La tragedia della pineta di Satriano, dove la giovanissima Simona Cavallaro, è stata aggredita e sbranata da un brando di cani, in gran parte randagi o non registrati, è sconvolgente scoprire che già un anno fa in Consiglio regionale Marcello Anastasi aveva lanciato l’allarme sul rischio di aggressione di animali ai danni di persone nel territorio calabrese.
Era esattamente nel mese di agosto dell’anno scorso che il consigliere regionale di “Io resto in Calabria” Marcello Anastasi, aveva lanciato un’allerta sui livelli critici raggiunti dal fenomeno del randagismo in Calabria e sulle inadeguate risorse economiche messe a disposizione dalla Regione Calabria a favore degli enti e delle associazioni per fronteggiarne il problema. Ancora oggi rimangono tanti nel territorio gli animali abbandonati, che oltre a poter essere aggressivi e portatori anche di Zoonosi evidenziano come il fenomeno dell’abbandono aumenti soprattutto in estate.
Sul problema del randagismo e del rischio di aggressione di animali abbandonati ai danni delle persone che grava in molti comuni calabresi, Marcello Anastasi, ricorda pure le preoccupazioni dell’ex Sindaco del Comune di Seminara nei riguardi di possibili casi di aggressione da parte di numerosi cani abbandonati e liberi per le strade del paese, impossibilitato allora a poter fronteggiare il problema a seguito delle ristrettezze economiche e della mancanza di aiuto concreto da parte di altre Istituzioni competenti.
L’attuale caso di Simona Cavallaro, la ragazza di 20 anni di Soverato, attaccata e uccisa da un branco di cani, riaccende i riflettori sulla questione per la quale il consigliere regionale Marcello Anastasi, purtroppo aveva già visto lontano. Oggi ritornando sull’argomento ancora una volta pone all’attenzione l’urgenza di intervenire da parte della Regione Calabria nel ripartire consistenti e adeguate risorse economiche per affrontare il problema ipotizzando la realizzazione di una massiccia campagna di sensibilizzazione e prevenzione mass mediale che preveda il coinvolgimento di scuole e associazioni.
«Serve – ha dichiarato Anastasi – rafforzare il controllo del territorio nei boschi e in prossimità delle discariche abusive o di cassonetti della spazzatura che finiscono spesso per incrementare la presenza di cani abbandonati. Nelle province calabresi serve un numero maggiore di rifugi sanitari dotati di locali adibiti ad ambulatori con dotazioni strumentali adeguate, unità tecniche di recupero degli animali, incrementare le azioni di sterilizzazione dei cani e il loro smistamento nelle varie strutture che ancora oggi risultano numericamente insufficienti rispetto al reale bisogno. Credo sia necessario che molti comuni calabresi ancora inadempienti debbano adeguarsi alle necessarie convenzioni per fruire di servizi utili a dare ricovero e accoglienza agli animali randagi presenti nel loro territorio ma anche di occuparsi dei cani di proprietà ovvero che hanno un padrone, responsabilizzandolo. Ogni proprietario è obbligato per legge a prendersi cura del proprio cane e quindi di non lasciarlo vagare nel territorio senza essere controllato. I Comuni sono responsabili del randagismo nel proprio territorio e dovrebbero dotare i vigili di un lettore di microchip, cosa che allo stato attuale sembra non essere. I vigili dovrebbero predisporre dei controlli per la microchippatura dei cani ed in caso contrario applicare le relative sanzioni anche per la mancata custodia. Nel caso della ragazza di Satriano, non si trattava di cani randagi ma di un branco di cani non microchippati e non controllati dal proprietario, tant’è che lo stesso proprietario avrebbe potuto negarne la proprietà, proprio per la mancanza di microchip. In questo caso se il proprietario avesse voluto non ammettere la proprietà dei cani, la responsabilità del tragico accaduto sarebbe ricaduta sul Sindaco del Comune». (rp)