di FRANCO BARTUCCI – Nel concludere il servizio ultimo, pubblicato da Calabria. Live domenica 3 novembre 2024, su città unica o grande Cosenza, nel citare l’attesa che si è creata per il giudizio ad opera del Tar Calabria sui vari ricorsi presentati avverso e a favore del disegno di legge regionale sulla fusione di Rende, Cosenza e Castrolibero in città unica e relativo referendum consultivo indetto per il prossimo 1° dicembre dal presidente della giunta regionale, Roberto Occhiuto, ho auspicato un giudizio vero e sano non alla “Ponzio Pilato”.
Nel senso di eventuali rinvii e accomodamenti di sorta, per come è accaduto negli anni ottanta/novanta, quando alcuni dipendenti dell’UniCal si rivolsero al Tar Calabria, a tutela del diritto di residenzialità, come prevedeva la legge istitutiva, e in quella circostanza il giudizio fu folle.
Il ricorso fu respinto in quanto, pur avendo i dipendenti ragione nell’ usufruire degli alloggi di servizio del centro residenziale, il legale di parte non aveva allegato la delega dell’incarico alla memoria difensiva, portando di fatto a distanza di anni a svuotare il Campus universitario della presenza sia di docenti che di non docenti.
L’auspicio, quindi, è quello che il giudice del Tar Calabria sappia guardare al passato e alla storia dell’UniCal del presente e del futuro, in quanto il disegno di legge predisposto dal Consiglio regionale sulla fusione dei tre comuni in città unica sopra richiamati, crea la sua prima vittima proprio nell’Università della Calabria impedendole il diritto di svilupparsi in quell’area urbana di Rende e Montalto Uffugo come deliberò a norma di legge il Comitato Tecnico Amministrativo con la delibera del 31 luglio 1971.
Un disegno di legge che divide in due il progetto dell’Università della Calabria spostando la barriera finora ancora attiva del fiume Campagnano tra Rende e Cosenza a quella del fiume Settimo che crea la barriera divisoria tra Rende e Montalto Uffugo.
Abbiamo nell’Università oggi una creatura ancora in erba che deve crescere e svilupparsi, secondo la delibera del Comitato Tecnico Amministrativo di cui sopra su di un asse tra la Statale 107 Crotone/Cosenza/Paola ed il tracciato ferroviario Cosenza/Paola/Sibari con incrocio in località Settimo di Montalto Uffugo per una lunghezza di 3.400 metri.
Se la classe politica odierna, che ha lavorato nella stesura di un disegno di legge inconsistente e vuoto (padre perdona loro perché non sanno quello che fanno), privo di significati sociali, economici, culturali molto alti per il bene della società che vi risiede nell’area, come la stessa opinione pubblica che si è spaccata tra i pro ed i contrari e gli indifferenti, creando una condizione di vita di piena incomunicabilità (vedi la torre di Babele), è più che auspicabile che il giudice chiamato al Tar Calabria ad affrontare nella giornata del 6 novembre ad esaminare i vari ricorsi avverso il disegno di legge ed il referendum consultivo, fissato per il prossimo 1° dicembre con decreto del Presidente Roberto Occhiuto, si rivesta dei panni del Re Salomone e sappia in piena coscienza fare la sua valutazione di giustezza emanando un giudizio ed una sentenza sana e rispettosa della vita, che nel caso individuiamo nel diritto alla vita dell’Università della Calabria, che non può subire un taglio netto del suo corpo in due, perché ne sarebbe la morte, la cui agonia è già iniziata tenendola bloccata su quella collina di contrada Vermicelli e contrada Rocchi.
Per chi ama la storia ed in particolare quella dell’Università della Calabria è il caso di ricordare che già i Consigli comunali di Rende e Cosenza nella prima decade del mese di marzo 1998 raggiunsero l’accordo di costituire un’area urbana unica tra i due comuni e superare il blocco del Campagnano, che portò il sindaco Giacomo Mancini a dichiarare: «In questa iniziativa c’è il superamento del municipalismo più deteriore. Le nostre sono città piccole e come tali hanno sempre contato poco. Noi abbiamo l’ambizione di diventare più forti, creando un’autorevole area urbana, quella del Crati, dalla quale è passata la storia. Anche oggi come in passato Cosenza si propone punto di riferimento con un primo progetto, quello della metropolitana, che dovrà costituire un richiamo».
Finanche il sen. Antonio Gentile il 26 agosto 2001 dichiara alla Gazzetta del Sud parlando della “Grande Cosenza” (ricordate Andreatta?) e del rapporto con l’Università della Calabria: «Cosenza città non ha mai tratto grossi benefici dalla presenza dell’Università, e questo è un trend che noi vogliamo assolutamente ribaltare. La città a cui pensiamo non conosce muri e frammentazioni, ma racchiude tutte le risorse presenti, esaltandole. Occorre realizzare una grande sinergia di intendi per non far disperdere all’area urbana cosentina i cospicui finanziamenti di Agenda 2006 per costituire, intorno alla storia, alla tradizione ed alla cultura della città capoluogo un collante che porti benefici a tutto il comprensorio».
Ed ancora mi piace ricordare in questi momenti di forte conflittualità e di grande confusione ciò che disse il Presidente Silvio Berlusconi ai giovani calabresi ed alla Calabria intera, in occasione del conferimento della laurea “Honoris Causa” in ingegneria gestionale il 27 novembre 1991, riferendosi proprio all’Università della Calabria.
«Queste opere – disse – vanno fatte vedere, vanno portate all’attenzione nazionale in primo piano. Sono stupito e felice. Complimenti, auguri Calabria». Ed ancora proseguendo rivolto soprattutto ai giovani universitari presenti nell’aula celebrativa: «Preparatevi bene, non temete di osare e battervi per raggiungere quel che sembra impossibile raggiungere. Provate, riprovate, lavorate anche quando gli altri riposano e vedrete che il successo sarà vostro. Io, da oggi, vi sarò più vicino, sarò più vicino, sarò più vicino a questa università del profondo Sud. La materia uomo qui non manca, la vostra intelligenza, la vostra cultura saranno le armi vincenti di questa bellissima terra di Calabria».
Di fronte a tutto questo rivendico al Giudice del Tar Calabria, una sentenza salomonica, che ci consegni il diritto alla vita dell’Università della Calabria, così come ci venne consegnata, a norma della legge istitutiva e successivi provvedimenti legislativi, dai padri fondatori come in precedenza evidenziato, in modo di andare alla scrittura di una nuova legge in piena concordia tra le parti interessate, per come peraltro fu chiesto al Presidente Occhiuto attraverso la lettera aperta a lui indirizzata pubblicata da questo giornale il 7 agosto scorso.
Anche perché nel frattempo è arrivato un lavoro di ricerca ed analisi dell’area richiamata, che verrà pubblicato nel Domenicale del prossimo 10 novembre, sviluppato dalla prof.ssa Rosanna Nisticò, economista dell’UniCal, che comprova la validità, per effetti demografici ed economici, dell’asse portante Montalto, Rende, Cosenza per dare spazio al sorgere della nuova Grande Cosenza nella Media Valle del Crati, città europea e di riferimento per l’intera area mediterranea. (fb)
In copertina, foto di Vittorio Talarico.