di SANTO STRATI – È una storiaccia. Che getta discredito sulle istituzioni e tradisce la fiducia degli elettori. Le gravissime accuse mosse al consigliere comunale di Reggio Antonino Castorina (falso e brogli elettorali) creano un nuovo terremoto politico in Calabria. Una terra senza pace, anche del punto di vista elettorale, ma con diversi punti di vista, a seconda delle latitudini: a Lamezia Terme viene annullata l’elezione del sindaco Paolo Mascaro per “irregolarità” in due sezioni dove si tornerà a votare. Anche se il momentaneamente “ex” sindaco non prenderà un voto nelle due sezioni la sua elezione sarà confermata: rispetto delle regole democratiche, per carità, ma – consentiteci – un inutile esercizio di ordinaria burocrazia. A Reggio, invece, per una vicenda analoga le elezioni non si annullano né si rifanno. L’elezione di Giuseppe Falcomatà rimane legittima e infrangibile, anche se la gravità delle accuse di brogli – più volte denunciati senza risultato da Klaus Davi – rischia di coinvolgere la stessa amministrazione: chi ha autorizzato la duplicazione delle tessere elettorali e chi non ha controllato sul loro effettivo utilizzo?
La vicenda è spinosa e spetterà alla magistratura inquirente dipanare la matassa e dimostrare la correttezza dell’impianto accusatorio, mandando a giudizio sia il consigliere comunale che ha raccolto più voti per il centrosinistra a Reggio, appunto Antonino Castorina, e il presidente di un seggio di Archi dove – apparentemente – l’attribuzione dei voti era assolutamente discrezionale. Per dovere di cronaca riferiamo che sono stati emessi troppi duplicati di tessere elettorali, quasi tutti a nome di ultraottantenni e persino di qualche defunto, ma nessuno nell’Ufficio elettorale del Comune ha trovato strana la mole di richieste appartenenti, peraltro, a determinate sezioni elettorali. Nell’attesa che siano chiarite le singole posizioni, però, sarebbe auspicabile che non si scatenasse la solita barbarie mediatica, dove l’accusato diventa da subito condannato attraverso i titoli dei giornali e i servizi dei media, ma sappiamo già che è una speranza vana. C’è una crudele sete giustizialista attraverso i media che non risparmia alcuno, finalizzata probabilmente a vendere più giornali o a raccogliere più click: il rispetto costituzionale della presunzione d’innocenza (art. 27) è fondamentale, ci piacerebbe che non fossimo solo in pochi a osservarlo. Ma non sono solo i media a tradire il dettato costituzionale: qualsiasi operazione giudiziaria, persino un avviso di reato (che dovrebbe essere di garanzia per l’imputato) diventa il pretesto per colpire e tentare di abbattere l’avversario.
Così, la destra che ha perso le elezioni (ma ha ben altri problemi da risolvere, a cominciare dal penoso caso di Ripepi e della sua “chiesa”) ovviamente ci sta sguazzando su questa storiaccia e chiede a più voci che vengano annullate le elezioni. La Giunta in carica, in maniera coesa, dichiara di non accettare «strumentalizzazioni né lezioni di legalità da chi ha distrutto la città, lasciando montagne di debiti che ancora i reggini stanno pagando. Le accuse del centrodestra, che tentano di gettare fumo negli occhi dei cittadini, sono gravi ed offensive» e aggiunge che «I profili sui quali la Procura ha indagato hanno già prodotto la sospensione del Consigliere Castorina che, auspichiamo possa dimostrare la sua innocenza e la totale estraneità alle circostanze contestate. Ma ciò non può in alcun modo dare adito alle infamanti accuse sollevate dalle forze politiche di destra, che rispediamo al mittente senza alcun tentennamento».
Lo stesso Falcomatà ha parlato di «una giornata triste per la città» ringraziando «la Questura e gli organismi inquirenti per il lavoro di accertamento condotto su alcune specifiche circostanze che si sono verificate in occasione del primo turno delle scorse elezioni amministrative reggine. L’indagine condotta come ha specificato lo stesso Procuratore, focalizza singoli fatti e circostanze che, stando a quanto appreso dalle dichiarazioni degli inquirenti, riguarderebbero alcuni seggi, e non si riferisce in alcun modo all’impianto amministrativo delle elezioni. Fatti che vanno pienamente sviscerati ed accertati per amore di giustizia ed a tutela delle istituzioni democraticamente elette e soprattutto delle migliaia di cittadini che hanno liberamente espresso il loro voto. Personalmente sono molto addolorato per questa vicenda che non deve in alcun modo distogliere il Consiglio, la Giunta e l’intera amministrazione dagli obiettivi di risanamento e di crescita che i cittadini meritano e che ci hanno chiesto con il voto. Se le circostanze descritte dovessero essere accertate sarebbe una vicenda molto grave anche sul piano etico oltre che giudiziario».
La verità è che, a cominciare dalle insolite lungaggini degli scrutini, queste elezioni amministrative hanno lasciato un bruttissimo ricordo tra i reggini e gettato un’infinita serie di perplessità sulla regolarità del voto. Il massmediologo Klaus Davi – già candidato a sindaco con una sua lista capeggiata dallo psichiatra Nico Pangallo – aveva immediatamente denunciato la manipolazione dei voti, ma poi aveva rinunciato a rivolgersi al Tar per i dati incompleti e parziali diffusi dalla Commissione elettorale. Dati che avevano fuorviato anche la lista di Pangallo che poteva cercare un apparentamento e conquistare facilmente un seggio in Consiglio e invece, nella convinzione di aver raggiunto il quorum richiesto, ci aveva rinunciato. Adesso Klaus Davi è ripartito all’attacco e chiede l’annullamento delle elezioni.
Difficile non concordare con lui che forse sarebbe opportuno azzerare tutto e ripartire da capo. Non bastano “sospensioni” dal Consiglio (che sono peraltro di competenza del prefetto e non del sindaco che le ha annunciate nei confronti di Castorina), serve ridare soprattutto fiducia al popolo reggino. Con un onesto esame di coscienza da parte di tutti gli attori della passata consultazione elettorale: a cominciare da Angela Marcianò che, pur essendo a rischio della legge Severino (che l’ha poi effettivamente colpita) l’ha nascosto agli elettori, minimizzando la cosa. O dello stesso sindaco Falcomatà che è a processo con quasi tutta la Giunta precedente per l’altra grottesca storia dell’Hotel Miramare concesso senza esitazioni ad “amici” della sua corrente politica. O di Nino Minicuci che ha più volte sconfessato di essere uomo della Lega, per poi rivendicarlo a fasi alterne.
I reggini, i calabresi, hanno il diritto di pretendere specchiata onestà dai propri amministratori e, soprattutto, la massima trasparenza. Sempre che, disgustati da questi mezzucci e brogli da cabina elettorale (che sono comunque gravi reati), non rinuncino a recarsi alle urne. La peggior cosa che una democrazia deve temere è che i cittadini rinuncino a votare e prevalga la sfiducia nelle istituzioni. Ma, grazie al cielo, come ha detto il questore (reggino) Bruno Megale «questa città ha gli anticorpi per reagire». E, siamo certi, saprà reagire. È meglio, dunque – pandemia permettendo –, tornare al voto, con le dovute garanzie di correttezza e trasparenza. (s)