SOTTOVALUTARE IL DISAGIO DEL SUD È DA
SUPERFICIALI: STANCHI DEI DIRITTI NEGATI

di PIETRO MASSIMO BUSETTALa mancanza dei diritti fondamentali, dovuti ad un welfare insufficiente, oltre a quello della possibilità di una occupazione adeguata alle skill possedute da ciascuno, costituisce la ragione fondamentale di un processo emigratorio che toglie al Sud ogni possibilità di futuro.

La spesa storica, che sottrae al Mezzogiorno 60 miliardi ogni anno, e porta a una spesa procapite inferiore,  per cui nascere a Sondrio è un privilegio e a Reggio Calabria una disgrazia, porta ad un welfare totalmente differente  tra le due parti. Per cui in una la sanità pubblica é sufficiente nell’altra devi rivolgerti a quella privata e così di seguito per la mobilità, il possesso di un auto é problema di sopravvivenza, o per la formazione scolastica. Peraltro la stretta  sul reddito di cittadinanza ha portato molte famiglie di nuovo nella povertà assoluta, dalla quale lo strumento li aveva affrancati. 

Anche di questi temi si occupa il mio saggio, che viene distribuito in questi giorni nelle librerie e sulle maggiori piattaforme digitali: “la rana bollita”, che completa un ciclo di quattro volumi che inizia con “il coccodrillo si é affogato”, continua con “il lupo e l’agnello”, poi con “la rana scorpione” per completarsi con “la rana bollita”, tutti editi da Rubettino. 

Lo zoo che ho creato in questi ultimi anni ripercorre i luoghi comuni e i mantra più diffusi che hanno caratterizzato il racconto del nostro Sud.  E propone un’interpretazione assolutamente differente rispetto a quella prevalente, che proviene fondamentalmente da chi ha vinto la battaglia economica. Quel Nord bulimico che ritengo abbia avuto in mano il volante del Paese e che ha fallito nel suo primo obiettivo teorico, che era l’unificazione economica dopo quella politica. 

Con questo nuovo lavoro si completa una ricerca che parte nel 2018. E che si compone di quattro saggi.

Nei tre volumi precedenti esploro alcune tematiche con una chiave di lettura personale e stimolante, su alcuni argomenti, ancora di strettissima attualità, riguardanti il Sud. Il primo lavoro è stato Il coccodrillo si è affogato, pubblicato da Rubbettino nel 2018.

In esso si metteva in evidenza come l’esigenza dello sviluppo del Sud non fosse interesse soltanto dei 20 milioni di meridionali, ma una necessità per tutto il Paese. Perché non era pensabile avere dei tassi di crescita consistenti se si lasciava il 33% della popolazione e il 40% del territorio fuori dai processi di sviluppo che attraversano tutta l’Europa.

Il secondo lavoro della quadrilogia, pubblicato nel 2021, sempre dallo stesso Editore, dal titolo Il lupo e l’agnello, rifletteva sull’idea che la colpa del mancato sviluppo del Sud fosse da attribuire allo stesso Sud che, nella vulgata, era stato dissipatore di risorse che i meridionali avevano sprecato con ruberie, sottrazioni, sprechi e incapacità varie.

La metafora della fiaba mette in evidenza come il racconto  fosse praticamente falso e la dimostrazione più evidente il fatto che l’infrastrutturazione, che evidentemente dipendeva dallo Stato centrale, fosse rimasta al palo.

Si parla dell’Alta Velocità Ferroviaria oltre che dell’Autostrada del Sole, che già nella sua concezione si ferma a Napoli, lasciando tutto il Mezzogiorno isolato con la pretesa poi che si sviluppasse.

Con il lavoro più recente, La rana e lo scorpione, Rubbettino 2023, si è cercata la motivazione per la quale non è stata adottata anche dal nostro Paese una politica economica più lungimirante, che hanno invece impostato molti Paesi dell’Unione. In particolare lo ha fatto la Germania e anche la stessa Spagna, tra i Paesi più grandi, ma in realtà tutti quelli che hanno problemi di aree estese a sviluppo ritardato.

La risposta è stata che in realtà un Nord, alcune volte provinciale e bulimico, governato da forze spesso localistiche e miopi, lontane dalle visioni di De Gasperi o di Pasquale Saraceno, abbia imposto politiche molto egoiste. Vedasi cosa ha fatto la Lombardia e lo stesso Veneto, ma non sono state da meno Emilia-Romagna e Toscana, che hanno portato a una distribuzione delle risorse basata sulla spesa storica, che ha sottratto ogni anno al Mezzogiorno oltre 60 miliardi.

In tale  lavoro si faceva anche una riflessione importante e cioè che la problematica non fosse tecnica, che il tema non fosse più quello di trovare come si potesse sviluppare il manifatturiero, il turismo, e la logistica. Ma forse quello di trovare le forze che fossero in grado di imporre al Governo nazionale di andare avanti senza quegli stop and go che hanno portato il Mezzogiorno a essere sempre una realtà statica che, negli ultimi vent’anni, ha aumentato di poche unità i propri addetti, compresi i sommersi.

Guardare i dati dell’occupazione complessiva ci fa capire quale dramma abbia vissuto questa parte del Paese, nella quale lavora una persona su quattro, che ha bisogno di milioni di posti di lavoro nuovi, e che invece al massimo per qualche mese è stata destinataria di risorse assistenziali come il reddito di cittadinanza.

Ma il progetto politico che portasse ad avere voce è stato interpretato in tanti modi e disperso in mille rivoli, per cui non è riuscito a formare una forza parlamentare adeguata a imporre al Paese una linea che non fosse frammentaria e discontinua.

Con questo nuovo lavoro ci si pone la domanda seguente: come mai una Comunità che è stata maltrattata per anni da un Paese rivelatosi ostile, che ha impostato un progetto di sviluppo che si realizza con le migrazioni di oltre 100.000 tra giovani e adulti ogni anno verso il Nord, verso l’Europa e anche verso i Paesi d’oltremare, non si ribella? Visto che ha a disposizione la possibilità di votare periodicamente e manifestare il suo dissenso e la sua opposizione.

Come mai la mancanza di infrastrutturazione, che prevede che la stessa distanza possa essere percorsa in ferrovia in una parte d’Italia in un’ora e in un’altra in tre, non fa scattare reazioni?

E perché subisce una sanità che costringe quelli che se lo possono consentire, nei casi più delicati, a prendere un aereo per poter avere un servizio di eccellenza e gli altri spesso a subire trattamenti inadeguati? E un processo formativo mancante di asili nido, di lotta alla dispersione scolastica, di tempo pieno, non fa reagire pesantemente? E infine l’ultimo schiaffo in pieno viso, quell’autonomia differenziata le cui conseguenze saranno devastanti.

E il rosario dei diritti di cittadinanza negati potrebbe continuare senza soluzione di continuità tanto da far dire ad alcuni che questa parte del Paese è utilizzata come se fosse una colonia.

Su questo tema ci si intrattiene con  l’obiettivo di capire le dinamiche, svegliare le coscienze ed evitare che la conclusione di tali differenze di sviluppo e le ingiustizie subite portino a una rabbia diffusa che sfoci in una richiesta di separazione, già molto sentita da una parte non marginale della popolazione. Probabilmente l’abitudine a vivere in una realtà degradata progressivamente ha portato a non reagire. Mentre l’individualismo, tipico delle realtà meno sviluppate, ha portato a cercare soluzioni personali piuttosto che ad azioni di ribellioni collettive, mediante l’indirizzamento del consenso o anche con mai augurabili azioni violente. Ma nulla è per sempre e forse sottovalutare il disagio del Sud è da superficiali. Completa il lavoro la prefazione del direttore dello Svimez, Luca Bianchi, la postfazione che viene riproposta a fianco di Giuseppe Savagnone e tre commenti di Francesco Saverio Coppola, di Nino Foti e di Nino Germaná(pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

La vice Princi e l’assessore Staine: Piano di Supporto a fragilità una misura importante e significativa

«Una misura importante e significativa che pone in cima la centralità della persona». È così che la vicepresidente della Regione, Giusi Princi, e l’assessore regionale al Welfare, Emma Staine, hanno definito il Piano di Supporto alle Fragilità – Salute e Welfare, approvato dalla Giunta regionale su loro proposta.

«Un piano imponente – hanno aggiunto – che si va a collocare in quelli che sono gli obiettivi dell’Europa: la coesione, la solidarietà, la riduzione delle disparità sociali, economiche e occupazionali. Il Piano, che ha una dotazione finanziaria di 88,5 milioni di euro, si rivolge alle categorie fragili che potrebbero avere necessità di interventi a prevalenza sociale o sanitaria».

Alla presentazione in Cittadella regionale sono intervenuti i dirigenti generali, Tommaso Calabrò, del Dipartimento transizione digitale, e Maurizio Nicolai, del Dipartimento Programmazione unitaria, la dirigente del settore regionale welfare, Saveria Cristiano che la vicepresidente Princi e l’assessore Staine hanno ringraziato per l’eccellente lavoro svolto. All’iniziativa erano presenti anche le dirigenti regionali di settore, Anna Prenestini, verifiche procedure e parere, e Giulia Di Tommaso, coordinamento e sorveglianza Fesr-Fse-S3, il presidente del Forum famiglie Calabria, Claudio Venditti, e il consigliere dell’Ordine degli psicologi della Calabria, Rocco Chizzoniti.

Nello specifico, il Piano intende introdurre e sperimentare azioni rivolte all’intero territorio regionale, in coerenza con gli obiettivi e le finalità del recente tavolo tecnico per l’approfondimento e l’attuazione delle politiche regionali in tema di integrazione sociosanitaria istituto con Dca n. 74 del 3/3/2023.

I diversi interventi gestiti dai settori competenti per le politiche di welfare e di integrazione socio sanitaria, hanno l’intento comune di rivolgersi alle categorie fragili che possono necessitare di azioni a prevalenza sociale o sanitaria.

La vicepresidente Princi ha spiegato che «i progetti sono frutto di un’attenta analisi e raccolta dei fabbisogni di tutto il territorio regionale nonché del confronto con il tavolo regionale dell’integrazione sociale e con il tavolo regionale della disabilità».

«Tra le importanti misure previste nel Piano – ha aggiunto – anche la realizzazione di iniziative che sostengono la pratica sportiva per ragazze e ragazzi con disabilità o con fragilità e un finanziamento di 9 milioni di euro per rendere stabile la presenza dello psicologo nell’ordinamento scolastico quale figura professionale in grado di fornire un supporto psicologico e a diagnosticare un eventuale disagio scolastico degli studenti, contrastandone la dispersione scolastica. Figura integrata nel sistema scolastico come avviene nella maggior parte dei Paesi europei. La misura prevede come attività prevalente lo sportello di ascolto, con colloqui individuali per ragazzi, insegnanti, e famiglie».

«Mi piace evidenziare – ha concluso la vicepresidente Princi – che questo Piano ha ricevuto il plauso dalla Commissione europea e sarà presentato a settembre in Europa. Io, attraverso il mio nuovo ruolo, mi farò da tramite per far accogliere tutte le nostre misure che, attraverso l’irrobustimento del welfare, ci consentiranno di superare il trend negativo che, in questo momento, purtroppo, vede il Sud con un reddito pro-capite tra i più bassi d’Europa».

«Per la prima volta – ha affermato l’assessore Staine – viene messa al centro la persona considerata nella sua totalità, una dimensione unica e articolata che comprenda tanto il bisogno sanitario che quello sociale. Il valore complessivo del piano, che è frutto di un approccio sistematico e di strategia all’interno di una pianificazione basata, oltre che sul confronto con il territorio, anche sull’osservazione attenta dell’impatto dei precedenti interventi avviati dall’ufficio competente, è di circa 88,5 milioni».

«Gli 11 interventi che compongono il Piano – ha inoltre specificato Staine – gestiti dai settori competenti per le politiche di welfare e di integrazione socio sanitaria, sono destinati alle categorie fragili a cui i settori si rivolgono quotidianamente: dagli anziani agli studenti, dai diversamente abili alle persone affette da patologie o disturbi, dalle donne vittime di violenza alle famiglie neo costituite, dalle persone a rischio di esclusione sociale ai malati psichiatrici autori di reato. Oggi mettiamo in atto un altro importante risultato per il Welfare in Calabria!».

«Obiettivo raggiunto – ha detto la dg Cristiano – grazie a un lavoro di squadra indiscutibile e soprattutto costante. Ogni passaggio è stato definito insieme e per questo ringrazio i colleghi con cui si è potuto realizzare tutto questo, fino a qualche tempo fa insperato. L’attuazione di questo progetto richiede la collaborazione del territorio dei Comuni, delle Asp, dalle associazioni del terzo settore. La Regione supporterà i soggetti attuatori».

«Per la prima volta in Regione Calabria – ha concluso – è stato predisposto un piano che vede insieme la parte sociale e la parte sanitari. Percorso iniziato con l’istituzione del tavolo di integrazione socio – sanitaria con l’obiettivo di avvicinare due mondi che fino a pochissimo tempo fa non hanno lavorato congiuntamente. Piano che ha tenuto conto delle varie esigenze dei soggetti che lavorano sul territorio, interpellati a vario titolo. Undici interventi all’interno del piano con diversi soggetti attuatori».

Per il dirigente Calabrò «questo è uno dei Piani più belli che mi è capitato di seguire in venti anni di amministrazione. È un progetto sintesi dell’azione e del lavoro di più dipartimenti, le aziende sanitarie e vari soggetti. Che va ad incidere su aspetti delicati della società tutta. Unire la sanità, il sociale, vari dipartimenti e istituzioni non è una cosa semplice ma ci siamo riusciti per dare un lungo respiro ad un percorso individuato e coerente. Un buono esempio di cui abbiamo già ottenuto riscontro positivo dall’Unione Europea».

«Il sociale – ha sottolineato Nicolai – è una sfida di civiltà e di coerenza tra quello che si dice e quello che poi si deve fare sui territori. Il welfare in Calabria è un settore talmente debole che deve assolutamente avere una inversione di tendenza. Questo è il momento giusto per dare delle risposte ai diretti interessati; alle famiglie che hanno problemi quotidiani e non sanno a chi rivolgersi o come sostenere le spese».

Gli interventi

Welfare: 8 milioni destinati al potenziamento dei servizi a favore delle periferie per la riduzione dei divari culturali e sociali; 8 milioni destinati a ragazze e ragazzi con disabilità o con fragilità in famiglie a rischio di esclusine sociale con l’obiettivo di incrementare la partecipazione attiva alle attività sportive ed alle terapie non farmacologiche; 4.5 milioni per il progetto Donne Libere, misura volta a dare una maggiore autonomia e benessere alle donne vittima di violenza e i loro figli, sostenendole in un percorso di reinserimento lavorativo e sociale, tramite i centri anti violenza e le case rifugio; 3 milioni per il sostegno all’invecchiamento attivo, mirato all’inclusione sociale di anziani non autosufficienti e autosufficienti; 6 per il miglioramento della vita delle persone con spettro dell’autismo, sostenendo le famiglie nella loro missione; 9 milioni per gli educatori familiari, volto a migliorare la qualità educativa e come misura di supporto alle famiglie nella conciliazione dei tempi vita/lavoro; 2 milioni per il progetto Caffè Alzheimer, misura volta al benessere delle persone affette da Alzheimer, con l’obiettivo di promuovere azioni di prevenzione e sostegno alle famiglie attraverso la collaborazione degli enti del terzo settore.

Salute: 3 milioni per il potenziamento dell’Hub regionale e dei percorsi di inserimento per la collocazione dei pazienti psichiatrici autori di reato da parte dell’Autorità giudiziaria; 9 milioni destinati ad una maggiore strutturazione della figura dello psicoterapeuta nell’ordinamento scolastico in grado di fornire un supporto psicologico agli studenti, con l’obiettivo di prevenire disagi e promuovere competenze emotive e relazionali; 25 milioni per il potenziamento dei sevizi territoriali e creazione di una migliore rete deputata alla diagnosi e alla presa in carico dei disturbi Dsa. (rcz)

Welfare, l’assessore Emma Staine: Maggiori servizi e collegamenti per una Calabria più accessibile

La Giunta regionale della Calabria ha approvato alcuni importanti provvedimenti inerenti le politiche sociali e i trasporti.

In particolare, per quanto concerne il welfare, sono state accolte le “Linee di Indirizzo” per la redazione dei “Progetti di vita per le persone con disabilità”, per realizzare la piena integrazione delle persone disabili di cui all’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, nell’ambito della vita familiare e sociale, nonché nei percorsi dell’istruzione scolastica, professionale e del lavoro, che i Comuni, d’intesa con le Aziende Sanitarie locali, da finanziare nell’ambito delle risorse disponibili ed in base ai piani di Zona. La Regione Calabria, rilevata la necessità di redigere dei documenti al fine di uniformare su tutto il territorio calabrese l’attivazione dei progetti individuali di vita, e così rispondere alle esigenze di tutti i cittadini che si rivolgono ai servizi sociali professionali degli Ambiti Territoriali, ha condiviso con tutti gli stakeholder (Comuni, Asp, Associazioni dei Disabili, Terzo Settore) le “Linee di indirizzo” per la redazione ed approvazione dei progetti di vita.

Con l’adozione delle delibere inerenti il settore trasporti è stato effettuato un riequilibrio delle dotazione dei servizi di trasporto pubblico urbano, ridistribuendo equamente i servizi sui territori. 

In nessun caso vi è stata una riduzione sostanziale, anche a fronte di apprezzabili riduzioni della popolazione residente, mentre è significativo l’incremento dei servizi nella città di Corigliano-Rossano con quasi 100.000 km-bus all’anno in più, pari a un incremento di circa il 20%.
Con la seconda deliberazione sono stati incrementati i collegamenti  fra Vibo Valentia e il nodo di Lamezia Terme nei giorni festivi, per garantire una minima quantità di collegamenti anche in tali giornate. Con queste rimodulazioni, ad invarianza di spesa pubblica, sono ora garantiti migliori servizi ai cittadini di Corigliano-Rossano e di Vibo Valentia, e si colmano delle criticità storiche nel trasporto pubblico. 

Inoltre, la Giunta regionale ha approvato un programma di servizi di trasporto pubblico aggiuntivi, sia ferroviari che su gomma, che per il periodo estivo (luglio/settembre) saranno effettuati in tutta la Calabria. Da tutti gli aeroporti calabresi sono previsti quattro collegamenti giornalieri in più con autobus (due in andata e due in ritorno), verso tutte le zone costiere della Calabria e le località di turismo montano, quali Camigliatello, Lorica e Gambarie. Potenziato il collegamento fra l’aeroporto di Lamezia Terme e la stazione ferroviaria. 

Maggiori collegamenti serviranno la città di Cosenza, il Santuario di San Francesco di Paola e Castrovillari; a Sud intensificati i trasferimenti con la Sicilia attraverso il porto di Villa San Giovanni. Infine, ci saranno quattro collegamenti ferroviari aggiuntivi sulla linea ferroviaria della costiera degli Dei, per collegare le località di Lamezia, Pizzo, Vibo, Tropea, Ricadi, Nicotera nelle ore serali di venerdì e sabato, nei mesi di luglio e agosto. Alcuni di questi collegamenti proseguiranno verso sud fino a Reggio Calabria.

«Perseguo, con fermezza – ha dichiarato l’assessore regionale Emma Staine – la volontà di avere una Calabria sempre più accessibile e i provvedimenti licenziati oggi in Giunta vanno esattamente in questa direzione. I collegamenti estivi, la redistribuzione dei chilometri in ottica di efficienza e la predisposizione di linee guida per i progetti di vita per persone con disabilità, rappresentano concretamente azioni che si trasformano in maggiori servizi e collegamenti per i cittadini. Azioni tangibili operate nel segno della responsabilità, che avranno ricadute positive su tutto il territorio calabrese e sui tanti turisti che si apprestano a vivere e scoprire la nostra meravigliosa regione». (rcz)

Ok da Metrocity RC a convenzioni Welfare contro violenza di genere e sostegno a categorie fragili

Il Consiglio Metropolitano di Reggio Calabria, presieduto dal vicesindaco Carmelo Versace, ha dato il via libera al al dirigente del settore Politiche sociali, Pietro Praticò, nel procedere con la sottoscrizione delle convenzioni Welfare contro la violenza di genere e il sostegno delle categorie fragili.

A relazionare è stato il consigliere delegato al Welfare, Domenico Mantegna, ricordando l’iter che ha contraddistinto l’iniziativa e sottolineando «l’impegno dell’amministrazione, guidata dal sindaco Giuseppe Falcomatà, costantemente proiettato a lenire le difficoltà delle fasce più fragili e deboli della popolazione».

«Con la firma degli accordi – ha spiegato – prenderà forma e sostanza un’attività fondamentale che evidenzia, ancora una volta, il sano protagonismo di Comuni, realtà del terzo settore, associazioni e di tutto il variegato mondo del sociale che, anche insieme alla Città Metropolitana, continuano ad operare fattivamente in contesti particolarmente delicati e complessi della nostra società».

Nel corso della seduta, sono state ratificate due delibere del sindaco Giuseppe Falcomatà relative a variazioni al bilancio di previsione necessarie a recepire fondi Pnrr per interventi di forestazione urbana, periurbana ed extraurbana ed il Progetto Riforest@graria.

Infine, l’assemblea di Palazzo Alvaro ha proceduto alla modifica del Piano fieristico 2024 – ringraziando la responsabile del Servizio Promozione e Marketing del territorio, Giuseppina Vilasi, per «il lavoro svolto» – ed all’approvazione di alcuni debiti fuori bilancio, alcuni dei quali risalenti a fatti e circostanze degli anni ‘80 e ’90 del secolo scorso. (rrc)

Sinergia tra Coordinamento affido e adozione e Giunta regionale per nuove politiche di Welfare

È stato un incontro in cui sono state affrontate le principali criticità che, finora, «non hanno permesso di potere disporre di un sistema in grado di valorizzazione quel capitale sociale che sono le famiglie e le associazioni che sono disponibili a garantire una accoglienza dei minori attraverso l’affido e l’adozione», quello avvenuto tra la delegazione del Coordinamento regionale Affido e Adozioni e il presidente della Regione, Roberto Occhiuto e l’assessore regionale alle Politiche Sociali, Emma Staine.

«Regione e Coordinamento su questi temi devono trovare forme di collaborazione stabili – viene spiegato in una nota – coniugando le competenze istituzionali dell’Ente con quelle valoriali e sociali che le associazioni possono mettere in campo in forza del loro radicamento sul territorio e della loro conoscenza dei bisogni dei minori e delle famiglie vulnerabili».

Il confronto è servito a concordare una agenda comune di lavoro per dare risposta alle richieste che la lettera aperta aveva avanzato alla Regione.

Per il presidente Roberto Occhiuto, Regione e Coordinamento su questi temi devono trovare forme di collaborazione stabili coniugando le competenze istituzionali dell’Ente con quelle valoriali, sociali  che le associazioni possono mettere in campo in forza del loro radicamento nel territorio e della loro conoscenza dei bisogni dei minori e delle famiglie vulnerabili.

L’assessore  Staine ha ribadito l’importanza di questa collaborazione impegnandosi a rafforzare il tavolo tecnico già avviato con il coordinamento,  prevedendo una sua formalizzazione. Il confronto è servito a concordare una agenda comune di lavoro per dare risposta alle richieste che la “lettera aperta” aveva avanzato alla regione. In particolare l’adozione di un atto di recepimento da parte della Giunta Regionale delle linee di indirizzo nazionale per l’affidamento familiare dell’8 febbraio 2024 approvato alla Conferenza Stato-Regioni che prevede l’avvio di un percorso di accompagnamento e di implementazione della collaborazione tra pubblico e privato sociale , gli ambiti territoriali, i Tribunali per i minorenni, le Asp, e la rete famiglie.

Obiettivo immediato è l’attivazione dell’assistenza tecnica e di programmi formativi per gli operatori degli Enti locali e delle Asp che dovranno promuovere i Centri Affido in tutta la regione. Un provvedimento che, per il presidente della Giunta, dovrà essere redatto avvalendosi sia del coordinamento regionale che del Tavolo nazionale dell’affido che ha dichiarato disponibilità a dare un suo contributo. Un secondo impegno assunto è stato quello relativo all’attivazione di un osservatorio regionale sui minori fuori della famiglia,  minori collocati i centri residenziali ed in affido che spesso vengono dimenticati e raggiungono la maggiore età senza prospettive  per il loro futuro.

Il presidente Occhiuto e l’assessora Staine hanno accolto ed apprezzato la disponibilità del Dipartimento Sociologia dell’Unical e del coordinamento affido e adozione a realizzarlo senza oneri per la regione. Anche sui minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio calabrese, il presidente della Giunta e l’assessore  ritengono di strutturare un progetto regionale condiviso con il coordinamento  per la loro accoglienza in famiglie disponibili all’affido in sintonia con quella tradizione di accoglienza che ha visto la Calabria attiva in occasione dei tanti sbarchi che l’hanno coinvolta.

Il Coordinamento, poi, ha chiesto riguardo i minori con patologie e bisogni speciali per i quali manca una rete di neuropsichiatria e di comunità sanitarie riabilitative. Una parte di loro potrebbe trovare accoglienza in affido e in adozione ma, le famiglie disponibili, chiedono un adeguato sostegno e supporto per una scelta impegnativa e difficile. Nel dibattito è emersa anche da parte delle associazioni la preoccupazione su quelli che saranno le ricadute negative della “riforma Cartabia”, che ha un impatto sui Tribunali per i Minorenni; scenario che dovrebbe spingere ulteriormente i diversi attori istituzionali e sociali ad attivare un lavoro di rete con una integrazione tra sociale e sanitario che è sempre di più indispensabile. (rcz)

AFFIDAMENTO, IN CALABRIA UN PROBLEMA
PER I MINORI UNA POLITICA SOCIALE NUOVA

di ANTONIETTA MARIA STRATI –  Infanzia, minori, affidamento: In Calabria il problema è più ampio di quanto si possa immaginare. Nella nostra regione, infatti, come riporta il Gruppo Crc in un rapporto del 2020, il tasso di affidamenti familiari è di 1,2 ogni mille residenti – mentre la media italiana è di 1,5 –, e sono solo l’8,8% i bambini e gli adolescenti stranieri in affidamento. Un dato che, oltre a essere inferiore di 10,1% rispetto alla media italiana, è in diminuzione rispetto al precedente rapporto.

Numeri che preoccupano e che dovrebbero indurre le Istituzioni a fare di più nei confronti di quei minori che, da troppo tempo, vivono nei centri residenziali, «una sorta di limbo in attesa che qualcuno si occupi di loro», come ha denunciato Mario Nasone, presidente del Centro Comunitario Agape.

In Calabria, infatti, c’è un grave ritardo sulle politiche del Welfare e, soprattutto, non è mai stato attivato un Osservatorio regionale  regionale sull’infanzia e l’adolescenza, previsto dalla legge nazionale n. 451 /97.

Secondo i dati di Save The Children, infatti, i tempi di permanenza di un minore in Istituto in Calabria è di quattro anni a fronte di uno a livello nazionale e spesso con l’aumentare dell’età  si passa da un istituto all’altro, ormai difficilmente adottabili, fino ad arrivare a diciotto anni senza potere nemmeno contare sull’assistenza da parte della Regione, praticamente in mezzo alla strada.

Per Nasone, infatti, «se poi hanno delle patologie non hanno praticamente speranza di avere una famiglia. I minori in Calabria sono doppiamente abbandonati, a livello informativo perché non ci sono dati su quanti sono e sulla loro condizione», sottolineando come «sono circa centomila i minori a rischio povertà, almeno cinquecento quelli che vivono fuori della famiglia (a cui aggiungere i tantissimi che vivono in famiglie multiproblematiche che avrebbero bisogno di un affiancamento come le madri sole)  ma non conosciamo la loro condizione, i servizi che sono stati attivati. Soprattutto sono abbandonati perché manca un piano regionale per l’infanzia in grado di intercettare e dare risposte ai loro bisogni correggendo anche alcuni squilibri che vedono zone con più servizi ed altre come la Locride, la Piana di Gioia Tauro sprovvisti».

«Per i  bambini e i ragazzi calabresi che hanno bisogno di accoglienza e di solidarietà non mancano le famiglie disponibili anche per i cosiddetti bambini con bisogni speciali  L’affidamento familiare è una famiglia in più per i bambini e diventa la migliore terapia soprattutto nelle situazioni più gravi», ha detto ancora Nasone.

E proprio di questo se ne è discusso nella giornata di studio in Consiglio regionale nei giorni scorsi, dove diversi attori istituzionali e sociali hanno affrontato il tema dell’affido, un «diritto che in Calabria è ancora negato, soprattutto ai minori più fragili che provengono da nuclei familiari che non sono in grado di provvedere a loro».

Coordinati dal giudice onorario Giuseppe Marino, l’evento è incominciato con Vincenzo Starita, delegato dalla ministra per la famiglia Eugenia Roccella, che ha evidenziato l’importanza della recente sentenza della corte costituzionale che ha indicato nella adozione aperta una opportunità per dare una famiglia a quei minori per i quali i rapporti con la famiglia di origine è bene che siano mantenuti.

Nasone, ribadendo come in Calabria si è troppo indietro sul tema dell’affido, ci sono delle isole più meno felici come quella di Reggio dove Comune ed associazionismo hanno una tradizione positiva fin dagli anni ‘80, ma a livello regionale va rilanciato alla luce delle trasformazioni  sociali perché sono cambiate le famiglie che dovrebbero accogliere; è mutata la domanda di affido, sono intervenuti modifiche  legislative, con i rischi ma, anche, con le opportunità che hanno introdotto. Con l’Assessorato regionale alle politiche sociali è stato avviato un dialogo con le associazione che si auspica possa dare frutto.

Le famiglie «potenzialmente disponibili ci sono ma non vanno lasciate sole, vanno formate ed accompagnate da servizi e dalle associazioni. Con un ruolo importante anche delle Chiese locali che si devono interrogare di più anche su queste sfide», ha detto Nasone.

Del ruolo cruciale delle regioni, sul tema dell’affidato, ha parlato Frida Tonizzo, presidente nazionale di AnfaaAssociazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie. Queste infatti, assieme ad Enti locali, Tribunali per Minorenni, e Asp, devono recepire le nuove linee guida nazionali sull’affido, prevedendo investimenti in risorse umane e finanziarie,

Tonizzo, inoltre, ha segnalato la necessità, prevista dalle normative, di dare maggiore ascolto alle famiglie e di garantire alle associazioni impegnate un coinvolgimento anche sui progetti di aiuto del minore. Preoccupa, poi, il crollo delle domande di adozioni internazionali, che non deve passare inosservato anzi, servono, per la presidente di Anfaa, degli interventi specifici.

Mirella Schillaci, magistrata del Tribunale per i minorenni di Reggio, ha evidenziato come una effettiva tutela dei diritti dei minori è possibile solo se, nel territorio, si riesce ad attivare una rete di servizi in grado di intercettare i disagi e di prevedere una loro presa in carico.

La referente del comune di Reggio, la psicologa Maria Grazia Marcianò, ha presentato il lavoro svolto per promuovere e favore la scelta dell’affido e dell’adozione, rimarcando l’importanza di instaurare con le famiglie un rapporto fiduciario e di accompagnamento. Con l’assunzione di nuovi assistenti sociali si potrà garantire una maggiore copertura dei bisogni. Per Francesco D’Amato, delegato dall’Asp, è importante che l’azienda sanitaria faccia la propria parte garantendo una integrazione tra gli interventi sociali e sanitari e ha confermato l’impegno della direttrice Lucia Di Furia a implementare, anche sul fronte degli affidi e delle adozioni, gli interventi delle equipe multidisciplinari.

Francesca Mallamaci, per l’ordine professionale degli assistenti sociali, ha rimarcato il ruolo fondamentale di questa figura professionale sia nella segnalazione dei disagi che nella progettazione degli interventi. Per Pasquale Cananzi, della Camera Minorile, l’avvocatura ha un ruolo importante per la formazione di decisioni che siano effettivamente a vantaggio dei minori più che degli adulti e ha auspicato un coinvolgimento maggiore della comunità nelle azioni a loro difesa.

Nella seconda sessione, i lavori sono proseguiti con il confronto tra la  referente del Tribunale per i minori Mirella Schillaci, l’assessore alle politiche sociali Lucia Nucera del comune, le  famiglie affidatarie e le Associazioni Emmaus di Roccella, Giovanni XXIII di don Benzi e Agape.

Tutte hanno chiesto di essere maggiormente sostenuti nel loro percorso e, soprattutto, di prevedere una migliore comunicazione tra gli Enti preposti, in primis Tribunale per i minori e Comuni, in grado di ridurre i tempi di attesa dei provvedimenti che in alcuni casi si allungano  per mesi e anni con gravi pregiudizio per i minori soprattutto di quelli della fascia di età dai 0 ai 6 anni.

Si è parlato, anche, dell’adozione di minori che presentano patologie e disturbi del comportamento. In Calabria, infatti, mancano servizi di neuropsichiatria e strutture specializzate e questo comporta il rischio che le famiglie che accettano di occuparsi di questi minori, siano lasciate da sole.

«Le famiglie potenzialmente disponibili ci sono ma non vanno lasciate sole – ha ribadito Nasone – vanno formate ed accompagnate da servizi e dalle associazioni. Con un ruolo importante anche delle Chiese locali che si devono interrogare di più anche su queste sfide».

Per questo si rende necessaria un’alleanza tra Istituzioni e Reti Associative, per dare una famiglia a ogni minore in Calabria. Questo perché, come ha già detto Mario Nasone, l’esperienza dell’affido «che negli ultimi quaranta anni ha salvato migliaia di bambini dall’abbandono deve continuare in tutto il nostro Paese, soprattutto nelle zone del Mezzogiorno come la Calabria, dove le povertà minorili materiali ed educative sono più diffuse». (ams)

 

Lunedì FederAnziani presenta risultati progetto su sarcopenia

Lunedì 16 ottobre, in Cittadella regionale, FederAnziani, guidata da Maria Brunella Stancato, presenterà i risultati del progetto incentrato sulla sarcopenia, che è il processo che accelera l’invecchiamento velocizzando la progressiva riduzione della massa muscolare.

Saranno presenti gli assessori regionali Gianluca Gallo ed Emma Staine, il presidente del Consiglio Filippo Mancuso, il prof dell’Unical Giuseppe Passarino, il presidente del Consorzio Olio di Calabria Igp ed il presidente dell’Opi di Cosenza Fausto Sposato.

Il progetto, in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e la regione Calabria, ha toccato, nel corso di questi mesi, vari punti della nostra terra e si è articolato in diversi interventi pratici, più che teorici, insieme agli anziani. Il titolo sintetizza meglio ogni altra parola: La vita non ha prezzo. La prevenzione ad ogni età. Una indagine scientifica in piena regola, con cui sono stati analizzati i danni provocati dal Covid ed, in particolare, dalla inattività e dalla non socializzazione.

«Grazie all’associazione Volare, grazie ai tanti amici che supportano l’iniziativa e grazie anche ai valenti medici e professionisti che hanno abbracciato felicemente l’idea, possiamo dire che finalmente un grande passo verso il mondo degli over, ma non solo, si è compiuto», hanno rimarcato Brunella Stancato ed Antonio Volpentesta, presidente di Volare.

«La sarcopenia è più diffusa di quello che si pensa. Il 13% delle persone di 60-70 anni è affetto da una perdita di massa muscolare significativa, dopo gli 80 anni, questo numero sale fino al 50%. Ovviamente non è facile definire la sua diffusione infatti i sintomi della sarcopenia sono poco riconoscibili e confusi spesso con un normale invecchiamento», è emerso nel corso del progetto.

Durante gli incontri sono stati somministrati ai partecipanti alcuni questionari ed effettuate indagini di screening sulla sarcopenia e su patologie correlate: le visite sono state svolte da personale medico adeguato e strumenti adatti. Inoltre durante gli open day si sono svolti degli incontri/convegni/seminari che hanno coinvolto il pubblico presente dove si è parlato principalmente della cultura della dieta mediterranea, di cibo biologico e di come, anche, l’inquinamento ambientale influisca sulla salute dei cittadini. (rcz)

 

QUANTO PESERÀ L’INVERNO DEMOGRAFICO
SULLE FUTURE GENERAZIONI DI CALABRESI

di PIETRO MASSIMO BUSETTA“Il nostro inverno demografico”, che è una definizione che fa un po’ paura, è cominciato da molto. E  sa tanto  di un letargo lungo, che non prelude però ad una primavera, ma invece ad un processo inesorabile di involuzione verso l’estinzione. 

 In realtà,  gli Italiani che vivono nel nostro Paese rappresentano soltanto meno dell’1 × 1000 della popolazione complessiva mondiale. La nostra estinzione potrebbe essere irrilevante e certamente, in ogni caso,  laddove si producono dei vuoti immediatamente essi vengono riempiti. Ma che è un popolo, voglia continuare ad avere una sua identità, ad avere una politica demografica tale da non estinguersi, con tutte le sue tradizioni e la sua storia,  è non solo legittimo ma certamente opportuno. 

Per questo è stata salutata con molto entusiasmo l’incontro sulla natalità che si è svolto a Roma. E Papa Bergoglio e  la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni bene hanno fatto ad essere stati ospiti della giornata conclusiva degli Stati Generali della Natalità. Insieme sul palco dell’Auditorium della Conciliazione hanno parlato di famiglia. 

Anche se non dobbiamo dimenticare che tutto quello che si farà da oggi in poi avrà effetto soltanto, per esempio sul mercato del lavoro, fra diciotto- vent’anni. E che il prossimo futuro demografico, quello più vicino a noi, è stato già scritto.  

La mancanza di figli stimola psicologi e sociologi a cercare le motivazioni profonde di un processo che riguarda in generale tutte le popolazioni che, laddove raggiungono livelli economici più avanzati e tenore di vita più confortevoli,  sono portati a diminuire il numero di figli, o a non averne  addirittura. 

D’altra parte qualcuno dice che oggi avere figli è un privilegio di chi se lo può permettere, considerato che una filiazione consapevole prevede un impegno, non solo economico, estremamente rilevante. Ma se l’Italia nel suo complesso piange il Sud è in un affanno più grande. 

L’inverno demografico che colpisce l’Italia, e non ci si deve stupire che sia diventato il Paese a più basso indice di natalità in Europa, riguarda oggi soprattutto il Sud. E i dati sono a dir poco allarmanti. Il  decremento è di -6,3 per mille residenti a fronte di -2,6 per mille al Centro e di -0,9 del Nord. Evidentemente su questi dati vi è l’influenza dell’emigrazione economica verso le realtà settentrionali. 

Le Regioni meridionali sono tutte nelle prime posizioni della classifica della perdita  della popolazione. Mettendo a confronto i dati relativi ai nuovi nati e ai deceduti la Basilicata  nel 2022 ha un tasso di natalità per mille abitanti di 6 e di mortalità di 13, il Molise 5,8 nati e 14,7 deceduti, Sardegna 4,90 contro 13 e Calabria 7,30 su 12,4 decessi. Arretra anche la Puglia con 6,7 nati su 11,4 morti, la Campania  con 7,9 nuovi nati e 10,9 decessi e la Sicilia con 7,6 nuovi nati e 12,3 decessi. 

È chiaro che su tale processo  incide molto la mancanza di servizi sociali. Il numero limitato di asili nido, che spesso non consentono alle donne di lavorare, i pochi sostegni alle madri, che in altri paesi come la Francia sono molto consistenti. Ma anche la mancanza di lavoro che fa sì che al massimo in una famiglia ci sia un componente che ha una occupazione. 

La maggior parte di coloro che fanno parte della non forza lavoro sono proprio donne, magari istruite, alle quali non viene dato alcuna opportunità di un lavoro che sia consono al loro livello sociale ed alla loro formazione. Tale evidenza fa riflettere ancor di più sulle conseguenze di uno sviluppo anomalo del nostro Paese, che registra un processo migratorio importante da una parte all’altra,  che certo non aiuta ne incoraggia coloro che vogliono formarsi una famiglia. E che spesso si trovano a dover emigrare in realtà nelle quali, oltre alla carenza di welfare pubblico, viene a mancare anche la rete di protezione sociale rappresentato dalla famiglia.

Che certamente, parlo dei nonni, degli zii, se presente, costituisce un aiuto non indifferente soprattutto nei primi anni di vita dei bambini. Nel 2022 la diminuzione del numero medio di figli per donna riguarda sia il Nord 1,26,  sia il Centro pari a 1,16, che il Mezzogiorno che  si attesta anch’esso a 1,26. 

Purtroppo abbiamo distrutto quella tradizione di famiglia patriarcale, esistente ancora in passato nelle comunità meridionali, per cui in molti di noi vi è il ricordo di una nonna che aveva avuto anche otto-dieci figli. Per il Sud si prospetta una società che non riesce a mantenersi, per la mancanza di equilibrio tra nuove e vecchie generazioni, per cui diventa difficile il sostegno anche pensionistico di una popolazione con una vita media, per fortuna, sempre più lunga, ma proprio per questo con esigenze sempre più rilevanti di una sanità adeguata.

Peraltro la situazione è aggravata anche dal fatto che coloro che sono andati via per mancanza di lavoro, spesso, ritornano, dopo il pensionamento, nella loro terra di origine. Aggravando l’esigenza di sanità, già non adeguata per coloro che sono stati sempre residenti. 

Riflettere sulle condizioni già presenti, ma che si aggraveranno ulteriormente nei prossimi anni, non è un esercizio di puro studio ma deve avere conseguenze operative immediate che riguardino l’esigenza di una crescita consistente in tutte le parti del Paese, ed in particolare in quelle che hanno più possibilità di crescita.

Cosa assolutamente scontata tanto che lo stesso Luigi Einaudi già in un articolo  del 23 giugno del 1900 sul Corriere della Sera affermava riferendosi al Sud: «quando su un campo si sono già impiegati rilevanti capitali, torna più conveniente applicare i nuovi capitali non su di esso ma su nuovi campi trascurati prima perché ritenuti troppo sterili». 

Al di là di fattori sociali, di un sentire diffuso, l’aspetto economico di sopravvivenza, di servizi alla persona di diritti di cittadinanza diffusi ed adeguati diventano un elemento fondante di qualunque politica attiva per le famiglie. Compreso quel reddito di cittadinanza, ormai quasi cancellato, che darebbe ai cosiddetti occupabili maggiori certezze di poter affrontare periodi di difficoltà avendo un ombrello protettivo per superare momenti difficili.

Ma tutto questo prevede che vi sia una produzione di reddito adeguata alle tante esigenze di una società evoluta. L’Italia non può più accontentarsi di crescere allo zero  virgola qualcosa ma deve puntare a tassi di incremento consistenti. Per questo è necessario ripensare in grande, e in questa visione anche il Ponte sullo Stretto di Messina diventa oltre che lo strumento per il recupero dei traffici mediterranei anche il simbolo di una volontà di giocare negli scacchieri  internazionali un ruolo che ormai da anni abbiamo perso. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

Carlino (Spi Cgil): È tempo di lanciare una vera vertenza legata a Salute e Welfare

«È ora di dire basta e di lanciare una vera e propria vertenza legata al diritto alla salute, ad una sanità pubblica realmente universale, un vero welfare, un sistema sociosanitario che funzioni». È quanto ha dichiarato Claudia Carlino, segretaria nazionale di Spi Cgil nel corso dell’iniziativa Il Welfare che non c’è. Confronto e riflessioni su uno stato sociale da costruire svoltosi a Lamezia Terme.

Partendo dalla visione del social movie Tutte a casa, memorie digitali da un mondo sospeso del collettivo Tutte a Casa con la regia di Maria Antonia Fama, la categoria Cgil dei pensionati  ha affrontato il dramma del post Covid, a partire dal senso di solitudine e di fragilità lasciato soprattutto nelle donne, le sole deputate, spesso, alla “cura” senza alcuno strumento a sostenerle nel lavoro, nelle lacune sanitarie da colmare, in un sistema completamente scollato dalla necessità e dai bisogni.

«Il governo è assente e latitante con il Sud. Non possiamo più accontentarci, attendere, sperare – ha ribadito –. La pandemia ha apertamente rivelato tutta l’inadeguatezza del sistema sanitario calabrese e come questo non sia assolutamente universale. Ma nonostante la sanità pubblica sia stata latitante in quei mesi terribili e in quello che ne è seguito, ancora oggi non sono stati adottati provvedimenti per invertire la rotta. Non ci sono risposte, non ci sono proposte».

«Ecco allora che l’aspettativa diminuisce e che vivere e curarsi in Calabria significa vivere una media di dieci anni in meno rispetto a chi vive a Pordenone – ha detto ancora –. Costantemente l’Europa ci chiede di affinare le diseguaglianze ma non si riesce ad andare oltre la progettazione. Non possiamo dimenticare quello che è stato, abbiamo bisogno di risorse sociosanitarie, di un sistema sociosanitario integrato. Invece, abbiamo un governo non attento alle persone fragili. Fare una legge sulla non autosufficienza e non prevedere delle risorse a suo sostegno significa, ancora una volta, non dare risposte».

La discussione è stata ad ampio spettro grazie alla sintesi di più voci. Da quella dell’autrice del film Maria Antonia Fama, a quella di Rubens Curia, presidente Comunità Competente, Celeste Logiacco, Segretaria CGIL Calabria, Rossella Napolano, Segretaria Spi Cgil Calabria, Michele Iannello, Segretario Generale Spi Area Vasta, Amalia Talarico, Segretaria FP Area Vasta, Antonella Bertuzzi, Segretaria CGIL Area Vasta, Bruno Tassone, presidente Auser Calabria, Rossella Napolano, Segretaria Spi Cgil Calabria. (rcz)

Bellofiore (Lega Gioia Tauro): Bene piano 67 mln per assistenza domiciliare ad anziani e disabili

Renato Bellofiore, referente della Lega nella Piana di Gioia Tauro, ha espresso soddisfazione per l’approvazione del piano di 67 milioni di euro per l’assistenza domiciliare ad anziani e disabili nella Regione, annunciato dall’assessore regionale al Welfare, Emma Staine.

«La recente approvazione in Giunta della Programmazione regionale per la non autosufficienza triennio 2019-2021 – ha evidenziato –rappresenta un importante passo avanti per le politiche sociali del territorio. Il finanziamento di oltre 67 milioni di euro consentirà di avviare un percorso di integrazione di servizi socio-sanitari, con l’obiettivo di realizzare un migliore Welfare di comunità regionale e locale». 

«La priorità data dall’assessore al Welfare Emma Staine all’assistenza domiciliare per anziani e disabili – ha continuato – dimostra l’attenzione e la cura verso coloro che necessitano di assistenza e supporto. Grazie a una logica di sussidiarietà orizzontale tra le istituzioni pubbliche e il terzo settore, si garantiranno i livelli essenziali delle prestazioni e si potrà offrire un supporto concreto alle persone non autosufficienti». 

«La priorità data dall’assessore Staine – ha concluso – al sostegno all’assistenza domiciliare per anziani e disabili dimostra la sua attenzione e cura verso coloro che necessitano di assistenza e supporto. Inoltre, il progetto regionale per l’assistenza alle persone non autosufficienti, basato sulla centralità della persona e sui suoi bisogni specifici, rappresenta un passo importante verso una comunità più inclusiva e solidale». (rrc)