FORMAZIONE, IL PARADOSSO IN CALABRIA
TRA ECCELLENZA E FRAGILITÀ SCOLASTICA

di UMBERTO TARSITANOQuesto mese di luglio ha portato alla ribalta due eventi che hanno destato una certa curiosità. Il 9 luglio il Rapporto nazionale Invalsi 2025, presentato alla Camera dei Deputati, ha confermato ancora le persistenti difficoltà del sistema scolastico calabrese. Appena otto giorni dopo, il 17 luglio, la classifica Censis delle Università italiane ha celebrato l’eccellenza dell’Università della Calabria. Due mondi educativi  che raccontano storie di sfide e di opportunità.

Dai dati Invalsi emerge ancora una fotografia preoccupante.

I numeri non mentono: la Calabria continua a posizionarsi nelle fasce più basse delle classifiche nazionali per le competenze scolastiche di base. I dati del 2025 confermano un quadro già noto ma non per questo meno allarmante.

Nelle scuole primarie, già dalla classe seconda si notano le prime fragilità. In matematica, il punteggio medio calabrese di 188,3 è significativamente inferiore alla media nazionale di 193,0, con oltre il 40% degli alunni che si colloca nelle fasce di competenza più basse. La situazione non migliora con il proseguire del percorso scolastico: in quinta, solo il 16,5% degli studenti raggiunge i livelli più alti in italiano.

Il passaggio alla scuola secondaria di primo grado segna un ulteriore peggioramento. In matematica, un preoccupante 31,5% degli studenti si attesta al primo livello (molto debole), mentre solo il 6,2% raggiunge l’eccellenza. Negli istituti professionali della secondaria superiore, la situazione assume contorni drammatici: il 62% degli studenti non supera il primo livello in italiano, e il 70,7% rimane al livello più basso in matematica.

Questi dati non rappresentano solo fredde statistiche, ma riflettono l’impatto profondo di fattori sociali ed economici che condizionano il diritto allo studio. Il peso delle condizioni socioeconomiche si fa sentire in modo particolare, dove la scuola dovrebbe invece rappresentare il principale ascensore sociale. Le famiglie con minori risorse economiche e culturali si trovano in una posizione di svantaggio che si perpetua attraverso le generazioni, creando un circolo vizioso difficile da rompere.

L’eccellenza dell’Unical: un faro nel Sud.

Eppure, in questo contesto apparentemente sconfortante, emerge un dato sorprendente: l’Università della Calabria continua a brillare. La classificazione Censis 2025  la riconosce come il miglior Ateneo d’Italia nella categoria delle università di grandi dimensioni. Ma l’eccellenza dell’Unical non si limita al panorama nazionale. Le classifiche internazionali più prestigiose – QS World University Rankings, Times Higher Education, Shanghai Rankings – posizionano costantemente l’Unical tra le migliori università a livello globale. Trovarsi tra le prime 900 -1000 università al mondo e tra le prime 77 in Europa meridionale significa competere ad armi pari con istituzioni di Paesi economicamente più avanzati e con tradizioni accademiche da tempo consolidate.

Come si spiega questo paradosso?

Come può nascere l’eccellenza da un terreno così difficile? Diverse ipotesi aiutano a comprendere questo fenomeno complesso.

Innanzitutto, è possibile che l’Unical funzioni come un filtro naturale, attirando e formando principalmente gli studenti più motivati e dotati, quelli che riescono a superare le lacune del sistema scolastico precedente attraverso la determinazione personale e il supporto familiare. In questo senso, l’Università diventerebbe il luogo dove il talento, pur provenendo da un contesto difficile, trova finalmente le condizioni per esprimersi appieno.

Ma c’è anche un’altra spiegazione, forse più ottimistica: l’Unical potrebbe aver sviluppato strategie pedagogiche particolarmente efficaci per colmare le lacune iniziali degli studenti, trasformando le difficoltà in opportunità di crescita. L’esperienza di dover lavorare più duramente per raggiungere certi obiettivi può infatti forgiare una mentalità resiliente e determinata che si rivela vincente nel lungo periodo.

Il costante miglioramento nei ranking internazionali suggerisce inoltre un impegno sistematico dell’Ateneo nel migliorare la qualità dell’offerta formativa, della ricerca e dell’impatto sul territorio. Non si tratta quindi di un successo casuale, ma del risultato di scelte strategiche consapevoli e di investimenti mirati.

Le testimonianze dei laureati

A confermare la solidità di questa eccellenza arrivano le testimonianze dirette dei laureati Unical che hanno intrapreso carriere all’estero o in contesti lavorativi competitivi. Molti di loro riferiscono di non essersi mai sentiti penalizzati dal loro titolo di studio, anzi: la preparazione ricevuta si è rivelata all’altezza delle aspettative del mercato del lavoro internazionale.

Tuttavia, questi stessi laureati sottolineano un aspetto fondamentale: la determinazione personale resta l’elemento cruciale per il successo professionale, a prescindere dall’ateneo frequentato. Il titolo di studio, per quanto prestigioso, rappresenta solo il punto di partenza di un percorso che richiede costante impegno e capacità di adattamento.

Una strategia per lo sviluppo del sistema regionale

Il paradosso calabrese offre spunti di riflessione che vanno oltre i confini. Dimostra che l’eccellenza può emergere anche in contesti difficili, ma sottolinea anche l’importanza cruciale di non lasciare indietro nessuno nel percorso educativo.

L’esistenza di un polo di eccellenza come l’Unical rappresenta un’opportunità preziosa per l’intero sistema educativo regionale. L’università potrebbe infatti diventare il motore di un processo di miglioramento che, attraverso la formazione degli insegnanti, la ricerca pedagogica e l’innovazione didattica, si irradi anche ai livelli inferiori del sistema scolastico.

I dati Invalsi mostrano che iniziative mirate come Agenda Sud stanno già producendo risultati positivi. Le scuole beneficiarie di questi interventi hanno ottenuto risultati migliori in termini di apprendimento generale, dimostrando che la personalizzazione e gli interventi mirati sono la strada da percorrere.

Il paradosso educativo calabrese solleva interrogativi fondamentali che meritano un confronto aperto e costruttivo. Tre questioni, in particolare, potrebbero guidare un dibattito produttivo sul futuro dell’istruzione regionale:

Come replicare il successo?

Se l’Unical riesce ad attrarre gli studenti più motivati o ha sviluppato strategie pedagogiche efficaci per colmare le lacune formative, quali azioni concrete potrebbero essere intraprese per estendere questi approcci vincenti anche ai livelli inferiori del sistema scolastico calabrese?

Si può trasmettere la resilienza e la determinazione?

Considerando che molti laureati Unical riscontrano successo anche all’estero, sottolineando però l’importanza della determinazione personale, in che modo il sistema educativo calabrese potrebbe promuovere e coltivare maggiormente quella «mentalità resiliente» che sembra essere un fattore chiave per il successo?

Come attivare partnership concrete?

Se l’Unical può davvero fungere da «motore di un processo di miglioramento» per l’intero sistema educativo regionale, quali partnership specifiche e iniziative congiunte tra l’università e le scuole primarie e secondarie potrebbero essere messe in atto?

Il dibattito su questi temi non può essere solo accademico: dalle risposte che sapremo dare dipende il futuro di intere generazioni e la capacità della Calabria di trasformare definitivamente la sua storia.

La Calabria ha già dimostrato di possedere le competenze per competere ai massimi livelli. I successi dell’inglese e delle competenze digitali nelle rilevazioni Invalsi, pur con margini di miglioramento, dimostrano che con le giuste strategie il sistema scolastico può raggiungere risultati eccellenti.

Il paradosso calabrese ci insegna che l’eccellenza è possibile ovunque, ma ci ricorda anche che ogni talento perduto lungo il percorso rappresenta una sconfitta per l’intera comunità. La sfida del futuro sarà quella di estendere la logica dell’eccellenza universitaria all’intero sistema educativo, perché il successo di pochi non può compensare il fallimento di molti.

Ora la Calabria deve trovare il modo di trasformare le debolezze in punti di forza, costruendo un sistema educativo che sappia valorizzare ogni talento, indipendentemente dalle condizioni di partenza. Solo così il paradosso potrà trasformarsi in una straordinaria storia di successo collettivo. Ci riusciremo? (ut)

In Cittadella si presenta l’avviso per finanziare master di I e II livello

Domani mattina, alle 11, nella Sala Conferenze della Cittadella regionale, sarà presentato l’avviso per il finanziamento di master di primo e secondo livello, per cui sono stati stanziati 6 milioni di euro, 2 milioni per ciascun anno accademico dei prossimi tre anni.

L’avviso pubblico, promosso dal dipartimento Istruzione su indirizzo dell’assessore Giusi Princi, finanzia master post laurea professionalizzanti destinati ai giovani laureati calabresi, ha l’obiettivo di potenziare le competenze dei nostri laureati e favorire il loro ingresso nel mondo del lavoro.

All’incontro con la stampa, oltre alla vicepresidente, interverranno anche la dirigente generale del dipartimento Istruzione, Maria Francesca Gatto, e il dirigente di settore, Menotti Lucchetta.

Saranno presenti i Rettori delle Università calabresi e una delegazione degli studenti coinvolti negli organismi accademici. (rcz)

Le Università chiedono ai Ministeri di allineare le scadenze per l’aggiornamento delle graduatorie

La Conferenze dei Rettori, su iniziativa del Rettore dell’Unical Nicola Leone, è stata inviata al Ministero un’istanza urgente per agevolare i corsisti che chiuderanno il percorso a fine giugno.

Sono, infatti, centinaia i docenti che stanno seguendo i corsi abilitanti da 30 Cfu (Crediti formativi universitari) presso l’Università della Calabria, ma il rischio è che gli sforzi profusi fin qui possano essere vanificati a causa di una scadenza del Ministero dell’Istruzione e del Merito (Mim) che ha fissato – inaspettatamente – per il 10 giugno il termine ultimo per l’aggiornamento delle Graduatorie provinciali (Gps), da cui dipendono le supplenze.

Il ministero dell’Università e della Ricerca (Mur), che gestisce l’erogazione dei corsi, aveva stabilito la fine degli stessi entro il 30 giugno, quindi è stata per tutti una sorpresa quando l’altro ministero, quello dell’Istruzione, responsabile delle graduatorie, ha fissato l’aggiornamento al 10.

Il mancato coordinamento dei due ministeri ha quindi generato una situazione di difficoltà per tantissimi docenti interessati. I corsi dell’ateneo calabrese, come quelli di altre università, termineranno infatti a fine giugno, rendendo impossibile per centinaia di docenti concludere gli esami e presentare la domanda entro la data stabilita dal Mim.

C’è da sottolineare che già all’avvio dei corsi, la ristrettezza dei tempi dettati dal Mur aveva reso complessa l’organizzazione, tanto che su circa 60 università pubbliche accreditate solo 15 avevano avviato i corsi di formazione 30 cfu art.13, riservati a chi è già in possesso di una abilitazione. L’Unical è tra le poche che ha fatto uno sforzo organizzativo per offrire l’opportunità di usufruire dei corsi, che costituiscono un’opportunità di lavoro preziosa nel campo dell’insegnamento.

Il mancato allineamento delle scadenze tra i due Ministeri ha indotto numerosi corsisti a chiedere all’ateneo calabrese di concentrare ed anticipare gli esami conclusivi dei corsi, in modo da poter conseguire i crediti entro il 10 giugno. Tuttavia, tali istanze non possono essere accolte dall’Unical, così come non è stato possibile per diverse altre università, in quanto la pianificazione didattica è stata predisposta al fine di rispettare i tempi e le modalità indicate nel bando di ammissione.

In particolare, il calendario delle lezioni frontali è stato definito per assicurare una corretta preparazione, mentre un’accelerazione dei calendari, che dovrebbe prevedere anche lezioni notturne (dato che i corsi terminano già alle 20,30), impedirebbe a molti frequentanti di seguire le attività nei modi e nei tempi opportuni, così come rappresentato in diverse mail da parte di altri corsisti allarmati dalla paventata anticipazione della fine dei corsi.

Anzi, per andare incontro alle esigenze degli iscritti molti dei quali sono già impegnati nella scuola, sin dall’inizio le lezioni sono state condensate e distribuite dopo le 17,30 nei giorni feriali e la mattina e il pomeriggio al sabato e alla domenica. Inoltre, la prova finale del percorso prevede una prova scritta e una prova orale (lezione simulata) su un tema proposto con un anticipo di 48 ore. Infine, se anche tutti questi ostacoli potessero essere in qualche modo rimossi, non è scontata la disponibilità da parte dei 130 docenti universitari di modificare il contratto, per includere insegnamenti in orari notturni. Motivo per cui chiudere tutto entro il 10 giugno risulta impraticabile.

Adesso spetterà adesso al Ministero guidato da Giuseppe Valditara sbrogliare il caso: valutare con urgenza l’istanza della Crui, tenendo conto del forte appello proveniente dal mondo accademico e da quello di migliaia di corsisti e sindacalisti di tutta Italia. (rcz)

L’OPINIONE / Enzo Comerci: Istituire a Vibo una sede Universitaria

di ENZO COMERCIDopo Cosenza, Reggio Calabria e Catanzaro ora anche Crotone avrà la sua università. Dei capoluogo di provincia della Calabria manca solo Vibo Valentia, nonostante la città per la sua storia millenaria, per la sua posizione geografica avrebbe tutti i requisiti per essere sede universitaria quantomeno su alcune tematiche delle quali la Provincia Vibonese eccelle, ovvero: Turismo, con la Costa degli Dei, Alimentazione, con la Dieta Mediterranea di riferimento di Nicotera, Beni Culturali.

Lasciamo stare le gravi responsabilità in capo alla classe dirigente dell’intera provincia, costituita da parlamentari, consiglieri regionali e provinciali, che negli ultimi trent’anni è sembrata avulsa del proprio contesto, per chiedere l’intervento dei sindaci dell’intera provincia i quali, superando sterili campanilisti, attraverso la Conferenza dei sindaci, pongano, con forza, all’attenzione dell’opinione pubblica, ai rappresentati parlamentari e del consiglio  regionale, eletti nella Provincia, al Presidente della Provincia e quindi, tutti insieme, si chieda alla Giunta Regione e al Ministro dell’Università e della Ricerca l’istituzione, a Vibo Valentia, di una sede Universitaria Statale per le facoltà, perlomeno, di Scienze Turistiche, Scienze dell’Alimentazione, Beni Culturali ed Archeologia.

L’università a Vibo Valentia, per la sua ubicazione al centro della Calabria, potrebbe dare risposte agli studenti interessati di un ampio territorio, che va ben oltre ai confini della Provincia Vibonese per interessare anche i giovani del Lametino e della Piana di Gioia Tauro. La massima istituzione negli studi in un territorio, oltre a dare risposte ai giovani in loco senza bisogno di andare in altre località – più o meno lontane – per chi se lo può permettere, innesca dei meccanismi virtuosi con grande ricaduta economica e sociale per tutta la Provincia.

Per questa nobile iniziativa, che da un po’ di tempo se ne parla nella città che fu di Vito Capialbi, di Luigi Razza, di Antonino Murmura, solo per indicare alcuni degli uomini più rappresentativi, il Movimento dell’Indipendenza Nazionale certamente darà il suo sostegno con gli organismi Provinciali, Regionali e Nazionali.  (ec)

Mario Occhiuto nel Comitato ristretto per il ddl “Accesso medicina e chirurgia”

Prestigioso incarico per il senatore calabrese di FI Mario Occhiuto, nominato membro del Comitato ristretto della Commissione Istruzione al Senato per  l’esame del disegno di legge sull’accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia.

«È un incarico che svolgerò con impegno e grande senso di responsabilità – ha detto il parlamentare – con la consapevolezza dell’importanza di un provvedimento che riguarda tantissimi giovani che sognano di diventare medici. Quello universitario è un ambito che mi sta particolarmente a cuore, perché, formando professionisti preparati, offre ai nostri ragazzi una vera e concreta speranza per il futuro. Il governo, con il ministro Bernini, e la maggioranza stanno investendo risorse sostanziose nell’università».

«Per l’Ateneo della Calabria, in particolare, con la manovra sono stati stanziati ben 3,5 milioni in tre anni per lo sviluppo di personale esperto in medicina digitale per soluzioni diagnostiche e terapeutiche di avanguardia che siano in grado di elevare il livello di prestazioni del Sistema Sanitario Regionale – ha concluso –. Il nostro obiettivo è quello di rafforzare e sostenere le nostre università che creano professionalità che il mondo ci invidia». (rrm)

PER I GIOVANI CALABRESI STUDIARE FUORI
È UN LUSSO: VIENE LESO UN LORO DIRITTO

di FRANCO CACCIA I calabresi siamo un popolo di migranti. Ben conosciamo l’emigrazione per lavoro e per malattia, ma non meno diffusa è l’emigrazione legata a motivi di studio. Come noto, tanti giovani calabresi frequentano università ubicate nelle città del centro nord, dove il costo della vita, in particolare dei fitti, è diventato proibitivo. I posti disponibili presso gli studentati universitari sono una parte marginale rispetto alla presenza di studenti provenienti da altre regioni.

Una delle principali voci di spesa a cui le famiglie vanno incontro, quando decidono di mandare un figlio a studiare fuori regione, è rappresentata proprio dal costo dell’alloggio presso le principali città universitarie (Roma, Bologna, Milano, Siena). Il costo di una camera varia in base a diverse circostanze tra cui l’ubicazione, le condizioni dello stabile, la qualità dell’arredo, la condivisione della stanza con altri inquilini. In ogni caso parliamo di una cifra che si aggira tra i 500 ed i 1200 euro mensili.

Sostenere le tante spese necessarie per assecondare le legittime aspettative di crescita e di affermazione umana e professionale dei figli, che studiano fuori regione, è diventato un vero salasso per le magre tasche delle famiglie medie di Calabria, al punto da diventare un vero privilegio per famiglie dal reddito medio-alto. Mantenere agli studi un figlio che scegli un percorso di studi non disponibile nella nostra regione, oltre ai costi di vitto, prevede spese per libri, tasse universitarie, trasporti, sport e tempo libero, viaggi per il rientro a casa.

A conti fatti far studiare un/a figlio/a fuori regione comporta, per le famiglie calabresi, un costo annuo che supera abbondantemente i 10mila euro. A sollecitare interventi concreti da parte delle politiche pubbliche in modo da non lasciare sole le famiglie, di fronte a questi ingenti spese, ci ha pensato il Forum delle famiglie della Calabria.

«Molti studenti della nostra regione – ha dichiarato Claudio Venditti, presidente del Forum– studiano fuori e fanno i conti con affitti, che in presenza di una richiesta elevata e in mancanza di alloggi sufficienti da parte delle Università, lievitano in continuazione. Una situazione insostenibile, studenti e famiglie non riescono più a trovare una casa a prezzi abbordabili, e di fatto viene loro negato un diritto fondamentale»

Secondo Venditti ed altri ricercatori sociali, una soluzione immediatamente darebbe tuttavia praticabile in tempi brevissimi. Basterebbe infatti che il governo decidesse di aumentare alle famiglie la detraibilità delle spese da queste sostenute per far studiare i figli fuori regione. Oggi l’importo massimo detraibile è pari a 500 euro, vale a dire il 19% di una spesa complessiva di 2.633 euro l’anno. Una cifra ridicola che non riesce a coprire neanche il costo di una singola mensilità del fitto. Il forum delle famiglie calabresi ha pertanto lanciato un appello a tutti i parlamentari calabresi affinché si facciano carico, con opportuni emendamenti in sede di approvazione della finanziaria, dove come abbiamo notato sono state presentate istanze varie, alcune delle quali volte a riconoscere compensi aggiuntivi ai docenti che insegnano nelle regioni nord.   Sembra logico che di fronte al diritto allo studio, diritto sancito dalla Costituzione, si trovi il modo di dare una risposta concreta ed immediata alle famiglie ed un segnale positivo agli studenti che, per diversi mesi, hanno inscenato la protesta delle tende presso i principali atenei del centro nord.  Ci sono battaglie di civiltà che bisogna saper affrontare e vincere con l’uso del buon senso e liberi da ogni forma di pregiudizio. 

A far studiare i figli fuori sede, a dover sostenere i costi citati, sono le famiglie meridionali e calabresi in particolare e l’eventuale introduzione di facilitazioni di natura fiscale sarebbe da tutti gradita.  Non pare quindi utile alla causa soffermarsi su pretesti o caratterizzare di colorazioni politiche una legittima e condivisa protesta di studenti e famiglie.  Su questo tema anche chi scrive, fin dalla scorsa primavera, ha sollecitato alcuni parlamentari calabresi dell’area di governo ricevendo risposte interlocutorie della serie «vedremo, approfondiremo».

Attendiamo fiduciosi le possibili novità all’interno dell’imminente finanziaria con la consapevolezza che quanti ricoprono cariche pubbliche, specie chi siede al Parlamento della Repubblica, è chiamato a trovare soluzioni concrete ai problemi dei cittadini, specie di quelli residenti nei territori di cui questi sono diretta espressione. Se non si riesce ad essere giusti interpreti del bisogno di riscatto dei calabresi, operare in maniera costante e qualificata per ampliare la sfera dei diritti e delle opportunità delle politiche pubbliche, allora è il caso che questi signori e signore imparino un mestiere e facciano altro. (fc)

Russo (Azione Universitaria): Su diritto allo studio inizia una nuova era

Mario Russo, già senatore accademico all’Unical e oggi capogruppo di Azione Universitaria in Consiglio Nazionale degli studenti universitari, ha evidenziato come «le nostre recriminazioni relative a ritardi o mancanze di vario tipo nell’erogazione delle borse di  studio hanno spesso riempito le righe dei nostri comunicati stampa ma oggi inizia un tempo nuovo, una nuova storia».

«Da anni combattiamo per garantire l’accesso dei giovani calabresi a un diritto sancito dalla  Costituzione in condizione di parità rispetto a tutti gli altri Studenti italiani – ha continuato Russo – ma  spesso la mancanza di risorse o la loro tardiva erogazione non hanno permesso la piena  realizzazione di questo auspicio». 

«Il 23 settembre scorso, durante l’evento di “Italia Vincente”, siamo riusciti a strappare al  Presidente Occhiuto – ha ricordato – la promessa di intavolare una riforma della Legge regionale per il Diritto allo  Studio universitario e, anche grazie alla spinta propulsiva determinante dell’on. Giuseppe Neri,  capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio Regionale, i lavori preliminari ad opera dei tecnici  regionali sono già in corso».

In una nota dell’On. Neri si legge che questi lavori di riforma gettano le fondamenta proprio in una  proposta di Azione Universitaria, quella di far assumere alla Regione, con Legge, l’impegno di  provvedere alla copertura totale delle borse e di trasferire le risorse necessarie agli Atenei entro  agosto, con l’obiettivo di erogare i contributi agli Studenti entro trenta giorni dall’inizio dell’anno  accademico. 

«È un impegno nobile e una sfida coraggiosa, che non ha simili in Italia – ha continuato – e che si realizza anche  grazie alla sensibilità della Vicepresidente Princi, a cui va, insieme a Occhiuto e Neri, il nostro più  sincero ringraziamento per aver realizzato la ragion d’essere di anni di  impegno al fianco degli universitari calabresi e di una battaglia incessante per creare, anche in  Calabria, le condizioni essenziali per costruire un futuro migliore per intere generazioni». 

«Il nostro impegno, oltre che in CNSU, dove insieme alla Ministra Bernini stiamo dando il nostro  contributo per combattere il caro-affitti e l’emergenza abitativa, con strumenti analoghi a quelli su  cui investe oggi la Regione Calabria – ha concluso il capogruppo di AU – continuerà in termini di  raccordo anche con gli Atenei, al fine di adeguare i bandi e superare i limiti del passato, in una  rinnovata visione di rilancio di tutto il sistema». (rcz)

 

 

L’OPINIONE / Loredana Pilegi: È tempo di ripensare l’offerta universitaria includendo Vibo

di LOREDANA PILEGGILa storia culturale di Vibo è una storia antica e coincide da sempre con l’offerta scolastica che questa città ha saputo offrire nei secoli. Ricordiamo, su tutti, il Convitto nazionale e il Liceo classico Morelli. Grandi personalità si sono formate nei nostri licei, che erano da richiamo per nutrite frotte di studenti che vivacizzavano la città, sia da un punto di vista culturale che economico. Già nel 1968, gli studenti di allora, scendevano in piazza, gridando “Ateneo!”, perché già da allora si sentiva forte l’esigenza di fare quel salto di qualità che non poteva prescindere dall’avere una sede universitaria in città.

Qualcosa sembrò concretizzarsi negli anni novanta, quando si istituirono le Scuole mediche ospedaliere, per Scienze infermieristiche e fisioterapiche, unitamente ad un corso di laurea triennale in Protezione civile, collegato all’università di Cosenza. Nel tempo, però, tutto è scomparso, assorbito (scippato?) dalle università calabresi! Oggi assisto, con piacere, ad un vivace dibattito sull’apertura di nuove sedi universitarie, con facoltà di nuova istituzione come prevede la proposta per Crotone, ma con dispiacere noto che Vibo Valentia è completamente sparita da tale dibattito accademico e politico (l’unica voce che si è levata a livello regionale è quella del consigliere Antonio Lo Schiavo), pur avendo già una tradizione in tal senso.

Ed allora, oggi, che sono caduti i paletti mentali che volevano sedi universitarie concentrate a Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria, penso sia venuto il momento di ripensare ad un’offerta universitaria che includa anche la nostra città. Ridateci, quindi, i corsi infermieristici e paramedici, accanto a corsi che siano aderenti alla vocazione turistica del territorio.

Le professionalità e le strutture del Vibonese, sono in grado di soddisfare le richieste! In un territorio devastato da un punto di vista economico e culturale, avere una sede universitaria rappresenterebbe una linfa vitale e potrebbe fare la differenza anche e soprattutto per lo spopolamento dei giovani. Invito e sollecito, quindi, i nostri rappresentanti istituzionali, regionali e nazionali, affinché mettano in atto tutto il necessario perché questo si concretizzi! Se lo si può sognare, allora lo si può fare! (lp)

[Loredana Pileggi è vicepresidente Ordine dei medici di Vibo Valentia e consigliere comunale Vibo]

Medicina a Crotone, il consigliere Lo Schiavo: Si pensi a nuovi corsi anche a Vibo

Il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo, accogliendo favorevolmente la possibilità di istituire una nuova facoltà di Medicina a Crotone, ha sottolineato come «non può e non deve restare fuori nemmeno la provincia di Vibo Valentia che rappresenta, ad oggi, un territorio svantaggiato sul piano della formazione universitaria pubblica, eccezion fatta per la prestigiosa presenza del Conservatorio di musica».

«Bene, dunque, l’iniziativa intrapresa su Crotone ma – ha aggiunto – sia le istituzioni universitarie della regione che il presidente della Giunta regionale Roberto Occhiuto, a questo punto, valutino con attenzione la necessità di non lasciare fuori dal dibattito una realtà che ben si presterebbe quale sede distaccata dei tre atenei calabresi, facendo leva sulle vocazioni del suo territorio».

«Penso a discipline come Scienze turistiche (alla luce dell’elevata concentrazione di strutture ricettive) o a Scienze e tecnologie alimentari, sempre in coerenza con la vocazione territoriale – ha proseguito – oppure (per restare all’ambito sanitario dove si registrano gravi carenze di figure specialistiche) ad una facoltà di Scienze infermieristiche che potrebbe trovare qui una sua opportuna collocazione. Non si tratta di mere rivendicazioni campanilistiche ma delle legittime istanze di un territorio che ha molte opportunità da offrire e che, al tempo stesso, auspica pari condizioni di sviluppo».

«Istituire corsi di laurea nel Vibonese, coerentemente alla natura del suo tessuto economico e produttivo – ha concluso – può rappresentare una spinta decisiva nella creazione di filiere virtuose oltre che un’eccezionale arma di contrasto allo spopolamento e alla fuga di cervelli».  (rvv)

L’OPINIONE / Giusy Iemma: Università e Regione assicurino più borse di studio per fermare carenza di medici

di GIUSY IEMMA – Il ricorso agli specializzandi, per far fronte alla carenza di personale medico nelle corsie calabresi, rappresenta un’opportunità che deve essere colta e sostenuta con maggiore responsabilità nella nostra regione. Pensando alla situazione di Catanzaro e dell’Azienda ospedaliera-universitaria Dulbecco, non si può non evidenziare la necessità di aumentare il numero delle borse di studio in ogni specialità, facendo attenzione anche ai relativi fabbisogni.

È una questione di cui ho discusso pubblicamente nel corso dei tavoli di lavoro alla Festa dell’Unità del Pd, rimarcando l’esigenza che Regione e Università mettano in campo uno sforzo suppletivo in termini di risorse e di programmazione per aumentare il numero delle borse di studio rispetto alle poche unità dello scorso anno. In una regione, come la Calabria, dove il calo del personale medico negli ospedali è in caduta libera e dove è particolarmente alta l’età media dei dottori in servizio, diventa indispensabile investire sui giovani specializzandi per difendere la sanità pubblica.

Si stima attualmente che in Italia sono solo 2500 gli specializzandi assunti davanti ad una platea potenziale di 25.000. Misure adottate a livello nazionale consentono agli stessi di entrare nel sistema sanitario, in anticipo rispetto all’acquisizione del titolo di specializzazione, e costruire così le basi per la loro futura assunzione.
Una soluzione che deve essere, quindi, valorizzata e adoperata con maggiore coraggio, specialmente con riferimento all’imminente nascita del secondo Pronto Soccorso al Policlinico di Germaneto, che potrebbe dare nuova linfa anche per i giovani professionisti della sanità chiamati a prestare servizio e formarsi nei nostri ospedali. Su questo punto, ci si aspetta dal Rettore dell’Umg una presa di posizione decisa per il bene dell’Università e dell’Ospedale, facendo valere nei confronti del commissario alla sanità Roberto Occhiuto le legittime aspettative di una comunità intera che non vuole perdere il diritto alla salute. (gi)
[Giusy Iemma è vicesindaco di Catanzaro]