi, tanti luoghi e situazioni nel mondo (Iran e Afghanistan i primi due che mi vengono in mente) in cui la negazione di un diritto e di una libertà impedisce a una donna che lo desideri di esprimere sé stessa e le proprie attitudini, di realizzare i propri desideri, di emanciparsi e rendersi indipendente grazie ai propri studi, nel pieno delle proprie possibilità.

Alle nostre più fortunate latitudini, è evidente il cambiamento in corso nella maggiore partecipazione delle donne alla carriera scientifica. Molte rigidità rimangono, ed è molto frequente vedere dipartimenti universitari e laboratori in cui metà del personale è donna ma la quasi totalità delle cariche apicali è ancora ricoperta da uomini. La differenza sta nel fatto che, mentre nel passato questa era considerata la normalità, oggi se ne parla (giustamente) come di un problema e ci si interroga su cause e soluzioni. Negli anni, mi sono resa conto di come possa essere limitante denunciare soltanto il cosiddetto “soffitto di cristallo” che limita la crescita professionale delle donne, perché trasferisce l’immagine che il problema siriduca all’ “ultimo metro”.

Dobbiamo invece prendere coscienza di quanto la disparità di genere sia radicata a ogni livello, consolidata da schemi comportamentali profondi che ci ancorano a ruoli prefissati, dati per scontati dalla nostra specie per millenni, e che solo oggi cominciamo a discutere di come cambiare.

Per favorire e incoraggiare la partecipazione femminile, nella scienza come in ogni altro ambito della vita pubblica, è essenziale che noi per prime non ci tiriamo indietro come per secoli ci è stato prescritto di fare, ma scegliamo di occupare lo spazio pubblico e professionale con le nostre parole e azioni, sentendo intimamente di essere libere di esprimere tutte le capacità che abbiamo alla pari dei colleghi uomini. Credo che imparare a proporre e sostenere con fermezza le nostre idee ci aiuti a conquistare maggiore fiducia non solo rispetto alla qualità del nostro lavoro, ma anche per quanto riguarda gli avanzamenti di carriera.

Concludo con l’auspicio che iniziative come la vostra, comunicando la scienza in modo comprensibile anche a chi non la conosce dall’interno, riescano a far appassionare allo studio, in particolare delle discipline scientifiche, tante ragazze e tanti ragazzi che potranno contribuire ad arricchire il nostro patrimonio di conoscenza con nuove scoperte. (fb)

Unical e Umg aprono la facoltà di medicina a Crotone

L’Università della Calabria e l’Università Magna Graecia di Catanzaro uniscono le forze e fanno nascere la facoltà di medicina a Crotone.

Un fatto storico, considerando che si tratta del terzo corso attivato in Calabria e reso possibile all’approvazione, unanime, del CorucComitato regionale universitario di Coordinamento della Regione Calabria, della proposta del Rettore dell’Unical, Nicola Leone di attivazione di un nuovo corso di laurea in Medicina nella città di Crotone, interateneo tra l’Università della Calabria di Rende e l’università Magna Graecia di Catanzaro, che sarà la sede amministrativa.

L’obiettivo, dunque, è quello di garantire l’alta qualità della formazione ai futuri medici e un’assistenza sanitaria per tutti i cittadini, in una regione che, storicamente, segna il passo come la Calabria. In questo modo, le università pubbliche vengono incontro alle esigenze del territorio di Crotone e forniscono una formazione di alta qualità per gli aspiranti medici, sposando in pieno la volontà del presidente della Regione, Roberto Occhiuto, di far crescere in Calabria la formazione di specialisti del settore.

Il Rettore dell’Unical, Nicola Leone, per la prima volta anche in veste di presidente del Coruc, ha da subito attivato ogni azione necessaria per rispondere alla richiesta di attivazione di corsi di studio nella città di Crotone avanzata dal Presidente Occhiuto, con importanti ricadute sotto il profilo di crescita culturale, economico e sociale. Obiettivo pienamente condiviso dal rettore dell’ateneo catanzarese, Giovanni Cuda, dal rettore Giuseppe Zimbalatti dell’Università Mediterranea di Reggio e dai rappresentanti degli studenti Angelo Maletta, Mario Auddino e Nazzareno jr Zaccaria. Si partirà con Medicina, ma i due atenei già dal prossimo anno potrebbero attivare altri corsi interateneo in ambito sanitario.

I vantaggi delle università pubbliche

 La scelta di istituire un corso offerto da due università pubbliche, rispetto alla proposta circolata nei mesi scorsi da parte di un ateneo privato, ha molteplici vantaggi, sia sotto il profilo economico che della qualità della formazione. Le università statali offrono tasse di iscrizione molto inferiori rispetto alle private, che possono raggiungere i 20.000 euro l’anno, ovvero 120.000 euro per l’intera durata del corso, precludendo a moltissimi studenti la possibilità di accedere alla formazione universitaria.

Nelle statali, invece si arriva ad un massimo di 2.000 euro annui e le tasse sono calcolate in base al reddito, con la possibilità per molti studenti di accedere alla no tax area, ovvero all’esenzione completa dalle tasse per Isee fino a circa 23.000 euro. Vantaggio di cui usufruiscono più dei due terzi delle matricole degli atenei calabresi, che quindi si iscrivono all’università a costo zero. Non solo. Le università pubbliche garantiscono anche numerose borse di studio, che possono arrivare fino ad oltre 7.600 euro all’anno. Un beneficio fondamentale nel contesto socio-economico del territorio crotonese, purtroppo ancora tra i più poveri di Italia, che mal si sposa con costosi corsi privati. 

Il corso di laurea

Nello specifico, sarà attivato nella città di Crotone l’innovativo corso di laurea in Medicina e chirurgia TD (Tecnologie Digitali) che garantirà una formazione all’avanguardia e di alta qualità, con 84 posti a disposizione già nel primo anno accademico 2024/2025, che a regime supereranno quindi i 500 iscritti. Alla fine del percorso, oltre alla laurea in Medicina, gli studenti, aggiungendo pochi insegnamenti extra, potranno conseguire anche la laurea triennale in Ingegneria Informatica, curriculum bioinformatico.

Per i primi tre anni le lezioni si terranno interamente nella sede di Crotone, principalmente con docenti Unical che forniranno allo studente la preparazione medica di base, unita alle competenze ingegneristiche e bioinformatiche. La sede didattica sarà messa a disposizione dal Comune di Crotone e sarà allestita dall’Unical che, oltre alle aule didattiche, provvederà a realizzare i laboratori di istologia, anatomia, informatica e inglese. I laboratori di microbiologia e genetica, di patologia generale e clinica e anatomia patologica si svolgeranno presso le strutture dell’Ospedale di Crotone.

Nel secondo triennio i corsi saranno dedicati alla formazione clinica e si terranno prevalentemente a Catanzaro – così come sarebbe avvenuto anche nel caso dell’università privata – ma anche a Crotone, dove l’Umg intende gradualmente spostare una parte delle attività didattiche.

Gli altri corsi attivati

Non solo Medicina. Il Coruc nella sua seduta ha dato parere positivo all’istituzioni di altri 10 nuovi corsi di laurea per l’anno accademico 2024/2025. All’Unical partiranno due nuove triennali in “Scienze e tecnologie per le attività motorie e sportive” e “Ingegneria biomedica” e una magistrale in “Lingue, traduzione e comunicazione internazionale”. A Catanzaro arrivano tre nuove triennali in “Scienze dell’educazione”, “Nutrizione applicata alle scienze motorie e sportive”, “Ostetricia” e due magistrali in “Scienze delle professioni sanitarie tecniche e diagnostiche” e “Psicologia giuridica, forense e criminologica”. A Reggio Calabria verranno istituite due nuove triennali: “Scienze motorie e diritto allo sport” e “Ingegneria meccanica” che beneficerà anche della presenza di una grande industria del settore, la Hitachi. (rkr)

Le donne e le ragazze oggi nella scienza

di FRANCO BARTUCCIAnche l’Università della Calabria ha aderito alla “Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza” che da circa dieci anni viene celebrata in Italia come nella stessa Università, dove sono state promosse varie iniziative con il coinvolgimento delle scuole del territorio.

Eventi organizzati dal Centro interdipartimentale di ricerca di Women’s Studies dell’Università della Calabria in occasione della ricorrenza voluta dall’Onu per incentivare un accesso paritario delle donne alla scienza.Tutte le iniziative promosse sono rientrate tra le azioni adottate dall’Università della Calabria, nell’ambito del Gender Equality Plan, per la riduzione del divario della presenza femminile nelle carriere scientifiche.

Questo il calendario delle iniziative promosse e realizzate nell’Università della Calabria: 8 febbraio, Seminario e dibattito con Venus Keus (Dublin Institute for Advanced Studies), presso il Dipartimento di Fisica (Aula 32C2); 9 febbraio, incontro con le scuole della rete “Emozioniamoci”, nell’ Aula Magna “Beniamino Andreatta”; 14 febbraio, incontro e presentazione lavori (Sala esposizioni) PCTO “Sostenibilità ambientale”, sempre nell’ Aula Magna “Beniamino Andreatta”.

La prima iniziativa dell’8 febbraio si è caratterizzata per un seminario, presso il Dipartimento di Fisica, della dott.ssa Venus Keus, del Dublin Institute for Advanced Studies, sul tema: CP-violation in the dark sector. La relatrice è stata invitata in quanto è una figura molto attiva anche sulle problematiche legate alle difficoltà di accesso delle donne alle Scienze. Un seminario che ha visto la partecipazione di un nutrito gruppo di persone, donne e uomini, interessati verso il tema del rapporto delle donne con il mondo delle scienze.

Nella seconda iniziativa programmata nella giornata del 9 febbraio, nell’aula magna del Centro Congressi “Beniamino Andreatta”, le scuole della rete “Emozioniamoci”  hanno presentato percorsi didattici e lavori svolti con l’intento di promuovere e celebrare le donne e le ragazze nella Scienza. L’Istituto Comprensivo Rende-Quattromiglia ha presentato il lavoro Donne nella scienza: un museo virtuale, progetto didattico mirato ad esplorare in modo multidisciplinare gli eccezionali contributi delle donne nel campo della scienza.

L’Istituto Comprensivo “E. Bianco” di Montalto Uffugo ha presentato il lavoro Ste(a)m Emotionally,  una carrellata di esperienze realizzate con l’intento di abbattere le barriere di genere ed ogni stereotipo. Il progetto educativo affronta la complessità dei linguaggi Stem in modo accessibile, utilizzando approcci innovativi e didattiche coinvolgenti e inclusive e incoraggiando la fusione creativa dell’arte. Il Polo Brutium di Cosenza ha presentato il Deo brutium. Profumo di Pace e dunque l’impresa simulata che vuole sviluppare e lanciare prodotti innovativi nel settore dei profumi, come appunto il profumatore per ambienti creato nel laboratorio di chimica del Polo tecnico scientifico Brutium.

Il Liceo Classico Giacchino da Fiore ha presentato due lavori significativi rispetto al tema:La scienza avanza e le donne con Lei, un video con interviste immaginarie a due scienziate di epoche molto distanti tra di loro: Ipazia e Fabiola Gianotti; La discriminazione di genere nel mondo della scienza”, un lavoro multimediale che mette in evidenza i pregiudizi  sulle donne nell’ambito scientifico. Infine, in collegamento streaming c’è stato l’intervento della dott.ssa Marina Geymonat (Head, Enterprise Data & Ai – Capgemini Invent) che ha parlato di “Umanesimo e Intelligenza Artificiale”.

La manifestazione si è aperta con i saluti delle docenti dell’UniCal: Patrizia Piro, Prorettrice con delega al Centro Residenziale; Annamaria Canino, delegata per la Formazione degli Insegnanti; Angela Costabile, delegata all’Orientamento; Giovanna Vingelli, delegata Pari Opportunità; Ines Crispini, presidente CUG; Loredana Giannicola, coordinatrice dirigenti tecnici Usr Calabria e dirigente ATP Cosenza; Brunella Baratta, dirigente scolastica Liceo Classico “G.da Fiore” di Rende. 

Il terzo incontro si è svolto il 14 febbraio, sempre nell’aula magna del Centro Congressi “Beniamino Andreatta”, dove il Centro interdipartimentale di ricerca di “Women’s Studies” dell’Università della Calabria, con il supporto del Dipartimento di Scienze politiche e sociali, ha avuto modo di illustrare il Progetto Agorà Lab, un Laboratorio per la diffusione della cultura scientifica per la cittadinanza nel XXI secolo; mentre l’Ufficio Orientamento e il Comitato Unico di Garanzia  hanno organizzato l’incontro conclusivo del Pcto “Sostenibilità ambientale”. 

L’evento ha avuto come protagoniste le studentesse di sei Istituzioni Scolastiche secondarie di secondo grado, come conclusione del percorso formativo dedicato esclusivamente a venti studentesse frequentanti le classi quarte o quinte. Un percorso che si è articolato in sei ambiti, i quali hanno affrontato da diverse prospettive disciplinari il tema della sostenibilità ambientale. 

L’incontro della terza giornata si è caratterizzato per un exhibit sui temi affrontati durante le ore di formazione che ha trovato “location” nella Sala esposizioni dell’Aula Magna. Le Istituzioni scolastiche che hanno preso parte al Pcto sono state: Liceo Classico “Gioacchino da Fiore” di Rende; Liceo Scientifico “Lombardi Satriani” di Petilia Policastro; Liceo Scientifico “Metastasio” di Scalea; Liceo Scientifico “G.B. Scorza” di Cosenza; Liceo Scientifico “E. Fermi” di Cosenza; Liceo “Pitagora” di Rende. Vanno, pertanto, riconosciute delle note di merito ai docenti: Melissa Arpaia, Maria Francesca Lo Frano, Giulia Filice, Aurora Eos Mazzulla, Aurora Ruberto, Manuela Gardi, Donatella Loprieno, Peppino Sapia.

Anche quest’ultima giornata ha registrato in apertura i saluti istituzionali ad opera dei professori: Patrizia Piro, Prorettrice con delega alla direzione del Centro Residenziale; Giovanna Vingelli, delegata alle Pari Opportunità; Angela Costabile, delegata all’Orientamento, Ines Crispini, Presidente CUG, Ercole Giap Parini, direttore del dipartimento Dispes dell’Università della Calabria.

Il programma formativo, rivolto alle studentesse di diversi Licei del territorio è stato articolato in sei ambiti che hanno affrontato il tema della sostenibilità ambientale sotto diversi aspetti. A ciascun ambito è stata associato un istituto scolastico e, per ciascun ambito, le attività sono state articolare in ore di lezione e attività di laboratorio. Tra i Laboratori che hanno preso parte all’iniziativa, vi è stato il Laboratorio di Idraulica e Idrologia Urbana (LIU) del Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Unical, che ha partecipato insieme ad altri Laboratori nell’ambito della sezione di studio “Città sostenibili”. 

L’attività formativa, tenuta dalla Prof.ssa Patrizia Piro (responsabile scientifica del Liu), ha avuto come titolo Le attuali sfide ambientali: la soluzione è nella natura.

Le ore di lezione e laboratorio hanno avuto l’obiettivo di fornire un’analisi completa dei benefici ambientali prodotti dalle soluzioni nature-based, sistemi quest’ultimi che consentono la realizzazione di città più sostenibili e resilienti alle attuali sfide ambientali. A tale scopo è stata inizialmente fornita una panoramica dei principali sistemi nature-based; si è inoltre proceduto con l’analisi dei parametri che maggiormente ne influenzano l’efficienza, con particolare riferimento agli aspetti idrologici e idraulici; infine, sono stati mostrati alcuni sistemi nature-based implementati presso l’Università della Calabria. (fb)

Il maestro Gerardo Sacco diventa una tesi di laurea dell’Unical

di PINO NANOAncora una tesi di laurea dedicata al grande artista calabrese Gerardo Sacco, il grande orafo crotonese il cui nome è ormai simbolo iconico di bellezza e di preziosità in tutto il mondo. 

Università della Calabria, Dipartimento di Scienze Aziendali e Giuridiche, Corso di Laurea in Scienze Turistiche, Violanda Nirello, matricola 79070, si laurea con una tesi finale sulla “Storia raccontata dai gioielli” del grande orafo crotonese Gerardo Sacco”. Relatrice della tesi di laurea la professoressa Maria Intrieri.

«È la quarta tesi di laurea che mi viene dedicata all’Università della Calabria- dice commosso Gerardo Sacco – e francamente non mi aspettavo tutto questo onore ancora in vita. Immaginavo sì, che dopo la mia morte qualcuno forse si sarebbe occupato del mio lavoro anche nelle università, ma non avevo messo in conto che tutto questo sarebbe accaduto oggi mentre la mia vita continua invece a scorrere per le vie del mondo».

Per la neo dottoressa Violanda Nirello, «La Magna Grecia non fu solo un insieme di colonie all’interno di un’area geografica ben delimitata, essa fu molto di più, fu un’intera civiltà caratterizzata in quei territori dal fiorire della scienza, della filosofia, della poesia, dell’arte. Le tradizioni di quel tempo vivono tuttora nelle terre che videro la Magna Grecia nascere e fiorire; vivono nei resti dei templi, nelle strade antiche, nei musei, nei miti tramandati e anche nei gioielli dell’arte orafa del maestro Gerardo Sacco». 

Quasi scontato il riferimento alla città natale di Gerardo Sacco: «Crotone da sempre terra fertile per filosofi, scienziati, artisti continua ancora oggi a diffondere la propria cultura nel mondo attraverso i propri figli, che ne onorano le antiche origini greche. È ciò che accade anche attraverso l’arte orafa del maestro Gerardo Sacco, nato e cresciuto nella città moderna erede dell’antica colonia achea, cui si deve la creazione originale di gioielli ispirati ai miti, alle tradizioni, alla storia, all’arte dell’antica città magnogreca». 

La tesi di laurea discussa all’Università della Calabria (“La dedico a mio Padre, Nirello Antonio Giovanni, uomo onesto, intelligente e umile, grazie per avermi fornito gli strumenti per essere forte e libera”) spiega bene che “I miti, le leggende, il legame dell’antica Crotone col santuario di Delfi sono stati, infatti, fonte di ispirazione per l’artista crotoniate: l’antica moneta di Crotone col tripode delfico compare su orecchini, bracciali, collane, mentre la figura forte e importante di Phayllos viene richiamata su ciondoli, portachiavi, gemelli. I gioielli di Gerardo Sacco, tuttavia, raccontano la storia dell’antica Kroton, che affonda le proprie radici nella cultura magnogreca, non solo nel recupero delle antiche credenze e tradizioni, ma anche nella riproposizione delle tecniche antiche utilizzate nella realizzazione di gioielli e oggetti preziosi».

Violanda Nirello dà l’idea in questo suo elaborato finale di aver analizzato a fondo l’arte di Gerardo Sacco, dai suoi primi gioielli alle sue ultime sculture, perché sono tali le sue creazioni più belle, e ce ne dà un quadro di insieme che è affascinante e anche completo sotto il profilo della ricostruzione storica del suo lavoro: «È affascinante scoprire come dietro la realizzazione di ogni gioiello vi sia la narrazione di antichi miti, il ricordo di antichi eroi e di un tempo che fu. La creazione è frutto di un’ispirazione e quest’ultima spinge chi vede o riceve un gioiello del maestro crotoniate alla ricerca delle origini delle storie tramandate. Attraverso i gioielli del brand Sacco si diffonde cultura poiché anche solo inconsapevolmente chi li indossa sta portando a spasso il passato».

«Ciò che avviene attraverso i gioielli del maestro Sacco – ha aggiunto – è qualcosa di eccezionale, perché non solo il gioiello creato va ad impreziosire la figura di chi lo indossa, ma attraverso questo ornamento prezioso viene raccontata la storia di una civiltà del passato. Non si tratta soltanto della creazione di qualcosa di prezioso e bello, ma della diffusione nel mondo della cultura che li ha ispirati e che in essi trova nuova linfa rinviando, nello stesso tempo, a quei territori che di tale cultura sono stati produttori».

Davanti alla sua commissione di esame, Violanda Nirello spiega in maniera inappuntabile e lucidissima che I gioielli firmati Gerardo Sacco «raccontano la magia, la mitologia, ed il fascino del Mar Mediterraneo, con le sue storie e le sue leggende, un ponte tra passato e presente, che ha tra i protagonisti l’amore dell’uomo per la donna e i valori tramandati di padre in figlio». 

Anelli, orecchini e collane acquistano un valore simbolico, scaramantico. Incarnano la forza ed il coraggio di eroi del passato come Ulisse, che hanno sfidato il mare per arrivare ai loro obiettivi. Quello che è stato si fonde con quello che è adesso, rendendo i gioielli classici ed innovativi allo stesso tempo, adatti in qualunque occasione e capaci di regalare un tocco misterioso ed affascinante al proprio look non appena indossati.

La tesi devo dire è scritta benissimo, scorre come un fiume in piena, ricca di ricostruzioni storiche, di riferimenti classici, di citazioni legate alla Magna Grecia, di analisi e di letture colte, per dei “Gioielli” che raccontano di un Mediterraneo che incanta. 

«Contaminazioni forti, pure e indomabili rendono i Gerardo Sacco Gioielli esemplari e di rara eleganza dalla forza emotiva straordinaria. I gioielli di Gerardo Sacco raccontano una storia. Una storia fatta di magia, credenze, miti e sogni antichi, che dal 1963 affonda le proprie radici nella cultura magno-greca e nella tradizione contadina mediterranea, recuperando metodologie e processi di lavorazione appartenuti al passato».

Ma dentro la tesi di laurea della neo dottoressa non c’è soltanto il racconto di Gerardo Sacco e della sua “bellezza artistica”, c’è anche la storia di una azienda, quella creata dall’orafo crotonese, che oggi è un brand assolutamente internazionale.

«Una delle prime aziende italiane a realizzare linee di monili in argento, mantenendo inalterate quelle che sono le caratteristiche del pezzo unico, ovvero mai perfettamente uguale a un altro perché realizzato tramite tecniche artigianali prive di qualsiasi automatizzazione. Gioielli fatti a mano, dallo stile eclettico e multiforme, interamente pensati, disegnati e realizzati nel laboratorio-bottega del Maestro orafo a Crotone . Così come avvenuto ai Crotoniati del VI sec. a.C., di divenire famosi nel resto del mondo per le loro doti, oggi la storia si ripete attraverso Gerardo Sacco, perché la sua arte è conosciuta in tutto il mondo». 

Il mix di tradizione arte e innovazione – spiega la neodottoressa calabrese – fanno sì che il brand tutto calabrese funzioni e che gli vengano riconosciuti meriti importanti tanto che la storia contenuta nelle sue creazioni viene raccontata anche dalle riviste più importanti del mondo.

Nella tesi di Violanda Nirello non manca naturalmente un’intervista al grande artista crotonese, e alla domanda: «Quando è nata in lei la passione per la Magna Grecia?», il maestro Sacco risponde con la sua eterna e disarmante semplicità.

«A questa domanda è molto semplice rispondere: è nata con me! Quando vivi nella Magna Grecia qualsiasi cosa ti parla di questa civiltà. Ricordo quando da bambino per la prima volta mi recai in pellegrinaggio al promontorio Lacinio dov’è situato il tempio dedicato ad Era e guardando quell’unica colonna superstite feci una riflessione: quanta bellezza e magnificenza… Sono proprio fortunato ad essere discendente di questa cultura; in quel momento non sapevo ancora che quello che ammiravo sarebbe stato al centro della mia vita artistica e professionale». (pn)

Lettera aperta al Rettore Nicola Leone: Diamo un segnale di cambiamento attraverso Andreatta e Moro

di FRANCO BARTUCCILa morte di Fida Moro, senatrice figlia di Aldo Moro, mi porta a rivolgerle questa lettera aperta, con la quale voglio raccontarle un segreto, rimasto finora tale, ma che ora è tempo di manifestarne il contenuto, guarda caso scaturito da un fugace incontro che ho avuto all’incirca due anni addietro con la senatrice, nel palazzo della Provincia di Cosenza, dove intervenne per partecipare ad un convegno.

Era per me una buona occasione per incontrarla, con il consenso dei promotori dell’evento, e farle omaggio del mio libro L’avventura di Andreatta in Calabria – Un Campus per competere nel mondo, pubblicato dalla Pellegrini Editore. Era un modo per parlare del rapporto di collaborazione e consulenza economica che ci fu in vita tra Aldo Moro e Beniamino Andreatta, primo Rettore dell’Università della Calabria. Voleva essere una buona occasione per parlarle della nostra Università e per i meriti che il suo papà, in qualità di politico e Presidente del Consiglio, ne favorì la nascita con la legge 12 marzo 1968 n° 442.

Era un modo per descriverle quella che l’Università della Calabria nel frattempo era divenuta nel panorama nazionale ed internazionale, anche se alla fine degli anni settanta, coincidente con l’uccisione del suo papà, considerato, per effetto della sua legge istitutiva, uno dei padri fondatori, la stessa Università fu coinvolta in questioni terroristiche, la cui pagina rimane scolpita nella sua storia. Era un modo per dirle che oggi sarebbe stato bello ed importante sanare quella ferita mediante un’azione di pacificazione, attraverso un incontro da realizzare in quel Campus tanto contestato in campo regionale e nazionale in quel periodo storico.

Accettò il dono del libro, impegnandosi a leggerlo, ma si rifiutò di affrontare quel problema perché per lei costituiva ancora un motivo di forte sofferenza interiore e fisica. Compresi quelle parole anche se rimasi attonito e dispiaciuto e in buon ordine incamerai quel suo stato di sofferenza, ma senza desistere dal desiderio di continuare a lavorare perché quel periodo storico del terrorismo e l’UniCal abbia a costituire la scrittura di una nuova pagina nei rapporti umani trovando solidarietà, comprensione, umanità e pacificazione per una società migliore ed un mondo migliore basato sull’amore, la giustizia e la pace.

Qualche mese dopo c’è stata l’opportunità d’incontrare e conoscere per gli stessi motivi, nel Museo del Presente di Rende, la sorella Agnese Moro, invitata dall’Amministrazione comunale nella persona della consigliera Marisa De Rose, ed altre associazioni, a tenere una conferenza sul tema: Dal dolore alla riconciliazione: la Giustizia Riparativa.

In accordo con la promotrice dell’evento ho avuto l’opportunità di parlare, prima dell’inizio dei lavori del seminario, con Agnese Moro, consegnandole il mio libro su Andreatta e discutendo delle cose trattate in precedenza con la sorella senatrice aggiungendo altro: se ci fosse mai stato qualche opportunità d’incontro e conoscenza, in periodo giovanile, tra i componenti delle due famiglie Andreatta e Moro;  se ci fosse stata  da parte loro una disponibilità nel partecipare ad un evento culturale da farsi magari nel Campus universitario di Arcavacata e discutere delle due figure Moro/Andreatta che fanno parte della storia dell’Università della Calabria, anche se ci furono quegli anni molto tristi e di sofferenza che portarono al blitz del generale Dalla Chiesa; se ci fosse stata una disponibilità d’incontro e di rasserenamento per costruire un legame più forte e una memoria indirizzata alle nuove generazioni e a quelle future a tutela del ruolo svolto dal Presidente Aldo Moro e dal Rettore Beniamino Andreatta per assicurare alla Calabria quella Università di prestigio che oggi vediamo, seguiamo ed apprezziamo.

Ci fu da parte di Agnese Moro una grande disponibilità ed apprezzamento delle proposte illustrate impegnandosi a discuterne in famiglia con il coinvolgimento anche del fratello Giovanni, con il quale anni prima ci furono, in un noto albergo di Commenda di Rende, delle opportunità di conoscerlo e dialogare con lui.

Le motivazioni di una richiesta che va nella storia

 La morte della senatrice Fida Moro ed il colloquio cordiale ch’ebbi con la sorella Agnese mi riportano a ricordare quei momenti e notificarli alla Sua attenzione, quale Rettore protempore dell’Università della Calabria. Un Ateneo che si trova ancora in pieno nel periodo del cinquantesimo della sua nascita, se consideriamo che i corsi di laurea della Facoltà di Lettere e Filosofia (Lettere, Filosofia, Lingue e letterature straniere e moderne) con Matematica, Chimica e Scienze Naturali partirono con l’anno accademico 1973/1974. Come vede siamo ancora nel cinquantesimo della nascita dell’Università della Calabria e far passare tutto nel silenzio, senza un minimo di riflessione e racconto alle nuove generazioni di studenti, sarebbe in parole povere per chi ci crede “un peccato mortale”. 

I padri fondatori e lo stesso Rettore Beniamino Andreatta griderebbero al grande tradimento se penso a quei momenti in cui il prof. Andreatta, nella sua stanza di lavoro all’interno di palazzo Ferrari, in Piazza dei Bruzi, in un colloquio riservato, mi stimolava ed incoraggiava a svolgere la funzione di giornalista raccontando alla città ed alla società del territorio ciò che stava per nascere in Calabria e contribuire a creare un rapporto stretto tra l’Istituzione universitaria e la società, in modo da costituire un afflato di reciproca collaborazione per la nascita e lo sviluppo dell’Università, pensata in modo innovativo allo stesso sistema universitario italiano. Un “Ateneo moderno aperto al territorio in modo trasparente e dialogante”.

Sarebbe importante nel Cinquantesimo della nascita dell’Università ritrovarsi per vivere quei momenti storici e trovare nuovi stimoli e linfa vitale alla creazione di una comunità universitaria non distratta e disinteressata, ma viva ed umana, pronta ad essere strumento di crescita culturale, fonte di ricchezza scientifica e valori universali che hanno alla base lo sviluppo, ma soprattutto la concordia e la pace, pensando alle potenzialità  e alle caratteristiche del Campus universitario, Centro Residenziale.

In tutto questo le chiedo espressamente ed in modo pubblico di coinvolgere gli organi amministrativi, accademici e politici dell’Ateneo a stabilire un punto di partenza per il nuovo periodo storico dei prossimi cinquant’anni dell’Ateneo intitolando alla memoria del Presidente Aldo Moro il tratto di strada che da via Savino porta al largo, frontale al Centro Congressi “Beniamino Andreatta, al cui interno trovasi l’aula magna. Moro e Andreatta ancora insieme, legati a mostrare alla Calabria e al mondo la strada del cambiamento, del benessere e dello sviluppo, le cui radici fanno parte della nascita dell’Università della Calabria.

Non è il caso che le ricordi che fu il presidente della Provincia Antonio Guarasci, in un documento, a riconoscere ad Aldo Moro, la cui madre era cosentina (Fida Stinchi), il merito di aver contribuito a predisporre quanto necessario per dare alla Calabria la sua prima Università con la legge 12 marzo 1968, n. 442. Come con la legge 2 maggio 1976 n° 183, firmatario il Presidente Aldo Moro, l’Università della Calabria ottenne un finanziamento di cinque miliardi di lire destinati alla realizzazione dei primi cubi del progetto Gregotti; nonché nel 1979 fu utilizzata dal Rettore Pietro Bucci per far nascere il Crai (Consorzio di ricerca per l’applicazione in informatica). 

Le chiedo scusa, infine, se ho pensato di scriverle una lettera aperta e resa pubblica; ma penso, nel rispetto della figura del primo Rettore dell’Università della Calabria, che credeva nel diritto d’informazione e trasparenza dell’Università, tanto da portare ad inserire nello Statuto del 1971 l’apposito articolo 10, descrittivo di tale obbligo, che questo sia naturale nel rispetto, anch’esso, dell’opinione pubblica e delle Istituzioni che parteciparono alla nascita dell’ Università della Calabria con l’inserimento di loro rappresentanti, sia nel Comitato Tecnico Amministrativo e successivamente nel Consiglio di amministrazione dell’Università.

Deve essere anche per questi un modo come renderli partecipi e risvegliarli nell’essere più vigili e vicini al cammino della loro Università. (fb)

Antonio Nicaso al master sull’intelligence dell’Unical: Mafie prodotto della modernità

di FRANCO BARTUCCI Le mafie fenomeno globale. Le tendenze è stato il titolo della lezione tenuta da Antonio Nicaso, docente universitario e uno dei massimi esperti a livello internazionale dei fenomeni mafiosi, al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.

Nicaso ha esordito evidenziando come oggi le mafie siano interessate all’internet sommerso, alle criptovalute, alle piattaforme clandestine di trading.

Il docente ha precisato che, come emerge da recenti indagini, le mafie cercano di partecipare, a livello nazionale, agli appalti pubblici con offerte vicine allo zero, non per guadagnare, ma per ottenere consenso sociale, nella gestione di beni e servizi essenziali, come quelli sanitari. Ha quindi sottolineato come le mafie, a differenza degli Stati, decidono velocemente, in un mondo in continua evoluzione e con una globalizzazione che favorisce oggettivamente i fenomeni criminali.

Nicaso ha poi precisato che le mafie sono forme di criminalità organizzata, ma non tutte le organizzazioni criminali hanno le caratteristiche della mafia, altrimenti se tutto è mafia, niente è mafia. Occorre quindi, restringere il campo per definire le mafie come patologie del potere, contestando quell’immaginario distorto per cui esse nascono per reagire all’oppressione straniera, per difendere i poveri contro i ricchi, per tutelare i deboli contro i forti.

Per il docente, la mafia è violenza connaturata al potere, che prima era gestita dai ricchi, dagli stati, mentre con la mafia la violenza, in un certo senso, si democratizza, venendo messa a disposizione di chi può permettersela. È questa la differenza, ha proseguito, perché la violenza che i mafiosi mettono a disposizione delle classi dirigenti è diversa da quella dei pirati, dei banditi: quella era violenza contro il potere.

La mafia, invece, tranne qualche eccezione, non va contro lo stato, usa la violenza per creare relazioni, per ottenere impunità e consolidamento del potere, per favorire il reinvestimento dei capitali, per farli diventare ricchezza. Per Nicaso la mafia è funzionale alle logiche di potere, per la sua capacità di adattamento, per la sua grande capacità di fare sistema, per la sua tendenza a stare sempre al passo con i tempi.

Le mafie quindi, non sono il prodotto della povertà, ma piuttosto della modernità, perché si adattano, perché riescono a capire prima quello che sta cambiando intorno a loro. In tale ottica, per Nicaso, la caduta del muro di Berlino è uno spartiacque, perché si sono creati scenari completamente nuovi, in cui la ‘ndrangheta e le altre organizzazioni criminali sono state subito pronte ad investire nell’est europeo, a capire che non era possibile più dipendere dalle reti clientelari garantite dalla spesa pubblica che trasformava ogni piccolo comune in una stazione appaltante.

Cambia quindi la visione geopolitica delle mafie, che non sono più ristrette in un mondo che è diviso in due, ma possono spaziare, avendo ora la possibilità di puntare su altri mercati per i loro traffici illeciti. Le mafie parassitarie sono destinate a scomparire, a fronte di quelle che invece sono funzionali alle logiche del capitalismo finanziario.

Il docente ha poi affrontato il tema del capitale sociale di cui hanno bisogno oggi le mafie, precisando che necessitano di persone che sappiano svolgere un riciclaggio sofisticato, diverso da quello dell’investimento sul mattone. Questo perché i soldi della droga moltiplicano a dismisura il loro fatturato, evidenziando il bisogno di un’area grigia composta da avvocati, commercialisti, broker che sappiano individuare i luoghi ed i modi migliori per investire i profitti illeciti, accanto a nuove figure professionali che sappiano spaziare nell’internet sommerso e nell’esortazione di criptovalute.

Il docente ha poi sottolineato come, dopo il 2008, le mafie abbiano capito quanto siano necessari i soldi delle loro attività, nell’ambito di un’economia globale sempre asfittica e vorace, com’è quella capitalistica e come da ciò derivi un aumento indubbio del loro potere. Oggi la violenza non è più un indicatore di pericolosità sociale. I mafiosi hanno imparato a centellinarla, ricorrendo a metodi più persuasivi, come la reputazione che viaggia anche sul web. Questo perché hanno capito, da episodi come quello di Duisburg del 2007, che la violenza a volte è utile, ma spesso è pericolosa per i loro affari, perché crea allarme sociale, quindi non la escludono, ma è meglio evitarla, poiché ci sono altri modi per raggiungere i propri scopi criminali.

Anche l’intimidazione va usata con parsimonia, non facendosi temere troppo, perché i mafiosi hanno realizzato che la migliore difesa degli interessi è la loro istituzionalizzazione. Ed è una normalizzazione che passa anche attraverso l’utilizzo degli stessi strumenti di evasione fiscale che usa la finanza globale per eludere la tassazione. Sono consapevoli anche che le asimmetrie normative tra paesi rendono difficile il reinvestimento dei capitali illegali e, allora, vanno dove incontrano meno resistenze, dove la legislazione vigente, rende più facile delinquere.

In relazione alla ricerca di spazi sicuri per compiere affari contro la legge, le mafie hanno individuato gli spazi di spaccio virtuale per diffondere le droghe sintetiche.

È un binomio geopolitico per le mafie, in quanto la creazione artificiale delle droghe, come la cocaina sintetica, permette costi più bassi di produzione che, associati ai nuovi spazi di spaccio virtuale, tagliano fuori dal commercio illegale i fin qui classici paesi produttori di sostanze stupefacenti.

Il docente si è poi soffermato sul nuovo capitale sociale di cui hanno bisogno le mafie, identificandolo, prioritariamente, nella figura dell’hacker, che ormai lavora a stretto contatto con i boss, superando i vecchi paradigmi, in base ai quali i mafiosi sono scarsamente competenti in innovazione: tutt’altro, hanno capito che per sostenere i loro investimenti hanno bisogno di hacker, drug designer, broker, chimici.

Nicaso ha rimarcato come l’uso dei social sia studiato attentamente, con mafiosi che diventano influencer, poiché hanno capito l’importanza dei social media per i loro affari, usando internet per promuovere l’organizzazione e il dark web per gestire le attività illegali aumentando il fatturato. Analogamente importanti per le mafie, sono le opportunità offerte dal metaverso, grazie alla possibilità di effettuare incontri virtuali, in cui a parlare sono gli avatar, mentre chi fornisce le indicazioni resta comodamente seduto nella propria abitazione. E di particolare e crescente interesse è anche l’intelligenza artificiale.

Nicaso ha terminato la lezione rispondendo ad alle domande degli studenti, con cui ha ribadito, ancora una volta, l’importanza di essere al passo con i tempi da parte di chi contrasta le mafie, riprendendo le considerazioni sul metaverso per ribadire che esiste un problema normativo, in cui, per esempio in Italia, il governo presta attenzione ancora alle intercettazioni, a fronte dei nuovi, difficilmente penetrabili, spazi virtuali di cui si servono le mafie.

Per concludere, Nicaso ha aggiunto che non dobbiamo mai perdere la speranza, non dobbiamo avere paura dell’intelligenza artificiale o del metaverso, perché a fronte dell’uso che ne fanno i mafiosi, rappresentano, comunque, un ‘opportunità che non dobbiamo lasciare loro in mano, ma anzi dobbiamo usare per guardare avanti, per non perdere le nuove sfide e contrastare le distorsioni dello sguardo presbite delle mafie, così come quello miope della politica. (fb)

Il trionfo dello Sport all’Unical ha radici lontane e profonde

di FRANCO BARTUCCIDue studenti atleti dell’Università della Calabria sono stati convocati nelle rispettive nazionali di categoria. Si tratta di Alessio Adornato (calcio a 5), originario di Reggio Calabria, e Federica Morrone, cosentina nata nel 2005 (Pallanuoto), in quanto iscritti al programma “Dual Career” che supporta gli sportivi di alto livello nel conciliare l’impegno agonistico con il percorso di studi. 

“L’UniCal si colora di azzurro”. Può essere questo lo slogan che ne risalta il valore sportivo. Infatti i due atleti studenti hanno vestito in questi giorni appena trascorsi la prestigiosa maglia della Nazionale italiana. Ma vediamo in sintesi chi sono i due atleti studenti:  

Alessio Adornato, iscritto al primo anno del corso di laurea in Medicina e Chirurgia – TD, giocatore della Pirossigeno Cosenza (Serie A Calcio a 5), ha fatto parte della Nazionale di futsal, guidata da Massimiliano Bellarte, impegnata dal 31 gennaio al 4 febbraio in Marocco in una serie di partite amichevoli. 

Federica Morrone, iscritta al primo anno del corso di laurea in Scienze dell’Amministrazione, atleta della Olio di Calabria Cosenza Pallanuoto (serie A1 femminile), è stata convocata nella Nazionale Under 19 guidata da Maurizio Mirarchi che, dal 28 al 31 gennaio ad Avezzano, è stata impegnata in un raduno collegiale. 

I due sportivi, come già detto sopra, fanno parte del programma “Dual Career” dell’Università della Calabria che supporta gli atleti e le atlete di alto livello nel conciliare l’impegno agonistico con il percorso di studi in maniera tale che, una volta terminata la carriera agonistica, possano inserirsi al meglio nel mercato del lavoro.  Il programma di carriera duale dell’Università della Calabria, coordinato dai delegati per lo sport, Giuseppe Guido e Giuseppe Pellegrino, è operativo da tre anni e sta riscontrando un successo crescente attraendo atleti di svariate discipline provenienti da tutta Italia.

Il dominio sulla neve dell’UniCal ai campionati nazionali di sci per dipendenti universitari affiliati all’Anciu

Prestigioso successo sulle piste di San Martino di Castrozza(Tn) per la rappresentativa dell’Università della Calabria, prima classificata tra i 20 atenei in gara con tre ori, due argenti e quattro bronzi individuali.

L’Università della Calabria hainfatti conquistato il 39° Campionato nazionale di sci per dipendenti universitari Anciu “Angelo Pupella” che si è svolto dal 28 gennaio al 4 febbraio. Un traguardo storico per il Circolo ricreativo dell’Unical (Cruc), tornato sul gradino più alto del podio a undici anni di distanza dal primo trionfo avvenuto proprio nella nota località sciistica trentina nel 2013.

La folta e variegata spedizione dell’Unical ha battuto gli altri 19 atenei in gara, superando di misura le forti rappresentative dell’Università di Padova e dell’Università degli Studi di Milano e facendo registrare eccellenti risultati in tutte le discipline: seconda nello slalom gigante maschile, seconda assoluta nel fondo, prima – come capita ormai da qualche anno – nel fondo a tecnica classica.

Non sono mancati gli ottimi traguardi individuali, come gli ori di Gudrun Wiesel nello slalom femminile e di Giovanna Rotella e Jirka Dekastello nel fondo a tecnica classica, gli argenti di Fiorello Martire nello slalom maschile e di Nicola Folino nel fondo (sempre a tecnica classica), e i bronzi degli esordienti Tommaso Barbalace (gigante) e Vanessa Curcio (fondo) e dei veterani Carmine Maletta e Roberto Pizzolotto (fondo tecnica classica e libera). Una grande vittoria di squadra, frutto di impegno, lavoro, programmazione e organizzazione, di ore passate a pianificare tutte le singole tappe della spedizione. Ma è anche la vittoria di una comunità, quella dell’Università della Calabria, che vuole essere e riconoscersi tale, pronta ad affrontare nuove sfide e a raggiungere traguardi sempre più stimolanti.

Ovvia la soddisfazione del Rettore Nicola Leone, anch’esso con la passione dello sport sciistico, che ha dichiarato: «È la vittoria di un grande gruppo, coeso ed entusiasta, che il presidente Alessandro Sole ha saputo creare. Ogni partecipante della squadra ha dato il suo contribuito con impegno e determinazione, dimostrando una straordinaria sinergia. Dopo i campionati nazionali di tennis e pallavolo conquistati nel 2023, un nuovo successo per l’Unical che da sempre è il “campus dello sport».

Una dichiarazione che ci riporta indietro nel tempo e ci fa pensare al disegno del Rettore Beniamino Andreatta, che nel descrivere nel 1971 ciò che l’Università della Calabria doveva essere ebbe a dichiarare: «Bisogna adottare una nuova mentalità di studio, come quella che hanno gli studenti inglesi di Oxford o di Cambridge, e attuare un nuovo ambiente, con campi sportivi, luoghi di ritrovo, di divertimento, di studio. Perché oltre ai temi professionali si darà ampio spazio anche ad altri temi culturali e sportivi come i teatri, le piscine, le palestre, i campi da gioco. Un mondo studentesco inedito. Certamente nel segno della migliore esperienza e ce n’è bisogno, perché non credo che in Calabria si pratichi lo sport in gran misura».

Fece in modo che nel progetto dell’Università, come si evince dagli elaborati del progetto Gregotti, vincitore del concorso internazionale, lo sport ed il tempo libero trovassero la giusta dimensione con la cittadella dello sport collocata sul terreno pianeggiante di Settimo di Montalto Uffugo. Peccato che quel disegno è rimasto sulla carta ed immaginiamo un attimo che cosa avrebbe potuto rappresentare per quel territorio e per la stessa Università, in termini di sviluppo e crescita, la realizzazione dell’opera.

Intanto i successi sportivi che l’UniCal sta ottenendo, sia attraverso le attività del Centro Sportivo che del Circolo ricreativo (Cruc), stanno dando ragione al pensiero progettuale del suo primo Rettore, Beniamino Andreatta.

Un merito, quindi, che spetta a tutti coloro che hanno partecipato e conquistato la coppa di Campioni d’Italia di sci del Cruc: Stefano Aiello, Biagio Audia, Tommaso Barbalace, Piofrancesco Barone, Piero Bevilacqua, Cecilia Brunetti, Teresa Castiglione, Gabriele Clausi, Giuseppe Coppolino, Antonio Curcio, Carmine Mattia Curcio, Elio Matteo Curcio, Vanessa Curcio, Jiri Dekastello, Danilo De Salazar, Francesco Esposito, Gianluigi Folino, Nicola Folino, Iria Gabriele, Vincenzo Gallelli, Salvatore Garofalo, Marco Gaspari, Gaetano Guardasole, Diego Bladimir Haro Fernandez, Elena Iakimova, Giampaolo Iazzolino, Francesca Leone, Paolo Lindia, Pietro Magarò, Carmine Maletta, Cinzia Marte, Fiorello Martire, Fabio Mazzotti, Maria Mazzuca, Gianfranco Nardi, Ilia Negri, Anastasia Parise, Giovanna Rotella, Elisa Sorrentino, Anna Tasselli, Gudrun Wiesel, Cesare Oliviero Rossi, Pasquale Pagliusi, Marco Papagno, Paolo Pepe, Giuseppe Percoco, Yuri Perfetti, Gianluca Pergola, Diego Perrone, Roberto Pizzolotto, Pierluigi Plastina, Wilson Santiago Reino Cardenas, Maurizio Rija, Eric Eduardo Sanchez Chavez, Claudio Savaglio, Francesco Scarcello, Gabriele Scordamaglia, Damiano Bruno Silipo, Alessandro Sole, Domenico Talarico e Domenico Umbrello(fb)

Da Roma torna alla sua Calabria: Il prof. Carlo Capalbo “sposa” il progetto di Medicina all’Unical

di MARIACHIARA MONACO – Dopo una lunga parentesi romana, il dottor Carlo Capalbo, ha lasciato il suo incarico di professore associato presso la prestigiosa università “La Sapienza”, per sposare il progetto del nuovo corso di laurea in medicina e chirurgia dell’Università della Calabria, che sta progressivamente trasformando l’Azienda Ospedaliera di Cosenza in policlinico universitario.

Com’è noto, infatti, in applicazione della convenzione stipulata tra Unical e Azienda Ospedaliera di Cosenza, i reparti dell’ospedale dell’Annunziata, e quelli dei plessi del Mariano Santo ed eventualmente del Santa Barbara di Rogliano, si trasformeranno progressivamente in policlinico universitario. Il passaggio, avviato nel gennaio 2023, sarà completato entro il 2026 quando con l’avvio del secondo triennio, gli studenti si trasferiranno in corsia per le lezioni pratiche.

«Da giovane calabrese sono partito per formarmi a Roma – ha raccontato – Ho raggiunto l’obiettivo di passare dai banchi alla cattedra, ma questa sfida prospettata dalla Università della Calabria mi ha affascinato. Il richiamo della cosiddetta restanza è stato molto forte e spero possa essere la bussola per una nuova generazione di medici che proprio noi avremo il compito di formare. Sono entusiasta di far parte di questo progetto».

Un curriculum ricco di esperienze, nonostante la giovane età, ed una volontà sempre latente di tornare a casa, ma soltanto se ci fossero state le giuste condizioni, e a quanto pare, è arrivata la giusta occasione, per lui e per altri suoi colleghi rientrati alla base dopo anni di esperienze anche fuori dal Bel Paese: «Non chiamateci cervelli di ritorno – dice –. Preferisco pensare all’essere umano e dunque a menti di rientro, con le loro esperienze e le loro emozioni».

«Ho sempre tenuto a sottolineare fieramente la mia appartenenza alla Calabria – ha aggiunto – e proprio questo aspetto penso sia pure motivo di una certa attesa nell’opinione pubblica, per l’avvio di questo nuovo percorso. Qui ci sono tante potenzialità che spesso non si vedono, ma che ci sono».

Al Mariano Santo, Capalbo ha trovato un reparto nuovo di zecca, appena inaugurato: «L’impatto è stato straordinario. Credo che la forma abbia la stessa importanza della sostanza. In ambito oncologico ambienti nuovi, puliti, ordinati sono una parte della cura e della riuscita della cura. Questa struttura ha le carte in regola non solo nell’aspetto estetico ma anche nella funzionalità».

Si tratta di un percorso lungo, stimolante, e formativo. Un modus operandi diverso, per capovolgere di segno le esperienze negative di molti corregionali costretti a percorrere chilometri per fare valere il loro diritto alla salute: «Abbiamo un lavoro importante da compiere sotto il profilo della divulgazione culturale, anche con il supporto dei giornalisti, per scardinare gli stereotipi che tutti conosciamo – ha concluso Capalbo –. Il paziente anche qui deve sentirsi in un luogo sicuro, deve sapere che possono essergli garantite le migliori terapie. Questa sarà nostra missione». (mm)

L’Unical, esempio per tutta la Calabria

di FILIPPO VELTRISono anni che andiamo scrivendo che le sole due cose che davvero hanno funzionato dalle nostre parti negli ultimi decenni sono il porto di Gioia Tauro e l’Università della Calabria. I record che raggiunge lo scalo di Gioia, nonostante i tanti problemi a livello europeo, sono scanditi settimane dopo settimane da cifre, numeri, approdo di meganavi etc etc. Il Campus di Arcavacata idem. 

Alcune sere fa se ne sarà accorta tutta l’Italia (non sappiamo però se se siano resi conto i calabresi), quando Georg Gottlob, che ha lasciato Oxford per la Calabria ed è uno dei maggiori esperti di Intelligenza artificiale, a Cinque minuti di Bruno Vespa su Rai 1, ha detto un paio di cose: 1) L’Università della Calabria è da tanti anni che lavora su questo e mi attira molto, ho già lavorato con loro; 2) La Calabria è bellissima, abitiamo a Paola ed è un posto fantastico dove ho trovato una grande accoglienza.

L’ ultima sull’Unical, in ogni caso, per gli immemori di casa nostra è questa: dopo l’aumento di immatricolazioni del 2020/2021, il sistema universitario pubblico arretra al livello pre-pandemia ma solo Unical è sempre in crescita in tutti e 4 gli anni con due soli altri atenei del Paese. Un nuovo primato quindi per l’Università della Calabria, che risulta il primo grande ateneo statale in quanto a crescita di immatricolati al Sud, segnando oggi un +23% rispetto al pre-pandemia (anno 2019/2020), e tra le sole 3 università d’Italia a vantare un aumento in ciascun anno del quadriennio, nel numero di studenti neo-iscritti. 

Il risultato appare ancor più rilevante nel confronto col sistema universitario statale italiano, che nello stesso periodo risulta a crescita zero, per cui l’aumento Unical è di ben 23 punti percentuali al di sopra della media nazionale. Infatti, dall’analisi dei dati dell’Anagrafe Nazionale Studenti resi recentemente disponibili dal Ministero dell’università e della ricerca sulle nuove iscrizioni ai corsi di laurea triennale e a ciclo unico, emerge che il sistema universitario statale, che contava 275.812 immatricolazioni nel 2019/2020, ha avuto una forte crescita (+5,2%) dopo l’inizio della pandemia, a cui è seguito però un rimbalzo negativo con due anni consecutivi di perdita degli iscritti, e una lieve ripresa quest’anno (+1,9%), che l’ha riportato ai livelli pre-pandemia, con 275.768 immatricolati nel 2023/2024, appena 44 studenti in meno del 2019/2020. 

L’Università della Calabria, invece, ha segnato un significativo aumento nel quadriennio, passando da 3.834 immatricolati del 2019/2020 a 4.704 del 2023/2024 con una crescita percentuale del 23% contro la media nazionale pari allo 0%. L’Unical registra quindi, dall’anno pre-pandemia 2019/2020 a quello attuale, la crescita più alta in assoluto tra tutte le grandi università statali del Sud, inclusi i mega atenei, e registra uno dei più alti tassi di sviluppo tra tutte le università d’Italia. 

L’Università della Calabria non solo ha mostrato una crescita significativa sul quadriennio, ma è riuscita a posizionarsi in modo positivo rispetto ad altre università italiane, anche quest’anno. Il confronto tra gli immatricolati del corrente anno 2023/2024 con il precedente 2022/2023 evidenzia, infatti, un incremento del 9%, che la fa passare da 4.316 immatricolati ai 4.704 attuali. Si tratta di una delle migliori performance tra le università italiane, molto al di sopra della media nazionale che, pur in ripresa, si ferma all’1,9%, ben 7 punti percentuali al di sotto della crescita Unical.

Uno dei punti di forza dell’Università della Calabria, che ne ha decretato il successo, è sicuramente la qualità dell’offerta didattica, completamente rinnovata negli ultimi anni con l’apertura di nuovi corsi e l’ammodernamento di quelli esistenti. La residenzialità è un altro punto di forza: grazie a un patrimonio in costante ampliamento, l’Unical accoglie tutti i vincitori di borsa di studio nei suoi 2.500 posti, che la rendono prima in Italia in quanto ad alloggi per iscritti in corso, con un rapporto superiore al 15%, il quadruplo della media nazionale, che salirà ulteriormente grazie alle nuove residenze in corso di completamento.

La crescita costante dell’ateneo non solo porta benefici agli studenti, ma ha (potrebbe avere) anche un impatto positivo sulla regione stessa. L’ateneo può diventare infatti un motore di sviluppo per attrarre risorse e aziende nella regione, come sta già accadendo, ad esempio, nel settore ICT. Inoltre, la formazione di giovani professionisti altamente qualificati contribuisce a colmare il divario di competenze nel mercato del lavoro e a promuovere lo sviluppo socio-culturale della regione. 

«I dati del Mur – dice il Rettore, Nicola Leone – danno uno spaccato dell’evoluzione delle università italiane e di quale sia stato l’impatto della pandemia. Questo è in effetti il primo anno di completo ritorno alla normalità, tanto che a livello nazionale il numero di iscritti è sovrapponibile a quello dell’ultimo anno pre-pandemia. Ma in questo confronto col 19/20 – che coincide con l’avvio del mio mandato – spicca il dato dell’Unical che ha dimostrato una crescita straordinaria e persistente, reggendo bene anche all’onda d’urto del periodo pandemico. Ciò è dovuto certamente alla coraggiosa e profonda revisione dell’offerta formativa, che si è aggiornata globalmente rendendo i corsi innovativi e al passo con i tempi, offrendo programmi di avanguardia e rispondenti alle esigenze del mondo del lavoro. Ma anche all’alta qualificazione del corpo docente, rafforzato dalle politiche di reclutamento mirate ad attrarre studiosi altamente qualificati».

Gottlob arriva e ringrazia. L’Unical, e non solo. (fv)