Si ripete, come ogni anno, il sabato di Pasqua il rito dei Vattienti a Nocera Terinese, uno dei più cruenti e suggestivi della Settimana Santa. I Vattienti (quelli che si battono) sono dei flagellanti che percorrono le vie del paese battendosi le gambe con una spugna (il cardo) con 13 pezzi di vetro con cui si procurano ferite alle cosce e ai polpacci. È un rito di espiazione che segue la processione della Madonna addolorata. Un rito secolare che richiama mmigliaia di fedeli, curiosi e visitatori, nel piccolo borgo vicino a Falerna.
Accanto ai vattienti ci sono i volontari (gli “acciomu”, che in dialetto significa “ecce homo”) che portano una croce rossa come il telo che avvolge i loro fianchi. Sono loro che cospargono le ferite di vino bollito con rosmarino per disinfettare i tagli. Non sono ferite profonde, ma il sangue scorre copioso lungo le gambe. Il corteo è molto suggestivo, pur nella sua cruda violenza: il “vattiente” porta una corona di spine sulla testa avvolta da un panno nero (in realtà non sono spine insidiose, è un ramo di sparaconga che non provoca ferite al capo) e veste di nero con calzoncini corti che lasciano le gambe esposte ai colpi del cardo e quindi mostrate mentre sanguinano. È una corsa di gambe sanguinanti dietro la statua lignea della Madonna, cui viene offerto il sangue. (rcz)