Franco Grillo, segretario generale Fp Cgil Area Vasta, Ivan Potente, coordinatore Fp Cgil Medici e Dirigenza Sanitaria Area Vasta, Anna Rotundo, coordinatore Fp Cgil Medici e Dirigenza Sanitaria Aoumd, sono intervenuti sulla proposta dell’atto aziendale dopo le richieste del rettore dell’Umg, Giovambattista De Sarro, ribadendo che «La Mater Domini non è un’azienda Ospedaliera Universitaria ma un Policlinico a gestione diretta».
«Azienda Universitaria Mater Domini: no, non è un refuso – si legge in una nota di Grillo, Potente e Rotundo –. In effetti, istituzionalmente dovrebbe chiamarsi Azienda Ospedaliera Universitaria Mater Domini. Tuttavia, dopo la proposta di atto aziendale che recepisce le ulteriori modifiche richieste dal Rettore, di ospedaliero è rimasto ben poco. Pertanto, chiederemo al Commissario alla sanità regionale di cambiare nome all’Azienda e di ratificare quella che è già una situazione di fatto: la totale mortificazione della professionalità dei tanti medici ospedalieri che lavorano da diversi anni nella struttura e costituiscono la spina dorsale dell’assistenza prestata nell’azienda».
«Infatti – hanno proseguito – gli stessi si vedono relegati a poter accedere ad appena 3 strutture complesse su 41 (38 sono ad esclusiva direzione universitaria), mentre le strutture cliniche a valenza dipartimentale riservate agli ospedalieri sono appena 2 su 10 (8 riservate agli universitari) e le 16 strutture semplici potranno essere a direzione universitaria o ospedaliera (bontà loro!). Vale a dire il nulla. Badiamo bene che non è affatto un problema di poltrone come si potrebbe pensare da un’analisi superficiale. Dentro l’attività condotta dai medici ospedalieri dell’Azienda Mater Domini, ci sono decine di migliaia di pazienti presi in carico, procedure assistenziali ad alta complessità, professionalità e competenze sviluppate negli anni».
«Non a caso – hanno proseguito – la dinamica così preconfezionata discute di merito senza mai parlare di metodo. In base a quale dogma dovremmo accettare una simile stortura? Per cortesia non si citi la legge 517 o il vecchio accordo regione-università: difatti la legge dice tutt’altro e l’accordo è scaduto da oltre 10 anni senza che se ne sia fatto un successivo. Ci sarà un perché? L’atto aziendale così emanato dal Commissario azzera ogni possibilità di sviluppo professionale dei medici ospedalieri e mortifica quelle competenze che potrebbero continuare a dare prospettiva di cura ai pazienti. A perderci sarà l’assistenza medica».
«Lo stesso prof. Indolfi – hanno spiegato – è intervenuto lamentando il declassamento della Emodinamica che si era certamente distinta, rispetto ad altre strutture a direzione universitaria, per qualità e quantità dell’assistenza prodotta. Un declassamento inaccettabile specie se lo si rapporta, da quanto a noi risultante, anche al grande lavoro formativo svolto dal docente nel creare una squadra che potesse e sapesse intervenire anche in assenza del titolare con le medesime qualità nonché alle criticità indotte dalla questione S. Anna che obbligheranno le altre emodinamiche quindi anche quella universitaria ad un certo surplus. Questo a proposito di metodo. Tal guisa dà ragione, una volta ancora, del fatto che le tante modifiche sono senza un reale costrutto e nulla abbiano a che fare con l’impellente necessità di dare quelle risposte sanitarie di cui la regione ha bisogno. Sì proprio la regione. Questo perché, almeno fin quando la sede di Medicina di Cosenza non decollerà definitivamente, il Policlinico Mater Domini è ancora un’azienda che dovrebbe avere capacità attrattiva perlomeno regionale».
«Quando si completerà il percorso di Medicina a Cosenza – hanno detto ancora – fatto che non tarderà ad arrivare, conoscendo la capacità indiscussa dei vertici dell’Università della Calabria, vedasi classifiche nazionali e no, il Mater Domini potrebbe risvegliarsi, in un breve volgere di anni, come un’addormentata, non più bella, in un contesto cui sarebbe avulso. Il Commissario Straordinario non può accettare. Egli, infatti, è nominato dal Commissario alla sanità regionale d’intesa con l’Università, quindi non risponde in via esclusiva al Rettore ma deve, in prima istanza, tener conto elle logiche programmatorie regionali«.
«Questo il momento di gettare la maschera – hanno concludono i sindacati – La Mater Domini non è un’azienda Ospedaliera Universitaria ma un Policlinico a gestione diretta. Ne ha tutte le caratteristiche: dalla bulimia di incarichi riservata agli accademici al debito monstre che continua ad accumulare. La regione si attrezzi per imporre il cambiamento necessario!». (rcz)