di FRANCO BARTUCCI – I lavoratori delle Terme Luigiane hanno manifestato, stamani, sentimenti di rabbia e impotenza di fronte alle pretese avanzate dalle amministrazioni comunali e difformi rispetto a quanto sancito negli accordi firmati in Prefettura alla presenza di tutte le parti a febbraio 2019; nonché al silenzio assordante della Regione Calabria proprietaria delle acque termali che, nonostante le pressoché quotidiane richieste di incontro e di confronto, da parte dei lavoratori, non dà alcun cenno di riscontro alle missive.
Questo è accaduto durante la manifestazione organizzata dall’Associazione “Comitato dei Lavoratori Terme Luigiane”, che si è svolta nella piazzetta delle Terme Luigiane in piena sicurezza. Ciò per effetto della posizione assunta dalle due amministrazioni comunali di Acquappesa e Guardia Piemontese che hanno chiesto, come noto alla Sateca, la restituzione, entro il prossimo 31 dicembre, di alcuni beni mobili di proprietà comunale, come l’edificio commerciale “Il Triangolo”, l’edificio utilizzato per le attività amministrative e di accettazione dei curanti, lo stabilimento San Francesco.
Una manifestazione di protesta promossa pure per rigettare il regolamento di distribuzione delle acque termali, approvato dai due Consigli comunali che ha portato la stessa Sateca a comunicare, ufficialmente, la chiusura delle Terme Luigiane, con gravissimi risvolti occupazionali.
La manifestazione ha visto la presenza di un consistente numero di lavoratori, del rappresentante sindacale della Cisl Gerardo Calabria, di alcuni imprenditori locali, alcuni consiglieri del Comune di Acquappesa, nonché dell’assessore del Comune di Cetraro, Tommaso Cesareo, il quale ha espresso, insieme al sindaco di Cetraro, Ermanno Cennamo, piena solidarietà ai lavoratori della Sateca Spa e alle loro famiglie.
Durante l’incontro, sono state illustrate nel dettaglio tutte le problematiche tecniche legate alla richiesta di riconsegna dei beni di proprietà dei Comuni ricadenti nel compendio termale e in uso dalla Sateca.
«Sembra assurda – hanno sostenuto i lavoratori – la posizione silenziosa della Regione Calabria che dovrebbe essere, invece, il garante, non solo della salvaguardia degli accordi stipulati, ma anche e soprattutto del numero dei posti di lavoro, nonché delle prestazioni sanitarie assicurate da una delle poche aziende sane che operano sul territorio.»
«Possibile che i vertici della Regione – si sono chiesti in tanti – non si rendano conto del rischio che un’attività del genere possa finire, come sembra inizi a trapelare, nelle mani di losche realtà imprenditoriali che dominano in Calabria?».
Anche il sindacato, rappresentato dal segretario provinciale, Gerardo Calabria, ha sottolineato che, a seguito delle numerose richieste prive di riscontro, si può solo constatare la totale mancanza di volontà anche da parte di entrambe le amministrazioni comunali a sostenere un incontro alla presenza dei lavoratori.
Altro elemento molto importante, evidenziato dal sindacalista Calabria, è relativo al bando che i comuni dichiarano essere pronto, ma rispetto al quale i sindacati e i lavoratori non sono stati mai convocati o coinvolti in alcun modo, per quanto concerne la parte relativa alle garanzie sui posti di lavoro o al tanto pubblicizzato aumento del numero degli stessi.
Persistendo questo totale immobilismo e silenzio da parte delle istituzioni, i lavoratori si sono dichiarati pronti a manifestare e a fare sentire la pressione delle loro richieste di interlocuzione in tutti i modi possibili nel pieno rispetto della legge, ma soprattutto nel pieno rispetto della propria dignità e del loro diritto costituzionalmente garantito al lavoro. (rcs)