Da regione Covid-free (o quasi, a parte l’ottimistica e generosa visione dei tedeschi di qualche giorno fa) la Calabria si avvia inesorabilmente a diventare area a rischio 4, dove il rosso che marchia le regioni in grave situazione di pericolo non corrisponde alla vergogna che i nostri governanti dovrebbero mostrare nei confronti dei calabresi. Anni di commissariamenti continui, un disastro per la già disastrata sanità calabrese, per arrivare a maggio dello scorso anno al trionfo dell’inutilità, con danno e ulteriore beffa per i cittadini di questo difficile territorio, il decreto Calabria. Votato e presentato in pompa magna a Reggio come panacea di tutti i mali, si è rivelato un nuovo disastro e, quel che è peggio, il Governo si avvia a prorogarlo con la nomina di un supercommissario.
Eppure, sette mesi fa un gruppo di medici, scienziati, specialisti ed esponenti della società civile, aveva presentato al ministro della Salute Roberto Speranza un documento con proposte operative, per fronteggiare la crisi Covid di cui ancora non si era capita la portata. C’era – come c’è tuttora – un problema sanità in Calabria e le soluzioni indicate sette mesi fa avrebbero aiutato non poco ad affrontare in maniera diversa questa nuova ondata di pandemia. Il gruppo di lavoro, però, non demorde e risponde “al presente per preparare al futuro” con un nuovo documento che i calabresi dovrebbero fare proprio e spingere perché trovino accoglienza adeguata presso chi ha la responsabilità non solo sanitaria, ma anche politica nei confronti di una terra e del suo popolo, i calabresi che non tollerano più di essere cittadini di serie B. È un documento da leggere con attenzione che la stessa Regione dovrebbe acquisire come base di discussione per non accettare supinamente, ancora una volta, scelte sbagliate nel campo della sanità.
«Desideriamo rilanciare – si legge nel documento predisposto da Comunità Competente, un organismo indipendente guidato dal medico Rubens Curia e sottoscritto da numerosi esponenti della società civile – una serie di proposte che da 7 mesi abbiamo rivolto, parzialmente ascoltati, ai governi nazionale e regionale e al Commissario per il “Piano di rientro” perché, oggi, non c’è più tempo da perdere! È necessario attivare misure immediate che tutelino la salute dei calabresi e sostengano gli operatori sanitari impegnati in questa difficile battaglia. Già il governo Conte con i Decreti 14/20, 18/20 e 34/20 della primavera scorsa aveva perentoriamente indicato alle Regioni come contrastare la Pandemia provocata dal COVID 19, che ha messo in crisi un’organizzazione della sanità ospedalocentrica obbligando, finalmente, a modificare la cifra culturale e organizzativa della sanità valorizzando la Medicina d’iniziativa e di prossimità che pone al centro il paziente e i suoi bisogni di salute, con un forte ruolo della Medicina Territoriale e della Prevenzione. Ciò avrebbe consentito ai Presidi Ospedalieri di curare gli acuti, di sviluppare le specializzazioni, di fare ricerca senza dover surrogare le manchevolezze della Medicina Distrettuale.
«Purtroppo – si legge nel documento che porta le firme tra gli altri di don Giacomo Panizza, Angelo Sposato (Cgil), Tonino Russo (Cisl), Susanna Quattrone (Confapi), Fausto Sposato (Opi), Francesco Esposito (Fismu), Amalia Bruni (Associazione Neurogenetica), Sissi Facciolà (Aism), etc – la SARS COV 2 ha trovato la sanità calabrese sfiancata da un Commissariamento decennale governato prevalentemente dal Ministero della Economia e Finanze impegnato in un risanamento finanziario che, tra l’altro, non è stato raggiunto e con debiti verso i fornitori che superano il miliardo e 100 milioni di euro che producono cospicui interessi di mora dovuti, anche, ad Aziende Sanitarie che non rispettano i tempi previsti dall’Indicatore di Tempestività di Pagamento (ITP) con ritardi fino a 946 giorni.
Chiediamo con forza che i fornitori di merci e servizi siano pagati immediatamente per consentire che si possa arginare la crisi economica acuita dalla Pandemia. Siamo consapevoli della gestione inquinata che ha accompagnato alcune ASP ma la corruzione non si combatte mettendo in difficoltà chi ha diritto ma creando amministrazioni competenti e trasparenti affinché l’abuso sia immediatamente visibile e sanzionabile.
Abbiamo una Medicina Territoriale “desertificata”. I medici di medicina generale reclamano da 11 anni un nuovo modello organizzativo basato sulle Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) attive h12 e le Unità Complesse di Cure Primarie (UCCP) h 24 che, in questo momento drammatico, avrebbero svolto un ruolo importante.
Poco si è fatto! Nonostante il Gen. Cotticelli abbia autorizzato le Aziende Sanitarie, nel mese di dicembre 2019, ad attivare questi importanti modelli organizzativi dei MMG, dei Pediatri di libera scelta, degli specialisti ambulatoriali, dei Medici di Continuità Assistenziale e degli Infermieri.
Chiediamo perciò che i Commissari attivino subito le AFT e le UCCP!
In 11 anni di Commissariamento le Case della salute esistono ancora solo sulla carta, i Consultori Familiari, la Neuropsichiatria Infantile, i Servizi delle Dipendenze patologiche e di Salute Mentale sono fortemente carenti di personale: mancano le ostetriche, il 70% di assistenti sociali, il 75% di psicologi psicoterapeutici con un aumento, tra l’altro, della richiesta di prestazioni negli ultimi 9 mesi pari al 60%.
Gli specialisti ambulatoriali interni, sempre meno in alcune Aziende Sanitarie, operano nei Poliambulatori senza adeguate apparecchiature sanitarie. Eppure la Calabria è la regione con la più alta percentuale (23,8%) di persone con almeno 2 patologie croniche, abbiamo il tasso standardizzato più elevato di persone assistite presso Strutture Psichiatriche (255,1 per 10.000 abitanti contro la media nazionale che è di 155,2) e l’aspettativa di vita in buona salute (52 anni) tra le più basse d’Italia contro i 69 anni della p.a. di Bolzano.
Nella stessa situazione versano i nostri Ospedali con un blocco delle assunzioni, che negli anni ha causato una perdita di 4.000 unità di personale, con apparecchiature medicali, in molti casi, obsolete e nuovi ospedali attesi da oltre 13 anni.
Un capitolo a parte meritano gli infermieri, la cui carenza li sta sottoponendo a turni massacranti, eppure i fondi per le assunzioni ci sono!
Lo stesso Decreto 34 del 19 maggio 2020 prevedeva finanziamenti finalizzati per assumere gli infermieri di famiglia e di comunità!
La situazione epidemiologica del Covid-19 impone a tutti i decisori politici di fare presto e bene, perché superato questo difficile momento i calabresi abbiano una sanità a misura di persona.
È necessario velocizzare la spesa acquistando con gli 86 milioni di euro, stanziati dalla legge 60/19, le apparecchiature sanitarie (TAC/ RMN/ PET/ Mammografi, Angiografi, ecc.), assumendo il relativo personale perché le apparecchiature possano funzionare a pieno regime, anche la domenica, per abbattere le liste d’attesa.
Attuare pienamente il DPGR n°25 del 29 marzo 2020 che prevedeva l’attivazione di 37 Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA), equipe di medici e infermieri, con il fondamentale compito di tracciamento, di assistenza domiciliare del paziente Covid-19 positivo e altro che le Aziende hanno in parte disatteso pur avendo i finanziamenti finalizzati!
Attivare le AFT e le UCCP sul territorio dando un giusto ruolo, da protagonisti ai MMG, ai Pediatri di libera scelta agli Specialisti ambulatoriali, anche in questo caso ci sono le coperture finanziarie!
Implementare, finalmente, la Telemedicina e potenziare l’assistenza da stazione remota, tenuto conto dei fondi disponibili!
Potenziare la Rete dei Laboratori di Patologia Clinica nei Presidi Ospedalieri di Rossano, Paola, Lamezia Terme, Crotone, Vibo Valentia, Polistena e Locri al fine di processare il maggior numero di tamponi con l’assunzione del personale sanitario e tecnico: più efficiente è il tracciamento prima saranno isolati i positivi riducendo la probabilità di contagio!
È necessario – si legge nel documento – potenziare il servizio di emergenza – urgenza. L’assenza di medici ha messo in crisi un sistema essenziale per la salute dei cittadini: il SUEM 118 ed i Pronto Soccorsi, creando una situazione di disparità inaccettabile nello stesso territorio regionale che mina il diritto alla salute dei cittadini, con postazioni in tutto il territorio regionale che sono state de-medicalizzate.
Attuare il DCA 91 del 18 giugno e 104 del 29 luglio 2020 che disponeva che le Aziende Sanitarie incrementassero i posti letto delle Terapie Intensive di ulteriori 134 e di 136 delle Terapie Semintensive, che attuassero il restyling dei Pronto Soccorsi e l’acquisto delle ambulanze con fondi ad hoc pari a 51 milioni di euro, inoltre venisse assunto il personale medico, infermieristico e delle ambulanze dedicato tenuto conto di 7.688.336,91 milioni di euro finalizzati!
Bisogna rideterminare “i Piani del fabbisogno del personale delle Aziende Sanitarie”, come prevedeva il Decreto Conte n°14 del marzo 2020!!! Perché la Pandemia stava modificando alcuni bisogni di salute riferiti agli operatori sanitari dei Dipartimenti di Prevenzione, dei Laboratori di Patologia Clinica, delle Terapie Intensive e Semintensive dei Servizi di Radiologia!
Inoltre, il Decreto prevedeva l’aumento delle ore degli specialisti ambulatoriali per ridurre le Liste d’attesa e l’incremento delle Cure Domiciliari per diminuire l’accesso dei malati no COVID 19 negli ospedali ricordando che in Calabria risiedono 414.000 ultrasessantacinquenni molti dei quali soli.
Non possiamo lasciare indietro nessuno trasformando i nostri ospedali in fortini inespugnabili da parte dei pazienti no COVID. Ricordiamo che in questi ultimi mesi la mortalità per infarto è triplicata!
Per questo siamo attoniti davanti alla chiusura degli ambulatori che riteniamo un’azione che crea più problemi di quanti ne risolva.
Dobbiamo fare presto! Non si può navigare a vista con conflitti di competenze tra Istituzioni e mancati controlli del Commissario per il “Piano di rientro” nei riguardi delle inadempienze dei Commissari Aziendali che lui stesso ha nominato! In altri termini, chiediamo al Ministro Speranza di cambiare per rafforzare la struttura del Commissario rendendola capace di affrontare l’emergenza impostando quella riforma della sanità che tutti dicono di voler fare.
Chiediamo quindi competenza ma anche conoscenza della situazione calabrese aprendo un dialogo costante con chi lavora nella sanità sul territorio e nei presidi ospedalieri senza dimenticare il diritto di parola che spetta ai cittadini ed ai pazienti.
In questo grave momento è necessario innescare una risposta comune all’emergenza sanitaria partendo da una indispensabile larga unità per attuare le misure proposte e più volte assentite ma ancora non attuate dai decisori politici e amministrativi.
Persone, associazioni e comunità locali esigiamo un nuovo paradigma della salute, insieme alla comunità calabrese vogliamo segnali e servizi immediati perché il Covid-19 non aspetta!» (rrm)