Grande successo, a Vibo Valentia, per la mostra fotografica Lu Scarazzu di Mario Greco, ospitata all’interno della Sala Valentia Sensibile a Palazzo Santa Chiara, sede del Sistema Bibliotecario Vibonese.
Il fotografo di Carlopoli, che ama ritrarre gli uomini al lavoro, nella primavera del 2015 in più occasioni ha documentato l’antichissimo mestiere dei carbonari, che facendo bruciare in modo accorto e lento tronchi di leccio appositamente sistemati a forma di piccolo vulcano (lu scarazzu) riescono a ottenere il carbone naturale, che negli anni scorsi serviva come carbonella per alimentare il braciere, molte volte unico sistema di riscaldamento in tante case, e da qualche tempo il carbone calabrese viene richiesto per cucinare la carne da ristoranti e dalle migliori griglierie anche fuori i confini nazionali.
L’idea di esporre le foto di Mario Greco nella sala Valentia Sensibile, che in miniatura presenta uno scarazzu, è stata dello scultore Antonio La Gamba, che ha invitato il fotografo e l’editore Demetrio Guzzardi a presentare al pubblico vibonese, in occasione del “Maggio dei libri” gli scatti che raccontano un pezzo di storia sociale della Calabria.
La proposta è stata subito accolta e condivisa dal neo presidente del Sistema Bibliotecario Vibonese, Corrado L’Andolina, che desidera che le esposizioni fotografiche e artistiche siano di casa al Sistema Bibliotecario.
All’inaugurazione e alla conclusione della mostra si sono tenute due interessanti conversazioni sul tema, attorno allo scarazzo, introdotte e coordinate da Demetrio Guzzardi a cui sono intervenuti: Antonio La Gamba, Daniela Rotino, Gilberto Floriani, Pino Cinquegrana e Luigi Guzzo.
Proprio mentre l’incontro finale stava per concludersi è giunta la notizia della morte del prof. Luigi Lombardi Satriani, l’autore del reportafe fotografico, Mario Greco, ha voluto dedicare questa serata al grande antropologo calabrese.
«Ricordo con affetto la sua accoglienza, i suoi consigli e le sue esortazioni ad andare avanti nella fotografia sociale calabrese che lui tanto amava. Ci mancherai prof». (rvv)