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L'OPINIONE / Pietro Massimo Busetta: Lo schiaffo al Sud un vulnus pesante all'unità del Paese

L’OPINIONE / Pietro Massimo Busetta: Lo schiaffo dal Senato al Sud un vulnus pesante all’unità del Paese

di PIETRO MASSIMO BUSETTAUn pugile suonato che non reagisce più. Ormai da anni, abituato a prenderle senza alcuna capacità di rispondere in modo adeguato, il nostro Sud non sa far altro che leccarsi le ferite. L’opposizione all’autonomia differenziata, approvata martedì in Senato, viene descritta come una battaglia di retroguardia, di chi non vuole cambiare per continuare ad essere assistito. 

Attaccato il Sud dai grandi quotidiani nazionali, l’autonomia si veste di una cornice di legittimità data da opinionisti che facilmente si schierano con il vincitore, e purtroppo anche i grandi maestri non hanno resistito al fascino  del potere, mentre i propri rappresentanti per non essere messi da parte, aderenti a partiti nazionali, non possono far altro che far buon viso a  cattivo gioco e sostenere a pappagallo la litania che così il Sud ci guadagna.

Una situazione irrecuperabile, vaso di coccio tra vasi di ferro in un Paese duale, nel quale conta come asso di picche quando la briscola è a denari, si dibatte nella sua incapacità di reagire, pestando l’acqua nel mortaio, con una popolazione che ha la sensazione che le problematiche non la riguardano,  tranne poi a scagliarsi contro l’ultimo degli infermieri in un pronto soccorso perché il servizio è da terzo mondo. Il che fare è una domanda complicata, confusi tra continuare a giocare a un tavolo che lo vede sempre perdente o  allontanarsi e andare fuori gioco. 

La cronaca di questi giorni ha le sue radici negli anni e nei mesi passati. Quando si è consentito alla Lega (sempre Nord) di essere l’unica forza territoriale. Guardando i notiziari televisivi ci si accorge che i principali ministeri sono nelle loro mani. E ci si deve sentire rappresentati da Giancarlo Giorgetti al Ministero dell’economia e delle finanze, o da un Roberto Calderoli al Ministero per gli Affari Regionali e le Autonomie. 

Dovrebbero essere i Ministri di tutti, invece giocano a favore di una sola parte e i goal che fanno non sono per l’Italia ma solo per il Nord. Il  tema di contare così poco, in un Paese così grande ed economicamente potente, di non avere il diritto ad un progetto di futuro nella propria terra, di dovere pensare solo all’aereo nel caso in cui ci siano delle patologie importanti, di convincere molti giovani che per risolvere il problema personale l’unico modo sia di emigrare, alla ricerca dei diritti, e come dar loro torto, è centrale. 

Che poi è quello che vuole la struttura produttiva del Paese, cioè di spostare le professionalità laddove la loro bulimia continua a creare posti di lavoro e opportunità interessanti, per  sentirsi cittadini con tutti i doveri ma anche i diritti. Pronta a strapparsi le vesti quando si dà  un’alternativa all’emigrazione, con un reddito di cittadinanza, di sopravvivenza. Pericolosa china quella sulla quale si sta adagiando il nostro Paese.

La possibilità che primo o poi la corda eccessivamente tirata  possa spezzarsi è molto alta. E in assenza di statisti, ma in presenza soltanto di gestori di una situazione complicata, la possibilità che alla fine invece di indirizzare il Paese verso traguardi importanti, come ha fatto Helmut Kohl in Germania,  ma che si gestiscano le forze in campo, é alta. In tale situazione le forze rappresentanti  del Sud sono estremamente deboli e quindi hanno poca rilevanza. 

Il lavoro di ricostruzione della consapevolezza di una popolazione sulla quale si è abbattuta la problematica della dispersione scolastica, la mancanza di lavoro, una criminalità dilagante, è molto complicato e richiede tempi lunghi. Tanto lunghi da consentire nel frattempo la desertificazione di una realtà importante per il Paese.

Di questo alcune forze non tengono conto. Non capiscono che lo schiaffo che è stato dato martedì al Sud non è uno shock elettrico dato   a chi non vuole caricarsi delle proprie responsabilità, quanto un vulnus molto pesante all’unità del Paese.

Bene hanno fatto i partiti della minoranza a sbandierare il tricolore in Senato, perché in realtà non è solo quello che viene strappato, ma anche la possibilità di essere il Paese un protagonista nell’Unione.

Perché lasciare nel freezer, congelato, il 33% della popolazione e il 40% del territorio e pensare di poter concentrare tutto nelle lande nebbiose bergamasche, bresciane o emiliane romagnole,  é da masochisti. Nulla di simile rispetto a quello che  ha  fatto la Germania per esempio. Che si é impegnata  per finalmente mettere a regime la ex Ddr. Diventando la locomotiva  d’Europa, ritornando ad avere ruolo di capofila nell’Unione.

Un Nord ricco che ha fatto prevalere con l’approvazione della legge sulla autonomia la teoria che il Sud é una palla al  piede, della quale bisogna liberarsi, lasciando affondare lo stivale da solo, sicuri che in questo modo la parte forte si salverà.  

Ma non capire che il venir meno di un mercato importante, instillare gocce di odio e di indipendentismo in un organismo fragile, é una operazione pericolosa, con risultati imprevedibili. L’effetto dirompente di una scuola con livelli diversi di apprendimento, dovute alla possibilità di pagare meglio gli insegnanti, il permanere di una sanità di qualità migliore che continui ad alimentare i viaggi della speranza, in sintesi la possibilità di dominare e fare le leggi che servono al Nord bulimico, grazie ad una possibilità di ricatto data da una forza territoriale senza la quale il Centro Destra non può governare il Paese, diventa pericoloso. 

Non si fermeranno qui, adesso cercheranno di far passare le gabbie salariali, forti di un supposto diverso costo della vita, che tiene presente gli affitti ma non il costo della mancanza di servizi. La domanda di che fare rimane insoluta, oltre alla denuncia e a lavorare per la crescita della consapevolezza c’è poco da fare. 

«Guai ai vinti» dice Brenno di fronte alle rimostranze di un senatore romano che si accorge che la bilancia che deve pesare l’oro é truccata. E i nuovi Galli non sono diversi da quelli del 390 a.c.  E a breve i loro centri studi, dimostreranno  con abbondanza di dati, come tutto questo avvantaggia il Sud. 

Ma é incomprensibile come un Sud sempre avvantaggiato, che utilizza le risorse del Nord, poi abbia un reddito procapite che è la metà di quello del Nord. Misteri della fede. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]