C’è anche un calabrese tra i quattro migliori chirurghi estetici d’Italia indicati dal settimanale Vanity Fair: si tratta di Steven Paul Nisticò, direttore della Scuola di Specializzazione in Dermatologia all’Università Magna Graecia di Catanzaro. Nisticò è un “mago” del laser che viene utilizzato come un bisturi di luce per rimuovere difetti cutanei (inclusi i tatuaggi). Il prof. Steven Nisticò è molto conosciuto per l’altissimo livello di utilizzazione delle tecniche laser all’avanguardia in una Scuola di Specializzazione in Dermatologia tra le più apprezzate d’Italia.
«Si tratta – ha spiegato il prof. Nisticò a proposito del laser utilizzato in dermatologia – di un raggio di luce monocromatico concentrato della stessa lunghezza d’onda: interagisce con i tessuti cutanei generando una sorta di danno termico selettivo, capace di provocare la distruzione delle molecole bersaglio producendo piccolissime lesioni». Le tecnologie che li generano, però, non sono tutte uguali: «Il laser Q-Switched frammenta ed elimina lentigo, macchie cafè-au-lait, efelidi e le discromie del labbro superiore (il cosiddetto melasma, pigmentazione più diffusa dovuta ormoni, genetici e farmacologiche, pillola, oppure cosmetici non testati in associazione alla luce solare). Le teleangectasie, le piccole vene dilatate visibili a fior di pelle, vengono trattate con il laser Nd:YAG o con il laser Dye: selettivamente colpiscono, chiudendole, rendendole così invisibili in modo permanente. Per le cicatrici (comuni o da acne) cheratosi e ruvidità importanti si attenuano con il laser frazionato CO2: esercita microfori distanziati nella pelle, che innescano i meccanismi riparativi dei fibroblasti e dei fattori di crescita, redendo la cute levigata, omogenea e compatta. Agisce rimuovendo l’ispessimento vaporizzandolo ed è dotato di indicatori di colore (gli WYIWYG, acronimo dell’inglese What You See Is What You Get – quello che vedi è il risultato) che permettono all’operatore di capire all’istante il livello di esfoliazione che sta praticando. È usato anche per la rimozione di lesioni dermatologiche benigne in zone delicate come i contorni occhi e bocca».
Afferma Francesca Marotta nel servizio su Vanity Fair: «Lo specialista suggerisce di rivolgersi sempre a esperti competenti che abbiano cura di esaminare attentamente l’inestetismo prima di eseguire il trattamento. «Va fatta sempre – dice il prof. Nisticò – una valutazione per accertarsi sulla natura dell’inestetismo. Nei casi dubbi e sempre per esempio escludere la presenza di un melanoma, va eseguita una epiluminescenza usando un dermatoscopio ottico, indispensabile per analizzarne morfologia e struttura interna».
La Scuola di Dermatologia e Venereologia dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, del resto, è fortemente attiva sul piano della Ricerca. Le brillanti qualità dei ricercatori hanno permesso di intraprendere numerosi progetti, di portata nazionale ed internazionale. Le collaborazioni con le Scuole di Oculistica e Psichiatria dello stesso Ateneo hanno reso possibili percorsi di interesse trasversale, interdisciplinare che, oltre al contributo scientifico, rappresentano una preziosa risorsa per i pazienti. L’impiego di trattamenti all’avanguardia in ambito dermatologico ha titolato la Scuola come Centro di Riferimento per trial clinici multicentrici, abbattendo i confini fisici e dando la possibilità ai ricercatori di confrontarsi con altri specialisti del settore ed ampliare le proprie vedute in ambito scientifico.
L’attività scientifica di ricerca mira allo sviluppo e all’applicazione di metodologie innovative ed efficienti per lo studio di patologie dermatologiche immuno-infiammatorie, oncologiche, aller-gologiche ed infettivologiche. Particolare attenzione è rivolta alla valutazione dei meccanismi fisiopatogenetici di tali patologie attraverso approcci multidisciplinari in genomica, proteomica, analisi statistica ed epidemiologica al fine di identificare nuovi potenziali biomarcatori utili per la diagnosi, la prognosi e il follow-up dei pazienti.
La prospettiva dell’attività di ricerca è quella di fornire ai pazienti un servizio di medicina per-sonalizzata attraverso nuovi percorsi diagnostici e terapie innovative e di ottimizzare le terapie esistenti per individuare il trattamento più efficiente per ciascun paziente.
In un articolo per Calabria.Live, lo scorso agosto, il prof. Steven Nisticò aveva spiegato la metodologia adottata. «L’utilizzo dei laser e delle sorgenti luminose – ha scritto il prof. Nisticò – è un topic molto attuale in dermatologia. La possibilità di utilizzare la luce con intenti curativi ha sempre avuto grande importanza in dermatologia. Il primo spettro luminoso utilizzato nella cura delle patologie cutanee è stato quello generato dal sole, che con il suo effetto immunomodulatore ha dimostrato di avere capacità di cura in varie patologie infiammatorie ( come la psoriasi o vari tipi di dermatiti) e pretumorali (parapsoriasi, etc…). Sulla base di questi riscontri varie lampade con emissione selettiva a lunghezze d’onda terapeutiche ( come ad esempio gli UVB a banda stretta o la PUVA terapia) sono attualmente utilizzate nel trattamento di varie condizioni dermatologiche, quali appunto la psoriasi, la vitiligine, vari tipi di dermatiti, etc. Tali terapie consistono nell’esposizione, per un periodo limitato (di solito qualche minuto) e ripetuto ( un paio di volte a settimana) di tempo a lampade che emettono luce ad un ben determinato spettro luminoso, che va ad avere una azione selettivamente terapeutica. Tale tipo di terapie può a volte essere adiuvato dall’ingestione di profarmaci (come ad esempio gli psoraleni) che vengono attivati dalla luce ed hanno la loro azione terapeutica selettivamente sulla cute a seguito di questa attivazione. Tra i vari fasci di luce utilizzabili in dermatologia i raggi a lunghezza d’onda selettiva possono essere utilizzati per colpire un target , come la melanina o l’emoglobina, e quindi determinare l’eliminazione selettiva di una lesione». (rrm)