Ok da Metrocity RC a convenzioni Welfare contro violenza di genere e sostegno a categorie fragili

Il Consiglio Metropolitano di Reggio Calabria, presieduto dal vicesindaco Carmelo Versace, ha dato il via libera al al dirigente del settore Politiche sociali, Pietro Praticò, nel procedere con la sottoscrizione delle convenzioni Welfare contro la violenza di genere e il sostegno delle categorie fragili.

A relazionare è stato il consigliere delegato al Welfare, Domenico Mantegna, ricordando l’iter che ha contraddistinto l’iniziativa e sottolineando «l’impegno dell’amministrazione, guidata dal sindaco Giuseppe Falcomatà, costantemente proiettato a lenire le difficoltà delle fasce più fragili e deboli della popolazione».

«Con la firma degli accordi – ha spiegato – prenderà forma e sostanza un’attività fondamentale che evidenzia, ancora una volta, il sano protagonismo di Comuni, realtà del terzo settore, associazioni e di tutto il variegato mondo del sociale che, anche insieme alla Città Metropolitana, continuano ad operare fattivamente in contesti particolarmente delicati e complessi della nostra società».

Nel corso della seduta, sono state ratificate due delibere del sindaco Giuseppe Falcomatà relative a variazioni al bilancio di previsione necessarie a recepire fondi Pnrr per interventi di forestazione urbana, periurbana ed extraurbana ed il Progetto Riforest@graria.

Infine, l’assemblea di Palazzo Alvaro ha proceduto alla modifica del Piano fieristico 2024 – ringraziando la responsabile del Servizio Promozione e Marketing del territorio, Giuseppina Vilasi, per «il lavoro svolto» – ed all’approvazione di alcuni debiti fuori bilancio, alcuni dei quali risalenti a fatti e circostanze degli anni ‘80 e ’90 del secolo scorso. (rrc)

Sinergia tra Coordinamento affido e adozione e Giunta regionale per nuove politiche di Welfare

È stato un incontro in cui sono state affrontate le principali criticità che, finora, «non hanno permesso di potere disporre di un sistema in grado di valorizzazione quel capitale sociale che sono le famiglie e le associazioni che sono disponibili a garantire una accoglienza dei minori attraverso l’affido e l’adozione», quello avvenuto tra la delegazione del Coordinamento regionale Affido e Adozioni e il presidente della Regione, Roberto Occhiuto e l’assessore regionale alle Politiche Sociali, Emma Staine.

«Regione e Coordinamento su questi temi devono trovare forme di collaborazione stabili – viene spiegato in una nota – coniugando le competenze istituzionali dell’Ente con quelle valoriali e sociali che le associazioni possono mettere in campo in forza del loro radicamento sul territorio e della loro conoscenza dei bisogni dei minori e delle famiglie vulnerabili».

Il confronto è servito a concordare una agenda comune di lavoro per dare risposta alle richieste che la lettera aperta aveva avanzato alla Regione.

Per il presidente Roberto Occhiuto, Regione e Coordinamento su questi temi devono trovare forme di collaborazione stabili coniugando le competenze istituzionali dell’Ente con quelle valoriali, sociali  che le associazioni possono mettere in campo in forza del loro radicamento nel territorio e della loro conoscenza dei bisogni dei minori e delle famiglie vulnerabili.

L’assessore  Staine ha ribadito l’importanza di questa collaborazione impegnandosi a rafforzare il tavolo tecnico già avviato con il coordinamento,  prevedendo una sua formalizzazione. Il confronto è servito a concordare una agenda comune di lavoro per dare risposta alle richieste che la “lettera aperta” aveva avanzato alla regione. In particolare l’adozione di un atto di recepimento da parte della Giunta Regionale delle linee di indirizzo nazionale per l’affidamento familiare dell’8 febbraio 2024 approvato alla Conferenza Stato-Regioni che prevede l’avvio di un percorso di accompagnamento e di implementazione della collaborazione tra pubblico e privato sociale , gli ambiti territoriali, i Tribunali per i minorenni, le Asp, e la rete famiglie.

Obiettivo immediato è l’attivazione dell’assistenza tecnica e di programmi formativi per gli operatori degli Enti locali e delle Asp che dovranno promuovere i Centri Affido in tutta la regione. Un provvedimento che, per il presidente della Giunta, dovrà essere redatto avvalendosi sia del coordinamento regionale che del Tavolo nazionale dell’affido che ha dichiarato disponibilità a dare un suo contributo. Un secondo impegno assunto è stato quello relativo all’attivazione di un osservatorio regionale sui minori fuori della famiglia,  minori collocati i centri residenziali ed in affido che spesso vengono dimenticati e raggiungono la maggiore età senza prospettive  per il loro futuro.

Il presidente Occhiuto e l’assessora Staine hanno accolto ed apprezzato la disponibilità del Dipartimento Sociologia dell’Unical e del coordinamento affido e adozione a realizzarlo senza oneri per la regione. Anche sui minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio calabrese, il presidente della Giunta e l’assessore  ritengono di strutturare un progetto regionale condiviso con il coordinamento  per la loro accoglienza in famiglie disponibili all’affido in sintonia con quella tradizione di accoglienza che ha visto la Calabria attiva in occasione dei tanti sbarchi che l’hanno coinvolta.

Il Coordinamento, poi, ha chiesto riguardo i minori con patologie e bisogni speciali per i quali manca una rete di neuropsichiatria e di comunità sanitarie riabilitative. Una parte di loro potrebbe trovare accoglienza in affido e in adozione ma, le famiglie disponibili, chiedono un adeguato sostegno e supporto per una scelta impegnativa e difficile. Nel dibattito è emersa anche da parte delle associazioni la preoccupazione su quelli che saranno le ricadute negative della “riforma Cartabia”, che ha un impatto sui Tribunali per i Minorenni; scenario che dovrebbe spingere ulteriormente i diversi attori istituzionali e sociali ad attivare un lavoro di rete con una integrazione tra sociale e sanitario che è sempre di più indispensabile. (rcz)

AFFIDAMENTO, IN CALABRIA UN PROBLEMA
PER I MINORI UNA POLITICA SOCIALE NUOVA

di ANTONIETTA MARIA STRATI –  Infanzia, minori, affidamento: In Calabria il problema è più ampio di quanto si possa immaginare. Nella nostra regione, infatti, come riporta il Gruppo Crc in un rapporto del 2020, il tasso di affidamenti familiari è di 1,2 ogni mille residenti – mentre la media italiana è di 1,5 –, e sono solo l’8,8% i bambini e gli adolescenti stranieri in affidamento. Un dato che, oltre a essere inferiore di 10,1% rispetto alla media italiana, è in diminuzione rispetto al precedente rapporto.

Numeri che preoccupano e che dovrebbero indurre le Istituzioni a fare di più nei confronti di quei minori che, da troppo tempo, vivono nei centri residenziali, «una sorta di limbo in attesa che qualcuno si occupi di loro», come ha denunciato Mario Nasone, presidente del Centro Comunitario Agape.

In Calabria, infatti, c’è un grave ritardo sulle politiche del Welfare e, soprattutto, non è mai stato attivato un Osservatorio regionale  regionale sull’infanzia e l’adolescenza, previsto dalla legge nazionale n. 451 /97.

Secondo i dati di Save The Children, infatti, i tempi di permanenza di un minore in Istituto in Calabria è di quattro anni a fronte di uno a livello nazionale e spesso con l’aumentare dell’età  si passa da un istituto all’altro, ormai difficilmente adottabili, fino ad arrivare a diciotto anni senza potere nemmeno contare sull’assistenza da parte della Regione, praticamente in mezzo alla strada.

Per Nasone, infatti, «se poi hanno delle patologie non hanno praticamente speranza di avere una famiglia. I minori in Calabria sono doppiamente abbandonati, a livello informativo perché non ci sono dati su quanti sono e sulla loro condizione», sottolineando come «sono circa centomila i minori a rischio povertà, almeno cinquecento quelli che vivono fuori della famiglia (a cui aggiungere i tantissimi che vivono in famiglie multiproblematiche che avrebbero bisogno di un affiancamento come le madri sole)  ma non conosciamo la loro condizione, i servizi che sono stati attivati. Soprattutto sono abbandonati perché manca un piano regionale per l’infanzia in grado di intercettare e dare risposte ai loro bisogni correggendo anche alcuni squilibri che vedono zone con più servizi ed altre come la Locride, la Piana di Gioia Tauro sprovvisti».

«Per i  bambini e i ragazzi calabresi che hanno bisogno di accoglienza e di solidarietà non mancano le famiglie disponibili anche per i cosiddetti bambini con bisogni speciali  L’affidamento familiare è una famiglia in più per i bambini e diventa la migliore terapia soprattutto nelle situazioni più gravi», ha detto ancora Nasone.

E proprio di questo se ne è discusso nella giornata di studio in Consiglio regionale nei giorni scorsi, dove diversi attori istituzionali e sociali hanno affrontato il tema dell’affido, un «diritto che in Calabria è ancora negato, soprattutto ai minori più fragili che provengono da nuclei familiari che non sono in grado di provvedere a loro».

Coordinati dal giudice onorario Giuseppe Marino, l’evento è incominciato con Vincenzo Starita, delegato dalla ministra per la famiglia Eugenia Roccella, che ha evidenziato l’importanza della recente sentenza della corte costituzionale che ha indicato nella adozione aperta una opportunità per dare una famiglia a quei minori per i quali i rapporti con la famiglia di origine è bene che siano mantenuti.

Nasone, ribadendo come in Calabria si è troppo indietro sul tema dell’affido, ci sono delle isole più meno felici come quella di Reggio dove Comune ed associazionismo hanno una tradizione positiva fin dagli anni ‘80, ma a livello regionale va rilanciato alla luce delle trasformazioni  sociali perché sono cambiate le famiglie che dovrebbero accogliere; è mutata la domanda di affido, sono intervenuti modifiche  legislative, con i rischi ma, anche, con le opportunità che hanno introdotto. Con l’Assessorato regionale alle politiche sociali è stato avviato un dialogo con le associazione che si auspica possa dare frutto.

Le famiglie «potenzialmente disponibili ci sono ma non vanno lasciate sole, vanno formate ed accompagnate da servizi e dalle associazioni. Con un ruolo importante anche delle Chiese locali che si devono interrogare di più anche su queste sfide», ha detto Nasone.

Del ruolo cruciale delle regioni, sul tema dell’affidato, ha parlato Frida Tonizzo, presidente nazionale di AnfaaAssociazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie. Queste infatti, assieme ad Enti locali, Tribunali per Minorenni, e Asp, devono recepire le nuove linee guida nazionali sull’affido, prevedendo investimenti in risorse umane e finanziarie,

Tonizzo, inoltre, ha segnalato la necessità, prevista dalle normative, di dare maggiore ascolto alle famiglie e di garantire alle associazioni impegnate un coinvolgimento anche sui progetti di aiuto del minore. Preoccupa, poi, il crollo delle domande di adozioni internazionali, che non deve passare inosservato anzi, servono, per la presidente di Anfaa, degli interventi specifici.

Mirella Schillaci, magistrata del Tribunale per i minorenni di Reggio, ha evidenziato come una effettiva tutela dei diritti dei minori è possibile solo se, nel territorio, si riesce ad attivare una rete di servizi in grado di intercettare i disagi e di prevedere una loro presa in carico.

La referente del comune di Reggio, la psicologa Maria Grazia Marcianò, ha presentato il lavoro svolto per promuovere e favore la scelta dell’affido e dell’adozione, rimarcando l’importanza di instaurare con le famiglie un rapporto fiduciario e di accompagnamento. Con l’assunzione di nuovi assistenti sociali si potrà garantire una maggiore copertura dei bisogni. Per Francesco D’Amato, delegato dall’Asp, è importante che l’azienda sanitaria faccia la propria parte garantendo una integrazione tra gli interventi sociali e sanitari e ha confermato l’impegno della direttrice Lucia Di Furia a implementare, anche sul fronte degli affidi e delle adozioni, gli interventi delle equipe multidisciplinari.

Francesca Mallamaci, per l’ordine professionale degli assistenti sociali, ha rimarcato il ruolo fondamentale di questa figura professionale sia nella segnalazione dei disagi che nella progettazione degli interventi. Per Pasquale Cananzi, della Camera Minorile, l’avvocatura ha un ruolo importante per la formazione di decisioni che siano effettivamente a vantaggio dei minori più che degli adulti e ha auspicato un coinvolgimento maggiore della comunità nelle azioni a loro difesa.

Nella seconda sessione, i lavori sono proseguiti con il confronto tra la  referente del Tribunale per i minori Mirella Schillaci, l’assessore alle politiche sociali Lucia Nucera del comune, le  famiglie affidatarie e le Associazioni Emmaus di Roccella, Giovanni XXIII di don Benzi e Agape.

Tutte hanno chiesto di essere maggiormente sostenuti nel loro percorso e, soprattutto, di prevedere una migliore comunicazione tra gli Enti preposti, in primis Tribunale per i minori e Comuni, in grado di ridurre i tempi di attesa dei provvedimenti che in alcuni casi si allungano  per mesi e anni con gravi pregiudizio per i minori soprattutto di quelli della fascia di età dai 0 ai 6 anni.

Si è parlato, anche, dell’adozione di minori che presentano patologie e disturbi del comportamento. In Calabria, infatti, mancano servizi di neuropsichiatria e strutture specializzate e questo comporta il rischio che le famiglie che accettano di occuparsi di questi minori, siano lasciate da sole.

«Le famiglie potenzialmente disponibili ci sono ma non vanno lasciate sole – ha ribadito Nasone – vanno formate ed accompagnate da servizi e dalle associazioni. Con un ruolo importante anche delle Chiese locali che si devono interrogare di più anche su queste sfide».

Per questo si rende necessaria un’alleanza tra Istituzioni e Reti Associative, per dare una famiglia a ogni minore in Calabria. Questo perché, come ha già detto Mario Nasone, l’esperienza dell’affido «che negli ultimi quaranta anni ha salvato migliaia di bambini dall’abbandono deve continuare in tutto il nostro Paese, soprattutto nelle zone del Mezzogiorno come la Calabria, dove le povertà minorili materiali ed educative sono più diffuse». (ams)

 

Lunedì FederAnziani presenta risultati progetto su sarcopenia

Lunedì 16 ottobre, in Cittadella regionale, FederAnziani, guidata da Maria Brunella Stancato, presenterà i risultati del progetto incentrato sulla sarcopenia, che è il processo che accelera l’invecchiamento velocizzando la progressiva riduzione della massa muscolare.

Saranno presenti gli assessori regionali Gianluca Gallo ed Emma Staine, il presidente del Consiglio Filippo Mancuso, il prof dell’Unical Giuseppe Passarino, il presidente del Consorzio Olio di Calabria Igp ed il presidente dell’Opi di Cosenza Fausto Sposato.

Il progetto, in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e la regione Calabria, ha toccato, nel corso di questi mesi, vari punti della nostra terra e si è articolato in diversi interventi pratici, più che teorici, insieme agli anziani. Il titolo sintetizza meglio ogni altra parola: La vita non ha prezzo. La prevenzione ad ogni età. Una indagine scientifica in piena regola, con cui sono stati analizzati i danni provocati dal Covid ed, in particolare, dalla inattività e dalla non socializzazione.

«Grazie all’associazione Volare, grazie ai tanti amici che supportano l’iniziativa e grazie anche ai valenti medici e professionisti che hanno abbracciato felicemente l’idea, possiamo dire che finalmente un grande passo verso il mondo degli over, ma non solo, si è compiuto», hanno rimarcato Brunella Stancato ed Antonio Volpentesta, presidente di Volare.

«La sarcopenia è più diffusa di quello che si pensa. Il 13% delle persone di 60-70 anni è affetto da una perdita di massa muscolare significativa, dopo gli 80 anni, questo numero sale fino al 50%. Ovviamente non è facile definire la sua diffusione infatti i sintomi della sarcopenia sono poco riconoscibili e confusi spesso con un normale invecchiamento», è emerso nel corso del progetto.

Durante gli incontri sono stati somministrati ai partecipanti alcuni questionari ed effettuate indagini di screening sulla sarcopenia e su patologie correlate: le visite sono state svolte da personale medico adeguato e strumenti adatti. Inoltre durante gli open day si sono svolti degli incontri/convegni/seminari che hanno coinvolto il pubblico presente dove si è parlato principalmente della cultura della dieta mediterranea, di cibo biologico e di come, anche, l’inquinamento ambientale influisca sulla salute dei cittadini. (rcz)

 

QUANTO PESERÀ L’INVERNO DEMOGRAFICO
SULLE FUTURE GENERAZIONI DI CALABRESI

di PIETRO MASSIMO BUSETTA“Il nostro inverno demografico”, che è una definizione che fa un po’ paura, è cominciato da molto. E  sa tanto  di un letargo lungo, che non prelude però ad una primavera, ma invece ad un processo inesorabile di involuzione verso l’estinzione. 

 In realtà,  gli Italiani che vivono nel nostro Paese rappresentano soltanto meno dell’1 × 1000 della popolazione complessiva mondiale. La nostra estinzione potrebbe essere irrilevante e certamente, in ogni caso,  laddove si producono dei vuoti immediatamente essi vengono riempiti. Ma che è un popolo, voglia continuare ad avere una sua identità, ad avere una politica demografica tale da non estinguersi, con tutte le sue tradizioni e la sua storia,  è non solo legittimo ma certamente opportuno. 

Per questo è stata salutata con molto entusiasmo l’incontro sulla natalità che si è svolto a Roma. E Papa Bergoglio e  la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni bene hanno fatto ad essere stati ospiti della giornata conclusiva degli Stati Generali della Natalità. Insieme sul palco dell’Auditorium della Conciliazione hanno parlato di famiglia. 

Anche se non dobbiamo dimenticare che tutto quello che si farà da oggi in poi avrà effetto soltanto, per esempio sul mercato del lavoro, fra diciotto- vent’anni. E che il prossimo futuro demografico, quello più vicino a noi, è stato già scritto.  

La mancanza di figli stimola psicologi e sociologi a cercare le motivazioni profonde di un processo che riguarda in generale tutte le popolazioni che, laddove raggiungono livelli economici più avanzati e tenore di vita più confortevoli,  sono portati a diminuire il numero di figli, o a non averne  addirittura. 

D’altra parte qualcuno dice che oggi avere figli è un privilegio di chi se lo può permettere, considerato che una filiazione consapevole prevede un impegno, non solo economico, estremamente rilevante. Ma se l’Italia nel suo complesso piange il Sud è in un affanno più grande. 

L’inverno demografico che colpisce l’Italia, e non ci si deve stupire che sia diventato il Paese a più basso indice di natalità in Europa, riguarda oggi soprattutto il Sud. E i dati sono a dir poco allarmanti. Il  decremento è di -6,3 per mille residenti a fronte di -2,6 per mille al Centro e di -0,9 del Nord. Evidentemente su questi dati vi è l’influenza dell’emigrazione economica verso le realtà settentrionali. 

Le Regioni meridionali sono tutte nelle prime posizioni della classifica della perdita  della popolazione. Mettendo a confronto i dati relativi ai nuovi nati e ai deceduti la Basilicata  nel 2022 ha un tasso di natalità per mille abitanti di 6 e di mortalità di 13, il Molise 5,8 nati e 14,7 deceduti, Sardegna 4,90 contro 13 e Calabria 7,30 su 12,4 decessi. Arretra anche la Puglia con 6,7 nati su 11,4 morti, la Campania  con 7,9 nuovi nati e 10,9 decessi e la Sicilia con 7,6 nuovi nati e 12,3 decessi. 

È chiaro che su tale processo  incide molto la mancanza di servizi sociali. Il numero limitato di asili nido, che spesso non consentono alle donne di lavorare, i pochi sostegni alle madri, che in altri paesi come la Francia sono molto consistenti. Ma anche la mancanza di lavoro che fa sì che al massimo in una famiglia ci sia un componente che ha una occupazione. 

La maggior parte di coloro che fanno parte della non forza lavoro sono proprio donne, magari istruite, alle quali non viene dato alcuna opportunità di un lavoro che sia consono al loro livello sociale ed alla loro formazione. Tale evidenza fa riflettere ancor di più sulle conseguenze di uno sviluppo anomalo del nostro Paese, che registra un processo migratorio importante da una parte all’altra,  che certo non aiuta ne incoraggia coloro che vogliono formarsi una famiglia. E che spesso si trovano a dover emigrare in realtà nelle quali, oltre alla carenza di welfare pubblico, viene a mancare anche la rete di protezione sociale rappresentato dalla famiglia.

Che certamente, parlo dei nonni, degli zii, se presente, costituisce un aiuto non indifferente soprattutto nei primi anni di vita dei bambini. Nel 2022 la diminuzione del numero medio di figli per donna riguarda sia il Nord 1,26,  sia il Centro pari a 1,16, che il Mezzogiorno che  si attesta anch’esso a 1,26. 

Purtroppo abbiamo distrutto quella tradizione di famiglia patriarcale, esistente ancora in passato nelle comunità meridionali, per cui in molti di noi vi è il ricordo di una nonna che aveva avuto anche otto-dieci figli. Per il Sud si prospetta una società che non riesce a mantenersi, per la mancanza di equilibrio tra nuove e vecchie generazioni, per cui diventa difficile il sostegno anche pensionistico di una popolazione con una vita media, per fortuna, sempre più lunga, ma proprio per questo con esigenze sempre più rilevanti di una sanità adeguata.

Peraltro la situazione è aggravata anche dal fatto che coloro che sono andati via per mancanza di lavoro, spesso, ritornano, dopo il pensionamento, nella loro terra di origine. Aggravando l’esigenza di sanità, già non adeguata per coloro che sono stati sempre residenti. 

Riflettere sulle condizioni già presenti, ma che si aggraveranno ulteriormente nei prossimi anni, non è un esercizio di puro studio ma deve avere conseguenze operative immediate che riguardino l’esigenza di una crescita consistente in tutte le parti del Paese, ed in particolare in quelle che hanno più possibilità di crescita.

Cosa assolutamente scontata tanto che lo stesso Luigi Einaudi già in un articolo  del 23 giugno del 1900 sul Corriere della Sera affermava riferendosi al Sud: «quando su un campo si sono già impiegati rilevanti capitali, torna più conveniente applicare i nuovi capitali non su di esso ma su nuovi campi trascurati prima perché ritenuti troppo sterili». 

Al di là di fattori sociali, di un sentire diffuso, l’aspetto economico di sopravvivenza, di servizi alla persona di diritti di cittadinanza diffusi ed adeguati diventano un elemento fondante di qualunque politica attiva per le famiglie. Compreso quel reddito di cittadinanza, ormai quasi cancellato, che darebbe ai cosiddetti occupabili maggiori certezze di poter affrontare periodi di difficoltà avendo un ombrello protettivo per superare momenti difficili.

Ma tutto questo prevede che vi sia una produzione di reddito adeguata alle tante esigenze di una società evoluta. L’Italia non può più accontentarsi di crescere allo zero  virgola qualcosa ma deve puntare a tassi di incremento consistenti. Per questo è necessario ripensare in grande, e in questa visione anche il Ponte sullo Stretto di Messina diventa oltre che lo strumento per il recupero dei traffici mediterranei anche il simbolo di una volontà di giocare negli scacchieri  internazionali un ruolo che ormai da anni abbiamo perso. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

Carlino (Spi Cgil): È tempo di lanciare una vera vertenza legata a Salute e Welfare

«È ora di dire basta e di lanciare una vera e propria vertenza legata al diritto alla salute, ad una sanità pubblica realmente universale, un vero welfare, un sistema sociosanitario che funzioni». È quanto ha dichiarato Claudia Carlino, segretaria nazionale di Spi Cgil nel corso dell’iniziativa Il Welfare che non c’è. Confronto e riflessioni su uno stato sociale da costruire svoltosi a Lamezia Terme.

Partendo dalla visione del social movie Tutte a casa, memorie digitali da un mondo sospeso del collettivo Tutte a Casa con la regia di Maria Antonia Fama, la categoria Cgil dei pensionati  ha affrontato il dramma del post Covid, a partire dal senso di solitudine e di fragilità lasciato soprattutto nelle donne, le sole deputate, spesso, alla “cura” senza alcuno strumento a sostenerle nel lavoro, nelle lacune sanitarie da colmare, in un sistema completamente scollato dalla necessità e dai bisogni.

«Il governo è assente e latitante con il Sud. Non possiamo più accontentarci, attendere, sperare – ha ribadito –. La pandemia ha apertamente rivelato tutta l’inadeguatezza del sistema sanitario calabrese e come questo non sia assolutamente universale. Ma nonostante la sanità pubblica sia stata latitante in quei mesi terribili e in quello che ne è seguito, ancora oggi non sono stati adottati provvedimenti per invertire la rotta. Non ci sono risposte, non ci sono proposte».

«Ecco allora che l’aspettativa diminuisce e che vivere e curarsi in Calabria significa vivere una media di dieci anni in meno rispetto a chi vive a Pordenone – ha detto ancora –. Costantemente l’Europa ci chiede di affinare le diseguaglianze ma non si riesce ad andare oltre la progettazione. Non possiamo dimenticare quello che è stato, abbiamo bisogno di risorse sociosanitarie, di un sistema sociosanitario integrato. Invece, abbiamo un governo non attento alle persone fragili. Fare una legge sulla non autosufficienza e non prevedere delle risorse a suo sostegno significa, ancora una volta, non dare risposte».

La discussione è stata ad ampio spettro grazie alla sintesi di più voci. Da quella dell’autrice del film Maria Antonia Fama, a quella di Rubens Curia, presidente Comunità Competente, Celeste Logiacco, Segretaria CGIL Calabria, Rossella Napolano, Segretaria Spi Cgil Calabria, Michele Iannello, Segretario Generale Spi Area Vasta, Amalia Talarico, Segretaria FP Area Vasta, Antonella Bertuzzi, Segretaria CGIL Area Vasta, Bruno Tassone, presidente Auser Calabria, Rossella Napolano, Segretaria Spi Cgil Calabria. (rcz)

Bellofiore (Lega Gioia Tauro): Bene piano 67 mln per assistenza domiciliare ad anziani e disabili

Renato Bellofiore, referente della Lega nella Piana di Gioia Tauro, ha espresso soddisfazione per l’approvazione del piano di 67 milioni di euro per l’assistenza domiciliare ad anziani e disabili nella Regione, annunciato dall’assessore regionale al Welfare, Emma Staine.

«La recente approvazione in Giunta della Programmazione regionale per la non autosufficienza triennio 2019-2021 – ha evidenziato –rappresenta un importante passo avanti per le politiche sociali del territorio. Il finanziamento di oltre 67 milioni di euro consentirà di avviare un percorso di integrazione di servizi socio-sanitari, con l’obiettivo di realizzare un migliore Welfare di comunità regionale e locale». 

«La priorità data dall’assessore al Welfare Emma Staine all’assistenza domiciliare per anziani e disabili – ha continuato – dimostra l’attenzione e la cura verso coloro che necessitano di assistenza e supporto. Grazie a una logica di sussidiarietà orizzontale tra le istituzioni pubbliche e il terzo settore, si garantiranno i livelli essenziali delle prestazioni e si potrà offrire un supporto concreto alle persone non autosufficienti». 

«La priorità data dall’assessore Staine – ha concluso – al sostegno all’assistenza domiciliare per anziani e disabili dimostra la sua attenzione e cura verso coloro che necessitano di assistenza e supporto. Inoltre, il progetto regionale per l’assistenza alle persone non autosufficienti, basato sulla centralità della persona e sui suoi bisogni specifici, rappresenta un passo importante verso una comunità più inclusiva e solidale». (rrc)

TREBISACCE (CS) – Dal Comune aiuto per le famiglie in difficoltà

Il Comune di Trebisacce è destinatario di un finanziamento di oltre 46 mila euro per aiutare le famiglie in difficoltà. Il finanziamento, infatti, si avvale sui fondi Pac Calabria 2007/2013, permettendo alle famiglie che hanno al loro interno persone con disturbi dello spettro autistico potranno richiedere un contributo finalizzato ad abbattere i costi di frequenza dei servizi educativi.

Grande soddisfazione è stata espressa dal sindaco Alex Aurelio: «Il post Covid e l’attuale scenario internazionale pongono tutti di fronte ad una nuova fase emergenziale che ha profondamente cambiato contesto e strategie, portando all’emersione di nuove sfide e bisogni. Un quadro complicato nel quale gli enti locali assumono un ruolo ed una funzione ancora più delicata e centrale di prima, in particolare nella garanzia delle istanze, dei diritti e dei bisogni delle categorie più svantaggiate. In questa cornice, soprattutto alle nostre latitudini, favorire l’inclusione e l’integrazione delle persone con bisogni speciali e, allo stesso tempo, alleggerire il peso che grava sulle spalle delle famiglie diventa per i comuni una delle priorità più impegnative ed al tempo stesso più qualificanti del complessivo governo della cosa pubblica».

«Come Amministrazione Comunale – ha proseguito il sindaco – intendiamo continuare ad accompagnare questo percorso, queste ed altre analoghe iniziative di welfare, con l’obiettivo di stimolare la partecipazione ed il coinvolgimento alla vita della comunità di tutti i cittadini ed impedire che per scarse possibilità si rinunci a diritti come quello della salute o dell’istruzione».

Si potrà fare richiesta fino al 15 febbraio (per le spese imputabili al 2022) e dal 1° marzo al 15 novembre (per le spese imputabili al 2023).

Possono presentare domanda di accesso al contributo, le famiglie residenti in uno dei comuni dell’Ambito (Trebisacce,Albidona, Alessandria del Carretto, Amendolara, Canna, Cassano All’Ionio, Castroregio, Cerchiara di Calabria, Francavilla Marittima, Montegiordano, Nocara, Oriolo, Plataci,Rocca Imperiale, Roseto Capo Spulico, San Lorenzo Bellizzi, Villapiana), con un ISEE del nucleo familiare, inferiore o pari a 30 mila euro e in possesso della certificazione di diagnosi di disturbo dello spettro autistico rilasciata da unastruttura pubblica.

È di 5000 euro il contributo concedibile per ciascunsoggetto con DSA presente nel medesimo nucleo familiare per ciascuna delle annualità 2022 – 2023. In particolare è possibile ottenere fino ad un massimo di 5000 euro per le spese già sostenute al 31 dicembre 2022 e fino ad un massimo di 5000 euro per le spese da sostenere nel 2023 (dal 1° gennaio al 31 ottobre 2023). In caso di nuclei familiari in cui siano presenti, da stato di famiglia, più persone aventi i requisitirichiesti per accedere alla presente iniziativa, è possibile presentare istanza per ciascuno di essi. (rcs)

Welfare, terminate le riunioni tra l’assessore Staine e gli Ambiti territoriali della Calabria

Serve, da parte dei sindaci, una maggiore sinergia tra gli Enti territoriali. È quanto è emerso dagli incontri tra l’assessore regionale al Welfare, Emma Staine e gli Ambiti Territoriali della Calabria.

L’assessore Staine si è detta disponibile a coadiuvare gli amministratori locali in un dialogo costruttivo, in un percorso costante. Tra l’altro, ha sollecitato i sindaci a sottoscrivere l’apposita convenzione tra il proprio Comune e il ministero della Disabilità per promuovere e incentivare l’utilizzo della disability card, strumento che consente alle persone con disabilità di accedere ad una serie di servizi gratuiti o a costo ridotto nell’ambito dei trasporti, della cultura e del tempo libero sul territorio nazionale e in Europa.

La tessera, introdotta da Erika Stefani della Lega, ex capo del dicastero per le disabilità, consente di rispondere alle esigenze della disabilità non solo sul piano dell’assistenza e dei servizi, ma anche semplificando e sburocratizzando i processi.

Inoltre, l’assessore al Welfare, nel corso delle riunioni, ha anche annunciato la propria volontà ad avviare un percorso di miglioramento della Legge 328/2000.

«Il 25 gennaio prossimo – ha spiegato Staine – sarò a Roma in qualità di coordinatrice della Commissione Politiche sociali, in seno alla Conferenza delle Regioni, e sarà mio impegno proporre alcune ottimizzazioni alla legge quadro sui servizi sociali, che possano consentire un maggiore snellimento nelle procedure e una partecipazione più incisiva delle Regioni. Ritengo, infatti, che l’Ente, il quale fino ad oggi ha svolto esclusiva funzione intermediaria nella gestione economica delle risorse erogate dal ministero, debba avere un ruolo primario». (rcz)

 

Welfare, l’assessore Staine ha incontrato i sindaci del Crotonese

L’assessore regionale al Welfare, Emma Staine, ha incontrato i sindaci dell’Ambito Territoriale Sociale della Provincia di Crotone. Si tratta del primo di una serie di programmata di interlocuzioni tra l’assessorato e gli Ambiti territoriali calabresi.

Ai primi cittadini intervenuti, l’assessore Staine ha ricordato che le risorse economiche per il Piano di contrasto alle povertà – che ammontano a oltre 76 milioni ripartite nel triennio 2021/2023 – sono già state assegnate alla Regione Calabria dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali. I rappresentanti locali hanno evidenziato le criticità incontrate sinora, ma anche la convinzione del superamento delle stesse con l’incremento di nuovi progetti e il supporto dell’assessorato regionale al Welfare.

«Ai sindaci dell’Ambito territoriale di Crotone va il mio ringraziamento – ha dichiarato l’assessore Staine – per avermi dato riscontro sulle politiche sociali adottate in quei territori, per le loro istanze, ma anche per le loro proposte. Per me tutto ciò rappresenta la base sulla quale costruire un rapporto disciplinato dalla coerenza e dalla trasparenza».

«Le risorse economiche ci sono e bisogna utilizzarle al meglio, senza tralasciare nulla. Con una corretta previsione di spesa – ha continuato l’assessore – e soprattutto bene indirizzata, i fondi a disposizione dovranno rappresentare una svolta positiva per le fasce più deboli. Questa volta bisognerà lavorare bene, perché lo spreco di risorse non è più ammissibile».

«I sindaci, che sono le vere sentinelle dei nostri territori, dovranno aver massima cura perché ogni iniziativa rivolta al sociale si traduca in fatti, in concretezza. Da parte mia e dell’assessorato – ha concluso Staine – posso garantire sempre ogni forma di sostegno al lavoro e al percorso degli Ambiti territoriali». (rcz)