Wanda Ferro a Reggio per sostenere i candidati di Fratelli d’Italia

Accolta a Reggio da Giovanna Cusumano, responsabile giustizia FdI per la Regione Calabria la sottosegretaria all’Interno Wanda Ferro ha voluto incontrare a Reggio gli elettori e i simpatizzanti per le prossime elezioni europee dell’8 e 9 giugno. Nell’incantevole cornice del terrazzo di Accademia Gourmet di Filippo Cogliandro, la Ferro ha esposto i 15 punti del programma “europeo” di Fratelli d’Italia. È stato un incontro particolarmente ricco di spunti e idee sull’Europa immaginata da Giorgia Meloni che ha interessato non solo i temi di politica estera, ma anche quelli del fenomeno migratorio e della difesa.

Entrambe le esponenti di Fratelli d’Italia hanno tenuto a sottolineare l’impegno degli eurodeputati a contrastare le iniziative e le proposte di legge che risultano lesive degli interessi nazionali.  L’Europa immaginata dalla Meloni – è stato detto – è quella confederale, deori  popoli, dove è dato ampio margine alle esigenze degli agricoltori che non sono un problema – come qualcuno in Europa vorrebbe far pensare – bensì rappresentano un’occasione di crescita e sviluppo del territorio. Occorre introdurre una moratoria sui debiti in agricoltura e vanno eliminate le norme che retsringono le superfici destinate alla coltivazione. Analogo discoros riguarda tutta la filiera agroalimentare che l’Europa vuole penalizzare a danno dell’Italia: occorre fermare la produzione di carne sintetica e l’etichettatura che non valorizza i prodotti originali del made in Italy.

Nel dibattito ha trovato anche spazio il tema delle case green e della sostenibilità ambientale, e da parte delle due esponenti di Fratelli d’Italia si è messo in evidenza come il loro partito si sia sempre schierato contro la deriva ideologica ambientalista, mentre bisogna incrementare le voci di bilancio detsinate alla prevenzione e e la riqualificazione del territorio. Da ultimo, anche il tema della natalità ha trovato ampia eco nell’esigenza che l’Europa possa dare il via a una politica demografica che rispetti le decisioni dei singoli Stati ma sia coerente con gli obiettivi di sviluppo. (rrc)

Aumenti di stipendio alle forze di polizia, Montuoro plaude al Governo

«Il Governo nazionale ha recepito perfettamente quelle che sono le anomalie stipendiali dei Comparti Sicurezza e Difesa, dove i servitori dello Stato in divisa percepiscono per ogni ora di lavoro straordinario meno di quello ordinario. Le interlocuzioni, avute nel corso del tempo, tra le Organizzazioni Sindacali della Polizia di Stato ed i rappresentanti del Governo, come il Premier Giorgia Meloni e il Sottosegretario Wanda Ferro, hanno fatto si recepisse concretamente l’esigenza di un rinnovo del contratto di lavoro al passo con i tempi per il Comparto Sicurezza e Difesa. Un risultato importante che deve essere rimarcato perché rende merito al prezioso e coraggioso lavoro del Comparto».

E’ quanto afferma il consigliere regionale Antonio Montuoro, appartenente alla Polizia di Stato da sempre molto vicino ai Sindacati di Polizia.

«Per tale motivo, per dare la giusta dignità ad ogni donna ed ogni uomo appartenente alle nostre Forze di Polizia, il Governo ha stanziato una somma consistente, pari a cinque miliardi di euro, per cercare di andare incontro realisticamente ai nostri professionisti della Sicurezza rispettando con loro ogni impegno preso in campagna elettorale. Questa decisione – conclude Antonio Montuoro – è espressione della credibilità in ogni articolazione governativa, come quella del nostro Sottosegretario di Stato all’Interno Wanda Ferro». (rrc)

Domani a Roma si presenta il libro di Franco Napoli “L’economia legale”

di PINO NANOIn tema di lotta alla mafia, nella prefazione che il sottosegretario agli Interni Wanda Ferro fa al saggio di Franco Napoli – l’Economia Legale, saggio che sarà presentato il prossimo 20 giugno a Roma alle 17.30 a Piazza del Parlamento a Palazzo Teodoli per iniziativa di Gemma Gesualdi Presidente del Circolo Brutium non lascia spazio a false illusioni. 

«Le difficoltà del tessuto economico legate prima alla pandemia, poi alla crisi energetica e all’aumento dei costi delle materie prime dopo l’esplosione del conflitto in Ucraina, hanno offerto – scrive Wanda Ferro ancora più ampie opportunità alle mafie, in particolare alla ‘ndrangheta calabrese, che di fronte ad imprenditori in crisi di liquidità possono mettere in campo enormi risorse provenienti dalle attività illecite, offrendo forme di sostegno finanziario con l’obiettivo finale di impossessarsi delle aziende». 

Una strategia – riflette la donna di Governo – «che consente alle organizzazioni criminali di impadronirsi del mercato inquinando l’economia legale e di riciclare i capitali di provenienza illecita. Senza contare la capacità delle cosche, come evidenziato nell’ultimo rapporto della Dia, di intercettare i finanziamenti pubblici, in particolare quelli previsti dal Pnrr”. 

Usa di proposito, Wanda Ferro, i dati della Dia per dare maggiore forza alla sua tesi.

«Nella sua relazione la Dia, con riferimento alla ‘ndrangheta, ha evidenziato la straordinaria abilità dei sodalizi criminali nell’adattarsi ai diversi contesti territoriali e sociali prediligendo strategie di sommersione in linea con il progresso e la globalizzazione. Le cosche si sono evolute e si sono adattate alle moderne logiche di mercato: tendono ad evitare le manifestazioni di violenza, privilegiando invece  una silente infiltrazione economica, che mettono in atto potendo contare sulla capacità di relazione con professionisti, imprenditori, funzionari infedeli, quell’area grigia che si fa partner delle cosche e ne agevola l’infiltrazione nel contesto economico, favorendo l’immissione di capitali illeciti nell’economia sana e il condizionamento del mercato e del sistema degli appalti pubblici».

È la tesi storica del procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri che da anni avverte il Paese «di una Ndrangheta fortemente pervasiva nelle regioni industrializzate del Nord».

«Un sistema malavitoso – scrive Wanda Ferro – che emerge tanto nelle regioni del Sud quanto, e forse anche più, nelle più ricche regioni del Centro-Nord, ed evidenzia da un lato le connivenze, le complicità interessate di chi punta ad ottenere appalti, lavori, guadagni  – o semplicemente teme per la tenuta della propria impresa – dall’altro una sorta di incapacità delle forze sociali di fare scattare l’allarme rispetto alla pervasività delle organizzazioni criminali, che attraverso il condizionamento delle dinamiche economiche consolidano il dominio sul territorio. L’infiltrazione avviene anche perché “il cane non ha abbaiato”, per utilizzare una espressione particolarmente efficace». 

Ma come è possibile che sia accaduto tutto questo?

Per Wanda Ferro «Il “consenso sociale” è probabilmente la chiave con cui le organizzazioni criminali riescono a penetrare fino ai gangli più profondi il sistema economico e sociale dei diversi territori. Anche recenti inchieste giornalistiche hanno fatto emergere come spesso l’immissione di liquidità da parte delle organizzazioni mafiose viene recepita dalla gente come positiva. Nella realtà la distorsione del mercato, le dinamiche corruttive, l’accaparramento degli appalti a scapito di imprese rispettose delle regole, nel tempo si rivelano fattori di progressivo e inesorabile indebolimento del tessuto produttivo e imprenditoriale sano, finendo per impoverire il territorio».

Come se ne esce?

Lucidissima l’analisi che ne fa il Sottosegretario Ferro: «È un tema culturale a cui prestare grande attenzione: occorre evitare che la percezione della cittadinanza sia quella di una mafia che crea ricchezza e lavoro, al contrario di uno Stato che con gli interventi di prevenzione e repressione lascia sui territori miseria e disoccupazione. Ciò avviene ad esempio in materia di imprese confiscate, in cui la sfida è quella di consentire a quelle realtà che non costituiscono delle semplici scatole vuote o semplici società cartiere, di avere una prospettiva economica superando il cosiddetto shock di legalità. Non è facile dal punto di vista gestionale riportare nell’alveo della legalità aziende che fino al momento del sequestro avevano operato in difformità dalla legge, ad esempio in materia di retribuzione e di contributi ai lavoratori. Senza contare che con il sequestro spesso si perdono le commesse che venivano garantite dalla presenza del soggetto criminale».

Ma cosa fa lo Stato per evitare il peggio?

«L’obiettivo che, come Ministero dell’Interno, puntiamo a perseguire attraverso l’Agenzia nazionale per i Beni confiscati -precisa la Ferro– è quello di affiancare queste aziende in modo che possano restare sul mercato in maniera legale.  Anche sul tema delle interdittive antimafia dobbiamo essere capaci di rafforzare i valori della legalità e del corretto svolgimento delle dinamiche imprenditoriali e della libera concorrenza, senza frenare quello dello sviluppo soprattutto nella fase attuativa del Pnrr, che necessita di rapidità ed efficienza degli interventi ma anche di messa in sicurezza delle risorse su cui incombono gli appetiti criminali. Un tema sul quale c’è anche l’attenzione del Comitato coordinamento e alta sorveglianza delle infrastrutture che ha sottoscritto con le prefetture dei protocolli di legalità in materia di prevenzione antimafia e mantiene un monitoraggio sulle opere prioritarie e strategiche».

Una sola parola d’ordine, dunque, nella prefazione che la Ferro fa al saggio di Franco Napoli.

«Sul contrasto all’illegalità bisogna fare fronte comune, istituzioni, cittadini, imprese. In quest’ottica di rete muovono i Protocolli di Legalità con cui il Ministero dell’Interno punta a prevenire le infiltrazioni della criminalità organizzata nelle attività economiche, e che coinvolgono anche le associazioni di categoria con l’obiettivo di estendere il sistema delle verifiche antimafia anche ai rapporti economici tra privati. La documentazione antimafia costituisce uno strumento imprescindibile per arginare il fenomeno delle infiltrazioni mafiose nell’economia. Lo strumento della “White List”, in particolare, consente di accertare il grado di affidabilità e di integrità delle imprese, ma richiede un continuo aggiornamento e rafforzamento, anche per far fronte alle difficoltà operative legate all’elevato numero di richieste che pervengono alle Prefetture e alla necessità di effettuare accurate verifiche in breve tempo. Servono interventi normativi per rendere più efficaci le procedure – ad esempio intervenendo sul criterio di individuazione della Prefettura competente – ma anche potenziare le risorse umane e strumentali degli uffici antimafia delle Prefetture e degli organi investigativi che ne supportano il lavoro».

Ma soprattutto – conclude nella sua prefazione Wanda Ferro – è importante – «come bene emerge delle riflessioni di Francesco Napoli – potenziare la comunicazione tra gli apparati dello Stato e la condivisione delle informazioni tra pubblico e privato, per consentire alle imprese di alzare i livelli di legalità e di sicurezza aziendale».

«Ciò anche attraverso il coinvolgimento di specifiche figure professionali in grado di valutare e prevenire le situazioni di rischio, in un contesto in cui è spesso molto labile il confine tra le attività illegali e quelle legali, e in cui assume particolare rilievo l’attività di intelligence e una capillare attività̀ di monitoraggio della realtà territoriale e dei mutevoli contesti economici. L’obiettivo è quello di valorizzare l’imprenditoria sana, che opera nel rispetto delle regole, attraverso una pubblica amministrazione capace di garantire efficienza, semplificazione, trasparenza. Ma anche attraverso un interscambio di informazioni che possa consentire alle imprese di limitare i rischi esterni e concentrarsi sulle proprie risorse per essere competitive, senza dover temere le ingerenze criminali, e senza dover ricercare supporti esterni». 

Insomma, un quadro di legalità che diventa virtuoso anche per la Pubblica amministrazione, perché sbarra le porte al malaffare e ai fenomeni corruttivi, mettendo al sicuro le risorse destinate allo sviluppo dei territori. (pn)

L’OPINIONE / Franco Cimino: E brava Wanda, la donna calabrese al Governo di destracentro del Paese

di FRANCO CIMINO – Metti Un giorno da pecora, la trasmissione cult di Radio Uno, quella delle dure a divertenti ironie e delle fervide provocazioni, con gli agguati dialettici dietro il microfono, metti che invitino un politico di Fratelli d’Italia, metti pure che sia donna e anche sottosegretario di Stato e che abbia un’antica solida amicizia con Giorgia Meloni, la comandante vera e assoluta di quel partito e del governo che presiede, metti che all’improvviso, dopo che si è trattato di migranti e morti in mare, ti infilino la domandina di quelle che hanno sempre fatto venire i brividi ai più accorti, e ti trovi una Wanda Ferro che molti non si aspettavano (non io tra questi).

Una donna spaventata e superdisciplinata, per non dire bigotta, per non dire soldatessa dell’ortodossia di partito, l’ideologista fanatica di una vecchia destra, similarfascista, tutta patria, Dio, (quello terreno, per interderci) e famiglia (quella della donna in casa a cucinare e a far figli, se non soltanto a soddisfar le maschili voglie). Questa donna, molti si attendevano. Da lei, una calabrese, per giunta.

Invece, Wanda li sorprende tutti. Alla domanda su cosa pensasse della dichiarazione dell’onorevole Mollicone, suo collega di partito, nella quale considerava “l’utero in affitto” un crimine peggiore della pedofilia”, lei risponde testualmente: «Non sono assolutamente d’accordo, la pedofilia è uno dei crimini peggiori in assoluto. Nessuno tocchi i bambini».

Quanto alle parole dell’altro suo compagno di Fratelli d’Italia sulle coppie gay, dice:«Anche questo è stato detto in modo sicuramente maldestro. Non è stata un’espressione consona al dibattito». Possiamo dirlo, senza che si sia “maleinterpretati” politicamente, sebbene io sia certo di non poter subire fraintendimento alcuno? Sì, direi di sì, considerate le due cose note a quanti mi conoscono.

La prima è il coraggio di dire sempre ciò che penso, e di fare ciò che sento come necessario e giusto, senza badare alle convenienze e sempre incurante dei rischi. La mia storia politica, così magra apparentemente di risultati “utili” alla persona, è ferma lì a dimostrarlo. E quando si muove, come nelle mie recenti battaglia, si muove per confermarsi. La seconda cosa, risiede nella distanza immodificata tra le nostre idee e posizioni politiche, e in qualche fatto, specialmente quello lontano, per il quale molti amici mi vorrebbero rancoroso verso di lei, che invece mi è sempre stata personalmente pure simpatica.

E con affetto apertamente manifestato, nella stima personale che la leader calabrese di Fratelli d’Italia si è conquistata sul campo della dura fatica della Politica. Ecco, adesso posso dirlo: Wanda è stata brava. Intelligente e coraggiosa. Onesta e innovativa verso un mondo e una cultura ancora troppo chiusi rispetto non ai diritti genericamente o largamente intesi, e talune volte fraintesi, ma alle sofferenze delle persone. Delle donne e dei bambini, in particolare, che dalle feroci polemiche politiche vengono travolti quando non strumentalizzati a fini partitici.

Aggiungo, Wanda Ferro ha mostrato anche sensibilità sul piano personale, ritenendo, come ritengono quanti la conoscono più da vicino, che lei sui temi sensibili sia attenta e solidale con i portatori di questi. Sul piano politico, poi, ha fatto un servizio straordinario a tutti. Al suo partito, che spinge ad uscire dall’angolo, dove vorrebbero tenerlo i fideisti e gli avversari nel contempo.

Ferro fa chiaramente intendere loro che un partito di governo, largamente sostenuto da quel consenso popolare che l’ha portato al governo, e che per giunta è alla guida dello stesso attraverso la propria leader, che è una donna, non può restare all’angolo, pena la sua emarginazione. Soprattutto, da un’Europa avanzata e che cerca una destra nuova, democratica, di stampo europeo. Una destra che possa rassicurare non solo i mercati, ma le democrazie. Quelle, che, affacciandosi alla modernità, trovano problemi vecchi e diritti nuovi su cui misurarsi. Per confermarsi democrazia.

Agli avversari più sinceri e onesti, alla sinistra che vedrà sempre più affermarsi la forza e la determinazione di Elly Schlein, irriducibile campionessa dei diritti, vecchi e nuovi, ha offerto una buona sponda per avviare un dibattito serio e responsabile. Una discussione, la più profonda, che, rifiutando lo scontro ideologico, vada a conciliare il sentire delle minoranze con gli equilibri della società e taluni bisogni, fossero anche desideri, delle persone con i principi fondamentali della nostra Costituzione.

Per tutti questi motivi, dico «brava Wanda, continua su questo terreno senza indugio alcuno». (fc)

In prefettura di Cosenza riunione su sicurezza con la sottosegretaria Wanda Ferro

di MARIACHIARA MONACOContrasto alla criminalità organizzata, vigilanza sui cantieri di importanti opere pubbliche, (come la 106 Jonica e l’Ospedale della Sibaritide), riutilizzo dei beni confiscati alla mafia, sicurezza pubblica nelle città, questi sono solo alcuni dei temi approfonditi in Prefettura a Cosenza, durante una riunione coordinata dalla dottoressa Ciaramella e dal Sottosegretario all’Interno, Wanda Ferro, alla quale hanno partecipato attivamente il Questore di Cosenza, Michele Maria Spina, i Comandanti provinciali di Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, oltre ai comandanti della Capitaneria di Porto di Corigliano, e della Guardia Costiera di Cetraro.

Fari puntati sull’evoluzione e il radicamento della criminalità organizzata su tutto il territorio della Provincia, dalla fascia Tirrenica alla Jonica fino all’entroterra Silano, perché le cosche non hanno confini, e sono sempre pronte a piegare intere aree, raffinando legami con le più importanti consorterie di ‘ndrangheta in provincia di Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia.

Rapporti sempre più stretti, soprattutto nella Sibaritide, in cui è emersa la necessità di rafforzare il livello di sicurezza, a causa di  vicende recenti, che fanno ipotizzare a una pericolosa mala gestione, con lo zampino della ‘ndrangheta, di importanti opere infrastrutturali, in una realtà complessa, dove fattori sociali ed economici si scontrano, e dove verte inesorabilmente anche il problema dei numerosi immigrati a rischio sfruttamento.

L’onorevole Ferro ha posto poi l’attenzione sui molteplici atti intimidatori che hanno colpito in queste settimane alcune aree della Provincia: «È un tema su cui il Governo pone la massima attenzione, ed è pronto ad aiutare i presídi di legalità con tutte le azioni possibili al fine di garantire maggiore sicurezza per i cittadini. Questo può avvenire anche grazie all’esperienza di Prefetti di spessore come la dottoressa Ciaramella. Il tutto passa anche da un mutamento culturale della nostra società».

Da qui, l’idea di promuovere l’istituzione di nuovi posti di Polizia, così da poter abbracciare più territori, da Cetraro a Scalea, passando per Corigliano Rossano.

Tutto ciò senza oscurare il problema della violenza giovanile, e delle baby gang, in continua crescita tanto al nord quanto al sud: «La movida è al centro del dibattito odierno, così come il tema del disagio giovanile. Deve esserci una rivoluzione culturale che consenta di parlare non soltanto di criminalità, ma anche di piccoli episodi violenti che diventano allarmanti». Poi continua: «Occorre interagire con i ragazzi e far capire loro che non è quello il mondo in cui vogliamo vivere, e che con la violenza si ottiene ben poco».

Il prefetto di Cosenza Ciaramella, si concentra poi sui recenti episodi di violenza registrati in questi giorni in pieno centro città, come la rissa avvenuta su Piazza Bilotti poche settimane fa, oppure il violento pestaggio avvenuto a Scalea, sempre ad opera di giovanissimi: «Voglio rassicurare che dal punto di vista investigativo, ovviamente riservato, c’è la massima attenzione. E per quanto riguarda noi, come ben sapete, abbiamo anche tenuto un Comitato per l’ordine alla sicurezza pubblica proprio sul territorio cosentino. Noi ci siamo e siamo vicini alla popolazione», conclude. (mm)

La sottosegretaria Ferro: Nascita di una nuova facoltà di Medicina una inutile duplicazione

La sottosegretaria all’Interno, Wanda Ferro, è intervenuta in merito alla nascita della Facoltà di Medicina all’Università della Calabria, definendola «una inutile duplicazione.

Ferro, che ha ribadito la sua contrarietà alla Facoltà, ha evidenziato come quest’ultima «rischia di frammentare le risorse e dare vita a due realtà deboli, poco attrattive, che rischiano di essere penalizzate dai numeri, anche da quelli relativi alle prestazioni erogate cui sono legate le scuole di specializzazione, in un sistema della formazione universitaria che è sempre più competitivo».

«Anziché rafforzare la facoltà di Medicina di Catanzaro e il suo Policlinico – ha spiegato – si è scelto di realizzare una seconda facoltà fotocopia a soli cento chilometri di distanza. Una scelta difficile da comprendere se si considera che la ricerca e la formazione dei medici richiedono sempre nuove esperienze e un continuo confronto con le realtà di tutto il mondo per costruire validi percorsi professionali».

«L’attivazione della nuova facoltà rischia quindi di penalizzare proprio la qualità della formazione dei futuri medici calabresi, e le stesse considerazioni varrebbero se ad esempio l’Università di Catanzaro decidesse di attivare – a questo punto legittimamente – una facoltà di Ingegneria – ha proseguito –. Anche per questo suscita perplessità la posizione di astensione del Rettore De Sarro all’interno del Coruc, organismo che dovrebbe garantire una visione organica e d’insieme del sistema universitario regionale, ma che soprattutto dovrebbe esprimere una posizione di lungimiranza e di responsabilità dei rettori, finalizzata alla qualità della formazione offerta ai giovani calabresi, che può essere garantita solo con il rafforzamento delle peculiarità di ciascun ateneo».

«Un criterio di buonsenso prima ancora che di buona amministrazione – ha concluso – che sembra essere del tutto saltato, così come la stessa idea di ‘sistema’ universitario, in nome di miopi interessi di campanile». (dc)

 

 

Sbarchi a Crotone, La sottosegretaria Ferro: Si rischia collasso dei Centri di accoglienza

La neo sottosegretaria all’Interno, Wanda Ferro, in una intervista all’Adnkronos ha dichiarato che «l’ennesimo sbarco avvenuto questa mattina a Crotone, quasi 500 migranti intercettati dalla Guardia di Finanza a bordo di un peschereccio partito dalla Libia e soccorsi dalla nostra Guardia Costiera, dimostra come anche la Calabria sia diventato il molo d’Europa».

«Il centro accoglienza di Isola Capo Rizzuto rischia il collasso – ha aggiunto – con oltre 1.500 persone presenti su una capienza di 641 posti, così come nell’hotspot di Lampedusa ci sono 1.599 ospiti a fronte di una capienza massima di 350».

«È chiaro – ha proseguito Ferro – che con questi numeri il sistema non può reggere, e fatico a definire accoglienza la necessità di stipare migliaia di persone in strutture inadeguate, con ciò che questo comporta in termini di sicurezza, di problematiche sanitarie, di dignità delle persone. Non possiamo diventare l’hotspot di un’Europa che ci costringe a farci carico del problema senza assumersi la responsabilità dell’accoglienza e senza attivare alcun meccanismo di solidarietà».

«La linea del ministro Piantedosi e del Governo – ha detto ancora il sottosegretario – è quella del pieno rispetto della legalità e della difesa dei confini. Nessuno ha mai pensato di non prestare soccorso alle persone in difficoltà in mare. La salvaguardia della vita umana per noi ha valore assoluto. Questo non vuol dire subire passivamente l’attività di organizzazioni che fanno la spola tra l’Africa e le coste italiane per traghettare persone che nella stragrande maggioranza dei casi sono migranti economici, non profughi che scappano da guerre o persecuzioni».

«È il momento – ha osservato Ferro – che anche gli stati europei si assumano le proprie responsabilità di fronte alle navi delle ong che operano senza alcun coordinamento con le autorità. Ci aspettiamo ad esempio che la Germania, anziché dare lezioni di umanità all’Italia, si faccia carico di condividere l’accoglienza di quei migranti trasportati da navi battenti bandiera tedesca».
«Noi – prosegue Ferro – riteniamo che il modo più efficace per non mettere a rischio migliaia di vite è evitare le partenze delle carrette del mare. Per questo l’approccio del presidente Meloni è sempre stato di natura strategica e riguarda i rapporti di collaborazione internazionali».

«Non a caso già nel suo discorso di insediamento ha parlato della necessità di un nuovo “piano Mattei” per l’Africa per contenere i flussi migratori, ma anche – ha concluso Ferro – la possibilità di recuperare la proposta originaria della missione navale europea Sophia che prevedeva il blocco delle partenze dei barconi, creando sui territori del Nord-Africa in accordo con le autorità locali degli hotspot in cui le organizzazioni internazionali possano vagliare le richieste di asilo». (rrm)

PARTE LA XIX LEGISLATURA, 24 I CALABRESI
E OCCHIO ALL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA

di SANTO STRATI – Prende il via oggi la diciannovesima legislatura, si aprono Camera e Senato col primo, fondamentale, adempimento, quello di eleggere i presidenti dei due rami del Parlamento. Si tratta delle più rilevanti cariche dello Stato, dopo il Presidente della Repubblica, e ci si aspettava che il centro-destra, vincente nella coalizione che si è presentata alle urne il 25 settembre, avesse già da tempo individuato le figure (di prestigio) cui far convergere i voti delle due assemblee. A tarda sera, secondo voci abitualmente bene informate, c’era ancora maretta e nessuna intesa sui nomi e già questo la dice lunga sul tipo di governo che gli italiani dovranno aspettarsi.

Giorgia Meloni ha vinto le elezioni e con la vagonata di voti popolari presi è legittimata a ricevere l’incarico di formare il nuovo esecutivo. Il problema non è la Meloni, ma sono gli alleati, rissosi e amareggiati (soprattutto Salvini) che non sembrano disposti a fare sconti ai Fratelli di Giorgia nella spartizione delle caselle del potere. Mentre Berlusconi si mostra tutto sommato aperto e disponibile per sostenere senza preclusioni di sorta un esecutivo guidato dalla Meloni, Salvini, in queste ore, si sta giocando la sua stessa sopravvivenza alla guida della Lega. Il suo braccio di ferro (già svantaggiato) con la Meloni riguarda la messa in discussione della sua leadership tra i padani e i nuovi elettori del Sud. I primi guardano con molto scetticismo alle aperture e ai sorrisi elargiti da Salvini al Mezzogiorno e agli “incauti” elettori meridionali che si sono lasciati incantare; gli altri, dal Sud, cominciano a subodorare che le lusinghe meridionaliste del segretario della Lega in realtà nascondevano un grande inganno. La parola magica si chiama autonomia differenziata, ovvero il federalismo fiscale basato sulla spesa storia delle regioni: chi più ha speso più prende, i “poveracci” del Sud poveri erano e poveri resteranno, con una feroce discriminazione negli investimenti e nella perequazione dei diritti dei bambini e delle donne, dei giovani e dei lavoratori che subiranno ancora di più i perversi risultati del divario nord-sud, destinato ad diventare sempre più ampio.

Il fatto è che il futuro governo a presumibile guida Meloni  (il presidente Mattarella non può ignorare l’evidente indicazione popolare) pare entrato in crisi prim’ancora di aver ricevuto l’incarico. La Meloni si è resa immediatamente conto in che guaio s’è cacciata (vista la drammatica condizione economica e sociale del Paese) ma ha fatto prevalere la voglia di rivalsa, l’ambizione di essere incoronata prima donna premier in Italia, sulla considerazione  che se ha avuto problemi Draghi a contenere il disagio sociale, non sarà una passeggiata per il futuro governo mettere mano contemporaneamente al caro bollette, alla guerra, all’inflazione, al lavoro che non c’è e a un debito pubblico ormai senza più freni. La prima verifica riguarda la composizione del nuovo governo: prevarrà il criterio delle competenza, della capacità e dell’esperienza o, disgraziatamente, prevarranno – come al solito – le ragioni dell’opportunismo politico, per “pagare” le solite “cambialette”  della campagna elettorale? Se la Meloni vuole governare adeguatamente non faccia l’errore di assegnare ministeri secondo il criterio di appartenenza, ma si imponga subito con scelte che potranno dare spessore all’esecutivo. La formula magica esiste ed è un composto di rigore morale misto a competenza e capacità: gli italiani non ci credono, ma ci sperano.

Certamente sarà un esecutivo da togliere il sonno al futuro premier: se ci fossero risorse finanziarie a sufficienza, beh, i problemi si potrebbero anche affrontare, ma la prima domanda che dovrà farsi il futuro presidente incaricato sarà: “dove troviamo il denaro necessario?”.

Per questo un’elezione (concordata) a primo colpo per i due presidenti di Camera e Senato sarebbe stato un buon segnale per il Paese, per rassicurare gli animi su un’intesa (di centro-destra) che potrebbe (e dovrebbe) garantire stabilità, soprattutto per superare la crisi. Invece, come già detto, ieri sera si parlava di un’auspicabile elezione entro la giornata di oggi del Presidente del Senato (La Russa?) mentre per la Camera ci sarà un po’ di maretta prima di trovare un accordo. Non è una buona partenza, pur con un’opposizione rassegnata già prima delle elezioni a contare sempre meno e obbligata a raccogliere i cocci di una fallimentare strategia di consenso.

Ricordiamoci che l’ex premier Conte ha vinto (perdendo per strada buona metà dei voti conquistati nel 2018) solamente facendo un uso spregiudicato del populismo più vieto: messa da parte la pochette da taschino e levata la giacca s’è improvvisato (con successo, bisogna dire) novello Masaniello tutto teso e proteso a difendere il reddito di Cittadinanza. “O votate noi o perdete la prebenda di fine mese”: più o meno questo è stato il  leit-motiv della campagna di un Movimento 5 Stelle che tutti davano pronto a scomparire. È stato abile Conte, ma il suo gioco – opposizione intransigente, promette – alla lunga si scontrerà non solo col malcontento popolare ma anche su i tanti ex parlamentari grillini “abbandonati” e illusi. 

Chi avrebbe scommesso che i grillini avrebbero preso quattro seggi in Calabria, facendo diventare la regione un formidabile e incredibile serbatoio di voti? Eppure è così. 

E allora questa nuova legislatura (XIX) avrà il suo daffare per rasserenare i tumultuosi affanni degli italiani e muoversi tra troppe contraddizioni che rischiano di separare in modo netto il Nord e il Sud. Il riferimento, è evidente, è il provvedimento più volte tentato dalle tre regioni del Nord (Emilia, Lombardia e Veneto) ma regolarmente (per fortuna!) stoppato in Parlamento: questa volta, però, l’autonomia differenziata la vogliono sul serio e Salvini – aizzato da un ritrovato (ripescato?) Umberto Bossi si trova a giocarsi il consenso delle ricche regioni settentrionali, di quelli che votavano la Lega Nord e rivogliono tale parola sul simbolo al posto del nome di Salvini. Ma si giocherà la credibilità del Sud e tutto il Parlamento dovrà fare salti mortali per impedire il varo di una legge-infame che interpreta a uso e consumo del Nord il titolo V della Costituzione.

Del resto la truppa dei parlamentari calabresi di 19 tra deputati e senatori, in realtà è composta da 17 “nativi” (il magistrato Scarpinato è stato paracadutato da Palermo e la Roccella da Bologna), ma è rimpolpata da tre deputati di origine calabrese eletti in altri seggi:  Antonino Iaria dei 5 Stelle, architetto eletto in Piemonte, Giusy Versace, ex deputata di Forza Italia, orgogliosamente reggina, eletta in Lombardia,  e lady B (Marta Fascina) attuale compagna di Berlusconi, originaria di Melito Porto Salvo, deputata uscente, rieletta a Marsala. In più ci sono Nicola Carè (eletto all’estero) che è di Guardavalle (CZ), e, al Senato l’ex presidente del Senato (che ha sangue calabrese per parte di padre), Mario Borghese (deputato uscente del Maie) e, soprattutto, il prof. Marco Lombardo (di Martone, RC), eletto al Senato con Azione, in Lombardia. Un drappello che, pur avendo la Calabria nel cuore (?) non avrà la forza di fare molto. Ma non è detto…

A seconda di come sarà composto il futuro Governo di Giorgia Meloni, ci sono due caselle di sottogoverno che fanno gola ai calabresi: alla Sanità punta Giuseppe Mangialavori (senatore uscente e aspirante viceministro), ma soprattutto medico senologo che ne capisce di scienza, mentre il posto lasciato vacante da Dalila Nesci (non rieletta) di sottosegretario per il Sud e la coesione territoriale sembra fatto su misura per la vulcanica Wanda Ferro. Sarebbe una bella rivincita per i calabresi. E a suggello servirebbe alle infrastrutture un visionario che pensi a realizzare il Ponte… (s)  

Elezioni, Confartigianato Imprese Calabria ha incontrato Wanda Ferro

Proseguono gli incontri di Confartigianato Imprese Calabria con le forze politiche in vista delle elezioni del 25 settembre. Ospite dell’incontro, il presidente Roberto Matragrano,e il segretario regionale Silvano Barbalace, alla presenza dei rappresentanti e degli organismi direttivi delle cinque organizzazioni territoriali, hanno incontrato la deputata – e coordinatrice regionale – di Fratelli d’Italia, Wanda Ferro.

Matragrano e Barbalace hanno illustrato il documento che contiene le proposte per il mondo della micro, piccola e media impresa e dell’artigianato: un’occasione per ricostruire un patto di fiducia tra imprenditori, politica e istituzioni, tanto che questi incontri vengono considerati un primo passo verso il “dopo” elezioni, per avviare un confronto permanente sui grandi temi del settore.

A chi si candida a guidare il Paese, Confartigianato chiede di saper guardare ed ascoltare la realtà produttiva rappresentata a livello nazionale da 4,4 milioni di artigiani e di micro e piccole imprese con 10,9 milioni di addetti, vale a dire il 99,4% del nostro tessuto produttivo e il 63,4% del totale degli occupati. Numeri che raccontano di un settore portante del sistema economico e sociale del Paese, anche in Calabria. Per questo Confartigianato Imprese Calabria intende «sollecita un impegno concreto a rimuovere gli ostacoli che bloccano gli imprenditori e a creare le condizioni per la ripresa economica».

«Una delle priorità che il nuovo Governo dovrà affrontare sarà quella del caro energia, che noi avevamo denunciato già lo scorso ottobre – affermano i vertici di Confartigianato – Nel corso del mese di agosto si sono acuite le tensioni sui mercati energetici, generando un impatto straordinario sui prezzi di gas ed elettricità che amplifica incertezze e rischi per le imprese e per l’economia italiana».

«Le piccole e medie imprese rappresentano in tessuto produttivo del Paese, sono il cuore dei territori e delle comunità. Nelle postazioni che ci sono state assegnate dall’elettorato in Parlamento, fino ad oggi, abbiamo sempre lavorato per difendere queste realtà che hanno molto da insegnare sulla valorizzazione del Made in Italy. Anche la Calabria ha saputo difendere la propria produzione facendo crescere il proprio brand – ha affermato Wanda Ferro –. Adesso è il momento di fare un passo in avanti: decidere quali sono le priorità per questo Paese, e per Fratelli d’Italia c’è sicuramente il sostegno alle piccole e medie imprese, che passa prima di tutto attraverso investimenti, sgravi e progettualità».

Ferro ha assunto l’impegno di intavolare un confronto costante di idee e proposte per far crescere il settore dell’artigianato, per poi soffermarsi su alcuni aspetti condivisi del documento nazionale sottoposto da Confartigianato Imprese. «Il sistema degli incentivi per l’edilizia va rivisto e uniformato ma adesso dobbiamo tutelare quanti hanno iniziato i lavori grazie al superbonus – ha detto ancora –. Così come parlando dei rincari dovuti all’incremento del prezzo dell’energia, l’unica possibile soluzione efficace per tagliare la speculazione è il tetto al prezzo del gas. L’altra misura efficace anche a livello nazionale, come ha sostenuto anche la nostra presidente Giorgia Meloni è disaccoppiamento tra il prezzo del gas e quello delle fonti di energia elettrica: servirebbero 3-4 miliardi di euro da qui a marzo come copertura. Per trovarli, si possono usare i fondi della nuova programmazione europea, visto che siamo di fronte a un’emergenza».

La deputata e coordinatrice regionale di Fratelli d’Italia Ferro condivide anche la necessità di puntare alla semplificazione burocratica, alla riduzione della pressione fiscale anche agevolando gli imprenditori che assumono, su una strategia industriale che valorizzi il marchio Italia, potenziando la certificazione dei prodotti made in Italy e la formazione di eccellenza per realizzarli. Formazione che passa anche dal rilancio dell’apprendistato professionalizzante.

Insomma, conclude Ferro «costruiamo insieme il futuro del paese, poi ognuno sceglie con chi costruirlo. Pensiamo alle energie rinnovabili ma anche al nucleare di terza generazione, dobbiamo mettere un mondo in un momento di emergenza. Da qualche parte dobbiamo partire: noi giochiamo la partita accanto famiglie, imprese, anziani». (rcz)

Le felicitazioni dei calabresi al presidente Mattarella per la rielezione

Coro quasi unanime di felicitazioni da parte della Calabria e dei calabresi al Presidente Mattarella per la rielezione. Il presidente della Regione Roberto Occhiuto ha inviato un messaggio stringato ma abbastanza eloquente: «Nessun giro di parole: i gruppi dirigenti dei partiti hanno dimostrato tutti i loro limiti, e sono dovuti tornare al punto di partenza. Allo stesso tempo, per fortuna, le Istituzioni sono in buone mani: il presidente Sergio Mattarella è un grande esempio, per senso dello Stato e per equilibrio. Grazie e buon lavoro, presidente».

Un augurio di «sincero buon lavoro al Presidente della Repubblica» è stato indirizzato dal Presidente del Consiglio regionale calabrese Filippo Mancuso. Da lui – ha detto Mancuso – «auspichiamo, in questa fase di crisi ma anche di straordinarie opportunità, una speciale attenzione alle esigenze dei giovani, delle donne e dei cittadini meridionali e, in particolare, la sua autorevole vigilanza sui meccanismi del Pnrr attivati per abbattere gli squilibri territoriali, di genere e generazionali Nord e Sud».

La sottosegretaria per il Sud e la Coesione sociale Dalila Nesci ha sottolineato che «Con un gesto di immensa generosità istituzionale, il Presidente Sergio Mattarella ha accolto l’appello del Parlamento alla sua rielezione: è la soluzione migliore per il Paese, che in questa fase ha bisogno di una guida salda e sicura per proseguire il percorso di ripresa già avviato. L’Italia può continuare a contare sull’autorevolezza, l’equilibrio e la saggezza di Mattarella che, ancora una volta, dimostra di essere un grande statista. Ora spetta alla politica essere alla sua altezza, lavorando unicamente per il bene dei cittadini». Secondo la Nesci «Il larghissimo consenso che Mattarella ha raccolto in Parlamento dimostra quanto il suo ruolo sia stato prezioso e quanto sia ancora indispensabile per il Paese. La sua permanenza al Quirinale è una garanzia per tutti i cittadini, per le istituzioni e per il sistema Paese all’insegna della stabilità. Anche l’azione del Governo Draghi potrà proseguire in un clima più sereno, concentrandosi sul lavoro che abbiamo di fronte per attuare il PNRR e superare la pandemia. Sono stati giorni segnati da continue contrapposizioni e fughe in avanti che rischiavano di bloccare il Paese, per questo siamo ancora più grati al Presidente Mattarella che ha anteposto a tutto gli interessi nazionali. La convergenza delle forze politiche sul suo profilo deve segnare anche una fase di rinnovata responsabilità. Il nostro dovere – conclude Nesci – è quello di lavorare subito ai tanti provvedimenti che il Paese attende, è il modo migliore di ringraziare il Presidente Mattarella».

Il sen. Marco Siclari (FI) ha voluto ringraziare «il Presidente Mattarella per la disponibilità data a ricoprire il secondo mandato presidenziale. L’accordo raggiunto dopo la riunione della maggioranza di governo di ieri sera conclama che Sergio Mattarella ha ottimamente svolto il proprio ruolo e merita la riconferma in questo momento così problematico per il Paese, non ancora fuori dalla crisi pandemica e da quella economica. Forza Italia ha sostenuto Sergio Mattarella per la sua rielezione. Un Presidente che unisce da sette anni gli italiani e le parti politiche,  a cui va la nostra gratitudine per aver accettato di svolgere un secondo mandato».

Il sen. Giuseppe Auddino (M5S) che già lo scorso 13 gennaio aveva auspicato la riconferma a Mattarella ha detto di essere «molto contento che la scelta sia ricaduta sul secondo mandato del Presidente Mattarella, come da me auspicato più di due settimane fa. Prima dell’inizio della settimana delle elezioni avevo infatti sottolineato come la soluzione migliore per tutti sarebbe stata quella di mantenere l’assetto cosi come era con Mattarella al Colle e Draghi a Chigi. Ciò in
ragione di alcune valutazioni sul momento storico che stiamo vivendo. È evidente che non si può affrontare la discussione sull’elezione del Capo dello Stato senza tenere conto di quello che sta succedendo nel Paese. Siamo in un delicatissimo momento di crisi sanitaria e di grave difficoltà economica: quando si è in piena bufera non si cambia il comandante né l’equipaggio. La scelta del Mattarella bis dimostra sicuramente un senso di responsabilità del Parlamento nei confronti dei
cittadini. Qualunque altra scelta avrebbe alterato gli equilibri precari di questo momento. Il Presidente Mattarella è sicuramente la figura migliore per garantire la continuità dell’azione governativa e parlamentare a partire dalla gestione della pandemia e dal Pnrr. Al Presidente Mattarella va un sentito grazie per la sua disponibilità verso gli italiani ed i miei migliori auguri di buon lavoro nell’alto incarico a cui è stato richiamato».

Il segretario regionale PD Nicola Irto in una nota ha affermato che «La conferma di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica è la migliore soluzione possibile, considerata la difficoltà che la politica e i partiti hanno incontrato nell’individuare una figura in grado di ricoprire il delicato ruolo. L’esperienza e l’equilibrio di Mattarella saranno un punto di riferimento saldo per i prossimi sette anni e consentiranno a Mario Draghi di proseguire nell’azione di governo in una fase in cui l’Italia non poteva permettersi una crisi. Non può, però, essere ignorata la debolezza dell’attuale quadro politico e la cocente sconfitta del centrodestra e dei suoi leader che, a colpi di maggioranza, hanno tenuto ostaggio il Parlamento per questa lunghissima settimana. Un quadro preoccupante che dovrà chiamare tutti ad assumere un diverso senso responsabilità anche in vista di riforme di sistema che, a questo punto, sembrano indispensabili. Il Pd, che con la sua unità e con l’impegno del segretario Letta, ha contribuito a risolvere la crisi, dovrà trainare adesso il confronto politico per evitare che situazioni di questo tipo possano ripetersi».

Il commissario regionale della Lega avv. Giacomo Francesco Saccomanno ha dichiarato che «Dopo giorni di incertezze, finalmente l’Italia ha un “nuovo” presidente della Repubblica di altissimo profilo professionale, etico e morale. Una figura che ha dato tantissimo alla Nazione nella sua attività incessante e che oggi la rappresenterà ulteriormente e degnamente e saprà, certamente, condurla a quella crescita sociale, politica ed economica che potrà, finalmente, creare momenti di importanti sviluppi e di normalità. Tale risultato è stato raggiunto grazie alla determinazione del leader nazionale Matteo Salvini che ha cercato, in tutti i modi, di arrivare ad una elezione condivisa e con l’individuazione di persone di altissimo prestigio, anche internazionale. Ma, tra franchi tiratori o meglio ancora tanti traditori, nessuna indicazione è stata accettata! Una attività lenta, certosina, paziente, aperta, fondamentale, che ha consentito di raggiungere un risultato ragguardevole e che molti pensavano irrealizzabile. Un sentito ringraziamento al Presidente Sergio Mattarella che è riuscito, con calma e senza esasperazioni, a portare l’Italia quasi fuori dal Covid ed ha voluto e sostenuto un Governo con ampia maggioranza, che sta riuscendo a far riprendere alla Nazione un percorso virtuoso. Grandi uomini che, nel momento del bisogno e delle difficoltà immani, sono riusciti ad assumere decisioni fondamentali per la ripresa di una normalità quasi inimmaginabile».

Su Facebook il sen. Ernesto Magorno, sindaco di Diamante, ha scritto che «Sergio Mattarella rappresenta una garanzia assoluta per tutti i cittadini italiani. Con lui Presidente della Repubblica e Draghi Premier, l’Italia potrà affrontare in serenità quest’anno cruciale e proiettarsi con fiducia al futuro».

Di tutt’altro tenore il commento della deputata Wanda Ferro (Fratelli d’Italia): «La rielezione di Mattarella è il fallimento della politica, ma anche l’ennesima prova di un sistema istituzionale inadeguato, non al passo con i tempi, che rende le sorti della Nazione ostaggio dei più piccoli interessi di parte. Il centrodestra – ha detto la Ferro – ha perso la grande occasione di far sentire finalmente rappresentati decine di milioni di italiani, anziché accettare che solo la sinistra possa esprimere personalità degne di ricoprire la massima carica dello Stato. La rielezione di Mattarella rappresenta un’anomalia istituzionale, ed ancor più grave e irriguardoso è stato eleggerlo all’ottavo scrutinio, quasi fosse il frutto di un compromesso al ribasso. Si è scelto di congelare il Paese perché politici che non hanno più il consenso della gente possano continuare a conservare il potere e le poltrone ancora per qualche mese. Milioni di Italiani sono nauseati dai giochi di palazzo a cui abbiamo assistito in questi giorni, e che diventeranno la regola se si realizzeranno le ipotesi di ritorno al passato con il sistema elettorale proporzionale, al quale ci opporremo con forza. Fratelli d’Italia – ha concluso la deputata calabrese – conta di tornare al più presto al voto, perché i cittadini possano finalmente scegliere da chi essere governati e, in futuro, possano eleggere direttamente il Capo dello Stato».  (rp)