Ha suscitato grande richiamo e interesse il corso Dipendenze comportamentali e tecnologie, organizzato nei giorni scorsi all’Università Magna Graecia di Catanzaro dalla sezione calabrese della Sitd – Società Italiana di Tossicodipendenze.
L’Università Magna Graecia sviluppa l’anticorpo monoclonale ‘sentinella’ contro la leucemia
Un grandissimo passo avanti, nella battaglia contro la leucemia linfoblastica arriva dall’Università Magna Graecia di Catanzaro, che ha sviluppato un nuovo anticorpo monoclonale umanizzato in grado di riconoscere un particolare sottogruppo di leucemia linfoblastica acuta, quella di tipo T, e di attivare la risposta immunitaria dell’organismo per contrastare la malattia.
È quanto riporta l’Adnkronos, spiegando che questa ricerca, condotta dall’Università calabrese in collaborazione con il bCentro di ricerca Tettamanti di Monza e con vari altri centri italiani e internazionali, è stata pubblicata sul Journal for ImmunoTherapy of Cancer.
«Il lavoro – riporta ancora l’Adnkronos – è stato supportato dall’acceleratore di progetti biotech italiani BiovelocIta, dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (progetto cofinanziato Airc/Carical), dalla Fondazione Alessandro Maria Zancan Onlus ‘GrandeAle Onlus’ e da Transcan-2 Fondazione regionale per la ricerca biomedica».
«Diversi anni fa, nei nostri laboratori – ha spiegato Pierfrancesco Tassone, responsabile dell’Unità di Oncologia medica traslazionale dell’università di Catanzaro – abbiamo scoperto un nuovo bersaglio antigenico specificamente espresso da cellule di leucemia acuta di tipo T (T-All), e su di esso abbiamo generato un nuovo anticorpo monoclonale umanizzato e un suo derivato ingegnerizzato bi-specifico, chiamato Bispecific T Cell Engager (Btce), capace di attivare una potente risposta immunitaria citotossica. È un nuovo agente terapeutico molto promettente per il trattamento di leucemie pediatriche e dell’adulto del tipo T, meritevole di sviluppo clinico a tempi brevi».
«Nel caratterizzare l’anticorpo monoclonale, chiamato ahuUmg1, generato nei laboratori dell’università di Catanzaro – ha riferito Giuseppe Gaipa, responsabile dell’Unità di Citometria e Terapia molecolare del Centro di ricerca Tettamanti – abbiamo scoperto che quest’ultimo riconosce in modo specifico più dell’80% dei pazienti con un particolare sottotipo di leucemia linfoblastica acuta di tipo T (T-All)».
«Questa proprietà ‘sentinella’ – ha spiegato ancora l’Adnkronos – una sorta di ‘capacità diagnostica’, si associa inoltre a “una funzione terapeutica di uccisione delle cellule leucemiche, grazie alla collaborazione dell’anticorpo con le cellule Natural killer presenti nel nostro sistema immunitario”. La leucemia linfoblastica acuta è il tumore più frequente in età pediatrica, costituendo in questa fascia di età l’80% delle leucemie e circa il 25% di tutti i tumori diagnosticati tra 0 e 14 anni. La massima incidenza si registra tra i 2 e i 5 anni, per poi calare con l’aumentare dell’età». (rrm)
Il sindaco Abramo: Al via percorso per istituire corso di laurea interateneo in Lingue a Catanzaro
All’Università Magna Graecia di Catanzaro sarà attivato un nuovo corso di lingue straniere, in sinergia con l’Università della Calabria. Lo ha reso noto il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, che ha intrapreso e coordinato il percorso con i Rettori Giovambattista De Sarro e Nicola Leone e il consigliere regionale Baldo Esposito.
«Allargare l’unione e la collaborazione già in atto delle due grandi Università calabresi – ha detto ancora Abramo – ognuna con le sue specificità, punta nella direzione di potenziare l’offerta formativa sul territorio. Dopo l’attivazione del Corso di laurea in Tecnologie mediche all’Unical, la possibile apertura di un Corso di laurea in Lingue all’Umg persegue lo stesso, ambizioso e autorevole obiettivo di creare una rete che sfrutti il know how di ciascun Ateneo offrendolo a un territorio – e quindi agli studenti – di un contesto diverso».
Il primo cittadino ha spiegato che il percorso avviato con questa nuova partnership è a livello iniziale, ma che esiste la forte volontà di tutti i soggetti coinvolti.
«Sinergia e collaborazione – ha proseguito il primo cittadino – sono state le parole d’ordine ampiamente condivise nella discussione che, insieme al consigliere Esposito, abbiamo avuto con i rettori. La visione di fondo è quella, assolutamente strategica, mirata a una tutela e potenziamento concreti dell’Università di Catanzaro che si traducano anche in un incremento del suo indotto economico».
«Tutto ciò – ha concluso Abramo – pure in considerazione del fatto che questo nuovo Corso di laurea potrebbe essere insediato nel centro storico del capoluogo, e possa essere incentrato su lingue appetibili e ormai centrali nel mercato dell’economia globale come il cinese e l’arabo». (rcz)
Il Rettore Giovambattista De Sarro: Avviare in tempi brevi campagna vaccinale per gli studenti dell’Ateneo
«Venga avviata, in tempi brevissimi, una campagna vaccinale anti-covid per gli studenti dell’Ateneo». È questa la richiesta di Giovambattista De Sarro, Rettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, che ha scritto una lettera al Commissario ad acta, Guido Longo, al presidente f.f. della Regione, Antonino Spirlì, e al direttore Generale del Dipartimento Tutela della Salute, Francesco Bevere.
«L’avvio della tanto attesa campagna vaccinale anti-covid – ha scritto il Rettore – ha rappresentato un momento particolarmente importante per accendere la speranza di un pieno ritorno alla normalità. La massima diffusione del vaccino, infatti, consentirebbe la ripresa delle attività lavorative, educative e sociali che, allo stato, hanno dovuto svolgersi quasi interamente in modalità telematica. L’attività didattica universitaria ha dovuto reinventarsi e privarsi di una delle componenti più importanti quale la continua interazione tra i saperi che, tra l’altro, ha sempre costituito un principio ispiratore dell’Ateneo di Catanzaro e che trova la sua massima espressione nel nostro Campus».
«La vita accademica universitaria – continua la lettera – oltre lo scambio nozionistico, si compone, in effetti, di legami che si creano tra studenti, docenti, ricercatori, dottorandi e assegnisti di ricerca, fonte di ricchezza e di confronto importante, da cui possono nascere anche collaborazioni e continui scambi di idee in un’ottica di accrescimento culturale e personale».
«Per questo motivo – spiega De Sarro nella lettera – per consentire di riprendere l’attività didattica in presenza ma in sicurezza, chiedo di adoperarsi affinché si possa assicurare una campagna vaccinale, in via prioritaria, agli studenti dell’UniversitàMagna Graecia di Catanzaro e, subordinatamente, a docenti non afferenti all’area medica, al personale ricercatore, dottorandi e assegnisti e personale tecnico amministrativo». (rcz)
Approvato dal Coruc il progetto istitutivo del corso di laurea magistrale a ciclo unico in “Medicina e Tecnologie digitali”
di FRANCO BARTUCCI – Dopo l’approvazione dei Senati Accademici dell’Università della Calabria e dell’Università “Magna Grecia” di Catanzaro, anche il Comitato regionale di coordinamento delle università calabresi (Coruc) ha approvato, all’unanimità, l’attivazione del corso innovativo di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Tecnologie digitali.
Il corso appartiene alla classe delle lauree magistrali LM-41 (Medicina e Chirurgia), ma consente allo studente, con il superamento di pochi esami aggiuntivi, di ottenere un doppio titolo al termine del ciclo di studi di 6 anni: una laurea magistrale in ‘Medicina e Chirurgia’ (LM-41) e la laurea triennale in ‘Ingegneria informatica’ – curriculum Bioinformatico (L-8)
Come è stato già sottolineato in precedenti servizi, si tratta di un percorso formativo unico nel Sud d’Italia e che, rispetto alle altre poche esperienze simili presenti nel Paese, si caratterizza per la Bioinformatica e soprattutto per il focus su Intelligenza artificiale e Data science.
L’obiettivo è quello di formare i medici del futuro: professionisti che, alla preparazione in campo sanitario, uniranno forti competenze in Intelligenza artificiale, Robotica, Data science, Ingegneria bioinformatica, Data mining.
Si tratta di settori che stanno conquistando un ruolo sempre più importante in medicina, con applicazioni che riguardano la prevenzione, la diagnostica, la chirurgia e l’oncologia di precisione, la riabilitazione, lo sviluppo di farmaci e di terapie personalizzate, ma anche la gestione delle emergenze e la programmazione.
I due corsi di laurea di base – ‘Medicina e Chirurgia’ e ‘Ingegneria informatica’ – hanno già ordinamenti ministeriali che consentono di prevedere discipline comuni. Nel piano di studi del nuovo corso di laurea proposto da Università della Calabria e dalla ‘Magna Graecia’, il programma dell’indirizzo Bioinformatica della laurea triennale in Ingegneria Informatica è parte integrante del percorso formativo complessivo, fatta eccezione per 5 insegnamenti (27 crediti formativi totali) che diventano aggiuntivi rispetto al tradizionale curriculum medico.
Il piano di studi comprende 387 crediti formativi (Cfu), così organizzati: 60 Cfu Area di Base: lo studente acquisirà le conoscenze di base per capire la struttura e la funzione dell’organismo umano (anatomia, genetica, biologia) e comprendere le tecnologie su cui si fondano le applicazioni biomediche e bioinformatiche in campo sanitario (chimica, fisica, matematica, informatica); 122 Cfu Area Preclinica: lo studente si soffermerà sui processi fisiopatologici e sui meccanismi che ne sono alla base e acquisirà i principi della medicina di laboratorio e le competenze utili all’applicazione delle nuove tecnologie in campo sanitario (farmacogenomica, machine learning, elettronica, automatica e strumentazione biomedica, analisi dei segnali e delle bioimmagini); 110 Cfu Area Clinica e delle Scienze Umane: gli studenti si avvieranno alla pratica medica clinica negli ambiti della patologia sistematica e integrata medico chirurgica, della farmacologia e tossicologia, della clinica medica e chirurgica, delle scienze neurologiche, della pediatria generale e specialistica, della ginecologia ed ostetricia, della diagnostica per immagini e della radioterapia, delle emergenze medico chirurgiche, della medicina e sanità pubblica. Acquisiranno inoltre le competenze necessarie nell’ambito delle tecnologie ingegneristiche per la moderna pratica clinica: telemedicina, imaging, data-mining etc….
60 Cfu Tirocini Formativi: saranno effettuati nei reparti di strutture cliniche già convenzionate con l’ateneo Magna Graecia e in altre strutture qualificate che saranno convenzionate nei prossimi mesi, ma anche in laboratori informatici e centri di ricerca; 8 Cfu Tesi di laurea: allo studente sarà richiesto lo sviluppo di un progetto, in cui utilizzerà le competenze multidisciplinari acquisite nel corso del sessennio nell’ambito di un tema a sua scelta. La tesi potrà essere realizzata anche presso strutture ospedaliere, centri di ricerca e aziende del settore biomedico e farmaceutico; 27 Cfu (5 insegnamenti) aggiuntivi per il conseguimento del doppio titolo: insegnamenti altamente professionalizzanti e orientati alla pratica medica più evoluta che impiega risultati di avanguardia dell’ingegneria informatica; tecniche di Intelligenza artificiale e Robotica, Elettronica e sensoristica
Adesso spetterà al Ministero dell’Università con il Consiglio Universitario Nazionale (Cun) e con l’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (Anvur) approvarne l’istituzione a partire dall’anno accademico 2021/2022.
I posti previsti, che andranno a concorso per il primo anno, saranno sessanta per come è stato già annunciato. Dal momento che i primi tre anni di studio avverranno presso la sede dell’Università della Calabria e gli ultimi tre anni di cliniche avverranno nella sede della “Magna Grecia” di Catanzaro, è importante stabilire che i criteri di ammissione a detto corso di laurea dovranno essere simili a quelli stabiliti per tutti gli altri corsi di laurea dell’Università della Calabria, per come tradizione prevista dalla stessa legge istitutiva.
Da quasi cinquant’anni vige, per tutti i corsi di laurea dell’Università della Calabria, il numero chiuso o programmato con l’obbligo di riservare l’80% dei posti a studenti calabresi o figli di emigrati calabresi residenti all’estero, il 15% a studenti extraregionali ed il 5% a studenti stranieri. Lo stesso dovrà accadere per il corso in “Medicina e Tecnologie digitali”.
Può essere l’inizio per costituire quella classe medica calabrese che nasce, si forma e si afferma in questa Regione per come da più parti è stato auspicato.
Per l’Università della Calabria, inoltre, sarà una felice occasione, con l’apertura del primo anno accademico di questo nuovo corso di laurea, per celebrare degnamente il 50° anniversario della sua nascita pensando alla nomina, da parte del Ministero della Pubblica Istruzione con l’on. Riccardo Misasi Ministro, del Comitato Tecnico Amministrativo, dei Comitati Ordinatori delle quattro Facoltà (Ingegneria, Scienze Economiche e Sociali, Scienze Matematiche Fisiche e Naturali, Lettere e Filosofia), dell’elezione del suo primo Rettore nella persona del prof. Beniamino Andreatta, della scelta del territorio del Comune di Rende per l’insediamento del campus universitario e l’avvio del cantiere per la realizzazione dei primi edifici in contrada Arcavacata, ed in ultimo per l’approvazione e pubblicazione da parte del Ministero del suo primo Statuto.
Tutto questo avvenne, appunto, nel 1971, con Rettore il prof. Beniamino Andreatta, ed è l’inizio, per la Calabria, di una nuova era che affascinò in primo luogo migliaia di giovani calabresi. (rcs)
La cardiochirurgia universitaria di Catanzaro è ai primi posti in Italia per gli esiti dei trattamenti chirurgici
Catanzaro continua a conquistare importanti e prestigiosi riconoscimenti in ambito medico: la Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Mater Domini”, diretta dal prof. Pasquale Mastroroberto, è risultata tra i primi posti in Italia per gli esiti del trattamento chirurgico delle patologie valvolari cardiachem con risultati lusinghieri anche per ciò che concerne il bypass aorto-coronarico, con una mortalità dell’1.2%.
Lo ha rivelato DoveeComemicuro.it, il più grande motore di ricerca della salute con valutazioni istituzionali di tutte le strutture sanitarie e, in questo contesto, ha analizzato volumi ed esiti delle Cardiochirurgie italiane per ciò che concerne il bypass aorto-coronarico ed il trattamento delle patologie valvolari.
Soddisfatto il direttore Mastroroberto, che ha sottolineato che il motore di ricerca «utilizza come fonte dei dati il Programma Nazionale Esiti 2019 diffuso dall’Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) e per la valutazione istituzionale il Ministero della Salute. In base a questa analisi l’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Mater Domini” risulta al sesto posto su 103 strutture, prima del Centro-Sud Italia, per gli esiti del trattamento chirurgico delle patologie valvolari cardiache con risultati lusinghieri anche per ciò che concerne il bypass aorto-coronarico, con una mortalità dell’1.2% comparata al 2.02%, che è la media nazionale su 96 strutture esaminate».
«Negli ultimi anni – ha continuato Mastroroberto – il nostro centro cardiochirurgico ha migliorato non solo gli esiti, come già sottolineato, ma anche i volumi, con un progressivo incremento del numero di interventi; elemento fondamentale che ha permesso anche di ottenere l’accreditamento della Scuola di Specializzazione in Cardiochirurgia da parte del Ministero dell’Istruzione, dell’
«Partendo da queste basi – ha proseguito il direttore di Cardiochirurgia – abbiamo anche avviato un programma di assistenza meccanica al circolo, incluso l’impianto dei Vad, per intenderci cuori artificiali miniaturizzati, in modo da assicurare cure adeguate nella nostra regione a pazienti che soffrono di gravi patologie che portano allo scompenso cardiaco refrattario alla terapia medica. Questo programma vede coinvolte le strutture ospedaliere regionali dell’area centro-nord e prevede una stretta collaborazione istituzionale con il Centro Trapianti annesso alla Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Orsola di Bologna».
«È fondamentale – ha concluso Mastroroberto – che i cittadini calabresi riacquistino fiducia in un sistema sanitario bistrattato, acquisendo informazioni utili per potersi curare nella propria regione, evitando spese e costi non solo personali ma anche a carico dell’intera comunità». (rcz)
Accordo storico tra UniCal e l’Università Magna Graecia per la doppia laurea in Medicina ed Ingegneria
di FRANCO BARTUCCI – Un accordo storico, tra l’Università della Calabria e l’Università “Magna Grecia” di Catanzaro, è stato raggiunto per l’avvio delle procedure indirizzate ad istituire una nuova laurea in Medicina e Ingegneria con doppio titolo di studio: la laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia e quella triennale in Ingegneria informatica, curriculum Bioinformatico.
I Rettori Nicola Leone e Giovanbattista De Sarro hanno già invitato gli Ordini professionali degli ingegneri e dei medici e tutte le parti sociali interessate ad un incontro, in programma il 10 dicembre, nel corso del quale sarà presentata l’innovativa proposta congiunta.
Si tratta – è riportato nel comunicato stampa dell’Università – di un progetto ambizioso, che ha al momento solo due precedenti in Italia: la Medtec School dell’Humanitas e del Politecnico di Milano e la Medicina Ht dell’Università Sapienza di Roma.
La nuova figura di medico, con competenze di ingegneria bioinformatica che sarà formata dal corso proposto congiuntamente dall’Università della Calabria e dall’Università Magna Graecia di Catanzaro, unirà, quindi, alla preparazione in campo medico-chirurgico anche competenze nel campo della robotica, della logistica, dell’ingegneria bioinformatica, dell’Intelligenza Artificiale: tutti settori che hanno, ormai, un impatto molto forte sulla pratica medica, dalla prevenzione alla diagnosi e alla cura.
Il nuovo corso di laurea potrà contare sulle competenze e sull’esperienza della Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Ateneo di Catanzaro e dei Dipartimenti di ‘Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione’ e di ‘Ingegneria Informatica, Modellistica, Elettronica e Sistemistica’ dell’Unical, strutture d’eccellenza riconosciute dal Ministero dell’università.
Al termine del percorso formativo della durata di 6 anni, lo studente sarà proclamato, congiuntamente dalle due Università, dottore in “Medicina e Ingegneria” e, previo superamento di pochi esami aggiuntivi, conseguirà anche la laurea triennale in Ingegneria Informatica, curriculum Bioinformatico.
Le competenze Biomediche di base e di Bio-Ingegneria verranno acquisite nelle prime annualità, che si svolgeranno presso l’Università della Calabria, mentre presso l’Università Magna Graecia si svolgerà la seconda parte del corso, che comprenderà le discipline cliniche dell’area medica e chirurgica e il tirocinio abilitante.
Per il profilo professionale – viene ancora specificato nel comunicato stampa dell’Università – il corso di laurea in ‘Medicina e Ingegneria’ formerà medici capaci di padroneggiare le nuove tecnologie e definire, quindi, terapie sempre più personalizzate, e ingegneri bioinformatici che potranno dedicarsi allo sviluppo di soluzioni innovative in campo sanitario.
Al termine dei sei anni, il laureato potrà, quindi, avviarsi alla professione di medico, specializzarsi, proseguire gli studi con un dottorato o scegliere di dedicarsi alla ricerca d’ambito biomedico e bioinformatico o di lavorare nel settore industriale.
Fin qui l’accordo raggiunto tra le due Università, mentre altre cose ancora saranno dette giovedì 10 dicembre in occasione dell’incontro che ci sarà con le parti sociali. La proposta sarà discussa e votata, sempre nel corso del mese di dicembre, dagli Organi Accademici dell’Unical e dell’Università Magna Graecia. Poi la valutazione passerà al Coruc (Comitato regionale di coordinamento delle università calabresi) e al ministero dell’Università e della Ricerca, che acquisirà i pareri del Cun e dell’Anvur.
Una procedura che richiederà del tempo e che certamente tutto sarà pronto, salvo imprevisti, a partire dall’anno accademico 2021/2022. Per entrambe le Università sarà scritta una nuova pagina di storia nel costruire il loro futuro condizionato e caratterizzato dall’andamento medico-sociale, economico-politico e culturale dell’epidemia Covid-19.
Certamente, arricchirà il percorso integrativo del sistema universitario calabrese auspicato nel 1974 dal Rettore Beniamino Andreatta e dal Senato Accademico che presiedeva. È un progetto che cade nel quarantesimo anniversario della prima proposta avanzata nel mese di marzo 1980 dal Senato Accademico dell’Università della Calabria, presieduto dal Rettore Pietro Bucci, di istituire, in accordo con la libera Università di Catanzaro, anche all’Università di Arcavacata il corso di laurea in Medicina e Chirurgia con i primi due anni di studio da svolgersi nella prima Università Statale Calabrese e i tre anni finali nell’Ateneo del capoluogo regionale.
È un progetto, infine, che rende onore ai due Rettori, Leone e De Sarro, e lo sarà anche per gli organismi accademici che nei prossimi giorni saranno chiamati ad approvarlo, per aver costruito e dato visibilità ad un sogno ed a una esigenza che ha radici lontane protese nel dare alla Calabria un percorso di sviluppo innovativo e di crescita sociale, economica e culturale. Il tutto in un tempo in cui i due Rettori hanno chiuso il primo anno di mandato rettorale e si accingono a viverne il loro secondo anno, non trascurando di comprendere che hanno un ruolo importante nel ridare in campo sanitario alla Calabria una immagine funzionale e di alta professionalità.
Giustamente, a sottolineare la validità dell’accordo è stato precisato che «la Calabria è tra le Regioni italiane quella con la maggiore carenza di personale medico: allo stato attuale si stima che manchino 1.410 professionisti, soprattutto nelle aree di medicina d’urgenza, anestesia e rianimazione, ginecologia, chirurgia generale, pediatria e psichiatria. A queste carenze, si sommano quelle dei medici di base, dei pediatri e delle guardie mediche. È in crescita, invece, la domanda di formazione in Medicina e Chirurgia: in Italia il numero di domande degli aspiranti medici supera di gran lunga il numero dei posti disponibili, con un posto ogni 5 candidati; in Calabria la richiesta è persino maggiore, con un posto ogni 10 candidati. Non basta, però, formare nuovi medici: la rapida evoluzione che riguarda la sanità, sempre più influenzata dalle nuove tecnologie, richiede medici nuovi, che padroneggino metodi e strumenti di data science e intelligenza artificiale. Un recente studio Ocse rileva che gli operatori sanitari segnalano un’asimmetria tra le competenze possedute e quelle loro richieste per svolgere efficacemente il proprio ruolo in un contesto in continuo mutamento».
Non resta, quindi, che coinvolgere in questo lavoro anche il nuovo commissario alla Sanità, Guido Longo, che nell’arco di tre anni dovrà dare al settore sanitario calabrese un nuovo volto di efficienza e funzionalità puntando alla creazione di una classe medica e sanitaria di prestigio e competenza, con alla base la credenza in valori molto alti, in cui le Università ed il mondo della scuola debbono concorrere tutti insieme. (rrm)
La Magna Graecia di Catanzaro premiata con l’Oscar dell’Innovazione
Prestigioso riconoscimento per l’Università Magna Graecia di Catanzaro, che è stata premiata con il Premio Nazionale Angi 2020 per la sezione Formazione & Ricerca, giunto alla terza edizione.
Il prestigioso riconoscimento, promosso dall’Associazione Nazionale Giovani Innovatori, premia le migliori iniziative degli innovatori italiani, al fine di promuovere le eccellenze di carattere sociale, la ricerca scientifica e tecnologica, la formazione e la cultura, l’imprenditoria giovanile e l’innovazione digitale.
L’Ateneo, infatti, – premiato nelle persone di Isabella Romeo e Antonio Lupia, seguiti dal Prof. Stefano Alcaro, Coordinatore del Dottorato in Scienze della Vita – è riuscito rapidamente a organizzarsi dopo lo scoppio della pandemia per cogliere delle opportunità e ha sperimentato nuovi modi di lavorare basate su di piattaforme online per lezioni e incontri, miglioramento della ricerca infettivologica, identificazione di nuovi strumenti terapeutici, impegno nel fare rete, sia all’interno della comunità scientifica, sia tra le diverse discipline (economia, sociologia) che sono state coinvolte dall’emergenza.
«Con questi sforzi abbiamo avviato un processo di crescita, arricchito dalla qualità di relatori di caratura internazionale intervenuti nelle nostre iniziative» ha dichiarato il prof. Alcaro.
Per parlare di Scienza e Formazione, è intervenuto Michelangelo Simonelli, Government Affairs Director di Gilead Sciences, azienda impegnata nel sostegno ai giovani e alla formazione: «Questo Premio, a cui partecipiamo da 3 anni, è stato uno stimolo a sostenere giovani ricercatori. Gilead si occupa da sempre di produzione, ma il supporto alla ricerca di base è stata una recente novità. Questa iniziativa ci ha permesso di riscontrare una realtà straordinaria che mostra come una ricerca sugli antivirali sia fondamentale sin dalle prime fasi, per capire i bersagli specifici a cui si devono rivolgere le molecole. Un network come quello promosso dall’Università Magna Graecia va proprio nella direzione in cui la nostra azienda auspica».
Mondo universitario presente anche con altri esponenti che hanno portato le loro invenzioni: Giovanni Saggio, professore di Elettronica e Ingegneria presso l’Università di Roma Tor Vergata, è stato premiato per il berretto e il guanto senso rizzati che permettono di misurare tutti i movimenti, superando così barriere e ostacoli, che si presentano soprattutto a soggetti disabili. Il prof. Giacomo Cartenì ha voluto trasformare in un avveniristico dispositivo, assistito dall’intelligenza artificiale, un mondo di esperienze maturate in quarant’anni di medicina e venti come direttore dell’oncologia dell’Ospedale A. Cardarelli di Napoli.
La mission è assistere il malato cronico dando priorità in primis al paziente e ai suoi familiari rispettando le esigenze di chi eroga l’assistenza. La rivoluzione è stata portare a casa del paziente sul suo telefonino gli strumenti che permettono al medico di intercettare precocemente la comparsa di sintomi pericolosi indirizzandolo su percorsi virtuosi ed evitando quindi inutili corse in ospedale.
Tra gli ospiti premiati in presenza la presidente di Federsanità Anci, Tiziana Frittelli, che ha sottolineato come non vi sia solo il Covid tra le sfide da fronteggiare. Nella sezione Scienza & Salute, i riconoscimenti infatti sono andati tanto a senior come il Prof. Massimo Galli e il prof. Francesco Romeo, quanto a un giovane di successo come Giuseppe Cicero, protagonista con l’odontoiatria e la chirurgia maxillo facciale, una di quelle discipline rimaste in ombra durante la pandemia. Un simbolo per ricordare che, nonostante i timori suscitati dai rischi di contagio da Covid-19, non si possono tralasciare trattamenti e cure orali, che possono far ritardare diagnosi aggravando determinate situazioni che potrebbero essere risolte più rapidamente e senza grossi esborsi economici. Giuseppe Cicero si è distinto per la tecnologia 3D in odontoiatria e chirurgia maxillo-facciale, nuova frontiera per diagnosi e cure su misura.
Cicero, 30 anni, può vantare già un curriculum di altissimo livello. Docente di Odontoiatria all’Università Europea di Madrid, inserito da Forbes tra i 30 under 30 più influenti in campo medico a livello europeo, cofondatore di una start-up di successo, Oral 3D, è tornato a far parlare di sé nel mese di ottobre 2020 con due articoli pubblicati sulla rivista scientifica The Journal of Craniofacial Surgery scritti con il prof. Piero Cascone, professore Associato di Chirurgia Maxillo Facciale Università La Sapienza.
«Mi dedico alla ricerca sulla stampa 3D da 6 anni – ha dichiarato –. Le più moderne tecnologie possono offrire cure sempre più su misura per i difetti ossei dentali e maxillo facciali. La tecnologia 3D rappresenta infatti una nuova frontiera con numerosi vantaggi. Anzitutto, modifica il rapporto fiduciario tra medico e paziente, con una verifica da parte del paziente con i propri occhi del tipo di intervento che dovrà eventualmente subire; in secondo luogo, permette il passaggio da una diagnosi solo visiva ad una anche di tipo tattile. Infine, questa nuova tecnologia democratizza il tridimensionale grazie ai costi contenuti e apre orizzonti inediti alla prevenzione e alla realizzazione di operazioni virtuali, ma anche a nuove applicazioni nel campo del maxillo-facciale attraverso la riproduzione dell’intero cranio. Con la stampa 3D diventa possibile migliorare le diagnosi e limitare al massimo gli errori clinici, creando una chirurgia sempre più su misura di precisione. Viene facilitata la conversione di Tac in modelli 3D con 3 semplici click, rendendo la procedura accessibile a tutti. In breve, si limitano gli errori, si velocizzano le terapie e si possono programmare e simulare chirurgie in modo preciso».
L’evento, che si è svolto online sul sito dell’Ansa, è stato presentato dai giornalisti Daniel De Seta e Federica De Vizia e ha visto la partecipazione di Elena Sofia Ricci, Massimo Ghini e Lorella Cuccarini.
«L’impegno contro il virus – si legge in una nota – ha visto fare fronte comune istituzioni, aziende, enti di ricerca, università, tutte realtà che in questi mesi si sono distinte per la riconversione della produzione, la diversificazione delle attività o l’apertura di nuovi progetti. Non solo Covid però, visto che non bisogna dimenticare le altre malattie e le numerose sfide che la Salute pubblica e la Ricerca devono affrontare. Protagoniste sono state ventidue realtà tra start-up, università, spin-off, associazioni, suddivise nelle consuete 11 categorie che nel corso dell’anno si sono distinte per impegno, professionalità e ingegno nei più svariati campi della tecnologia e del digitale. Assieme al dinamismo del Made in Italy, sottolineato dal Presidente della Confederazione Aepi Mino Dinoi, è stato il mondo della Sanità a distinguersi con tante aziende che hanno saputo fare di necessità virtù». (mp)
In copertina, il prof. Stefano Alcaro
Lo studio del prof. Aldo Quattrone dell’Umg che rileva, con la risonanza, l’insorgere del parkinson
Grandissimi risultati sullo studio del Parkinson sono stati raggiunti grazie allo studio condotto dal prof. Aldo Quattrone, già rettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro e docente di Neuroscienze, che ha dimostrato che la misurazione eseguita mediante risonanza magnetica (Mri), denominata indice di risonanza magnetica di parkinsonismo (Mrpi) 2.0, è in grado di prevedere, con estrema precisione, l’evoluzione clinica verso un fenotipo di parkinsonismo di paralisi sopranucleare progressiva (PSP) differenziandolo dalla malattia di Parkinson.
L’indagine scientifica ha riguardato in particolare le anomalie dello sguardo verticale nei pazienti con malattia di Parkinson; 100 pazienti su una coorte totale di 110 hanno mantenuto la diagnosi originale di Parkinson, mentre 10 (9,1%) hanno sviluppato anomalie dello sguardo verticale. L’Mrpi 2.0 ha classificato tutti i pazienti e 10 sono stati classificati con probabile parkinsonismo Psp.
«I nostri risultati sono coerenti con studi precedenti e hanno dimostrato – hanno dichiarato Quattrone, che è anche membro ell’Unità di Ricerca di Neuroimaging all’Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare nonché componente del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Catanzaro e i coautori dello studio – che un numero di pazienti inizialmente diagnosticato con Parkinson è stato successivamente classificato con una diagnosi alternativa, avendo sviluppato caratteristiche cliniche atipiche».
«Tali evidenze scientifiche – hanno aggiunto –sono state cristallizzate grazie all’utilizzo dell’Mrpi 2.0 che ha evidenziato, con la massima accuratezza, la comparsa di anomalie dello sguardo verticale in tutti i pazienti con diagnosi iniziale da morbo di Parkinson e successiva diagnosi da parkinsonismo Psp».
«Abbiamo dimostrato – hanno sottolineato i ricercatori – l’utilità di questi nuovi biomarcatori di imaging ed in particolare dell’Mrpi 2.0 nel prevedere lo sviluppo di anomalie dello sguardo visivo e l’evoluzione clinica verso i fenotipi PSP in pazienti con diagnosi iniziale di malattia di Parkinson. Questi biomarcatori potrebbero aiutare i medici a identificare precocemente quei pazienti che possono cambiare la diagnosi iniziale da morbo di Parkinson a PSP, influenzando così la fase di prognosi e quella di terapia».
«Ci auguriamo – ha concluso il gruppo di ricercatori guidato dal professore Quattrone – che si possa potenziare l’uso di biomarcatori, particolarmente utili nella fase dello studio clinico ma anche e soprattutto decisivi per la scelta della strategia terapeutica da intraprendere». (rrm)
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Dall’Università Magna Graecia di Catanzaro lo studio sullo smartwatch ‘salva cuore’
Gli smartwatch potrebbero essere utilizzati come Ecg portatili anche per la diagnosi precoce di infarto. È questo il risultato di uno studio condotto dall’Università Magna Graecia di Catanzaro, che è stato presentato al congresso dell’European Society of Cardiology 2020 (Esc) e pubblicati in contemporanea sulla prestigiosa rivista Jama Cardiology.
Lo studio, coordinato da Carmen Spaccarotella della Divisione di Cardiologia e Centro di Ricerche in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare dell’Università Magna Graecia di Catanzaro e condotto insieme ad Alberto Polimeni, Serena Migliarino, Elisa Principe, Antonio Curcio, Annalisa Mongiardo. Sabato Sorrentino, Salvatore De Rosa e Ciro Indolfi, indica un nuovo utilizzo dello smartwatch, nello specifico sull’Apple Watch: «un elettrocardiogramma a nove derivazioni anche per la diagnosi precoce di infarto mettendolo sul petto del paziente, con una sensibilità che arriva al 94%».
«Lo smartwatch – si legge in una nota – può essere un salvacuore: non permette solo di scoprire le aritmie cardiache, ma può diventare per il medico anche lo strumento d’emergenza per una diagnosi tempestiva di infarto. Togliendolo dal polso e mettendolo in nove posizioni sul torace può riconoscere l’attacco cardiaco con una sensibilità che arriva al 94%. Lo dimostra per la prima volta al mondo una sperimentazione tutta italiana i cui dati, appena pubblicati sulla prestigiosa rivista Jama Cardiology, sono stati presentati in contemporanea nel corso del congresso dell’European Society of Cardiology2020 (Esc): stando ai risultati, un ‘orologio intelligente’ potrebbe contribuire a ridurre drasticamente i tempi di diagnosi dell’infarto e quindi migliorare la prognosi dei pazienti, che dipende moltissimo dal tempo che intercorre fra l’inizio dei sintomi e la terapia effettuata con l’angioplastica coronarica».
«Un Ecg tempestivo è fondamentale per la diagnosi di infarto – ha spiegato all’Ansa la coordinatrice del progetto, Carmen Spaccarotella – ma non sempre è prontamente disponibile in caso di sintomi sospetti; gli smartwatch, invece, sono al polso di un numero sempre più elevato di persone. Gli smartwatch sono programmati per effettuare una sola derivazione elettrocardiografica e consentono di esplorare l’attività elettrica di una parte soltanto del cuore».
«Il nostro studio – ha aggiunto – ha dimostrato che è possibile spostare l’orologio in diverse posizioni del corpo, effettuando così una misurazione a nove derivazioni analoga a quella di un Ecg standard».
Per l’indagine sono stati analizzati 100 soggetti, di cui l’80% con sintomi di infarto e il 20% di controllo; per tutti sono state effettuate le registrazioni con l’Apple Watch e, in contemporanea, un esame elettrocardiografico standard.
«I risultati mostrano – ha spiegato la coordinatrice Spaccarotella – che nei pazienti colpiti da infarto la sensibilità dell’Apple watch, cioè la proporzione dei casi in cui veniva effettuata la diagnosi corretta, è stata del 94%. La specificità del test, cioè la probabilità che un soggetto sano abbia un Ecg su smartphone negativo, è stata del 92%. Ciò significa che, con l’Apple Watch, è possibile effettuare un Ecg a nove derivazioni con la stessa affidabilità dell’Ecg standard nella diagnosi di infarto miocardico».
«Non esiste ancora un programma – ha aggiunto – che consenta la diagnosi automatica con l’Ecg effettuato con l’Apple Watch, pertanto, a oggi, è indispensabile che i dati vengano valutati da un medico; in futuro tuttavia è probabile che siano resi disponibili software in grado di fare automaticamente la diagnosi di infarto, come già accade per la fibrillazione atriale».
«In caso di dolore toracico, soprattutto se si associa a sudorazione e difficoltà di respirazione, è indispensabile – ha dichiarato sottolinea Ciro Indolfi, presidente della Società italiana di cardiologia e senior autore della ricerca all’Adnkronos – effettuare subito un Ecg per verificare l’eventualità di un infarto in corso: le linee guida Esc consigliano infatti di eseguire un Ecg entro 10 minuti dal primo contatto col medico. La tempestività è decisiva: i pazienti con infarto miocardico più grave devono essere trasferiti rapidamente in emodinamica per impiantare uno stent, altrimenti si vanifica il beneficio dell’intervento».
«Negli ultimi anni – ha concluso Indolfi – proprio grazie all’angioplastica primaria la mortalità per infarto si è ridotta del 50%, a patto che la procedura venga effettuata entro 90-120 minuti dalla diagnosi con Ecg. Gli smartwatch potrebbero perciò essere d’aiuto per accorciare ulteriormente i tempi di intervento e così salvare la vita a un maggior numero di pazienti». (mp)
Lo studio pubblicato su Jama Network
In copertina, immagine presa da Jama Network







