Protocollo d’intesa tra Comune di Reggio e Mediterranea: Nascerà un’azienda agraria

Nascerà un’azienda agraria, sui quattro ettari che il Comune di Reggio Calabria ha concesso in comodato d’uso all’Università Mediterranea.

Il sindaco facente funzioni, Paolo Brunetti, l’assessora allo Sviluppo Economico, Angela Martino, il Rettore dell’UniRc, Giuseppe Zimbalatti, ed il direttore del Dipartimento di Agraria, Valentino Branca, hanno formalizzato «un accordo voluto e cercato fortemente che chiude, positivamente, un percorso partito già anni addietro».

La costituzione di un’Azienda agraria, infatti, «segna un passaggio importante per il mondo della ricerca ed il tessuto imprenditoriale locale in ambito agricolo».

Per l’assessora Angela Martino, dunque, la creazione di un simile strumento «non sarà azione puramente auto-referenziale della nostra università, ma attività che svolgerà un lavoro di ricerca fondamentale ed estremamente utile per le nostre imprese agricole locali».

«Mettere assieme la ricerca universitaria ed i suoi benefici per il mondo agricolo, in generale – ha sottolineato – era un nostro obiettivo strategico».

Grande soddisfazione anche da parte del sindaco facente funzioni, Paolo Brunetti: «Questo è un percorso iniziato anni fa, nel mio allora ruolo di assessore all’Ambiente, quando il professore Zimbalatti, non ancora rettore, già sollecitato questo tipo di accordo che, oggi, finalmente, stiamo sottoscrivendo».

«Sollecitazione – ha ricordato – che accolse subito il sostegno del sindaco Giuseppe Falcomatà che mi chiese, espressamente, di accelerare verso questa direzione. Motivo di grande soddisfazione, quindi, aver chiuso un cerchio che porterà la facoltà di Agraria alla pari rispetto a numerose facoltà nazionali ma, soprattutto, consentirà ai propri studenti di sviluppare e proseguire i propri studi sul nostro territorio con la concreta opportunità di rimanerci per lavorare. Un’opportunità, dunque, sia di studio e ricerca che di sviluppo del territorio con grande attenzione non solo alle questioni ambientali ma anche ai giovani»

Il Rettore Giuseppe Zimbalatti, infine, ha spiegato quali, di fatto, saranno le funzioni dell’Azienda agraria e come si caratterizzeranno e concretizzeranno le attività sui terreni concessi dal Comune: «Oggi si gettano ufficialmente le basi per una collaborazione importante per un settore strategico ed al servizio della cittadinanza e dell’agricoltura».

«L’Azienda agraria – ha spiegato – consentirà di svolgere attività scientifiche e didattiche fondamentali sia per gli studenti, con l’opportunità di frequentare sul campo, che per la cittadinanza tutta (compresi gli imprenditori) che avranno ora modo di attingere direttamente dalla nostra attività didattica e, per l’appunto, scientifica. Un passaggio importante, previsto dal nostro statuto, che adegua la facoltà a tutte, o quasi, le università italiane. Avere questi terreni sul nostro territorio è una grande occasione per i nostri studenti, per i giovani e per tutto il mondo della scuola. Come ateneo ci cimenteremo affinché diventi quanto più funzionale possibile».

«Di fatto – ha concluso il Rettore – diventerà un vero e proprio laboratorio sperimentale sia per le colture autoctone che per quelle dell’area mediterranea, in genere, con uno sguardo ed un’attenzione particolare anche al cambio climatico ed alla tropicalizzazione verosimile delle nostre colture nel periodo a venire. In collaborazione con la facoltà di Ingegneria svilupperemo una gestione digitale dell’Azienda utilizzando al meglio le tecnologie offerte dai nostri tempi. Oggi si concretizza un sogno». (rrc)

UNIVERSITÀ CALABRIA, PERCHÈ SARÀ UTILE
UN’ALTRA FACOLTÀ DI MEDICINA A RC O A CS

di MIMMO NUNNARI – Le prime Università in Italia nacquero nel Medioevo prevalentemente con lo scopo di formare il futuro clero; poi, col tempo furono ammessi anche studenti laici e si cominciò con lo studio di Lingua latina o Grammatica, Retorica e Dialettica e Aritmetica, Geometria, Astronomia e Musica.

Stiamo parlando di un periodo a cavallo tra l’XI e il XII secolo, quando nacquero Bologna (1088) – cui spetta anche il primato di Università più antica dell’Europa – Padova (1222) e Napoli, fondata nel 1224 da Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Sicilia, che ha invece il primato di primo ateneo statale.

Se allarghiamo lo sguardo al mondo scopriamo che il primo centro di produzione e diffusione del sapere nasce in Africa nell’859, con l’ateneo di Al Qarawiynn, che si trova in Marocco, nella città imperiale di Fès, cui segue l’Università Al Azhar del Cairo, fondata nel 975. Facciamo questo tuffo nella storia delle Università per sottolineare quanto importanti queste istituzioni siano state nel gettare le basi per lo sviluppo, lavorando a pianificare e costruire il futuro e consentendo a territori e comunità di agganciare più facilmente il trend della crescita e del progresso.

Oggi, in una concezione moderna, le Università sono viste come depositarie di una sorta di “responsabilità morale”: istituti in grado anche di promuovere pratiche sostenibili, capaci di fornire alle generazioni future gli strumenti necessari per affrontare e gestire un mondo sempre più eco-sostenibile e solidale. In Italia, anche in questo settore del sapere, da sempre si sono fatti due pesi e due misure.

Nel Sud più periferico – Calabria e Basilicata, per fare un esempio – gli atenei sono stati istituiti soltanto molto secoli dopo le altre. Nel 1972 è nata Cosenza e nel 1982 Potenza, università regionali che sono arrivate non solo in ritardo ma con enormi difficoltà dopo umilianti attese, dinieghi, ostacoli, cavilli burocratici, diritti negati.

Per fortuna, pur dopo secoli, il gap nord sud in questo campo è stato in qualche modo colmato e adesso in Calabria ci sono tre Università statali: l’Unical di Cosenza, la Mediterranea di Reggio, la Magna Grecia di Catanzaro, atenei che hanno dato (e danno) tanto alla regione, formando laureati e ricercatori in grado di competere con chiunque, a livello nazionale e internazionale.  L’Unical – che è stata la prima – continua a macinare risultati, ed è sul podio, tra altri grandi atenei italiani.

La Mediterranea si è guadagnata riconoscimenti importanti per gli studi di Architettura, Ingegneria e Agraria e la Magna Grecia ha una sua collaudata esperienza per le facoltà di Giurisprudenza e Medicina. Se questi tre Atenei riuscissero a mettere insieme le enormi potenzialità la Calabria ne trarrebbe sicuramente vantaggio. Accade tutto questo? A chi guarda dall’esterno sembra di no. Salvo rare, occasionali collaborazioni, gli atenei calabresi appaiono più in conflitto, anziché in armonia, tra loro. Sembra abbiano ereditato il vecchio vizio della politica calabrese, che vive di municipalismi, rancori, provincialismi, senza capire che le differenze, se messe insieme, sono ricchezza.

Domanda: serviva creare tre facoltà di Giurisprudenza in regione (Catanzaro, Cosenza, Reggio), cui si può aggiungere Messina, che sta lì, ad un braccio di mare? Tutto ciò in un territorio che conta un numero di avvocate e avvocati che lo rende il più densamente popolato di professionisti: con quasi sette avvocati ogni mille abitanti. Altra domanda: serve un’altra facoltà di Medicina, oltre Catanzaro? In questo caso la risposta è sì: per una serie di ragioni, locali e nazionali, come carenza di medici generici, di specialisti, di strutture sanitarie che assicurino a tutti il sacrosanto diritto alla salute.

Tuttavia, già la sola ipotesi che possa nascere una nuova Medicina (all’Unical) ha scatenato istituzioni, politica, opinione pubblica e vertici dell’ateneo catanzarese. Sono stati fatti pure cortei (funerali) di protesta, portando in processione bare; cose di pessimo gusto. Addirittura si chiama in causa il Consiglio comunale per evitare gli “scippi” e il rettore della Magna Grecia Giovambattista De Sarro dice un no, chiaro e deciso, a un’altra facoltà di Medicina: “Non aiuterebbe”, rivendicando che Catanzaro ha 40 anni di storia e ammonendo: “Nessuno può improvvisare di fare il docente a Medicina, ci vuole una conoscenza delle problematiche che non si inventa in due giorni o in due anni”.

Un ragionamento sbagliato, nella regione con la sanità più massacrata d’Italia, senza contare che una sana competizione aiuterebbe Catanzaro, anziché danneggiarla: quantomeno servirebbe alla facoltà catanzarese a scalare la graduatoria dei migliori e dei peggiori corsi medicina in Italia (fonte Censis) che trova in testa Pavia (108 punti) mentre Catanzaro è al terz’ultimo posto (71,5 punti), poco prima di Chieti-Pescara, che è l’ultima. (mnu)

  

Metrocity RC, Villa S. G., Associazione Diportisti e Mediterranea si incontrano per la Darsena di Punta Pezzo

Si è svolto, a Reggio Calabria, un incontro tra la Città Metropolitana di Reggio Calabria, Comune di Villa San Giovanni, Associazione Diportisti e Università Mediterranea per la riqualificazione della Darsena di PuntaPezzo e della Barriera Soffolta.

Un incontro che arriva dopo la firma della convenzione tra Palazzo Alvaro e l’Associazione, costruita sulla base dell’idea progettuale lanciata con il supporto tecnico della Mediterranea, e dopo l’accordo suggellato con la nuova Amministrazione comunale villese, sancito nei giorni scorsi.

Uno strumento essenziale, per il quale è stato individuato l’impegno della Città Metropolitana, con il favore di tutte le parti interessate, che servirà ad individuare un finanziamento per la realizzazione delle opere, molto attese dalla comunità villese.

«Un ulteriore passo in avanti – ha commentato a margine dell’incontro il sindaco facente funzioni della Città Metropolitana, Carmelo Versace – che si inserisce in un percorso virtuoso avviato nella programmazione della Metrocity, secondo le linee di indirizzo del sindaco Falcomatà, che ha sempre visto un valido ed autorevole interlocutore nell’Associazione dei Diportisti Villesi, che ringrazio per l’attività di stimolo e per l’impegno che stanno tutti dedicando al loro territorio».

«Adesso – ha aggiunto – si tratta di mettere concretamente a frutto il percorso che è stato avviato, dando seguito alla sinergia virtuosa che ha segnato anche la disponibilità attiva da parte dell’Amministrazione comunale di Villa San Giovanni. Noi come sempre – ha concluso Versace – siamo pronti a fare la nostra parte».

Soddisfazione è stata espressa anche dal Presidente dell’Associazione Diportisti Villesi Alberto Bellantoni: «Con l’impegno economico manifestato dalla Città Metropolitana, si avvia concretamente una fase importante, cioè, quella della progettazione definitiva, valorizzando inoltre il lavoro fatto da questa associazione».

«In conclusione rivolgo un sincero ringraziamento al sindaco facente funzioni Carmelo Versace – ha concluso – per essersi concretamente impegnato in favore della Città di Villa San Giovanni per la riqualificazione di due importanti aree presenti sul nostro lungomare».  (rrc)

Alla Mediterranea s’inaugura l’anno accademico 2022-2023 del dottorato di ricerca in Architettura

Domani pomeriggio, alle 15, nella Sala Organi Collegiali della Cittadella Universitaria della Mediterranea di Reggio Calabria, è in programma l’evento inaugurale dell’anno accademico 2022-23 del Dottorato di Ricerca in Architettura con la presenza di Alessandra Chemollo, fotografo di architettura e docente presso lo Iuav.

Durante il seminario, dal titolo La fotografia è un ponte, Alessandra ci mostrerà il suo lavoro trentennale, costantemente alla ricerca di un’espressività basata sull’ascolto dei luoghi e sulla loro reinterpretazione visiva. La forza della sua fotografia risiede nella capacità di attribuire senso alle architetture attraverso la sovrapposizione delle forme degli oggetti, del significato che l’osservatore attribuisce loro, delle riflessioni che sono in grado di innescare. Inquadrando una porzione di spazio, il fotografo costruisce il suo piccolo mondo speciale, lo estrapola dal fluire del reale secondo un preciso punto di vista e lo sottrae da una memoria indifferenziata. In questo senso, la fotografia è un ponte capace di mettere in relazione immagini esterne con immagini interiori, e di farle risuonare in modo spesso imprevedibile. (rrc)

Una facoltà di Medicina alla Mediterranea di Reggio: La proposta del Consigliere Giovanni Latella

Una Facoltà di Medicina all’Università Mediterranea di Reggio Calabria. È questa la proposta avanzata dal consigliere metropolitano delegato Giovanni Latella che, in una lettera inviata ai sindaci f.f. del Comune e della Metrocity, rispettivamente Paolo BrunettiCarmelo Versace, ha promosso l’attivazione di un tavolo di lavoro con tutte le istituzioni territoriali affinché possa essere avviato il percorso per l’istituzione di una nuova Facoltà dedicata alle professioni mediche sul territorio reggino.

«Dobbiamo essere ambiziosi, ed il momento è particolarmente propizio perché si possa proporre l’avvio di questo percorso. Certamente ci vorrà del tempo perché l’iniziativa possa andare in porto, ma ritengo sia giunto il momento di cominciare a lavorarci concretamente», ha evidenziato Latella, spiegando che «da tempo si parla di sviluppo e crescita per il nostro contesto accademico. Eppure, nonostante gli auspici dichiarati, il percorso per l’istituzione di una nuova Facoltà di Medicina non è mai realmente decollato».

«Per questo motivo – ha spiegato – ho ritenuto opportuno rilanciare questa idea, in particolare in questo specifico momento storico in cui si rende necessario uno scatto in avanti nella riorganizzazione del comparto sanitario nella nostra regione. Chiaramente, non si tratta di entrare in concorrenza con le Università di Messina, di Cosenza o Catanzaro, ma semmai di collaborare, affinché nel nostro Ateneo reggino, magari proprio in sinergia con uno o più contesti accademici limitrofi, possa sorgere un nuovo polo di Medicina».

«La pandemia Covid degli ultimi anni – ha spiegato ancora il Consigliere – ha messo a nudo tutti i limiti del sistema sanitario nazionale, non solo al sud o in Calabria dove storicamente si registrano pesanti carenze in termini di risorse umane ed infrastrutturali, ma nell’intero paese. E’ appurato che in Italia sarebbero necessarie oggi alcune decine di migliaia di medici in più rispetto a quelli che ci sono già, da formare attraverso percorsi universitari di qualità e tecnologicamente all’avanguardia. E tutto ciò a fronte di poli accademici sanitari in gran parte saturi, costretti a stringenti meccanismi di selezione in ingresso, che il più delle volte costituiscono un ostacolo per tanti giovani studiosi che vogliono intraprendere questo percorso».

«La nostra Città, una delle 14 Città Metropolitane italiane – ha proseguito – non solo può dire la sua, ma ha il dovere di farlo. Ancor di più oggi, quando si ragiona della costruzione di nuove importanti strutture sanitarie sul nostro territorio, si pensi al nuovo Ospedale Metropolitano nella zona sud della Città, e si attivano percorsi per la riorganizzazione della sanità territoriale di prossimità per la creazione di un sistema del comparto salute più vicino alle esigenze dei cittadini-pazienti».

«Proprio in quest’ottica – ha spiegato Latella – la nostra non è da intendersi come un’idea peregrina, ma come un obiettivo ambizioso sul quale lavorare, in maniera sinergica, coinvolgendo tutte le istituzioni territoriali a cominciare dall’ambito accademico, utilizzando risorse e strutture che gli Enti, su tutti certamente la Città Metropolitana, potrebbero mettere a disposizione nella fase di startup del nuovo polo accademico».

«La mia vuole essere quindi una proposta aperta e condivisa – ha concluso – costruttiva e desiderosa di contaminazioni e sinergie virtuose. E’ giunto il momento di cominciare a proporre una traccia di lavoro da percorrere. Da parte nostra, grazie alla disponibilità dimostrata sia dalla Città Metropolitana che dal Comune di Reggio Calabria, offriamo la più ampia e concreta collaborazione nei confronti di chi, insieme a noi, vorrà intraprendere questo percorso». (rrc)

Il presidente Mancuso sul conferimento della laurea ad honoris causa al principe Alberto

Il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, ha commentato il conferimento della laurea ad honoris causa in Scienze Forestali e Ambientali al Principe Alberto II di Monaco da parte dell’Università Mediterranea di Reggio.

Un conferimento che «dimostra la lungimiranza dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria nel realizzare quei ‘ponti di conoscenza’ internazionali di cui la nostra regione ha bisogno».

«L’inaugurazione dell’Anno accademico della ‘Mediterranea’ – ha aggiunto – focalizzando l’attenzione sui temi della transizione ecologica, uno dei pilastri del Pnrr, sottolinea, per una regione che ha un polmone ambientale di  612 mila ettari di superficie forestale, l’impegno a puntare sulle risorse naturali, non solo per corrispondere alle sollecitazioni del  Piano ambientale dell’Unione Europea (Green New Deal), ma anche per salvaguardare e valorizzare un potenziale formidabile di acqua, foreste e biodiversità». (rrc)

PERCHÈ VA SOSTENUTA L’UNICITÀ ITALIANA
DEL “BERGAMOTTO DI REGGIO CALABRIA”

di SANTO STRATI – Se qualcuno dice Bergamotto soltanto,  il prof. Pasquale Amato, presidente dell’omonimo Comitato, s’inalbera, con buona ragione: si chiama “Bergamotto di Reggio Calabria”  e non è una tipicità locale, ma un’unicità nazionale, espressione fino ad oggi mai adeguatamente utilizzata. Il Bergamotto di Reggio Calabria è l’oro della Calabria (senza di esso non si produrrebbero i profumi in qualunque parte del mondo) e costituisce la parte più cospicua dell’export regionale, ma in realtà dovrebbe essere acquisito e promosso da prodotto identitario reggino a unicità nazionale. Pochi lo sanno ma il Bergamotto di Reggio Calabria cresce soltanto in 45 comuni della Città Metropolitana di Reggio, dove venne avviato, in Rada Giunchi, il primo bergamotteto nel 1750: hanno provato a farlo crescere altrove, ma la pianta non attecchisce. Evidentemente il microclima di Reggio e l’aria dello Jonio sono essenziali per far crescere la pianta. Hanno tentato molti anni fa i francesi, massimi utilizzatori del Bergamotto di Reggio a usare un distillato sintetico per fare a meno dell’agrume, ma i risultati sono stati disastrosi e la richiesta dell’essenza originale è tornata a crescere costantemente di anno in anno. E c’è di più: del Bergamotto di Reggio Calabria non si butta via niente: in passato addirittura il succo veniva classificato “tossico”, da tempo si è scoperto che contiene diverse centinaia di principi attivi contro colesterolo e, da ultimo, contro la glicemia elevata (diabete), senza contare gli usi che i meravigliosi chef e pasticceri del capoluogo dello Stretto hanno saputo cogliere, proponendo leccornie indescrivibili sia a livello dolciario che in molte pietanze della tavola tradizionale.

Di tutto ciò si è parlato domenica sera a Reggio in un incontro promosso dalla Conpait (l’associazione nazionale dei pasticceri che ha per presidente il reggino Angelo Musolino) e organizzato dal prof. Pasquale Amato, apprezzato storico e docente reggino e principale promotore della tutela del nome completo del Bergamotto di Reggio Calabria. L’incontro è avvenuto nell’ambito dell’evento EpiCuRe realizzato dalla Camera di Commercio di Reggio per festeggiare i suoi 160 anni.

Il prof. Amato ha chiamato il Rettore dell’Università Mediterranea, Giuseppe Zimbalatti, il presidente del Consorzio di tutela Ezio Pizzi, il sindaco ff della Città Metropolitana Carmelo Versace, l’assessore comunale alle attività produttive Angela Martino e il presidente della locale Camera di Commercio (e presidente dell’Unioncamere regionale) Ninni Tramontana per discutere delle potenzialità del principe degli agrumi e della tutela del suo brand. Il dibattito, moderato da chi scrive questa nota, è stato vivace e, sicuramente, propositivo, in quanto sono emerse le tante opportunità che questa ricchezza “unica” della Città metropolitana di Reggio è in grado di offrire.

La relazione introduttiva del prof. Amato, peraltro autore di un magnifico volumetto sul principe degli agrumi, ha offerto un quadro esaustivo, anche storicamente parlando, del Bergamotto di Reggio Calabria e spiegato le finalità dell’omonimo Comitato che ha l’obiettivo di difendere e promuovere ovunque la denominazione corretta. «Abbiamo adottato come logo – ha spiegato il prof. Amato – la suggestiva immagine liberty realizzata dall’architetto reggino Michele Prestipino per la Ditta Vilardi all’alba del ‘900. “È intenso il profumo nel giardino di Rada Giunchi” si leggeva in un antico libro a proposito della prima piantagione di bergamotti di Nicolò Parisio “vicinissima al mare, in luogo protetto dai venti e con tiepide brezze. La nuova coltura dei bergamotteti si è rapidamente diffusa ai piedi della dorsale appenninica reggina, lungo. il mare…”. Amato ha messo a confronto altre tipicità (ma non unicità) che hanno investito sul marchio: il parmigiano è “reggiano” l’aceto balsamico è “di Modena”, il prosciutto “di Parma”, etc: solo del bergamotto c’è ritrosia a declamare il nome completo, aggiungendo “di Reggio Calabria”, al contrario di altre tipicità (e non unicità) del territorio. Amato ha fatto l’esempio della cipolla “di Tropea” (pur essendo coltivata nella Riviera dei cedri, un po’ più a nord della perla marina del Tirreno, o la ‘nduja “di Spilinga”, o la patata “della Sila”. La differenza tra tipicità e unicità non è sottile: le patate crescono dovunque, quelle della Sila sono solo più buone e  lo stesso vale per la cipolla rossa divenuta “regina” della gastronomia calabrese, ma il bergamotto no, è un prodotto unico che non cresce da nessun’altra parte al mondo, eppure c’è chi parla di bergamotto calabrese, o addirittura (sfidando il ridicolo e spacciando il falso) “siciliano”. Quindi la tutela del marchio identitario non è una questione di orgoglio o di campanile, ma è l’opportuno riconoscimento di un prodotto che rappresenta un elemento straordinario di crescita e sviluppo per l’intero territorio reggino.

Il Bergamotto di Reggio Calabria è diventato una DOP (denominazione di origine protetta) nel 2001 per quel che riguarda l’olio essenziaa. Oggi – come ha spiegato l’avv. Pizzi – si sta lavorando per ottenere l’estensione a tutto il frutto, visto che viene praticamente utilizzata ogni parte, sia a livello farmacologico sia per gli usi gastronomici. È un obiettivo di grande importanza – ha detto il prof. Amato – perché consente una tutela completa e totale del prodotto e la sua valorizzazione. Che – aggiungiamo noi – non dev’essere soltanto a livello locale o regionale, bensì deve diventare un elemento di “unicità” italiana, nel novero delle esportazioni mondiali. occorre interessare e coinvolgere, attraverso l’assessore regionale all’agricoltura Gianluca Gallo che si è mostrato molto sensibile alla coltivazione reggina, il ministero delle Politiche agricole perché avvi una campagna di sostegno all’unicità italiana del Bergamotto di Reggio Calabria: significherebbe, non solo dare prestigio al made in Italy nel campo dell’agro-alimentare ma anche in quello medico-scientifico. I risultati eccellenti degli studi dei prof. Enzo Montemurro e Vincenzo Mollace sono davvero sorprendenti e la Grande Distribuzione Organizzata ha cominciato a rifornire non solo l’Italia, ma gran parte del mondo, del prodotto fresco e dei succhi da esso derivati. Sono ormai acclarate le proprietà benefiche di questo agrume in grado di ridurre i livelli di glucosio nel sangue e di agire, al pari delle statine, per bloccare gli enzimi della sintesi del colesterolo cattivo (LDL), alzando quelli del colesterolo buono (HDL), nonché la sua riconosciuta azione antiossidante che limita la produzione di radicali liberi.

Le iniziative sul Bergamotto di Reggio Calabria, però, non si fermano alla difesa del brand, di un marchio che – per pigrizia o ignoranza – viene declinato a metà, senza la specificità “di Reggio Calabria”, ma riguardano una filiera produttiva che, in prospettiva, diventa determinante per lo sviluppo del territorio.  Secondo il Rettore Zimbalatti ci sono tutte le condizioni per creare un distretto produttivo che offra opportunità di lavoro, oltre che di studio, con un ruolo attivo della Facoltà di Agraria e dell’intera Università Mediterranea.

C’è un vecchio progetto per l’istituzione di un Istituto Superiore di Profumeria, destinato a formare i “nasi” che servono a creare nuovi profumi ed estrapolare essenze: una professionalità ricercatissima in tutto il mondo. Ma si può andare oltre all’Istituto per profumieri – ha detto l’assessore Angela Martino – occorre pensare agli altri utilizzi, soprattutto nel campo agro-alimentare e gastronomico, per immaginare una struttura di formazione ben più ampia con il coinvolgimento dell’Università e di altre realtà di istruzione professionale.

Il Bergamotto di Reggio Calabria rappresenta, dunque, una ricchezza solo parzialmente utilizzata e messa a profitto: il sindaco ff della Città metropolitana Carmelo Versace ha sottolineato l’esigenza di fare rete e di coinvolgere nel tessuto di crescita tutti i 45 comuni interessati alla coltivazione: non è più soltanto – come avveniva un tempo – un’industria di estrazione dell’olio essenziale, ma un comparto a tutto tondo che comprende svariate attività produttive che vanno promosse e sostenute. L’utilizzo totale del frutto lascia ipotizzare la crescita di nuove imprese per la lavorazione dei succhi, l’imbottigliamento, la distribuzione alimentare. La cucina mediterranea arriverà – non è un’esagerazione – a non poter fare a meno del Bergamotto di Reggio Calabria: perciò è una risorsa che va sostenuta e tutelata, anche con incentivazioni e agevolazioni per stimolare lavoro e crescita del territorio.

Di grande rilevanza, poi, il ruolo della Stazione sperimentale delle essenze agrumarie e derivati, caduta nel dimenticatoio per anni e completamente “rigenerata” grazie al presidente Ninni Tramontana della Camera di Commercio: la Stazione sperimentale di Reggio (una delle otto create da una legge del 91918, firmata guarda caso dall’illustre parlamentare reggino Giuseppe De Nava) oltre a essere un laboratorio di altissimo livello, possiede una biblioteca unica e straordinaria per quel che riguarda l’ambito agrumario. E a questo proposito, nel corso del dibattito, si è parlato della vecchia Fiera Agrumaria di Reggio: un appuntamento che fino agli anni Sessanta era il punto di riferimento mondiale e di tutto il Mediterraneo per produttori e coltivatori. La Fiera – ha “promesso” a nome del sindaco di Reggio il primo cittadino metropolitano ff Versace – dovrà tornare a essere un elemento distintivo della città di Reggio. Un auspicio che la Regione dovrebbe impegnarsi a far tornare realtà. Bergamotto e Bronzi due simboli identitari di Reggio, una città che vuole (deve) emergere dall’incuria e l’abbandono cui è stata costretta. Rimane pur sempre la più popolosa e importante città della Calabria e fa da traino, con il capoluogo e le altre province, a una rinascita ineludibile di una Regione che sarebbe ora cominciasse a scoprire le sue ricchezze e condividerle con il mondo. Dunque, l’obiettivo dev’essere: «Bergamotto di Reggio Calabria, unicità italiana nel mondo». Un claim che va fatto proprio dal Paese, a supporto del made in Italy sempre più apprezzato in ogni angolo del pianeta.. (s)

Il prof. Rocco Zappia presidente del cda dell’Elaioteca regionale Casa degli Olii extravergini d’oliva di Calabria

Prestigioso incarico per il prof. Rocco Zappia, che è stato nominato presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Elaioteca regionale – Casa degli Oli extravergini d’oliva di Calabria.

La nomina è stata fatta dal presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso.

Rocco Zappia, Associato di Arboricoltura Generale e Coltivazioni Arboree e Delegato del Rettore alle Relazioni istituzionali per lo sviluppo rurale e delle aree interne, in servizio presso il Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, vanta un curriculum di tutto prestigio, con attività scientifica incentrata, prevalentemente, sullo studio degli aspetti bioagronomici delle specie arboree da frutto in ambiente mediterraneo, documentata da pubblicazioni presentate in convegni  nazionali ed internazionali ed edite da riviste specializzate del settore. La nomina costituisce il “riconoscimento” degli studi condotti dal Prof. Zappia sulla valorizzazione delle produzioni olearie calabresi e della sua carriera accademica, durante la quale ha svolto attività di coordinamento scientifico di numerosi progetti di ricerca.

Vivo compiacimento per la designazione del Prof. Zappia, è stato espressa dal Prof. Giuseppe Zimbalatti, Rettore dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, «nell’auspicio che le esperienze tecnico scientifico rappresentate dalla Comunità accademica dell’Ateneo reggino, possano offrire al territorio calabrese lo strumento utile a generare i cambiamenti di cui il sistema agroforestale necessita; poiché è opinione comune, che solo attraverso il trasferimento delle conoscenze e l’applicazione tecnica di esperienze e buone pratiche, si potranno innescare i processi utili allo sviluppo del principale settore produttivo della Calabria». (rrc)

Ad Agraria si è discusso delle Scienze Forestali per contrastare gli incendi boschivi

Le Scienze Forestali per comprendere e contrastare un fenomeno molto complesso come gli incendi boschivi. È su questo che si è discusso nel corso del seminario formativo Strategie e possibili interventi per il ripristino e la riqualificazione dei boschi percorsi da incendio, svoltosi al Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.

I risultati preliminari di una attività di ricerca multidisciplinare, avviata in Aspromonte in “risposta” ai severi incendi occorsi nell’estate 2021, sono stati presentanti alla Comunità Accademica e al Commissario Straordinario di Azienda Calabria Verde, dott. Giuseppe Oliva.

In apertura dei lavori, il Rettore dell’Ateneo reggino, prof. Giuseppe Zimbalatti, ha ribadito come il trasferimento dei risultati della ricerca scientifica sia una componente fondamentale per supportare le scelte degli Enti e delle Istituzioni responsabili della gestione del territorio, anche al fine di individuare soluzioni che siano sostenibili in termini economici ed ambientali.

Dal canto suo, il dott. Giuseppe Oliva Commissario Straordinario di Azienda Calabria Verde, ha illustrato gli effetti dell’applicazione del “modello operativo” messo a punto dai Docenti e dai Ricercatori dei Corsi di Studio in Scienze Forestali e Ambientali e attuato in un bosco demaniale colpito da incendio, quale esempio di valorizzazione della collaborazione con il Dipartimento di Agraria.

Il Direttore del Dipartimento di Agraria, prof. Giovanni Enrico Agosteo, ha posto l’accento sull’ampia offerta formativa e sul vasto ambito di competenze che caratterizzano le Scienze Forestali e Ambientali che, nel complesso e variegato contesto biogeografico della Calabria, andrebbero più convintamente e strategicamente valorizzate.

Il prof. Giuseppe Bombino, Coordinatore del Corso di Studio Magistrale in Scienze Forestali e Ambientali, ha introdotto i lavori tecnici presentando le attività di studio e di ricerca in corso presso il cantiere didattico-sperimentale sito in Roccaforte del Greco (Aspromonte), realizzato grazie alla disponibilità dell’imprenditore agro-forestale Francesco Saccà e al lavoro sul campo della Cooperativa Montana “Tutela dell’Aspromonte”.

Sono seguite le relazioni tecniche di Docenti e Ricercatori del Dipartimento, moderate dal prof. Giuseppe Modica, Coordinatore del Corso di Studio Triennale in Scienze Forestali e Ambientali, nell’ambito delle quali sono stati presentati i primi risultati ottenuti dalle sperimentazioni in situ e finalizzate (i) allo studio delle dinamiche ecologiche e ambientali post-incendio e (ii) alla individuazione di possibili interventi e misure conservative (a basso impatto ambientale ed economico) di ripristino e di riqualificazione dei boschi percorsi dal fuoco per “aiutare” l’ecosistema forestale a mettere in atto i meccanismi naturali di “autoriparazione” a seguito di un evento estremo.

«Ravvisiamo la necessità – hanno ribadito i Ricercatori del Dipartimento di Agraria della Mediterranea – di un cambio paradigmatico nella pianificazione e gestione del territorio rurale (agricolo e forestale). La gestione deve essere ordinaria, pianificata e non dettata dall’emergenza del momento. In questa ottica, un ruolo centrale lo deve avere la figura del Dottore Forestale».

«Oggi – hanno concluso – il problema degli incendi boschivi si affronta esclusivamente organizzando l’estinzione. Nessun mezzo aereo e terrestre riuscirà a spegnere un grande incendio forestale. Bisogna lavorare, pertanto, per prevenire il fenomeno». (rrc)

La Mediterranea al convegno nazionale sulla Transizione energetica col prof. Felice Arena

L’Università Mediterranea di Reggio Calabria ha partecipato al convegno nazionale sulla Transizione energetica, svoltosi nei giorni scorsi a Roma, con la relazione del prof. Felice Arena sul tema Dighe portuali innovative per produrre energia elettrica dalle one di mare.

L’evento, dal titolo Transizione energetica, mobilità sostenibile: le sfide per il fururo, è stata una importante occasione di incontro e di scambio di idee con numerosi attori che operano in campo nazionale, appartenenti sia al mondo delle aziende sia al mondo accademico.

Il prof. Arena ha dichiarato «Oggi sono stato onorato di raccontare i risultati dell’attività di ricerca sviluppata nel laboratorio naturale di ingegneria marittima Noel dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e le applicazioni delle nostre ricerche sul sistema REWEC3, brevettato dal Prof. Boccotti, nel Porto di Salerno».

Il Rettore dell’ Università Mediterranea di Reggio Calabria  prof. Giuseppe Zimbalatti si congratula per costante impegno del Laboratorio Noel  diretto dal prof.  Felice Arena per promuovere in ambito nazionale le attività della nostra Università. (rrc)