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Istat, sul turismo pre-covid in Calabria

La stagione turistica estiva è alle porte, ma la riapertura delle attività è soggetta a molte incertezze legate agli effetti determinati dall’epidemia del coronavirus. Gli interrogativi sono moltissimi: come cambieranno i comportamenti delle persone nei confronti del turismo? Quale sarà l’effetto della crisi economica? La percezione del rischio favorirà i flussi turistici verso le aree di prossimità e più sicure – ossia a più bassa densità del contagio – come com’è la Calabria? Si eviteranno i luoghi affollati, a favore dei territori che possono fare leva sul bene di lusso, qual è oggi, lo spazio fisico, che è diffusamente disponibile in Calabria? L’incertezza sulla ripresa delle attività turistiche è anche alimentata dalla capacità del sistema di offerta regionale di poter cogliere le sfide e le opportunità della fase post-covid. E’, quindi, importante capire le condizioni strutturali dell’offerta di servizi turistici della Calabria. In questa nota ci si limita a descrive alcune caratteristiche del turismo calabrese utilizzando i dati recentemente pubblicati dall’ISTAT.

Unità locali e addetti. In Calabria, cosi come in tutto il paese, il lockdown ha interessato tutta la filiera dell’offerta di servizi turistici. Formalmente il Dcpm non ha determinato la chiusura degli alberghi, ma l’operatività degli stessi è stata di fatto bloccata. Pertanto, la chiusura delle attività ha riguardato 1613 imprese turistiche che occupano 6225 persone: la dimensione media degli operatori turistici è di 2. occupati per unità locale. La quota delle imprese turistiche rispetto al totale delle imprese regionali è pari all’1,4%, mentre gli occupati settoriali sono il 2,2% dell’occupazione totale censita dall’ISTAT. Rispetto al settore turistico italiano, quello calabrese pesa per il 2.3% delle imprese nazionali e per l’1.9% dell’occupazione totale settoriale.

I diversi comparti dell’offerta turistica. La tabella 1 mostra come il settore alberghiero sia quello più importante in termini numerici all’interno dell’intera filiera turistica regionale: gli alberghi in Calabria sono 580 (il % del unita totali regionali) con un livello occupazionale di 2991 unità (il % dell’occupazione settoriale in regione). Importante è anche il ruolo dei 164 Villaggi turistici censiti dall’ISTAT in cui lavorano 1318 persone. Così come avviene in Italia, anche in Calabria si registra una significativa presenza dell’ospitalità diffusa che fa riferimento all’aggregato “Affittacamere per brevi soggiorni, case ed appartamenti per vacanze, B&B, residence, alloggio in agriturismi”: nel 2017, che è l’ultimo anno disponibile, le unità locali erano 483  e gli occupati 1103.

In Calabria, le aree di campeggio e le aree attrezzate per camper e roulotte sono 90 con 194 totali. Relativamente poco presente (il % delle imprese totali) è l’offerta che proviene da ostelli della gioventù (4 in tutta la regione), rifugi di montagna (3) e di colonie marine e montane (4).

La dimensione media delle imprese. Un aspetto importante del turismo è la dimensione delle imprese che in esso operano. Sia in Italia, sia in Calabria il numero medio di addetti per impresa è basso: un’impresa turistica italiana occupa mediamente 4.8 addetti che diventano 3.86 in Calabria (figura 1). Considerando i comparti più importanti del turismo regionale , la dimensione media degli alberghi è 5.1 occupati, mentre nei villaggi turistici aumenta a oltre 8 addetti per unità locale. In entrambi i casi, la dimensione è minore di quella che si osserva in Italia, in cui negli alberghi lavorano in media 9.8 addetti e nei villaggi 11.7 addetti (vedi  tabella sopra).  (fa)

[courtesy opencalabria.com]