IL PROF. PIETRO MASSIMO BUSETTA SUGGERISCE DI ISTITUIRE UNA TASK FORCE CHE CERCHI INVESTITORI;
Il Porto di Gioia Tauro

“STRAPPARE” LA ZES UNICA ALLA POLITICA
E RIPARTIRE POI CON UN PROGETTO SERIO

di PIETRO MASSIMO BUSETTAAlcuni dicono che è un ritorno alla vecchia Cassa del Mezzogiorno. Altri sostengono che era l’unico modo per correggere gli errori della vecchia impostazione. 

In realtà dipenderà tutto da come sarà gestito il cambiamento. Parlo della Zes unica, che a breve riguarderà tutto il Sud. I limiti che riguardavano le otto Zes previste finora derivavano dal fatto che la politica aveva voluto piegarle alle proprie esigenze. Esse nascevano, come per esempio in Polonia, per avere dimensioni territoriali limitate e formare delle enclave, molto concentrate di aziende provenienti dall’esterno dell’area, che dovevano in tali territori trovare alcune condizioni particolari, quali un collegamento privilegiato con la infrastrutturazione del Paese, il controllo della criminalità organizzata estremamente deciso, e poi delle condizioni di vantaggio circa un cuneo fiscale favorevole e differenziato, e una possibilità di esenzione degli utili eventuali, per qualche anno, dawll’imposizione fiscale.

La realtà invece è stata che le Zes erano state ideate e cucite addosso agli interessi politici di chi aveva avuto il pallino in mano per delimitare le aree. Per cui aveva individuato come aree Zes quelle dove erano localizzate le aziende dei propri clientes, in modo che fossero destinatari dei vantaggi che esse fornivano. Tradendo il vero obiettivo che era quello di attrarre investimenti dall’esterno dell’area.

E i commissari erano diventati spesso, invece che “venditori “ di territorio,  gestori di risorse per riqualificazioni di strutture esistenti o per opere pubbliche anche necessarie, ma lontani dalla mission per la quale le Zes erano state costituite. Il fatto poi che le nomine dei commissari erano state fatte dal precedente  Governo è stato un elemento ulteriore per rimettere in discussione l’impianto costituito. 

Azzerare tutto, salvando l’idea dell’attrazione degli investimenti, se attuata in maniera virtuosa ed evitando gli errori possibili, può diventare un modo per far ripartire l’idea originaria che sta alla base delle Zone Economiche Speciali. La costituzione di una task force che possa andare in giro per il mondo per cercare investitori interessati a localizzarsi nelle aree del Mezzogiorno è il punto focale che non bisognerà perdere. 

Evidentemente la condizione primaria che bisognerà offrire territori ben collegati all’infrastrutturazione complessiva potrà facilmente essere soddisfatta. Invece bisognerà stare molto attenti a garantire a coloro che vorranno impiantare una grande o piccola impresa nel Mezzogiorno la condizione che nel territorio prescelto vi sia un controllo adeguato della criminalità organizzata.

La mancata concentrazione, che sarà conseguente ad una Zes unica, potrebbe far diventare complessa l’attuazione di una simile condizione. Anche l’elemento di vantaggio, che riguarda un costo del lavoro più basso per incoraggiare la localizzazione delle imprese, potrebbe diventare complesso una volta esteso a un territorio così ampio. Ma considerato che il ministro Provenzano aveva già esteso un cuneo fiscale più vantaggioso a tutto il territorio meridionale l’estensione della Zes, per tale aspetto, non provocherà alcun cambiamento.

L’ultimo aspetto riguarda la favorevole tassazione degli utili che dovrebbe avvenire tramite un credito d’imposta che si sta attuando per i prossimi tre anni. Una gestione centralizzata, che come è stato assicurato in termini di struttura amministrativa costerà meno di quanto non era previsto con le otto organizzazioni territoriali, potrà essere indirizzata molto più facilmente ai grandi investimenti necessari per ampliare la base manifatturiera necessaria per creare quel numero di posti di lavoro indispensabili perché si potenzi la branca, che nel Mezzogiorno è assolutamente sotto dimensionata e che dovrebbe occupare perlomeno due, tre milioni di addetti, obiettivo estremamente complicato partendo dalle condizioni attuali. 

Rischi di questa nuova impostazione riguardano il fatto che si riparte con una nuova struttura che per andare a regime avrà bisogno del suo tempo, il pericolo che le iniziative già programmate dal lavoro degli otto commissari possano bloccarsi, il timore che una serie di condizioni favorevoli, estese a tutto un’area così ampia, possano nel tempo non essere più sostenibili da una finanza del Paese, che sta dimostrando tutti i limiti che conosciamo.

Bisognerà vedere poi se l’approvazione generale che è stata data dall’Unione circa i vantaggi estesi ad un territorio così ampio, al momento dell’articolazione delle norme, possa essere in qualche modo negata nel momento dell’adozione effettiva. Ma la centralizzazione di un settore così importante riguardante l’industria manifatturiera fa capire che il Governo ha messo mano ai nodi cruciali del mancato sviluppo del Sud. 

Essere poi intervenuto sul settore cruciale della formazione e collegata dispersione scolastica, facendo diventare l’abbandono scolastico un reato punibile con due anni di carcere, per i genitori che se ne sono colpevoli, dimostra quella sensibilità necessaria per l’altro corno importante che riguarda il cambiamento necessario nel Sud. 

La creazione di posti di lavoro da un lato ma, contemporaneamente, investimenti importanti nel settore scolastico, che devono riguardare la presenza di asili nido, il tempo pieno a scuola e la lotta senza quartiere alla dispersione scolastica, in maniera da provare a formare buoni cittadini, che invece di scegliere una classe dominante estrattiva come propria classe dirigente provino ad individuare, al momento delle votazioni, coloro che si candidano per conseguire il bene comune e non per ottenere vantaggi per i propri parrocciani é fondamentale per un Paese.

Per far capire anche a coloro che si candidano che i voti non possono più raccogliergli, come spesso hanno fatto, con le reti ma che devono provare ad imparare a pescare il consenso convincendo l’elettore. Manca ancora una sensibilità più particolare verso il settore turistico, che certo non può raggiungere perlomeno i livelli fisiologici che dovrebbe avere nel Mezzogiorno, senza un adeguato progetto. Adesso certo la Zes unica potrebbe essere estesa al settore turistico in maniera che possano arrivare grandi investimenti di operatori importanti del settore. Vedremo  presto quali saranno i frutti di un cambiamento importante. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]