di MIMMO NUNNARI – Quel che magari era logico attendersi con chiarezza, i toni giusti e senza strabismi, dalla politica, dal sindacato e dagli enti locali meridionali, in tema di Autonomia differenziata, arriva invece dalla Chiesa. Con un no, chiaro e forte dei vescovi al progetto voluto dalla Lega e portato avanti – con martellante determinazione – dal ministro per gli Affari Regionali Roberto Calderoli, un politico di lungo corso noto come fabbricatore di milioni di emendamenti che in passato hanno tenuto in ostaggio Parlamento e democrazia. Altresì famoso per le magliette anti Islam indossate da Bruno Vespa a Porta a porta e per l’insulto indecoroso contro il ministro Cecile Kyenge del Governo Letta, paragonata ad un “orango”.
Senza dimenticare le insofferenze contro Napoli, e oggi dimenticate: “Napoli? Una fogna che va bonificata. Infestata da topi, da eliminare, con qualsiasi strumento…”. Con questa predisposizione d’animo il dentista prestato alla politica ha scritto la riforma con cui si tenta di scavare un solco ancora più profondo tra Nord e Sud del Paese. Sul filo di lana del traguardo – anche se l’iter legislativo appare disseminato di ostacoli, che in qualche caso provengono dalla stessa maggioranza governativa – s’intravede però un’ancora di salvataggio, con il progetto di legge d’iniziativa popolare – primo firmatario il costituzionalista Massimo Villone – che mira ad arginare gli effetti della riforma già approvata dal governo Meloni e approdata all’esame del Parlamento.
In appoggio all’iniziativa, sostenuta in tutto il Paese, giorni fa c’è stata una manifestazione anche in Calabria, a Lamezia Terme: “È l’ultimo tentativo – ha scritto Agazio Loiero ex presidente della Giunta regionale calabrese e già ministro per i rapporti col Parlamento – per garantire l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti nell’Intero Paese”. Ma l’affondo più forte, contro il progetto Calderoli, nella fase più delicata, e con le opposizioni che hanno posizioni ambigue, arriva con l’avvertimento – lanciato da tempo e adesso riaffermato – della Chiesa italiana: “Se si fa [la riforma] il Sud finirà dissanguato”.
La sintesi, così netta e inequivoca, è dell’arcivescovo di Benevento monsignor Felice Accrocca, titolare della diocesi campana che mesi fa ospitò un meeting dei presuli italiani sulla questione delle aree interne, presente il presidente Cei Matteo Maria Zuppi, il quale nelle settimane scorse è tornato sull’argomento: “Ho sentito la preoccupazione di molti vescovi del Meridione di fronte al progetto delle autonomie, tema molto più serio e profondo di una zuffa politica. Dobbiamo guardare al futuro davvero, e quindi anche alle differenti posizioni, sperando di avere a cuore la stessa cosa; cioè, che le diversità siano una ricchezza e non una divisione, perché solo pensandoci insieme, e nella solidarietà, troviamo le soluzioni per tutti quanti”. E ancora, alla vigilia della Pasqua, il vicepresidente Cei e vescovo di Cassano monsignor Francesco Savino, è stato ancora più esplicito, rivolgendosi alle donne e agli uomini della Calabria: “Vi chiedo di schierarvi aspramente, contro quelle scelte che intendono tradire la giustizia sociale e l’equità. Mi riferisco alla tanto dibattuta “secessione dei ricchi”, o autonomia differenziata, che di fatto recinta i sogni, le aspettative e le contaminazioni sociali, culturali, economiche ed umane per cui qualcuno, prima di noi, ha dato la vita, ha lasciato terra ed affetti, ha sacrificato l’appartenenza, per il riscatto. Stiamo mettendo a rischio la nostra economia, il nostro lavoro, l’istruzione, la tutela della nostra salute. Stiamo mettendo a rischio la sacralità della Costituzione e determinando una più ampia forbice di disuguaglianza: la stessa sacralità del Vangelo”.
Perentorio anche monsignor Fortunato Morrone, arcivescovo metropolita di Reggio e presidente della Cec: “Non possiamo pensare a un’Italia a due, tre o quattro velocità. Come è stato detto in passato dai vescovi italiani, con riferimento all’unità nazionale, ed all’urgenza di solidarietà, o ci salviamo insieme, o non si salva nessuno”.
Posizione chiare, nette, della Chiesa cattolica italiana, già espresse peraltro nella dichiarazione finale dell’incontro di Benevento: “Qualora entrasse in vigore l’Autonomia differenziata, ciò non farebbe altro che accrescere le diseguaglianze nel Paese”. Vedremo come andrà a finire, ma non c’è dubbio che, nel flusso stanco di messaggi incolori che ci giungono dalla politica di destra e sinistra e degli slogan lanciati da alcuni amministratori del Nord come il sindaco di Milano Beppe Sala (“Date i soldi a chi li sa investire”) la giusta direzione è rimasta solo quella indicata dalla Chiesa, che rifiuta convinzione e chiarezza un progetto di riforma che mira a costruire un Paese diverso e con più differenze di quante ce ne siano già adesso. (mn)